Feed on
Posts
Comments
Collegati
Share this page to Telegram

Madhukar, come definirebbe il Suo messaggio in poche parole?

Che ogni persona, indipendentemente delle sue circostanze di vita, è libertà e pace.

È allo stesso tempo anche il messaggio fondamentale di Advaita?

Sì, il messaggio di Advaita è: Tu sei Questo! Essere tutt’uno, Essere qui. Il Questo comprende tutto. Nella nostra cultura e nella tradizione cristiana il Questo viene chiamato Dio, l’intero universo. Nella tradizione dell’Advaita il Questo viene descritto con “Sat-Chit-Ananda”. Si traduce generalmente con esistenza-coscienza-beatitudine. Secondo la mia esperienza, anche la beatitudine è solo un’apparenza di corpo e mente.

La pace è verità assoluta: questo è conoscenza vera. Perciò descriverei il Questo con: esistenza-coscienza-pace. Advaita è una direzione filosofica e la filosofia non può mai spiegare realmente l’Essere o l’esperienza dell’Essere, ma può solamente provare a interpretarlo. La verità assoluta è che la Divinità è già qui. Non viene da fuori, ma esiste in ognuno di noi. Non c’è separazione. Solo Essere. Non esiste dualità. Questa è l’essenza dell’Advaita. La parola del Sanscrito indo-germanico significa letteralmente “non-dualità”.

Lei chiede alle persone che L’ascoltano di indagare sé stessi. Cos’è la sostanza dell’autoindagine? Come la si pratica?

Non esigo niente dalla gente. Ma presuppongo che vengono nelle mie riunioni perchè vogliono sentire la verità assoluta, riconoscere chi sono. Perciò consiglio l’autoindagine. Tra l’altro la parola autoindagine secondo me è più adatta che autoricerca, perché la ricerca secondo la nostra comprensione è legata con attività.

Autoindagine significa due cose: per prima cosa tratta del Sé. Il Sé ha sempre a che fare con me stesso. Il Sé viene definito dalla scienza moderna come concetto per descrivere quello che è la nostra coscienza, la consapevolezza conscia. Gli scienziati, i neurologi e psicologi non sanno con certezza, se si tratta di una coscienza personale o se, in realtà esiste una coscienza assoluta, la quale viene percepita solo tramite l’identificazione del corpo e della mente come coscienza individuale. L’Advaita si riferisce al Sé già da millenni di anni.

In secondo luogo, l’autoindagine ha a che fare con la ricerca della sorgente dell’Essere. L’orientamento su questo non lo vedo come ricerca con la mente, ma più come un risveglio permanente dal nostro sogno quotidiano, il sogno di una realtà apparente: arrivare Qui e raggiungere la verità assoluta. Essere qui. La verità assoluta per me è qualcosa di molto naturale. Nella terminologia dell’Advaita chiamiamo questo Sahaja Samadhi, Essere naturale. E siccome so che ciascuno è Questo, è possibile per ognuno conoscerlo.

Nelle antiche tradizioni di saggezza spesso mettevano condizioni per aprirsi ad una via o per praticare una via di saggezza particolare. Come funziona l’autoindagine? La possono fare tutti? Sono necessarie particolari condizioni fisiche, mentali o morali?

Non è compito mio dire alla gente: “Dovete fare questo o quello e soltanto allora potrete riconoscere chi siete”. Non vorrei appesantire nessuno con condizioni morali o etiche. Ciascuno di noi ha già in base alla sua educazione e cultura certi concetti etici e vive conforme a questi o li contravviene. Qui però non si tratta di morale, ma di riuscire a capire, chi “è” realmente presente. Per questo non c’è bisogno di particolari presupposti.

È sufficiente il desiderio ardente di libertà. Se la libertà esiste veramente, deve essere qui e adesso. Se la verità esiste, deve essere qui e adesso. È dimostrato dalla storia che sia uomini non etici, che quelli che erano considerati moralmente superiori, si sono risvegliati, completamente indipendente dalla loro vita precedente.

Se il risveglio li ha resi uomini “migliori” – bene, però questo non è essenziale. Si tratta della conoscenza di se stessi. E questo è possibile, indipendentemente di ogni condizione.

Evidentemente alla maggior parte degli uomini risulta difficile risvegliarsi spontaneamente. Ci sono degli ostacoli. Lei a cosa riconduce che la sola informazione non basta per il risveglio? E secondo Lei cos’è necessario per superare questi ostacoli?

