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Madhukar, come definirebbe il Suo messaggio in poche parole?

Che ogni persona, indipendentemente delle sue circostanze di vita, è libertà e pace.

È allo stesso tempo anche il messaggio fondamentale di Advaita?

Sì, il messaggio di Advaita è: Tu sei Questo! Essere tutt’uno, Essere qui. Il Questo comprende tutto. Nella nostra cultura e nella tradizione cristiana il Questo viene chiamato Dio, l’intero universo. Nella tradizione dell’Advaita il Questo viene descritto con “Sat-Chit-Ananda”. Si traduce generalmente con esistenza-coscienza-beatitudine. Secondo la mia esperienza, anche la beatitudine è solo un’apparenza di corpo e mente.

La pace è verità assoluta: questo è conoscenza vera. Perciò descriverei il Questo con: esistenza-coscienza-pace. Advaita è una direzione filosofica e la filosofia non può mai spiegare realmente l’Essere o l’esperienza dell’Essere, ma può solamente provare a interpretarlo. La verità assoluta è che la Divinità è già qui. Non viene da fuori, ma esiste in ognuno di noi. Non c’è separazione. Solo Essere. Non esiste dualità. Questa è l’essenza dell’Advaita. La parola del Sanscrito indo-germanico significa letteralmente “non-dualità”.

Lei chiede alle persone che L’ascoltano di indagare sé stessi. Cos’è la sostanza dell’autoindagine? Come la si pratica?

Non esigo niente dalla gente. Ma presuppongo che vengono nelle mie riunioni perchè vogliono sentire la verità assoluta, riconoscere chi sono. Perciò consiglio l’autoindagine. Tra l’altro la parola autoindagine secondo me è più adatta che autoricerca, perché la ricerca secondo la nostra comprensione è legata con attività.

Autoindagine significa due cose: per prima cosa tratta del Sé. Il Sé ha sempre a che fare con me stesso. Il Sé viene definito dalla scienza moderna come concetto per descrivere quello che è la nostra coscienza, la consapevolezza conscia. Gli scienziati, i neurologi e psicologi non sanno con certezza, se si tratta di una coscienza personale o se, in realtà esiste una coscienza assoluta, la quale viene percepita solo tramite l’identificazione del corpo e della mente come coscienza individuale. L’Advaita si riferisce al Sé già da millenni di anni.

In secondo luogo, l’autoindagine ha a che fare con la ricerca della sorgente dell’Essere. L’orientamento su questo non lo vedo come ricerca con la mente, ma più come un risveglio permanente dal nostro sogno quotidiano, il sogno di una realtà apparente: arrivare Qui e raggiungere la verità assoluta. Essere qui. La verità assoluta per me è qualcosa di molto naturale. Nella terminologia dell’Advaita chiamiamo questo Sahaja Samadhi, Essere naturale. E siccome so che ciascuno è Questo, è possibile per ognuno conoscerlo.

Nelle antiche tradizioni di saggezza spesso mettevano condizioni per aprirsi ad una via o per praticare una via di saggezza particolare. Come funziona l’autoindagine? La possono fare tutti? Sono necessarie particolari condizioni fisiche, mentali o morali?

Non è compito mio dire alla gente: “Dovete fare questo o quello e soltanto allora potrete riconoscere chi siete”. Non vorrei appesantire nessuno con condizioni morali o etiche. Ciascuno di noi ha già in base alla sua educazione e cultura certi concetti etici e vive conforme a questi o li contravviene. Qui però non si tratta di morale, ma di riuscire a capire, chi “è” realmente presente. Per questo non c’è bisogno di particolari presupposti.

È sufficiente il desiderio ardente di libertà. Se la libertà esiste veramente, deve essere qui e adesso. Se la verità esiste, deve essere qui e adesso. È dimostrato dalla storia che sia uomini non etici, che quelli che erano considerati moralmente superiori, si sono risvegliati, completamente indipendente dalla loro vita precedente.

Se il risveglio li ha resi uomini “migliori” – bene, però questo non è essenziale. Si tratta della conoscenza di se stessi. E questo è possibile, indipendentemente di ogni condizione.

Evidentemente alla maggior parte degli uomini risulta difficile risvegliarsi spontaneamente. Ci sono degli ostacoli. Lei a cosa riconduce che la sola informazione non basta per il risveglio? E secondo Lei cos’è necessario per superare questi ostacoli?

L’ostacolo è l’identificazione con il corpo e la mente. Nel caso di un neonato questa identificazione ancora non c’è. Si potrebbe dire che ci viene insegnata. E più tardi questo insegnamento diventa realtà e gli uomini pensano di essere questa persona, che in realtà non è nient’altro che un collegamento complesso di pensieri e sentimenti.

