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Madhukar, come definirebbe il Suo messaggio in poche parole?

Che ogni persona, indipendentemente delle sue circostanze di vita, è libertà e pace.

È allo stesso tempo anche il messaggio fondamentale di Advaita?

Sì, il messaggio di Advaita è: Tu sei Questo! Essere tutt’uno, Essere qui. Il Questo comprende tutto. Nella nostra cultura e nella tradizione cristiana il Questo viene chiamato Dio, l’intero universo. Nella tradizione dell’Advaita il Questo viene descritto con “Sat-Chit-Ananda”. Si traduce generalmente con esistenza-coscienza-beatitudine. Secondo la mia esperienza, anche la beatitudine è solo un’apparenza di corpo e mente.

La pace è verità assoluta: questo è conoscenza vera. Perciò descriverei il Questo con: esistenza-coscienza-pace. Advaita è una direzione filosofica e la filosofia non può mai spiegare realmente l’Essere o l’esperienza dell’Essere, ma può solamente provare a interpretarlo. La verità assoluta è che la Divinità è già qui. Non viene da fuori, ma esiste in ognuno di noi. Non c’è separazione. Solo Essere. Non esiste dualità. Questa è l’essenza dell’Advaita. La parola del Sanscrito indo-germanico significa letteralmente “non-dualità”.

Lei chiede alle persone che L’ascoltano di indagare sé stessi. Cos’è la sostanza dell’autoindagine? Come la si pratica?

Non esigo niente dalla gente. Ma presuppongo che vengono nelle mie riunioni perchè vogliono sentire la verità assoluta, riconoscere chi sono. Perciò consiglio l’autoindagine. Tra l’altro la parola autoindagine secondo me è più adatta che autoricerca, perché la ricerca secondo la nostra comprensione è legata con attività.

Autoindagine significa due cose: per prima cosa tratta del Sé. Il Sé ha sempre a che fare con me stesso. Il Sé viene definito dalla scienza moderna come concetto per descrivere quello che è la nostra coscienza, la consapevolezza conscia. Gli scienziati, i neurologi e psicologi non sanno con certezza, se si tratta di una coscienza personale o se, in realtà esiste una coscienza assoluta, la quale viene percepita solo tramite l’identificazione del corpo e della mente come coscienza individuale. L’Advaita si riferisce al Sé già da millenni di anni.

In secondo luogo, l’autoindagine ha a che fare con la ricerca della sorgente dell’Essere. L’orientamento su questo non lo vedo come ricerca con la mente, ma più come un risveglio permanente dal nostro sogno quotidiano, il sogno di una realtà apparente: arrivare Qui e raggiungere la verità assoluta. Essere qui. La verità assoluta per me è qualcosa di molto naturale. Nella terminologia dell’Advaita chiamiamo questo Sahaja Samadhi, Essere naturale. E siccome so che ciascuno è Questo, è possibile per ognuno conoscerlo.

Nelle antiche tradizioni di saggezza spesso mettevano condizioni per aprirsi ad una via o per praticare una via di saggezza particolare. Come funziona l’autoindagine? La possono fare tutti? Sono necessarie particolari condizioni fisiche, mentali o morali?

Non è compito mio dire alla gente: “Dovete fare questo o quello e soltanto allora potrete riconoscere chi siete”. Non vorrei appesantire nessuno con condizioni morali o etiche. Ciascuno di noi ha già in base alla sua educazione e cultura certi concetti etici e vive conforme a questi o li contravviene. Qui però non si tratta di morale, ma di riuscire a capire, chi “è” realmente presente. Per questo non c’è bisogno di particolari presupposti.

È sufficiente il desiderio ardente di libertà. Se la libertà esiste veramente, deve essere qui e adesso. Se la verità esiste, deve essere qui e adesso. È dimostrato dalla storia che sia uomini non etici, che quelli che erano considerati moralmente superiori, si sono risvegliati, completamente indipendente dalla loro vita precedente.

Se il risveglio li ha resi uomini “migliori” – bene, però questo non è essenziale. Si tratta della conoscenza di se stessi. E questo è possibile, indipendentemente di ogni condizione.

Evidentemente alla maggior parte degli uomini risulta difficile risvegliarsi spontaneamente. Ci sono degli ostacoli. Lei a cosa riconduce che la sola informazione non basta per il risveglio? E secondo Lei cos’è necessario per superare questi ostacoli?

L’ostacolo è l’identificazione con il corpo e la mente. Nel caso di un neonato questa identificazione ancora non c’è. Si potrebbe dire che ci viene insegnata. E più tardi questo insegnamento diventa realtà e gli uomini pensano di essere questa persona, che in realtà non è nient’altro che un collegamento complesso di pensieri e sentimenti.

È utile l’autoindagine con la semplice domanda “Chi sono io?” Erroneamente si pensa che l’autoindagine sia un esercizio per arrivare ad un certo stato o che sia la meta del risveglio. In realtà però è così, che l’autoindagine serve a smascherare gli ostacoli che ci fanno pensare, che non siamo liberi. Inoltre è molto utile il contatto con un risvegliato.

Come si distingue allora la percezione di un risvegliato da una persona normale? Percepisce il mondo che lo circonda in modo diverso?

La differenza è nell’identificazione accennata. Il risvegliato è il Sé. Invece la persona normale si identifica completamente con la sua percezione di corpo e mente, con le sue emozioni e il suo umore. Si potrebbe addirittura dire che è dipendente dai suoi succhi corporei, prigioniera delle reazioni biochimiche del suo cervello. Anche questa persona sorge dal Cuore, però è identificata con il pensiero dell’Io. Invece il risvegliato ha realizzato senza dubbi che è Questo, l’eterno, dove tutto ha luogo. Però, non è che vada per le strade e che mi dica sempre “Sono l’eterno, nel quale tutto succede”, ma l’essere qui è del tutto naturale.
Non c’è una separazione fra l’eterno e le manifestazioni della persona comune.

