Innernet: Journey into Awareness
and Anima Mundi

3
Apr
2011
0

Dal Big Bang all’illuminazione: meditazione e fisica quantistica

Il dialogo fra uno scienziato occidentale, diventato monaco buddista, e di un buddhista orientale, diventato scienziato… la scienza e la spiritualità rischiarano entrambe la vita degli uomini: non potrebbero essere complementari? Sono davvero troppo estranee l’una all’altra perché il loro confronto possa essere diverso da un dialogo tra sordi?

L’universo ha un inizio? La sorprendente sintonia dell’universo è forse un segno che, nel nostro mondo, è all’opera un “principio della creazione”? E in tal caso, significa che esiste un Divino Creatore? L’interpretazione radicale della realtà offerta dalla fisica quantistica è conforme al concetto di realtà buddhista, o no?

Matthieu Ricard (ex ricercatore biologo del prestigioso Isitituo Pasteur, e da trent’anni monaco buddhista in Nepal) e Trinh Xuan Thuan (astrofisico, professore all’università della Virginia) dimostrano che questo antagonismo, quando è animato da sincero desiderio di comprensione reciproca, pian piano si dissolve a profitto delle convergenze e di una riconciliazione durevole.

Ha senso un dialogo tra la scienza e il buddhismo? Può il buddhismo portare un contributo valido là dove i limiti della scienza lasciano un vuoto da colmare? Ed è in grado la fisica moderna di fornire al buddhismo degli elementi per la sua esplorazione della realtà?

Matthieu: È impressionante che tu sia passato dal Vietnam a una vita da astrofisico negli Stati Uniti. Che cos’è che ti ha spinto verso la scienza?

Thuan: Gli anni Sessanta sono stati l’età d’oro dell’astrofisica. La radiazione fossile (il calore residuo del big bang) e i quasar (astri di una favolosa luminosità situati ai confini dell’universo, che emettono l’energia di una galassia intera in un volume poco più grande di quello del sistema solare) erano appena stati scoperti. Al mio arrivo negli Stati Uniti l’esplorazione del sistema solare grazie ai satelliti spaziali aveva raggiunto il culmine. […] Al centro di questo fermento intellettuale, era inevitabile che diventassi astrofisico. […]

E tu? Che cosa non ti soddisfaceva nella tua carriera scientifica? Lasciare un laboratorio di biologia a Parigi per un monastero tibetano in Nepal è perlomeno un percorso insolito!

M. – Per me, questa evoluzione si è svolta in una continuità naturale, nel corso di una ricerca sempre più entusiasmante del senso dell’esistenza. […]

Come condurre la mia esistenza? Come vivere in mezzo agli altri? Che cosa mi è possibile conoscere? Sono i tre interrogativi sui quali l’umanità si è arrovellata nel corso dei secoli. L’ideale sarebbe vivere in modo da conseguire un senso di pienezza che ispiri ogni istante e ci consenta d’essere senza rimpianti al momento della morte. Vivendo in mezzo agli altri dovremmo sviluppare un senso di responsabilità universale. Il nostro sapere dovrebbe rivelarci la natura del mondo che ci circonda e quella della nostra mente.

Questi stessi interrogativi sono al centro della scienza, della filosofia, della politica, dell’arte, dell’azione sociale e della spiritualità. Chiudere in modo artificiale in compartimenti stagni queste attività, come accade spesso ai giorni nostri, significa inevitabilmente restringere la nostra visione dell’esistenza. […] Read More

12
Feb
2011
0

Dieci malattie spiritualmente trasmesse

Viviamo in una giungla, e la vita spirituale non fa eccezione. Davvero pensiamo che solo perché qualcuno ha meditato cinque anni, o fatto yoga dieci anni, sarà meno nevrotico di un altro? Nel migliore dei casi, sarà solo un po’ più consapevole delle sue nevrosi. Appena un po’.

È per questa ragione che ho trascorso gli ultimi quindici anni della mia vita a studiare e scrivere sull’importanza del discernimento nelle aree più insidiose del cammino spirituale – potere, sesso, illuminazione, guru, scandali, psicologia, nevrosi – nonché sulle vere motivazioni, talvolta confuse e inconsapevoli, che ci spingono su tale cammino. Io e il mio partner (lo scrittore e insegnante Marc Gafni) stiamo creando una nuova serie di libri, corsi e pratiche finalizzati a portare più chiarezza su questi temi.

