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tantra4.jpgSin dall’inizio, il buddismo ha sottolineato, nei suoi insegnamenti sul desiderio, che se desideriamo e non otteniamo l’oggetto del nostro desiderio, sperimentiamo l’infelicità. Se desideriamo e otteniamo ciò che vogliamo, all’inizio sperimentiamo la gioia, ma poi diventiamo ansiosi quando ci aggrappiamo all’oggetto del desiderio. E quando lo perdiamo (come è inevitabile, data l’impermanenza), sperimentiamo un’infelicità ancora maggiore.

Qual è il rapporto tra la sessualità di una persona e la sua pratica? Lo zen insegna che ogni cosa è parte di un essere universale, interconnesso e interdipendente. Questo essere è perfetto e completo in quanto tale. Inoltre, secondo lo zen tutti condividiamo questa perfezione, qui e ora. Se accetto ciò, devo ritenere che il mio valore è completo e incondizionato. “Incondizionato” vuol dire senza alcun “se” (condizione).

Il mio valore non dipende dal fatto che mia mamma lo riconosce, gli altri mi approvano, non mi arrabbio, non ho desideri sessuali né, tanto più, inclinazioni sessuali atipiche ecc. Il mio valore non dipende da ciò che dico e nemmeno da ciò che faccio. A prescindere da tutto il resto, il mio essere fondamentale è già il Buddha (l’illuminato). La mia pratica serve a risvegliarmi a questo.

In altre parole, “praticare” vuol dire realizzare la mia integrità presente e la natura non-duale del Buddha, quindi liberarmi dall’autoalienazione o da quel doloroso dualismo chiamato samsara. Per praticare in modo costruttivo, occorre coinvolgere tutto il proprio essere. Se ho un rapporto negativo o mi sento alienato dalla mia sessualità, non sto dando tutto me stesso alla pratica, tanto meno sto accettando il mio valore incondizionato di Buddha.

Nella ricerca della verità, l’importante non è con chi sto facendo o meno l’amore, ma se riconosco sempre il valore incondizionato mio e del mio partner. L’accettazione incondizionata rappresenta l’amore e la morale perfetti.

La tradizione zen affronta la sessualità all’interno della più vasta categoria dell’indulgenza sensuale. La regola generale è evitare l’abuso della sensualità; ciò include sia l’indulgenza eccessiva sia la mortificazione estrema dei sensi. La maggior parte della gente vive negli estremi. Diventiamo obesi perché mangiamo troppo, ci ammaliamo per il cibo troppo nutriente, abbreviamo la vita con l’alcol, la droga e il tabacco, ci assordiamo con la musica a tutto volume, intorpidiamo la mente con divertimenti stupidi e spesso ci stressiamo con lavori che odiamo per poterci vestire secondo l’ultima moda, guidare una nuova automobile e avere la casa più bella dell’isolato.

Facciamo tutto questo, insegna lo zen, perché pensiamo che così il nostro valore o la nostra autenticità aumenteranno; crediamo che queste cose cancelleranno il fatto (di cui ci rendiamo appena conto) che nulla, soprattutto noi stessi, è eterno; riteniamo che se riusciremo a tenere il corpo e la mente abbastanza occupati, non dovremo affrontare la sofferenza della vecchiaia, della malattia e della morte.

D’altra parte, anche privare il corpo e la mente di cose necessarie per conservare la salute o la consapevolezza è un abuso dei sensi. Sia l’edonismo che il masochismo possono essere violazioni della Via di Mezzo.

Comprendere davvero che possediamo già il valore incondizionato della buddità vuol dire riconoscere che il nostro bisogno e desiderio (o passione) più essenziale è già completamente appagato. In tal modo, tutti gli altri desideri vengono riconosciuti come meramente ausiliari e quindi dovremmo riuscire a parteciparvi senza attaccamenti.

Tuttavia, troppo spesso questo insegnamento secondo cui è possibile godere delle passioni restando illuminati è stato frainteso o volutamente distorto nella dottrina secondo cui le passioni e i desideri sono in se stessi l’illuminazione. Tale distorsione è chiamata “zen del gatto selvatico” o del “gatto folle”, ed è garantito che alla fine condurrà all’aumento delle nostre sofferenze.

Il grande errore dell’edonismo è che spesso è molto selettivo. Generalmente, l’edonismo conferisce al sesso uno status sacro, negando che tutte le altre funzioni del corpo siano ugualmente venerabili. Lo zen sostiene che esse sono tutte ugualmente sacre, e quindi nessuna andrebbe considerata in maniera diversa dal normale. La vita può essere adorata come un tutto, ma assegnare al sesso un valore più alto del dovuto è tipico di una falsa spiritualità. Inoltre, la maggior parte dell’edonismo culturale nasce come reazione al puritanesimo sociale o individuale, che provoca sensi di colpa o di vergogna collegati al sesso.

