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Nisargadatta maharaj.io sono quello.jpg“Io sono quello” è probabilmente il libro che ha contribuito maggiormente alla diffusione della filosofia non-duale Advaita negli ultimi decenni. Nisargadatta Maharaj descrive in modo instancabile cosa significa trovarsi nel suo stato di illuminazione rispondendo alle domande dei visitatori nella sua casa di Bombay.

“Io sono quello” è diventato un classico della spiritualità moderna, oltre quattrocento pagine, un concentrato di saggezza e di filosofia non-duale. La lentezza forzata della lettura incoraggia la riflessione e il metabolismo di concetti poco familiari alla mente.

E’ un libro da leggere e da riprendere di tanto in tanto; le immagini illusorie e gli attaccamenti alle nostre identificazioni saranno lentamente liberate di pari passo al distacco delle pagine dalla rilegatura, che perlomeno nella mia edizione non era delle migliori (1) . Io sono quello è probabilmente il libro che ha contribuito maggiormente alla diffusione della filosofia non-duale Advaita negli ultimi decenni.

Nisargadatta Maharaj, il cui nome di battesimo è Maruti, è nato a Bombay nel 1897 da una famiglia povera. Suo padre si diresse verso la campagna per coltivare un pezzetto di terra in un villaggio del Maharashtra. Alla morte del padre, Maruti tornò a Bombay con il fratello maggiore alla ricerca di sostentamento per la madre e gli altri fratelli.

Aprì un piccolo negozio che vendeva vestiti per bambini, tabacco e beedie (pronunciato “bidi”), le tipiche sigarettine indiane. Per questo motivo Nisargadatta Maharaj è anche conosciuto con l’appellativo di “beedie baba”.

Io sono quello Nisargadatta.jpgAll’età di 34 anni è stato introdotto al suo guru, Sri Siddharameshwar Maharaj. Questi fece in tempo a dare poche istruzioni a Maruti prima di morire. Gliene diede una in particolare: gli disse di portare unicamente attenzione al senso di “Io sono”. Maruti obbedì e funzionò! Dopo circa tre anni si realizzò e prese il nome Nisargadatta.

Dopo un breve periodo di ascetismo nei monti dell’Himalaya, tornò a Bombay a vendere sigarette ed a ricevere i ricercatori nella sua casa. Morì nel 1981 a 84 anni, non prima di aver passato il testimone a Ramesh Balsekar che ha proseguito  l’insegnamento della tradizione Advaita fino alla sua morte nel 2009.

Io sono quello è la trascrizione di conversazione avvenute tra Nisargadatta Maharaj e i visitatori nella sua casa di Bombay, nella classica forma di domande e risposte. In ogni domanda possiamo riconoscere la nostra domanda anche se non ancora pienamente cosciente. Sguardo penetrante, beedie perennemente attaccato alla bocca ed indole irascibile, tutto questo avveniva alla superficie di Nisargadatta Maharaj; in profondità non vi era alcuno che potesse alterarsi.

Nisargadatta descrive in modo instancabile cosa significa trovarsi nel suo stato di illuminazione. Parla con una profondità concettuale e una sorprendente capacità dialettica nonostante la sua condizione di semianalfabetismo. Le sue parole escono dall’esperienza diretta e personale, senza alcuna citazione né da “colleghi” mistici né dalle sacre scritture. Le mappe dell’essere, del testimone, della consapevolezza, della Coscienza universale e dell’Assoluto sono presentate in Io sono quello da un maestro che risiede contemporaneamente nell’Assoluto e nell’ordinario.

Tra le migliaia di risposte, il messaggio a cui sempre torna Nisargadatta è di rimanere presenti con il senso di “Io sono”, di immergersi in esso, finché la mente e le emozioni diventano una cosa sola con esso. Quando gli fu chiesto perché il ricordo di sé dovrebbe portare alla realizzazione, rispose che “sono due aspetti dello stesso stato. Il ricordo di sé è nella mente, la realizzazione di sé è oltre la mente. L’immagine nello specchio è del volto che sta al di là dello specchio”, enfatizzando in questo modo il ruolo della mente nel percorso di liberazione, poiché “dopotutto è la mente che crea l’illusione ed è la mente che se ne libera. Le parole possono aggravare l’illusione ma anche contribuire a dissiparla. Non c’è niente di male nel ripetere continuamente la stessa verità finché non diventa una realtà” (quest’ultima frase purtroppo funziona anche nel caso di menzogne ripetute).