Molti anni fa, ho lavorato per un’estate in Sud Africa. Sin dall’arrivo, mi resi conto della cruda realtà: ero nel Paese con il più elevato tasso di omicidi al mondo, gli stupri erano all’ordine del giorno e metà della popolazione (uomini e donne, gay ed etero indifferentemente) era positiva all’HIV.

Poiché grazie al mio lavoro e ai miei viaggi ho conosciuto centinaia di maestri e migliaia di praticanti spirituali, ho osservato che le nostre idee, concezioni ed esperienze spirituali si “infettano” con “contaminanti concettuali” – non ultimo un rapporto confuso e immaturo con complessi principi spirituali – sempre allo stesso modo e con la medesima facilità con cui un’invisibile e insidiosa malattia sessualmente trasmessa si diffonde.

Le seguenti dieci categorie non vanno intese come definitive, ma solo come uno strumento per diventare consapevoli di alcune delle più comuni malattie spiritualmente trasmesse.

1.   La spiritualità “fast-food”: Coniuga la spiritualità a una cultura che celebri la velocità, il multitasking e la gratificazione istantanea, e il risultato più probabile sarà la spiritualità “fast-food”. Quest’ultima è il prodotto dell’illusione, comune e comprensibile, che la liberazione dal dolore proprio della condizione umana possa essere facile e immediata. Tuttavia, una cosa è certa: la trasformazione spirituale non si può ottenere in un batter di occhi.

2.    La finta spiritualità. La finta spiritualità consiste nella tendenza a parlare, vestirsi e comportarsi come immaginiamo farebbe una persona spirituale. È una sorta di spiritualità imitativa che mima la realizzazione spirituale, così come la finta pelle leopardata imita quella autentica.

3.    Motivazioni confuse. Benché il nostro desiderio di evolverci sia puro e genuino, spesso è contaminato da motivazioni secondarie come il desiderio di essere amati, di appartenere a un gruppo, di riempire il nostro vuoto interiore; la speranza che il cammino spirituale elimini la nostra sofferenza e la nostra ambizione spirituale stessa; il desiderio di essere speciali, migliori, straordinari.

4.   Identificazione con esperienze spirituali. In questa malattia, l’ego si identifica con la nostra esperienza spirituale e la considera come sua; cominciamo a credere di essere la personificazione vivente di certe intuizioni sorte in noi in determinati momenti. Nella maggior parte dei casi, tale malattia non dura all’infinito, benché tenda a prolungarsi maggiormente in coloro che si ritengono illuminati e/o si comportano da insegnanti spirituali.

5.   L’ego spiritualizzato. Questa malattia si verifica quando la struttura stessa della personalità egoica si imbeve di idee e concetti spirituali. Il risultato è una struttura egoica “a prova di proiettile”. Quando l’ego si spiritualizza, siamo impermeabili a ogni aiuto, a nuove idee o feedback costruttivi. Diventiamo esseri umani impenetrabili e la nostra crescita spirituale si blocca (in nome della spiritualità stessa).

6.    Produzione di massa di insegnanti spirituali. Vi sono molte correnti spirituali alla moda che sfornano una dietro l’altra persone che si ritengono a un livello di illuminazione spirituale ben al di là di quello effettivo. Questa malattia funziona come una sorta di nastro trasportatore spirituale: assorbi questa luce, abbi quell’intuizione e – bam! – sei illuminato e pronto a illuminare gli altri allo stesso modo. Il problema non è tanto che tali persone insegnino, quanto che si presentino come maestri spirituali.

7.    Orgoglio spirituale. L’orgoglio spirituale sorge quando il praticante, attraverso anni di sforzi intensi, ha effettivamente raggiunto un certo livello di saggezza, ma usa questo risultato per chiudere le porte a qualsiasi nuova esperienza. La sensazione di “superiorità spirituale” è un altro sintomo di questa malattia spiritualmente trasmessa. Si manifesta sottilmente attraverso la sensazione “Io sono migliore, più saggio e superiore agli altri, perché sono spirituale”.

8.   Mentalità di gruppo. Anche nota come pensiero di gruppo, mentalità settaria o malattia degli ashram, la mentalità di gruppo è un virus insidioso che contiene molti elementi tradizionali della co-dipendenza. Un gruppo spirituale decide in modo invisibile e inconscio quali siano i modi giusti di pensare, parlare, vestirsi e comportarsi. I gruppi e gli individui infettati dalla “mentalità di gruppo” rifiutano le persone, gli atteggiamenti e le circostanze che non rispettano le regole, spesso tacite, del gruppo.

