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almaas5.jpgUn’intervista ad Almaas sulla maturazione dell’anima da parte di Toshan Ivo Quartiroli. Tra i temi dell’intervista, quali gli strumenti esteriori e interiori che catalizzano la crescita dell’anima, come la mente può essere volta a questo scopo, i possibili ruoli di fattori esterni quali le sostanze neurochimiche o i mezzi tecnologici, quando e se la ricerca di noi stessi arriva a un termine e il ruolo della sessualità sul cammino.

Toshan Ivo: Vorrei farti qualche altra domanda sul tema dell’oggettività – soggettività nella nostra cultura. Cartesio ha detto che se l’uomo fosse liberato dalla prigione del corpo, troverebbe l’idea di Dio in se stesso. Sembra che la nostra cultura occidentale si basi sulla convinzione che ciò che è soggettivo e dotato di un corpo sia viziato all’origine; apparentemente, perdiamo la nostra natura divina quando diventiamo “personali” e soggettivi. Nella teologia cristiana, il male e il peccato sono attributi del libero arbitrio dell’essere umano, almeno originariamente. Dunque, secondo questa convinzione, quando gli uomini fanno le loro scelte soggettive, vanno contro la volontà di Dio. Mi chiedo se per molto tempo la nostra cultura non ha riconosciuto il valore della soggettività a causa di questa e altre convinzioni storiche, o se lo sviluppo dell’anima per sua natura richiede stadi in cui non assegniamo alla verità soggettiva il giusto valore.

Hameed Ali: Innanzitutto, non sono sicuro che in Occidente la pensino come te sulla concezione occidentale del personale e del soggettivo. In realtà, è l’Oriente che storicamente ha diffidato del personale e del soggettivo, dando più importanza all’impersonale. In Occidente sembrano essere esistite due concezioni sovrapposte: una diffidente del personale e del corporeo, come osserviamo nel pensiero greco e in seguito nel Cristianesimo; l’altra che esalta il personale, il corporeo e il soggettivo, come vediamo nell’arte e nella letteratura occidentale. La nostra scienza è più influenzata dalla prima corrente, come dimostra il tentativo di Cartesio di separare il soggetto dal mondo, per poter studiare quest’ultimo oggettivamente.

La mia opinione è che il punto di vista della scienza sul soggettivo è esatto, ma incompleto. È esatto nel senso che la nostra soggettività tende a oscurare le nostre percezioni e la nostra conoscenza, a causa delle inclinazioni e convinzioni personali. La psicologia moderna ha ampiamente confermato ciò tramite lo sviluppo dato da Freud alla nozione dell’inconscio, il quale influenza i nostri sentimenti, comportamenti e azioni senza che ce ne accorgiamo. In questo senso, penso che le varie tradizioni che hanno diffidato del soggettivo, sia occidentali sia orientali, hanno avuto un’intuizione profonda della soggettività dell’umanità.

In ogni caso, si tratta di un’intuizione incompleta della soggettività umana, perché se è vero che essa valuta correttamente la consapevolezza ordinaria dell’individuo, è anche vero che non tiene conto del potenziale della soggettività umana. Tale concezione non considera che questa soggettività prevenuta è la soggettività dell’ego, e che l’anima umana può essere libera dall’ego. La cultura occidentale apprezza l’individuale, il personale e anche il soggettivo, come vediamo nelle arti, nelle scienze e nella vita quotidiana degli occidentali. Ciò potrebbe considerarsi il risultato di un riconoscimento profondo, ma inconscio, del potenziale della soggettività umana. Tuttavia, non vediamo la presenza di una soggettività così aperta e bilanciata se non in stadi molto profondi di realizzazione, in cui l’anima non soltanto è connessa alla sua natura spirituale, ma ha portato avanti questa integrazione fino a sviluppare una persona reale ed essenziale.

Possiamo ipotizzare che sia l’Oriente sia l’Occidente avevano diffidato del personale e del soggettivo perché la gente aveva di essi una conoscenza prevenuta e non autentica. Ciò che è davvero soggettivo e personale – ovvero, il proprio essere autentico al di là delle influenze provenienti dall’esterno – è uno sviluppo raro e dunque prezioso. Ecco perché gli antichi insegnamenti si riferiscono a esso come alla perla senza prezzo.

Toshan Ivo: Il Diamond Approach valorizza la mente ordinaria in quanto strumento per l’«inquiry», l’indagine. Quali sono le altre tradizioni che usano la mente in questo modo, e perché molti cammini mistici e spirituali considerano la mente un ostacolo alla verità e al raggiungimento di stati più elevati?