La mente va usata come strumento di investigazione,  seppur inadeguata a contenere l’accecante Verità, è fondamentale per asportare gli ostacoli che si intromettono nel percorso verso la realizzazione: “Non cercare di conoscere la verità, poiché la conoscenza intellettuale non è vera conoscenza. Però puoi sapere che cosa non è vero, il che è sufficiente a liberarti dal falso.” L’idea stessa di possedere la verità è pericolosa “perché ti tiene imprigionato nella mente”. E’ solo quando si è coscienti di non sapere che si è liberi di indagare, e la mancanza di ricerca secondo Nisargadatta è la principale causa della nostra prigionia.

Nota 1: Dopo aver ricevuto una email da parte dell’editore Astrolabio, dicendomi che  “ci stupisce alquanto.  Apprendere che ai nostri volumi  si staccano le pagine, dato che sono tra i pochi nel panorama  nazionale a essere rilegati ancora con il filo di refe anziché con  paginazione a sola incollatura, è notizia degna di rilievo. E’ la  rilegatura più solida possibile, anche più del volume cartonato. Ci piace pensare che lei lo abbia letto e riletto talmente tante volte  da danneggiarlo seriamente, viceversa che sia un’edizione abilmente  contraffatta e quindi non di nostra produzione. Talvolta ci è capitato di incontrarne sul mercato.”

L’articolo l’avevo scritto tempo addietro, il volume è originale e alcune pagine si staccavano. Ma effettivamente dire che l’edizione non era ben rilegata non è stato da parte mia corretto. Da ex-editore di libri so che possono capitare di tanto in tanto copie con alcuni difetti. Forse questo era il caso, oppure, più verosimilmente, il volume non è stato da me conservato con la dovuta cura mentre mi faceva compagnia tra un viaggio e l’altro.

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Nisargadatta Maharaj. Io sono quello. Astrolabio. 2001. ISBN: 8834013638

Nisargadatta maharaj (jean dunn curatore). Semi di consapevolezza. La saggezza di Nisargadatta Maharaj. Il punto d’Incontro. 1994. ISBN: 888093001X

Copyright: Innernet.

48 Responses to ““Io sono quello” di Nisargadatta Maharaj, recensione”

  1. Federico ha detto:

    PER TUTTI: Le parole che leggo sono tutte belle e impregnate di significato, ma questo può, in un certo senso, essere “dannoso”. Nel senso che ci innamoriamo di quello che diciamo, delle suddette parole che riusciamo a concatenare insieme, dimenticandoci del silenzio.. dimenticandoci di Essere..

  2. Vito ha detto:

    ritrovare la coscienza ,darle lo spazio che le compete , é quel silenzio perfetto nel quale ritroviamo l’ Essere, inesprimibile con le parole in ciò hai ragione, non c’é parola che può rendere ciò che è l’essere, ma se taciamo come si può indicare la via agli altri?Buon giorno fratelli energia i cani fanno bau bau gli uccellini CIP CIP tutti in qualche modo cantano il nostro essere si e’adeguato alla società e cosi il suo canto sono le parole sicuramente non vuole insegnare a nessuno la via, ognuno già di programma a la sua parte da recitare quindi l’unica cosa da fare e sorridere ed ammirare come questa illusione ne fa da padrone ma ricorda bene parlo a te ego io sono l’unico a sorridere x che so che non ho inizio ne fine mentre te appena sorridi subito mi mandi un imput che dice:chi ride oggi piange domani e cosi’ nemmeno una risata serena sai fare questo x che sai bene che a chi prima a chi poi una resa dei conti avrai. Serena giornata a tutti e scusate x gli errori .

  3. Alessandro ha detto:

    Caro Federico,
    qui, per silenzio, non si intende solo il rimanere zitti! Per silenzio intendevo soprattutto (unicamente?) qualcosa di più “sottile” che riguarda il proprio Essere. In ogni caso.. chi deve indicare la via a chi? Saluti

  4. federico ha detto:

    capisco e condivido questo silenzio di cui Tu parli Alessandro…. chi deve indicare la via?Ogni ,maestro e ciascuno che ha provato…..questo è considerato il più nobile compito della persona umana, qui allora le parole possono servire per guidare, e che altro?Non si deve solo prendere, ma anche dare, questa si dice che sia la Sacra legge.

