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Nisargadatta maharaj.io sono quello.jpg“Io sono quello” è probabilmente il libro che ha contribuito maggiormente alla diffusione della filosofia non-duale Advaita negli ultimi decenni. Nisargadatta Maharaj descrive in modo instancabile cosa significa trovarsi nel suo stato di illuminazione rispondendo alle domande dei visitatori nella sua casa di Bombay.

“Io sono quello” è diventato un classico della spiritualità moderna, oltre quattrocento pagine, un concentrato di saggezza e di filosofia non-duale. La lentezza forzata della lettura incoraggia la riflessione e il metabolismo di concetti poco familiari alla mente.

E’ un libro da leggere e da riprendere di tanto in tanto; le immagini illusorie e gli attaccamenti alle nostre identificazioni saranno lentamente liberate di pari passo al distacco delle pagine dalla rilegatura, che perlomeno nella mia edizione non era delle migliori (1) . Io sono quello è probabilmente il libro che ha contribuito maggiormente alla diffusione della filosofia non-duale Advaita negli ultimi decenni.

Nisargadatta Maharaj, il cui nome di battesimo è Maruti, è nato a Bombay nel 1897 da una famiglia povera. Suo padre si diresse verso la campagna per coltivare un pezzetto di terra in un villaggio del Maharashtra. Alla morte del padre, Maruti tornò a Bombay con il fratello maggiore alla ricerca di sostentamento per la madre e gli altri fratelli.

Aprì un piccolo negozio che vendeva vestiti per bambini, tabacco e beedie (pronunciato “bidi”), le tipiche sigarettine indiane. Per questo motivo Nisargadatta Maharaj è anche conosciuto con l’appellativo di “beedie baba”.

Io sono quello Nisargadatta.jpgAll’età di 34 anni è stato introdotto al suo guru, Sri Siddharameshwar Maharaj. Questi fece in tempo a dare poche istruzioni a Maruti prima di morire. Gliene diede una in particolare: gli disse di portare unicamente attenzione al senso di “Io sono”. Maruti obbedì e funzionò! Dopo circa tre anni si realizzò e prese il nome Nisargadatta.

Dopo un breve periodo di ascetismo nei monti dell’Himalaya, tornò a Bombay a vendere sigarette ed a ricevere i ricercatori nella sua casa. Morì nel 1981 a 84 anni, non prima di aver passato il testimone a Ramesh Balsekar che ha proseguito  l’insegnamento della tradizione Advaita fino alla sua morte nel 2009.

Io sono quello è la trascrizione di conversazione avvenute tra Nisargadatta Maharaj e i visitatori nella sua casa di Bombay, nella classica forma di domande e risposte. In ogni domanda possiamo riconoscere la nostra domanda anche se non ancora pienamente cosciente. Sguardo penetrante, beedie perennemente attaccato alla bocca ed indole irascibile, tutto questo avveniva alla superficie di Nisargadatta Maharaj; in profondità non vi era alcuno che potesse alterarsi.

Nisargadatta descrive in modo instancabile cosa significa trovarsi nel suo stato di illuminazione. Parla con una profondità concettuale e una sorprendente capacità dialettica nonostante la sua condizione di semianalfabetismo. Le sue parole escono dall’esperienza diretta e personale, senza alcuna citazione né da “colleghi” mistici né dalle sacre scritture. Le mappe dell’essere, del testimone, della consapevolezza, della Coscienza universale e dell’Assoluto sono presentate in Io sono quello da un maestro che risiede contemporaneamente nell’Assoluto e nell’ordinario.

Tra le migliaia di risposte, il messaggio a cui sempre torna Nisargadatta è di rimanere presenti con il senso di “Io sono”, di immergersi in esso, finché la mente e le emozioni diventano una cosa sola con esso. Quando gli fu chiesto perché il ricordo di sé dovrebbe portare alla realizzazione, rispose che “sono due aspetti dello stesso stato. Il ricordo di sé è nella mente, la realizzazione di sé è oltre la mente. L’immagine nello specchio è del volto che sta al di là dello specchio”, enfatizzando in questo modo il ruolo della mente nel percorso di liberazione, poiché “dopotutto è la mente che crea l’illusione ed è la mente che se ne libera. Le parole possono aggravare l’illusione ma anche contribuire a dissiparla. Non c’è niente di male nel ripetere continuamente la stessa verità finché non diventa una realtà” (quest’ultima frase purtroppo funziona anche nel caso di menzogne ripetute).

La mente va usata come strumento di investigazione,  seppur inadeguata a contenere l’accecante Verità, è fondamentale per asportare gli ostacoli che si intromettono nel percorso verso la realizzazione: “Non cercare di conoscere la verità, poiché la conoscenza intellettuale non è vera conoscenza. Però puoi sapere che cosa non è vero, il che è sufficiente a liberarti dal falso.” L’idea stessa di possedere la verità è pericolosa “perché ti tiene imprigionato nella mente”. E’ solo quando si è coscienti di non sapere che si è liberi di indagare, e la mancanza di ricerca secondo Nisargadatta è la principale causa della nostra prigionia.

Nota 1: Dopo aver ricevuto una email da parte dell’editore Astrolabio, dicendomi che  “ci stupisce alquanto.  Apprendere che ai nostri volumi  si staccano le pagine, dato che sono tra i pochi nel panorama  nazionale a essere rilegati ancora con il filo di refe anziché con  paginazione a sola incollatura, è notizia degna di rilievo. E’ la  rilegatura più solida possibile, anche più del volume cartonato. Ci piace pensare che lei lo abbia letto e riletto talmente tante volte  da danneggiarlo seriamente, viceversa che sia un’edizione abilmente  contraffatta e quindi non di nostra produzione. Talvolta ci è capitato di incontrarne sul mercato.”

L’articolo l’avevo scritto tempo addietro, il volume è originale e alcune pagine si staccavano. Ma effettivamente dire che l’edizione non era ben rilegata non è stato da parte mia corretto. Da ex-editore di libri so che possono capitare di tanto in tanto copie con alcuni difetti. Forse questo era il caso, oppure, più verosimilmente, il volume non è stato da me conservato con la dovuta cura mentre mi faceva compagnia tra un viaggio e l’altro.