Hameed Ali: Nemmeno in questo caso la verità è così semplice. Le tradizioni spirituali in generale diffidano della mente individuale, perché quest’ultima tende a ostacolare l’apertura spirituale. La mente ordinaria è solitamente il supporto dell’ego, in quanto quest’ultimo è fondamentalmente un costrutto mentale basato sulle convinzioni e le conoscenze della mente. Ciononostante, la maggior parte degli insegnamenti spirituali impiega la mente nel tentativo di comprendere la condizione umana. Non direi che il Diamond Approach è il solo a usare la mente ordinaria; infatti, anche la maggior parte degli insegnamenti spirituali la usa, ma generalmente non estensivamente come fa il Diamond Approach. Quindi, penso che sia una questione di gradi. Anche la tradizione Zen, che è la più radicale e diretta per quanto riguarda l’eliminazione della mente ordinaria, la usa quando si tratta di parlare e comunicare.

Credo che la situazione sia più complessa di quanto appaia. La mente ha molte parti e qualità. Alcune di queste ultime sono indispensabili per la comprensione, la comunicazione e la sopravvivenza. Ma certe parti e qualità della mente contribuiscono alla creazione e al mantenimento dell’ego stesso. Alcuni insegnamenti tendono ad aggirare, evitare o eliminare la mente, a causa della sua connessione all’ego. Tuttavia, non possono fare a meno di usarla quando si tratta di pensare e comunicare. Alcune tradizioni usano la mente anche perché fanno ricorso alla logica e alla ragione, come certe scuole buddiste, induiste e cristiane.

Nel Diamond Approach usiamo la mente in modo più esteso, perché la nostra tecnica è quella dell’indagine sull’esperienza di ogni giorno. Nel tentativo di comprendere tale esperienza, abbiamo bisogno della ragione e della razionalità della mente. Inoltre, poiché in questo processo ci imbattiamo in una grande quantità di materiale dal passato, abbiamo bisogno di usare la memoria della mente e i suoi ricordi del passato.

La concezione del Diamond Approach è che la mente è una facoltà neutrale e che dipende da noi usarla come un sostegno all’apertura spirituale o come un ostacolo a quest’ultima. Inoltre, la mente normale è l’espressione esteriore di una profonda e fondamentale facoltà dell’anima, il suo intelletto o “nous”. Il nous, quello che chiamiamo la Guida di Diamante, è l’intelletto autentico, la facoltà di discernere che l’anima umana possiede in potenza. Più questo profondo elemento della nostra anima è attivo e integrato, più esso guida e permea il funzionamento della nostra mente normale. L’inquiry è una tecnica finalizzata allo sviluppo e la concretizzazione di questa possibilità.

Toshan Ivo: I bambini che non ricevono amore e affetto sviluppano quasi sempre problemi fisici e cognitivi. La verità può considerarsi un bisogno primario allo stesso modo dell’affetto? Non mi riferisco alla verità assoluta, ma anche alla semplice verità di tutti i giorni. Per esempio, Gregory Bateson riconobbe il problema del “double bind”, il doppio vincolo che può contribuire a provocare disturbi mentali, nei casi in cui una persona riceveva un messaggio ambiguo, specialmente se quest’ultimo includeva aspetti emotivi. Poiché la verità libera, in che modo l’anima viene deformata quando la verità non è presente nella società e nella famiglia?

Hameed Ali: L’assenza della verità nell’infanzia è una delle ragioni fondamentali per cui lo sviluppo normale della consapevolezza viene dominato dall’ego. L’assenza della verità consiste fondamentalmente nell’ignoranza e nella mancanza di esperienza da parte dei genitori della vera natura e delle sue varie qualità. È la mancanza di autenticità nella presenza e nel comportamento dei genitori che esercita un’influenza negativa sul bambino. Ma ciò non vuol dire che i genitori devono raccontare al bambino la verità così come la conosce un adulto, perché ciò potrebbe creare confusione. Si tratta più che altro della necessità da parte dei genitori di essere autentici e sinceramente affettuosi. Talvolta, ciò può voler dire che la verità in tutto o in parte non viene comunicata, perché per un bambino sarebbe troppo.

Ma l’abitudine di mentire ai bambini finirà con l’avere un impatto negativo. Alcuni psicologi ritengono che, a seconda dello stadio di sviluppo, i bambini hanno bisogno di alcune illusioni per riuscire a sopravvivere. Penso che molte di queste cosiddette illusioni sono in effetti vere, ma gli psicologi le considerano illusioni. Per esempio: la condizione della prima infanzia in cui il bambino si sente connesso alla madre, come se formassero un campo continuo di esperienza, quella che viene chiamata unità duale… Gli psicologi credono che si tratti di un’unione illusoria, non autentica, ma per chi sa vedere essa non è un’illusione, bensì l’esperienza effettiva del neonato, e le cose stanno così anche per la mente non modellata dall’ego e dalle sue convinzioni.

