Innernet: Journey into Awareness
and Anima Mundi

16
Apr
2009
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L’anima degli esseri senzienti

Che cosa è l’anima

Nella tradizione della cultura occidentale, e nell’insegnamento delle religioni giudaico-cristiana e islamica, il concetto di anima ha in genere il significato di un’entità stabile, permanente, autonoma e unitaria. E’ qualcosa che “c’è” o “non c’è”. Viene associata esclusivamente all’essere umano, e in senso individuale.

Per il materialismo, che è poi l’ala “ufficiale” della scienza meccanicista ed ha oggi un notevole séguito in Occidente, l’anima non esiste, e il pensiero si riduce a una specie di secrezione del cervello: nessuna considerazione per la mente cellulare-sistemica conseguente alla persistenza temporanea di un sistema altamente complesso, anche dopo una degenerazione cerebrale.

Le concezioni di cui sopra richiedono come necessaria la definizione precisa del momento della morte, cosa di cui oggi la scienza medica dubita fortemente. Alla luce delle conoscenze attuali della scienza, cioè della psicologia interpersonale, della teoria dei sistemi e della fisica quantistica, entrambe le posizioni sono piuttosto insostenibili. Si tratta, come al solito, di quelle concezioni contrapposte che sono tanto comuni nella nostra civiltà attuale.

Oggi sembra più logico pensare in termini di mente-psiche-spirito: un’entità variabile e senza confini definiti, che si modifica nel tempo ed è caratteristica di tutti i sistemi oltre un certo livello di complessità. Sarà bene anticipare subito che tutti i sistemi viventi hanno un livello di complessità molto elevato. E’ evidente che, in questo quadro, dire che l’uomo ha l’anima e gli animali “non ce l’hanno” è privo di qualunque significato. Tutti i viventi sono anche senzienti, e tali sono anche molte entità naturali (ecosistemi, complessi di viventi, esseri collettivi, ecc.).

Riporto queste parole di Fritjof Capra (Verso una nuova saggezza, Feltrinelli, 1988):

Secondo Bateson la mente è una conseguenza necessaria e inevitabile di una certa complessità, la quale ha inizio molto tempo prima che degli organismi viventi sviluppino un cervello e un sistema nervoso superiore. Egli sottolineò anche che caratteristiche mentali sono manifeste non solo in singoli organismi, ma anche in sistemi sociali e in ecosistemi, che la mente è immanente non solo nel corpo ma anche nelle vie e nei messaggi fuori dal corpo. Una mente senza un sistema nervoso? La mente si manifesterebbe in tutti i sistemi che soddisfano certi criteri? La mente sarebbe immanente in vie e messaggi fuori dal corpo? Queste idee erano così nuove per me che, a tutta prima, non riuscii a dar loro un senso. La nozione di mente di Bateson non sembrava aver nulla a che fare con le cose da me associate alla parola “mente”. Read More

7
Apr
2009
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Compassione in azione: Roshie Bernie Glassman e Ma Jaya Sati Bhagavati

donna bimbo terra.jpgChe forma ha la compassione in azione? Qual è la reazione di un illuminato a una crisi e una sofferenza terribili? Due risposte a questa domanda sono Roshie Bernie Glassman e Ma Jaya Sati Bhagavati. Strano a dirsi, entrambi sono nati in una famiglia ebrea, nella stessa parte di Brooklyn e a distanza di meno di un anno. Ora, più di sessanta anni dopo, lui – maestro buddista zen – e lei – incarnazione di Kali, manifestazione della Divina Madre dell’induismo – sono diventati due straordinari esempi di risposta con tutto il proprio essere all’ingiustizia, la sfortuna e il dolore che esistono al mondo, e che la maggior parte di noi non ha nemmeno il coraggio di cominciare ad affrontare.

Compassione in azione Roshi Glassman.jpgRoshi Glassman è diventato un avido studente zen mentre lavorava come ingegnere aerospaziale alla McDonnel-Douglas, a metà degli anni sessanta. Grazie alla straordinaria profondità del suo interesse, nel 1970 è stato ordinato prete “zen soto”, e dopo poco tempo è diventato direttore dello zen center di Los Angeles.