Come sappiamo, ognuno di noi vede il mondo in modo soggettivo e ciò nonostante partiamo da una realtà fissa, esistente e oggettiva. Anch’io percepisco il mondo con le sue bellezze e le sue sofferenze. Ma la coscienza dell’esistenza propria, del Sé, il quale non è influenzabile, è semplicemente più forte. La verità è di una grande chiarezza e naturalezza.

Il risveglio è un processo o un momento? Può descrivere il prima e il dopo della Sua esperienza?

Finché Lei pensa di essere in un processo, sembra come se fosse parte di questo processo. Tra illusione e verità, tra vita quotidiana e realtà, sonno profondo, sogno, stato di veglia, chi lo percepisce? Nel momento in cui Lei si è risvegliato, si rende conto che è sempre stato sveglio, che non è mai stato altro che questa presenza e che aveva solo orientato la Sua attenzione ad apparenze. Vorrei compararlo con la nostra percezione del sole. Come sappiamo, il sole splende sempre. In caso di una giornata nuvolosa però diciamo: “Il sole non c’è”. Peró il sole c’è sempre. Solo che tra noi e il sole si sono messe delle nuvole.

Quando le nuvole scompaiono, si dice: “Il sole splende”. Così diciamo anche al mattino: “Il sole sorge”. Ma in realtà la sera noi ci giriamo dall’altra parte e al mattino ci rivolgiamo di nuovo verso di esso. Anche quello che viene definito risveglio è sempre stato. In realtà non esiste un risveglio. Se esistesse un risveglio, significherebbe che prima non eravamo risvegliati. In realtà la libertà è sempre qui. Lei si rende conto che nella Sua vita è stato sveglio in molti momenti, però che non ha riconosciuto senza dubbio cos’è la realtà. Nessuno Le ha assicurato: la verità è adesso! Il vero Sé è adesso! Se si risveglia, allora riconoscerà che è sempre stato sveglio. Non esiste nient’altro.

Come ha vissuto questo momento del risveglio? Come una conseguenza dei Suoi sforzi? Oppure a cosa ha collegato il fatto che ad un certo momento si è risvegliato?

Io lo riconduco alla grazia. Gli sforzi sono solo apparenti. Per la persona questi sforzi magari sono stati necessari, ma non per Questo che sono io. Quello che sono non ha bisogno di nessun sforzo. Attraverso la grazia ho seguito il desiderio di libertà, ho seguito la chiamata del mio Maestro. Perché quando ho sentito il suo messaggio per la prima volta, è stato riportata da uno yoghi che parlava negativamente di Papaji, che dava un cattivo giudizio di questo Maestro a me ancora sconosciuto. Non mi sono lasciato influenzare da questa opinione, ma dal messaggio di libertà di Papaji: “Sei già libero, non devi fare niente, non devi meditare, nessun Sadhana , nessun esercizio spirituale è necessario”. Fu come un fulmine. Chiarissimo. Potevo solo dire: “Sì, sì, sì!” Perchè?

Anche io come molti altri, mi ero sforzato, come yoghi mi alzavo presto ogni mattina e facevo i miei esercizi, meditavo, per anni, decenni. Ho riconosciuto che tutto questo mi ha portato delle esperienze meravigliose, alle quali aspirano gli uomini spiritualmente interessati, come illuminazione, esplosioni energetiche, stati trascendentali, esperienze di morte, percezioni extracorporee, quindi varie realtà della coscienza, ecc. Però non mi era stato possibile la cognizione vera e propria di sapere chi sono. Ero stanco di esercitare, di tutta questa pratica, di questa ricerca nella cristianità, nello sciamanismo, nel buddhismo, nel tantra, nella filosofia.

Volevo la libertà. E se veramente Lei aspira alla libertà e sente questo messaggio di libertà, allora è un riconoscere immediato. Di conseguenza ho voluto incontrare subito questo guru. Ho preso il primo treno e ho viaggiato per 42 ore attraverso tutta l’India. Arrivato a Lucknow, mi sono reso conto che non sapevo neanche dove abitasse. Conoscevo solo il suo nome, Papaji, che non era il suo nome di famiglia, ma il titolo di onore “Padre venerando”. Ciò nonostante lo trovai in breve tempo, e al nostro primo incontro cadde da me un grande peso, tutto il passato, tutto quello che avevo imparato, tutta l’esperienza spirituale. Non l’ho considerato subito come il mio Maestro, questo diventò così poco a poco, nel praticare quello che mi consigliava, così tutto avvenne come doveva.

Non si potrebbe dire che i Suoi sforzi anteriori sono stati proficui per il Suo risveglio, così come lo descrivono i metodi yoga tradizionali? Nella sua breve biografia ho potuto leggere che ha avuto delle esperienze Kundalini, e tradizionalmente l’illuminazione è vista come punto d’arrivo di queste esperienze.

Nel percorso Yoga Samadhi è la meta. Esperimentare Samadhi è molto raro e meraviglioso, però si tratta ancora di stati. Ci sono dei yoghi potenti che sanno controllare il loro corpo e la loro mente, però non hanno necessariamente riconosciuto chi sono. Sembra come se gli sforzi o le cosiddette vie spirituali avessero portato al risveglio. Però in realtà è grazia e la presenza del Maestro. È ovvio che la via spirituale per molti è solo un rinvio che li ostacola nel riconoscere quello che è già qui! Le persone si sforzano, ma così la verità viene solo rinviata.

La verità è già qui. Perchè dobbiamo fare esercizi per questo? Perchè? Perchè pensiamo che ci sia un’impurezza nel corpo o nella mente, che questa o quella relazione debba essere ancora chiarita, che questo o quello dell’infanzia o del rapporto genitori-figli debba essere aggiustato, ecc? Fatto è: il Sé non è mai stato toccato da relazioni o esperienze. Il Sé è assolutamente intatto, assolutamente puro. Sempre qui, sempre adesso.