Toshan Ivo: Lavorando sul mio condizionamento, e condividendo con altre persone sulla Via, noto che talvolta i condizionamenti collettivi e storici di una certa nazione o di un certo tipo possono essere più radicati di quelli individuali. Le due forme di condizionamento sono intrecciate, ma quello collettivo sembra più inconsapevole e difficile da cogliere. I due tipi di condizionamento vanno affrontati allo stesso modo o quello collettivo richiede un approccio particolare?

Hameed Ali: Il condizionamento collettivo non è solitamente più radicato di quello individuale, a meno che non siamo di fronte a circostanze insolite, come nel caso di una società che stia attraversando una lunga guerra. Ma ordinariamente anche il condizionamento culturale è parte di quello individuale, ovvero accade attraverso la consapevolezza individuale e fa parte del condizionamento di quest’ultima.

Il condizionamento culturale è solitamente sottile e fa da sfondo a quello individuale. Questo è il contesto emotivo e mentale in cui il bambino vive e cresce, e viene assorbito senza alcun riconoscimento consapevole. È più difficile da riconoscere e osservare, perché si ha la tendenza a considerarlo parte della realtà. Di solito, non occorre lavorare sul condizionamento culturale in modo particolare, né c’è bisogno di mettersi a cercarlo. Lavorando sul condizionamento individuale, la dimensione culturale comincia ad affiorare da sé, poiché fa parte dell’impalcatura del condizionamento individuale. Ordinariamente, essa non si presenta fino a quando non si è profondamente liberi dal proprio condizionamento individuale.

In particolare, per affrontare il condizionamento culturale, raccomando una cosa: viaggiare in culture molto diverse e fare esperienza direttamente e personalmente delle differenze.

Toshan Ivo: Sin dall’antichità, sembra che l’umanità abbia espresso il bisogno di andare “oltre”, non solo attraverso pratiche spirituali, ma anche attraverso l’uso di sostanze psichedeliche. Le persone che percorrono quest’ultimo cammino in un contesto sacro o talvolta anche profano, parlano di stati che sembrano molto vicini a quelli mistici, come la fusione con il tutto. Secondo te, quali sono le differenze tra gli stati prodotti dal lavoro spirituale e quelli generati dall’uso di sostanze? Esistono rischi connessi a queste ultime?

Hameed Ali: In generale, le sostanze psichedeliche alterano il cervello in modo da permettere di sperimentare le cose senza i filtri consueti, oppure di avere esperienze più intense e acute. Ciò vuol dire che le esperienze spirituali generate da quelle sostanze sono uguali a quelle provocate dalla pratica spirituale; in effetti, la sostanza compie il lavoro della pratica.

Una prima differenza non sta nel tipo di esperienza, ma nel fatto che essa accade nonostante i propri filtri, senza aver lavorato su di essi. Ciò dà una sensazione di maggiore perdita di controllo o di scelta, e può rendere l’esperienza molto più emotivamente intensa ed esplosiva.

Penso che un primo, possibile rischio è quello della dipendenza dalla sostanza. Usando quest’ultima, non esercitiamo né sviluppiamo i muscoli dell’anima. Ci apriamo senza diventare spiritualmente maturi, e ciò può avere conseguenze serie per il proprio cammino spirituale.

I rischi più noti sono i danni fisiologici al cervello o al sistema nervoso, che possono insorgere in caso di uso prolungato di alcune sostanze.

Toshan Ivo: Il Diamond Heart si basa sull’osservazione e include l’interiorità nel processo di inquiry. È possibile un nuovo metodo scientifico che includa sia l’approccio soggettivo sia quello oggettivo? Un metodo che, operando sui dati, fornisca conclusioni valide come quelle del metodo scientifico tradizionale?

Hameed Ali: Penso che questa sia una cosa su cui lavorare. Non c’è una risposta semplice alla tua domanda. Questo nuovo metodo può richiedere molto tempo per venire sviluppato. So che l’aiuto che la guida di diamante può darci in termini di ricerca, indagine, discernimento, analisi, sintesi e così via può essere molto utile in qualsiasi campo di ricerca; ma perché questo avvenga, il ricercatore deve integrare questa facoltà spirituale nel suo lavoro. Non importa l’area di studio, perché stiamo parlando di una migliore intelligenza, discriminazione, chiarezza, penetrazione, sintesi ecc.: tutte qualità che possono trovare applicazione in qualsiasi ramo della scienza.

Integrare questa facoltà richiede chiarezza e oggettività personali, ovvero bisogna riconoscere in che modo i nostri pregiudizi soggettivi influenzano le osservazioni e i pensieri. Non è facile, comunque, integrare questa facoltà in modo completo o profondo; sono necessari maturità spirituale e un lavoro costante per applicare questa facoltà.

