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Nisargadatta maharaj.io sono quello.jpg“Io sono quello” è probabilmente il libro che ha contribuito maggiormente alla diffusione della filosofia non-duale Advaita negli ultimi decenni. Nisargadatta Maharaj descrive in modo instancabile cosa significa trovarsi nel suo stato di illuminazione rispondendo alle domande dei visitatori nella sua casa di Bombay.

“Io sono quello” è diventato un classico della spiritualità moderna, oltre quattrocento pagine, un concentrato di saggezza e di filosofia non-duale. La lentezza forzata della lettura incoraggia la riflessione e il metabolismo di concetti poco familiari alla mente.

E’ un libro da leggere e da riprendere di tanto in tanto; le immagini illusorie e gli attaccamenti alle nostre identificazioni saranno lentamente liberate di pari passo al distacco delle pagine dalla rilegatura, che perlomeno nella mia edizione non era delle migliori (1) . Io sono quello è probabilmente il libro che ha contribuito maggiormente alla diffusione della filosofia non-duale Advaita negli ultimi decenni.

Nisargadatta Maharaj, il cui nome di battesimo è Maruti, è nato a Bombay nel 1897 da una famiglia povera. Suo padre si diresse verso la campagna per coltivare un pezzetto di terra in un villaggio del Maharashtra. Alla morte del padre, Maruti tornò a Bombay con il fratello maggiore alla ricerca di sostentamento per la madre e gli altri fratelli.

Aprì un piccolo negozio che vendeva vestiti per bambini, tabacco e beedie (pronunciato “bidi”), le tipiche sigarettine indiane. Per questo motivo Nisargadatta Maharaj è anche conosciuto con l’appellativo di “beedie baba”.

Io sono quello Nisargadatta.jpgAll’età di 34 anni è stato introdotto al suo guru, Sri Siddharameshwar Maharaj. Questi fece in tempo a dare poche istruzioni a Maruti prima di morire. Gliene diede una in particolare: gli disse di portare unicamente attenzione al senso di “Io sono”. Maruti obbedì e funzionò! Dopo circa tre anni si realizzò e prese il nome Nisargadatta.

Dopo un breve periodo di ascetismo nei monti dell’Himalaya, tornò a Bombay a vendere sigarette ed a ricevere i ricercatori nella sua casa. Morì nel 1981 a 84 anni, non prima di aver passato il testimone a Ramesh Balsekar che ha proseguito  l’insegnamento della tradizione Advaita fino alla sua morte nel 2009.

Io sono quello è la trascrizione di conversazione avvenute tra Nisargadatta Maharaj e i visitatori nella sua casa di Bombay, nella classica forma di domande e risposte. In ogni domanda possiamo riconoscere la nostra domanda anche se non ancora pienamente cosciente. Sguardo penetrante, beedie perennemente attaccato alla bocca ed indole irascibile, tutto questo avveniva alla superficie di Nisargadatta Maharaj; in profondità non vi era alcuno che potesse alterarsi.

Nisargadatta descrive in modo instancabile cosa significa trovarsi nel suo stato di illuminazione. Parla con una profondità concettuale e una sorprendente capacità dialettica nonostante la sua condizione di semianalfabetismo. Le sue parole escono dall’esperienza diretta e personale, senza alcuna citazione né da “colleghi” mistici né dalle sacre scritture. Le mappe dell’essere, del testimone, della consapevolezza, della Coscienza universale e dell’Assoluto sono presentate in Io sono quello da un maestro che risiede contemporaneamente nell’Assoluto e nell’ordinario.

Tra le migliaia di risposte, il messaggio a cui sempre torna Nisargadatta è di rimanere presenti con il senso di “Io sono”, di immergersi in esso, finché la mente e le emozioni diventano una cosa sola con esso. Quando gli fu chiesto perché il ricordo di sé dovrebbe portare alla realizzazione, rispose che “sono due aspetti dello stesso stato. Il ricordo di sé è nella mente, la realizzazione di sé è oltre la mente. L’immagine nello specchio è del volto che sta al di là dello specchio”, enfatizzando in questo modo il ruolo della mente nel percorso di liberazione, poiché “dopotutto è la mente che crea l’illusione ed è la mente che se ne libera. Le parole possono aggravare l’illusione ma anche contribuire a dissiparla. Non c’è niente di male nel ripetere continuamente la stessa verità finché non diventa una realtà” (quest’ultima frase purtroppo funziona anche nel caso di menzogne ripetute).