9.   Il complesso degli Eletti. Il complesso degli Eletti non riguarda solo gli ebrei. Consiste nella convinzione che “il nostro gruppo è il più spiritualmente evoluto, potente e illuminato; in poche parole, è il migliore di tutti”. C’è una grande differenza tra il pensare di avere scoperto la via, l’insegnante o la comunità migliori per sé, e il pensare di aver scoperto “il meglio in assoluto”.

10.    Il virus mortale: “Sono arrivato”. Questa malattia è tanto potente da essere potenzialmente mortale per la nostra evoluzione spirituale. Consiste nella convinzione di “essere arrivati” alla fine del cammino spirituale. Il progresso spirituale termina ogni qual volta questa convinzione si cristallizzi nella nostra psiche, poiché quando pensiamo di aver raggiunto la fine, ogni ulteriore crescita è impedita.

“L’essenza dell’amore è la percezione”, insegna Marc Gafni, “quindi l’essenza dell’amore di sé è la percezione di sé. Puoi innamorarti solo di qualcuno che riesci a vedere chiaramente, e questo vale anche per te stesso. Amare vuol dire avere occhi per vedere. È solo quando vedi chiaramente te stesso che cominci ad amarti”.

Nello spirito degli insegnamenti di Marc, ritengo fondamentale, in un cammino spirituale, individuare le malattie dell’ego e dell’auto-inganno comuni a tutti noi. È qui che abbiamo bisogno di sense of humour e del sostegno di autentici amici spirituali. Quando sul nostro cammino spirituale ci imbattiamo in ostacoli, a volte è facile cadere nella disperazione, perdendo fiducia nel cammino e stima in se stessi. Dobbiamo mantenere la fede, in noi stessi e negli altri, per poter davvero fare una differenza in questo mondo.

Tratto da “Eyes Wide Open: Cultivating Discernment on the Spiritual Path” (Sounds True) per gentile concessione.

Il sito di Mariana Caplan: realspirituality.com

Mariana contribuisce anche al Center for World Spirituality

Copyright per la traduzione italiana: Innernet.

29
Dec
2010
0

Aiutare in sintonia

Cosa significa: aiutare in sintonia? Significa innanzitutto che sono in sintonia con la mia anima e con ciò a cui essa mi collega. Questo significa che sono in sintonia con la mia origine, con mio padre, con mia madre e con tutti quelli che oltre a loro appartengono alla mia famiglia, dunque anche con i miei fratelli e le mie sorelle, i miei nonni, i miei zii e le mie zie e con i morti della mia famiglia.

Essere in sintonia con loro significa che li rispetto così come sono o erano, che a loro, così come sono o erano, do un posto nel mio cuore e nella mia anima, che mi sento uno e collegato con loro così come sono o erano, anche con il loro destino, la loro sofferenza e la loro morte.

Essere con loro in tale sintonia, significa che la mia anima diventa ampia e aperta e permeabile a tutto ciò che da loro fluisce a me e che da me fluisce agli altri. Allora la mia anima non appartiene più solo a me. In essa sono in sintonia con qualcosa di più grande, di più vecchio e di più ampio, appartengo a questo e da questo sono portato e guidato, ma nello stesso tempo anche stimolato ad andare ampiamente al di là di ciò che posso personalmente volere o pianificare.

Aiutare in sintonia però significa anche che sono in sintonia con altri esseri umani, con quelli a cui voglio bene e che mi sono cari, con quelli senza i quali non potrei né essere né agire. Ma anche con quelli che mi sfidano con il loro essere diversi, tramite i quali posso crescere e farmi valere, e che io stesso smuovo con il mio essere diverso. Ma significa anche essere in sintonia con quelli che mi minacciano e contro i quali mi armo, per i quali mi rafforzo fino a essere pronto ad andare agli estremi, se le circostanze lo richiedono e lo permettono. Read More

9
Dec
2010
0

La prova scientifica dell’esistenza di Dio

dio mani.jpgMettendo in ordine le prove ricavate da moderne ricerche nei campi della psicologia cognitiva, della biologia, della parapsicologia e della fisica quantica, e con un occhio di riguardo per le antiche tradizioni mistiche del mondo, Amit Goswami sta gettando le basi per un nuovo paradigma che definisce “Idealismo monista”: secondo quest’ultimo è la consapevolezza, non la materia, il fondamento di tutto ciò che esiste. Intervista di Craig Hamilton.