L’ostacolo è l’identificazione con il corpo e la mente. Nel caso di un neonato questa identificazione ancora non c’è. Si potrebbe dire che ci viene insegnata. E più tardi questo insegnamento diventa realtà e gli uomini pensano di essere questa persona, che in realtà non è nient’altro che un collegamento complesso di pensieri e sentimenti.

È utile l’autoindagine con la semplice domanda “Chi sono io?” Erroneamente si pensa che l’autoindagine sia un esercizio per arrivare ad un certo stato o che sia la meta del risveglio. In realtà però è così, che l’autoindagine serve a smascherare gli ostacoli che ci fanno pensare, che non siamo liberi. Inoltre è molto utile il contatto con un risvegliato.

Come si distingue allora la percezione di un risvegliato da una persona normale? Percepisce il mondo che lo circonda in modo diverso?

La differenza è nell’identificazione accennata. Il risvegliato è il Sé. Invece la persona normale si identifica completamente con la sua percezione di corpo e mente, con le sue emozioni e il suo umore. Si potrebbe addirittura dire che è dipendente dai suoi succhi corporei, prigioniera delle reazioni biochimiche del suo cervello. Anche questa persona sorge dal Cuore, però è identificata con il pensiero dell’Io. Invece il risvegliato ha realizzato senza dubbi che è Questo, l’eterno, dove tutto ha luogo. Però, non è che vada per le strade e che mi dica sempre “Sono l’eterno, nel quale tutto succede”, ma l’essere qui è del tutto naturale.
Non c’è una separazione fra l’eterno e le manifestazioni della persona comune.

Come sappiamo, ognuno di noi vede il mondo in modo soggettivo e ciò nonostante partiamo da una realtà fissa, esistente e oggettiva. Anch’io percepisco il mondo con le sue bellezze e le sue sofferenze. Ma la coscienza dell’esistenza propria, del Sé, il quale non è influenzabile, è semplicemente più forte. La verità è di una grande chiarezza e naturalezza.

Il risveglio è un processo o un momento? Può descrivere il prima e il dopo della Sua esperienza?

Finché Lei pensa di essere in un processo, sembra come se fosse parte di questo processo. Tra illusione e verità, tra vita quotidiana e realtà, sonno profondo, sogno, stato di veglia, chi lo percepisce? Nel momento in cui Lei si è risvegliato, si rende conto che è sempre stato sveglio, che non è mai stato altro che questa presenza e che aveva solo orientato la Sua attenzione ad apparenze. Vorrei compararlo con la nostra percezione del sole. Come sappiamo, il sole splende sempre. In caso di una giornata nuvolosa però diciamo: “Il sole non c’è”. Peró il sole c’è sempre. Solo che tra noi e il sole si sono messe delle nuvole.

Quando le nuvole scompaiono, si dice: “Il sole splende”. Così diciamo anche al mattino: “Il sole sorge”. Ma in realtà la sera noi ci giriamo dall’altra parte e al mattino ci rivolgiamo di nuovo verso di esso. Anche quello che viene definito risveglio è sempre stato. In realtà non esiste un risveglio. Se esistesse un risveglio, significherebbe che prima non eravamo risvegliati. In realtà la libertà è sempre qui. Lei si rende conto che nella Sua vita è stato sveglio in molti momenti, però che non ha riconosciuto senza dubbio cos’è la realtà. Nessuno Le ha assicurato: la verità è adesso! Il vero Sé è adesso! Se si risveglia, allora riconoscerà che è sempre stato sveglio. Non esiste nient’altro.

Come ha vissuto questo momento del risveglio? Come una conseguenza dei Suoi sforzi? Oppure a cosa ha collegato il fatto che ad un certo momento si è risvegliato?

Io lo riconduco alla grazia. Gli sforzi sono solo apparenti. Per la persona questi sforzi magari sono stati necessari, ma non per Questo che sono io. Quello che sono non ha bisogno di nessun sforzo. Attraverso la grazia ho seguito il desiderio di libertà, ho seguito la chiamata del mio Maestro. Perché quando ho sentito il suo messaggio per la prima volta, è stato riportata da uno yoghi che parlava negativamente di Papaji, che dava un cattivo giudizio di questo Maestro a me ancora sconosciuto. Non mi sono lasciato influenzare da questa opinione, ma dal messaggio di libertà di Papaji: “Sei già libero, non devi fare niente, non devi meditare, nessun Sadhana , nessun esercizio spirituale è necessario”. Fu come un fulmine. Chiarissimo. Potevo solo dire: “Sì, sì, sì!” Perchè?

