Essere tutt’uno, vivere con Advaita, intervista con Madhukar
Madhukar, come definirebbe il Suo messaggio in poche parole?
Che ogni persona, indipendentemente delle sue circostanze di vita, è libertà e pace.
È allo stesso tempo anche il messaggio fondamentale di Advaita?
Sì, il messaggio di Advaita è: Tu sei Questo! Essere tutt’uno, Essere qui. Il Questo comprende tutto. Nella nostra cultura e nella tradizione cristiana il Questo viene chiamato Dio, l’intero universo. Nella tradizione dell’Advaita il Questo viene descritto con “Sat-Chit-Ananda”. Si traduce generalmente con esistenza-coscienza-beatitudine. Secondo la mia esperienza, anche la beatitudine è solo un’apparenza di corpo e mente.
La pace è verità assoluta: questo è conoscenza vera. Perciò descriverei il Questo con: esistenza-coscienza-pace. Advaita è una direzione filosofica e la filosofia non può mai spiegare realmente l’Essere o l’esperienza dell’Essere, ma può solamente provare a interpretarlo. La verità assoluta è che la Divinità è già qui. Non viene da fuori, ma esiste in ognuno di noi. Non c’è separazione. Solo Essere. Non esiste dualità. Questa è l’essenza dell’Advaita. La parola del Sanscrito indo-germanico significa letteralmente “non-dualità”.
Lei chiede alle persone che L’ascoltano di indagare sé stessi. Cos’è la sostanza dell’autoindagine? Come la si pratica?
Non esigo niente dalla gente. Ma presuppongo che vengono nelle mie riunioni perchè vogliono sentire la verità assoluta, riconoscere chi sono. Perciò consiglio l’autoindagine. Tra l’altro la parola autoindagine secondo me è più adatta che autoricerca, perché la ricerca secondo la nostra comprensione è legata con attività.
Autoindagine significa due cose: per prima cosa tratta del Sé. Il Sé ha sempre a che fare con me stesso. Il Sé viene definito dalla scienza moderna come concetto per descrivere quello che è la nostra coscienza, la consapevolezza conscia. Gli scienziati, i neurologi e psicologi non sanno con certezza, se si tratta di una coscienza personale o se, in realtà esiste una coscienza assoluta, la quale viene percepita solo tramite l’identificazione del corpo e della mente come coscienza individuale. L’Advaita si riferisce al Sé già da millenni di anni.
In secondo luogo, l’autoindagine ha a che fare con la ricerca della sorgente dell’Essere. L’orientamento su questo non lo vedo come ricerca con la mente, ma più come un risveglio permanente dal nostro sogno quotidiano, il sogno di una realtà apparente: arrivare Qui e raggiungere la verità assoluta. Essere qui. La verità assoluta per me è qualcosa di molto naturale. Nella terminologia dell’Advaita chiamiamo questo Sahaja Samadhi, Essere naturale. E siccome so che ciascuno è Questo, è possibile per ognuno conoscerlo.
Nelle antiche tradizioni di saggezza spesso mettevano condizioni per aprirsi ad una via o per praticare una via di saggezza particolare. Come funziona l’autoindagine? La possono fare tutti? Sono necessarie particolari condizioni fisiche, mentali o morali?
Non è compito mio dire alla gente: “Dovete fare questo o quello e soltanto allora potrete riconoscere chi siete”. Non vorrei appesantire nessuno con condizioni morali o etiche. Ciascuno di noi ha già in base alla sua educazione e cultura certi concetti etici e vive conforme a questi o li contravviene. Qui però non si tratta di morale, ma di riuscire a capire, chi “è” realmente presente. Per questo non c’è bisogno di particolari presupposti.
È sufficiente il desiderio ardente di libertà. Se la libertà esiste veramente, deve essere qui e adesso. Se la verità esiste, deve essere qui e adesso. È dimostrato dalla storia che sia uomini non etici, che quelli che erano considerati moralmente superiori, si sono risvegliati, completamente indipendente dalla loro vita precedente.