È utile l’autoindagine con la semplice domanda “Chi sono io?” Erroneamente si pensa che l’autoindagine sia un esercizio per arrivare ad un certo stato o che sia la meta del risveglio. In realtà però è così, che l’autoindagine serve a smascherare gli ostacoli che ci fanno pensare, che non siamo liberi. Inoltre è molto utile il contatto con un risvegliato.

Come si distingue allora la percezione di un risvegliato da una persona normale? Percepisce il mondo che lo circonda in modo diverso?

La differenza è nell’identificazione accennata. Il risvegliato è il Sé. Invece la persona normale si identifica completamente con la sua percezione di corpo e mente, con le sue emozioni e il suo umore. Si potrebbe addirittura dire che è dipendente dai suoi succhi corporei, prigioniera delle reazioni biochimiche del suo cervello. Anche questa persona sorge dal Cuore, però è identificata con il pensiero dell’Io. Invece il risvegliato ha realizzato senza dubbi che è Questo, l’eterno, dove tutto ha luogo. Però, non è che vada per le strade e che mi dica sempre “Sono l’eterno, nel quale tutto succede”, ma l’essere qui è del tutto naturale.
Non c’è una separazione fra l’eterno e le manifestazioni della persona comune.

Come sappiamo, ognuno di noi vede il mondo in modo soggettivo e ciò nonostante partiamo da una realtà fissa, esistente e oggettiva. Anch’io percepisco il mondo con le sue bellezze e le sue sofferenze. Ma la coscienza dell’esistenza propria, del Sé, il quale non è influenzabile, è semplicemente più forte. La verità è di una grande chiarezza e naturalezza.

Il risveglio è un processo o un momento? Può descrivere il prima e il dopo della Sua esperienza?

Finché Lei pensa di essere in un processo, sembra come se fosse parte di questo processo. Tra illusione e verità, tra vita quotidiana e realtà, sonno profondo, sogno, stato di veglia, chi lo percepisce? Nel momento in cui Lei si è risvegliato, si rende conto che è sempre stato sveglio, che non è mai stato altro che questa presenza e che aveva solo orientato la Sua attenzione ad apparenze. Vorrei compararlo con la nostra percezione del sole. Come sappiamo, il sole splende sempre. In caso di una giornata nuvolosa però diciamo: “Il sole non c’è”. Peró il sole c’è sempre. Solo che tra noi e il sole si sono messe delle nuvole.

Quando le nuvole scompaiono, si dice: “Il sole splende”. Così diciamo anche al mattino: “Il sole sorge”. Ma in realtà la sera noi ci giriamo dall’altra parte e al mattino ci rivolgiamo di nuovo verso di esso. Anche quello che viene definito risveglio è sempre stato. In realtà non esiste un risveglio. Se esistesse un risveglio, significherebbe che prima non eravamo risvegliati. In realtà la libertà è sempre qui. Lei si rende conto che nella Sua vita è stato sveglio in molti momenti, però che non ha riconosciuto senza dubbio cos’è la realtà. Nessuno Le ha assicurato: la verità è adesso! Il vero Sé è adesso! Se si risveglia, allora riconoscerà che è sempre stato sveglio. Non esiste nient’altro.

Come ha vissuto questo momento del risveglio? Come una conseguenza dei Suoi sforzi? Oppure a cosa ha collegato il fatto che ad un certo momento si è risvegliato?

Io lo riconduco alla grazia. Gli sforzi sono solo apparenti. Per la persona questi sforzi magari sono stati necessari, ma non per Questo che sono io. Quello che sono non ha bisogno di nessun sforzo. Attraverso la grazia ho seguito il desiderio di libertà, ho seguito la chiamata del mio Maestro. Perché quando ho sentito il suo messaggio per la prima volta, è stato riportata da uno yoghi che parlava negativamente di Papaji, che dava un cattivo giudizio di questo Maestro a me ancora sconosciuto. Non mi sono lasciato influenzare da questa opinione, ma dal messaggio di libertà di Papaji: “Sei già libero, non devi fare niente, non devi meditare, nessun Sadhana , nessun esercizio spirituale è necessario”. Fu come un fulmine. Chiarissimo. Potevo solo dire: “Sì, sì, sì!” Perchè?