La mente va usata come strumento di investigazione,  seppur inadeguata a contenere l’accecante Verità, è fondamentale per asportare gli ostacoli che si intromettono nel percorso verso la realizzazione: “Non cercare di conoscere la verità, poiché la conoscenza intellettuale non è vera conoscenza. Però puoi sapere che cosa non è vero, il che è sufficiente a liberarti dal falso.” L’idea stessa di possedere la verità è pericolosa “perché ti tiene imprigionato nella mente”. E’ solo quando si è coscienti di non sapere che si è liberi di indagare, e la mancanza di ricerca secondo Nisargadatta è la principale causa della nostra prigionia.

Nota 1: Dopo aver ricevuto una email da parte dell’editore Astrolabio, dicendomi che  “ci stupisce alquanto.  Apprendere che ai nostri volumi  si staccano le pagine, dato che sono tra i pochi nel panorama  nazionale a essere rilegati ancora con il filo di refe anziché con  paginazione a sola incollatura, è notizia degna di rilievo. E’ la  rilegatura più solida possibile, anche più del volume cartonato. Ci piace pensare che lei lo abbia letto e riletto talmente tante volte  da danneggiarlo seriamente, viceversa che sia un’edizione abilmente  contraffatta e quindi non di nostra produzione. Talvolta ci è capitato di incontrarne sul mercato.”

L’articolo l’avevo scritto tempo addietro, il volume è originale e alcune pagine si staccavano. Ma effettivamente dire che l’edizione non era ben rilegata non è stato da parte mia corretto. Da ex-editore di libri so che possono capitare di tanto in tanto copie con alcuni difetti. Forse questo era il caso, oppure, più verosimilmente, il volume non è stato da me conservato con la dovuta cura mentre mi faceva compagnia tra un viaggio e l’altro.

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Nisargadatta Maharaj. Io sono quello. Astrolabio. 2001. ISBN: 8834013638

Nisargadatta maharaj (jean dunn curatore). Semi di consapevolezza. La saggezza di Nisargadatta Maharaj. Il punto d’Incontro. 1994. ISBN: 888093001X

Copyright: Innernet.

48 Responses to ““Io sono quello” di Nisargadatta Maharaj, recensione”

  1. mario ha detto:

    anzitutto io non do giudizi morali su nessuno…non potrei giudicare nessuno…poi se partiamo dal presupposto che tutto e’ Brahman ogni giudizio fuori di me sarebbe superfluo…..E’ una mia opinione,che puo’ essere anche sbagliata che in questo mondo occorrono persone che agiscano anche esteriormente…perche’ anche quello che che viene considerato illusorio e’ Bramhan..tanto e’ vero che la via della Bakhti tanto cara a krishna nella Bagavad -gita presuppone il devoto e il maestro..l’io e il se superiore…..in un’ottica monistica sarebbe sbagliata perche’ sarebbe duale…invece addirittura krishna la sostiene e dice che e’ la via migliore da perseguire nel Kali-yuga; Bhudda ci ha insegnato che non c’e’ differenza tra il nirvana e il samsara poiche’ tutto e’ “brahman per utilizzare un termine indu’;
    Se tutto e’ Brahman tutti gli esseri senzienti e le pietre sono Brhaman..quindi se anche un solo essere non e’ libero dalla sofferenza(mentale,corporea e illusoria che sia) va liberato..e dovrebbe essere compito di chi ha raggiunto la vetta farlo…poi il fatto che Nisargadatta e Ramana non sentano l’esigenza di aiutare nessuno perche’ hanno trasceso tutto lo capisco benissimo…..avendo estinto ogni forma di desiderio…pero’ mi chiedo e lo dico senza forma di giudizio , quanto questo possa essere costruttivo o giusto…se tutti gli uomini avessero tale comportamento il mondo non si sarebbe evoluto..(non mi dite che l’evoluzione non esiste..che esiste solo nella coscienza perche’ e’ scontato)..E’ chiaro che se facciamo il discorso che l’umanita’ non ha bisogno di essere salvata poiche’ tutto e’ gia perfetto e che la sofferenza esiste solo nella “coscienza” allora e’ inutile anche scrivere in questo blog…parleremmo di aria fritta…mi sembra di ricordare Gorgia con le sue affermazioni nichiliste…;Ad ogni modo Amma non si intasca nulla e fa costruire ospedali sul serio cosi come li ha fatti costruire Babaji e tanti altri..;Mi ricordo che quando gli fecero questa domanda ad Amma lei rispose…quando vediamo una persona che soffre ,se il suo karma lo ha portato a soffrire, il mio Dharma e’ aiutarlo”…;Il mio discorso forse e’ piu’ umano e parto dal presupposto che un essere risvegliato dovrebbe avere delle responsabilita’ in piu’ di chi e’ nel sonno dell’ignoranza…; Questo lo diceva anche Osho, e lo stesso Osho “criticava” Ramana perche’ nonostante avesse raggiunto la vetta se ne stava isolato sul monte senza preoccuparsi di svegliare gli altri o essere in contatto con gli altri…e a tal proposito Osho diceva….non tutti i mistici sono maestri…ramana era un mistico,un illuminato ma non un maestro, poiche’ essere maetsri siognifica avere la responsabilita’ di svegliare gli altri, e di farsi carico di loro”…(questo lo diceva osho non io);
    Puoddarsi che ogni mistico nasca con un suo “destino” come dici tu….pero’ la mancanza di azione e impegno nel sociale non la condivido(e’ sempre una mia opinione) perche’ questo mondo ha bisogno di esempi..di persone che si diano da fare concretamente….L’olocausto non sarebbe finito se nessuno fosse intervenuto contro Hitler anche fisicamente…(e persino il famosissimo Aurobindo, noto illuminato appoggio’ la tesi dell’intervento).Certo,e’ vero che nessun uomo muore ,muore solo il corpo…ma allora avremmo dovuto far finta di niente a continuare a far sterminare le persone dal nazismo? non posso accettare questa cosa….Ognuno di noi ha delle responsabilita’ se sta su questa terra…; A Taranto muoiono tantissime persone a causa dell’inquinamento dell’Ilva che da anni butta fuori nell’aria metalli pesanti,benzoapirene e diossina….ci sono bambini che nascono deformi,..persone che muoiono e soffrono in una maniera pazzesca a causa della gestione sconsiderata e controlegge della raffineria; Cosa dovrebbero fare le persone seguendo l’insegnamento di Ramana ? essere indifferenti? tanto alla fine la morte non esiste, e’ un’illusione? oppure combattere i politici negligenti che hanno permesso questo genocidio e cercare di cambiare le cose?..esiste anche la giustizia…Capisco che ramana non nega l’azione ma la trascende…ma anche Amma ha trasceso l’azione,anche babaji,anche ramakrishna,anche yogananda…eppure sulla questione dell’azione la pensavano diversamente…..e vi posso garantire che anche questi vengono considerati illuminati, anzi addiritura avatar…; E’ troppo facile dire, ci saranno persone curate da ospedali costruiti da qualcun’altro……che discorsi sono…e allora se tutti facessero come ramana o nisargadatta non lo farebbe nessuno….bisogna sempre portare l’insegnamento di un maestro a livello di principio per farne discendere le conseguenze …bisognerebbe sempre chiedersi..cosa mi sta proponendo? che conseguenze avrebbe se tutti fossero come lui o facessero come lui? certo qualcuno potrebbe dirmi, se tutti fossero come lui non ci sarebbero guerre,ma forse non ci sarebbero neanche le lampadine….Non ci scordiamo che esistono mistici che si fanno carico anche fisicamente del karma negativo di altri per alleviarli le sofferenze fisiche e mentali…..e’ un grande segno di compassione…e questo e’ l’inizio di una trascendenza e di una trasformazione interiore della persona….Cristo ha fatto questo o sbaglio?…se ne poteva stare beato sul monte tabor e invece aveva deciso di “trasformare” le persone….che dire..puoddarsi che cristo avesse ancora il desiderio di aiutare e che in confronto a ramana avesse qualcosa da trascendere come dite voi…..io sinceramente preferisco una persona con qualche desiderio che operi nel sociale che non un essere fermo su una montagna che sta solo a osservare il mondo…;
    probabilmente abbiamo percorsi di vita troppo diversi..magari un giorno potremmo pensarla nella stessa maniera…