Se il risveglio li ha resi uomini “migliori” – bene, però questo non è essenziale. Si tratta della conoscenza di se stessi. E questo è possibile, indipendentemente di ogni condizione.
Evidentemente alla maggior parte degli uomini risulta difficile risvegliarsi spontaneamente. Ci sono degli ostacoli. Lei a cosa riconduce che la sola informazione non basta per il risveglio? E secondo Lei cos’è necessario per superare questi ostacoli?
L’ostacolo è l’identificazione con il corpo e la mente. Nel caso di un neonato questa identificazione ancora non c’è. Si potrebbe dire che ci viene insegnata. E più tardi questo insegnamento diventa realtà e gli uomini pensano di essere questa persona, che in realtà non è nient’altro che un collegamento complesso di pensieri e sentimenti.
È utile l’autoindagine con la semplice domanda “Chi sono io?” Erroneamente si pensa che l’autoindagine sia un esercizio per arrivare ad un certo stato o che sia la meta del risveglio. In realtà però è così, che l’autoindagine serve a smascherare gli ostacoli che ci fanno pensare, che non siamo liberi. Inoltre è molto utile il contatto con un risvegliato.
Come si distingue allora la percezione di un risvegliato da una persona normale? Percepisce il mondo che lo circonda in modo diverso?
La differenza è nell’identificazione accennata. Il risvegliato è il Sé. Invece la persona normale si identifica completamente con la sua percezione di corpo e mente, con le sue emozioni e il suo umore. Si potrebbe addirittura dire che è dipendente dai suoi succhi corporei, prigioniera delle reazioni biochimiche del suo cervello. Anche questa persona sorge dal Cuore, però è identificata con il pensiero dell’Io. Invece il risvegliato ha realizzato senza dubbi che è Questo, l’eterno, dove tutto ha luogo. Però, non è che vada per le strade e che mi dica sempre “Sono l’eterno, nel quale tutto succede”, ma l’essere qui è del tutto naturale.
Non c’è una separazione fra l’eterno e le manifestazioni della persona comune.
Come sappiamo, ognuno di noi vede il mondo in modo soggettivo e ciò nonostante partiamo da una realtà fissa, esistente e oggettiva. Anch’io percepisco il mondo con le sue bellezze e le sue sofferenze. Ma la coscienza dell’esistenza propria, del Sé, il quale non è influenzabile, è semplicemente più forte. La verità è di una grande chiarezza e naturalezza.
Il risveglio è un processo o un momento? Può descrivere il prima e il dopo della Sua esperienza?
Finché Lei pensa di essere in un processo, sembra come se fosse parte di questo processo. Tra illusione e verità, tra vita quotidiana e realtà, sonno profondo, sogno, stato di veglia, chi lo percepisce? Nel momento in cui Lei si è risvegliato, si rende conto che è sempre stato sveglio, che non è mai stato altro che questa presenza e che aveva solo orientato la Sua attenzione ad apparenze. Vorrei compararlo con la nostra percezione del sole. Come sappiamo, il sole splende sempre. In caso di una giornata nuvolosa però diciamo: “Il sole non c’è”. Peró il sole c’è sempre. Solo che tra noi e il sole si sono messe delle nuvole.
Quando le nuvole scompaiono, si dice: “Il sole splende”. Così diciamo anche al mattino: “Il sole sorge”. Ma in realtà la sera noi ci giriamo dall’altra parte e al mattino ci rivolgiamo di nuovo verso di esso. Anche quello che viene definito risveglio è sempre stato. In realtà non esiste un risveglio. Se esistesse un risveglio, significherebbe che prima non eravamo risvegliati. In realtà la libertà è sempre qui. Lei si rende conto che nella Sua vita è stato sveglio in molti momenti, però che non ha riconosciuto senza dubbio cos’è la realtà. Nessuno Le ha assicurato: la verità è adesso! Il vero Sé è adesso! Se si risveglia, allora riconoscerà che è sempre stato sveglio. Non esiste nient’altro.
Come ha vissuto questo momento del risveglio? Come una conseguenza dei Suoi sforzi? Oppure a cosa ha collegato il fatto che ad un certo momento si è risvegliato?
