Innernet: Journey into Awareness
and Anima Mundi

7
Feb
2022
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La coscienza parla, recensione

Ramesh Balsekar afferma che non vi è né nascita né morte, non c’è né un ricercatore né tantomeno alcunché da ricercare, non è mai accaduto nulla, non vi è mai stata alcuna creazione e le persone sono “organismi corpo-mente”.

Negatività? No, piuttosto la nobile via della negazione, neti neti, non questo, non questo. Tagliare, togliere e scavare il falso fino ad arrivare al nucleo inalterabile: “Tutto ciò che c’è, è Coscienza”, il messaggio che Ramesh non si stanca di ripetere.

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7
Feb
2022
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Agisci qui e ora

andrew cohen.jpgSono sempre stato un maestro spirituale molto controverso. Perché? Perché dico alla gente che c’è qualcosa da fare! Ho sempre detto al mio uditorio – ricercatori che sono venuti da me per ascoltare la buona nuova sulla liberazione qui e ora – che se desidera la libertà, ci sono molte cose da fare. Ma in certi ambienti, oggi, parlare di fare equivale a bestemmiare. Read More





12
Apr
2017
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Cos’è l’ego? Intervista a James Hollis su Jung

L’ego, così come è stato definito da Jung, è il complesso centrale della consapevolezza. Quando sentiamo la parola complesso, siamo portati a pensare a qualcosa di patologico, mentre in realtà un complesso non è altro che un grappolo di energia affettivamente carico.

Amy Edelstein: Cos’è l’ego, secondo Jung?

James Hollis: L’ego, così come è stato definito da Jung, è il complesso centrale della consapevolezza. Quando sentiamo la parola complesso, siamo portati a pensare a qualcosa di patologico, mentre in realtà un complesso non è altro che un grappolo di energia affettivamente carico.

Il complesso dell’ego comincia a formarsi quando ci stacchiamo dall’altro primario, che in genere è nostra madre; cioè, quando ci stacchiamo dal seno. E se da un lato questa separazione è necessaria per la formazione dell’individuo, dall’altro è molto dolorosa, perché rappresenta la perdita di quella primitiva esperienza di unità e sensazione di appartenenza.

Jung considerava essenziale per la consapevolezza la formazione dell’ego. La consapevolezza implica la divisione tra soggetto e oggetto: per diventare conscio, devo conoscere ciò che non sono. Ho bisogno di percepire ciò che è là come opposto a ciò che è qui. Inoltre, egli vedeva l’ego come un elemento necessario dell’intenzionalità, della concentrazione e della risolutezza. In che modo io e te siamo riusciti a combinare un incontro per parlare dello stesso argomento? Grazie alla “risolutezza dell’ego”, un elemento che ha fatto sì che questa conversazione accadesse.

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12
Dec
2016
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Analogico e digitale nell’astrologia

12andus-adv-for-innernetL’astrologia è un’affascinante sistema simbolico e analogico che si trova all’intersezione tra scienza, arte e scienze umane. Non è una scienza esatta, come d’altronde non le sono la meteorologia, l’economia, la genetica o la psicologia. Tuttavia, cacciata dalle università durante l’illuminismo, l’astrologia è ritornata da alcuni anni nel mondo accademico anglosassone.

Vorrei iniziare il mio articolo affermando che l’astrologia non è un “credo”. Non ha senso credere all’astrologia, così come dopotutto non ha senso credere a un bel niente. Non ha senso credere in quanto l’astrologia a differenza dei dogmi di una religione, può essere osservata e se ne può fare esperienza. Non è un sistema di credenze quale lo è una religione.

Curiosamente, i detrattori dell’astrologia utilizzano gli stessi metodi che affermano di combattere: preconcetti che non sono basati sull’esperienza, quando la sua storia millenaria e le decine di migliaia di libri scritti sull’astrologia meriterebbero perlomeno un certo sforzo di indagine. A volte i detrattori contestano affermazioni che nessun astrologo si sognerebbe mai di dire, come ad esempio che la personalità è basata sul segno zodiacale, oppure che gli oroscopi popolarizzati dalle riviste hanno validità, o che vi sono segni compatibili con altri, o ancora che l’astrologia determina il destino delle persone.

Il segno zodiacale è uno tra i numerosi elementi di un quadro natale, quindi è un po’ come affermare che un essere umano è il suo braccio. Gli oroscopi basati sui segni sono stati creati come forma di intrattenimento per quotidiani e riviste e non hanno alcun senso per l’astrologo.