Anche io come molti altri, mi ero sforzato, come yoghi mi alzavo presto ogni mattina e facevo i miei esercizi, meditavo, per anni, decenni. Ho riconosciuto che tutto questo mi ha portato delle esperienze meravigliose, alle quali aspirano gli uomini spiritualmente interessati, come illuminazione, esplosioni energetiche, stati trascendentali, esperienze di morte, percezioni extracorporee, quindi varie realtà della coscienza, ecc. Però non mi era stato possibile la cognizione vera e propria di sapere chi sono. Ero stanco di esercitare, di tutta questa pratica, di questa ricerca nella cristianità, nello sciamanismo, nel buddhismo, nel tantra, nella filosofia.

Volevo la libertà. E se veramente Lei aspira alla libertà e sente questo messaggio di libertà, allora è un riconoscere immediato. Di conseguenza ho voluto incontrare subito questo guru. Ho preso il primo treno e ho viaggiato per 42 ore attraverso tutta l’India. Arrivato a Lucknow, mi sono reso conto che non sapevo neanche dove abitasse. Conoscevo solo il suo nome, Papaji, che non era il suo nome di famiglia, ma il titolo di onore “Padre venerando”. Ciò nonostante lo trovai in breve tempo, e al nostro primo incontro cadde da me un grande peso, tutto il passato, tutto quello che avevo imparato, tutta l’esperienza spirituale. Non l’ho considerato subito come il mio Maestro, questo diventò così poco a poco, nel praticare quello che mi consigliava, così tutto avvenne come doveva.

Non si potrebbe dire che i Suoi sforzi anteriori sono stati proficui per il Suo risveglio, così come lo descrivono i metodi yoga tradizionali? Nella sua breve biografia ho potuto leggere che ha avuto delle esperienze Kundalini, e tradizionalmente l’illuminazione è vista come punto d’arrivo di queste esperienze.

Nel percorso Yoga Samadhi è la meta. Esperimentare Samadhi è molto raro e meraviglioso, però si tratta ancora di stati. Ci sono dei yoghi potenti che sanno controllare il loro corpo e la loro mente, però non hanno necessariamente riconosciuto chi sono. Sembra come se gli sforzi o le cosiddette vie spirituali avessero portato al risveglio. Però in realtà è grazia e la presenza del Maestro. È ovvio che la via spirituale per molti è solo un rinvio che li ostacola nel riconoscere quello che è già qui! Le persone si sforzano, ma così la verità viene solo rinviata.

La verità è già qui. Perchè dobbiamo fare esercizi per questo? Perchè? Perchè pensiamo che ci sia un’impurezza nel corpo o nella mente, che questa o quella relazione debba essere ancora chiarita, che questo o quello dell’infanzia o del rapporto genitori-figli debba essere aggiustato, ecc? Fatto è: il Sé non è mai stato toccato da relazioni o esperienze. Il Sé è assolutamente intatto, assolutamente puro. Sempre qui, sempre adesso.

Ci può essere ancora uno sviluppo per la persona quando ha riconosciuto Questo?

Per la persona potrà esserci uno sviluppo, per il Sé no.

Che cosa vuole dire per Lei sviluppo?

Io penso a due saggi che hanno vissuto molto vicino, Sri Ramana Maharshi e Sri Aurobindo. Avevano realizzazioni simili, ma nella loro dottrina, se nel caso di Ramana si può parlare di una dottrina, Ramana ha vissuto il Sé come statico, mentre Aurobindo dopo il Nirvana ha riconosciuto ulteriori livelli di sviluppo della coscienza.

Sri Aurobindo pensa che il divino venga dall’alto, scenda verso livelli di coscienza inferiori e risalga poi di nuovo. Presuppone quindi un processo. La mia cognizione non è così, perché la verità assoluta non conosce questo processo, solo corpo e mente conoscono processi. Sarà servito a Sri Aurobindo e ai suoi praticare questo. È verità assoluta? Verità è che il divino è già qui e non viene da fuori, ma è in ognuno di noi.

La via spirituale viene spesso paragonata con un affinamento della personalità. Avviene un cambiamento nella psiche, nella mente, quando uno si è risvegliato?

Non si può generalizzare. Ci sono delle forme diverse: persone che dopo il loro risveglio si sono ritirate totalmente. Altri hanno trascurato il loro corpo e vissuto come selvaggi. Ramana Maharshi invece si è messo a disposizione 24 ore al giorno per le persone che venivano da lui e ha condotto una vita molto pura. Secondo la mia esperienza, se qualcosa si deve raffinare o cambiare, succede da solo. Specialmente se è ancorato nell’autoindagine.

Il mio Maestro mi diceva: “You don’t need to change anything” (Non devi cambiare niente). Lo sforzo di essere una persona migliore è sicuramente nobile, ma purtroppo non garantisce il risveglio. Esiste un detto di Buddha: “Per riposare nel Sé è più benefico il tempo che una formica richiede per camminare dalla punta alla radice del naso che tre vite piene di buone azioni.” Quindi anche il fondatore del buddismo, per il quale comprensione e buone azioni sono fondamentali, dichiara che il soffermarsi nel Sé è la cosa più importante.