Qui, su richiesta del suo insegnante Taizen Maezumi Roshi, ha cominciato a insegnare. Nel 1979 ha fondato la sua comunità a New York, diventando ben presto una figura controversa nei circoli zen, poiché negli insegnamenti metteva enfasi sul lavoro e gli affari come pratiche zen, anziché sulla tradizionale “zazen” (meditazione seduta). “Puoi diventare uno «zen freak», un fanatico dello zen”, egli afferma, “ma non riuscire mai ad aprirti, e questo provoca un problema più grande, perché ti attacchi alla forma. E la forma diventa un sostituto della vita”.

Per finanziare la sua neonata comunità, Glassman ha avviato un’impresa zen, la Greystone Bakery (la Panetteria Greystone), che col tempo è diventata un’attività di successo, capace di guadagnare milioni di dollari. Il suo interesse per lo zen come business si è evoluto in quello per lo zen come azione sociale. E anche se questo ha provocato l’allontanamento di molti suoi primi studenti, col tempo ha spinto diverse altre persone, in vari modi, a una vita di devoto servizio, o alla compassione in azione.

Tale compassione in azione si manifesta in quello che oggi viene chiamato il Greyston Mandala, una rete di comunità evolutive ispirate ai valori buddisti. Il Greyston Mandala svolge molte attività nello Yonkers sudoccidentale, nello Stato di New York. La Greyston Bakery offre e insegna un lavoro agli abitanti del circostante quartiere a basso reddito; la Greyston Family Inn amministra appartamenti ristrutturati per individui già senza tetto e famiglie di lavoratori poveri; la Greystone Health Services fornisce case a persone malate di HIV/AIDS, oltre che assistenza medica e consulenza riabilitativa. Read More

1
Apr
2009
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La tua mente è la tua religione

Lama Yeshe ride e si tocca la testa.jpgNon pensate che analizzare e conoscere la natura della mente sia solo una mania orientale, un trip esotico. Sarebbe un giudizio errato: non si tratta dell’oriente, si tratta di voi stessi, della vostra esistenza. Come potete separare il vostro corpo, o l’immagine che avete di voi stessi, dalla vostra mente? E’ impossibile. Pensate di essere persone indipendenti, libere di viaggiare per il mondo, godendovi ogni cosa. Malgrado ciò che possiate pensare, non siete liberi. Non intendo dire che siete sotto il controllo di qualcun altro. E’ la vostra mente incontrollata, il vostro attaccamento, che vi opprimono.

Quando parlo della mente, non mi riferisco solo alla mia mente, alla mia attitudine. Sto parlando della mente di tutti gli esseri viventi dell’universo.

Il nostro modo di vivere, il nostro modo di pensare è dedicato in primis alla ricerca del piacere materiale. Riteniamo che gli oggetti dei sensi abbiano la massima importanza, e ci dedichiamo materialisticamente a tutto ciò che ci può rendere felici, famosi o popolari. Anche se tutto ciò proviene dalla nostra mente, siamo a tal punto totalmente preoccupati dagli oggetti esterni da non osservare mai dentro di noi, esaminando la nostra mente per domandarci cosa li rende così attraenti.

Sino a quando esisteremo, la nostra mente sarà inscindibile da noi stessi. Come risultato, siamo sempre privi di equilibrio, in un continuo su e giù emozionale. Non è il nostro corpo che va su e giù, è la nostra mente, questa mente di cui non comprendiamo il modo di operare. Per cui, a volte dobbiamo esaminare noi stessi – non solo il nostro corpo, ma la nostra mente. Di fatto, è la nostra mente che di continuo ci dice cosa fare. Dobbiamo conoscere la nostra psicologia o, in termini spirituali, la nostra natura interiore. In ogni caso, comunque si voglia definirla, dobbiamo conoscere la nostra stessa mente. Read More

25
Mar
2009
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La rinascita supernatural di Carlos Santana

Santana.jpg“Poiché la musica scende più in profondità del bisturi, sento che per noi è importante meditare e connetterci all’origine del nostro dono: la guida divina. Ci fa piacere l’entusiasmo del pubblico, perché la musica è molto emozionante, ma chiediamo agli angeli di proteggere l’esperienza, in modo che nessuno si faccia male.” Intervista di Zannah.

La fama del carattere gentile di  Carlos Santana, altruista e generoso è stata confermata da chi ne è stato testimone o ne ha tratto beneficio. Si dice che egli non sia solo in queste manifestazioni di bontà; gli angeli circondano i suoi sforzi, accompagnandolo in ogni sua fase espressiva. Abbiamo anche appreso che, prima di ogni spettacolo musicale, invoca gli angeli. Non sorprende che il titolo di uno degli album più ascoltati negli ultimi anni sia: Supernatural.