  2. Linker ha detto:

    Salve, vorrei solo fare una considerazione, anche se piena di domande..

    Nisargadatta Maharaj suggerisce di ricercare e sperimentare: mai fidarsi ciecamente.
    La realtà non è un atto di fede, bensì di ricerca.

    Mi chiedo se Nisargadatta Maharaj, del resto come tutti i Veri Maestri, non abbia davvero visto qualcosa; un qualcosa che agli uomini “comuni” sia sfuggente, qualcosa che ad Egli (o a Loro) , ad un tratto, sia apparso chiaro ed evidente, lampante ed inequivocabile.

    Vorrei proporre un esercizio di immaginazione.
    Mi metto in questa ottica e penso: se Nisargadatta Maharaj assistesse, assieme ad un vasto pubblico, ad uno spettacolo in cui un artista si esibisca proiettando delle meravigliose “Ombre cinesi”. Poniamo si tratti delle ombre cinesi più strabilianti che si possano immaginare. Poniamo, infine, che agli spettatori venga offerta un’unica visuale: la visuale delle ombre proiettate, occultando con cura la sorgente luminosa e le abili mani dell’artista.
    Allora tutta la platea, assistendo alla performance, potrà credere di vedere ora un elefante, ora una farfalla, ora un coniglio, eppoi chissà cos’altro!!!

    L’esperimento finisce qui.

    Mi chiedo se Nisargadatta Maharaj non sia semplicemente uno spettatore che scorga l’origine delle proiezioni, visualizzando chiaramente l'”illusione”.
    Mi chiedo se non sia in grado di “vedere” chiaramente che il coniglio non esiste.
    Mi chiedo se Egli non stia semplicemente suggerendo che sia l’Ego la luce che, proiettata sulle coscienze, dia una forma alla realtà, imprimendo sulle menti una sottorealtà che ha la dimensione di un sogno, di un’ombra.
    Mi chiedo se i Maestri non suggeriscano altro che la necessità di “spegnere” la luce dell’Ego per far svanire le illusioni e, dunque, tornare a percepire la realtà ultima.

    Forse si tratta di un esperimento troppo fantasioso e privo di fondamenta, forse è ingenuo o magari è una forzatura.

    Chissà, però, se e quanto sia utile e sensato elaborare discussioni e formulare congetture basate unicamente dal punto di vista dello spettatore che, posto tra le fila, stia assistendo allo spettacolo dell’abile prestigiatore.

    Quando il dito indica la luna…

    Saluti.

  3. Alessandro ha detto:

    Caro Caludio,
    scusa se mi permetto, ma secondo me non ti dovresti interessare se gli altri hanno o meno ricavato qualcosa dalla lettura di un libro. A te quel libro non ha fatto “effetto”? Ti porta la depressione? Bene.. parti da questo, parti da te! Saluti

  4. Claudio Vestrini ha detto:

    Caro Alessandro, scusa te se mi permetto, ma secondo me non ti dovresti preoccupare se io mi interesso degli altri che hanno o meno ricavato qualcosa dalla lettura di un libro. Il mio è un modo lecito per confrontarsi tra lettori, Visto che parliamo di libri. O forse hai interesse affinché il libro sia venduto e temi che qualcuno lo critichi? Bene.. parti da questo, parti da te! Saluti

  5. federico ha detto:

    faccio una breve riflessione su alcuni argomenti toccati in questa discussione,ciascuno la usi come crede.

