Essere tutt’uno, vivere con Advaita, intervista con Madhukar
Madhukar, come definirebbe il Suo messaggio in poche parole?
Che ogni persona, indipendentemente delle sue circostanze di vita, è libertà e pace.
È allo stesso tempo anche il messaggio fondamentale di Advaita?
Sì, il messaggio di Advaita è: Tu sei Questo! Essere tutt’uno, Essere qui. Il Questo comprende tutto. Nella nostra cultura e nella tradizione cristiana il Questo viene chiamato Dio, l’intero universo. Nella tradizione dell’Advaita il Questo viene descritto con “Sat-Chit-Ananda”. Si traduce generalmente con esistenza-coscienza-beatitudine. Secondo la mia esperienza, anche la beatitudine è solo un’apparenza di corpo e mente.
La pace è verità assoluta: questo è conoscenza vera. Perciò descriverei il Questo con: esistenza-coscienza-pace. Advaita è una direzione filosofica e la filosofia non può mai spiegare realmente l’Essere o l’esperienza dell’Essere, ma può solamente provare a interpretarlo. La verità assoluta è che la Divinità è già qui. Non viene da fuori, ma esiste in ognuno di noi. Non c’è separazione. Solo Essere. Non esiste dualità. Questa è l’essenza dell’Advaita. La parola del Sanscrito indo-germanico significa letteralmente “non-dualità”.
Lei chiede alle persone che L’ascoltano di indagare sé stessi. Cos’è la sostanza dell’autoindagine? Come la si pratica?
Non esigo niente dalla gente. Ma presuppongo che vengono nelle mie riunioni perchè vogliono sentire la verità assoluta, riconoscere chi sono. Perciò consiglio l’autoindagine. Tra l’altro la parola autoindagine secondo me è più adatta che autoricerca, perché la ricerca secondo la nostra comprensione è legata con attività.
Autoindagine significa due cose: per prima cosa tratta del Sé. Il Sé ha sempre a che fare con me stesso. Il Sé viene definito dalla scienza moderna come concetto per descrivere quello che è la nostra coscienza, la consapevolezza conscia. Gli scienziati, i neurologi e psicologi non sanno con certezza, se si tratta di una coscienza personale o se, in realtà esiste una coscienza assoluta, la quale viene percepita solo tramite l’identificazione del corpo e della mente come coscienza individuale. L’Advaita si riferisce al Sé già da millenni di anni.
In secondo luogo, l’autoindagine ha a che fare con la ricerca della sorgente dell’Essere. L’orientamento su questo non lo vedo come ricerca con la mente, ma più come un risveglio permanente dal nostro sogno quotidiano, il sogno di una realtà apparente: arrivare Qui e raggiungere la verità assoluta. Essere qui. La verità assoluta per me è qualcosa di molto naturale. Nella terminologia dell’Advaita chiamiamo questo Sahaja Samadhi, Essere naturale. E siccome so che ciascuno è Questo, è possibile per ognuno conoscerlo.
Nelle antiche tradizioni di saggezza spesso mettevano condizioni per aprirsi ad una via o per praticare una via di saggezza particolare. Come funziona l’autoindagine? La possono fare tutti? Sono necessarie particolari condizioni fisiche, mentali o morali?
Non è compito mio dire alla gente: “Dovete fare questo o quello e soltanto allora potrete riconoscere chi siete”. Non vorrei appesantire nessuno con condizioni morali o etiche. Ciascuno di noi ha già in base alla sua educazione e cultura certi concetti etici e vive conforme a questi o li contravviene. Qui però non si tratta di morale, ma di riuscire a capire, chi “è” realmente presente. Per questo non c’è bisogno di particolari presupposti.
È sufficiente il desiderio ardente di libertà. Se la libertà esiste veramente, deve essere qui e adesso. Se la verità esiste, deve essere qui e adesso. È dimostrato dalla storia che sia uomini non etici, che quelli che erano considerati moralmente superiori, si sono risvegliati, completamente indipendente dalla loro vita precedente.
Se il risveglio li ha resi uomini “migliori” – bene, però questo non è essenziale. Si tratta della conoscenza di se stessi. E questo è possibile, indipendentemente di ogni condizione.
Evidentemente alla maggior parte degli uomini risulta difficile risvegliarsi spontaneamente. Ci sono degli ostacoli. Lei a cosa riconduce che la sola informazione non basta per il risveglio? E secondo Lei cos’è necessario per superare questi ostacoli?