Io lo riconduco alla grazia. Gli sforzi sono solo apparenti. Per la persona questi sforzi magari sono stati necessari, ma non per Questo che sono io. Quello che sono non ha bisogno di nessun sforzo. Attraverso la grazia ho seguito il desiderio di libertà, ho seguito la chiamata del mio Maestro. Perché quando ho sentito il suo messaggio per la prima volta, è stato riportata da uno yoghi che parlava negativamente di Papaji, che dava un cattivo giudizio di questo Maestro a me ancora sconosciuto. Non mi sono lasciato influenzare da questa opinione, ma dal messaggio di libertà di Papaji: “Sei già libero, non devi fare niente, non devi meditare, nessun Sadhana , nessun esercizio spirituale è necessario”. Fu come un fulmine. Chiarissimo. Potevo solo dire: “Sì, sì, sì!” Perchè?
Anche io come molti altri, mi ero sforzato, come yoghi mi alzavo presto ogni mattina e facevo i miei esercizi, meditavo, per anni, decenni. Ho riconosciuto che tutto questo mi ha portato delle esperienze meravigliose, alle quali aspirano gli uomini spiritualmente interessati, come illuminazione, esplosioni energetiche, stati trascendentali, esperienze di morte, percezioni extracorporee, quindi varie realtà della coscienza, ecc. Però non mi era stato possibile la cognizione vera e propria di sapere chi sono. Ero stanco di esercitare, di tutta questa pratica, di questa ricerca nella cristianità, nello sciamanismo, nel buddhismo, nel tantra, nella filosofia.
Volevo la libertà. E se veramente Lei aspira alla libertà e sente questo messaggio di libertà, allora è un riconoscere immediato. Di conseguenza ho voluto incontrare subito questo guru. Ho preso il primo treno e ho viaggiato per 42 ore attraverso tutta l’India. Arrivato a Lucknow, mi sono reso conto che non sapevo neanche dove abitasse. Conoscevo solo il suo nome, Papaji, che non era il suo nome di famiglia, ma il titolo di onore “Padre venerando”. Ciò nonostante lo trovai in breve tempo, e al nostro primo incontro cadde da me un grande peso, tutto il passato, tutto quello che avevo imparato, tutta l’esperienza spirituale. Non l’ho considerato subito come il mio Maestro, questo diventò così poco a poco, nel praticare quello che mi consigliava, così tutto avvenne come doveva.
Non si potrebbe dire che i Suoi sforzi anteriori sono stati proficui per il Suo risveglio, così come lo descrivono i metodi yoga tradizionali? Nella sua breve biografia ho potuto leggere che ha avuto delle esperienze Kundalini, e tradizionalmente l’illuminazione è vista come punto d’arrivo di queste esperienze.
Nel percorso Yoga Samadhi è la meta. Esperimentare Samadhi è molto raro e meraviglioso, però si tratta ancora di stati. Ci sono dei yoghi potenti che sanno controllare il loro corpo e la loro mente, però non hanno necessariamente riconosciuto chi sono. Sembra come se gli sforzi o le cosiddette vie spirituali avessero portato al risveglio. Però in realtà è grazia e la presenza del Maestro. È ovvio che la via spirituale per molti è solo un rinvio che li ostacola nel riconoscere quello che è già qui! Le persone si sforzano, ma così la verità viene solo rinviata.
La verità è già qui. Perchè dobbiamo fare esercizi per questo? Perchè? Perchè pensiamo che ci sia un’impurezza nel corpo o nella mente, che questa o quella relazione debba essere ancora chiarita, che questo o quello dell’infanzia o del rapporto genitori-figli debba essere aggiustato, ecc? Fatto è: il Sé non è mai stato toccato da relazioni o esperienze. Il Sé è assolutamente intatto, assolutamente puro. Sempre qui, sempre adesso.
Ci può essere ancora uno sviluppo per la persona quando ha riconosciuto Questo?
Per la persona potrà esserci uno sviluppo, per il Sé no.
Che cosa vuole dire per Lei sviluppo?