Toshan Ivo: La neuroscienza e le conoscenze sul cervello si stanno espandendo. Lo stesso Dalai Lama è attivamente impegnato nello studio dei punti di contatto tra le neuroscienza e gli antichi insegnamenti tibetani sulla mente e la meditazione. Nel tuo libro The Inner Journey Home scrivi: “È anche possibile che la vita biologica sia uno degli stadi dello sviluppo dell’anima: è necessario, ma è solo uno stadio”. Hans Moravec immagina un incontro tra informatica, nanotecnologia e bioscienza in grado di cambiare la nostra definizione dell’essere umano. Prevedi che un giorno sarà possibile fare il lavoro su noi stessi con l’ausilio di sostanze biochimiche e “neurosupporti” tecnologici (per esempio, la versione futura di apparecchiature già oggi in grado di alterare le frequenze del cervello)? Lo sviluppo dell’anima può essere facilitato o guidato dalla tecnologia? Quali prevedi che saranno gli stadi della crescita?

Hameed Ali: Perché no? L’anima umana, che è la sede della consapevolezza e delle sue facoltà, opera attraverso il corpo, e dipende dalla condizione di quest’ultimo per funzionare. Non vedo ragioni per sostenere che il miglioramento della condizione del corpo attraverso la tecnologia non possa aiutare lo sviluppo dell’anima. Non ho idea degli stadi della crescita a questo proposito: dipenderanno dal tipo di miglioramento che le tecnologie apporteranno e da quanto incideranno sul normale funzionamento fisico. È più probabile che gli stadi saranno gli stessi, ma l’anima potrebbe riuscire ad attraversarli con più facilità, ricevendo più sostegno.

A ogni modo, non mi piace l’idea che la mia realizzazione accada senza che io eserciti i miei muscoli spirituali, in quanto gran parte della gioia del lavoro spirituale sta nel lavoro stesso. Sono le scoperte senza fine a costituire la vera gioia della vita e l’entusiasmante estasi del viaggio.

Toshan Ivo: Apparentemente, la sessualità non costituisce un “capitolo a sé” negli insegnamenti del Diamond Approach, ma sembra inclusa del modello generale dell’anima. In che modo questa potente energia – che può avere molti diversi effetti sull’anima – viene trattata nell’insegnamento, e perché a essa non viene data molta importanza?

Hameed Ali: Forse avrai osservato che il Diamond Approach non dà un’importanza speciale a nessuna area particolare della vita. Esso affronta i fondamenti dell’esperienza, a prescindere dalle varie aeree della vita. La sessualità, il lavoro, la creatività ecc., sono aree particolari della vita, e anche se lavoriamo con esse, non è normale per noi sottolinearne una anziché un’altra.

Gli insegnamenti che mettono in evidenza la sessualità, in realtà mettono in evidenza l’energia sessuale, e a un livello più fondamentale la dimensione dell’energia. La sessualità è un modo di lavorare con l’energia. Nel Diamond Approach c’è una parte dell’insegnamento dedicata alla dimensione dell’energia, quella che chiamiamo la dimensione “shakti”. In essa troviamo insegnamenti su come sperimentare, riconoscere e lavorare con la shakti, affrontando tutti gli argomenti correlati. La maggior parte degli studenti non ha familiarità con questa parte dell’insegnamento.

Il Diamond Approach contiene anche un insegnamento tantrico, ma è piuttosto avanzato e non è ciò che la maggior parte della gente intende per tantra. Esso include la sessualità, ma non si identifica esattamente con il sesso.

Toshan Ivo: Nel corso del “lavoro”, del cammino di auto-scoperta, possono esserci stadi in cui ci si sente lontani dall’insegnamento e dalle pratiche. Esistono insegnanti spirituali, soprattutto nell’area neo-advaita, secondo i quali “non c’è bisogno di praticare o cercare”, perché siamo già “a casa”. C’è uno stadio in cui la ricerca termina davvero? Se sì, come possiamo sapere che questa è davvero la fine della ricerca e non un trucco dell’ego per la propria sopravvivenza?

Hameed Ali: Nel Diamond Approach c’è uno stadio in cui la ricerca finisce. Sappiamo che quella è la fine della ricerca, perché c’è il riconoscimento certo di essere arrivati a casa. Una delle conseguenze di tale arrivo è il riconoscimento che la ricerca è finita: non c’è più bisogno di cercare alcunché, né c’è più qualcuno che stia cercando.

Questo in genere non accade spontaneamente; senza pratica, di solito non arriviamo a questi livelli. Può succedere, ma per la maggior parte delle persone, senza la pratica, è solo una vana speranza. È vero che questa è la nostra casa primordiale e che in un certo senso siamo già in essa, ma la nostra anima non ne è consapevole, né può esserlo se non matura. Senza maturazione, è possibile avere un bagliore della casa, ma non dimorare in essa. Conosco bene alcuni insegnamenti neo advaita, e penso che molti di essi semplicemente non conoscono il nostro potenziale spirituale. Di solito, essi colgono una dimensione della natura autentica e parlano come se essa esaurisse tutta la realtà, senza riconoscere la ricchezza del nostro potenziale. Per esempio, questi insegnamenti non conoscono o riconoscono la natura dell’anima, così come noi la intendiamo nel Diamond Approach.