  5. Claudio Vestrini ha detto:

    Nisargadatta porta alla depressione. Sia lui che autorevoli maestri Advaita, negano la vita definendola “illusione”, e sponsorizzano il nulla. Ma così facendo, un qualsiasi neofita o discepolo gradualmente si ammala. Non vi avventurate in percorsi che negano la vita e appiattiscono le emozioni. Scegliete di amare e di essere felici. E se la felicità non la si trova con le proprie forze, allora fate finta di essere felici e comportatevi con gioia lo stesso. Ne vedrete gli effetti intorno a voi e ne sarete contenti. Gli altri vi sorrideranno e vi inviteranno a condividere con loro i momenti più belli. Viva la vita, che se c’è è per essere vissuta!
    Un abbraccio a tutti.

  6. Alessandro ha detto:

    Caro Claudio,
    forse c’è un pò di confusione in quello che dici (senza offesa!). E’ evidente che ignori alcune cose dell’operato di Nisargadatta, dovresti rileggere meglio alcune cose, e ti renderesti conto che Nisargadatta non è affatto contro la Vita. In ogni caso capisco che non tutti magari arrivano a comprendere le parole di Nisargadatta oppure comprendendole non ne sono, liberamente, d’accordo, ma mi sembra un pò esagerato da parte tua enunciare una tua personale e rispettabile opinione come un estratto del vangelo. E poi che senso ha far finta di essere felici.. quando si può essere davvero felici? Nisargadatta per molti è stato un punto di partenza molto importante per altri no, nessuno ti obbliga a seguirlo. Sii davvero felice, non per finta! Saluti Affettuosi

  7. Tommy ha detto:

    Per le tonnellate di parole digitate da Mario…. lo sai che tutto quello che hai scritto è mente, accumulo di cultura, dato dal bisogno di sapere? Bisogno dato dalla paura del Vuoto, del Sè. questa paura non se ne va riempiendo ancora di più la testa con opinioni e idee. Nel Sè la cultura si annulla, perchè è transitoria. Morirà prima o poi, insieme alla mente e al corpo. Questi Maestri hanno tracciato il segno per trascendere vita-morte, bene-male, gioia- sofferenza. Basta dualità. Basta soffrire perchè sto male o soffrire perchè prima o poi la felicità che ho se ne andrà. Chi soffre?
    A me sembra questo il contributo più grandioso nella storia dell’umanità. Anche di più dell’andare in giro a fare del bene come dici tu. Il male è non esiste, come non esiste il “bene”. Finish!

  8. Alessandro ha detto:

    Caro Tommy,
    non per sollecitare il tuo ego (!), ma il tuo intervento mi è piaciuto. Se dovessi sintetizzare con una battuta ciò che hai scritto, direi che sei stato “asparsamente” efficace! Cari saluti

  9. Federico ha detto:

    Alesandro io penso che:
    Esisto solo io, il mio essere bellissimo perfetto, chi soffre? Il mio non io , tutti gli altri sono lo stesso io, dunque di che mi affanno? Chi soffre? Il mio corpo non io, ma io sono attaccato al corpo o il corpo non mi serve? La vita può essere senza un corpo?
    Mi affanno del fatto che ove sono io, perfetto, in pace, bellissimo la mia coscienza dorme, tutto qui, dorme beata nel mio io ed é bellissimo, ma la vita richiede che la coscienza sia ben ben desta, ben desta per gustare le bellezze e le gioie della vita, ma anche ben desta per difendermi la ove sopraggiungono le malattie che rovinano il corpo, ben desta ove giungono le bombe e le ingiustizie che rovinano tutto, ben desta la ove giungono le tempeste che guastano la natura ed aggravano la mia vita…. con la mia..anche quella degli altri naturalmente.
    Io la penso così, o vivo in paradiso, ma se vivo sulla terra la verità é quella che ho detto.

  10. Claudio Vestrini ha detto:

    Ho letto con attenzione i vostri interventi. Sono parole scritte da persone che hanno letto il libro e conoscono bene il pensiero di Nisargadatta.
    Mi chiedo quanti di voi hanno raggiunto quello stato che Nisargadatta professa, e quanti invece ci sono andati vicini, o quanti ancora persi dietro innumerevoli tentativi, hanno accumulato stress o hanno perso solo tempo senza risultati? Parlo con lo scopo sincero di verificare e comprendere gli esiti dei vostri percorsi, per fare un confrnto con me stesso. Perchè faccio queste domande? Perchè a me Nisargadatta non ha dato nulla se non affaticamento.