Io penso a due saggi che hanno vissuto molto vicino, Sri Ramana Maharshi e Sri Aurobindo. Avevano realizzazioni simili, ma nella loro dottrina, se nel caso di Ramana si può parlare di una dottrina, Ramana ha vissuto il Sé come statico, mentre Aurobindo dopo il Nirvana ha riconosciuto ulteriori livelli di sviluppo della coscienza.
Sri Aurobindo pensa che il divino venga dall’alto, scenda verso livelli di coscienza inferiori e risalga poi di nuovo. Presuppone quindi un processo. La mia cognizione non è così, perché la verità assoluta non conosce questo processo, solo corpo e mente conoscono processi. Sarà servito a Sri Aurobindo e ai suoi praticare questo. È verità assoluta? Verità è che il divino è già qui e non viene da fuori, ma è in ognuno di noi.
La via spirituale viene spesso paragonata con un affinamento della personalità. Avviene un cambiamento nella psiche, nella mente, quando uno si è risvegliato?
Non si può generalizzare. Ci sono delle forme diverse: persone che dopo il loro risveglio si sono ritirate totalmente. Altri hanno trascurato il loro corpo e vissuto come selvaggi. Ramana Maharshi invece si è messo a disposizione 24 ore al giorno per le persone che venivano da lui e ha condotto una vita molto pura. Secondo la mia esperienza, se qualcosa si deve raffinare o cambiare, succede da solo. Specialmente se è ancorato nell’autoindagine.
Il mio Maestro mi diceva: “You don’t need to change anything” (Non devi cambiare niente). Lo sforzo di essere una persona migliore è sicuramente nobile, ma purtroppo non garantisce il risveglio. Esiste un detto di Buddha: “Per riposare nel Sé è più benefico il tempo che una formica richiede per camminare dalla punta alla radice del naso che tre vite piene di buone azioni.” Quindi anche il fondatore del buddismo, per il quale comprensione e buone azioni sono fondamentali, dichiara che il soffermarsi nel Sé è la cosa più importante.
Qual è la sua motivazione per comunicare? Lei comunica attraverso le Sue riunioni o Satsang che hanno una struttura precisa; vorrei quasi dire che sono un rito. Perché proprio in questo modo? Ha preso questo dal suo Maestro? Le sembra efficace?
È efficace! La grande gratitudine che molti mi esprimono per ciò che gli succede, dimostra senza ombra di dubbio: gli incontri sono benefici. Io non ho motivazione. Tutto succede semplicemente. Avvolte dico scherzando: “Io sono uno schiavo del mio Maestro”. Forse posso spiegarlo con il concetto d’onore delle antiche tradizioni di indiani e germani: se una persona ti ha salvato la vita, gli eri obbligato per tutta la vita. Originariamente non avevo il desiderio di vivere ed agire come lo sto facendo adesso.
Quando andai da Sri Poonjaji, avevo solo il desiderio concreto di essere libero. Tutto il resto è capitato da solo. Dopo due anni, Papaji mi ha predetto in un Satsang che molte persone, “tutto il mondo” come diceva lui, sarebbero venute da me. Se ci penso, devo dire che all’epoca mi sembrava irreale – e neanche attraente. Cos’è successo alcuni anni più tardi? Sono stato invitato a tenere Satsang da gente che si sentiva attratta da me, e ho accettato gli inviti. Così si sono sviluppate sempre di più queste tournée annuali di incontri, e migliaia di persone condividono queste riunioni con me. E mi piace così com’è.
Per quanto riguarda la forma del Satsang non vedo nessun motivo di cambiarla. La forma non è così importante. Quello che si rivela nel Satsang, quello che succede, è l’essenziale: meraviglioso e indescrivibile. La forma invece è molto semplice: da una parte il silenzio e dall’altra il dialogo. Il dialogo serve a chiarire domande e dubbi. È bene se le persone chiariscono i loro dubbi. La chiarezza è meravigliosa. La chiarezza è la chiave per il paradiso. Perchè il silenzio è una componente importante delle riunioni? Solo nel silenzio la verità si può rivelare.