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Nisargadatta Maharaj. Io sono quello. Astrolabio. 2001. ISBN: 8834013638

Nisargadatta maharaj (jean dunn curatore). Semi di consapevolezza. La saggezza di Nisargadatta Maharaj. Il punto d’Incontro. 1994. ISBN: 888093001X

Copyright: Innernet.

48 Responses to ““Io sono quello” di Nisargadatta Maharaj, recensione”

  1. Federico ha detto:

    l’unica e sensata investigazione che deve fare la mente é la realtà della Luce, la Luce é l’oceano vero della via e della nosra vera felicità e realizzazione prima . Così io la penso e penso che ogni altra ricerca ci può portare ad astrazioni, che ci estraneano dalla vita di oggi…Io sono quello…….io sono io e non sarò mai nessuno all’infuori di me stesso , ma solo dopo la Luce io potr rovare il mio io più vero….. che non ha bisogno di nulla, ma che sa godere e ceh sa apprezzare veramente di tutto.
    Confrontare il mio io illusorio col mio vero io ritenendomi un altro… può porare alla follia, forse alla paranoia o alla schizofrenia, fate attenzione, siate sempre concreti, con i piedi a terra… in ogni ricerca …. dalla terra si decolla verso il cielo.. se non si ha la terra… non si ha neppure il cielo… ricordate bene queste parole…..noi facciamo parte del cielo…il nostro corpo ha in se terra e cielo e Luce.

    quello,

    dalla concretezza. sate atenti

  2. mario ha detto:

    analizziamo l’insegnamento di Nisargadatta Maharaj: cosa ci sta proponendo? lui afferma che cio che noi chiamiamo realta’ sia invece il risultato dell’immaginazione(delle forme-pensiero), che scaturisce dalla falsa identificazione con il binomio corpo-mente;Secondo Nisargadatta tutte le idee sono false poiche’ non esistono e sono frutto della mente; Noi non saremmo quindi il corpo-mente, bensi’ il testimone-osservatore che e’ prima della coscienza, e che non e’ mai nato;La nascita e la morte esistono solo all’interno della coscienza; L’universo esiste solo nella coscienza, mentre noi(il puro testimone impassibile) siamo fuori e non siamo mai nati e non possiamo morire;; Questo significa, che se noi non ci identifichiamo piu’ con i nostri pensieri e con il nostro ego,non siamo piu’ gli artefici delle nostre azioni, quindi significa non essere piu’ i protagonisti della nostra vita; Il nostro ego-relativo viene spodestato da un Se’-oggettivo impersonale che ci rende tutti uguali e non ci permette piu’ di differenziarci dagli altri; A mio avviso ogni essere umano e’ un individuo a se’ e si differenzia dagli altri per il proprio modo di vedere le cose,per il proprio modo di interpretare la realta’, per il proprio modo di essere creativo, e di avere un proprio punto di vista,un proprio senso critico,e quindi un proprio modo di pensare, e tutto cio’ e’ determinato proprio da quello che Nisargadatta vorrebbe negare, vale a dire, l’io; Negare l’io significa annullare anche la propria individualita’, la propria personalita’,la propria volonta’,la propria soggettivita’,la propria unicita’; In questo scenario ogni cosa non ha piu’ motivo di essere e crolla il fondamento su cui si fonda la vita stessa, il desiderio della scoperta,la curiosita’,la volonta’ che e’ espressione della singolarita’ del soggetto; uomini come Nisargadatta o Ramana forse avranno trasceso il proprio ego,poiche’ non si identificano piu’ con il corpo-mente, ma sono degli esseri che non avranno mai il desiderio di scoprire nuove cose, che non offriranno nessun contributo pratico all’umanita’,che non hanno mai offerto la loro vita per la realizzazione di un bene comune; Avete mai sentito di un” illuminato” come Nisargadatta avere delle intuizioni o scoperte come Nicola Tesla? Avete mai sentito di un illuminato come Nisargadatta diventare un Giotto? Se tutto e’ gia perfetto, se nulla e’ piu’ da scoprire, se non esiste niente,se si sa gia’ tutto,se io non posso avere una mia opinione o visione personale della vita,se non c’e’ differenza tra la vita e la morte, tutto viene appiattito , allora e’ anche inutile vivere; Non puo’ esserci vita senza motivazione,volonta’,desiderio,…..tutto questo e’ nichilismo puro; Nella visione di Nisargadatta non c’e’ posto neanche all’amore inteso come CONDIVISIONE; Per Nisargadatta l’amore e’ compassione, ma non partecipazione; L’etimologia della parola compassione e’ “patire-insieme”e per sentire l’altra persona occorre essere l’altra persona; Questo e’ il motivo per cui il vero amore implica il concetto di ESPANSIONE, mentre per Nisargadatta non e’ espansione nell’altro bensi’ un puro stato di enstasi;Per Nisargadatta questo stato di pura testimonianza o di osservazione esterna dalle cose(distacco totale) gli permette di non identificarsi con le forme-pensiero transitorie e quindi con la sofferenza; Quindi lo stato di coscienza e’ sicuramente uno stato di atarassia e imperturbabilita’, ma proprio questo distacco dalle cose e questa unione del soggetto con l’oggetto fanno si che la persona non possa “sentire” le passioni e le sofferenze altrui;In questo scenario asettico, la vita perde il suo significato e ogni cosa perde il suo valore;Avete mai sentito che Nisargadatta o Ramana abbiano messo a disposizione la loro vita per aiutare gli altri? Se questa loro “beatitudine” fosse messa a disposizione di tutti allora forse questo loro condizione avrebbe ragione d’essere, ma la storia dice che questi personaggi non abbiano mai mosso un dito per aiutare nessuno e che sono sempre stati chiusi in un’ “introversione spirituale” una sorta di ripiegamento narcisistico…”.senza narciso”;Se un adolescente dovesse prendere a modello un personaggio come Nisargadatta sarebbe davvero pericoloso…; Dire che tutte le idee sono false, e che ogni opinione o visione della vita personale e’ falsa in quanto non esiste e’ molto pericoloso ,poiche’ spinge le persone a non esprimersi, e andare alla ricerca di uno stato di coscienza che nessuno raggiungera’ mai; Nessuno puo’ avere la presunzione di dire che cio’ che Nisargadatta sostenga sia sbagliato, ma sicuramente ognuno non deve mai smettere di usare la propria testa ,poiche’ cio’ che Nisargadatta propone e’ un annullamento totale della personalita’ e del proprio senso critico in nome di una consapevolezza universale uguale per tutti figlia della convinzione monistica che in realta’ esiste solo un unico essere e che il raggiungimento della consapevolezza di tale stato passa attraverso un percorso basato su una “discriminazione intellettuale”(che e’ il percorso tipico dello jnana yoga) che di per se’ e’ un percorso contro natura;In questo scenario apparentemente portatore di beatitudine e felicita’ il rischio e’ che la persona che si avvicina a tale insegnamento e percorso spirituale ,desideroso e bramoso di raggiungere questo stato di consapevolezza cosi tanto decantato da questi maestri,perda la propria identita’ e incominci ad avere disturbi della personalita’;Se la ricerca della verita’ e della felicita’ deve essere raggiunta attraverso un processo di auto-distruzione e annullamento nichilistico delle proprie aspirazioni,della propria personalita’e della propria soggettivita’, allora c’e’ da chiedersi cosa ci sia di bello e spirituale in tutto questo; Se Nietzsche fosse ancora vivo, sono sicuro che sarebbe daccordo con me…