Una spiritualità fondata su una simile reazione è poco sana. Una delle ragioni per cui lo zen si è mantenuto fedele alla tradizione monastica è stata la necessità di contrastare le tendenze del “gatto selvatico”, che portano all’ulteriore illusione secondo cui io sono le mie passioni condizionate, anziché l’incondizionata natura del Buddha al di là di esse. Un’esperienza di illuminazione è un lungo e profondo sollievo dalle nostre sofferenze; l’edonismo, al massimo, non è che un’anestesia superficiale e molto temporanea del dolore.

A proposito della sessualità, la regola buddista tradizionale impone che un laico eviti i rapporti sessuali con i minori, con chi è sposato o fidanzato con un’altra persona e con chi è stato condannato al carcere o ricoverato in una clinica mentale. A parte ciò, la sessualità dei laici è affare loro. Ciò che lo zen chiede è esaminare attentamente le nostre relazioni alla luce degli insegnamenti sulla sofferenza e l’impermanenza. Il sesso può essere facilmente utilizzato per aumentare la sofferenza.

Sin dall’inizio, il buddismo ha sottolineato, nei suoi insegnamenti sul desiderio, che se desideriamo e non otteniamo l’oggetto del nostro desiderio, sperimentiamo l’infelicità. Se desideriamo e otteniamo ciò che vogliamo, all’inizio sperimentiamo la gioia, ma poi diventiamo ansiosi quando ci aggrappiamo all’oggetto del desiderio. E quando lo perdiamo (come è inevitabile, data l’impermanenza), sperimentiamo un’infelicità ancora maggiore. Non è il sesso a provocare il dolore, ma il nostro attaccamento. Solo se sappiamo perdere e ottenere in modo equanime, siamo in pace con la nostra sessualità. Lo zen ci chiede di tenere sempre a mente questo.

La promiscuità è un’altra attività che lo zen ci chiede di considerare attentamente. Stiamo cercando di instaurare una relazione, anche solo per una notte, o vogliamo evitare di impegnarci in un’altra? La nostra attività è una ricerca genuina del giusto partner o è un tentativo camuffato di usare l’altro per sentirci più completi, senza però preoccuparci minimamente dei suoi bisogni?

La prostituzione, in sé, non è condannata nello zen. Quello che una persona fa con il suo corpo è affare suo. Ma ciò che è condannato è lo sfruttamento o il danno inflitto a un’altra persona, anche se quest’ultima è apparentemente consenziente. La compassione verso gli altri non va abbandonata per amore dei desideri sessuali.

Lo zen non dà giudizi morali nemmeno sul sesso finalizzato al piacere, anziché alla riproduzione. Né fa distinzioni tra l’omosessualità e l’eterosessualità, o tra la sessualità cosiddetta naturale e quella innaturale. Perché dovrebbe, quando il suo scopo è provocare una consapevolezza non-duale, quindi priva di giudizio, del Sé, all’interno del quale tutte le distinzioni succitate sono prive di senso?

Lo zen riconosce che la vita laica, in generale, e la sessualità in particolare, possono spesso interferire con il raggiungimento di questo obiettivo: ecco perché incoraggia una stile di vita monastico per coloro che desiderano fare del raggiungimento di tale obiettivo un’attività a tempo pieno. Ma lo zen riconosce anche che la decisione di abbandonare la vita laicale non è pratica e nemmeno necessaria per la maggior parte delle persone. Quindi, lo zen afferma che la nostra relazione sessuale, qualunque essa sia, deve basarsi totalmente sull’amore e il sostegno reciproco.

Rev. Vajra è un insegnante di Zen Dharma all’International Buddhist Meditation Center, www.ibmc.info, per gentile concessione.
Traduzione di Gagan Daniele Pietrini.
Copyright per l’edizione italiana: Innernet.

58 Responses to “Zen e Sessualità”

  1. atisha ha detto:

    Yam: A volte il passato ci rimane sullo stomaco per mesi interi, pur accogliendolo, accettandolo..poi cosi come era arrivato se ne va..all’improvviso.

    atisha: ..anche per anni..
    ma non se ne va all’improvviso.. se ne va nel momento in cui si è reali, totali nell’accettazione..
    poi il nostro “ego/mente” pensa sia accaduto all’improvviso..