  11. Federico ha detto:

    Claudio,
    “la realizzazione del se é oltre la mente”, io non so esattamente cosa intende e quale modo usa questo maestro, ma ho una idea che ritengo abbastanza realistica di cosa “può essere”, il nostro “essere”,che effettivamente è oltre la mente , ma che usa della mente, se questo maestro Ti affatica potresti provare con la meditazione vita(vedi analogo sito) che é abbastanza facile, ma rinunciare all’esperienza dell’essere non potrei mai consigliarlo ad alcuno perché é davvero molto bella ed anche importante per la nostra persona e per la vita in genere.

  12. luca ha detto:

    caro Claudio, a me e’ successa la stessa cosa che e’ successa a te probabilmente….ho accumulato solo stress e mi e’ venuta la nevrosi e il d.o.c…e ti posso garantire che prima non avevo sofferto mai di nulla.ti posso garantire che mi sono accostato alla filosofia da orientale da quando ero piu’ piccolo,ora sono adulto….ma sebbene della filosofia orientale condivida certi precetti come il rispetto per la legge universale,il dharma ecc….pero’ il mio percorso personale verso Nisargadatta o ramana e’ stato deleterio…per il semplice motivo che ti spingono ad andare oltre la tua stessa persona e il tuo io..e questo percorso puo’ essere molto pericoloso…anche perche’ quanti di quelli che hanno letto e studiato questo maestro hanno raggiunto lo stato di quest’uomo? forse sono di piu’ quelli che si sono chiusi di piu’ a riccio e si sono ammalati…alla fine noi esistiamo in questo mondo della forma in quanto persone,perche’ abbiamo una nostra identita’,ci riconosciamo in qualcosa ecc…se neghiamo di essere tutto questo e soprattutto di vivere la nostra vita da protagonisti rischiamo di non vivere la vita….e di ammalarci.. perche’ mai dovremmo vivere da semplici spettatori o testimoni? certo, questo per nisargadatta significa non identificarci con tutto cio che e’transitorio,con tutti i discorsi che abbiamo letto…ma e’ contro natura!!! non e’ forse meglio accettare la morte come naturale come insegnavano i greci e non fare tutto questo casino? osservare i propri pensieri…e via di scorrendo? in molti casi questo procedimento serve…ma non lo si puo ‘applicare come metodo d’indagine…del resto gli stessi psichiatri e psicologi sono in contrasto con tali tesi…e tutte le patologie mentali scaturiscono da un io debole…qui Nisargdatta cerca di scardinare l’io e quindi la persona e quindi e’ e’ molto pericoloso…Secondo me la vita andrebbe semplicemente vissuta da protagonisti,basta demonizzare questo ego…ma cosa e’ questo ego? se per ego si intende il la mia biografia,la mia storia personale,il mio modo unico e “personale” di vedere e interpretare le cose….negare questo significa negare la mia vita e la mia intera “persona”…il fatto stesso che nisargadatta indichi un percorso per seppellire l’io vuol dire che crede che il processo che ci fa riconoscere in delle persone che noi chiamiamo vita, con una propria soggettivita’ e’ una sorta di malattia da combattere..ma in quest’ottica la vita sarebbe un problema..perche’ uno dovrebbe mettere al mondo dei figli? per farli soffrire e insegnar loro che identificarsi con un corpo e una biografia,in delle emozioni e’ una disgrazia? a questo punto sarebbe meglio non fare figli….,insomma questo percorso di Nisargadatta non mi convince,lo trovo contro natura e pericoloso….credo di piu’ in quesi “maestri” che insegnano solo ad amare e a rispettare il prossimo…tutte le tecniche,le meditazioni ,i precorsi mentali sono contro natura e fuorvianti…la vita va vissuta,un mondo oggettivo piatto non mi interessa…bisognerebbe prendere ad esempio persone che hanno combattuto per dei valori, che hanno agito,che hanno fatto dell’azione un cardine della loro vita..non persone passive e indifferenti a tutto come nisargadatta….; Questo mondo ha bisogno di persone come che guevara,gino strada,gandhi..persone che agiscono….non che stanno fermi semplicemente ad osservare…..
    cerca di vivere,di leggere di meno e di vivere di piu’ le emozioni…non credere a chi ti insegna che bisogna andare oltre qualcosa,che bisogna trascendere qualcosa,che bisogna oservare i propri pensieri…queste sono persone che non hanno mai vissuto e che rovinano le persone….ciao cerca di essere sereno