Anche io come molti altri, mi ero sforzato, come yoghi mi alzavo presto ogni mattina e facevo i miei esercizi, meditavo, per anni, decenni. Ho riconosciuto che tutto questo mi ha portato delle esperienze meravigliose, alle quali aspirano gli uomini spiritualmente interessati, come illuminazione, esplosioni energetiche, stati trascendentali, esperienze di morte, percezioni extracorporee, quindi varie realtà della coscienza, ecc. Però non mi era stato possibile la cognizione vera e propria di sapere chi sono. Ero stanco di esercitare, di tutta questa pratica, di questa ricerca nella cristianità, nello sciamanismo, nel buddhismo, nel tantra, nella filosofia.

Volevo la libertà. E se veramente Lei aspira alla libertà e sente questo messaggio di libertà, allora è un riconoscere immediato. Di conseguenza ho voluto incontrare subito questo guru. Ho preso il primo treno e ho viaggiato per 42 ore attraverso tutta l’India. Arrivato a Lucknow, mi sono reso conto che non sapevo neanche dove abitasse. Conoscevo solo il suo nome, Papaji, che non era il suo nome di famiglia, ma il titolo di onore “Padre venerando”. Ciò nonostante lo trovai in breve tempo, e al nostro primo incontro cadde da me un grande peso, tutto il passato, tutto quello che avevo imparato, tutta l’esperienza spirituale. Non l’ho considerato subito come il mio Maestro, questo diventò così poco a poco, nel praticare quello che mi consigliava, così tutto avvenne come doveva.

Non si potrebbe dire che i Suoi sforzi anteriori sono stati proficui per il Suo risveglio, così come lo descrivono i metodi yoga tradizionali? Nella sua breve biografia ho potuto leggere che ha avuto delle esperienze Kundalini, e tradizionalmente l’illuminazione è vista come punto d’arrivo di queste esperienze.

Nel percorso Yoga Samadhi è la meta. Esperimentare Samadhi è molto raro e meraviglioso, però si tratta ancora di stati. Ci sono dei yoghi potenti che sanno controllare il loro corpo e la loro mente, però non hanno necessariamente riconosciuto chi sono. Sembra come se gli sforzi o le cosiddette vie spirituali avessero portato al risveglio. Però in realtà è grazia e la presenza del Maestro. È ovvio che la via spirituale per molti è solo un rinvio che li ostacola nel riconoscere quello che è già qui! Le persone si sforzano, ma così la verità viene solo rinviata.

La verità è già qui. Perchè dobbiamo fare esercizi per questo? Perchè? Perchè pensiamo che ci sia un’impurezza nel corpo o nella mente, che questa o quella relazione debba essere ancora chiarita, che questo o quello dell’infanzia o del rapporto genitori-figli debba essere aggiustato, ecc? Fatto è: il Sé non è mai stato toccato da relazioni o esperienze. Il Sé è assolutamente intatto, assolutamente puro. Sempre qui, sempre adesso.

Ci può essere ancora uno sviluppo per la persona quando ha riconosciuto Questo?

Per la persona potrà esserci uno sviluppo, per il Sé no.

Che cosa vuole dire per Lei sviluppo?

Io penso a due saggi che hanno vissuto molto vicino, Sri Ramana Maharshi e Sri Aurobindo. Avevano realizzazioni simili, ma nella loro dottrina, se nel caso di Ramana si può parlare di una dottrina, Ramana ha vissuto il Sé come statico, mentre Aurobindo dopo il Nirvana ha riconosciuto ulteriori livelli di sviluppo della coscienza.

Sri Aurobindo pensa che il divino venga dall’alto, scenda verso livelli di coscienza inferiori e risalga poi di nuovo. Presuppone quindi un processo. La mia cognizione non è così, perché la verità assoluta non conosce questo processo, solo corpo e mente conoscono processi. Sarà servito a Sri Aurobindo e ai suoi praticare questo. È verità assoluta? Verità è che il divino è già qui e non viene da fuori, ma è in ognuno di noi.

La via spirituale viene spesso paragonata con un affinamento della personalità. Avviene un cambiamento nella psiche, nella mente, quando uno si è risvegliato?