Infine, l’astrologia non determina il destino delle persone. Più che di accadimenti esteriori, l’astrologia sussurra al nostro interno, attiva o inibisce la variegata gamma di qualità e archetipi interiori che si trovano all’interno di ogni essere umano. Queste qualità ci porteranno sincronicamente ad attirare eventi compatibili nel mondo esterno. L’astrologia agisce come un enzima, facilitando la trasformazione di elementi già esistenti. Potremmo vederla come l’epigenetica. Read More





25
Nov
2016
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Il potenziale curativo di agonia ed estasi: le sostanze psicoattive nella psicoterapia

guarigione-cop-mIl seguente testo è tratto da “Viaggio di guarigione, il potenziale curativo delle terapia psichedelica” di Claudio Naranjo, con prefazione di Stanislav Grof, pubblicato da Edizioni Spazio Interiore www.spaziointeriore.com , per gentile concessione.

Da sempre sappiamo di un nesso tra stati alterati di coscienza e cambiamenti di personalità. Gli sciamani di molte zone provocano stati di trance per guarire; i mistici spesso vivono esperienze “visionarie” durante la loro “conversione”; i pazienti nelle fasi più avanzate della psicoanalisi a volte hanno allucinazioni o mostrano altri sintomi psicotici temporanei.

L’uso deliberato di stati di alterazione della coscienza nel processo terapeutico ricade nell’ambito dell’ipnoterapia e dell’uso di sostanze psicotrope. Di recente poi è aumentato l’interesse per la nozione di “disintegrazione positiva” (Dabrowski) e per il valore dell’esperienza psicotica, quando ben integrata, essendo l’uso delle sostanze il metodo che ha più vasta applicabilità.

Le prime sostanze ampiamente usate a scopo terapeutico sono state i barbiturici e le anfetamine. Un barbiturico somministrato per via endovenosa, usato per la prima volta da Laignel-Lavastine (1924) per “rivelare l’inconscio”, in seguito è diventato la base di metodi come la narcoanalisi (proposta da J.S. Horsley nel 1936), la narcosintesi (Grinker) e altri. Read More





17
May
2016
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Buddismo e scienza moderna

dalai lama e acceleratore.jpgFin dai suoi inizi il buddismo ha elaborato raffinati metodi di meditazione per sondare la natura della mente, usando la mente stessa come strumento d’indagine. Da mille anni i risultati di queste ricerche vengono analizzati nelle università buddiste con metodi di studio rigorosi. Nel convegno “Mind and Life” si è creato un incontro fra la tradizione buddista di studio della mente e le discipline occidentali della psicologia, scienza cognitiva, neuroscienza e medicina.

L’importanza dell’incontro col buddismo per la scienza moderna

Ci sono crescenti indicazioni che il buddismo possa esercitare un’influenza importante e produttiva sulla scienza moderna primariamente a due livelli: (i) la ricerca dettagliata relativa allo studio della mente, e (ii) l’impatto epistemologico sui fondamenti della scienza, particolarmente della fisica.

Ricerca

Le scienze della vita si sono sviluppate enormemente nel corso degli ultimi cinquant’anni. Un ramo fondamentale di esse è lo studio della mente, della funzione cognitiva, degli affetti e dei fenomeni mentali correlati, in cui le scienze del cervello (o neuroscienze) svolgono un ruolo centrale. Un’insolita confluenza di discipline puntano i loro microscopi sulla natura della conoscenza, delle emozioni e dell’azione. Queste discipline includono le neuroscienze, la genetica molecolare, la psicologia sperimentale, l’intelligenza artificiale e la linguistica.

Da questa ibridazione sono emersi vari significativi sforzi interdisciplinari, comprendenti scienza cognitiva, neuroscienza e neuroscienza affettiva. Queste nuove scienze interdisciplinari hanno rapidamente abbracciato lo studio della mente come oggetto scientifico e hanno consentito alla scienza moderna di accostarsi a questa impresa con un rigore e una precisione senza precedenti. Read More





13
Sep
2015
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Dharma e psicoterapia

mandala buddhakapala.jpgMentre gli insegnamenti buddisti sulla sofferenza e la natura del sé si diffondono sempre più in occidente, gli psicoterapeuti hanno cominciato a scoprire le possibilità spirituali insite nel loro lavoro.

Alla prima conferenza di New York sul buddismo e la psicoterapia, alla fine degli anni ’80, il dialogo tra le due discipline si dimostrò più difficile del previsto. Erano presenti molti terapisti e dovevano parlare diversi insegnanti buddisti, ma parecchi di questi ultimi non erano particolarmente interessati al punto di vista psicodinamico, né avevano di esso una conoscenza approfondita.

I buddisti volevano parlare del buddismo, i terapisti intendevano discutere delle emozioni: non era molto chiaro quale terreno in comune avrebbe potuto esserci tra le due discipline.

Dopo il discorso di apertura, il disagio crebbe sempre più finché, dopo un giorno e mezzo, una donna esasperata si alzò dalla sedia e rivolse una frase al lama tibetano che aveva appena terminato il suo intervento. «Non mi interessa quanti maestri zen possano stare in piedi su una capocchia di spillo», cominciò, con una frustrazione evidente a tutti. Ci fu qualche applauso e l’attenzione crebbe in tutta la sala. «Voglio sentire parlare di cagare, pisciare e di fare sesso.»