Per maggiori informazioni su libri e articoli di Almaas, http://www.ahalmaas.com/
Il sito della scuola Ridhwan: http://www.ridhwan.org

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Almaas. Essenza. Il nucleo divino nell’uomo. Crisalide. 1999. ISBN: 8871830873

Almaas. Il cuore del diamante. Elementi del reale nell’uomo. Crisalide. 1999. ISBN: 8871830776

Almaas. L’elisir dell’illuminazione. Crisalide. 2002. ISBN: 887183125X

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Almaas. Inner Journey Home: The Soul’s Realization of the Unity of Reality. Shambhala. 2004. ISBN: 1590301099

Almaas. Diamond Heart Book 2 The Freedom to Be. Shambhala. 2000. ISBN: 0936713046

Almaas. Diamond Heart Book 3: Being and the Meaning of Life. Shambhala. 2000. ISBN: 0936713054

Almaas. Diamond Heart Book 4: Indestructible Innocence. Shambhala. 2000. ISBN: 0936713119

Almaas. Facets of Unity: The Enneagram of Holy Ideas. Diamond Books. 2000. ISBN: 0936713143

Almaas. Luminous Night’s Journey: An Autobiographical Fragment. Shambhala. 2000. ISBN: 0936713089

Almaas. Spacecruiser Inquiry: True Guidance for the Inner Journey. Shambhala. 2002. ISBN: 1570628599

Almaas. The Pearl Beyond Price: Integration of Personality into Being, an Object Relations Approach. Shambhala. 2000. ISBN: 093671302X

Almaas. The Point of Existence: Transformations of Narcissism in Self-Realization. Shambhala. 2000. ISBN: 0936713097

Almaas. The Void: Inner Spaciousness and Ego Structure. Shambhala. 2000. ISBN: 0936713062

Almaas. Work on the Superego. Diamond Books.1992. ASIN: 0936713070

Traduzione di Gagan Daniele Pietrini
Copyright: Innernet.

91 Responses to “Strumenti per la maturazione dell’anima”

  1. atisha ha detto:

    Paritosh: Anche per me l’ego è stato un buon maestro..e mi ha salvato la vita quando stavo per essere travolto dalle tenebre..

    atisha: sicuro sia stato il tuo ego che ti ha salvato??

  2. atisha ha detto:

    doghen: Poi si sostiene l’idea che questo “ego” esista.
    Poi si prova l’intenso desiderio di liberarsene.
    Un, due, tre il gioco è fatto. :)

    atisha: chi è che fa tutto questo??

  3. doghen ha detto:

    Atisha,
    non lo so.
    Suppongo si tratti di quello che viene chiamato Dio o Natura di Buddha o Forza Cosmica o Vuoto (sunyata).
    Sembra un pò la storiellina del primo discepolo di Bodhidarma.
    Bodhidarma era seduto di fronte al muro (al solito), arriva quello che poi diventò il Primo Patriarca, e gli domanda: “Maestro, la mia mente non trova pace”, e Bodhidarma “Portami la tua mente e la pacificherò”, e l’altro “Maestro, la cerco ma non riesco a trovarla”, e Bodhidarma “Ecco, allora è già pacificata”.
    Il punto, cara Atisha, è sempre il solito: NOI NON VOGLIAMO ACCETTARE LA NOSTRA NON-ESISTENZA, noi non-esistiamo, e allora facciamo di tutto, ci affanniamo per afferrare qualcosa. Creiamo un ego, poi lo vogliamo eliminare, ecc,ecc.
    Paura della morte….è tutto qui.
    Qualcosa esiste, ma non “noi”.
    Ciao :)

  4. atisha ha detto:

    doghen: NOI NON VOGLIAMO ACCETTARE LA NOSTRA NON-ESISTENZA, noi non-esistiamo, e allora facciamo di tutto, ci affanniamo per afferrare qualcosa. Creiamo un ego, poi lo vogliamo eliminare, ecc,ecc.

    atisha: .. la nostra non esistenza dici…
    già, primo grande passo per renderci coscienti del Tutto, che in fondo non siamo noi gli artefici di un bel niente.. che non possiamo creare nè il bene e nè il male in quanto “non-siamo” “nessun” agente personale..
    a quel punto la mente così pacata è in grado di porre l’Ascolto verso altro…
    e riscopre ciò che non poteva prima Ricordare e dove non poteva arrivare…
    e dove nessuno potrà fare per te ciò che fai… ascolti.. vedi..
    c’è da impazzire :-)))
    L’aiuto giunge quando hai fatto da te ciò che potevi fare.. bramare.. ed entri così in quella meravigliosa collisione-relazione fra le cose..
    e che non è accertabile con i sensi ordinari..
    Ricercare in noi stessi è proprio riscoprire quei sensi meditativamente, attinenti alla nostra non-esistenza (identificata) fatta di soli pensieri e sentimenti..
    Ed ognuno di noi avrà la risposta corrispondente..