Qual è la sua motivazione per comunicare? Lei comunica attraverso le Sue riunioni o Satsang che hanno una struttura precisa; vorrei quasi dire che sono un rito. Perché proprio in questo modo? Ha preso questo dal suo Maestro? Le sembra efficace?

È efficace! La grande gratitudine che molti mi esprimono per ciò che gli succede, dimostra senza ombra di dubbio: gli incontri sono benefici. Io non ho motivazione. Tutto succede semplicemente. Avvolte dico scherzando: “Io sono uno schiavo del mio Maestro”. Forse posso spiegarlo con il concetto d’onore delle antiche tradizioni di indiani e germani: se una persona ti ha salvato la vita, gli eri obbligato per tutta la vita. Originariamente non avevo il desiderio di vivere ed agire come lo sto facendo adesso.

Quando andai da Sri Poonjaji, avevo solo il desiderio concreto di essere libero. Tutto il resto è capitato da solo. Dopo due anni, Papaji mi ha predetto in un Satsang che molte persone, “tutto il mondo” come diceva lui, sarebbero venute da me. Se ci penso, devo dire che all’epoca mi sembrava irreale – e neanche attraente. Cos’è successo alcuni anni più tardi? Sono stato invitato a tenere Satsang da gente che si sentiva attratta da me, e ho accettato gli inviti. Così si sono sviluppate sempre di più queste tournée annuali di incontri, e migliaia di persone condividono queste riunioni con me. E mi piace così com’è.

Per quanto riguarda la forma del Satsang non vedo nessun motivo di cambiarla. La forma non è così importante. Quello che si rivela nel Satsang, quello che succede, è l’essenziale: meraviglioso e indescrivibile. La forma invece è molto semplice: da una parte il silenzio e dall’altra il dialogo. Il dialogo serve a chiarire domande e dubbi. È bene se le persone chiariscono i loro dubbi. La chiarezza è meravigliosa. La chiarezza è la chiave per il paradiso. Perchè il silenzio è una componente importante delle riunioni? Solo nel silenzio la verità si può rivelare.

Inoltre esprimo all’inizio del Satsang, secondo una tradizione antichissima, il desiderio del Gayatri-mantra: che tutta l’umanità, che tutte le creature trovino la pace. Nonostante che da migliaia di anni vediamo che il mondo non è in pace, continuiamo a desiderarlo. Prima di tutto intono un OM. Questo mantra già mi rallegrava e affascinava quando 25 anni fa venni in India per la prima volta. Secondo la sapienza vedica in questo suono si manifesta l’intero universo.

Nell’attuale cultura giovanile questa lettera, il logo di questo mantra, è molto popolare. Anche il mio Maestro ha cantato l’OM e ha parlato del suo grande effetto. Questo mantra è un suono universale, che suona anche nella religione cristiana in forma di un amen e nel buddismo come aum, nell’islam come amin.

Per il resto la forma del satsang è abbastanza libera. Certe volte può essere molto divertente e abbastanza sciolta e avvolte invece l’atmosfera è più sacra. Si balla con musica leggera, si ride, si piange, dipende. Però: un buon vino gusta meglio bevuto da un bicchiere di cristallo che da un bicchiere di plastica. Anche se la forma non è prioritaria, viene percepita superficialmente per prima. In realtà si tratta di qualcos’altro, cioè della conoscenza di sé stessi in chiarezza e amore.

Lavora consapevolmente con una forma di energia che trasmette alle persone? Lei guarda a lungo negli occhi. Ci sono molti momenti di silenzio. Esiste un impulso consapevole in direzione delle persone per aiutarle? Riconosce se qualcuno si risveglia? Succede consapevolmente qualcosa in Lei?

Noi tutti siamo energie. Se sa questo, non c’è più bisogno di lavoro. Aiuto e grazia scorrono senza interruzione. Non c’è l’illusione che sono io quello che aiuta. Impulsi e riflessioni sono possibili e utili per riconoscere a che “punto” si trova la persona che è davanti a me. Però sono utili per venire incontro individualmente alla persona. In realtà tutto succede da sé. Il silenzio è il mezzo migliore. In questo silenzio tutto succede da sé. Questo amore è senza forma e pure così tangibile.