L’ostacolo è l’identificazione con il corpo e la mente. Nel caso di un neonato questa identificazione ancora non c’è. Si potrebbe dire che ci viene insegnata. E più tardi questo insegnamento diventa realtà e gli uomini pensano di essere questa persona, che in realtà non è nient’altro che un collegamento complesso di pensieri e sentimenti.
È utile l’autoindagine con la semplice domanda “Chi sono io?” Erroneamente si pensa che l’autoindagine sia un esercizio per arrivare ad un certo stato o che sia la meta del risveglio. In realtà però è così, che l’autoindagine serve a smascherare gli ostacoli che ci fanno pensare, che non siamo liberi. Inoltre è molto utile il contatto con un risvegliato.
Come si distingue allora la percezione di un risvegliato da una persona normale? Percepisce il mondo che lo circonda in modo diverso?
La differenza è nell’identificazione accennata. Il risvegliato è il Sé. Invece la persona normale si identifica completamente con la sua percezione di corpo e mente, con le sue emozioni e il suo umore. Si potrebbe addirittura dire che è dipendente dai suoi succhi corporei, prigioniera delle reazioni biochimiche del suo cervello. Anche questa persona sorge dal Cuore, però è identificata con il pensiero dell’Io. Invece il risvegliato ha realizzato senza dubbi che è Questo, l’eterno, dove tutto ha luogo. Però, non è che vada per le strade e che mi dica sempre “Sono l’eterno, nel quale tutto succede”, ma l’essere qui è del tutto naturale.
Non c’è una separazione fra l’eterno e le manifestazioni della persona comune.
Come sappiamo, ognuno di noi vede il mondo in modo soggettivo e ciò nonostante partiamo da una realtà fissa, esistente e oggettiva. Anch’io percepisco il mondo con le sue bellezze e le sue sofferenze. Ma la coscienza dell’esistenza propria, del Sé, il quale non è influenzabile, è semplicemente più forte. La verità è di una grande chiarezza e naturalezza.
Il risveglio è un processo o un momento? Può descrivere il prima e il dopo della Sua esperienza?
Finché Lei pensa di essere in un processo, sembra come se fosse parte di questo processo. Tra illusione e verità, tra vita quotidiana e realtà, sonno profondo, sogno, stato di veglia, chi lo percepisce? Nel momento in cui Lei si è risvegliato, si rende conto che è sempre stato sveglio, che non è mai stato altro che questa presenza e che aveva solo orientato la Sua attenzione ad apparenze. Vorrei compararlo con la nostra percezione del sole. Come sappiamo, il sole splende sempre. In caso di una giornata nuvolosa però diciamo: “Il sole non c’è”. Peró il sole c’è sempre. Solo che tra noi e il sole si sono messe delle nuvole.
Quando le nuvole scompaiono, si dice: “Il sole splende”. Così diciamo anche al mattino: “Il sole sorge”. Ma in realtà la sera noi ci giriamo dall’altra parte e al mattino ci rivolgiamo di nuovo verso di esso. Anche quello che viene definito risveglio è sempre stato. In realtà non esiste un risveglio. Se esistesse un risveglio, significherebbe che prima non eravamo risvegliati. In realtà la libertà è sempre qui. Lei si rende conto che nella Sua vita è stato sveglio in molti momenti, però che non ha riconosciuto senza dubbio cos’è la realtà. Nessuno Le ha assicurato: la verità è adesso! Il vero Sé è adesso! Se si risveglia, allora riconoscerà che è sempre stato sveglio. Non esiste nient’altro.
Come ha vissuto questo momento del risveglio? Come una conseguenza dei Suoi sforzi? Oppure a cosa ha collegato il fatto che ad un certo momento si è risvegliato?
Io lo riconduco alla grazia. Gli sforzi sono solo apparenti. Per la persona questi sforzi magari sono stati necessari, ma non per Questo che sono io. Quello che sono non ha bisogno di nessun sforzo. Attraverso la grazia ho seguito il desiderio di libertà, ho seguito la chiamata del mio Maestro. Perché quando ho sentito il suo messaggio per la prima volta, è stato riportata da uno yoghi che parlava negativamente di Papaji, che dava un cattivo giudizio di questo Maestro a me ancora sconosciuto. Non mi sono lasciato influenzare da questa opinione, ma dal messaggio di libertà di Papaji: “Sei già libero, non devi fare niente, non devi meditare, nessun Sadhana , nessun esercizio spirituale è necessario”. Fu come un fulmine. Chiarissimo. Potevo solo dire: “Sì, sì, sì!” Perchè?