  2. Wuaw ha detto:

    Ho letto un pò frettolosamente i recenti interventi e debbo dire che li apprezzo molto.
    Vorrei tornare ad un punto di IVO in cui fa riferimento al pericolo della pornografia e la assimila alle armi, che giustamente sono sottratte (dovrebbero essere sottratte) alla disponibilità dei minori.

    Non solo sono pienamente daccordo ma vado oltre.
    Ma voglio sottolineare prima che questa ipotetica chiarezza, che “egoisticamente” mi attribuisco, discende dal riconoscimento dei ruoli, dal non sentirsi già nel nirvana ma nel riconoscere si essere ancora nel samsara, unico mezzo per…..
    Ma non è per i massimi sistemi che sto intervenendo.
    Se si rimane con i piedi per terra, senza astrazioni estreme nè prese di posizione pseudomoralistiche, si ha più probabilità di centrare il problema ed avviare soluzioni.
    (qualcuno parlerebbe di via di mezzo)
    Sul problema giustamente posto da Ivo, ecco, così mentre ho sottolineato che da alcune manifestazioni “spinte” del sesso si può ricavare qualcos di buono, è invece pessimo l’uso che la nostra società bacchettona permette invece che se ne faccia.
    Da un lato si vuole punire i clienti del più antico mestiere del mondo, dall’altro non ci si scandalizza che si usi il veicolo sesso per vendere qualsiasi cosa, dal grissino al frigorifero, dalla macchina al profumo.
    Così come vanno protetti i minori, che vanno assolutamente protetti, và anche protetto il maggiorenne che non vuole essere bombardato da indiretti messaggi in ogni momento della giornata.
    Ecco perchè considero l’ipocrisia il peggiore dei peccati ed il richiamo al dubbio sulla nostra stessa maturazione un invito necessario.

  3. saba ha detto:

    Posto pienamente il commento numero 33!

    Posto anche Wuaw
    Così come vanno protetti i minori, che vanno assolutamente protetti, và anche protetto il maggiorenne che non vuole essere bombardato da indiretti messaggi in ogni momento della giornata.
    Ecco perchè considero l’ipocrisia il peggiore dei peccati ed il richiamo al dubbio sulla nostra stessa maturazione un invito necessario.

    Ogni tanto soffro x la non consapevolezza della quasi totalità delle persone che conosco. Ma + che altro la verità è che sono triste per me che sono “solo” in quanto incompreso dagli altri. Solo in secondo luogo mi dispiace per gli altri che soffrono a causa delle loro azioni inconsapevoli ma questo è un altro tipo di sofferenza che mi tocca in modo diverso.

    Secondo me la verità è relativa. L’unica verità non relativa è la nostra stessa verità che possiamo comprendere pienamente solo noi. Vale anche per il sesso?

    Il volersi unire ad un altra persona credo sia solo un modo per appagare i propri bisogni. Infatti è volersi unire. Siamo noi che lo vogliamo. Quando mai ci sono stato con una ragazza che non mi piaceva?! In realtà l’ho fatto ma a che scopo? Per lei o per soddisfare un mio piacere personale? La seconda… In ogni caso fare una cosa per appagare i bisogni dell’altro credo sia sbagliato perchè non è detto che dobbiamo essere x forza noi a dover provvedere. Dovremmo invece pensare a noi e non cadere nell’errore di credere di aiutare l’altro mentre poi facciamo tutto per soddisfare il nostro bisogno di sentirci utili o di possedere qualcosa… e quando non veniamo ringraziati adeguatamente o veniamo lasciati ci arrabbiamo e ne traiamo risentimento o diventiamo violenti (vale soprattutto per gli uomini)…

    Provare piacere nel vedere godere l’altro? Credo che in realtà si prova piacere sempre per se stessi. Faccio un esempio. Se io sono molto altruista e mi piace vedere felici gli altri cerco di aiutare più perosne possibili. Lo faccio per loro o perchè mi rende felice?
    Certo è bello che la mia felicità o il mio piacere sia anche quello dell’altro. Credo che la chiave di tutto sia questa. Siamo degli egoisti a cui paice essere altruisti.

