Innernet: Journey into Awareness
and Anima Mundi

27
Aug
2008
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Strumenti per la maturazione dell’anima

almaas5.jpgUn’intervista ad Almaas sulla maturazione dell’anima da parte di Toshan Ivo Quartiroli. Tra i temi dell’intervista, quali gli strumenti esteriori e interiori che catalizzano la crescita dell’anima, come la mente può essere volta a questo scopo, i possibili ruoli di fattori esterni quali le sostanze neurochimiche o i mezzi tecnologici, quando e se la ricerca di noi stessi arriva a un termine e il ruolo della sessualità sul cammino. Read More

8
Aug
2008
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Essere tutt’uno, vivere con Advaita, intervista con Madhukar

Madhukar, come definirebbe il Suo messaggio in poche parole?

Che ogni persona, indipendentemente delle sue circostanze di vita, è libertà e pace.

È allo stesso tempo anche il messaggio fondamentale di Advaita?

Sì, il messaggio di Advaita è: Tu sei Questo! Essere tutt’uno, Essere qui. Il Questo comprende tutto. Nella nostra cultura e nella tradizione cristiana il Questo viene chiamato Dio, l’intero universo. Nella tradizione dell’Advaita il Questo viene descritto con “Sat-Chit-Ananda”. Si traduce generalmente con esistenza-coscienza-beatitudine. Secondo la mia esperienza, anche la beatitudine è solo un’apparenza di corpo e mente.

La pace è verità assoluta: questo è conoscenza vera. Perciò descriverei il Questo con: esistenza-coscienza-pace. Advaita è una direzione filosofica e la filosofia non può mai spiegare realmente l’Essere o l’esperienza dell’Essere, ma può solamente provare a interpretarlo. La verità assoluta è che la Divinità è già qui. Non viene da fuori, ma esiste in ognuno di noi. Non c’è separazione. Solo Essere. Non esiste dualità. Questa è l’essenza dell’Advaita. La parola del Sanscrito indo-germanico significa letteralmente “non-dualità”.

Lei chiede alle persone che L’ascoltano di indagare sé stessi. Cos’è la sostanza dell’autoindagine? Come la si pratica?

Non esigo niente dalla gente. Ma presuppongo che vengono nelle mie riunioni perchè vogliono sentire la verità assoluta, riconoscere chi sono. Perciò consiglio l’autoindagine. Tra l’altro la parola autoindagine secondo me è più adatta che autoricerca, perché la ricerca secondo la nostra comprensione è legata con attività.

Autoindagine significa due cose: per prima cosa tratta del Sé. Il Sé ha sempre a che fare con me stesso. Il Sé viene definito dalla scienza moderna come concetto per descrivere quello che è la nostra coscienza, la consapevolezza conscia. Gli scienziati, i neurologi e psicologi non sanno con certezza, se si tratta di una coscienza personale o se, in realtà esiste una coscienza assoluta, la quale viene percepita solo tramite l’identificazione del corpo e della mente come coscienza individuale. L’Advaita si riferisce al Sé già da millenni di anni.

In secondo luogo, l’autoindagine ha a che fare con la ricerca della sorgente dell’Essere. L’orientamento su questo non lo vedo come ricerca con la mente, ma più come un risveglio permanente dal nostro sogno quotidiano, il sogno di una realtà apparente: arrivare Qui e raggiungere la verità assoluta. Essere qui. La verità assoluta per me è qualcosa di molto naturale. Nella terminologia dell’Advaita chiamiamo questo Sahaja Samadhi, Essere naturale. E siccome so che ciascuno è Questo, è possibile per ognuno conoscerlo. Read More

2
Aug
2008
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Percorsi di terre e di interiorità

percorsi-di-terre-1-muraleL’evoluzione personale inizia quando siamo in grado di trascendere i nostri limiti. La metafora che da sempre descrive questo uscire dall’ordinario per accedere ad altri mondi ed altri livelli di consapevolezza è il Viaggio. Basti ricordare Ulisse, Gilgamesh, Dante… fino al Grand Tour del ‘700-‘800.