Anche io come molti altri, mi ero sforzato, come yoghi mi alzavo presto ogni mattina e facevo i miei esercizi, meditavo, per anni, decenni. Ho riconosciuto che tutto questo mi ha portato delle esperienze meravigliose, alle quali aspirano gli uomini spiritualmente interessati, come illuminazione, esplosioni energetiche, stati trascendentali, esperienze di morte, percezioni extracorporee, quindi varie realtà della coscienza, ecc. Però non mi era stato possibile la cognizione vera e propria di sapere chi sono. Ero stanco di esercitare, di tutta questa pratica, di questa ricerca nella cristianità, nello sciamanismo, nel buddhismo, nel tantra, nella filosofia.
Volevo la libertà. E se veramente Lei aspira alla libertà e sente questo messaggio di libertà, allora è un riconoscere immediato. Di conseguenza ho voluto incontrare subito questo guru. Ho preso il primo treno e ho viaggiato per 42 ore attraverso tutta l’India. Arrivato a Lucknow, mi sono reso conto che non sapevo neanche dove abitasse. Conoscevo solo il suo nome, Papaji, che non era il suo nome di famiglia, ma il titolo di onore “Padre venerando”. Ciò nonostante lo trovai in breve tempo, e al nostro primo incontro cadde da me un grande peso, tutto il passato, tutto quello che avevo imparato, tutta l’esperienza spirituale. Non l’ho considerato subito come il mio Maestro, questo diventò così poco a poco, nel praticare quello che mi consigliava, così tutto avvenne come doveva.
Non si potrebbe dire che i Suoi sforzi anteriori sono stati proficui per il Suo risveglio, così come lo descrivono i metodi yoga tradizionali? Nella sua breve biografia ho potuto leggere che ha avuto delle esperienze Kundalini, e tradizionalmente l’illuminazione è vista come punto d’arrivo di queste esperienze.
Nel percorso Yoga Samadhi è la meta. Esperimentare Samadhi è molto raro e meraviglioso, però si tratta ancora di stati. Ci sono dei yoghi potenti che sanno controllare il loro corpo e la loro mente, però non hanno necessariamente riconosciuto chi sono. Sembra come se gli sforzi o le cosiddette vie spirituali avessero portato al risveglio. Però in realtà è grazia e la presenza del Maestro. È ovvio che la via spirituale per molti è solo un rinvio che li ostacola nel riconoscere quello che è già qui! Le persone si sforzano, ma così la verità viene solo rinviata.
La verità è già qui. Perchè dobbiamo fare esercizi per questo? Perchè? Perchè pensiamo che ci sia un’impurezza nel corpo o nella mente, che questa o quella relazione debba essere ancora chiarita, che questo o quello dell’infanzia o del rapporto genitori-figli debba essere aggiustato, ecc? Fatto è: il Sé non è mai stato toccato da relazioni o esperienze. Il Sé è assolutamente intatto, assolutamente puro. Sempre qui, sempre adesso.
Ci può essere ancora uno sviluppo per la persona quando ha riconosciuto Questo?
Per la persona potrà esserci uno sviluppo, per il Sé no.
Che cosa vuole dire per Lei sviluppo?
Io penso a due saggi che hanno vissuto molto vicino, Sri Ramana Maharshi e Sri Aurobindo. Avevano realizzazioni simili, ma nella loro dottrina, se nel caso di Ramana si può parlare di una dottrina, Ramana ha vissuto il Sé come statico, mentre Aurobindo dopo il Nirvana ha riconosciuto ulteriori livelli di sviluppo della coscienza.
Sri Aurobindo pensa che il divino venga dall’alto, scenda verso livelli di coscienza inferiori e risalga poi di nuovo. Presuppone quindi un processo. La mia cognizione non è così, perché la verità assoluta non conosce questo processo, solo corpo e mente conoscono processi. Sarà servito a Sri Aurobindo e ai suoi praticare questo. È verità assoluta? Verità è che il divino è già qui e non viene da fuori, ma è in ognuno di noi.
La via spirituale viene spesso paragonata con un affinamento della personalità. Avviene un cambiamento nella psiche, nella mente, quando uno si è risvegliato?
Non si può generalizzare. Ci sono delle forme diverse: persone che dopo il loro risveglio si sono ritirate totalmente. Altri hanno trascurato il loro corpo e vissuto come selvaggi. Ramana Maharshi invece si è messo a disposizione 24 ore al giorno per le persone che venivano da lui e ha condotto una vita molto pura. Secondo la mia esperienza, se qualcosa si deve raffinare o cambiare, succede da solo. Specialmente se è ancorato nell’autoindagine.