  3. ciao Mario, credo che ci sia un tempo per l’Io e un tempo per il non-Io. Il percorso va fatto in tutto il suo tragitto senza scorciatoie. Credo anche che negare l’Io (o l’Ego) prematuramente non porti all’illuminazione, ma alla psicosi o al semplice appiattimento della persona. Oppure ad un nichilismo che non produce ne’ un Io integrato ne’ tantomeno una condizione trascendente oltre l’Io.

    Nei percorsi spirituali, l’Io non e’ un nemico, va accettato. Fanno bene i maestri a dirci che vi e’ altre al di la’ dell’Io e che e’ fondamentalmente un’illusione. Fanno bene a dircelo e ad indicarci il percorso perche’ l’Io non sara’ mai in grado di guardare oltre a se’. Il problema e’ che l’ego si appropria anche delle conoscenze spirituali e quindi a volte puo’ “far finta” di annullare se stesso, cambiando il pelo ma non il vizio, sostituendo un Io “ordinario” con un Io “spirituale”. In questo senso, i messaggi di Nisargadatta possono portare a pericolose scorciatoie oppure a un’ulteriore rafforzamento dell’Ego da parte di persone che non affrontano il percorso con i tempi dovuti. Dire che tutto e’ un’illusione non ci libera certamente dall’illusione.

    La condizione di illuminazione non e’ uno stato in cui non si possano “sentire le passioni e le sofferenze altrui”. In realta’ e’ solo quando siamo oltre l’Io che possiamo connetterci con compassione con l’altro. Ne possiamo avere un accenno anche senza essere illuminati quando lasciamo cadere, pur temporaneamente, la nostra centralita’ egoica.

    Concordo con te che vi sono stati pochi illuminati scienziati o artisti (anche se vi sono degli esempi, pensiamo a Pitagora, Swedenborg, forse Leonardo, e c’e’ chi dice che Telsa stesso che tu citi fosse illuminato), tuttavia la loro intuizione e’ molto piu’ grande di qualsiasi scoperta scientifica che da’ una illusione di felicita’ ordinaria e temporanea. La loro intuizione va alla radice della condizione umana, e il fatto stesso di cercare di comunicarla tramite il linguaggio ordinario, il solo comprensibile dalla mente, lo trovo un atto di grande compassione e chiarezza.

  4. Agghiashanti ha detto:

    Intressante articolo su Sri Nisargadatta Maharaj su:
    http://ilcredino.blogspot.com/

  5. mario ha detto:

    Nicola Tesla non era affatto un ” illuminato”, anzi aveva una personalita’ ossessiva ma non per questo non e’ stato un genio; Di Pitagora non conosciamo tantissimo, ma non possiamo dire che si identificasse con lo stato di coscienza di cui parla Nisargadatta;Leonardo era un genio, ma il suo approccio alla vita era da scienziato, quindi partiva e analizzava i fenomeni, quello che Nisargadatta sostiene siano irreali; Io non posso dire che cio che sostiene Nisargadatta non sia vero,dico solo che bisogna smetterla di accettare passivamente e aprioristicamente come veri insegnamenti di uomini che vengono additati come maestri, senza utilizzare la propria testa; Il problema e’ che l’insegnamento di questi maestri parte proprio dal considerare come falsi tutti i propri ragionamenti, per cui la persona che si avvicina a questi insegnamenti incontra serie difficolta’,poiche’ azzera a priori ogni proprio senso critico; Lo stesso Buddha ha detto che non bisogna mai accettare verita’ precostituite e che bisognerebbe passare sempre al vaglio della ragione ogni presunta verita’ o insegnamento;Cosa ci sta proponendo Nisargadatta? quale stile di vita soggiace dietro tale insegnamento? Quali conseguenze comporta l’aderire o il condividere a tale insegnamento?L’insegnamento di Nisargadatta mira a scardinare alla base l’identita’ della persona,le sue identificazioni,cio’ in cui si riconosce e considera quella che noi chiameremmo nascita(e che lui chiamerebbe avventura nella coscienza) come un fortuito e casuale evento “negativo”:con la “nascita” della coscienza dell’ ” io sono”, scaturisce l’identificazione con il “corpo-mente”; Nisargadatta non e’ in grado di dirci il perche’ e’ avvenuto questo processo,ma solo la modalita’; A suo avviso, il perche’ e’ una domanda che si pone l’ego, per cui se si annulla l’identificazione con l’ego sparira’ anche questa domanda;lo spazio e il tempo esistono insieme all’ego, per cui se si scardina l’ego sparira’ sia l’identificazione con il corpo-mente che con tutto il resto; E’ giusto pensare che ci sia qualcosa aldila’ della nostra mente, aldila’ delle nostre identificazioni,ma il problema e’ che i maestri che hanno “raggiunto” tali verita’, non possono essere presi ad esempio da nessuno poiche’ il loro stile di vita nega la vita stessa; Torno a ripetere con convinzione che questi personaggi(vedi Ramana maharshi,Nisargadatta,Anandamay ma ecc) dopo avere raggiunto il loro Samadhi o come dir si voglia, sono entrati in uno stato di abulia totale e di assurda inattivita’ fisica e sociale; Se annullare l’ego significa arrivare ad uno stato vegetativo di questo tipo(nella maggior parte dei casi), allora mi chiedo quanto possano essere positivi i loro insegnamenti e quanto ci sia di vero e costruttivo nel seguire tali presunte verita’;Chi ha letto le vite di Anandamay ma o Ramana sapra’ che hanno trascorso dei periodi lunghi in cui non volevano piu’ cibarsi, poiche’ ritenevano il loro corpo come un peso, come una sorta di “effetto collaterale” della “nascita”;Addirittura nel caso di Anandamay ma erano i suoi devoti che la imboccavano e la supplicavano di cibarsi per evitare che lei “lasciasse il corpo”; Allora senza abbandonare la nostra intelligenza,dobbiamo porci una domanda :In questa visione della vita, non c’e’ forse la sottile convinzione che quella che noi chiamiamo “nascita” (e che i maestri considerano come “avventura nella coscienza”) sia un disgrazia fortuita da cui uscire e non un grande dono da accogliere e di cui essere felicemente cosapevoli? ; Sembra quasi che in questa visione il superamento dell’ego non sia dato da una gioiosa espansione di se che ci permette di espanderci ,di condividere e di sentirci una cosa sola con tutto e tutti, ma una sorta di “omicidio”aprioristico che sottintende una verita’, e che cioe’ la vita ,con tutte le sue sfaccettature(la nostra biografia, il nostro modo unico di vedere e percepire la realta’ e la nostra soggettivita’ e individualita’) sia un nemico da combattere,e non una gioia da accogliere;Perche’ allora ognuno di noi dovrebbe seguire questi insegnamenti? per diventare degli esseri abulici e privi di volonta’ e privi di interessi? Le cliniche psichiatriche sono piene di persone con svariati problemi , e la prima cosa che fanno i medici e’ quella di risvegliare la loro vitalita’, il loro senso critico personale,la lora creativita’ personale ,la loro personalita’ e il riconoscersi in qualcosa;L’insegnamento di Nisargadatta spinge le persone a non riconoscersi in niente,a distruggere la propria identita’, la propria personalita’,a non essere i protagonisti della propria vita e quindi a non vivere;Da un lato abbiamo quindi la psicologia classica che sottolinea l’importanza del processo “identita’-persona-riconoscimento”,dall’altra abbiamo questi maestri che dicono l’opposto e spingono le persone a distruggere la propria identita’,la propria personalita’ e a non riconoscersi in nulla;Nonostante io sia il primo a sostenere che la” realta’ ” debba evidentemente essere oltre la nostra dimensione personale,non credo che la via per raggiungere o conoscere tale stato sia quello dei maestri suddetti; Del resto la quantita’ enorme di persone malate nelle cliniche sottolineano come la vita abbia bisogno di altro, e che il processo di guarigione e conoscenza passa attraverso un percorso di riconoscimento e di integrazione e non un annullamento disedintificativo che comporta una disintegrazione di se’; Lo stesso Osho diceva che la filosofia dona le risposte mentre l’illuminazione distrugge le domande….in quest’ottica ogni domanda che l’uomo si pone e’ vista come un ostacolo verso la conoscenza e cio’ sembra essere un invito a non ragionare,poiche’ ogni risposta e’ sbagliata in quanto chi si pone le domande non esiste; E’ come se uno scienziato si facesse una domanda sulla relativita’ ristretta e la risposta fosse nell’uccidersi, cosi in questa maniera non esisterebbe neanche colui che si pone la domanda….solo che in questo caso e’ un uccisione dell’ego e non del corpo; E’ giusta l’idea secondo cui ci sono cose che non possono essere capite dalla razionalita’, e che in molti casi l’unica via percorribile sia abbandonarsi al mistero, ma questi processi devono essere naturali e non ricercati;Un fico secco cade quando e’ troppo maturo, non va colto o reciso prima che diventi troppo maturo;Se lo si raccoglie e lo si fa cadere prima della sua maturita’,vuol dire che lo si sta considerando come una malattia dell’albero, e non come un frutto bellissimo e buonissimo di cui cibarsi e deliziarsi.

  6. sada ha detto:

    Parlo solo per la mia esperienza nella lettura di questo libro.
    L’ho letto e riletto credo almeno 30 volte, questo è il secondo perchè il primo l’ho perso e questo è ormai a pezzi-
    E’ stato il mio compagno di tanti viaggi e l’unico sollievo in momenti di profonda sofferenza esistenziale. In un momento incui la mia mente era ossessionata da un unico pensiero questo libro aveva il potere di calmarla e riportarmi a me,
    Ancora oggi non comprendo molte cose,ma oltre le parole c’è sempre una comprensione che mi da’ pace, che mi riporta nel momento,è il mio maestro preferito perchè è essenziale,non vende nulla,è oltre tutte le religioni, non da’ tecniche anche se non nega l’importanza della meditazione per le menti piu difficili, lo amo.

  7. blackdog ha detto:

    E’ dal 1990 che lo leggo e rileggo,mi identifico completamente nelle sensazioni di sada.Davvero non voglio cimentarmi in considerazioni filosofiche, non ne ho la voglia ne le capacità  ma apprezzo chi ha la forza di farlo.Dico solo che quando comincio a sfarfallare mi basta prendere un libro di Nisargadatta Maharaj aprirlo e leggere alcune pagine letteralmente a caso, per trovare un po di pace.