    namastè :-)

  5. Gianni De Martino ha detto:

    atisha: “… a quel punto la mente così pacata è in grado di porre l’Ascolto verso altro…”.
    Siiii ? pronto ?… La mente così pacata di chi ? La mia, la tua o la sua, evidentemente – altrimenti non ci sarebbe proprio niente e nessuno qui. Il che non è vero, o perlomeno non del tutto vero.

    atisha: “… quei sensi meditativamente, attinenti alla nostra non-esistenza (identificata) fatta di soli pensieri e sentimenti..”.
    Domanda: ” ‘fatta’ , come si dice nel gergo dei drogati? ” :-)

    L’Io, benché appaia come un continuo/discontinuo tentativo di strutturazione metaforica, esiste. A tal punto da poter addirittura identificare la “nostra non esistenza” e non spaventarsi, non troppo, perlomeno. Quello che non esiste è l’Ego fisso e contratto, autocentrato su se stesso e “fatto” dal continuo scorrere condizionato di pensieri, emozioni, cognizioni e sentimenti di attrazione e/o repulsione, su sfondo di nescienza. Presumibilmente occorrerà reintegrare l’Io, dopo aver pacificato la mente ( questo mito) e dissolto l’Ego ( questo scimmiotto) , in modo da presentarsi bene davanti agli altri e all’Altro. Un percorso non facile, un lavoro tipo “solve et coagula, rectificando invenies occultum lapidem”, eccetera.

    Aggiungerei che apprendendo da un maestro fidato e praticando questo tipo di lavoro di diritto e di rovescio, l’attenzione posta pazientemente sia nel profondo sia nel manifesto, senza innervosirsi troppo, prendere qualche bevuta o addirittura impazzire per così poco , si può diventare perlomeno bravissime sarte e sarti – se non proprio sante e santi. Perlomeno così pare, a giudicare dal variopinto e sobrio patcwork che si va sferruzzando, non senza consapevolezza, in questo e in altri blog.
    :-)

  6. atisha ha detto:

    GDM: Siiii ? pronto ?… La mente così pacata di chi ? La mia, la tua o la sua, evidentemente – altrimenti non ci sarebbe proprio niente e nessuno qui. Il che non è vero, o perlomeno non del tutto vero.

    A: prendi il succo……….. :-)

    GDM: ” ”˜fatta’ , come si dice nel gergo dei drogati?

    A: esattamente.. stessa cosa in sintesi

    GMD: Presumibilmente occorrerà reintegrare l’Io, dopo aver pacificato la mente ( questo mito) e dissolto l’Ego ( questo scimmiotto) , in modo da presentarsi bene davanti agli altri e all’Altro. Un percorso non facile, un lavoro tipo “solve et coagula, rectificando invenies occultum lapidem”, eccetera.

    A: Esatto.. poi occorrerà integrare l’Io (o meglio dire accadrà di integrare l’Io) attraverso la manifestazione della Grazia Divina, risplendendo nella sua stessa gioia..
    o nel suo Silenzio.. o nella sua saggezza misteriosa.. ;-)
    Simpatico il variopinto e sobrio patcwork a cui tu alludi… :-)
    ecco perchè dico che le “Offerte” (Opere) restano del tutto misteriose… e non come immaginate dalla mente o promulgate dagli insegnamenti stessi..
    Vi sono “esseri” stravaganti che pur non essendo attaccati alle regole non si discostano affatto dalla “rettitudine”.. ed ogni movimento è in stretta relazione (guardacaso) con i testi sacri…
    Ci sono “esseri” che spontaneamente fanno ciò che è giusto fare al momento giusto..
    Io li chiamo gli Esperti Danzatori :-))))

    namastè

  7. Gianni De Martino ha detto:

    Grazie del succo.……….. :-)
    e anche del cynar dell’altra volta.……….. :-)
    Più che Esperti Danzatori :-))))
    forse ci prenderanno per baristi. Ma tant’è :-)
    namastè

  8. paritoshluca ha detto:

    Più che l’io.. mosca cocchiera..bisogna reintegrare le “energie”..
    che disponendo della benzina sottratta all’ego..
    possono ristrutturarsi sulla base che ci ha donato il buon Dio..detto anche Universo..
    Ma qui le chiacchiere possono poco..che sbloccare la canoa incagliata..ci porta a salire le rapide cosmiche
    con la “poppa in suso com’altrui piace”…e in attesa del momento..è bene tenersi forte..che quando si scende negli abissi superiori..non bisogna guardarsi indietro..né portare bagagli..che altrimenti farebbero marcire la “metamorfosi”…

  9. paritoshluca ha detto:

    Potevo anche dire “salire” agli abissi superiori..ma dal momento che la salita evoca idee di fatica e qui invece si tratta di abbandonarsi..ho preferito il termine discesa..anche se in realtà si sale..e molto..