Il mio Maestro mi diceva: “You don’t need to change anything” (Non devi cambiare niente). Lo sforzo di essere una persona migliore è sicuramente nobile, ma purtroppo non garantisce il risveglio. Esiste un detto di Buddha: “Per riposare nel Sé è più benefico il tempo che una formica richiede per camminare dalla punta alla radice del naso che tre vite piene di buone azioni.” Quindi anche il fondatore del buddismo, per il quale comprensione e buone azioni sono fondamentali, dichiara che il soffermarsi nel Sé è la cosa più importante.
Qual è la sua motivazione per comunicare? Lei comunica attraverso le Sue riunioni o Satsang che hanno una struttura precisa; vorrei quasi dire che sono un rito. Perché proprio in questo modo? Ha preso questo dal suo Maestro? Le sembra efficace?
È efficace! La grande gratitudine che molti mi esprimono per ciò che gli succede, dimostra senza ombra di dubbio: gli incontri sono benefici. Io non ho motivazione. Tutto succede semplicemente. Avvolte dico scherzando: “Io sono uno schiavo del mio Maestro”. Forse posso spiegarlo con il concetto d’onore delle antiche tradizioni di indiani e germani: se una persona ti ha salvato la vita, gli eri obbligato per tutta la vita. Originariamente non avevo il desiderio di vivere ed agire come lo sto facendo adesso.
Quando andai da Sri Poonjaji, avevo solo il desiderio concreto di essere libero. Tutto il resto è capitato da solo. Dopo due anni, Papaji mi ha predetto in un Satsang che molte persone, “tutto il mondo” come diceva lui, sarebbero venute da me. Se ci penso, devo dire che all’epoca mi sembrava irreale – e neanche attraente. Cos’è successo alcuni anni più tardi? Sono stato invitato a tenere Satsang da gente che si sentiva attratta da me, e ho accettato gli inviti. Così si sono sviluppate sempre di più queste tournée annuali di incontri, e migliaia di persone condividono queste riunioni con me. E mi piace così com’è.
Per quanto riguarda la forma del Satsang non vedo nessun motivo di cambiarla. La forma non è così importante. Quello che si rivela nel Satsang, quello che succede, è l’essenziale: meraviglioso e indescrivibile. La forma invece è molto semplice: da una parte il silenzio e dall’altra il dialogo. Il dialogo serve a chiarire domande e dubbi. È bene se le persone chiariscono i loro dubbi. La chiarezza è meravigliosa. La chiarezza è la chiave per il paradiso. Perchè il silenzio è una componente importante delle riunioni? Solo nel silenzio la verità si può rivelare.
Inoltre esprimo all’inizio del Satsang, secondo una tradizione antichissima, il desiderio del Gayatri-mantra: che tutta l’umanità, che tutte le creature trovino la pace. Nonostante che da migliaia di anni vediamo che il mondo non è in pace, continuiamo a desiderarlo. Prima di tutto intono un OM. Questo mantra già mi rallegrava e affascinava quando 25 anni fa venni in India per la prima volta. Secondo la sapienza vedica in questo suono si manifesta l’intero universo.
Nell’attuale cultura giovanile questa lettera, il logo di questo mantra, è molto popolare. Anche il mio Maestro ha cantato l’OM e ha parlato del suo grande effetto. Questo mantra è un suono universale, che suona anche nella religione cristiana in forma di un amen e nel buddismo come aum, nell’islam come amin.
Per il resto la forma del satsang è abbastanza libera. Certe volte può essere molto divertente e abbastanza sciolta e avvolte invece l’atmosfera è più sacra. Si balla con musica leggera, si ride, si piange, dipende. Però: un buon vino gusta meglio bevuto da un bicchiere di cristallo che da un bicchiere di plastica. Anche se la forma non è prioritaria, viene percepita superficialmente per prima. In realtà si tratta di qualcos’altro, cioè della conoscenza di sé stessi in chiarezza e amore.
Lavora consapevolmente con una forma di energia che trasmette alle persone? Lei guarda a lungo negli occhi. Ci sono molti momenti di silenzio. Esiste un impulso consapevole in direzione delle persone per aiutarle? Riconosce se qualcuno si risveglia? Succede consapevolmente qualcosa in Lei?
Noi tutti siamo energie. Se sa questo, non c’è più bisogno di lavoro. Aiuto e grazia scorrono senza interruzione. Non c’è l’illusione che sono io quello che aiuta. Impulsi e riflessioni sono possibili e utili per riconoscere a che “punto” si trova la persona che è davanti a me. Però sono utili per venire incontro individualmente alla persona. In realtà tutto succede da sé. Il silenzio è il mezzo migliore. In questo silenzio tutto succede da sé. Questo amore è senza forma e pure così tangibile.