Il sito di Madhukar è www.madhukar.org

261 Responses to “Essere tutt’uno, vivere con Advaita, intervista con Madhukar”

  1. doghen ha detto:

    Sakshin, temo che il risveglio non sia alla tua portata….che noia….sei così serio, così bravo, così logico….no, proprio non è alla tua portata…

  2. eckhart ha detto:

    Dice doghen:
    Sakshin, temo che il risveglio non sia alla tua portata….che noia….sei così serio, così bravo, così logico….no, proprio non è alla tua portata…

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    Ehi doghen ..
    cadi come il cacio sui maccheroni sull’argomento …:-)))
    Intanto lascerei perdere sull’avere certe aspettative sul cosa sia il Risveglio..
    poi il solito giudizio più che superficiale..ma forse volevi solo provocare..

    Ho fiducia che è alla tua portata capire tutto questo..
    ma non solo questo..
    ne ho in Te quanto ne ho in me..

    Perchè ho Fiducia nel Tutto. ;-)

  3. Sakshin ha detto:

    Doghen:
    Sakshin, temo che il risveglio non sia alla tua portata….che noia….sei così serio, così bravo, così logico….no, proprio non è alla tua portata…
    °°°
    Va beh, che t’importa, casomai.
    Forse è meglio se ti occupi di Te, veramente.
    Intanto, visto che è palese e che l’ammetti, occupati della tua noia, poi della tua invidia, della tua rabbia, delle tue frustrazioni… della tua sfiducia cronica…
    Auguri , Doghen!
    Sono aldilà, per ora, della tua portata… però il tempo dell’inconro è sempre possibile, sempre se ti svegli.

  4. atisha ha detto:

    G.De Martino: E ora lasciava affluire, defluire… Andava verso.
    Andava controcorrente, contro se stesso, consenziente, verso una dissoluzione di se stesso.
    Morire a se stessi comporta una grande angoscia, un attimo prima dell’afflusso di gioia successiva.

    —————

    bellissimo versi.. dedicati (se non erro) all’amico…
    stessi versi potrebbero narrare anche un Risveglio della Coscienza.. di chi è “morto a se stesso” nell’incontrare la propria essenza…

    _/|\_

    doghen: Sakshin, temo che il risveglio non sia alla tua portata….che noia….sei così serio, così bravo, così logico….no, proprio non è alla tua portata…

    non tutto ciò che luccica è oro..
    e non tutto ciò che è privo di “parole riconosciute” indica un sogno..
    quando vuoi vedere la via.. dimentica le parole .. e segui l’eco.
    E’ la valle che “abbraccia” l’eco..
    e Sakshin è uno splendido “eco”..

    namastè.. doghen!

  5. doghen ha detto:

    Certo, volevo provocare, almeno ci diverte un pò :) … ma come si fa, a vivere nel sognettino che “domani” saranno tutti più illuninati, saranno tanti, saranno belli e danzeranno nelle loro candide vesti bianche….siamo imbevuti in idee malsane, di cui le peggiori sono quelle di un”futuro migliore”…dovremmo sbriciolare ogni forma di “progressismo”…..ciao

  6. Sakshin ha detto:

    doghen:
    Certo, volevo provocare, almeno ci diverte un pò :) … ma come si fa, a vivere nel sognettino che “domani” saranno tutti più illuninati, saranno tanti, saranno belli e danzeranno nelle loro candide vesti bianche….siamo imbevuti in idee malsane, di cui le peggiori sono quelle di un”futuro migliore”…dovremmo sbriciolare ogni forma di “progressismo”…..ciao
    °°°
    … ma chi parla di domani e di tutti? Si afferma proprio il contario.
    Sii ora e buon divertimento, dunque!

  7. eckhart ha detto:

    Forse e’ il tuo sognettino doghen?
    O hai solo distorto il messaggio?
    Avere Fiducia non significa proiettarsi nel Sogno,in quel che sarà.
    La Fiducia è Accettare pienamente l’Adesso che fluisce dalla Sorgente
    e senza nessun domani che frulla solo nella testa..
    Basta Riconoscerlo.
    E’ (il) Tutto.

  8. doghen ha detto:

    Sakshin,
    io cerco di leggere tra le righe. E tra le righe del tuo post leggevo: “lasciatelo stare questo Madhukar, che è già qualcosa che abbiamo qualche risvegliato, che non ce ne sono molti. In fondo un maggior numero di “risvegliati”, aumenta le nostre SPERANZE di risveglio”.
    Sakshin, nessuna speranza. A quelli come te bisogna dire: “testa bassa e pedalare”.