In che modo invochi la benedizione degli angeli, prima di ogni concerto?

Carlos Santana: Considero la mia preparazione a un concerto uguale a quella di un chirurgo che, prima di un’operazione, si lava le mani. Poiché la musica scende più in profondità del bisturi, sento che per noi è importante meditare e connetterci all’origine del nostro dono: la guida divina. Ci fa piacere l’entusiasmo del pubblico, perché la musica è molto emozionante, ma chiediamo agli angeli di proteggere l’esperienza, in modo che nessuno si faccia male. Non c’è nulla di sbagliato nell’entusiasmo, ma bisogna imbrigliarlo con delicatezza, in modo che l’esperienza possa piacere a tutti. Circa quindici minuti prima dell’inizio, andiamo dietro le quinte: qui meditiamo, visualizziamo e facciamo la nostra richiesta agli angeli. Per includere il pubblico, entriamo in scena annunciando: “È una grande gioia essere insieme a voi. Vogliamo che sappiate che, in questo stesso momento, Michele, Raffaele e Gabriele sono presenti. Vi consigliamo di invitarli nella vostra vita, in modo che anche voi possiate osservare dei cambiamenti incredibili”.

All’inizio, il pubblico risponde chiedendo: “Di che state parlando?”. Ma noi continuiamo incoraggiandoli a usare le proprie ali. Queste ali sono la tua intuizione e ispirazione. Stringi amicizia con le tue ali, piuttosto che con la frustrazione e la depressione. Per molti anni ho fatto così, senza spiegare praticamente nulla al di fuori dei concerti. Alla fine, circa sette anni fa, ho deciso che avevo bisogno di rivolgermi alla gente a un altro livello; sentivo che dovevo far sapere loro che stavano entrando in un’era di splendore. Lo splendore può essere interiorizzato solo quando le persone si risvegliano alla propria assolutezza, a tutto ciò che sono. Io sono irlandese, comanche, apache; sono ogni cosa. Non posso permettermi di essere solo messicano. Bisogna diventare universali. Se abbracciamo la nostra assolutezza, indeboliamo il razzismo.

Cosa ti ha spinto a condividere l’annuncio di questo splendore? Una formazione religiosa, un’esperienza straordinaria o entrambe? Read More

17
Mar
2009
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Il coraggio di essere liberi dal passato

u g krishnamurti3.jpgU.G., iconoclasta e maestro-non-maestro anticonvenzionale, colpisce al nucleo delle credenze di chi è su un percorso di ricerca. La ricerca delle soluzioni da parte del ricercatore come barriera alla ricerca stessa e l’importanza di essere in contatto con la rabbia affinché questa “bruci se stessa esattamente là dove si origina e agisce”.

D: Qual è il tuo consiglio quando abbiamo un problema?

U.G.: Voi non potete fare altro che creare i problemi. Prima di tutto create il problema e poi non siete per nulla interessati a guardare i problemi. Non affrontate i problemi. Siete molto più interessati alle soluzioni che ai problemi. Questo vi rende difficile osservare il problema.

Io vi suggerisco “Guardate bene, voi non avete alcun problema”. Voi asserite con tutta l’enfasi che potete, e con grande animosità “Guarda, io ho un problema”.

Va bene, avete un problema. Qualcosa vi assilla e dite “Ecco questo è il problema”. I dolori fisici sono reali. In quel caso andate dal medico, lui vi dà una medicina, che può essere più o meno buona, più o meno tossica, e questa produce qualche sollievo, anche se di breve durata. Ma le terapie che questa gente vi sta fornendo intensificano solo un problema che non esiste. State solo cercando le soluzioni. Se ci fosse qualche cosa di vero in queste soluzioni che vi vengono offerte, il problema dovrebbe essersene andato, dovrebbe scomparire. In realtà, il problema è ancora presente, ma voi non mettete mai in discussione le soluzioni che questa gente vi sta offrendo come sollievo o come qualcosa che può liberarvi dai problemi.

Se voi metteste in discussione le soluzioni che vi sono offerte da quelli che vendono queste cose nel nome della santità, dell’illuminazione, della trasformazione, trovereste che in effetti non sono le soluzioni. Se lo fossero, avrebbero dovuto produrre i risultati voluti ed avrebbero dovuto liberarvi dal problema. Ma non lo fanno.