Il sito di Madhukar è www.madhukar.org
Lo scrittore indiano Chaudhuri… Sì, lo conosco, è quello che ha ispirato molte idee al Bossi e ad altri leghisti (o almeno loro così credono).
Certo Bipo
Mi riferivo non hai gusti del disco per carità (che non ho giudicato rispetto invece ad alcuni qui)
quanto ad un certo perseverare che gira a vuoto,ed era comunque solo un invito..
E nel fare alcuni refresh per vedere se c’è qualche commento da leggere, continuo a cogliere, inesorabile, il sorrisetto un po’ beota di Madhukar, che mi dice: “anche tu, come Doghen, non sei nessuno, mentre io sono il Tutto: Tiè! Tiè! Tiè”
(a proposito di invidia…).
Ciao a tutti, e buon weekend. Spero di non sparire, come avevo detto, anche se la prossima settimana riprende la bolgia lavorativa a tutti gli effetti.
Don M……era un prete che sbandierava la sua cultura..la sua profonda conoscenza della Bibbia..il suo latino..ed era membro della commissione di censura cinematografica..e diceva di frequentare il Papa..riverito e temuto dagli altri professori..
Ecco..la sua presenza ha eccitato il mio ego..ho mandato il “Centro alle ortiche”..e ho fortemente desiderato di “imparare la Treccani a memoria”..
Sono stato corrotto..culturalmente violentato..e ho camminato sui “sentieri del male”..desideroso solo di imparare la cultura..la filosofia..la teologia..
ma lo studio eccessivo del niente porta a diventare niente..la mente si distrugge..e per trascenderla va ricostruita..e questa volta sulle salde basi dela “filosofia vera”..di quel Sanathana Dharma..che più si studia e più comprendiamo..e non usciamo di cervello..
Don M…..è l’ego diventato prete..è il servo che getta via “la pietra filosofale”…mentre io bimbo..ci giocavo..prima che me ne lasciassi privare..
Ma…e Madhukar..?
UNA PRECISAZIONE. Nirad C. Chaudhuri, che Ella afferma di conoscere, avrebbe ispirato Bossi ed altri leghisti ? Non credo… Da quale fonte Le risulta tale informazione ?
Mi sa, gentile Bipo, che Ella abbia confuso l’autore della poesia citata, , Nirad C. Chaudhuri, con Chaudhuri Kirti N., autore dell’ ASIA PRIMA DELL’EUROPA. ECONOMIE E CIVILTA’ DELL’OCEANO INDIANO ( Roma, Donzelli, 1994), che effettivamente può essere considerato ideologicamente vicino ai leghisti.
Nirad C. Chaudhuri, è invece l’autore del libro L’INDUISMO (Dall’Oglio, 1980).
193doghen
Luca,
purtroppo nessuno si prenderà cura di te. Aspetta lo riscrivo: PURTROPPO NESSUNO SI PRENDERA’ CURA DI TE!
…………..
Dio…spiegami…..
Per lunghi anni abbiamo camminato assieme..e si possono vedere le nostre impronte….ma..alle volte ho visto che solo un’impronta si stagliava nella sabbia…
Dio…dov’eri in quei momenti..?
Ti portavo sulle spalle…
Pur essendo una storiella molto famosa..è sempre bene ricordarla..
Paritosh: Don M……era un prete che sbandierava la sua cultura
mi piacerebbe assai mi relazionaste sul tal Don M….
Bene. Dopotutto ero nuovo del blog. Lo frequento solo da una decina di giorni.
Qui è pieno di beati.
Oltre lo sforzo e Stabili nel Momento Presente. (e poi se qualche volta non si è così stabili, va bene lo stesso….). E comunque in totale accettazione.
Quindi, non mi resta che inchinarmi……e andare con il mio……
Da beoti a..beati il passo è breve :-)))
Vai via Doghen?
Non hai trovato proficuo il dialogo o cosa?
Ti s’impone forse un confronto (non so da chi..sarebbe una tua immagine) che non vuoi sostenere o che t’infastidisce?
Capisco,capisco…
Questa è pratica che non piace…meglio sedersi in zazen vero? ;-)
No, caro Eckart,
Vado col mio, significa solo che io procedo con la mia vita e la mia via….per il confronto, anzi….mi sto divertendo un sacco e imparo molto!
Vedi, io so una cosa. Tutti mostriamo il lato A delle nostre vite. Il lato bello, realizzato, illuminato.