    In ogni caso temo che ad un certo punto del cammino spirituale l’unico modo per andare in profondità sia isolarsi in un monastero o in eremitaggio fino a capire veramente chi si è. L’insegnamento migliore è: “conosci te stesso”. Però nel momento che questo risulta un peso troppo grande e genera una sofferenza maggiore di quella che si prova vivendo la vita di sempre, secondo me, e sottolineo secondo me che non sono nessuno, sarebbe meglio smettere. Questo non vuol dire arrendersi alla prima difficoltà ma come si è già accennato sopra, essere sinceri con se stessi e non lasciarsi ingannare dall’ego che, da quanto ho capito sino ad ora, è molto molto astuto. L’ego potrebbe anche consigliarci di suicidarci perchè questo mondo non fa per noi. Quindi attenzione a prendere decisioni affrettate in momenti di sconfroto. Voglio dire che se devo prendere la decisione di andare in un monastero dovrò prenderla in un momento in cui tutto di questa vita mi va bene e nonostante ciò dentro di me sento che c’è qualcosa in più da scoprire. Io personalmente se scegliessi di abbandonare tutto quando però in realtà non ho niente da perdere perchè tutto mi va male mi sentirei solo un codardo o un ipocrita. Certo con questo non voglio dire che prima mi creo una famiglia felice e poi l’abbandono: non fraintendetemi.

    Ma se l’ego si basa sulle esperienze che abbiamo vissuto per costruire ragionamenti all’apparenza leciti facendoci vedere la realtà in modo deviato come possiamo sperare di intravvedere un minimo di realtà? Forse se viviamo nel presente, come insegnano gli illuminati, allora il passato per noi non conterò e l’ego perderà potere?

    Quindi, x nn andare troppo fuori tema, x es quando si vive una storia con un altra persona secondo me la cosa migliore sarebbe dimenticarsi delle esperienze passate (positive o negative o assenti che siano) e vivere nel presente senza aspettative che creano attaccamento e che proiettano nel futuro e non fanno vivere pienamente il presente.

    Quindi un consiglio che mi sento di darmi è: prendi le tue scelte in base a quello che conosci ma prendile e non stare fermo in eterno senza paura di sbagliare! Non voglio perdere la mia vita studiando libri e libri di insegnamenti senza vivere i molteplici aspetti della vita. Una ragazza un giorno mi disse io ho sofferto tanto per amore ma almeno non avrò rimpianti. Per lei era importante questo: vivere senza rimpianti. Per me a differenza sua quello che era importante era invece non creare sofferenza x me e per gli altri a causa della mia insicurezza. Chi sbagliava?

    C’è il tempo per leggere e quello per mettere in pratica e per dimenticare tutti gli insegnamenti ricevuti. Un altro insengmaento che giudico molto importante è: una volta raggiunto un certo livello di consapevolezza è necessario liberarsi degli insegnamenti alla stregua di un serpente che cambia la propria pelle…

    Infondo se non si fanno esperienze senza essere condizionati dagli insegnamenti stessi, come si può sapere se quegli insengamenti sono corretti o meno? Ricordiamoci che chi ha ideato gli insegnamenti non li sapeva a priori: li ha dedotti osservando la realtà circostante. Quindi se non si sta attenti, dato che possono essere mal interpretati, qualsiasi insegnamento può essere una trappola. In ogni caso uan trappola è per chi ha la necessità di caderci. Per chi non la vede e quindi è giusto che ci cada, ma è giusto che venga aiutato a vederla da chi ne sa qualcosa di più.

    Se non si mette in pratica cmq vuol dire che non si è in grado di comprendere l’insegnamento.

    Secondo me l’insengamento del porno si può riassumere in: fai sesso con persone che non conosci e trai eccitamento sessuale guardando foto e video da amplessi alturi… Devi riuscire a trarre piacere concentrandoti sui corpi e sul piacere degli altri senza badare alle tue sensazioni, al tuo corpo e alle tue reali necessità. Lascia che gli altri decidano i tuoi gusti, quello che deve essre eccitante per te, quali sono le posizioni più apapganti, i vestiti più erotici. Lascia che il sesso entri in ogni parte della tua vita, lascia che le donne, o gli uomini, per te suano solo quello e immagina di fare sesso in qualsiasi situazione della tua vita. Non importa chi è l’altro ma se è abbastanza attraente per darti piacere fisico…. E chi più ne ha più ne metta.

    Invece l’insegnamento della vera e matura sessualità? Ha senso cercare una definizione? Pongo la domanda alle persone che hanno voglia di rispondere… io così su due piedi x ora non ci provo anche perchè mi sa che ho scritto abbastanza per ogggi! :-p

  4. saba ha detto:

    x atisha: a volte i messaggi non vengono inseriti subito in quanto vengono prima moderati.

  5. atisha ha detto:

    saba: Non voglio perdere la mia vita studiando libri e libri di insegnamenti senza vivere i molteplici aspetti della vita.

    sì.. alcuni (in random?? o quelli lunghetti? boh) vengono premoderati.. ma chi li scrive già li vede pubblicati.. in effetti non ci capisco grankè.. va tutto bene..