Inoltre esprimo all’inizio del Satsang, secondo una tradizione antichissima, il desiderio del Gayatri-mantra: che tutta l’umanità, che tutte le creature trovino la pace. Nonostante che da migliaia di anni vediamo che il mondo non è in pace, continuiamo a desiderarlo. Prima di tutto intono un OM. Questo mantra già mi rallegrava e affascinava quando 25 anni fa venni in India per la prima volta. Secondo la sapienza vedica in questo suono si manifesta l’intero universo.
Nell’attuale cultura giovanile questa lettera, il logo di questo mantra, è molto popolare. Anche il mio Maestro ha cantato l’OM e ha parlato del suo grande effetto. Questo mantra è un suono universale, che suona anche nella religione cristiana in forma di un amen e nel buddismo come aum, nell’islam come amin.
Per il resto la forma del satsang è abbastanza libera. Certe volte può essere molto divertente e abbastanza sciolta e avvolte invece l’atmosfera è più sacra. Si balla con musica leggera, si ride, si piange, dipende. Però: un buon vino gusta meglio bevuto da un bicchiere di cristallo che da un bicchiere di plastica. Anche se la forma non è prioritaria, viene percepita superficialmente per prima. In realtà si tratta di qualcos’altro, cioè della conoscenza di sé stessi in chiarezza e amore.
Lavora consapevolmente con una forma di energia che trasmette alle persone? Lei guarda a lungo negli occhi. Ci sono molti momenti di silenzio. Esiste un impulso consapevole in direzione delle persone per aiutarle? Riconosce se qualcuno si risveglia? Succede consapevolmente qualcosa in Lei?
Noi tutti siamo energie. Se sa questo, non c’è più bisogno di lavoro. Aiuto e grazia scorrono senza interruzione. Non c’è l’illusione che sono io quello che aiuta. Impulsi e riflessioni sono possibili e utili per riconoscere a che “punto” si trova la persona che è davanti a me. Però sono utili per venire incontro individualmente alla persona. In realtà tutto succede da sé. Il silenzio è il mezzo migliore. In questo silenzio tutto succede da sé. Questo amore è senza forma e pure così tangibile.
Il sito di Madhukar è www.madhukar.org
Atisha,
il vero virtuoso non sa di essere tale.
E così pure il realizzato.
Inoltre, sapere “chi sono” intellettualmente, non vale un fico secco!!
In ogni caso, succede quello che temevo….sto perdendo tempo.
Ragazzi, almeno Gianni un pò di testi Buddisti li ha letti, e si sente. Leggeteli anche voi!! Non perdiamo tempo!! Se non conoscete il buddismo, inutile stare a ciacchierare!
Hasta la vista!:)
Doghen: Atisha,
il vero virtuoso non sa di essere tale.
E così pure il realizzato.
Inoltre, sapere “chi sono” intellettualmente, non vale un fico secco!!
deduco che tu sia realizzato per sapere che il realizzato ed il virtuoso nonsa di essere tale.. sempre seguendo il dito che segna la luna…
facendoti un po’ parlare sorge la tua vera natura alla yam… ahahahah…
che elogia ora di convenienza il tal Gianni erudito e conoscitore dei testi Budddhisti, mentre prima lo cazziavi.. mi pare…
eeehhh.. il lupo perde il pelo… ma mai diverrà una volpe!
saluti a tutti e buon proseguimento…
namastè.. con un inchino
182doghen
In ogni caso, succede quello che temevo….sto perdendo tempo.
Ragazzi, almeno Gianni un pò di testi Buddisti li ha letti, e si sente. Leggeteli anche voi!! Non perdiamo tempo!! Se non conoscete il buddismo, inutile stare a ciacchierare!
Hasta la vista!:)
……………
Hah..lo sapevo..!
E’ arrivato il pandit..il bramino..il teologo..l’imam..
mi ricordo…anni fa..
pregavo Dio..e gli toglievo le pulci..e lo pettinavo..e gli angeli mi tenevano compagnia..volteggiando lieti sopra la mia casuccia..
poi arrivò..il prete..si chiamava Don M……
e mi insegnò a pregare..a distinguere la mente dal Sè..a riverire i sacri testi..
e da quel momento che sto cercando gli angeli..che sono scomparsi..e mi hanno lasciato solo con i libri di teologia buddista..