Nella società contemporanea il viaggio ha purtroppo perso quel carattere “sacro”e viene ormai relegato a semplice vacanza dal lavoro quando il sistema lo permette e sempre più identificato con termini quali turismo di massa, last minute, soggiorni all-inclusive, gite ed escursioni mordi e fuggi.

Migliori, ma di poco, sono le neo-forme di turismo responsabile, abili nel marketing (in quanto capaci di suggerire tagli ecologisti, scambi tra culture, contatti meno superficiali con le popolazioni locali, itinerari che esulano dal controllo delle multinazionali del settore) ma ancora strutturate e regolate da ottiche puramente commerciali.

La coscienza del III millennio suggerisce invece forme ed intento nuovi: in una visione olistica e in una società globale è importante puntare verso un ritorno all’antico ovvero un recupero del viaggio mitico, alla ricerca di percorsi che siano anche e soprattutto di evoluzione interiore. Read More

25
Jul
2008
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Bolzaneto vista dagli inglesi

Doxaliber ha pubblicato la traduzione di un articolo del 17/07/2008 apparso sul Guardian in occasione della sentenza al processo di Bolzaneto. E’ un resoconto raccapricciante, che già si conosceva ampiamente ma che non smette di provocarmi rabbia e lacrime come quella sera del 2001 in cui seguivo i fatti via radio.

Da piccolino ho sentito il botto della strage di Piazza Fontana da casa, alle elementari spesso ci facevano uscire da scuola e ci portavano ai giardini per l’allarme bomba. Da adolescente nella Milano degli anni ’70 ad ogni manifestazione poteva scapparsi il ferito o il morto, come minino una mezza intossicazione da lacrimogeni. In quegli anni non si contavano i morti ammazzati per terrorismo e per faide politiche. Durante il sequestro Moro bastava andare in giro alla sera anche a piedi che si veniva fermati dalla polizia o dai carabinieri. Mentre ero a Sri Lanka una bomba Tamil ha devastato un palazzo quasi sotto ai miei occhi con centinaia di morti. L’elenco non finirebbe qui.

Tuttavia non sono mai stato toccato in profondità quanto i fatti di Genova, pur non avendo partecipato direttamente. Il dolore di sentire prima e vedere poi in video dei ragazzini, molti alla prima loro esperienza politica, massacrati da una violenza di tale portata mi ha portato a provare una grande compassione e desiderio di giustizia. In quella notte del 2001 ero angosciato anche dal pensiero che fosse l’inizio di un colpo di stato tale era la gravità dei fatti per una democrazia occidentale. E forse non c’ero andato poi troppo lontano.

24
Jul
2008
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La coda lunga mozzata

L’Economist ha pubblicato un articolo intitolato Great minds think (too much) alike “Le grandi menti pensano in maniera (troppo) simile”.

Il sociologo James Evans ha deciso di esaminare le citazioni nelle riviste scientifiche e ha scoperto che, alla faccia della “coda lunga”, la disponibilità di materiale nei database su Internet, invece di ampliare la gamma di fonti citate, in realtà ha privilegiato un numero più ristretto di fonti rispetto all’ampiezza della disponibilità.

Inoltre, le fonti citate tendono a menzionare articoli che sono stati pubblicati di recente. Poco tempo addietro vi è stato un gran dibattito a riguardo dell’articolo di Nicholas Carr Google ci rende stupidi? che i media mostrani hanno ripreso spesso in modo banalizzato.

Google non ci rende stupidi ma forse tende a creare un atteggiamento di insofferenza verso le risposte non immediate (quindi quelle che si trovano ai primi posti nei risultati di ricerca) e verso quelle non attualissime. Finiti i tempi delle scoperte in qualche vecchia biblioteca…

L’apertura di Internet dove le diversità e le varietà trovano spazio in realtà sembra rafforzare ulteriormente i soliti noti. Avevo scritto un articolo Internet aumenta davvero il nostro potere? su Indranet, cercando di capire anche a livello sociale e politico quale ruolo possa avere la Rete.

22
Jul
2008
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Elogio dell’attesa – Dopo lo slow food mi auguro lo slow comment nel blog

I commenti su Innernet sono moderati da diversi giorni. I motivi per la decisione sono stati di natura tecnica e di rispetto dei limiti civili e legali.