  9. Sakshin ha detto:

    Sakshin,
    io cerco di leggere tra le righe. E tra le righe del tuo post leggevo: “lasciatelo stare questo Madhukar, che è già qualcosa che abbiamo qualche risvegliato, che non ce ne sono molti. In fondo un maggior numero di “risvegliati”, aumenta le nostre SPERANZE di risveglio”.
    Sakshin, nessuna speranza. A quelli come te bisogna dire: “testa bassa e pedalare”.
    °°°
    Pensala come vuoi… vai avanti pure con le provocazioni, se non sai fare altro in un confronto.
    Io ho solo detto che non è il caso, che è inutile, opporsi continuamente e invidiosamente ai risveglati, e Sak è tra questi; ma solo che è meglio rendersi disponibili a risvegliarsi pure noi, perchè che è possibile che accada, anche ora, se molliamo provocazioni e ostilità varie, pregiudizi e paure.
    E ora pedalo sì, ma sul pedalò… ah ah ah!

  10. atisha ha detto:

    doghen: In fondo un maggior numero di “risvegliati”, aumenta le nostre SPERANZE di risveglio”.

    anche se così fosse?
    aumentare tale “sogno” (che poi è chiamata Immaginazione) significa potenziare l’opportunità di risveglio…
    cioè in parole povere, spostare l’attenzione dall’ignoranza ad una maggiore consapevolezza..
    e vivere già con maggiore consapevolezza (non dico illuminazione.. ) sarebbe già qualcosa..
    cioè aumentare solo “la possibilità”…

    se analizzi con pacatezza…
    :-)

  11. doghen ha detto:

    Sakshin,
    io credo che l’illuminazione (eventuale) del sig. Madhukar, riguardi il sig. Madhukar medesimo. Io mi occupo del mio. Non c’è invidia nei suoi confronti, non c’è niente…personalmente ho scelto il mio metodo e non andrei ad un satsang di Madhukar, non mi interessa il suo modo di porsi….e se gli facciamo le pulci, lo facciamo perchè lui ha deciso di esporsi rilasciando l’intervista…poteva fare come fanno molti che stanno in silenzio.
    In ogni caso, credo sbagliato vedere l’illuminazione come una “onda di marea collettiva” o anche mettersi a fare il tifo per “gli illuminati” (un pò come fare il tifo per la squadra del cuore, sai siamo tutti ricercatori…). Sentirsi parte di un movimento che “raggiungerà i suoi fini”, mi sa molto di socialismo rivoluzionario….probabilmente ha poco a che vedere con la realizzazione, che rimane un fatto individuale.
    Volersi sentire “trascinare dalla corrente della realizzazione”, immaginarsi parte di un collettivo, significa, da qualche parte, rinunciare all’impegno individuale!!
    Ciao…buona pedalata :)
    Eckart,
    quanto ti piacciono le frasi d’effetto!!
    Atisha,
    non è un fatto collettivo….non è un fatto collettivo…
    Buona serata a tutti :)

  12. Sakshin ha detto:

    Doghen:
    io credo che l’illuminazione (eventuale) del sig. Madhukar, riguardi il sig. Madhukar medesimo. Io mi occupo del mio. Non c’è invidia nei suoi confronti, non c’è niente…personalmente ho scelto il mio metodo e non andrei ad un satsang di Madhukar, non mi interessa il suo modo di porsi….e se gli facciamo le pulci, lo facciamo perchè lui ha deciso di esporsi rilasciando l’intervista…poteva fare come fanno molti che stanno in silenzio.
    In ogni caso, credo sbagliato vedere l’illuminazione come una “onda di marea collettiva” o anche mettersi a fare il tifo per “gli illuminati” (un pò come fare il tifo per la squadra del cuore, sai siamo tutti ricercatori…). Sentirsi parte di un movimento che “raggiungerà i suoi fini”, mi sa molto di socialismo rivoluzionario….probabilmente ha poco a che vedere con la realizzazione, che rimane un fatto individuale.
    Volersi sentire “trascinare dalla corrente della realizzazione”, immaginarsi parte di un collettivo, significa, da qualche parte, rinunciare all’impegno individuale!!
    ***
    Ma chi fa il tifo…? Dai, cerca di capire lo spirito di ciò che volevo dire; non interpretare…
    Parlare o stare in silenzio dipende dalla natura del Risvegliato stesso. Nel caso specifico, egli parla e sta in silenzio.
    Condivido il fatto che la “realizzazione” sia un fatto individuale.
    Non ho mai affermato il contrario, ma solo il piacere di notare una fioritura di “individui” che si Risvegliano. Ognuno con il suo percorso, la sua specificità. Cosa che potrai vedere appena accadrà anche a Te quel Auto-Riconoscimento. Così è.
    Ma di sììììì… che bello… e non menartela, che ti freghi da solo!!