Ci può essere ancora uno sviluppo per la persona quando ha riconosciuto Questo?

Per la persona potrà esserci uno sviluppo, per il Sé no.

Che cosa vuole dire per Lei sviluppo?

Io penso a due saggi che hanno vissuto molto vicino, Sri Ramana Maharshi e Sri Aurobindo. Avevano realizzazioni simili, ma nella loro dottrina, se nel caso di Ramana si può parlare di una dottrina, Ramana ha vissuto il Sé come statico, mentre Aurobindo dopo il Nirvana ha riconosciuto ulteriori livelli di sviluppo della coscienza.

Sri Aurobindo pensa che il divino venga dall’alto, scenda verso livelli di coscienza inferiori e risalga poi di nuovo. Presuppone quindi un processo. La mia cognizione non è così, perché la verità assoluta non conosce questo processo, solo corpo e mente conoscono processi. Sarà servito a Sri Aurobindo e ai suoi praticare questo. È verità assoluta? Verità è che il divino è già qui e non viene da fuori, ma è in ognuno di noi.

La via spirituale viene spesso paragonata con un affinamento della personalità. Avviene un cambiamento nella psiche, nella mente, quando uno si è risvegliato?

Non si può generalizzare. Ci sono delle forme diverse: persone che dopo il loro risveglio si sono ritirate totalmente. Altri hanno trascurato il loro corpo e vissuto come selvaggi. Ramana Maharshi invece si è messo a disposizione 24 ore al giorno per le persone che venivano da lui e ha condotto una vita molto pura. Secondo la mia esperienza, se qualcosa si deve raffinare o cambiare, succede da solo. Specialmente se è ancorato nell’autoindagine.

Il mio Maestro mi diceva: “You don’t need to change anything” (Non devi cambiare niente). Lo sforzo di essere una persona migliore è sicuramente nobile, ma purtroppo non garantisce il risveglio. Esiste un detto di Buddha: “Per riposare nel Sé è più benefico il tempo che una formica richiede per camminare dalla punta alla radice del naso che tre vite piene di buone azioni.” Quindi anche il fondatore del buddismo, per il quale comprensione e buone azioni sono fondamentali, dichiara che il soffermarsi nel Sé è la cosa più importante.

Qual è la sua motivazione per comunicare? Lei comunica attraverso le Sue riunioni o Satsang che hanno una struttura precisa; vorrei quasi dire che sono un rito. Perché proprio in questo modo? Ha preso questo dal suo Maestro? Le sembra efficace?

È efficace! La grande gratitudine che molti mi esprimono per ciò che gli succede, dimostra senza ombra di dubbio: gli incontri sono benefici. Io non ho motivazione. Tutto succede semplicemente. Avvolte dico scherzando: “Io sono uno schiavo del mio Maestro”. Forse posso spiegarlo con il concetto d’onore delle antiche tradizioni di indiani e germani: se una persona ti ha salvato la vita, gli eri obbligato per tutta la vita. Originariamente non avevo il desiderio di vivere ed agire come lo sto facendo adesso.

Quando andai da Sri Poonjaji, avevo solo il desiderio concreto di essere libero. Tutto il resto è capitato da solo. Dopo due anni, Papaji mi ha predetto in un Satsang che molte persone, “tutto il mondo” come diceva lui, sarebbero venute da me. Se ci penso, devo dire che all’epoca mi sembrava irreale – e neanche attraente. Cos’è successo alcuni anni più tardi? Sono stato invitato a tenere Satsang da gente che si sentiva attratta da me, e ho accettato gli inviti. Così si sono sviluppate sempre di più queste tournée annuali di incontri, e migliaia di persone condividono queste riunioni con me. E mi piace così com’è.

Per quanto riguarda la forma del Satsang non vedo nessun motivo di cambiarla. La forma non è così importante. Quello che si rivela nel Satsang, quello che succede, è l’essenziale: meraviglioso e indescrivibile. La forma invece è molto semplice: da una parte il silenzio e dall’altra il dialogo. Il dialogo serve a chiarire domande e dubbi. È bene se le persone chiariscono i loro dubbi. La chiarezza è meravigliosa. La chiarezza è la chiave per il paradiso. Perchè il silenzio è una componente importante delle riunioni? Solo nel silenzio la verità si può rivelare.

Inoltre esprimo all’inizio del Satsang, secondo una tradizione antichissima, il desiderio del Gayatri-mantra: che tutta l’umanità, che tutte le creature trovino la pace. Nonostante che da migliaia di anni vediamo che il mondo non è in pace, continuiamo a desiderarlo. Prima di tutto intono un OM. Questo mantra già mi rallegrava e affascinava quando 25 anni fa venni in India per la prima volta. Secondo la sapienza vedica in questo suono si manifesta l’intero universo.

Nell’attuale cultura giovanile questa lettera, il logo di questo mantra, è molto popolare. Anche il mio Maestro ha cantato l’OM e ha parlato del suo grande effetto. Questo mantra è un suono universale, che suona anche nella religione cristiana in forma di un amen e nel buddismo come aum, nell’islam come amin.

Per il resto la forma del satsang è abbastanza libera. Certe volte può essere molto divertente e abbastanza sciolta e avvolte invece l’atmosfera è più sacra. Si balla con musica leggera, si ride, si piange, dipende. Però: un buon vino gusta meglio bevuto da un bicchiere di cristallo che da un bicchiere di plastica. Anche se la forma non è prioritaria, viene percepita superficialmente per prima. In realtà si tratta di qualcos’altro, cioè della conoscenza di sé stessi in chiarezza e amore.