Prima di continuare a leggere, fermati e chiudi gli occhi per un istante. Adesso poniti la seguente domanda: nell’istante in cui i tuoi occhi erano chiusi, il mondo ha continuato a esistere anche se non ne eri consapevole? Come lo sai? Se ti sembra uno di quei rompicapo senza risposta che il professore di filosofia utilizzava per stimolare la tua immaginazione filosofica, potresti essere sorpreso di scoprire che esistono degli scienziati, all’interno di università di tutto rispetto, che credono di aver trovato la risposta. E la loro risposta, che tu ci creda o meno, è «No».

Adesso considera qualcosa di ancora più sconcertante. Immagina, per un momento, l’intera storia dell’universo. Secondo tutti i dati che gli scienziati sono riusciti a raccogliere, esso si è formato grazie a un’esplosione avvenuta circa quindici miliardi di anni fa, punto d’inizio di una danza cosmica di luce ed energia che continua fino ai giorni nostri. Ora immagina la storia del pianeta Terra.

Una nuvola informe di cenere emerge da quella primordiale palla di fuoco, si condensa lentamente in una sfera solida, trova la sua strada nell’orbita gravitazionale intorno al sole e grazie a una complessa interazione di luce e gas produce, dopo miliardi di anni, un’atmosfera e una biosfera capaci non solo di creare la vita, ma anche di sostenerla e moltiplicarla.

Ora immagina che nessuno dei fatti succitati sia mai avvenuto. Considera, invece, la possibilità che l’intera storia sia esistita solo come un potenziale astratto – un sogno cosmico tra infiniti altri sogni cosmici – fino a quando, in quel sogno, la vita si è in qualche modo evoluta portando alla nascita del primo essere senziente conscio. In quell’istante, unicamente grazie all’osservazione conscia di quell’individuo, l’intero universo (inclusa tutta la storia che ha portato a quel momento) è venuto improvvisamente alla luce. Fino a quel momento, nulla era mai davvero successo.

In quell’istante, sono avvenuti quindici miliardi di anni. Se tutto ciò non ti sembra nulla di più che la trama di un romanzo fantascientifico o una versione secolare di uno dei grandi miti mondiali sulla creazione, reggiti forte: secondo il fisico Amit Goswami, la succitata descrizione è una spiegazione scientificamente fattibile del modo in cui l’universo si è formato.

Goswami è convinto, insieme a molti altri, che l’universo, per esistere, richieda un essere senziente conscio che ne sia consapevole. Senza un osservatore, egli sostiene, l’universo esiste solo in potenza. E, come si dice tra i fisici inglesi, Goswani ha fatto i suoi conti.

Mettendo in ordine le prove ricavate da moderne ricerche nei campi della psicologia cognitiva, della biologia, della parapsicologia e della fisica quantica, e con un occhio di riguardo per le antiche tradizioni mistiche del mondo, egli sta gettando le basi per un nuovo paradigma che definisce “Idealismo monista”: secondo quest’ultimo è la consapevolezza, non la materia, il fondamento di tutto ciò che esiste. Read More

11
Nov
2010
0

“Io sono quello” di Nisargadatta Maharaj, recensione

Nisargadatta maharaj.io sono quello.jpg“Io sono quello” è probabilmente il libro che ha contribuito maggiormente alla diffusione della filosofia non-duale Advaita negli ultimi decenni. Nisargadatta Maharaj descrive in modo instancabile cosa significa trovarsi nel suo stato di illuminazione rispondendo alle domande dei visitatori nella sua casa di Bombay.

“Io sono quello” è diventato un classico della spiritualità moderna, oltre quattrocento pagine, un concentrato di saggezza e di filosofia non-duale. La lentezza forzata della lettura incoraggia la riflessione e il metabolismo di concetti poco familiari alla mente.

E’ un libro da leggere e da riprendere di tanto in tanto; le immagini illusorie e gli attaccamenti alle nostre identificazioni saranno lentamente liberate di pari passo al distacco delle pagine dalla rilegatura, che perlomeno nella mia edizione non era delle migliori (1) . Io sono quello è probabilmente il libro che ha contribuito maggiormente alla diffusione della filosofia non-duale Advaita negli ultimi decenni.