E’ dunque facile lasciarsi abbagliare da tanto splendore e soprattutto lasciarsi abbagliare dalle parole. Con le parole siamo in grado di costruire dei grattacieli…, ma, …ciò che ha un dritto ha un rovescio.
Ecco la mia deformazione: quando vedo un dritto, qualcosa di luminoso, chiaro, spendente, magnifico, mi ingegno a cercare di scoprire il lato oscuro.
La mer…, insomma.
Si, sono un cercatore di liquami puzzolenti…..
Doghen: Si, sono un cercatore di liquami puzzolenti…..
atisha: ti consiglio d’iniziare dai tuoi… che sono sotto il tuo naso e non li vedi.. poi, semmai, riconosciuti totalmente i tuoi (il che ti occuperà parecchio tempo), puoi essere in grado di cogliere i liquami altrui…
ma alla fine dovrai chiederti perchè… a cosa ti servirà…
ed allora saranno grasse risate!!
doppio smile :))
Bene Doghen!
Posso però dirti una cosa?
Se ciò che indaga è la mente..è facile perdersi tra le sue proiezioni,aspettative,giudizi,sospetti..
Un’indagine più che viziata..
Se invece c’è la Presenza del Cuore,della sua Testimonianza equanime..allora la musica cambia..
Vi si potrà leggere altro, e soprattutto andare al di là delle parole stesse,di ciò che esse possono solo indicare e noi leggervi.
E allineandoci ad esso, si crea uno Spazio, aprendoci senza remore,paure,pregiudizi, , nel quale possiamo trovare la vera comunicazione,condivisione,ascolto,comprensione dell’altro,sincerità,fiducia..(andrebbero scritte tutte in maiuscolo,perché,qui,in questo Spazio,siamo già nel non duale,al dilà della discriminazione luce-ombra..)
In …Campana! ;-)
In… Campana! Ben detto. Sembra proprio una strada dove occorre mettere del proprio. Kakka, perché no ?
Porta qua. ( Qui si mangia come in quegli auberges espagnols del Marocco – di cui, chissà perché, i turisti parlano tanto male; insomma, mangi quel che porti – perché vi trovi solo l’occorrente per cucinare quel che hai portato e l’affitto delle stoviglie).
Eccoci giunti al famoso e puzzolente abisso Kah – Kah… Beh, non è grave, tutti possiamo prendere fischi per fiaschi – specialmente andando a orecchio… Non per turbare Don M., ma tra “cristo” e “clistère”, così come “Nirad C. Chaudhuri” e “Chaudhuri Kirti N.” o tra “beati” e “beoti” c’è qualche piccola differenza.
A tale proposito, forse sarebbe utile ricordare la parola del buon Don Ermes Trismegisto ( da non confondere con Ermete Egisto, forse compagno di banco di Bossi, non si sa mai): VISITA INTERIORA TERRAE RECTIFICANDO INVENIES OCCULTUM LAPIDEM – VITRIOL).
A proposito di liquami e di abissi Kah-Kah, conoscete il gruppo BARATHRUM ? Fa musica gotica dal 1993, mi pare, con pezzi tipo “Infinite And Profane Thrones”, “Fantasizing To The Third Of The Pagan Vision”, o “An Evolution Of Horns.
Nel 1997 ha prodotto in digitale “Descent To Acheron”. Beh, è un gruppo che va forte coi liquami puzzolenti – nell’Acheronte non sempre ci si rende conto, nel procedere, dove si stanno mettendo i piedi… Proprio come noi, o perlomeno così pare.
Meno male che c’è Don Ermete Trismegisto. ” Ha bisogno del mio lavoro al VETRIOLO, signora ? Beh, sono il Dissolvitore”. Suppongo assomigli un po’ a Shiva, chissà che un attimo prima di distruggerci non ci tiri un po’ su.
in ogni caso il trucco è in quel “RECTIFICANDO”.
Percorsi, anche alchemici, di consapevolezza. Occhio, ragazzi. Attenti alle vette o ai baratri. E agli inevitabili spurghi. Manipolate con cautela il Vetriolo. E liquame o non liquame , talvolta necessario, porta qua che per Shiva è pura ambrosia.
Cosa si vuol dire ? Che – sempre secondo Tradizione – quello stesso velenoso liquame che lascia stecchiti i corvi, potrebbe rendere ancora più lucide, sane e brillanti le penne di certi pavoni e certe pavoncelle. Solo i pavoni fanno la ruota. E le pavoncelle ne sono deliziate – anche perché nel fare la ruota con tutti quei colori e occhi iridiscenti, può capitare che si veda il culo o fondo del Pavone sfolgorante.