Adesso sono un grande erudito..so tutto..e non conosco nulla..
Ma perdinci..se rivedo Don M…….
Doghen:Non perdiamo tempo!! Se non conoscete il buddismo, inutile stare a ciacchierare!
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Speravo almeno che certo fondamentalismo della mente,che guida queste affermazioni,,si trovasse fuori da qui ..
ma le corna rispuntano inevitabilmente..
Comunque, mi sembra invece sia tu ad non aver colto nell’essenza,che Zen ,Dozgchen (ambedue di radice buddhista)piuttosto che l’Advaita poco cambia:mostrano tutte una Via Diretta non duale ;-)
Forse qui non stai perdendo tempo..se non ti fai prendere dall’orgoglio..
Errata Corrige: deduco che tu sia realizzato per sapere che il realizzato ed il virtuoso non sa di essere tale.. sempre vivendo aggrappato al dito che segna la luna…
Due precisazioni importanti, giusto per inserirmi nella polemica.
1. Non è stato Eck ma è stato Sak ad affermare “io sono Chi Sono”, strano che nessuno abbia notato l’errore di Doghen. Forse Sak ed Eck sono la stessa persona dietro 2 nickname? Forse Sak e Doghen? Boh.
2. Rivendico a gran voce il primato di quello “più fuori di tutti”: vado dallo psichiatra 1 o 2 volte al mese, prendo 25 gocce di antidepressivo tutte le mattine, più 5 pasticche di ansiolitici al dì e, qualche volta, un sonniferino per dormire meglio. Ma chi voi altri vi credete di essere? Chi siete Voi? Chi sono io?
Gran forum, o blog, o quel che l’è, niente da dire.
Sì, Ati, lo so, mi sono di nuovo osservato con compiacenza. Basta saperlo…
Caro Doghen,ma davvero pensi ancora che il proprio riconoscimento bisona trovarlo nelle antiche scritture,o nei sermoni giornalistici di due pagine che qui vengono postati.hhhaaa hhhaa,scusa intendiamoci,non voglio mancarti di rispetto.
Vedi io sono stato vergine di tutto cio’ che è “orientale”,di tutto cio’ che è pratica “metodica” hhhaaa hhhaaa ho conpreso che su cio’ ci si puo’ ridere sopra,la ricerca,è una e sempre “INTROSPETTIVA”.
167doghen
Per me siete fuori come balconi….per fortuna non avete seguaci, almeno non fate del male a nessuno….
I seguaci li vedi tu o non li vedi…..(scusate apro una parentesi, i seguaci,non esistono!!!!!)ma ci sono…..io ringrazio sak Ati Eck,perche’ viceversa cio’ che dicono io l’ho sperimentato,e constatato che corrisponde a verita’.
Infondo,cosa dicono,cosè che secondo te dicono di male,di “blasfemo”hhaa a la mente la mente,uno pensa di esserne il padrone….e poi.
ciao
Eckart,
è vero Advaita o Buddismo ambedue non-duali.
Però, dei due, secondo me, l’Advaita si presta più all’ENORME E SPROPOSITATO AUMENTO DI REALIZZATI!! Con l’Advaita sembra tutto molto semplice….come fare una puntura! Pic-indolor….già fatto?.
Ormai noi poveri non-realizzati dobbiamo combattere contro schiere di illuminati che infestano l’aria, l’acqua e lo spirito….che scrivono “E’….” e ….FLASH!! Si coglie da lontano la loro profonda percezione….
Come fare a discernere, come fare a discernere? Epoi, che ce ne facciamo di tutti questi realizzati?
Per quanto concerne Bipo….si può dire che è partito subito con il piede sbagliato, dicendo: “Eh, vengo qui dopo un anno ed è tutto uguale…” E’ TUTTO UGUALE!!!???? Ma razza di c……, come fai a dire è tutto uguale? Non c’è niente di uguale!! Mai sentito dire “non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume”?