Nisargadatta Maharaj, il cui nome di battesimo è Maruti, è nato a Bombay nel 1897 da una famiglia povera. Suo padre si diresse verso la campagna per coltivare un pezzetto di terra in un villaggio del Maharashtra. Alla morte del padre, Maruti tornò a Bombay con il fratello maggiore alla ricerca di sostentamento per la madre e gli altri fratelli. Read More

17
Oct
2010
0

La divinizzazione del cosmo

brian swimme.jpgNel corso delle letture e delle ricerche approfondite fatte per preparare questa intervista, ci siamo imbattuti ripetutamente nel nome del prete gesuita e paleontologo Pierre Teilhard de Chardin. Abbiamo scoperto che i suoi scritti visionari sono stati un’importante fonte di ispirazione e rivelazione per molti scienziati, ecologisti, futuristi e teologi alle prese con l’attuale situazione critica della Terra e degli esseri umani che vi abitano.

Abbiamo subito capito il perché, quando abbiamo letto brani da The Human Phenomenon (Il fenomeno umano), The Divine milieau, (L’ambiente divino. Saggio di vita interiore) e The Future of Man (Le direzioni del futuro).

Brian Swimme studia l’opera di Teilhard da molti anni. Scienziato a sua volta e profondamente interessato ai rapporti tra scienza e spiritualità, le sue idee e la sua passione sono stati molto influenzati da Teilhard. Chi meglio di lui, abbiamo pensato, potrebbe riportare in vita il pensiero di Teilhard? Swimme racconta la scoperta di Teilhard nella sua prefazione alla nuova traduzione di Sarah Appleton Weber di The Human Phenomenon:

“Ci sono giorni a New York, nei quali non vedi mai il sole, ma senti la sua presenza nelle correnti di aria calda che soffiano tra i canyon di cemento e nelle ondate di calore che salgono dall’asfalto. Quando, alla fine, avevo i vestiti inzuppati di sudore e mi ero perso per la terza volta, fui tentato di rifugiarmi in qualche hotel con l’aria condizionata. Bastava, però, ricordare quanto ero infelice per continuare ad andare avanti. Avevo appena dato le mie dimissioni da professore di matematica e fisica, ed ero alla ricerca della saggezza. Molte persone mi avevano indirizzato verso New York, in particolare (Aurelio Peccei) il fondatore del Club di Roma, un importantissimo gruppo di pensatori e visionari planetari. Quando gli venne chiesto, sul letto di morte, quale fosse il pensatore che raccomandasse di più, tra tutte le grandi menti con cui aveva lavorato, rispose semplicemente: «La nostra migliore speranza è Thomas Berry».

Quando entrai al Berry’s Riverdale Research Center e venni invitato nella sua biblioteca, le mie aspettative non avrebbero potuto essere maggiori. Egli mi ascoltò attentamente mentre cercavo di spiegare la mia infelicità e confusione dovute alla distruzione del pianeta e a quello che si poteva fare. Dopo una lunga pausa, e senza proferire parola, Thomas Berry prese un libro tra le migliaia della sua libreria. Con espressione severa gettò attraverso il tavolo la grande opera di Chardin, Il fenomeno umano.

La mia delusione fu istantanea: quella era roba vecchia. Avevo attraversato il continente per ricevere un libro già letto alle scuole superiori dei gesuiti? Peggio ancora, alcuni famosi scienziati avevano messo in discussione le idee di Teilhard, e lo feci notare. Thomas Berry si limitò a sorridere, poi scoppiò in una disinvolta risata. Read More

28
Aug
2010
0

Il risveglio della kundalini e la trasformazione della coscienza

kundalini2.jpgLa storia della trasformazione di Rick NurrieSearns, editore della rivista Personal Transformation. “Mi svegliavo improvvisamente e percepivo un’energia che si espandeva e risaliva dalle anche nella mia area lombare più bassa. All’epoca, quell’energia mi incuriosiva e spaventava allo stesso tempo.”

Su ogni numero del periodico “Personal Transformation” pubblicavamo due o tre storie di potenti trasformazioni personali sperimentate da vari individui.