Non si può generalizzare. Ci sono delle forme diverse: persone che dopo il loro risveglio si sono ritirate totalmente. Altri hanno trascurato il loro corpo e vissuto come selvaggi. Ramana Maharshi invece si è messo a disposizione 24 ore al giorno per le persone che venivano da lui e ha condotto una vita molto pura. Secondo la mia esperienza, se qualcosa si deve raffinare o cambiare, succede da solo. Specialmente se è ancorato nell’autoindagine.

Il mio Maestro mi diceva: “You don’t need to change anything” (Non devi cambiare niente). Lo sforzo di essere una persona migliore è sicuramente nobile, ma purtroppo non garantisce il risveglio. Esiste un detto di Buddha: “Per riposare nel Sé è più benefico il tempo che una formica richiede per camminare dalla punta alla radice del naso che tre vite piene di buone azioni.” Quindi anche il fondatore del buddismo, per il quale comprensione e buone azioni sono fondamentali, dichiara che il soffermarsi nel Sé è la cosa più importante.

Qual è la sua motivazione per comunicare? Lei comunica attraverso le Sue riunioni o Satsang che hanno una struttura precisa; vorrei quasi dire che sono un rito. Perché proprio in questo modo? Ha preso questo dal suo Maestro? Le sembra efficace?

È efficace! La grande gratitudine che molti mi esprimono per ciò che gli succede, dimostra senza ombra di dubbio: gli incontri sono benefici. Io non ho motivazione. Tutto succede semplicemente. Avvolte dico scherzando: “Io sono uno schiavo del mio Maestro”. Forse posso spiegarlo con il concetto d’onore delle antiche tradizioni di indiani e germani: se una persona ti ha salvato la vita, gli eri obbligato per tutta la vita. Originariamente non avevo il desiderio di vivere ed agire come lo sto facendo adesso.

Quando andai da Sri Poonjaji, avevo solo il desiderio concreto di essere libero. Tutto il resto è capitato da solo. Dopo due anni, Papaji mi ha predetto in un Satsang che molte persone, “tutto il mondo” come diceva lui, sarebbero venute da me. Se ci penso, devo dire che all’epoca mi sembrava irreale – e neanche attraente. Cos’è successo alcuni anni più tardi? Sono stato invitato a tenere Satsang da gente che si sentiva attratta da me, e ho accettato gli inviti. Così si sono sviluppate sempre di più queste tournée annuali di incontri, e migliaia di persone condividono queste riunioni con me. E mi piace così com’è.

Per quanto riguarda la forma del Satsang non vedo nessun motivo di cambiarla. La forma non è così importante. Quello che si rivela nel Satsang, quello che succede, è l’essenziale: meraviglioso e indescrivibile. La forma invece è molto semplice: da una parte il silenzio e dall’altra il dialogo. Il dialogo serve a chiarire domande e dubbi. È bene se le persone chiariscono i loro dubbi. La chiarezza è meravigliosa. La chiarezza è la chiave per il paradiso. Perchè il silenzio è una componente importante delle riunioni? Solo nel silenzio la verità si può rivelare.

Inoltre esprimo all’inizio del Satsang, secondo una tradizione antichissima, il desiderio del Gayatri-mantra: che tutta l’umanità, che tutte le creature trovino la pace. Nonostante che da migliaia di anni vediamo che il mondo non è in pace, continuiamo a desiderarlo. Prima di tutto intono un OM. Questo mantra già mi rallegrava e affascinava quando 25 anni fa venni in India per la prima volta. Secondo la sapienza vedica in questo suono si manifesta l’intero universo.

Nell’attuale cultura giovanile questa lettera, il logo di questo mantra, è molto popolare. Anche il mio Maestro ha cantato l’OM e ha parlato del suo grande effetto. Questo mantra è un suono universale, che suona anche nella religione cristiana in forma di un amen e nel buddismo come aum, nell’islam come amin.

Per il resto la forma del satsang è abbastanza libera. Certe volte può essere molto divertente e abbastanza sciolta e avvolte invece l’atmosfera è più sacra. Si balla con musica leggera, si ride, si piange, dipende. Però: un buon vino gusta meglio bevuto da un bicchiere di cristallo che da un bicchiere di plastica. Anche se la forma non è prioritaria, viene percepita superficialmente per prima. In realtà si tratta di qualcos’altro, cioè della conoscenza di sé stessi in chiarezza e amore.

Lavora consapevolmente con una forma di energia che trasmette alle persone? Lei guarda a lungo negli occhi. Ci sono molti momenti di silenzio. Esiste un impulso consapevole in direzione delle persone per aiutarle? Riconosce se qualcuno si risveglia? Succede consapevolmente qualcosa in Lei?