    Non è possibile solo studiare gli insegnamenti senza metterli in pratica.. io penso sia possibile fare entrambe le cose..
    vivere la vita “per come accade”, cioè sperimentare le variabili, e nel contempo portare a “casa” gli insegnamenti.. le comprensioni..
    poi le stesse (comprensioni) più andranno in profondità, più azioneranno la nostra Vita affinchè venga vissuta con consapevolezza…

    Studiare gli insegnamenti e reprimere l’ego penso sia una via ardua e per pochi..

    Bello il tuo intervento!

    :)

  6. saba ha detto:

    Grazie del complimento… mi sono impressionato anche io dopo averlo scritto! Cmq l’ultima parte contiene molti errori di ortografia xkè l’ho scirtta in fretta. Spero che qualcuno mi dia il proprio punto di vista. Ci tengo.

    Ci tengo anche a dire (e vi assicuro che non è per adulare tanto nè io nè voi ci conosciamo) che il merito di queste mie riflessioni va, oltre che a me al mio maestro e a tutti quelli che hanno scritto i libri che ho letto, anche a tutti i partecipanti che mi hanno fatto riflettere con i loro commenti e i loro spunti.
    Già cercare di mettere per iscritto (esternare) quello che si ha dentro e quello che si ha imparato, in modo che possa essere compreso da altri, è un modo per capire meglio e per “fissare” quello che si pensa. Inoltre sentirsi utili e allo stesso tempo essere realmente utili agli altri con i propri interventi, è davvero il completamento di qualcosa.

    Se poi si ha la possibilità di leggere commenti che derivano da una certa ricerca personale, si accinge ad una ricchezza unica che, parlando e confrontandosi sinceramente, non può fare altro che aumentare e creare qualcosa di vivo. E’ davvero bello per me scrivere su questo sito e parlare di argomenti che mi sta molto a cuore comprendere.

    Ecco forse ci sono: il rapporto tra due persone così come anche il sesso dovrebbe essere il completamento di qualcosa. L’unione completa il singolo individuo. Il piacere dell’uno completa quello dell’altro ma non è una cosa che dobbiamo essere noi a cercare e a pretendere a tutti i costi.
    O è una cosa che nasce (e muore) in modo spontaneo o non ci sarà mai completezza e quindi giustizia, verità, libertà…
    Ho imparato in altri contesti che pensare a quello che l’altro pensa o desidera (senza magari averglielo mai chiesto e ottenuto una risposta davvero sincera) ci fa senza ombra di dubbio vivere e comportarci in modo falso e ingiusto con noi e con gli altri.
    Allo stesso modo fingere di essere quello che non si è, alla lunga provoca dei danni alle persone che ci circondano. Quindi pensiamo bene a ciò che siamo: non è facile. Ma così come chi vuol smettere di fumare o di drogarsi può farcela anche chi vuole smettere di vivere con la felicità degli altri può farlo.
    Se ognuno è felice non recherà dolore al prossimo e la felicità di questi verrà da se. Allo stesso modo se ognuno è soddisfatto di se non ruberà il corpo o cerchrà di impossessarsi della felicità degli altri.

    Alla fine credo che il fatto che siamo attratti naturalmente dalla nostra parte complementare verrà a galla da sè e senza nuocere a nessuno cercando di prendere a tutti i costi. Perchè tutti siamo quello che siamo e togliendo ogni tipo di cultura e di condizionamento sociale viene fuori la nostra vera natura dalla quale hai voglia a fuggire; che si sono creati solo secoli di violenze e soprusi di ogni tipo.

    La colpa è di quanti non accettano quello che sono. A volte è giusto non accettarsi perchè spesso ciò che crediamo di essere è frutto di condizionamenti. Quindi finchè saremo condizionati dagli altri sarà difficile capire davvero chi siamo. Se la mattina ci alziamo e dobbiamo mettere in atto delle strategie per filtrare i nostri comportamenti e adattarli alla società in cui viviamo è ovvio che se non si sta attenti si rischia di confondere se stessi con la società in cui si vive.

    Se quando andiamo a letto con qualcuno cerchiamo di fare ciò che abbiamo visto in un film porno perchè crediamo sia la cosa più eccitante da fare non è che magari si rimane delusi dal sesso? Non dal sesso ma da quello che abbiamo dato per nostro ma non lo era e delle aspettative che avevamo che non sono state soddisfatte.