Negli anni trascorsi a pubblicare ed esaminare storie altrui, non avrei mai sognato che io stesso avrei scritto una storia di trasformazione personale sulla mia vita. Né avrei mai sognato che la mia trasformazione personale avrebbe messo fine alla rivista che avevo fondato nove anni prima. Ma questo è proprio ciò che accadde. Ecco la storia della mia trasformazione.

Sono trascorsi più di due anni da quando chiusi le porte dell’ufficio della nostra casa editoriale. L’ultimo giorno di apertura liquidammo tutta la nostra attrezzatura d’ufficio e me ne andai con una gran quantità di libri e scatole di documenti che riempirono la mia auto.

Mentre guidavo verso casa, quel giorno dopo la svendita, mi colpì il fatto di non essere addolorato dalla fine della rivista per la quale avevo lavorato molti anni. Stavo sperimentando una gioia e una leggerezza che non erano turbate dal dramma esterno della fine di un’attività. La gioia scaturiva da una calma e da una presenza interiori, un’accettazione di “ciò che è” non influenzata da aspettative sul futuro o dai ricordi del passato. Io ero, semplicemente. Read More

8
Jul
2010
0

Per chi suona la campana

global consciousness project.jpgDean Radin, dell’Istituto di Scienze Noetiche, ha studiato la possibilità che la mente e la materia si influenzino reciprocamente. I suoi studi riguardano la precognizione, la telepatia, la vista remota, le case infestate dagli spettri, l’impatto della volontà umana sulle macchine.

Forse la sua ricerca più interessante è quella denominata Progetto Consapevolezza Globale, che studia la possibilità che gli eventi a scala globale, come ad esempio l’11 settembre, possano far convergere le menti individuali, fondendo le nostre coscienze separate in un insieme unificato e coerente che influenza la materia

Il progetto “Consapevolezza globale”

Domanda: cosa hanno in comune il Super Bowl, la vigilia di capodanno e gli attacchi terroristici al World Trade Center?

Risposta: un vivace scienziato cinquantenne, di nome Dean Radin, che studia se gli eventi mondiali influenzano la nostra consapevolezza collettiva. Nell’ultimo decennio Radin – decano dell’Istituto di Scienze Noetiche a Petaluma, in California, cofondatore del Boundary Institute di Los Altos, sempre in California, e autore di The Conscious Universe: The Scientific Truth of Psychic Phenomena – ha studiato la possibilità che la mente e la materia si influenzino reciprocamente.

I suoi studi comprendono materie come la precognizione, la telepatia, la vista remota, le case infestate dagli spettri, l’impatto della volontà umana sulle macchine e la possibilità di una consapevolezza globale. Read More

27
Jun
2010
0

Clowning: un modo per rendere l’amore più vicino

Nell’Afghanistan della guerra continua, o ad Haiti dopo il terremoto, a Sri Lanka dopo lo tsunami, la “formula” è sempre la stesso: essere pubblicamente giocoso.

Un contatto visivo. Un sorriso. Essere amichevole. E, naturalmente, indossare il costume da clown e un naso rosso. Il naso rosso, il costume da clown è un passaporto. Esso apre le porte nei cuori e nelle menti. Vestirsi come un clown permette  di avvicinarsi alla gente in modo diretto. Come dice  Patch Adams,  “Clowning: un modo per rendere l’amore più vicino”.

Il naso rosso, i vestiti colorati, un comportamento imprevedibile, sono i segnali che disturbano lo status quo, che ci avvertono che questo “non è un tempo e uno spazio normale” . Il naso rosso annuncia che le regole della società umana sono in procinto di essere  messe in discussione. Una persona può essere in difficoltà o essere divertita dalla visita di un clown, e in ogni caso la presenza di un clown ti incuriosisce comunque.

La vista di un clown dà la possibilità di rendere visibile l’invisibile, tutti i ruoli possono essere attivati e capovolti giocando. Le strutture di potere possono essere capovolte. Il forte può prendersi una pausa e permettersi di entrare nella parte del debole. Giocare a fare il pagliaccio  consente a chi è debole di  essere forte.

Clowning e relazione di aiuto di Ginevra Sanguigno

Quindici anni fa, nel centro di Pechino, dove mi trovavo per studiare Qi Gong, ho assistito a una scena terribile: una donna con un bimbo molto piccolo scaraventati a terra da poliziotti in borghese; il bambino di neanche una anno piangeva disperato per terra senza che nessuno si prendesse cura di lui mentre la donna veniva arrestata e presa a sberle e strattoni dalla polizia. Read More