Un inchino, culo a terra e in campana – volendo – e un buon lavoro a tutti. ;-)
L’accusa è grave….illuminazione.
La scena: stazione dei Carabinieri di un paesetto del sud.
Il maresciallo, sudato e stanco, ha catturato due vagabondi che si proclamavano illuminati.
Il maresciallo ha fame. Sa che la moglie ha preparato il coniglio con le patate e non vede l’ora di arrivare a casa.
Però deve prima redigere il verbale d’accusa.
Mentre la saliva gli riempie la bocca, pronuncia la frase di rito:
“Sig. Eckart, Lei è illuminato?”
“Sig.ra Atisha, Lei è illuminata?”
:) :) :) :) :) :)
Il processo di illuminazione è scandito in più fasi… dalla meditazione… alle domande della mente.. all’arresto del pensiero.. alla scomparsa della mente.. al Vuoto..
Poi vi è il superamento di quel Vuoto (ma prima ci s’incarta e si finisce per incatenarsi all’esperienza stessa.. e si finisce perr criticare “sapientemente” percorsi altrui :-))) ).. fino a cogliere la coscienza dilatata che molti chiamano contermini surreali ed altisonanti come “Coscienza Cosmicaaaaaaaaa!!” ..
Che è mai sta coscienza cosmica? che non esiste il Buddha oltre la propria mente? o che non esiste mente al di fuori del Buddha?
In realtà, molto terra a terra, si tratta di cogliere ed assestare la propria coscienza risvegliata, riadattata e dilatata (tre fasi.. attenzione sono tre fasi distinte) nella realtà del “non/io”… o mente Una.. o se volete o vogliamo dire , mente non duale che appoggia su Quello.
Ho parlato liberamente di fasi, tappe.. perchè il risveglio della coscienza può essere immediato, (che mai immediato è perchè dietro c’è sempre un lavoro di “apertura”).. come dicevo il risveglio è immediato e ci si trova catapultati all’arresto del pensiero.. e poi al Vuoto della mente, con energia che scorre qui e là ma in fare ancora caotico…
ma quel Vuoto che fa Luce e sul cui terreno si può cogliere la conoscenza del processo stesso.. è necessario debba poi nascere in consapevolezza…. altra parola altisonante e spesso incompresa!
E così l’illuminazione non è altro che un evento in cui si rimuove l’oscurità… i veolo.. il sogno tutto…
ma c’è bisongo di un maestro diretto, faccia faccia.. a cui abbandonarsi coscientemente.. è un evento tra maestro e discepolo ad un certo grado.. dove quel maestro è la funzione già realizzata del Maestro assoluto, che già fuori dai vincoli guida in quel Vuoto….
Una volta eliminato quell’ostacolo, la coscienza risvegliata continuerà a posizionarsi al meglio e permettere il Cammino nel nuovo stato di coscienza…
:-)
De Martino: …può capitare che si veda il culo o fondo del Pavone sfolgorante.
atisha: si pensa forse che il Pavone non caghi? cosa è mai il culo?
Non vedi anche lì la divinità? fai forse distinguo?
Chi lo tiene per terra ben coperto non può attraversare grandi prodigi… :)))
Il quinto patriarca dello Zen in Cina, compreso il fatto che la sua vita stava terminando e volendo scegliere il suo successore, decise di fare una specie di concorso di poesia: ogni monaco doveva esprimere in propri versi la saggezza personalmente realizzata. Sulla base di questi componimenti, il quinto patriarca avrebbe deciso chi doveva essere il suo successore. Il monaco ritenuto più sapiente di tutti, davanti al quale nessuno ebbe l’ardire di comporre una propria poesia, scrisse sul muro questi versi:
Il corpo è come l’albero della Bodhi
e la mente è simile a un limpido specchio;
con cura lo ripuliamo di ora in ora
per timore che sopra vi cada la polvere.
La poesia fu elogiata dagli altri monaci, ma il quinto patriarca non si convinse della realizzazione vissuta da Shen Hsiu, il monaco più sapiente.
Hui Neng, che lavorava alle stalle del monastero, era un illetterato: non sapeva leggere e nemmeno scrivere. Passando per il corridoio dove era stata scritta questa poesia, se la fece leggere da un altro monaco e poi gli dettò questi altri versi, che furono scritti a fianco alla precedente poesia:
Essenzialmente la Bodhi non ha albero
e nemmeno esiste alcuno specchio;
poichè dunque è tutto vuoto fin dall’origine,
su cosa può cadere la polvere?