    E qui torno alla possibile utilità che potrebbe avere la vita monastica o da eremiti: la mancanza di condizionamenti esterni e di aspettative. Per contro c’è la rinuncia a molte cose tra le quali il sesso appunto. Però se si vivesse in mezzo ad altre persone consapevoli si potrebbe vivere come in un grande monastero all’aperto e senza mura: la nostra stessa vita. Allo stesso modo se si impara a capire chi si è e chi invece si è costretti a volte ad essere, magari per non nuocere agli altri con cose che non possono ancora capire (o meglio che non siamo in grado di fargli capire); il cammino di ricerca di se si può fare anche dove siamo vivendo in mezzo a persone di svariati livelli e aiutanto di tanto in tanto qualcuno che ne ha realmente bisogno ad uscire dal priprio sogno.

    Si credo che se siamo abbastanza bravi ad ammetterlo, siamo molto più utili qui dove siamo. Ma è proprio sicuro che questa sia la nostra necessità? Se si allora è più logico rimanere. Se no allora è meglio andare. Parlo soprattutto per me che me lo sto a chiedere ogni giorno!

    Allo stesso modo siamo sicuri che la nosrtra necessità sia il solo sesso? Soddisfare l’altro? Non è che qualcuno ci impone di nascondere la nostra sessulità e quindi crediamo di averne più bisogno di qualcos’altro come ad es l’affetto o un semplice abbraccio affettuoso.. io x es starei ore ed ore abbracciato con una ragazza senza fare altro.

    Cmq se è il solo sesso che cerchiamo la cosa migliore è andare dalle da un altro/a come noi che cerca solo quello.
    Anche se i sentimenti non ci vengono proposti dalla tv (trenne ke a s valentino) e vengono spesso criticati come un segno di debolezza soprattutto per gli uomini (ma non nelle donne xkè già sono etichettate come +deboli e quindi è ovvio che abbiano sentimenti e piangano…), se è l’affetto che vogliamo, allora tiriamo fuori il coraggio e facciamolo sapere o capire.

    Sempre parallelamente non è che qualcuno ci “impone” di nascondere la nostra spiritualità e che quindi ci sentiamo come spinti o costretti a credere che sia la cosa più importente? Quel qualcuno potrebbe essere anche il fatto che nella nostra società la spiritualità non è cosa praticata e presa in considerazione da molti e quindi non ci sentiamo abb liberi di esprimerla. La spiritualità è di sicuro importente, ma lo è allo stesso modo lo è anche l’aspetto fisicio nel quale c’è anche il sesso.
    Quindi per il momento io sono dell’idea che sia sbagliato rinunciare a priprio al sesso, come è sbagliato rinunciare a priori ai propri bisogni di affetto solo perchè magari pensiamo che se lo dimostriamo siamo vulnerabili o che ci potrebbero criticare giudicandoci dei deboli. O semplicemente che se gli diamo ascolto finiremo con il soffrire.

    A priori cmq non si risolverà proprio nulla. Agendo in base a quello che si vuole in questo preciso momento e imparando dai propri sbagli invece ci si evolve, e probabilmente poi evolverà anche quello che vogliamo.

    Cercare di volere già un volere evoluo prima di evolversi credo sia furviante e controproducente.
    Io per esempio al momento vorrei l’illuminazione ma perchè ho letto che gli illuminati non provano sofferenza… è quasi un capriccio. Però il mio livello reale è che ho bisogno di una ragazza… questo è il fatto: sofferenza provocata dall’attaccamento o no io ne ho bisogno.
    Il mio volere reale è ad un livello diverso da quello che ho sviluppato leggendo i libri.

    La realtà non si può negare e utilizzando la logica si arriva sempre alla verità anche se spesso ci si impiega molto tempo…
    Seguendo gli insegnamenti sapienziali invece e fidandosi, sperando di trovare quelli veri, si rischia di sbagliare meno, ma in ogni caso dire l’ultima parola sta sempre a noi.

    Ammetto che i miei interventi potrebbero essere letti come degli insegnamenti. Tuttavia so di non essere un maestro in quanto non ho compreso pienamente tutto quello che dico e tanto meno tutto quello che ho bisogno ancora di sapere.
    Per questo ci tengo a precisare che non è mia intenzione dare lezioni di mezze verità… e tanto meno gratis tra l’altro!!!

  7. Wuaw ha detto:

    saba: Secondo me la verità è relativa. L’unica verità non relativa è la nostra stessa verità che possiamo comprendere pienamente solo noi.

    wuaw: hai detto una grandissima verità.

    saba: Si credo che se siamo abbastanza bravi ad ammetterlo, siamo molto più utili qui dove siamo.

    Wuaw: E’ questo un punto in cui mi trovo ancora una volta pienamente daccordo, e sicuramente non solo io, ma molti con molta maggiore autorevolezza.
    E’ il “quì ed ora” che è l’unico ingresso per il nirvana.