  13. (Y)am ha detto:

    I miei pochi bagagli sono pronti…
    Vi lascero’ in pace ..spero per sempre ..nel senso che non ho piu’ voglia di questi volgari battibecchi…
    Ci vuole un po’ a far uscire l’ego di chi si atteggia, anche di fronte a se stesso, a cio’ che non e’, ma poi palese appare la finzione….

    Leggo le solite menate:
    Sak, ben descritto dal post provocatorio di Doghen, sostenuto dalla sempre piu’ confusa Atisha e dal cucciolo discepolo Eckhart, sostiene la sua illuminazione.
    Gli altri sono invidiosi, gelosi ecc. ecc.
    Ma de che?
    Di questo continuo bisogno di affermare la propria illuminazione?

    Avete rotto le scatole con questa presunzione che continuamente va riconfermata, riscritta, ribadita in rete….credo sia piu’ difficile farlo al bar, o in famiglia, o al mercato, o dove si vuole..quindi lo si fa in rete….e poi ci si stupisce se qualcuno ci ride sopra (quelli che di solito non intervengono).

    Ciau ne’!
    (Ri)Namaste’

  14. paritoshluca ha detto:

    “Noi siamo legione”..
    E come i mendicanti si pressano e spintonano quando i cancelli vengono aperti..gridando il loro bisogno di attenzione..e bestemmiano se lo neghiamo..così..la Babele..la legione di pensieri urlanti che assordano l’anima semplice di chi li vorrebbe ascoltare…ma tosto si tappa gli orecchi..
    vinto dalla calca immane..e si libra leggero verso qualche blog di cucina..a parlare di come si prepara la bistecca..
    Ormai siamo oltre le teorie..la poesia diventa vita..
    e per vivere..il saggio..deve improvvisarsi poeta..perchè altrimenti annoia…
    e la ricerca del bello..nutre l’anima..ed è esercizio e tecnica per succhiare qualche brandello di vita per chi è a stecchetto da decenni..e …si fa quel che si può..visto che ci dobbiamo contentare di ciò che siamo..perchè le battaglie si fanno con le truppe che disponiamo..
    Insomma..mi sa che sarebbe meglio tornare ai messaggi in sala di attesa..

  15. Gianni De Martino ha detto:

    Dopo tanto soffrire nei castelli dell’Advaita
    e attraverso i terrori del Nirvana,
    che gioia cadere in questo blog!

    Gli utenti portano i loro bagagli,
    il Buddha porta gli scazzi,
    una donna speranze per una cultura del risveglio,
    un cieco illuminato cammina nella notte.

    Per la prima volta vedrai,
    quando formi un post con le tue mani
    e vi raccogli il vento,
    che esso soffia sotto gli usci vuoti
    e le nostre zucche di nobili bohisattva,
    splendide dakini e yogi diplomati. :-)

    Dall’oceano della vita & della morte,
    dove non c’è dove e tuttavia sussiste,
    in bilico, un certo grado di stabilità momentanea,
    buone vacanze e saluti cari a tutti.

  16. eckhart ha detto:

    Dice Yam:
    Leggo le solite menate:
    Sak, ben descritto dal post provocatorio di Doghen, sostenuto dalla sempre piu’ confusa Atisha e dal cucciolo discepolo Eckhart, sostiene la sua illuminazione.
    Gli altri sono invidiosi, gelosi ecc. ecc.
    Ma de che?
    °°°°°°°°°°°°°°°°°
    No certo..
    mica è l’invidia..è sempre l’uva che è acerba..
    Mah Yam..
    spero che almeno il tuo prossimo guru ti faccia finalmente elaborare questa rabbia che reprimi nella mente e che non confessi
    neanche a te stesso..
    Buon estate.

  17. paritoshluca ha detto:

    75Gianni De Martino
    Dopo tanto soffrire nei castelli dell’Advaita
    e attraverso i terrori del Nirvana,
    che gioia cadere in questo blog!

    Gli utenti portano i loro bagagli,
    il Buddha porta gli scazzi,
    una donna speranze per una cultura del risveglio,
    un cieco illuminato cammina nella notte.

    Per la prima volta vedrai,
    quando formi un post con le tue mani
    e vi raccogli il vento,
    che esso soffia sotto gli usci vuoti
    e le nostre zucche di nobili bohisattva,
    splendide dakini e yogi diplomati. :-)

    Dall’oceano della vita & della morte,
    dove non c’è dove e tuttavia sussiste,
    in bilico, un certo grado di stabilità momentanea,
    buone vacanze e saluti cari a tutti.