Noi tutti siamo energie. Se sa questo, non c’è più bisogno di lavoro. Aiuto e grazia scorrono senza interruzione. Non c’è l’illusione che sono io quello che aiuta. Impulsi e riflessioni sono possibili e utili per riconoscere a che “punto” si trova la persona che è davanti a me. Però sono utili per venire incontro individualmente alla persona. In realtà tutto succede da sé. Il silenzio è il mezzo migliore. In questo silenzio tutto succede da sé. Questo amore è senza forma e pure così tangibile.

Il sito di Madhukar è www.madhukar.org

261 Responses to “Essere tutt’uno, vivere con Advaita, intervista con Madhukar”

  1. eckhart ha detto:

    Non affermi cose sbagliate ,Paritosh,
    difatti ho affermato che è semplice, non banale..
    L’esoterico c’è perchè c’è la mente..altrimente la verità non si celerebbe:
    “La Natura ama nascondersi” diceva Eraclito
    Ma ,l’Essere Naturale,nella Tradizione,è lì… assolutamente semplice.
    “Beati i semplici” diceva ,non a caso, Qualcuno..
    La mente scambia questa semplicità per banalità,perchè la mente
    vorrebbe tutto alla propria portata,ma non potendoci arrivare,
    poichè non ammette la propria trascendenza,
    preferisce pensare che sia tutto complicato

  2. Gianni De Martino ha detto:

    Grazie degli spaghetti… Deliziosi !

    Scopo della pratica è aprire il nostro spirito ( così come si apre una scatola di conserva per mangiarne il contenuto).

    Cin ! cin ! E “morta lì” ?
    Aprire la scatola e farsi du spaghi – in santa pace e in allegria, senza invidiare la roba del vicino “là fuori” e senza pensare al colesterolo alto – non basta: occorre un certo spirito di ripresa.

    Restano un mucchio di scatole, di riti e di detriti. Così costantemente dobbiamo lavorare e tutti i giorni pulire tavola e cucinotto.

    Anche se puliamo, facciamo la boccuccia e abbiamo il sentimento di farlo perbenino, se una tale attività non è fondata su uno spirito di fiducia e di continuità è sentirsi come dopo un trip di Lsd, una calata al rave o un buon pranzetto in comitiva – che non dura che lo spazio di uno slurp! slurp! e non esaudisce i voti di yogi, dakini e bodhisattva.

    Praticare allora in maniera “continua”, tutto quel che serve ce l’abbiamo in casa.

    Per fare za-zen, per esempio, basta sedere con il culo – o perlomeno con quello che ne resta – finalmente a terra.

    P.s.
    Se faccio delle comparazioni è per chiarire un barlume di pratica a me stesso. – Ma forse, date le curvature beat & gli inevitabili aggrovigliamenti di psiche eccetera , divento facilmente critico. ( Ho sempre “un po'” il timore, quando scrivo, di non farlo per il Potere, di non farlo per il Ribelle, ma solo per essere punito…). allora è forse meglio che mi fermi qui, aggiungendo solo:

    Che gran disordine chiaro!

    Viandanti, aquile e passeri danzano nel cielo.

    Eversivi percorsi di consapevolezza:-)

  3. atisha ha detto:

    Eckhart: Gianni indica come via , traumi necessari..non li nego,ma io direi che è in qualsiasi esperienza che ci ribalti dalla mente pensante e la sua logica,in qualsiasi risposta che dissolva la domanda stessa.

    Gianni de Martino: In ogni caso, pare che lo scopo della pratica sia guarire se stessi e possibilmente l’innumerevole esistere di creature anch’esse “ferite” – se non dal male ( come… diarrea e altri penosi incidenti karmici ) perlomeno dalla disperazione – in modo da accedere in vita, così come anche in astrale, a uno stile di vita meno fisso e contratto, più libero e più felice – nonostante tutto.