    Più in generale mi dichiaro daccordo su quasi tutto quello che dici e centri molte delle problematiche che riguardano il significato del sesso.
    Con la maggiore serenità (pace dei sensi? non del tutto ancora, per fortuna) della mai età e della condizione di nonno ti esprimo il mio punto di vista.
    Come si è abusato e si abusa ancora e da ogni parte con il termine “Amore”, esiste un abuso per quanto riguarda il sesso.
    In generale è un abuso repressivo, che nasce dalle religioni (dalla maggior parte delle ) e dalla ipocrisia conseguente delle cosidette società civili, che nascondo il sesso, le sue pulsioni, i suoi organi (“le vergogne”), mentre poi lo usano spudoratamente e subdolamente per vendere …. i detersivi.
    Da questo abuso nasce una grande confusione.
    E come per ogni repressione c’è una focalizzazione dell’attenzione e quindi esplosioni più o meno controllate.
    Ancora una volta la pornografia ci torna utile.
    Quella a cui alludevo nel mio intervento, ed in cui trovavo spunti interessanti di riflessione, è la semplice osservazione e la conseguente partecipazione con la fantasia a quello che normalmente nelle coppie avviene e da piacere ad entrambi, nei rispettivi ruoli.
    Quello che si pensa comunemente per pornografia va invece oltre, molto oltre, e piano piano scivola proprio nelle aberrazioni.
    Io credo le aberrazioni frutto di una sessualità repressa che nasce proprio dal pensare il sesso come indissolubilmente legato alla riproduzione.
    Nessuno nega che sia un suo fine importante, forse anche il principale. Ma allora perchè in ogni rapporto si sprecano milioni di spermatozoi? Perchè ogni mese ogni donna “spreca” un propio ovulo? Perchè rimane la voglia del rapporto in coppie certamente non più fertili per motivi di età? (e quì parlo per esperienza personale, di coniugato sostanzialmente monogamo).
    Da tutto ciò discende una rivalutazione ed un ridimensionamento del sesso, a componente importante della vita umana, un pò spogliato da quei caratteri di sacralità riproduttiva che alcune religioni vogliano dargli.
    Ed allora si innesta su una osservazione fondamentale: noi siamo guidati, in ogni passo della nostra vita, da una bussola assolutamente chiara e precisa, la bussola del piacere e del dolore.
    E’ un fatto indiscutibile (infatti viene messo sempre a priori in discussione). E’ evidente a livello riflesso – ci ritraiamo dal fuoco, siamo attirati da … tante cose – è pure evidente a livello “primordiale” dagli organismi più semplici alla fase semplice degli organismi complessi (i neonati).
    Perchè non lo accettiamo? Semplicemente perchè passando dal semplice al complesso bisogna sapere leggere la bussola, che ora sembra più un complicato GPS con le zone permesse e quelle vietate.
    Ma la sopravvenuta complessità e la necessità di risolverla non contraddice il principio.
    Se succhiare il latte dalla mammella materna è certamente bene, andare a letto con la moglie di un amico è molto imporbabile che lo sia. Ma non è l’attrattiva del piacere ad indurci in inganno, ma la nostra incapacità a valutare e risolvere la complessità.
    Non ci aiuta però in tale senso il moltiplicarsi dei tabù, che al contrario ci frastornano.
    Nè ci aiuta l’ideale della vita monastica, se escludiamo periodi anche lunghi di riflessione con se stessi.
    Termino x troppo lungo

  8. saba ha detto:

    wuaw: Se succhiare il latte dalla mammella materna è certamente bene, andare a letto con la moglie di un amico è molto imporbabile che lo sia. Ma non è l’attrattiva del piacere ad indurci in inganno, ma la nostra incapacità a valutare e risolvere la complessità.