Sull’uditorio piombò il silenzio: non era questo il modo di rivolgersi a un lama tibetano. Tuttavia, ciò che la donna voleva dire venne compreso da molti dei presenti. Gli interventi della conferenza sembravano troppo sublimi per i terapisti presenti, troppo lontani dalla realtà quotidiana dei loro casi terapeutici. Dov’era la concretezza dei vecchi, buoni istinti freudiani? Read More





12
Jul
2015
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Freud e il Dr. Buddha

buddha freud.jpgLa ricerca del non-io

Uno dei maggiori problemi dei meditatori occidentali è il fatto che la loro preparazione concettuale alla pratica della meditazione è generalmente insufficiente. Con la testa piena di idee freudiane e alle prese con problemi psicologici spesso non completamente risolti o addirittura ignorati, gli occidentali impegnati nella meditazione sono frequentemente sviati dalla propria confusione e dai propri desideri e conflitti.

Come ha detto il compianto insegnante tibetano Kalu Rimpoche: “Si dice che chi cerchi di meditare senza la comprensione concettuale di cosa stia facendo è simile a un cieco che stia cercando la strada in aperta campagna; una persona del genere può solo gironzolare senza sapere come scegliere una direzione anziché un’altra”.

Oggi esistono molti fraintendimenti comuni sul fondamentale concetto buddista di anatta, o non-io. Tanto per cominciare, molti nuovi meditatori scambiano il non-io con l’abbandono dell’ego freudiano. La nozione convenzionale secondo cui l’ego è ciò che modula le pulsioni sessuali e aggressive ha portato molti occidentali a equiparare erroneamente il non-io a una sorta di urlo primario in cui si raggiunge finalmente la libertà da tutte le costrizioni limitanti.

Il non-io è qui inteso come l’equivalente della potenza orgasmica di Wilhelm Reich, mentre l’ego viene identificato con tutto ciò che irrigidisce il corpo, offuscando la capacità di una catarsi piacevole o impedendo di sentirsi “liberi”. Questo punto di vista, diffuso negli anni sessanta, è ancora profondamente impresso nell’immaginazione popolare. Esso considera la via verso il non-io come un processo di disapprendimento, di abbandono dei ceppi della civiltà per tornare a una schiettezza infantile. Inoltre, tende a romantizzare la regressione, la psicosi e qualsiasi espressione disinibita dell’emozione. Read More





9
Jun
2015
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La sfida del nostro tempo

Fritjof Capra.jpgFritjof Capra afferma che una società sostenibile si può costruire solo sulle fondamenta dell’ecoalfabetizzazione e dell’ecodesign. Il compito principale negli anni a venire sarà applicare la consapevolezza ecologica e il pensiero sistemico per cambiare radicalmente le tecnologie e le istituzioni sociali.

Riflettendo sul futuro, tutti noi membri della comunità mondiale di lettori e collaboratori della rivista, siamo consapevoli che l’ambiente non è più “un problema tra i tanti”. È il contesto di ogni altra cosa: della vita, degli affari, della politica. La grande sfida del nostro tempo è creare e tenere in vita comunità sostenibili, ovvero ambienti sociali, culturali e fisici nei quali possiamo soddisfare i nostri bisogni e le nostre aspirazioni senza danneggiare le generazioni future.

Sin dalla sua introduzione nei primi anni ’80, il concetto di “sostenibilità” è stato spesso distorto, abusato e persino banalizzato da un uso esterno al contesto ecologico che gli dà il significato corretto. Ciò che è “sostenuto”, in una comunità sostenibile, non è la crescita o lo sviluppo economico, ma l’intera rete della vita da cui dipende la nostra sopravvivenza a lungo termine. Una comunità sostenibile è organizzata in modo tale che gli stili di vita, le attività economiche, le strutture fisiche e le tecnologie non ostacolano l’intrinseca capacità della natura a sostenere la vita.

Il primo passo in questa direzione deve essere, ovviamente, l’“ecoalfabetizzazione”: comprendere i principi organizzativi che gli ecosistemi hanno sviluppato per sostenere la rete della vita. L’ecoalfabetizzazione è una dote essenziale per i politici, gli uomini d’affari e i professionisti in tutti i campi. Di più, l’ecoalfabetizzazione sarà fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità nel suo insieme, quindi costituirà la parte più importante dell’educazione a ogni livello: dalle scuole ai college, dalle Università ai corsi di specializzazione per professionisti.

Per diventare “ecoalfabeti”, dobbiamo imparare a pensare in modo sistemico: cioè, in termini di interrelazioni, contesti e processi. Quando il pensiero sistemico viene applicato allo studio della Casa Terra (che è il significato letterale di “ecologia”), scopriamo che i principi organizzativi degli ecosistemi sono i principi fondamentali di tutti i sistemi viventi, gli schemi basilari della vita. Read More