  8. mario ha detto:

    la cosa piu’ importante e’ essere liberi ed essere felici,non ha importanza come; Se si riesce ad essere liberi da una mente padrona attraverso gli scritti di Nisargadatta ben venga, e’ un’ottima cosa; Sappiamo tutti che la mente se diventa padrona dell’uomo gli impedisce di vivere; Del resto la “spiritualita'” deve liberare l’uomo, non lo deve certo schiavizzare; Purtroppo in questa societa’ succede il contrario poiche’ si ha un concetto errato di spiritualita’ e si confonde l’appartenenza e la fede a delle idiologie con lo sviluppo pieno della propria “umanita”,intesa come comunione con la natura e tutte le creature,che e’ un modo di sentire e di vivere la vita, non un sistema ideologico simile a un partito politico;Ad ogni modo la mia “critica” verso Nisargadatta va inquadrata solo nel senso che a lui la vita non interessa perche’ non esiste, e di conseguenza non puo’ esistere la sofferenza e colui che soffre;Se su un piano “metafisico”(nel senso di oltre la mente in questo caso) questa puo’ essere un verita’,se analizziamo la vita su un livello piu’ umano e quotidiano,puo’ comportare diversi problemi; Nisargadatta ha spesso asserito di non voler aiutare nessuno perche’ non gli interessa, e che questa cosa l’avrebbe lasciata fare a chi ne avrebbe sentito la necessita’, a quei guru che avevano costruito ashram e avevano discepoli che lui “snobbava” un po’;Ma le domande che dobbiamo farci sono altre: Se tutti gli uomini fossero come Nisargadatta come sarebbe il mondo? Sicuramente sarebbe un mondo pieno di pace,non ci sarebbero le guerre, ma probabilmente non esisterebbero gli ospedali,i medici,le universita’,e forse neanche le banali lampadine !!
    Ovviamente la mia e’ una provocazione ,ma con questo voglio sottolineare che l’estraniarsi totalmente dal mondo ed essere distaccati in maniera totale come lo era Nisargadatta, implica il non sentire la necessita’ e l’esigenza di fare piu’ nulla!! e un mondo privo di iniziative,di creativita’ di voglia di scoprire sarebbe un mondo non degno di essere vissuto; Perche’ avere un corpo allora? se non esiste nulla, perche’ dovremmo andare all’universita’,aiutare i malati,costruire ospedali? tanto la sofferenza non esiste! ne tanto meno i malati!! Il problema ‘ proprio questo, cioe’ che per Nisargadatta l’avere un corpo e’ una malattia dell’esistenza,qualcosa da evitare,un incubo da cui svegliarsi, e la risposta a questa malattia sta in un “suicidio” che ne sottolinea la “negativita’” e il peso; In quest’ottica sarebbe piu’ logico non fare piu’ figli ,se la vita deve essere vista solo come un problema,un effetto collaterale dell’esistenza; Perche’ dovremmo anche cercare di raggiungere qualcosa attraverso delle pratiche o meditazioni che ci rivelano che quello che noi chiamavamo vita era solo un incubo da cui uscire?Certo,Nisargadatta diceva di non praticare nulla, di essere e basta, ma all’atto pratico per essere se stessi insegnava a osservare i propri pensieri esternamente …non e’ forse questa una pratica e un voler cerare qualcosa? Quando ci sono terremoti nel mondo,tsunami
    ci sono persone che vivono incubi,che soffrono,fisicamente e mentalmente; Se tutti fossero come Nisargadatta i terremotati rimarrebbero morti sotto le macerie ! Sia lui che ramana maharshi non avrebbero mosso un dito, perche’ per loro non esiste ne la sofferenza ne coloro che soffrono….perche’allora agitarsi tanto? In quest’ottica tutto diventa inutile,nulla ha piu’ senso e la vita stessa viene vista NON come un dono,un’opportunita’, ma un problema; Ne tantomeno si puo’ ridurre il problema dicendo che non tutti i guru sono cosi, lo so benissimo che ci sono maestri che si sono mossi in maniera diversa, come Amma, Babaji di Herakan, ma la maggior parte dei guru sono come Nisargadatta; Ho conosciuto persone che in nome di questa visione del mondo(quella di Nisargadatta e della filosofia indiana in genere) hanno smesso di studiare,perche’ ormai avevano interiorizzato il concetto che i desideri devono essere recisi,che sono un impedimento alla “conoscenza” ed hanno abbandonato gli studi; Ho conosciuto persone seguaci di Nisargadatta che in nome del suo insegnamento non hanno voluto curarsi da malattie importanti poiche’ erano entrati nella convinzione che “tanto io non sono mai nato e non posso morire”……..insomma se avete capito il senso delle mie parole avete anche capito cosa ho cercato di spiegarvi……;

  9. paolo ha detto:

    Vorrei esprimere le mie congratulazioni a Mario per aver espresso in maniera esaustiva tutta la discussione sul Grande Maestro. Bravo Mario. Auguri.

  10. Alessandro ha detto:

    MARIO, “studia” un pò di tutto e, soprattutto, non avere paura..

  11. mario ha detto:

    Ciao Alessandro,
    io studio le cose dal punto di vista antropologico,”filosofico”,fenomenologico; Io non sono un guru, ne ho mai preteso di esserlo, ne tantomeno posso ostentare una consapevolezza spirituale che non ho; Non mai pensato di aver capito cose che altri non hanno capito ,la mia e’ pura ricerca scentifica, io non osservo le cose dal punto di vista spirituale, ma da ricercatore; Nisargadatta per quanto mi riguarda potrebbe essere davvero un uomo con il grado di consapevolezza piu’ alto raggiungibile , ma potrebbe anche non esserlo; Quando ci si accosta a queste cose e le si vuole studiare e analizzare in maniera “scientifica”, non si puo’ essere prevenuti, o avere l’atteggiamento del discepolo che aderisce e crede totalmente a quello che il maestro dice: questo e’ un tteggiamento spirituale,eccellente,ma non e’ quello che io adotto; Lo stesso Nisargadatta ha detto: “non potete conoscere la mia terra finche’ non ci siete dentro”…….direi che ha ragione anche lui,non fa una piega…il mio tentativo pero’ e’ quello di capire quali sono le conseguenze etiche,sociali,esistenziali che una “illuminazione” comporta, qual e’ lo stile di vita dell’uomo illuminato, cosa “mi sta proponendo” ecc…….Da questo punto di vista io non nego nulla,non posso negare nulla,me ne guarderei bene dal farlo, soprattutto non posso negare che Nisargadatta sia una persona con il piu’ alto gardo di conoscenza; Bisognerebbe essere “nella sua terra” per comoprendere quello……io invece analizzo,muovo ipotesi e dubbi…….; Se analizzi gli articoli che ho scritto in precedenza avrai notato come non nego mai che Nisargadatta maharaji sia un uomo “illuminato”,semmai ho cercato di sottolineare le differenze con altri maestri illuminati, e ho sottolineato cosa puo’ comportare il suo essere cosi “indifferente” a tutto….e’ una analisi “critica”, non un giudizio morale…;Le mie sono opinioni che scaturiscono dalle mie analisi e osservazioni, ma non ho la petesa di pensare che siano giuste o da prendere come oro colato…..sono il frutto delle mie analisi; Per il tipo di indagine che effettuo, ha poca importanza se io ho delle paure o no, perche’ il mio non vuole essere un percorso “spirituale”o di conoscenza nel senso esoterico del termine;Tra l’altro io non ho paura di perdere un credo o cose di questo tipo perche’ come ti ripeto assumo un atteggiamento da studioso;In questa societa’ occorre che ci sia qualcuno che facicia il mio “mestiere”, altrimenti si rischia di credere a tutto ed e’ per lo stesso motivo che i politici fanno successo con le masse, perche’ le persone hanno smesso di pensare,di sviluppare un proprio senso “critico”; Che poi la verita’, la realta’ ultima sia aldila’ della ragione,dlla mente, del proprio io, questo e’ un altro paio di maniche…non ci piove….ma occorre che ci sia ancora qualcuno che si chieda il perche’ e il come mai delle cose; Da un punto di vista spirituale e’ scorretto, anzi la prima cosa che questi maestri insegnano e’ smettere di chiedersi il perche’, poiche’ il perche’ se lo chiede l’ego, e siccome l’ego non esiste,di conseguenza non esistono neanche le domande;Ma se vogliamo fare un discorso da persone mature che vivono in una societa’ dove il vivere implica un relazionarsi agli altri, bisogna cercare di andare a fondo e capire le cose;A me sta bene che Nisargadatta non si ponga domande,che non abbia l’esigenza di fare nulla, che non abbia la motivazione o la spinta a conoscere qualcosa(visto che non esiste piu’ l’io che vuole conoscere),ma questo atteggiamento da mio punto di vista del tutto personale puo’ essere controproducente se venisse preso a modello da tutte le persone; Un mondo di persone indifferenti a tutto, privo di voglia di conoscere e scoprire,sarebbe un mondo invivibile; Se accendiamo la luce in casa e’ perche’ qualcuno ha sentito in passato l’esigenza di scoprire qualcosa e ha avuto una forte volonta’ di farlo, se un nostro caro fa’ un incidente stradale non gli diciamo come avrebbe detto Nisargadatta “testimonia quest realta’”, ma lo porteremmo all’ospedale, dove ci sono persone che hanno studiato e ricercato….;Se Gino Strada ha creato Emergency e aiuta tantissime persone che vivono un inferno e’ peche’ lui crede nella solidarieta’,e se e’ vero che siamo tutti uno, se tutti siamo il Parabrhaman,allora a maggior ragione,e’ giusto servire il prossimo aiutarlo ad uscire da quell’inferno;Che poi quell’inferno sia illusorio,che in realta’ nessuno di noi puo’ davvero morire perche’ noi siamo il Se’ e non il corpo transitorio, questo non significa che dobbiamo rimanere indifferenti ;Se la sofferenza e’ il frutto dell’”ignoranza”(avidya), e se e’ vero che ci sono persone come Nisargadatta o Ramana che non si identificano piu’ con essa, questo non significa che tutti abbiano avuto la fortuna o l’evoluzione tale
    per trascendere tale stato; A maggior ragione la consapevolezza dovrebbe portare ad un grado di compassione tale da spingere a chi la possiede di poter condividere la sua beatitudine con gli altri;
    Il mondo va male proprio perche’ ognuno e’ troppo individualista, non c’e’ condivisione,partecipazione,donazione di se’; Facciamo l’esempio di Fukushima in Giappone dove per l’incuria delle persone ,per il terremoto e tanti altri motivi e’ successo quello che tutti sappiamo……un disastro nucleare: In questo caso avere un atteggiamento come Nisargadatta non aiuterebbe molto,tanto per lui la morte non esiste, ne tantomeno gli altri esseri..perche’ allora fare qualcosa? Lui si lascerebbe morire e con lui morirbbero anche gli altri…..; MA questo non significa che lui non sia illuminato, ma il suo stato di annullamento non gli permette di “sentire” certe esigenze…..questo e’ un problema che ha toccato anche il bhuddismo, ed e’ la differenza principale che esiste tra la cuola Theravada e quella Mahayana……..la prima concepisce l’illuminazione come un processo isolato che coinvolge il singolo,mentre la seconda concepisce l’illuminazione come un processo che implica una relazione con gli altri…..attraverso la liberazione di tutti gli esseri senzienti;
    nella scuola Theravada gli illuminati sono degli “ Arhat” mentre per la suola Mahayana si predilige la via dei Bhodisattva il cui voto e’ quello di aiutare tutti gli esseri senzienti a raggiungere l’illuminazione………..probabilmente Nisargadatta e’ un grande Arhat……..

  12. Alessandro ha detto:

    Bellissima risposta, grazie.