  13. Federico ha detto:

    Claudio
    ciò di cui parla Nisaradatta non si può riscoprire studiando filosofia, é frutto di disciplina spirituale seria e costante, presa così può solo indurre confusione ed imbarazzo.
    Il nostro “se” é l’essenza di noi stessi, é ciò che esiste sempre, é la nostra vera identità e ciò che ci rende felici ed appagati fuori da ogni cosa del mondo. Noi crediamo di essere in base alle nostre azioni, sentimenti, possessi e successi cioè in base a ciò che è fuori di noi e tutto ciò che é fuori di noi ha una fine , ciò é detto falso ego che va per gradi cioé é tanto più falso quando si determina in base a cose materiali o fisiche e tanto più vero quando si determina in base a cose umane, di sentimenti con valori reali, questo è l’inganno della mente, liberandoci da questo inganno troviamo il nostro vero “se” ma ciò non significa liberarsi dalle cose del mondo anzi, significa goderle maggiormente essendone liberi, significa cioè solo di non farci confondere con le realtà esteriori , chi non ci riesce soffre ev taluni si ritirano a vita rseparata , ma anche con ciò se non ha una buona tecnica (via spirituale di ausilio) non ci riesce e solo si illude.(più o meno potrebbe essere così poi ci sono tante sfumature)
    Un primo cenno del nostro verso”se” emerge quando rilasciamo le tensioni del corpo cioè quando prendiamo per bene coscienza del corpo e delle sue tensioni e le rilasciamo(Hata Yoga),
    Altro modo per giungere ad un se più profondo vivo e bello è la coscienza del nostro essere coscienti , divenire consapevoli di essere consapevoli..ma occorre una guida che trovi per esempio in http://www.meditazionevita.com. Questo tiopo di “essere” secondo me é quello più atto alla nostra vita terrena e la colma di bellezza di felicità di buoni valori, ci dona anche una speciale dignità naturale.
    Un altro tipo di essere viene manifestato dal fatto di penetrare nella coscienza universale ove TTu non esisti più come persona ma sei presente in tutto e tutto è di una realisticità superiore a quella comune e tutto é di una bellezza e perfezione indicibile.Questa via non te la so indicare, mi pare piuttosto fuori da questa vita, può anche capitare, ma solo in piccoli cenni, praticando la meditazioneVita. Forse Nisargadatta Maharaj intende questo tipo di “essere”.

  14. Claudio Vestrini ha detto:

    Ottimo il tuo intervento Luca, condivido a pieno il tuo punto di vista. Per quanto mi riguarda sono per natura sereno. Credo che tutti saremmo sereni se non ci fossero fatti di vita concreta ed eventi dolorosi a guastare la nostra armonia naturale. Il fatto è che nel tentativo di rimediare in buona fede, ricorrendo a tecniche che a posteriori definisco assurde (vedi certi tipi di meditazione) o a giudizi sulla vita suggeriti da presunti fatiscenti maestri (che suggeriscono di uccidere l’ego, oppure, di praticare il distacco dalla vita, in quanto la vita è illusione o peggio ancora dolore), si arriva a vivere dimensioni di marginalità e paranoia che possono renderci peggiori di quando eravamo solo sofferenti per i succitati fattori di vita vissuta. Allora ben venga il cosiddetto “semplicione di campagna” che pensa a mangiare, dormire e divertirsi quando può. Forse è più Zen lui, sia pure inconsapevolmente, perchè maggiormente connesso alla vita, rispetto a chi si isola in ascesi.
    Un saluto a tutti.

  15. mario ha detto:

    Caro Tommy, da come scrivi secondo me sei abbastanza giovane…; Non so se hai capito quello che io volevo dire, forse no altrimenti non avresti scritto cio che hai scritto….;Cio’ che Nisargadatta dice di aver realizzato lo dicevano gia prima di lui tanti altri saggi e maestri….; Che la sofferenza nasca dalla mente, che tutto nasca dall’identificazione con la mente, i pensieri ecc….che il corpo sia transitorio,la mente anche,la cultura anche , nessuno puo’ dedurre da questo che cio’ sia qualcosa da negare,rifiutare o da non vivere; Noi viviamo nel mondo della forma, tu interagisci con me con una tastiera, hai delle opinioni(che possono essere come le mie sbagliate),una tua biografia,una soggettivita’ che ti distingue dagli altri; Vogliamo allora negare la cultura e non andare a scuola solo perche’ e’ transitoria e un giorno non ci sara’ piu’? vogliamo smettere di costruire ospedali perche’ tanto il corpo la sofferenza e’ frutto della mente oppure non esiste proprio? Lo vuoi raccontare tu agli ammalati? Per me i veri rivoluzionari sono altri….Cristo era un rivoluzionario,ghandi era un rivoluzionario come dice giustamente l’amico Luca..; Se ti spezzi una gamba giocando a pallone vai da un medico o cerchi semplicemente di “testimoniare” quella cosa non iodentificandoti?…..che la nostra vera identita’ profonda non muoia lo si sa….ma questo mondo senza uomini come Einstein,freud,jung,Tesla,Majorana ecc….non avrebbe fatto un passo….la spiritualita’ se non e’ accompagnata dalla scienza diventa superstizione….Bhudda stesso diceva di non credere a nessuno a proposito di spiritualita’ e teorie varie sull’illuminazione, e di passare tutto al vaglio della ragione…