    Paritosh: E dal momento che l’anelito è sincero..non suscita invidia o malumore..non provoca atteggiamenti irrispettosi o sufficienti..non si dice che è tutto un bla bla bla..come certi interventi del forum giustamente sanzionati in nome di un bla bla bla uguale e contrario..

    doghen: Lo scopo della pratica lo impareremo da soli facendola.
    Mi piacciono di più i libri dei maestri zen (con tutto il rispetto per te, ovvio, Maestro Beat!) Ciao :-)
    ————————————————————————————

    ecco un sunto dei nostri “pensieri”…
    certo Gianni (mi permetto di chiamarti per nome) ha offerto ben altro, celato tra le righe del giornalista.. ed è lì che la mente acuta ed intuitiva del ricercatore dovrebbe saperSi specchiare.. saper andare.. accompagnandoSi al Fuoco (interiore) che danza.. empaticamente..
    ma aimè spesso la mente meccanica, la mente che capta solo il bello e comodo siede altrove…. sulla superficie..
    ed ecco che le parole che ho menzionato di paritosh e quelle di doghen, nell’apparenza contrapposte, hanno la loro ragion d’essere…
    l’amico Paritosh, attratto dal seme dello scrittore di Gianni, si adagia subito tra le “lenzuola variegate” dei suoi racconti e si rilassa…
    mentre Doghen, questo sconosciuto, amante della pratica e dello zen, lo censura.. pensando subito che tali blah blah blah non portano a niente, nè raccontano niente…
    Ahh.. quante teste siamo.. quanti ego.. pronti solo a strattonarci, pronti sempre a non accogliere l’altro..
    a meno che non ci si esprima “come piace al proprio automa”…
    a meno che non si senta un vago richiamo alla propria esperienza…
    o corrispondenza..
    Questo è il trionfo della frammentarietà del verbo..
    Più saluti… :-)

  4. Bipo ha detto:

    Fantastico.

    Mi collego ad innernet dopo più o meno un anno, credo, e non è cambiato nulla nel modo di interagire dei commentatori.
    Qualche nuovo nome, ma i ruoli sono più o meno sempre quelli.

    Alla faccia dell’impermanenza!

    Ciao a tutti!!!

  5. atisha ha detto:

    cosa ti aspettavi, Bipo?
    cosa hai fatto in quest’anno trascorso?
    cosa è cambiato per te?
    raccontaci…. :-)

  6. Bipo ha detto:

    Cosa ti aspettavi? Boh, non saprei. Egoicamente, direi che mi aspettavo che il forum “migliorasse” o “peggiorasse”, vale a dire, cercavo, come al solito, una qualche misura del mio valore nel mondo esterno.

    Cosa hai fatto in quest’anno trascorso? Le stesse cose che facevo prima: lavoro, soprattutto lavoro, letture spirituali nascoste, pallidi ma continui tentativi di meditazione e presenza, ecc.

    Cosa è cambiato per te? Direi nulla, quindi è quasi ovvio che il “forum”, come mio specchio, sia rimasto apparentemente identico a com’era prima.

    Ciao, a tra un anno!

  7. paritoshluca ha detto:

    104Bipo
    Fantastico.

    Mi collego ad innernet dopo più o meno un anno, credo, e non è cambiato nulla nel modo di interagire dei commentatori.
    Qualche nuovo nome, ma i ruoli sono più o meno sempre quelli.

    Alla faccia dell’impermanenza!

    Ciao a tutti!!!

    ………..
    Lo scrivere serve a trascendere lo scrivere..
    il pensare serve a trascendere il pensare..
    il vivere serve a trascendere la vita…
    Qui..nel blog..forum reincarnato..si cerca di scrivere e pensare..
    e a seconda di quale dei due termini predomini..avremo la permanenza e l’impermanenza..
    I discorsi ovvii e scontati..sono la permanenza..mentre i discorsi veri e sagaci sono l’impermanenza..perchè sono rari..come l’oro d’Arabia..e tendono a scomparire facilmente..

  8. paritoshluca ha detto:

    106Bipo
    Cosa ti aspettavi? Boh, non saprei. Egoicamente, direi che mi aspettavo che il forum “migliorasse” o “peggiorasse”, vale a dire, cercavo, come al solito, una qualche misura del mio valore nel mondo esterno.

    Cosa hai fatto in quest’anno trascorso? Le stesse cose che facevo prima: lavoro, soprattutto lavoro, letture spirituali nascoste, pallidi ma continui tentativi di meditazione e presenza, ecc.

    Cosa è cambiato per te? Direi nulla, quindi è quasi ovvio che il “forum”, come mio specchio, sia rimasto apparentemente identico a com’era prima.

    Ciao, a tra un anno!
    …………
    Anch’io sono stati per lunghi periodi lontano dal forum..e pur rimanendo il forum sempre lo stesso..io ho viaggiato..frequentando altri forum..più cattivi e violenti..
    e sono cambiato..il blog mi sembra un’oasi di pace..
    è rilassante..e le ferite che ho rimediato..ormai mi hanno temprato a queste punzecchiature..
    Mi sento più sereno e meno polemico..più tollerante
    e accetto anche chi non la pensa come me..nel senso che non mi impegno a convertirlo..
    Tutte premesse per parlare con tranquillità senza dover litigare ad ogni frase..