Lavora consapevolmente con una forma di energia che trasmette alle persone? Lei guarda a lungo negli occhi. Ci sono molti momenti di silenzio. Esiste un impulso consapevole in direzione delle persone per aiutarle? Riconosce se qualcuno si risveglia? Succede consapevolmente qualcosa in Lei?

Noi tutti siamo energie. Se sa questo, non c’è più bisogno di lavoro. Aiuto e grazia scorrono senza interruzione. Non c’è l’illusione che sono io quello che aiuta. Impulsi e riflessioni sono possibili e utili per riconoscere a che “punto” si trova la persona che è davanti a me. Però sono utili per venire incontro individualmente alla persona. In realtà tutto succede da sé. Il silenzio è il mezzo migliore. In questo silenzio tutto succede da sé. Questo amore è senza forma e pure così tangibile.

Il sito di Madhukar è www.madhukar.org

261 Responses to “Essere tutt’uno, vivere con Advaita, intervista con Madhukar”

  1. doghen ha detto:

    Mi sembrano pertinenti le osservazioni di De Martino (complimenti!!)…..questo Madhukar la fa troppo semplice…..spiritualità ad uso e consumo del popolino (germano-indiano!! Che ridere!)….

  2. eckhart ha detto:

    Gianni de Martino:
    Celebrare il Maestro significa accogliere l’Altro e gli altri senza discriminare, solo per Amore, e risvegliare quello che, in noi, è ancora capace di venerazione. Celebrare il Maestro significa riconoscere il mistero di gloria del suo volto radioso. E la celebrazione implica la grazia della Fede, o perlomeno di un minimo di fiducia. Tradizionalmente ci si avvicina al Maestro per essere distrutti e resi Viventi in Lui. Ma “chi” è il Maestro ? Ce lo diranno la pratica e i frutti della pratica, non la filosofia, neanche la “Philosophia Perennis” con la quale abbiamo aperto un siparietto spero non inutile.

    Eckhart:
    Beh..lo hai reso tu stesso inutile con questo bellissimo passaggio… ;-)

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    (Y)am:
    Qualcuno che siede al governo di questo paese disse di essere unto dal Signore, certo tu Eckh, ti sarai bevuto anche questa.

    Eckhart:
    ciò che non mi bevo sono certi giochetti dell’ego caro Yam..
    A me,dello stato di Risveglio di questo signore,come già detto, in fondo non-me-ne-frega-nulla,figurati del suffragarlo o meno .
    Lo hai detto,d’altronde:è il tuo sport preferito:divertiti…ma almeno non ne rimanere invischiato, prendendoti in giro.. ;-)
    Questo nel sunto ciò che intendevo..

  3. (Y)am ha detto:

    Eckh: questa è la Via Diretta,questo il mio esperire,non lo Yoga dei maestri e dei libri di Yam..

    (Y)am: Dico…ma quanta presunzione.
    I Maestri e i libri sono spazzatura, ma la tua personale convinzione ..quella si che conta. Non riesci a stare in meditazione piu’ di 5 minuti, ma che vuol dire…niente, perche’ tu si che hai capito tutto.
    Un applauso Eckh.
    Le tue a di altri parole trasudano sempre piu’ di quel falso dal quale ….personalmente, sento il bisogno di prendere le distanze.

  4. eckhart ha detto:

    (Y)am: Dico…ma quanta presunzione.
    I Maestri e i libri sono spazzatura, ma la tua personale convinzione ..quella si che conta. Non riesci a stare in meditazione piu’ di 5 minuti, ma che vuol dire…niente, perche’ tu si che hai capito tutto.
    Un applauso Eckh.
    Le tue a di altri parole trasudano sempre piu’ di quel falso dal quale ….personalmente, sento il bisogno di prendere le distanze.

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

    Eckhart:
    Eh eh eh caro Yam..lo so benissimo che è stata evidente presunzione…
    molto consapevole comunque..ho voluto solo sciommiottarti ed osservare…
    No,non m’interessa proprio svalutare il Cammino altrui..ma figurati..
    nè m’interessano le tue performances..e ho detto altro sulla mia meditazione..
    non perdi il vizietto,comunque..ci risiamo..
    Beh sì..forse adesso è tutto.
    Non ha senso ricadere negli stessi circoli viziosi.
    Non so li vedi…
    A me non servono,comunque.Ciao.
    Buon Tutto.

  5. (Y)am ha detto:

    Eckh: Eh eh eh caro Yam..lo so benissimo che è stata evidente presunzione…
    molto consapevole comunque..

    (Y)am: Forse dovresti incominciare a rivedere il significato di “Consapevolezza”…se ritieni di poter essere presuntuoso consapevolmente…

  6. atisha ha detto:

    Paritosh: Il punto è come trasformare un’esperienza mentale in una realtà oggettiva..metamentale..
    Il punto è come fare per spogliare il Sè dei suoi involucri e renderlo puro e limpido..

    atisha: il come fare ci è strainsegnato a destra e a manca…
    ma ciò che “manca” è la brama.. la Volontà..
    o la vera sofferenza, utile motore per incrementare la produzione di nuova energia che servirà a sviluppare i “lampi” del risveglio…
    Il problema è che siamo soggetti che continuano a perdere energia dietro stupidità, cattiverie e quanto altro.. e quindi la “macchina” non riesce a compensare una dispersione così vasta.. :-))))))