  16. Tommy ha detto:

    Trovo un po’ superficiale sgattaiolare fuori dal tema della discussione parlando con in maniera estremizzata, es = ..”Se ti spezzi una gamba giocando a pallone vai da un medico o cerchi semplicemente di “testimoniare” quella cosa non identificandoti?…” (curioso che tu mi dia del giovane a me. Non vedo una saggezza anziana nel parlare per estremi). E poi io, da buon devoto di nisargadatta, quando vado al mare non nuoto, ma amo affogare & affondare perchè tanto non sono il corpo…ti sembra sensato?
    mi fa sorridere anche che tu mi porti esempi di grandi personaggi tutti provenienti dal ‘900, quando qui parliamo di advaita vedanta, roba così antica che non si riesce neanche a risalire ad una data, ma si parla di 4000 anni fa… prima di einstein il mondo non esisteva?
    Ma a parte le punzecchiate del mio ego un po’ assonnato il messaggio di nisargadatta, Papaji, Sri Ramana, e altri maestri di advaita a me è stato insegnato così: vivi nel mondo, fai famiglia, lavora studia, ma non credere di essere realmente Tu colui che agisce, in poche parole vai oltre. non cambierà nulla, ma cambierà tutto. la ricerca il ricercato e il ricercatore (3 entità) in realtà sono 1. tutto è uno e la mia mente ci danza sopra, illusa di essere separata da te caro Mario, come all’inizio di questo mio post. invece siamo la stessa cosa, che storia. :) (si sono giovane haha)

  17. mario ha detto:

    caro tommy, qui si tratta di fare dei discorsi da persone mature,non da figli dei fiori …io non sto negando nulla…ma forse non riesco a comunicarlo quando scrivo, ed e’ un mio limite evidentemente…;
    L’advaita vedanta ha 5000anni? mi sta bene,ma questo non significa automaticamente che dica cose giuste…potrebbero essere cose giuste….ripeto..potrtebbero…e se non lo fossero? chi lo stabilisce? la scienza studia queste cose…o per lo meno si sforza di verificare e capire con metodi razionali e scientifici…Nisargadatta puo’ dire quello che vuole,puo’ aver raggiunto tutta la beatitudine del mondo…mi sta bene..non discuto che lui dica questo….qualsiasi persona puo’ dire questo…ma la scienza si chiede se quello che sostiene l’advaita puo’ essere vero…altrimenti saremmo rimasti nel medioevo…tu parli di uomini del 900…..senza Tesla la gente non userebbe il wireless e non userebbe ad esempio certi apparecchi…(e’ un esempio ovviamente);senza flaming non ci sarebbe la penicellina….ok allora vivere,fare famiglia ede essere consapevoli che non siamo questo corpo transitorio…mica sto negando questo io..io non posso negare nulla perche’ non so nulla….e non ho certezze….pero’ sicuramente quello che noi chiamiamo vita e che per nisargadatta e’ un tuffo nella maya comporta la relazione con gli altri,la condivisione,l’originalita’ e l’unicita’ della propria soggettivita’….; Non so se hai mai fatto volontariato in qualche centro di recupero o in qualche clinica….be,ti posso garantire che tutti i disturbi di peronalita’ nascono appunto quando uno esce fuori dal proprio io….quindi dire che noi non siamo colui che agisce mi sta bene…ma se permetti lo dice una persona ed io ci devo credere? magari e’ vero!!! ma se non fosse cosi? e’ chiaro che la scienza non mi permettera’ mai di sperimentare qualcosa che va realizzato sulla propria persona..ma io non discuto quello e non mi interessa come obiettivo..io cercavo di fare un discorso diverso…;Noi viviamo nel mondo della forma e cio’ implica interagire con gli altri,condividere …non tutti gli illuminati sono un bell’esempio in questo..sono esseri consapevoli..tanto di cappello…ma dopo la loro illuminazione smettono di relazionarsi e interagire..probabilmente perche sono degli arath…..anche perche’ la scuola mahayana bhuddista spinge a fare il contrario(per fortuna)…Tu ed io siamo lo stesso Brahman..be, se uno sostiene il monismo dell’advaita questo deve essere per forza cosi….pero’ il fatto che noi abbiamo opinioni diverse, una soggettivita’ che ci divide non deve essere qualcosa da combattere o negare ma e’ una meraviglia dell’esistenza….non esisterebbe l’arte se tutti fossimo illuminati….perche’ l’arte e’ espressione delle personalita’, del diverso modo di vedere e interpretare le cose….che poi la persona sia transitoria chi se ne frega…forse chi se lo pone ha paura della morte…poi per il resto sono daccordo con te quando dici che uno puo’ vivere, fare famiglia ecc..l’importante e’ non identificarsi con cio’ che e’ transitorio….questo mi sta bene…..che ti devo dire, la mia non e’ una critica,tu potresti avere ragione in tutto, la mia opinione e’ questa, magari e’ sbagliata…io credo molto nel percorso “naturale” delle cose, tutto deve avvenire in maniera normale,se uno cerca con metodi,tecniche di raggiungere uno stato….mi sembra una perversione della mente….e siccome ho visto tanta gente soffrire che ha cercato di applicare certe cose mi dispiace….mi piace molto l’idea dell’illuminazione come processo graduale e naturale, come il fico che cade da solo quando ha raggiunto il suo grado di maturita’…..