A livello tecnico, l’antispam a volte non filtra perfettamente. Finché riesce ad infilarsi qualche pubblicità di viagra o di improbabili generi pornografici, fa brutta figura ma fa poco danno. Ma si era infilato anche un link senza alcuna pubblicità apparente che puntava ad un sito che conteneva un virus forse di tipo dialler (quelli che ti fanno fare le telefonate a tua insaputa e poi arrivano le bollettacce). Me ne sono accorto e l’ho cancellato, ma un paio d’ore troppo tardi e c’è chi mi ha detto che se l’è beccato e ha dovuto reinstallare il sistema operativo.

Inoltre poche settimane addietro sono stati scritti messaggi fortemente diffamatori nei confronti di altri frequentatori del sito. Qualcuno, come purtroppo era già successo nel passato, ha usato il sito per i suoi scopi personali. Non parlo dei normali conflitti che avvengono nei commenti, i personaggi in questione avevano già una vertenza legale aperta per situazioni simili.

Quindi non era piacevole assentarmi dalla connessione Internet o andare a dormire con il pensiero che nel frattempo potesse arrivare qualche guaio. Da qui la decisione di moderare i commenti.

Oltre a farmi dormire sonni più tranquilli, credo che possa esserci un piacevole effetto secondario: r-a-l-l-e-n-t-a-r-e. Ho la connessione Internet anche sul palmare ma non posso e non voglio essere connesso 24 ore al giorno per moderare i commenti, quindi verranno approvati dopo un minuto se sono online o magari dopo parecchie ore. Quando partecipo a dei workshop, quando mi trovo fuori dal segnale della rete o semplicemente quando desidero staccare dalla rete potrebbero passare anche giorni. In questi casi metterò un avviso in home page.

Ma torniamo al rallentare. Credo che si possa anche trovare il piacere nell’attesa, uscendo dalla compulsione dell’entrare nel sito ogni tot minuti per leggere le repliche. Credo che si possa anche apprezzare il fatto di lasciare un tempo più ampio per scrivere il proprio commento.

La tecnologia ci ha abituati alla banda larga, al clic immediato, al messaggio istantaneo, alla gratificazione immediata e con questi anche alla scissione dell’attenzione e all’assenza di una narrativa di pensiero e di vita più lenta, più riflessiva e meno reattiva.

I commenti non sono una chat dove avviene botta e risposta immediata. Per quanto piacevole sia l’immediatezza della conversazione, se diventa un talk show c’è il rischio che i contenuti più riflessivi e densi si perdano in un mare di parole e a volte di scontri tra alcune persone. Questo tende ad allontanare i visitatori e altri possibili commentatori.

Naturalmente vi sono stati molti commenti fantastici, profondi, rivelatori e che hanno contribuito alla conoscenza. Ma talvolta erano seppelliti da decine, a volte centinaia, di altri commenti della serie “botta e risposta”, quindi di fatto accessibili solo a chi scrive e legge i commenti con regolarità.

Questa è la strada che sento di percorrere in questo momento, pensavo anche alla registrazione per i commenti ma l’esperienza mi insegna che chi è in malafede fa presto anche a registrarsi.

17
Jul
2008
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Festival 2.0

A fine Giugno sono andato a trovare Nirodh e Ushma nel loro centro Osho che gestiscono da parecchi anni a Varazze. Nirodh mi ha mostrato diverse foto del periodo degli anni ’70: gli storici festival di Re Nudo, le situazioni hippie, le comuni dell’epoca. Foto stupende del nostro amico comune Italo Bertolasi, fotografo, viaggiatore di confini geografici e interiori, e attualmente impegnato con la sua compagna Ginevra a portare gioia alle sofferenze umane.

Il vulcanico Nirodh, dopo aver pubblicato 60 CD musicali, mi ha parlato dei suoi nuovi progetti cinematografici. Ad Agosto andrà in Israele per seguire lo sviluppo di un film di cui ha scritto la sceneggiatura. Sembra che con l’avanzare della sua malattia parallelamente si espande la sua creatività, dando una testimonianza concreta alla frase “non siamo il nostro corpo”.