  13. Vito ha detto:

    Buon giorno a tutti volevo solo dire a Mario che e’ davvero bravo a rispondere i tuoi studi e osservazioni sono giuste ma osserva in che stato si trova la civiltà oggi giorno ,e poi chiedetevi se tutti voi ricercatori ,osservatori ,studiosi ,premi nobel ecc .abbiate insegnato la via giusta?da osservatore naturalista non credo semplicemente x che si va ‘sempre dalla parte opposta osserva solo nell’ambito delle diete mille diete tutti ti vogliono insegnare come mangiare il risultato?70%obesi tutti insegnano l’amore risultato?guerre ovunque ci si deve mettere in mente che la natura ci fornisce tutto e ogni qualvolta si voglia modificare qualcosa si a un allontanamento dallo stato naturale dell’essere ed ecco il conflitto,U.G l’illuminazione grande frode esiste solo lo stato naturale come in mente cosi nel corpo tutti i cibi sono alterati =obesità tutti gli studi sono alterati da frasi inventate senza senso cane ma il cane non sa di esserlo !!!!e tutto inventato ecco la sofferenza mentale io sono non ho bisogno di insegnamenti sono completo so cosa mangiare come sopravvivere so tutto quello che devo sapere semplicemente x che sono un’essere naturale solo quando sarai in quello stato potrai capire che non escludi nulla del mondo x che tu sei il mondo ciao e scusa l’intrusione serena giornata a tutti .

  14. mario ha detto:

    caro vito….io la penso esattamente come te……mi rendo conto che questi argomenti se affrontati in una certa direzione sono molto complicati e il rischio e’ anche di sminuire o travisare certi concetti; Io sono il primo sostenitore che “non c’e’ nulla da raggiungere”,e che la felicita’ e serenita’ si realizzano semplicemente cercando di essere in sintonia con l propria natura..senza cercare di voler essere qualcosa di diverso da cio che gia si e’;…ogni negazione e’ fuorviante e controproducente….Io comunque non sono uno che ha “certezze” , soprattutto in questo campo…io posso solo ipotizzare e muovere dubbi….non sono un guru…..l’argomento della “filosofia orientale” soprattutto dell’advaita vedanta” e’ un territorio arduo e minato e se affrontato senza la dovuta “leggerezza” rischia di allontanarci dalla stessa sorgente in cui gia siamo; Hai ragione quando dici che non abbiamo bisogno di niente e che il desiderare qualcosa di diverso d da cio che gia siamo ci crea conflitti……se leggi attentamente cio che ho scritto all’inizio diciamo la stessa cosa….ad ogni modo potremmo parlare all’infinito, torno a riptere che sono argomenti che vanno affrontati con una certa maturita’ e acume altrimenti invece di portarci verso la felicita’ e la “verita'” ci possono anche fuorviare…..; Riguardo lo schifo in cui si trova la nostra civilta’, quello dipende dall’egoismo dell’uomo,dalla sua ignoranza e dalla sua arroganza; Se ogni uomo avesse un senso di “responsabilita'”,un senso del bene comune,se l’uomo non procurasse sofferenza agli altri esseri e non pensasse solo a se stesso il mondo sarebbe un paradiso….e probabilmente non ci sarebbero maestri e guru…; Ma da cosa nasce questo egoismo e questa ignornza? in India dicono che questa ignoranza deriva dalla mancanza di consapevolezza di se’…un uomo “consapevole” non puo’ procurare sofferenza a nessuno ne tantomeno essere egoista….in due parole ,loro dicono che una persona che e’ “spirituale” e’ nel dharma ,vale a dire rispetta la legge universale, mentre l’uomo “ignorante” e’ egoista perche’ non conosce la propria natura….;In India pero’ si crede molto al concetto di illuminazione che e’ una presa di coscienza molto particolare, che in genere ha una sua fenomenologia che non sto qui a descrivere……; Sicuramente questo mondo in questo periodo storico,soprattutto per noi occidentali non ha bisogno di concetti metafisici,o di illuminazioni intese come samadhi o simili…ma sicuramente questa civilta’ avrebbe bisogno di aumentare il proprio livello di “UMANITA'”, e per fare questo occorre avvicinarsi a quello che in India chiamano dharma, il rispetto della legge universale…..che altro non e’ che una vita basata sulla rettitudine:non procurare sofferenza a nessuno,essere solidali con gli altri e contribuire al bene comune; Se poi l’uomo e’ egoista e ignorante e’ ha confuso il concetto di strumento con il fine(alludo alla tencnica e alle scoperte scientifiche) quello dipende sempre dal suo egoismo che lo spinge all’arricchimento personale e individuale e al potere….ma queste false identificazioni,questo senso di onnipotenza,questo ristagno di amore da cosa derivano? sempre dall’egoismo..e dall’ignoranza….l’uomo e’ un essere egocentrico…allora le meditazioni,i maestri, hanno un senso solo nel momento in cu ci aiutano a scardinare queste false identificazioni,spingendoci verso una espansione di se’ verso l’altro e il mondo e lo fanno indicandoci un percorso “naturale”; In altre parole devono sempre aprirci alla vita e non chiuderci; L’amore vero e incondizionato ci spinge alla solidarieta’,alla condivisione e alla partecipazione….si toglie l’acqua sporca per far rimanere quella pulita…tutto il resto non serve, e’ superfluo…..Questa e’ una mia opinione, mi potro’ sbagliare ma la penso cosi….

  15. Federico ha detto:

    mi hanno colpito queste Tue parole:”mancanza di consapevolezza di sé”
    riporto il Tuo testo:
    “Riguardo lo schifo in cui si trova la nostra civilta’, quello dipende dall’egoismo dell’uomo,dalla sua ignoranza e dalla sua arroganza; Se ogni uomo avesse un senso di “responsabilita’”,un senso del bene comune,se l’uomo non procurasse sofferenza agli altri esseri e non pensasse solo a se stesso il mondo sarebbe un paradiso….e probabilmente non ci sarebbero maestri e guru…; Ma da cosa nasce questo egoismo e questa ignornza? in India dicono che questa ignoranza deriva dalla mancanza di consapevolezza di se’…un uomo “consapevole” non puo’ procurare sofferenza a nessuno ne tantomeno essere egoista….in due parole ,loro dicono che una persona che e’ “spirituale” e’ nel dharma ,vale a dire rispetta la legge universale, mentre l’uomo “ignorante” e’ egoista perche’ non conosce la propria natura…

    Io aggiungo:
    Nessuna soddisfazione comune o conquista scientifica o materiale potranno mai dare alla persona umana ciò di cui ha più bisogno e dal ritrovare ciò di cui ha più bisogno dipende anche il senso umano, la rettitudine, l’amore, il senso di Dio. Ciò é “consapevolezza di se” la base é questa , senza questa base tutto diviene aleatorio, instabile, insoddisfaciente ….e si capisce perchè.