  18. mario ha detto:

    Io non discuto affatto che Nisargadatta possa aver sperimentato uno stato di non dualita’ e che il suo stato sia vero o falso…e’ una cosa che non si puo’ verificare o giudicare; Lui ci dice la sua esperienza ,ci spiega che tutto e’ Parabrahman,esiste solo il Brhaman, e come dici tu, il ricercatore,la ricerca e il ricercato siano la stessa cosa..:…io non lo posso discutere o negare…
    Quando Nisargadatta dice di non identificarci con questo corpo transitorio ecc….a me fa piacere, anzi mi auguro che sia cosi..;.la mia “critica” era di altro tipo…io volevo sottolineare come molti “illuminati” dopo aver raggiunto la cosiddetta illuminazione non interagiscono piu’ con mondo, sono impassibili a tutto e non offrono nessun contributo all’umanita;Ramana Maharshi e Nisargadatta erano indifferenti a tutto…per fortuna non tutti gli “illuminati” sono uguali…yogananda non era cosi…..Amma(amritanandamay) tutt’ora abbraccia milioni di persone e fa costruire ospedali e quant’altro….eppure anche lei e’ illuminata…anzi dicono che lei sia un avatar….;
    Qui probabilmente potremmo intravvedere la differenza tra gli arath e i bodhisattva…;
    Ok, esiste solo il Brahaman, tutto il resto e’ illusorio….ok..mi sta bene…; Del resto la cosiddetta nascita implica per forza la dualita'(pur se apparente)..all’interno della coscienza.io e il mondo siamo cose separate…non potrei neanche scrivere su questo blog se non avessi una coscienza separata…l’esistenza si esprime attraverso la polarita’…maschio e femmina,destra e sinistra,buio e notte ecc….lo insegna anche il taoismo; All’inizio esiste solo il tao…poi quando fa il suo ingresso nel molteplice inizia il duale(tai-ji con lo ying e yang)…Che poi la nostra vera identita’ o essenza immutabile sia il tao non lo discuto…potrebbe essere cosi…e me lo auguro..; Io volevo solo sottolineare che la cosiddetta “vita” o “nascita” implica per forza l’ “esperienza”…quindi: la RELAZIONE,LA CONDIVISIONE,LA PARTECIPAZIONE,IL CONFRONTO,L’IMPEGNO NEL SOCIALE”…..se tutto questo manca secondo me si sta negando il senso della vita stessa; Poi sono daccordo con te quando dici che uno puo’ vivere, mettere su famiglia,lavorare e contemporaneamente non identificarsi con tutto cio’ che e’ transitorio…..ma cio’ non deve far scordare che CONSAPEVOLEZZA deve essere anche RESPONSABILITA’…..la consapevolezza e’ un percorso fatto di tre stadi come una montagna: si parte dalla dualita’ nello stato di ignoranza…poi sale sulla vetta della consapevolezza e poi si dovrebbe scendere di nuovo nella dualita’ ma con il bagaglio della consapevolezza…(ramana e nisargadatta sono rimasti al secondo…lo diceva anche osho..).per quale motivo? Perche’ sarebbe altrimenti un percorso a meta’…;occorre svegliare e aiutare anche fisicamente gli altri esseri senzienti,occorre relazionarsi con gli altri perche’ un percorso solitario e’ un percorso che implica un ripiegamento verso se stessi e una chiusura al mondo esterno; del resto Gesu’ di Nazareth fece cosi,lo stesso dalai Lama insegna questo,yogananda idem,gandhi,babaji idem….ma queste esseri realizzati proprio per la loro grande compassione insegnavano la relazione…cosa che ramana e nisargadatta hanno negato….;Cristo ha insegnato addirittura che il buon pastore e’ quello che per salvare anche una delle sue pecore lascia tutte le altre a va in cerca di quella smarrita….;
    Le arti marziali insegnano questo…bisogna essere vuoti dentro(non azione), ma agire fuori….;Io sto criticando il fatto che molti illuminati compreso Nisargadatta non sentono l’esigenza di aiutare nessuno , tantomeno relazionarsi ,impegnarsi nel sociale…..Del resto non tutti i mistici anche se illuminati la pensano nella stessa maniera….Aurobindo “criticava” Gandhi perche’ secondo lui durante la seconda guerra mondiale la non violenza e il non intervento nop potevano essere utilizzati contro il nazismo….perche’ occorreva intervenire anche fisicamente….; Io sono semplicemente un sostenitore dell’azione,….se uno essere e’ illuminato e rimane fermo e se ne sta beato su una montagna o non spinge le persone ad agire non e’ di grande esempio…ma questo e’ una mia opinione….non ho l’arroganza e non pretendo che tutti debbano essere daccordo con me.