Ho trovato un uomo che si è individuato in una personalità unica, senza compromessi, che è andato oltre le identificazioni e alle identità di gruppo. Una persona che “è sulla sua strada” e che si sente privilegiato nell’aver potuto costruire un centro in mezzo alla natura e di poter restituire la sua gioia ospitando persone sul percorso di conoscenza. Con Nirodh è possibile sia parlare di temi profondi che sparare cazzate ed è una delle rare persone con cui si può anche litigare in totalità, apprezzando il suo parlare fuori dai denti e sapendo che alla fine è tutto parte di un gioco cosmico.

Un modo in cui condivide la sua abbondanza è quello di organizzare dei festival di meditazioni attive con attività artistiche e musica dal vivo, che quest’anno avviene dall’11 al 14 settembre in un campeggio nelle colline liguri.

La formula di quest’anno mi piace in modo particolare per diversi motivi. Il primo è che avviene nella natura e non in un ambiente urbano o alberghiero. Apprezzo inoltre i costi molto contenuti dell’iniziativa (costo dell’intero Festival Camp a soli 35 Euro, a cui si aggiungono 4 Euro a persona al giorno per il posto tenda, pasti a 8 Euro) che danno la possibilità a chiunque, anche a giovani, di approcciare la meditazione e di condividere uno spazio di energia con altri ricercatori.

Con Nirodh da anni parliamo della necessità di andare oltre il modello terapista-cliente, conduttore di gruppi-partecipanti. I training ed i workshop di lunga durata necessitano della conduzione da parte di persone con più esperienza e conoscenze di se stessi, ma in molte altre situazioni non è necessario che si creino separazioni di ruoli troppo ampie tra chi conduce e chi partecipa.

Questo Festival è anche pensato in questo modo. Oltre alla conduzione guidata di attività ed esperienze, vi saranno spazi dove condividere attivamente tra i partecipanti. Ad esempio, uno potrà dare un massaggio ed avere in cambio una sessione di shiatsu, piuttosto che di Reiki. Diciamo una specie di Festival 2.0 dove i partecipanti stessi creano i contenuti del festival. Parteciperò con il mio vecchio camperino.

Un’intervista con Nirodh è stata pubblicata precedentemente su Innernet.

13
Jul
2008
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Che cosa sta impedendo lo sviluppo dei bambini?

joseph chilton pearce.jpgSecondo Joseph Chilton Pearce, la marcia verso il progresso tecnologico potrebbe trasformarsi in una processione funebre per la nostra specie.

Il famoso scrittore (L’incrinatura nell’uovo cosmico, Magical Child, Evolution’s End, The Biology of Transcendence) nonché conferenziere apprezzato a livello internazionale, ritiene che le moderne tecniche educative siano solo una delle molte cause che impediscono la realizzazione del nostro potenziale di esseri umani. Sebbene l’evoluzione ci abbia dotato di straordinarie capacità, queste ultime, secondo Pearce, restano latenti e inutilizzate perché stiamo bloccando il nostro sviluppo naturale.

Il fatto che lo sviluppo degli esseri umani avvenga per stadi – sia fisicamente che psicologicamente – non è nulla di nuovo. Le teorie moderne prevedono stadi di sviluppo fino all’età adulta, quando – almeno secondo i libri di testo – abbiamo praticamente realizzato il nostro programma biologico.

Nel suo libro, The Biology of Transcendence, Pearce argomenta che la natura ci permette di svilupparci anche in fase adulta, ma solo in maniera sequenziale. Tuttavia, quando raggiungiamo l’età matura, siamo già azzoppati da fatti come la nascita in un ospedale asettico, l’assistenza di una baby-sitter, la televisione, un’istruzione accelerata e una dieta satura di ormoni della crescita.

Sostenendo che l’unico fattore che impedisce il completamento di tre miliardi di anni di evoluzione è la nostra ignoranza, Pearce considera l’educazione nell’accezione più vasta possibile. Se egli ha ragione, il vero sovraffollamento non è quello delle nostre scuole, ma delle idee sbagliate nella nostra mente. Segue un’intervista a Pearce. Read More