    —————————————-

    De Martino: Inutile sarcasmo ? Forse un po’ di amarezza, in fondo, cara atisha…forse starei invecchiando, avrei la kundalini che incomincia a sfarfallare e non ho ancora imparato a stare zitto, a invecchiare e morire nel vuoto, accontentandomi di scartocciare qualche bacio perugina contenente solo “un po’” di anandamina…

    atisha: ti ho trovato simpatico, specie nella tua ultima parte.. cosa rara di questi tempi… hai reso bene le tue motivazioni, le hai chiare davanti, le hai sviscerate e rese chiare soprattutto ai tuoi occhi.. come non darti ragione da un piano duale e competitivo?
    ma come saprai, data la tua erudizione (tra l’altro mi complimento…) il paragone, invidia e rabbia sono armi, energie negative che di certo non allontanano alcun ego.. anzi lo rafforzano.. e con l’ego sai che non si va da nessuna parte..
    Da un piano duale (e non c’è bisogno che le Tradizioni me lo rammentino) basta affacciarsi in questo simpaticissimo sito http://www.globalserve.net/~sarlo/Ratings.htm e di Mandhukar se ne trovano per tutti i gusti….
    Poi c’è un poi.. la propria esperienza che permette di portare chiarezza e veri con-fronti…
    e poi c’è altro ancora… o meglio non c’è più l’invidia, l’inutile emozione negativa che distruggeva qualsiasi sostanza sottile si mettesse in circolo nel nostro corpo.. e che impediva ai centri inferiori di collegarsi ai superiori…
    e c’è altro ancora in grado di incrementare energia evitando “sprechi” :-))) in grado di padroneggiare e non lottare contro i mulini a vento, allenando solamente i nostri modi psicotici di comportamenti tipo rancore, rabbia, irrequietezza, sogni falliti, paure…
    insomma si convertono schemi.. e nuovi modelli di vita nascono, basati sull’abbandono dei vecchi.. ed è un primo.. grande… passo .. importante!
    Talvolta questo “primo passo importante” (che non etichetto per rendere tutto più semplice) viene reso dalla foga subito attivo e quindi pubblico.. un modo come un altro per urlare “si può…”… un modo che non tutte le anime sopite possono cogliere, specie quelle che vantano incomprensioni palesi e che provengono magari da antiche tradizioni.. ma non è quello il punto, era solo un esempio.. uno dei tanti..
    Parlavamo di Advaita.. e del “primo passo importante” quel passo che permette di focalizzare tutti gli insegnamenti e nello stesso tempo è come se fossero avvenuti fuori da qualsiasi tradizione, come se fossimo Noi stessi gli inventori dell’Advaita…
    Questa idea particolare ed attraente, colorita e supportanta dai nostri bravi corsi e “master” racimolati a destra e manca, più l’aver sconfitto il senso di inadeguatezza e senso dell’ego “che non doveva chiedere mai”, tutto questo spesse volte produce in questi nuovi advaitini che hanno compiuto quel primo passo importante, la volontà di mettere su altri neo-movimenti, sostenendo di non-essere guru advaita..
    e si inizia così a concedere satsang anche prima di aver approfondito la realizzazione stessa di quel “primo passo importante”..
    o meglio dire, prima di aver potuto permettere la dilatazione di quel “primo passo importante”.. perchè la dilatazione a volte può comprendere anche una vita intera.. ma aimè la fretta è alle soglie.. e le frange dell’ego pure, la voglia di praticare, donare e altro anche.. ed imitare i propri guru adorati pure…
    e da ciò che vediamo, dalla mancanza di una propria “Personalità” (tipica dell’Advaita) ne posso dedurre che si cerca di stimolare e promuovere ancora una volta una ricerca esteriore anzichè approfondire la propria interiore…
    ma.. se visto da un punto più Alto, ciò è fenomeno che accade.. il manifesto.. ed allora che male c’è? Buttiamo l’inutile critica..
    E’ pur sempre la Sua di Volontà.. e da questo punto rispettiamola.. perchè sappiamo che ha la sua funzione intrinseca.. e che senz’altro porta beneficio a qualcuno.. anzi..
    L’Occidente “standardizza” ed è bravissimo a creare stereotipi.. è questa la sua esclusiva…
    l’Oriente sa che il vero Advaita non è un insegamento che può essere dato uniformemente a persone di ogni temperamento.. e sa che spesso per seguirlo c’è bisogno della solitudine, del ritiro.. del diretto maestro e discepolo… ;-)

    namastè :-)

  7. eckhart ha detto:

    (Y)am: Forse dovresti incominciare a rivedere il significato di “Consapevolezza”…se ritieni di poter essere presuntuoso consapevolmente…

    Eckhart:
    D’accordo eh eh eh ..devo misurare le parole con te..me ne dimentico..
    Ma dai che hai capito..non ti attaccare..inconsapevolmente..
    Comunque:sostituisci “consapevole” con “strategicamente voluto”..
    sempre ego è comunque.. lo so..ah ah ah ;-)

  8. doghen ha detto:

    Strana congrega in questo blog….si sforzano di rendere il non-duale, duale…..sembra che molti lo conoscano, lo padroneggino…attraversino liberamente il confine…..

  9. Sakshin ha detto:

    “Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c’è, un teologo è l’uomo che riesce a trovare quel gatto.”

    Questo è quello che riesce a fare la mente, filosofica e teologica, quando è tutta centrata in se stessa e non è osservata dalla Consapevolezza.
    S’inventa una infinità di concetti e si perde in essi. Non riesce a rendersi conto che l’associazione dei pensieri è meccanica, ed é quasi totalmente obbligata da impulsi forzosi che provengono dai depositi della memoria.
    La meditazione invece è strumento che ci permette di renderci conto di questi processi associativi involontari e pseudo volontari. Essa ci abitua al distacco necessario per osservarli dall’esterno, e sperimentarli, oserei dire “scientificamente”.
    Imparando a non prendere in consegna i pensieri, nei quali purtroppo subito ci identifichiamo, etichettandoli come nostri, subito, al loro sorgere in noi, siamo sempre più in grado di vedere come essi nascono e muoiono nel cielo della coscienza. Osservando soltanto, ci abilitiamo a distinguere il pensiero funzionale, utile e necessario, perchè legato alle risposte che la realtà del momento presente, dal pensiero concettuale speculativo. Riconosciamo con sempre più facilità la fantasticheria emotiva dalla immaginazione creativa cosciente. Capiamo le differenze che corrono fra l’ispirazione, l’intuizione, il ricordo… e tante altre interessanti attività che accadono nella nostra mente. La meditazione, facendoci entrare nel mondo del puro silenzio osservante, neutrale e impersonale, ci può rivelare molte cose e introdurci alla profonda conoscenza di noi stessi e, di conseguenza, degli altri.
    Inoltre, entrare in questo spazio silenzioso, ci permette veramente di fare della nostra mente un laboratorio nel quali osserviamo il reale funzionamento dei meccanismi mentali.
    Meccanismi mentali che, se non conosciuti e riconosciuti, ci inducono ad agire come se fossimo coscienti, quando in realtà siamo inconsapevoli di come e perchè pensiamo e agiamo in un certo modo. Questa inconsapevolezza ci dà l’illusione e la sensazione di essere liberi, quando invece non lo siamo, perchè non siamo in contatto con la sorgente delle nostre intenzioni.