    Lo dicevo io..ci rimane solo la poesia..e che poesia..!
    Il Saggio diventa poeta..per riposarsi dalle asprezze
    del presente…inconquistato..e che fa maramao..
    ma la poesia non ci tradisce..e il presente..ritorna a noi imbellettato di buone maniere..sfuggente..ma educato..una ninfa che ci ammicca e scalda..e dice..”non chiedere oltre”..che non è per te..
    contentati di qualche briciola che cade dalla bocca del qui ed ora..che a te non è dato di avere altro..sei troppo ingordo..devi bere a piccoli sorsi..
    E allora..via la pesantezza e le chiacchiere fredde e ingarbugliate..! Che trionfi la gioia..!
    Noi..lo studente Anselmo..in Atlantide..mentre Serpentina ci guarda con i suoi splendidi occhi azzurri..

  18. Sakshin ha detto:

    Yam:
    Vi lascero’ in pace ..spero per sempre ..nel senso che non ho piu’ voglia di questi volgari battibecchi…
    °°°
    Magari così fosse!!! Per sempre… sarebbe un vero miracolo!!!
    Ma questo comportamento non è ancora alla tua portata, purtroppo per te e per noi.
    Cambierai solo maschera-nick e lo rifarai, come già visto. Mi sa che sei il più dipendente di tutti da questi giochi vituali.
    Lasciaci in pace davvero… e fatti del bene, te ne saremmo grati.
    Non mi sembrerebbe vero.
    Ma tutto è possibile… attendendo con Fiducia…
    Adieu :-)

  19. Sakshin ha detto:

    Se non abbiamo Fiducia nel presente, la stessa Fiducia nel futuro non può fiorire.
    Solo dando fiducia al presente creiamo le premesse per la fiducia nel momento successivo.
    Così facendo andremo ad alimentare, momento dopo momento, l’energia che farà funzionare le cose, sorprendentemente. Scopriremo i piccoli miracoli della vita quotidiana.
    La Fiducia ricompensa però quando è reale. Se è parziale o condizionata, in qualsiasi modo, porta con sè un vizio, un limite, che la trasformerà in calcolo, convenienza, opportunismo, facendole perdere la magia che potrebbe contenere. Dunque il segreto è nella totalità. La Fiducia di facciata, falsa, è impotente. Ed per questo che poi si rimane delusi…
    Invece la magia che è contenuta misteriosamente nella Fiducia accade solo quando non è condizionata dall’aspettativa derivata da qualche forma di egoismo.
    Fidati se vuoi vedere o toccare: questo è il paradosso con il quale bisogna confrontarsi. E’ inevitabile. Se vogliamo vedere o toccare prima di Fidarci infrangiamo la legge che fa succedere l’impensabile.
    Pochi però sanno cos’è questa Fiducia. Pochissimi l’hanno sperimentata direttamente. Essa comporta una rinuncia totale alle pretese rassicurazioni, e ciò fa molta paura, perché sembra tremendamente pericolosa.
    Questa rinuncia è un morire alla dimensione egoistica e ha in sé la bellezza dell’innocenza. Ma il rischiare di essere Fiduciosi non significa essere sprovveduti come taluni possono credere. Questo ce lo fa pensare l’ego. La Fiducia che è figlia della Grazia è sempre accompagnata da un forma di sottile Consapevolezza che sa discriminare fra gli inganni, riconosce i raggiri. Possiede il raro e prezioso dono della vista dell’occhio spirituale. Essa è necessaria per coloro che hanno intrapreso un cammino spirituale. Perché ad un certo punto del loro percorso devono Fidarsi… altrimenti il salto quantico nel mondo dello Spirito non accade. Altrimenti succede una sorta di ristagno, di caduta o di blocco. In questa dimensione, le leggi dell’opportunismo, che ordinariamente hanno una qualche rilevanza nel mondo della cosiddetta realtà concreta, non ne hanno nessuna.
    Addirittura vengono capovolte come, ad esempio: bisogna credere, fidarsi, per provare; oppure, la miglior vendetta è il perdono… beati gli ultimi… e così via.
    Quindi la Fiducia è la base, il presupposto irrinunciabile, per ogni relazione che vuole veramente aprirsi all’Amicizia, all’Amore, al mistero dell’Esistenza, a Dio.

    Anche se “dispiace” rompere le scatole a qualcuno, così accade al noioso quanto bravo Sak. ;-)

  20. atisha ha detto:

    Doghen: Atisha, non è un fatto collettivo….non è un fatto collettivo…

    atisha: ho mai espresso che è un fatto collettivo?
    poni un po’ più di attenzione a ciò che si scrive… Ti sorrido :-)

    ed un sorriso a Tutti… proprio tutti, augurandovi un buon ferragosto bagnato e rinfrescante…. Namastè

    ———————————————

    Trascendo

    ogni momento

    il tuo rancore

    :-)