Il quinto patriarca comprese subito, leggendo questi versi, l’alta realizzazione di Hui Neng, che designò come suo successore, anche se in segreto. Sapeva infatti che gli altri monaci si sarebbero ribellati a questa decisione: Hui Neng era un incolto e per di più non aveva nemmeno preso i voti. Il quinto patriarca fece partire Hui Neng per il sud, in attesa che i tempi sarebbero diventati maturi.
atisha: si pensa forse che il Pavone non caghi? cosa è mai il culo?
Non vedi anche lì la divinità? fai forse distinguo?
—
Era una battuta! Il Pavone caga e il culo è il fondo ocCULto delle cose… In società si mostra di solito il davanti, dietro, invece, la vista del Pavone sfolgorante è per così dire cieca. Da qui l’invito: “guardatevi alle spalle!” Le tue domande sono sensate, atisha, ricordano quelle che si poneva anche Jung, quando da bambino era già tormentato dal problema della dualità e dall’attesa della dannazione, come gli diceva suo padre, in abito talare, presentandogli solo l’aspetto buono, convenzionale e fin troppo rassicurante e perbenista della divinità.
Mentre, in preda ai vaghi timori della notte, il piccolo Jung ( che peraltro da piccolo soffriva di eczema) pensava con spavento al vicino cimitero dove il becchino aveva scavato la fossa e uomini neri e solenni, con strani cappelli a cilindro, portavano una cassa, la mamma gli faceva recitare la preghierina:
” Apri le tue piccole ali,
o Gesù, dolce mia gioia,
e prendi il tuo pulcino.
Se Satana vuole divorarlo,
fa che cantino gli angeli:
sia sano e salvo il bimbo”.
” Mi feci coraggio – racconta Jung – come se avessi dovuto lanciarmi nelle fiamme dell’inferno, e lasciai che quel pensiero venisse. Vidi innanzi a me la cattedrale e il cielo azzurro, e Dio seduto sul suo trono d’oro, dominante il mondo, e sotto il trono un’enorme massa di sterco cadere sul tetto nuovo e scintillante e abbatterlo, facendo cadere in pezzi i muri della cattedrale” ( C.G. Jung, “Ricordi, sogni, riflessioni, Rizzoli, 1978, pag. 68).
A partire da quel momento, il bimbo si rese conto di essere nelle mani di Dio, che l’aveva costretto a pensare anche ciò che egli non voleva. Pensare a un Dio che caga gli sembrò una vera e propria “prova di coraggio” e la scoperta dell’autonomia dell’inconscio. La sua visione dell’onnilaterilà, per così dire, dell’inconscio, gli confermava che la divinità è dappertutto.
ERRATA CORRIGE :
“La sua visione dell’onnilateralità, per così dire, dell’inconscio, gli confermava che la divinità è dappertutto”.
E’ chiaro che siete “illusi”..
Come Don Chisciotte..che a furia di leggere romanzi di cavalleria si seccò e il cervello..e bardato di tutto punto si mise ad errare..così voi..vi siete messi a vagabondare nei forum e nei blog..con il vostro scudo di latta..e un forcone di legno..che brandite minacciosi nell’etere..la vecchia aria..sperando di spaventare i giganti che non esistono..perchè sono altri presunti cavalieri erranti che vi minacciano ..mossi dalle stesse ambizioni..che poi sarebbero l’appartenere alla Divina Schiera degli illuminati..e degli eletti..
Un pò di onestà..e sincerità..
Vabbè che tutti cominciamo col crederci Tamino..ma che almeno poi ci si scopra Pappagheno..che almeno qualcosa si acchiappa..
E’ chiaro che non ho prove per affermare ciò..solo il vecchio naso..
non è forse detto che un illuminato può uscire sconfitto da dibattito con un non illuminato ma esperto nel manovrare la lingua..?
Ragazzi..cominciate col riconoscere la vostra natura di Non Budda..allora..il vecchio diavolo..che avrete servito fedelmente per sette lunghi anni vi lascerà andare..con quella grossa pepita d’oro..che voi saggiamente baratterete con una bue..poi un maiale..poi un’oca..poi un incudine..alla fine un sasso che getterete nello stagno prima di entrare a casa da dove eravate usciti ricchi solo della vostra presunzione..che neanche avevate capito di essere al servizio di Berlicche…
PS
Naturalmente scherzo..ho dato fiato alle trombe della mia illusione..
Non mi permetteri mai di giudicare ciò che non conosco….ma abbandonandomi alla mente..e osservandola..mi ha detto questo..
Hah..com’è falsa..e come è invidiosa..!