    Non riesco a capire il nesso che colelga i due esempi.
    Il fatto di non voler risolvere la complessità porta a seguire solo la strada del piacere e quindi l’attrattiva egoistica del piacere personale (e sottolineo personale ed egoistica) ci trae in inganno perchè sembra la strada che provoca meno sofferenza.
    Se non accettiamo di essere degli egoisti, che cercano di porre fine alla loro sofferenza in tutti i modi, come possiamo essere onesti con noi stessi e realizzare anche un solo briciolo di vero altruismo?
    Ma questa domanda sembra fuori tema e allora la pongo in un altro modo.
    Se prima non accettiamo che abbiamo delle necessità, e che spessissimo cerchiamo di soddisfarle anche a scapito delle reali necessità del nostro partner, come possiamo dire di completarci a vicenda con il partner e di vivere il vero sesso o il vero amore? Come è possibile dire che il sesso non ricopre un ruolo falso dal momento che un rapporto non è vissuto con sincerità? Qualsiasi argomento comporti trattare questa sincerità non importa. L’importante come si dice è parlare… e non stare zitti per paura di troncare il rapporto. Questa paura credo sia dimostrata dal fatto che nel momento in cui si trova un altra persona disposta a soddisfare il nostro piacere, non facciamo fatica a staccarci da chi prima era il nostro amore. Al contrario spesso preferiamo aspettare di lasicare qualcuno se non abbiamo nessun altro. Magari prendendoci scuse del tipo mi dispiace lasciarlo/a ecc. Quando poi veniamo lasciati è una vera e propria tragedia. A cosa è dovuta questa sofferenza? All’attaccamento credo. Quindi amore=attaccamento? Credo che ognuno che voglia andarci fino in fondo debba farsi un esame di coscienza veramente sincero. Tanto non si scappa dalal verità nascondendola a se stessi. Possedere qualcosa, sentirsi alla guida del rapporto ci fa sentire bene. Al contrario sentirci guidati ci fa stare male. Per il momento io credo questo. Magari vale solo per gli uomini o magari solo per me… sarei felice se qualcun altro volesse dire la propria idea.
    Riguardo a te wuaw non sono in grado di darti consigli.
    Cmq dico in via generale che è stato provato scientificamente che guardare porno provoca dipendenza nel senso che più se ne guarda più se ne ha la necessità. Però postmetto che non sono ancora riuscito a capire a che ti po di pornografia tu ti riferisca.

  9. atisha ha detto:

    saba: Al contrario spesso preferiamo aspettare di lasicare qualcuno se non abbiamo nessun altro. Magari prendendoci scuse del tipo mi dispiace lasciarlo/a ecc. Quando poi veniamo lasciati è una vera e propria tragedia. A cosa è dovuta questa sofferenza?

    atisha: sacre parole!.. che spesso sotterriamo nel nostro povero cuore condizionato, bisognoso ed attaccato al solo conosciuto…

    Se non c’è sacrificio, non ci sarà gioia… e di conseguenza Dono (Amore vero) alcuno!

    namastè

  10. saba ha detto:

    spero di non aver offeso nessuno, non era mia intenzione. se è successo chiedo scusa a chi… perché non era mia intenzione appunto. non sono qui per criticare ma per imparare.

  11. eckhart ha detto:

    Lascia perdere le proiezioni della mente..o meglio:
    osservale per lasciarle andare..
    Anche questo,credo, sia vera meditazione..
    Ciao :-)

  12. saba ha detto:

    già lascaita andare dopo che l’ho scritta… : ) davvero osservare e lasciare andare può essere inteso come meditazione?

  13. Sakshin ha detto:

    Saba:
    “…davvero osservare e lasciare andare può essere inteso come meditazione? ”

    Certo. Ma oltre questo va riconosciuto il Soggetto che osserva impersonalmente e che non va e viene.
    Allora la meditazione ha offerto il suo frutto essenziale: il Testimone.

  14. saba ha detto:

    Avrei un altra domanda visto che ormai siamo entrati in tema: quando si raggiunge l’illuminazione è necessario continuare a praticare la meditazione per non perdere tale stato?

  15. Wuaw ha detto:

    Saba:”Avrei un altra domanda visto che ormai siamo entrati in tema: quando si raggiunge l’illuminazione è necessario continuare a praticare la meditazione per non perdere tale stato?”

    Risposta assolutamente personale (e quale non lo è?).
    L’illuminazione è uno stato limite, come i limiti che si studiano in matematica, come le rette che si incontrano all’infinito o gli asintoti.
    Quindi è falso dire di avere raggiunto l’illuminazione.
    Ma illuminazione è anche capire, o meglio intuire, o esperire questa situazione al limite, l’esistenza di questa situazione “limite”.
    Intuita ed accettata l’hai raggiunta.
    Quando?
    Nell’unico momento possibile, nel quì ed ora.
    E se la hai raggiunta, se sei pienamente consapevole dell’esistenza di questo stato limite, ogni tua azione è meditazione.

  16. emanuele ha detto:

    wow, ottimo articolo!

  17. […] Una tradizione molto aperta è il Tien di Thich Nhat Hanh, maestro buddhista vietnamita, attivista per la pace, che tanto ha parlato della coppia e dell’amore, citando anche le persone LGBT. Segnalo alcuni links di approfondimento: http://www.patheos.com/blogs/americanbuddhist/2012/05/gay-marriage-in-buddhism.html http://danielaedintorni.com/2011/11/13/le-persone-transgender-e-il-buddismo-transgendered-people-and-buddhism/ http://www.innernet.it/zen-e-sessualita/ […]

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