    Quando l’umanita’ era di due persone non si poneva il problema del progresso, essi vivevano una vita così che neppure possiamo immaginare era ciò l’Eden e l’Eden sempre esiste, si va sul monte o sulla collina per sperimentarlo più agevolmente.
    Probabilmente non esisteva bisogno di procreare ne di mangiare e queste realtà sono sperimentabli esse sono la vera vita sulla terra vissuta dalla vera persona umana.
    Dunque io penso che se esiste bisogno di progresso in fondo è perchè siamo usciti dall’Eden, siamo divenuti molti e dobbiamo organizzarci al meglio certo, ma la vera nostra crescita o progresso dovrebbe sempre essere quello di ritrovare in noi le condizioni di mente e coscienza (stati meditativi attivi)atte a farci vivere l’Eden. Ciò si definisce comunemente come ricerca o crescita interiore ma ben poco si capisce in cosa consiste, si ritiene umanesimo, bontà, illuminazione , senso di Dio ecc. taluni vanno addirittura nell’aldilà e sembra che dimenticano il valore del di qua … bisognerebbe ricordare che nell’Eden non esiste malattia nè ribellione della natura, nè bisogno, semmai piacere…questa è realtà e non parole buttate li per parlare..bisognerebbe riflettere e provare. il punto è non solo fare ospedali, asili, case, autostrade questo ovvio ed è anche bello nel bisogno, ma non bisogna trascurare di applicarsi per ritrovare in noi la realtà che ci rende liberi e veramente felici e realizzati che ci mostra a vera vita e cosa siamo realmente che è poi nella manifestazione esteriore “l’Eden” e solo allora saremo in vera pace anche nelle moltitudini ….e qui capiremo veramente cosa è il regno di Dio e lo vedremo attuarsi nella terra.Perfino Gesù lo ha detto..”il regno dei cieli già qui su questa terra” ma chissà perchè non si da peso a queste parole e non ci si mette volentieri alla sincera ricerca….
    una risposta, ma ovviamente parziale, là ha data Silvio “noi viviamo nella cultura della morte” noi cioè siamo più disposti a credere nella fine, nella sofferenza, nel male che non nella vita con le sue bellezze e poteri così ci neghiamo anche le vie di ricerca .

  6. Alessandro ha detto:

    Caro Claudio,
    sei divertente, io non mi preoccupo affatto. Sai, io faccio parte degli altri con cui tu ti vuoi confrontare. A meno che non vuoi che ti si dia, per forza di cose, ragione. Non ti preoccupare tu per quanto riguarda il libro, dato che non ho nessuna royalty sulle sue vendite. Io parto sempre da me, vedi di non partire tu per la tangente.

  7. salvo ha detto:

    Mi riferisco al commento di .Mario / del 28/10 / 2011…e molto considerevole, al primo acchitto può essere accettabile . Mario forse non ai tenuto conto delle ( vite precedenti )e che ognuno abbia fatto ,( Nisargadatta ,Ramana ,o Babaji ) ,da elencare queste anime elevate sono molti .tutte le esperienze soddisfacenti .?Chi sà se nella tua prossima vita ,avrai la gioia di sentire il contatto di quella fiammella ardente che brucia tutti i perchè ,e rimanendo soltanto .L’estasi .! ! !…….io sono ……

  8. andrea ha detto:

    Mario mi spiace ma lei sta commentando in maniera intellettuale il libro di Nisargadatta . Peraltro , per quanto ho compreso il pensiero di Nisargadatta, non c’e’ assolutamente alcuna conflittualità tra l’andare oltre la personalità e la forma e costruire ospedali o dipingere o essere creativi. La sua deduzione nichilista io non l’ho affatto percepita leggendo il suo libro o guardando i suoi video. Se mi permette lei ha frainteso lo scopo di Nisargadatta . Nisargadatta era un tabaccaio ed una volta che si illuminato ha continuato a fare quello che faceva prima di realizzare l’assoluto e cioe’ essere un marito un padre ed un tabaccaio! Non si e’ isolato nelle montagne …fosse stato Giotto avrebbe continuato a dipingere!

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