    La nostra coscienza é strettamente legata al corpo, questo sarebbe il rischio della nostra vita materiale chiamato anche “confusione” cui siamo soggetti venendo al mondo.

    Secondo quanto ho provato, uno dei modi più semplici per iniziare a scollegarci dal corpo , più in genere dalla materia, é il semplice Yoga ginnico (Ata Yoga) ove si abbina respiro consapevole e trattenuto con dolci e controllalti movimenti del corpo. Allora prendiamo coscienza del corpo e come conseguenza di colui che sa prendere coscienza, cioè il nostro “se” inizia ad emergere liberandosi dalla materia e ciò é anche bellissimo..
    Se ciò può apparire un nulla,visto il modesto impegno necessario, é in realtà già un grande passo e ci stupisce come si fanno tante parole, costruzioni, filosofie ecc. , ma queste cose così semplici non si conoscono e non sono insegnate che raramente da pochi arditi ed in genere sempre in modo piuttosto onesto.
    Iniziamo ad insegnare soli 10 minuti al giorno di questi semplici esercizi in tutte le scuole e vedremo l’umanità fare un bel balzo in avanti.
    Federico

  16. Federico ha detto:

    ..la via giusta… siamo accusati di non insegnare la via giusta…ma dove si ritiene che debba giungere questa via?Nessuno lo sa.. e se lo sa per parole non può capire veramente la sostanza di quelle parole ,così ben pochi seguono queste vie che in verità seppure forse non perfette ciascuna già da qualcosa e di ben importante..occorrre la fiducia iniziale, la pazienza di applicarsi e la costanza e non solo dare uno sguardo fare magari qulcosina e poi lasciare,.magari poi criticando perchè non ci é sembrata la via giusta … così non si capirà mai niente.
    Federico

  17. Vito ha detto:

    Buon giorno a tutti gli ego non credo che a dio o a madre natura interessi qualcosa di me non sanno nemmeno che io possa esistere infatti guardando le formiche mi rendo conto di essere grande molto grande sl punto di illudermi che possa essere un essere superiore a loro ma poi lo sguardo si alza in cielo mamma mia che illusione solo x un piccolo momento ho potuto pensare della mia grandezza ma adesso vedo che sono piccolo ma piccolo che nessuno da lassù potrà vedermi riconoscermi dire hoooo guarda la giù ce Vito no no no nessuno ti riconosce anche Gesù in punto di morte ha detto Dio mi hai abbandonato!!!!ma che colpa ha Dio?tu e solo tu pensi di essere qualcuno ma sei soltanto un frammento della natura e come tale stai alle sue leggi nessuno ti odia ti vede ti giudica ma semplicemente e cosi il ciclo della vita x piacere la sera abbracciate i vostri corpi stringetelo tanto forte e dite con il cuore grazieeeee anche oggi mi hai donato la piu bella delle illusioni e se non e’Amore questo vuol dire che sei tanto lontano da te il migliore amico dell’uomo ricordalo sei te solo te sempre te grazie e scusate la mia ignoranza nella scrittura serena giornata a tutti sotto ego .

  18. Federico ha detto:

    noi siamo.. frammenti di coscienza.. e la coscienza conta più di tutto essa difatti ci distingue in modo netto dalla materia , essa é superiore a tutta la materia anche se le é necessaria e se la comprende nei suoi aspetti interiori, di sentimento. Chi possiede la coscienza profonda come noi esseri umani ( per le formiche, con tutto il rispetto per loro, é ben differente) é ben di più che un piccolo , piccolo, apparirà piccolo il suo corpo , ma la sua essenza in realtà c’é di maggiore di un intero universo e quando corpo e coscienza si combinano nel modo giusto vedi che anche noi ci percepiamo molto più grandi di quel che ci sentiamo essere comunemente…e quando cil accade capiamo cosa siamo e sentiamo che la natura ci appartiene ed allora percepiamo le qualità di Dio manifeste nella natura..ed allora veramente anche solo un piccolo un filo di erba, cui prima non davamo alcuna importanza, prenderà a comunicare interiormente con noi, a parlarci ed in ciò lo sentiremo appartenere anche lui,alla nostra natura più vera ed elevata che ora si manifesta .
    Ma ben pochi sanno vivere queste esperienze perlopiù si< muore senza sapere di ciò ed allora ci domandiamo dopo..cosa sarà?Si dice che ritorneremo per completare questo cammino ed anche che i più cattivi saranno dissolti per sempre, . speriamo che possa sorgere questa volontà nella gente che ci siano delle buone guide per l'umanità., credetemi che la vita che si vive comunemente é solo una piccola ( questa volta dire piccola é giusto) bricciola di questa più vera ed incredibilmente bella vita che in realtà ci é propria .
    Cos io ho vissuto, così io ho provato e so riprovare e ciò debbo dirVelo

  19. Federico ha detto:

    penso di dover fare un omaggio a Srii Nisargadatta Maharaj, per quante cose così profonde ci ha ispirato la Sua persona e Le Sue ricerche.
    Noi non dobbiamo credere di essere così piccoli”abbiamo la coscienza che è superiore a tutta la materia ed allora se la uniamo per bene al corpo vedremo che anche noi non siamo così piccoli, anzi! Basta solo volerla ritrovare la coscienza ,darle lo spazio che le compete , ed il resto verrà da se e non si può parlare di questo “resto che viene” perché egli è un qualcosa di Divino.

    Federico

  20. Alessandro ha detto:

    PER TUTTI: Le parole che leggo sono tutte belle e impregnate di significato, ma questo può, in un certo senso, essere “dannoso”. Nel senso che ci innamoriamo di quello che diciamo, delle suddette parole che riusciamo a concatenare insieme, dimenticandoci del silenzio.. dimenticandoci di Essere..

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