  19. Federico ha detto:

    ho sentito dire che affinché il male trionfi é sufficiente che chi è buono stia fermo, non agisca ….come dire che il male dilaga liberamente ….
    io però dico che affinchè il bene trionfi é sufficiente che chi é cattivo stia fermo…come dire che il bene dilaga liberamente

    due contrapposti entrambe veri .. dunque al verità sta altrove
    ma cosa centrano queste cose col tema della discussione?
    La nostra ricerca del ricercatore cioé “l’essere” esula dal concetto di male o di bene ne é estranea, l’essere é la nostra realtà più prossima alla natura Divina, chi sta sull’Himalaia fa come sta in città a combattare solo sta più tranquillo ed ha risultati migliori aiutati dalla purezza del luogo , ma di certo chi sa risvegliare “l’essere” o il Divino non potrà mai arrecare del male neppure volendolo, non é di esempio é vero ma solo perché non agisce comunemente perché invece accostandolo imprimerebbe nella coscienza delle gente luce pace e purezza ed in ciò sarebbe un esempio molto grande , poi in ogni modo chi ridesta il Divino compie un gesto buono che sostiene l’intera creazione e risveglia le “energie” divine le.
    Dunque non é corretto valutare una persona spirituale ( che inoltra nelle cose divine) in base alle azioni, uno fa come può, come si sente, di certo del male non ne arreca, e si dovrebbe invece capire che è proprio l’assenza diffusa della via spirituale che permette il dilagare del male qualsiasi via spirituale sia, purché sia una via spirituale naturalmente.

  20. Tommy ha detto:

    Sri Ramana non nega l’azione, semplicemente la trascende. Va oltre, Chi agisce? Lui non ha costruito ospedali, come nè tu ne io nè altri. Se Amma accetta donazioni, (cosa che invece Ramana rifiutava come scelta di gestione dei suoi devoti) fa bene a costruire ospedali, piuttosto che intascarseli. Qualora invece volesse intascarseli, ciò ai fini del Sè è del tutto ininfluente. Ci saranno persone che verranno curate con gli ospedali costruiti da qualcun’altro. Gli ospedali li costruisce che è destinato a farlo, non chi è più bravo o più illuminato. Illuminato è colui che non nutre più alcun desiderio, nemmeno di salvezza per l’umanità, perchè l’umanità non ha bisogno di essere salvata. Salvare l’umanità è proiettare fuori di sè il proprio bisogno di essere salvato. Nel Sè niente è da salvare. Il Sè non è quantità. Non aumenta o diminuisce con le buone o cattive azioni. il Sè non è “buono” o migliore. Esiste semplicemente prima della comparsa del CONCETTO di bene e del male, è il principio sottostante. Gli ospedali per quanto importanti siano (importantissimi!) curano il corpo, che alla fine prima o poi va buttato. Qua parliamo, per chi si affida al Guru, di una via per non dover aver più bisogno di ospedali per sempre… perchè non si ritorna più indietro…FINISH! ciao!

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