A proposito di “fuori,”caro Bipo,volevo dirti una cosa,spero non ti dia fastidio,ma è la mia impressione.
Be sei forte…
Pensavo,che dopo tutto cio’ che hai fatto di spirituale nella vita,pratiche varie satsang,ritiri,pasticche pasticchette(hha scusa scerzo) ho come l’impressione,che tu non sia mai sceso “la”.
Io ho scoperto un posto,dove non cè nessuno,dove non cè chi sono dove non ci sono domande ne risposte,dove non conto niente,tutto è pulito vacquo,leggero.L’ho chiamato il punto ZERO perchè non ha nulla che possa ricondurmi alle ansie delle identificazioni.
Spero comunque di sbagliarmi.
ciao
Luca,
purtroppo nessuno si prenderà cura di te. Aspetta lo riscrivo: PURTROPPO NESSUNO SI PRENDERA’ CURA DI TE!
Concludendo, ripeto quello che ho già detto in precedenza:
1) Non sono nessuno;
2) Per quel poco che ho fatto e capito, la “cosa” è vasta, molto vasta e se vogliamo giocare la partita occorre ferrarsi, impegnarsi, studiare, praticare ANCHE PER RISPETTO A CHI HA FATTO QUESTO PRIMA DI NOI;
3) No alla faciloneria, alla pigrizia, al pressapochismo, all’indolenza;
4) Chi si crede arrivato è fuori strada.
Ciau!!:)
Il silenzio mentale secondo Aurobindo
23 Apr 2008 di Satprem | Permalink |
aurobindo.jpg
Quando ci si siede, con gli occhi chiusi ”“ per fare il silenzio mentale ”“ si è immediatamente invasi da un torrente di pensieri che sorgono da tutte le parti, in maniera confusa e aggressiva.
Non esiste un manuale con diversi metodi per venire a capo di questo baccano infernale; non c’è che da tentare e tentare ancora, pazientemente, ostinatamente. Soprattutto non c’è da commettere l’errore di lottare mentalmente contro la mente; bisogna spostare il centro.
Ciascuno di noi possiede al di là della mente o ancora più in profondità, un’aspirazione; quella stessa aspirazione che ci spinse verso il sentiero dello yoga. Un bisogno intimo dell’essere, come se fosse una parola d’ordine con virtù solamente per noi, per noi soli.
——————-
Qui nessuno insegna l’illuminazione,perchè tutti sanno che nessuno puo’ trasmettere nulla di simile(e sciocco),qui si pratica la ricerca della propria Buddhita’,in assenza di questa ci accontentiamo di una presenza serena.
Doghen, il detto da te riportato lo conosco, l’ho sentito attribuire sia ad Eraclito che a Confucio. Ad ogni modo, non mi risulta che dicesse “non ci si bagna mai due volte nello stesso forum”. Poi il piede sbagliato spero di averlo ripreso ammettendo la mia proiezione, subito dopo.
Poi, se applicassi, il detto alla tua teoria, che occorre ferrarsi, impegnarsi, ecc., potresti dover riconoscere che la somma delle pratiche non fa la pratica, perché non ci si bagna mai due volte nella stessa meditazione.
Personalmente, io (io chi?) non so se bisogna sforzarsi o no. Mi convince, perché così la mia mente è fuori gioco, che sono necessari sia lo sforzo sia l’assenza di sforzo (non a caso il grande Maestro Zen Kome Kazzo Sikiama Roshi parlava di “sforzo senza sforzo”).
Ridi (scusa ma mi viene da chiamarti alla vecchia maniera), non so se sono mai stato “là”. Mi viene da pensare di esserci stato, ma quando sono tornato “qua” mi sono ritrovato profondamente attaccato all’esperienza (presunta) del “là”, e questo mi ha frenato, o fatto riprecipitare in un baratro, o dovunque mi trovi o creda di trovarmi ora.
Ad ogni modo, grazie.
Dimenticavo Ridi: pensa se ti fossi incontrato con Eraclito e vi foste fusi: Era-clitoridi…
Ma siete proprio sicuri che quel prete… si chiamasse Don M……..?