  9. Bipo ha detto:

    Beh, aggiungo ancora un paio di cose e poi smetto, perché ho un po’ paura che mi riprenda la scimmia da forum.

    Intanto devo dire che una novità c’è stata, e pure piacevole: vedere Ivo in foto. Davvero un gran bell ragazzo.

    Poi volevo dire che mi fa impazzire dal ridere continuare a leggere la paranoia di Sak per chi si nasconde dietro i nickname… Se l’è presa pure con (Gn-Y)am! Luca, lo sai che io e te per lui eravamo la stessa persona, intendo dire anche nel mondo duale?

  10. eckhart ha detto:

    Beh..forse Bipo,sarebbe stato più utile se ti fossi focalizzato su altre scimmie da cui derivano commenti del genere..
    Chissà,magari il prossimo anno…
    Ciaoooo!

  11. atisha ha detto:

    Bipo: Cosa è cambiato per te? Direi nulla, quindi è quasi ovvio che il “forum”, come mio specchio, sia rimasto apparentemente identico a com’era prima.
    Poi volevo dire che mi fa impazzire dal ridere continuare a leggere la paranoia di Sak per chi si nasconde dietro i nickname… Se l’è presa pure con (Gn-Y)am! Luca, lo sai che io e te per lui eravamo la stessa persona, intendo dire anche nel mondo duale?

    atisha: ottima risposta hai postato.. ognuno vede in base al grado di lente che porta…
    se tu non sei cambiato ovvio che focalizzi il tuo non-cambiamento nel forum (ti ricordo che è un blog… vedi che qualcosa è cambiato nel frattempo?)
    quanto alla paranoia di cui sopra… (che paranoia non è perchè ti assicuro che sak ha vita tranquilla e pacata.. e dorme benone).. mi par naturale a volte irritarsi con chi si maschera dietro vari nickname.. senza potersi guardare in faccia… confrontare pacatamente..
    A volte a noi capita di conoscersi nella vita.. e tutte le proiezioni guarda caso cambiano di colpo… se c’è la giusta apertura….
    ma chi vuole restare nell’anonimato a tutti i costi e sfrutta nickname vari e diffida delle possibili aperture ed amicizie tra compagni di Viaggio.. beh.. allora qualcosa stona.. stride…
    C’è chi ci marcia e gode a sconquassare le possibilità di amicizia… guardacaso!
    e chi no.. per alcuni di noi è del tutto naturale ad un certo punto interloquire anche fuori dal forum… e considerare il Viaggio come una formazione di un’unica “Università Divina” dove è posssiblile accompagnarci.. condividere semplicemente… empaticamente ed ognuno con il proprio linguaggio… S T U P E N D O!!.. ti assicuro…
    Beh… buon anno a te…

    ps: sappi comunque che anche per me tu sei un nick..
    una maschera…
    una delle tante che indossa un unico personaggio… :-)… ma va tutto bene lo stesso… l’apertura è sempre comunque possibile, certo mettendo da parte qualcosa…
    ognuno fa ciò che può… io questo.

    Loving you….

  12. Bipo ha detto:

    Ah Eck, tu certo non sei cambiato, sempre a giudicare…

    Come, scusa? Dici che proietto?

    Sicuramente mi dà fastidio accorgermi di giudicare il tuo giudicare. Quindi giudico il mio giudicare il tuo giudicare.

    A ciascuno il suo… Tutto per Uno, Uno per Tutto!

  13. Bipo ha detto:

    Dici che non hai giudicato? Hai solo detto senza dire?

    Boia chi mente!

  14. eckhart ha detto:

    Massì Bipo ..
    che ognuno veda quel che vuole
    senza stare qui a menarcela col giudizio su questo e su quello..
    nè scaglierò la prima pietra.
    Va tutto bene così in fondo eh eh eh ,ciao! 