  10. sakshin ha detto:

    Paritosh:
    Potevo anche dire “salire” agli abissi superiori..ma dal momento che la salita evoca idee di fatica e qui invece si tratta di abbandonarsi..ho preferito il termine discesa..anche se in realtà si sale..e molto..

    Anche l’abbandonarsi evoca in modo sottile una azione che si può fare…
    In realtà anche questo accade… non è in nostro potere.

  11. eckhart ha detto:

    Mi hai fatto senza fine
    Questa è la Tua Volontà.
    Questo fragile vaso
    continuamente Tu vuoti
    continuamente Tu riempi
    di vita sempre nuova.
    Questo piccolo flauto di canna
    hai portato per valli e colline,
    attraverso esso hai soffiato
    melodie eternamente nuove.
    Quando mi sfiorano le Tue mani immortali
    Questo piccolo cuore si perde
    In una gioia senza confini
    E canta melodie ineffabili.
    Su queste piccole mani
    scendono i Tuoi doni infiniti
    Passano le età,e Tu continui a versare,
    e ancora c’è spazio da riempire.
    TAGORE

  12. atisha ha detto:

    paritosh: con la “poppa in suso com’altrui piace”…e in attesa del momento..è bene tenersi forte..che quando si scende negli abissi superiori..non bisogna guardarsi indietro..né portare bagagli..che altrimenti farebbero marcire la “metamorfosi”…

    atisha: sono solo parole, lo so… ma anzichè tenermi forte a me è capitato di lasciare la presa… mentre gridavo “Padre, sia ciò che vuoi per me…”.. e piangendo disperatametne forte, mentre salivo negli inferi, ho visto cadere giù l’ ultimo bagaglio, mentre si apriva.. mentre volavano fuori vesti variopinti, maschere per la notte e per il giorno.. e grucce di ogni genere… e si apriva così un nuovo Cuore..

  13. atisha ha detto:

    GDM: namastè
    A: namastè :-)

  14. Gianni De Martino ha detto:

    paritoshluca:

    Dove la voce cade, si sale… e molto… “In realtà” ? ( Oh, che terribile espressione! ). Sarebbe come quando l’anima sale verso l’alto, oplà, mentre il corpo cade e resta sul sofà – agitando le mani per scacciare l’io, questa mosca cocchiera, insetto fastidioso, e tenendo alto lo stendardo dell’ Energia. :-)

    Eh, sì: è davvero difficile tener fermo un morto.:-)

    Non so, non ricordo quale maestro ha detto:
    “La rivoluzione interiore
    è importante e difficile:
    l’uomo resta sempre uomo e da bravo maschiaccio ‘sale’.
    L’uomo ha la coagulazione dell’uomo.
    La donna ha la coagulazione della donna e da brava donnina ‘scende’.
    L’intellettuale ha la coagulazione dell’intellettuale.
    Il pazzo ha la coagulazione del pazzo”.

    Mah! Non saprei cosa pensare, quando anche il pensiero cade
    e anche la voce cade, ma come cade la pioggia a Primavera
    sulla terra scura…e un blog.

    P.s. Lo si sarà capito: qualcuno, in me, preferirebbe cadere “in realtà”, piuttosto che salire sulla vetta, magari per piantarvi una qualche mia o sua sporca bandierina…

    Non c’è nessun abisso, se non quello fabbricato dal pensiero… E se il pensiero fabbrica l’abisso, auguriamoci, con il Poeta, che l’Amore lo scavalchi :-)

    P.p.s. Mentre non salgo né scendo, ma resto in un angolo a scrivere, o meglio a digitare, mi viene in mente una poesia… vorrei farvela sentire, se già non la conoscete… La copio/incollo dal mio blog, dove l’avevo postata tanto tempo fa…

    POESIA
    Herbst

    Die Blätter fallen, fallen wie von weit,

    Als welkten in den Himmeln ferne Gärten;

    Sie fallen mit verneinender Gebärde.

    Und in den Nächten fällt die schwere Erde

    Aus allen Sternen in den Einsamkeit.

    Wir alle fallen. Diese Hand da fällt.

    Und sieh die andre an: es ist in allen.

    Und doch ist Einer, welcher dieses Fallen

    Unendlich sanft in seinen Händen hält.

    R. M. Rilke (1875-1926)

    “Le foglie cadono, cadono come da lungi, come se giardini lontani avvizzissero nei cieli; cadono con gesto di rifiuto.

    E nelle notti cade la terra pesante da tutte le stelle nella solitudine. Noi tutti cadiamo. Questa mano cade. E guarda gli altri: è così in tutti.