    Comunque mi convinco sempre di più che per Comprendere il messaggio profondo, essenziale, dell’Advaita, oltre che ad essere toccati nel cuore dalla grazia, bisogna avere una Intelligenza pronta, fortement intutiva (Buddhi); cosa che molti eruditi spesso non hanno. Sono informati su tutto ciò che è esteriore ma non sono capaci di cogliere il punto focale.
    Il dissolvimento in Dio, l’Arresa, questo è il punto, avverrà soltanto quando non ci sarà più alcuna persona, e dipende dalla volontà del Divino se queste avviene o meno. Anche se va detto che la separazione non c’è mai stata se non nella mente sognante dell’ego identificato nel corpo mente. Ma, come dice il Saggio, noi perdiamo la Verità perchè è troppo semplice da Vedere.
    Da qui l’invidia spirituale del cieco per lo spirito semplice che ha aperto gli occhi essendo stato Graziato dalla rinuncia ad una affermazione egoica, seppur blasonata da tanti studi ed esperienze.

  10. atisha ha detto:

    doghen: Strana congrega in questo blog….si sforzano di rendere il non-duale, duale…..sembra che molti lo conoscano, lo padroneggino…attraversino liberamente il confine…..

    atisha: duale e non-duale sono semplici facce della stessa medaglia
    dipende da come la prendi in mano la medaglia
    da che uso ne fai.. ma la medaglia è una..
    …ed anche quando la porgi all’altro contiene le due facce….
    c’è chi l’accoglie e si ferma a contemplare la medaglia una..
    chi accoglie solo una faccia e nasconde l’altra..
    e chi impara ad usarle tutte e due..
    e ne attraversa liberamente il confine, come hai scritto tu…
    ma è nella vita di tutti i giorni quel confine..
    qui sul blog nasce spesso come tentativo utile di attraversare quel confine, libera-mente…. poi nella vita..

  11. sofia ha detto:

    ohhhh è riuscito a dire tantissimo, ma non a trascinarmi nel “Suo “senso spirituale …esco in silenzio sofia

  12. paritoshluca ha detto:

    dice
    Gianni De Martino
    La trasmissione della conoscenza passa attraverso il linguaggio simbolico, ma non è opera “personale” del trasmettitore.
    …………..

    Il punto è che i simboli vanno “vivificati”..trasformati in Spirito..e non accettati come “lettera”..
    Per questo la trasmissione della Conoscenza..è un atto immediato e non simbolico..che altrimenti saremmo nel virtuale..
    anche se il virtuale può trasformarsi in reale..in menti aperte al Principio..che poi è la ragione per cui anche i Maestri non realizzati posso realizzare chi ha fiducia ..essendo Upaguru di quel Sat Guru che cerca appigli per uscire da quella mente che lo soffoca..
    cioè..chi è pronto all’Iniziazione..può essere iniziato anche da un malfattore..perchè non al Maestro..ma alla fiducia ci dobbiamo aprire..fermo restando che anche il falso maestro deve trasmettere principi dottrinali veritieri..senza i quali..non è possibile nessuna realizzazione..
    dice ancora
    Gianni De Martino
    Ma “chi” è il Maestro ? Ce lo diranno la pratica e i frutti della pratica, non la filosofia, neanche la “Philosophia Perennis”
    …………………
    La pratica può dirci qualcosa al riguardo delle nostre “qualificazioni”…ma nulla al riguardo di quelle del Maestro..che possono essere svelate solo da chi le possiede..
    Cioè..un Maestro vero può riconoscere un maestro falso..ma un discepolo..per quanto vero..non può riconoscere la differenza..perchè ancora non risiede stabilmente nel Centro..e i giudizi..sono naturalmente altalenanti in funzione delle impressioni..
    In fin dei conti..il sospendere il giudizio sui presunti Maestri..sposta l’attenzione sul soggetto..su noi stessi..che finchè non saremmo oggetto e soggetto..
    simili indagini fatte con gli strumenti della “sensazione”..portano a risultati “sensazionali”..
    privi di quella “normalità” che è il fine.. il mezzo e l’inizio della “ricerca”…

  13. eckhart ha detto:

    Dice Paritosh:
    il sospendere il giudizio sui presunti Maestri..sposta l’attenzione sul soggetto..su noi stessi..che finchè non saremmo oggetto e soggetto..
    simili indagini fatte con gli strumenti della “sensazione”..portano a risultati “sensazionali”..
    privi di quella “normalità” che è il fine.. il mezzo e l’inizio della “ricerca”…
    °°°°°°°°°°°°°°°°°°
    Bravissimo come tutti gli altri qui, nella teoria..
    quindi i miei complimenti,
    ma è un pò come prendere la patente..da sola non serve,anzi..se pensiamo troppo a questa ,ci blocchiamo pure nella guida..! :-)))
    Mi sono accorto oltretutto che,se poi qualcuno si azzarda a toccare, sfiorare la pratica (non nel senso di tecnica,quanto di esperire) si affacciano subito mille perplessità,e si cominciano ad osservare gli “effetti speciali” (ma quando mai..) svalutando l’esperitore (che comunque non esiste che in una “memoria”:v’è solo l’Esperire) alla stregua di un visionario.
    Toccare l’Essenza ,per quanto coinvolga diversi aspetti,come uno specchio dalle mille facce, è invece una faccenda oserei dire ..scientifica,che si può approfondire nei suoi aspetti in apprezzamenti pure confrontabili,per quanto ogni Logos di ogni Tradizione focalizzi l’attenzione su alcuni aspetti piuttosto che altri.
    Toccare l’Essenza è accogliere il primo Risveglio e i suoi Frutti..
    ma senza attaccarsi troppo,perchè non ci appartengono,anche se ne facciamo parte..
    Ma qui le parole,le strade, possono aprirsi in mille direzioni possibili.. …………………

  14. (Y)am ha detto:

    Che noia leggervi.
    Trasmissione orale, diretta e simbolica, sofismi vari, sermoni….al diavolo!
    Vado a riposarmi nel centro dell’isola che non c’e’, un’isola dove si puo’ tranquillamente yogare, giocare, balllare, meditare…senza il ronzio della ventola del pc…e delle vostre trite e ritrite parole.
    Namaste’ a tutti!
    http://bp2.blogger.com/_uHewhM43ujA/RqktA2p4cbI/AAAAAAAAAHk/R9zioPz8T38/s1600-h/subject_object_72.jpg

  15. Gianni De Martino ha detto:

    Ben detto paritoshluca: “Il punto è che i simboli vanno ‘vivificati’..trasformati in Spirito..e non accettati come ‘lettera’..Per questo la trasmissione della Conoscenza..è un atto immediato e non simbolico..che altrimenti saremmo nel virtuale..
    anche se il virtuale può trasformarsi in reale..”

    Mmm… Quello che vorrei chiederti è: come fa il virtuale a trasformarsi in reale?

    Un amico è morto alle 11,20 del 30 luglio scorso. Qualche giorno prima continuava a dire: “Sono un morto-vivente. Sono già morto. Guarda il cielo, vi sono delle nuvole, ma formano immagini virtuali.” Silenzio. Un parente ha esclamato: ” Beh! ho l’impressione che tu stia meglio. Parli. Pensi.”

    Per la verità non stava per niente “meglio”. Si è voltato verso la luce, verso il cielo. ” Questa sera sarò passato interamente nel virtuale?”. Silenzio.

    Cosa voleva dire secondo te ? “Guarda il cielo !”, ha continuato. “Sì”. “Cosa vedi, guarda!”. ” Vedo delle nuvole bianche in un cielo blu”.

    Silenzio. Si è messo a respirare forte e l’infermiera ha detto: “Neanche oggi ha mangiato”.
    Il giorno dopo, verso mezzogiorno, una telefonata ha annunciato che l’ amico era morto. Era uno squillo sinistro. “Ci siamo”, ho pensato.

    Per nostra struttura non abbiamo nulla di proprio, per la nostra sussistenza. C’è, secondo te, un qualcosa che possa vivificare, oltre che la lettera, anche la nostra natura mortale ? E in che modo?

    Forse l’amico morente chiedeva, giunto al “confine” della mente, se qualcuno avesse un non so che per trasformare il virtuale in reale.

    Quando scrivi: “… altrimenti saremmo nel virtuale..anche se il virtuale può trasformarsi in reale..”, quell’ “anche se” significa che saremmo quasi-virtuali ?

    Più in generale, come avverrebbe il passaggio dal simbolico a questo impossibile che è il Reale ?

    Se ne sai qualcosa, sarei felice di poter risolvere una questione posta quanche giorno fa da un amico giunto al capolinea al quale le persone che l’assistevano non hanno saputo rispondere.

    In ogni caso, grazie comunque. E un saluto cordiale a tutti gli yogi e alle dakini di questo bellissimo e tostissimo blog :-)

  16. paritoshluca ha detto:

    Quando un uomo sta morendo..il mondo perde di “concretezza”..così come quando un uomo è assonnato e desidera dormire..
    Possiamo vedere gli alberi..il cielo..le case..ma sono immagini “virtuali”..la vita…che si sta ritirando..non le “vivifica”..non si stabilisce quella “sincronicità”..tra il fuori e il dentro ..che ci fa sentire il mondo parte di noi stessi…e quella nuvoletta in cielo..qualcosa di conosciuto e familiare..
    La Conoscenza è come la Vita..è Vita..e finchè noi viviamo nell'”altrove”..nella “mente”..è come se fossimo vitualmente morti..perchè il mondo ci sfugge ..come il cielo sfugge al moribondo..
    Com’è che il virtuale diventa reale..?
    Com’è che la “parola” diventa Spirito..?
    E’ necessario che qualcosa di reale ci tocchi..ci sfiori..e improvvisamente appariamo a noi stessi..e la Vita scoperta ..diventa riconoscibile anche fuori di noi..”battezzando” tutto ciò che vede..
    Questo qualcosa che ci tocca..è quell’Influenza Spirituale..che solo un Maestro ci può comunicare..poichè ha il potere di vivificare i simboli…e come fa..?
    Gli aggiusta..gli muove..come un fumatore muove il fiammifero che farà accendere la sigaretta..
    il fiammifero è la parola…e la fiamma..frutto del suo movimento è lo Spirito..e un Maestro..se non accende direttamente il fuoco con la Sua presenza..”muove le parole”..che sono simboli..e li muove in modo tale che possano accendere la Consapevolezza..il Sè..di chi ascolta..
    La presenza di un Maestro è reale..ma le “parole”..i simboli che maneggia..sono virtuali..e diventano reali solo incontrando chi è pronto per capirli..come il fuoco diventa tale solo se il fiammifero incontra qualcosa da bruciare..che altrimenti..come le parole del Maestro..non accendono nulla se nessuno le ascolta..
    Ma le parole..vengono ascoltate con la mente..e se pur filtrano “oltre”..in quel reale che è la nostra “radice”..non ci rimangono indefinitamente..e questa esperienza di “realtà”..se non è ben gestita..alla fine..come un fuoco che si esaurisce..si spenge di nuovo..e ritorniamo a vivere in mezzo ai porci..come il porcaro della fiaba..ma…adesso però sappiamo che esiste un virtuale che è della mente..e un reale che è della Consapevolzza..del Sè..e il raggiungerlo o disvelarlo..sarà la nostra riconquista del Regno..
    Il virtuale non è l’illusorio..perchè tutto è illusorio tranne l’Inqualificato..
    ma è un diverso grado di realtà..un grado lontano da quel Centro..o Vita..che è l’apparire nel nostro mondo del volto dell’Infinito.. anche Lui gradino verso quell’unica Realtà..che alla fine sarà il nostro destino..quando anche la Vita sarà un peso e una prigione…ma per ora…..