  15. sorrydi ha detto:

    Paritoshluca

    Ma presto vidi che arrivismi..giochi di potere..antipatie ed odi albergavano in quei luoghi..e dopo aver preso il mala fuggii..come un cane dopo aver addentato la bistecca..
    Alla fine ho capito che l’odio e le offese non vanno fuggite..ma sono il nostro terreno di “meditazione”..
    perchè ci aiutano ad abbandonare le illusioni del mondo..e trovare conforto in quella Verità che brilla dentro di noi solo se guardata..
    ma le offese e l’odio ci impediscono di guardarla..
    perchè nei contrasti ci leghiamo agli altri ..al mondo..mentre nella meditazione ci leghiamo a noi stessi..
    —————————-

    Ho notato(scusate l’ironia)che il cambiamento di un’individuo,se tale individuo vuole,o decide di cambiare,non avviene mai per semplice grazia ricevuta…a priori.
    Paritosh dice “l’ odio e le offese non vanno fuggite”,infatti è solo da qui che se un’individuo comincia l’introspezione di se stesso e osserva le reazioni del suo metabolismo,si puo’ cominciare a scorgere un’umile cambiamento,quell’umile cambiamento,è reale e segna una meta raggiunta,da cui non si puo’ piu’ scendere,da questo scalino un “batti e ribatti”avra’ un senso piu’ globale,e meno identificativo.
    Se questo viaggio introspettivo accade,secondo me si possono donare attimi di umilta’,che hanno una grande energia,viceversa se il viaggio introspettivo non accade,si puo’ donare solo specchi di odio e offese.
    A mio modestisimo parere,questi viaggi non accadono spesso,cioè ogni volta che veniamo”toccati”,ma solo sporadicamente,e forse col beneficio del dubbio.Ecco perchè il cammino è spesso lungo e ripetitivo.

  16. indira ha detto:

    Ciao ragazzi… interessante vedere quante parole e parole riempiono le nostre menti. Non so cosa dicano tutte quelle che ho visto scorrere per arrivare qui in fondo. Alcune le ho lette, ma la noia mi ha assalita al quarto messaggio.
    “Chi sono?” questa è l’unica cosa da chiedersi… non pensate? Il resto è intrattenimento.
    Besos

  17. Sakshin ha detto:

    Indira:
    … interessante vedere quante parole e parole riempiono le nostre menti. Non so cosa dicano tutte quelle che ho visto scorrere per arrivare qui in fondo. Alcune le ho lette, ma la noia mi ha assalita al quarto messaggio.
    “Chi sono?” questa è l’unica cosa da chiedersi… non pensate? Il resto è intrattenimento.
    °°°
    Tu cosa mai scritto qui? Per ora vedo solo una critica.
    Prova allora a scrivere tu qualcosa d’interessante, poi ne parliamo. Ok?
    Se non sai a cosa alludono quelle parole, per forza ti annoi…
    Ma la noia non sta nelle parole che si possono leggere… ma nella mente di chi legge. Sempre.
    Cosa ci sarebbe di male casomai nell’intrattenimento?
    Continua intanto a chiederti giustamente “Chi sono?” e non preoccuparti degli altri.
    E vaiiii! :-))

  18. atisha ha detto:

    i nick tocca e fuggi
    sono (per me) vipere
    che mordono credendo d’iniettarti utile miele…
    sono vascelli fantasmi
    abitati da silenti ombre
    che trasmettono solo così
    la loro dolorosa “assenza”…

  19. paritoshluca ha detto:

    116indira
    Ciao ragazzi… interessante vedere quante parole e parole riempiono le nostre menti. Non so cosa dicano tutte quelle che ho visto scorrere per arrivare qui in fondo. Alcune le ho lette, ma la noia mi ha assalita al quarto messaggio.
    “Chi sono?” questa è l’unica cosa da chiedersi… non pensate? Il resto è intrattenimento.
    Besos
    …………
    Ottimo post..che coglie l'”essenza” delle cose…
    Infatti il blog è intrattenimento..come il giornale dal barbiere in attesa che un posto si liberi ..
    Chi sono io ?..è il barbiere..
    e intanto noi leggiucchiamo..ognuno preso nel suo argomento preferito..
    Ma c’è un momento..quando un posto si libera..che non dobbiamo indugiare nell’ozio..
    Afferrare questo momento..è lo scopo del nostro perder tempo..e si rende possibile..solo se comprediamo la differenza tra tra il domandarsi “chi sono io”..con il pensiero..o con quel qualcosa che superiore al pensiero..è quel barbiere che vorrebbe tosarci..solo se lo lasciassimo fare..

  20. doghen ha detto:

    Indira,
    nel tuo caso, anche chiedersi “chi sono io?” è intrattenimento.
    E allora? Come si fa a levarti di dosso l’intrattenimento?
    Semplice. Impedendoti di intrattenerti troppo…..