Mi sembra strano che oltre che insegnare a pregare ( e distribuire, suppongo, penitenze, ostie ed eventualmente estrema unzione – per la sussistenza dei fedeli in Cristo ), imponesse anche la reverenza ai sacri testi. La religione cattolica non è una religione del Libro, come lo è , per esempio, l’Islàm. Mah ! Se rivedi Don M., non esitare a chiedere qualche spiegazione supplementare.
Quanto agli angeli che sono scomparsi.. beh, succede anche questo. A una generazione di amici che fatica a elaborare il lutto sulla fine di grandi speranze, di tanti innamoramenti folli, di ingenue utopie sull’avvento del Paradiso in terra e grandi trasformazioni sociali & spirituali ( anche in vista dell’elevazione del Nuovo Piano di Coscienza di cui da anni si va ormai mormorando in tantissimi blog e in tutti i pisciatoi della Galassia), come giornalista non credo di poter offrire alcuna consolazione.
Tuttalpiù, stringendovi tutti tra le braccia, potrei cantarvi a voce bassa, quasi senza voce i versi fermi e sereni di una poesia – estrapolati da quelli dello scrittore indiano Nirad C. Chaudhuri:
” Nella sua infanzia, i cieli erano al di sopra di lui.
Fu diventando ragazzo
che cominciarono ad addensarsi su di lui le ombre della casa-prigione.
Ma egli scorse la luce e donde proviene,
la vede con gioia profonda.
Il giovane che ogni giorno sempre più lontano dall’oriente
deve viaggiare, è ancora il sacerdote della natura.
E, confortato da quella splendida visione
proseguirà per la sua strada.
Alla fine, l’uomo la vede morire da lontano,
svanire nella scialba luce del giorno qualunque”.
Sì, come lettore di testi buddhisti ( e anche non-buddhisti, perché no ? ) me la caverei un po’.
Grazie a tutti per avermi fatto notare che l’Autore non va confuso né con la lingua, né con gli scriventi, né con Don M. : Egli è, da una riva all’altra, il sempre giovane passante enigmatico della vita e della morte.
Nessuna paura. Direi che va tutto bene – nonostante in più di un caso qualche paziente anziano sanguini e risulti praticamente inoperabile.
Naturalmente chi non vuole operarsi per diventare fresco come un bambino, anzi ridiventare quasi zigote, fa bene a non perdere tempo, non troppo perlomeno.
Qui – senza aver preso neanche una pasticchina di ansiolitico e senza per questo essere arrivati in qualche luogo – bambini, zigoti & angeli danzano nello Spazio chiaro.
Ah ! Se rivedo quel chirurgo ! :-)
Doghen:
l’Advaita si presta più all’ENORME E SPROPOSITATO AUMENTO DI REALIZZATI!! Con l’Advaita sembra tutto molto semplice….come fare una puntura! Pic-indolor….già fatto?.
Ormai noi poveri non-realizzati dobbiamo combattere contro schiere di illuminati che infestano l’aria, l’acqua e lo spirito….che scrivono “E’….” e ….FLASH!! Si coglie da lontano la loro profonda percezione….
Come fare a discernere, come fare a discernere?
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Eccoci appunto..ci risiamo..
Tornano i confronti,l’invidia dell’altro che forse ha raggiunto di più ..troppo semplice, così non è possibile..e via di questo passo.. ïŠ)))
E allora giù a combattere ciò che presumiamo nell’altro e che non abbiamo raggiunto…
Lo schemino è sempre quello e abbastanza prevedibile ormai, ne ha aperto le danze,il primo intervento di Yam..
Sin quando si rimane arenati in quest’isola delimitata dall’ ego-mente,non si può che continuare a chiedersi il
“come fare a discernere?” invece che sprofondare nel Discernere..
Che ne pensi :cambiamo disco? ;-))
Io credo che ognuno sia libero di suonare il disco che vuole.
Così come ognuno è libero di prestare attenzione alle parole scritte sullo schermo oppure a ciò che egli/ella stessa sta scrivendo e alle emozioni/sensazioni/credenze/pensieri che lo/la stanno ispirando (in poche parole, essere attento allo scrivente).