  17. eckhart ha detto:

    Paritosh:è un diverso grado di realtà..un grado lontano da quel Centro..o Vita..che è l’apparire nel nostro mondo del volto dell’Infinito.. anche Lui gradino verso quell’unica Realtà..che alla fine sarà il nostro destino..quando anche la Vita sarà un peso e una prigione…ma per ora…..

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

    “Allontana da me questo Calice” disse..
    ed abbandonandosi a Lui,tornò ad essere Pace.
    Ogni istante,in ogni respiro,una morte,una rinascita..
    Siamo quel Respiro.
    Se proprio dobbiamo identificarci..
    che sia solo quel Respiro..

    Respiriamoci la Vita.

    PS Yam,divertiti,rilassati.
    Sono felice per te che tu in questo momento possa farlo.
    Senza ipocrisia e nessuna invidia…

  18. atisha ha detto:

    G.De Martino: “Per la verità non stava per niente “meglio”. Si è voltato verso la luce, verso il cielo. ” Questa sera sarò passato interamente nel virtuale?
    ———————-
    prova a variare la domanda: ” Questa sera sarò passato interamente nel reale?”
    … forse era quella la sua domanda… chissà..
    nell’ordinarietà noi percepiamo il “virtuale” come fosse reale.. ma giunti a certi stadi quando le due “immagini” si sovrappongono, ecco che sorgono domande.. domande che vengono esposte con i nostri termini conosciuti…
    (è una mia decodifica… prendila per quello che è.. )

  19. Sakshin ha detto:

    Io non dico che il tizio chiamato Madhukat debba piacere per forza o che il modo con cui si presenta ed esprime ci debba convincere, toccare. Non è questo che m’interessa.
    Ravvisavo soltanto che su quasi tutti, sia per Madhukar che per tanti altri che si espongono, che condividono, a modo loro, il “Riconscimento” di sè stessi, c’è sempre un alone di sfiducia, di una qualche forma di ostilità… che io percepisco come una sorta d’invidia spirituale.
    Si trovano sempre mille motivi per negare, per contrastare, per non accogliere…
    Io, invece dico, benevenuto nel Mondo dei Risvegliati!
    Che Iddio accompagni, come ha sempre fatto e sempre farà, la Tua/Sua avventura nel regno di Maya.
    Più ce ne saranno, comunque unici, meglio sarà per tutti.
    Il Messaggio che questi “neo Maestri Advaitin” stanno mandando è molto positivo e semplice: Svegliati anche Tu, è possibile, possibilissimo!
    Sulla rappresentazione e sulla commedia formale e sul come porgere, condividere e ricevere questo messaggio, ad ognuno il Suo. Le Vie del Signore sono infinite, diceva qualcuno.
    Quello che non va bene per noi non è detto che non possa andare bene per qualcun’altro.
    E’ questo sostanzialmente la mia obiezione di fondo ai polemici sistematici.

    Io sono per il vivi e lascia vivere, impara e lascia imparare, insegna e lascia insegnare.

    Io, al contrario, anni fa ero entusiasta di questo Fiorire di Risvegliati.
    Mi dava entusiasmo, alimentava la Fiducia nel senso che ciò fosse anche alla mia portata, a quella di molti ricercatori sinceri.

    Invece devo constatare che quello del Risveglio possibile è ancora un tabù difficile da smontare.
    Se così accade… così è.
    Lo accetto dunque come una realtà dell’evoluzione della Consapevolezza umana, anche se faccio del “mio” meglio per andare avanti, crescere insieme.

  20. Gianni De Martino ha detto:

    Verso la Notte Eterna…

    Nuvole bianche in un cielo blu… Il suo nome, G.L., ora gli sembrava uno spillo all’angolo dell’occhio… Quando la sua anima acconsentì a parlargi, a distanza, attraverso un filo speciale, un potente flusso di energia affiorò da un’altra notte, densa come un buco nero.

    Un’intera vita di energia tenuta dal filo del respiro: introiezione/dilatazione, unione/separazione, sobrietà/ubbriachezza, presenza/assenza, annientamento/sussistenza…

    Ne uscì, sfibrato, mentre la propria notte spariva nell’etereo chiarore di un’Aurora di anti-materia.

    Sentiva, vicina, la notte umida dell’origine dalla quale si era da sempre protetto e difeso.

    E ora lasciava affluire, defluire… Andava verso.

    Andava controcorrente, contro se stesso, consenziente, verso una dissoluzione di se stesso.

    Morire a se stessi comporta una grande angoscia, un attimo prima dell’afflusso di gioia successiva.

    Perdono. Pace. Beatitudine infinita e senza causa. A tutti, salve! :-)