    Eppure c’è Uno che senza fine dolcemente tiene questo cadere nelle sue mani”.

    namastè

  15. atisha ha detto:

    dedicata a Paritosh..
    e a tutti Quelli che.. viaggiano in intima distanza da/con me…. .. Ascolta…

    ps: sostituire le minuscole con le maiuscole Ascoltando il testo :-)

  16. paritoshluca ha detto:

    34Gianni De Martino

    Dove la voce cade, si sale… e molto… “In realtà” ? ( Oh, che terribile espressione! ). Sarebbe come quando l’anima sale verso l’alto, oplà, mentre il corpo cade e resta sul sofà – agitando le mani per scacciare l’io, questa mosca cocchiera, insetto fastidioso, e tenendo alto lo stendardo dell’ Energia.
    ……………..
    Anche il corpo “sale”..assieme a tutto il resto..interiore ed esteriore..che l’infraumano..non lo grava più nell’abisso senza Luce..
    L’io continua ad essere la mosca cocchiera..ma nel nome di Testimone acquista natura Essenziale..ed è il tronco a cui tenersi forte..trascinati dai vortici cosmici..gli Elementi..penetranti e penetrati..
    Solo il nostro misero volgerci..ci riporta alle tenebre..da dove con accuratezza di particolari e poesia..parliamo della Luce..
    E qui..appare il nodo..l’illusione..
    e tanti preferiscono una luce falsa ..a un’oscurità vera…ma come dice il Poeta..

    che ti fa ciò che quivi si pispiglia? 12

    Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
    sta come torre ferma, che non crolla
    già mai la cima per soffiar di venti; 15

    Comunque..viva l’ermetismo..quello della incomprensibilità poetico filosofica..che come un fondo di caffè..si dispone in mille forme e intrecci che ci svelano il nascosto..
    Così ognuno capisce ciò che vuole e può..e il discorso non si intoppa..

  17. paritoshluca ha detto:

    35atisha
    dedicata a Paritosh..
    e a tutti Quelli che.. viaggiano in intima distanza da/con me…. .. Ascolta…

    ps: sostituire le minuscole con le maiuscole Ascoltando il testo :-)

    ………………

    Apprezzo la dedica..ma non mi sento sufficientemente poetico..per gustare..questi delicati pensieri..
    mi piacciono e godo cose più rudi..e maschie..
    il Testimone..appeso ..crocifisso..?
    Appeso.. che osserva smunto il mio incedere con passo tracotante nel regno dell’impermanente..

    O insensata cura de’ mortali,
    quanto son difettivi silogismi
    quei che ti fanno in basso batter l’ali!
    Chi dietro a iura e chi ad amforismi
    sen giva, e chi seguendo sacerdozio,
    e chi regnar per forza o per sofismi,
    e chi rubare e chi civil negozio,
    chi nel diletto de la carne involto
    s’affaticava e chi si dava a l’ozio,
    quando, da tutte queste cose sciolto,
    con Bëatrice m’era suso in cielo
    cotanto glorïosamente accolto.

    Non sono ancora degno di Beatrice..che la montagna del Purgatorio mi è un po’ indigesta..
    sono
    “nel diletto de la carne involto”

    che il Testimone..è appeso per decorazione e tradizione..
    e mi rifiuto di toglierlo ..perchè sono una persona per bene..

  18. eckhart ha detto:

    Paritosh:sta come torre ferma, che non crolla

    ——————-
    Chissà..se invece,non è buona idea lasciarla crollare…
    Chi la tiene ferma..forse la paura di crollare..di non trovare più nulla?

    NB Come vedi,per evitare incomprensioni, evito certo ermetismo poetico-filosofico e vado al succo.. :-)

  19. atisha ha detto:

    paritosh: (la Torre.. sedicesimo Arcano..) ’io continua ad essere la mosca cocchiera..ma nel nome di Testimone acquista natura Essenziale..ed è il tronco a cui tenersi forte..trascinati dai vortici cosmici..gli Elementi..penetranti e penetrati..
    Solo il nostro misero volgerci..ci riporta alle tenebre..da dove con accuratezza di particolari e poesia..parliamo della Luce..
    E qui..appare il nodo..l’illusione..
    e tanti preferiscono una luce falsa ..a un’oscurità vera

    atisha lasci o raddoppi? lascio.. lascio.. con un sorriso :-)

  20. sakshin ha detto:

    Paritosh:
    … il Testimone..è appeso per decorazione e tradizione..
    e mi rifiuto di toglierlo ..perchè sono una persona per bene..

    Non devi toglierlo, ma ciò accade solo nel riconoscimento che anche ciò che stai Testimoniando Sei Tu stesso.
    Però questo accade… per mezzo della Grazia, improvvisamente, come un lampo nel cielo buio.
    Allora il Testimoniare, senza soggetto testimoniante, ti offrirà il senso di Unità, il Risveglio.

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