Ma voi non mettete in discussione le soluzioni perché credete che chi vi propone queste cose non possa ingannarvi, non possa essere un mascalzone. Per voi egli è un illuminato o un dio che cammina sulla superficie della terra. Magari però quel dio può illudersi, e autodistruggersi, magari indulge nel suo auto-inganno e continua a vendervi questa robaccia, questa merce scadente. Read More

11
Mar
2009
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Un tipo di innocenza che non avevamo mai visto

the beatles.jpgQuando grandi folle viaggiano insieme attraverso il rock and roll, dove stanno andando, e cosa vuol dire? Pensieri sui Grateful Dead, i Beatles e la Consapevolezza Collettiva.

Improvvisamente le persone si spogliarono le une di fronte alle altre e facemmo tutti una grande scoperta: eravamo bellissimi. Nudi, vulnerabili e sensibili come un serpente dopo essersi spogliato della pelle, ma molto più umani di quell’incubo scintillante che aveva cigolato nella pausa precedente del corteo. Eravamo vivi e la vita era noi. Ci prendemmo per mano e danzammo a piedi nudi tra i calcinacci. Eravamo ripuliti, liberati! Non avremmo mai più indossato le vecchie armature. Ken Kesey, Garage Sale.

Immagina di stare su un pendio che domini un grande anfiteatro. Tramonto. Sotto di te, le tribù si stanno radunando da ogni dove. A migliaia entrano nel santuario suonando tamburi e bruciando incensi. È tempo per il rito del ritorno. Hai la sensazione che tra te e tutti gli altri ci siano legami di sangue. Sciogliendoti i capelli, corri incontro alla folla. I sacerdoti sugli altari attaccano i canti antichi e ognuno comincia a muoversi in modi che non hai mai visto, ma che sembrano familiari.

È una danza le cui origini nessuno ricorda, antica quanto la tribù stessa. Ma l’istinto vi porta a sincronizzarvi in un’improvvisa fratellanza. La musica entra in te come al rallentatore, fluendo con una pulsazione che allo stesso tempo è tua e non è tua. No, non siamo nel 15.000 a.C. al solstizio d’estate. Né è l’orgia di Zion in Matrix Reloaded all’inizio della battaglia finale con le macchine. Sei nell’America del ventesimo secolo: questo è un concerto dei Dead.

Lo storico delle religioni Mircea Eliade ha definito gli sciamani dei “tecnici dell’estasi”, e questo è esattamente ciò che furono i Grateful Dead di San Francisco, a grande scala. Le loro mani reggevano strumenti, ma ciò che suonavano era la folla, trascinandola ad altezze che potrei solo definire spirituali. Sin dall’inizio, era qualcosa che succedeva misteriosamente, per ognuno in un modo diverso. Read More

3
Mar
2009
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Un’esperienza personale di risveglio spirituale

buco nel muro con cielo.jpgComunemente, si ritiene che lo zen sia un sistema spirituale il cui obiettivo ideale sia portare i seguaci a uno stato di illuminazione. Ma se questo ideale è davvero ciò che sta alla base dello zen, la maggior parte delle persone non avrebbe interesse per esso. La realtà è che moltissimi praticanti zen probabilmente non raggiungeranno mai questo nobile ideale; nemmeno coloro, tra noi, che vi hanno dedicato gran parte della propria vita.

Ciò, tuttavia, non invalida lo Zen, in quanto il suo obiettivo ideale è largamente superato da un altro più pratico: offrire alle persone una comprensione più profonda della propria unità con se stesse, gli altri e il mondo, e soprattutto renderle in grado di affrontare creativamente, e forse persino di apprezzare, le vicissitudini della vita. Ora vorrei portare all’attenzione la mia esperienza personale a proposito di quest’ultimo, molto pratico obiettivo.

Lo zen, come tutte le tradizioni spirituali, cerca di rendere spiritualmente sani i suoi praticanti. Per i piccoli dolori e sofferenze della vita, andrà bene una medicina facile da mandare giù e dal sapore non troppo sgradevole: per questo, sono appropriate le semplici pratiche di meditazione zen. Ma per coloro che hanno sofferenze spirituali più profonde, è necessario qualcosa di più forte. Nello zen, questa medicina più potente si chiama risveglio o kensho. Il significato di quest’ultimo verrà chiarito, si spera, nelle pagine seguenti.

Come per molte altre persone, la mia ricerca spirituale cominciò con l’educazione ricevuta durante l’infanzia. Sono cresciuto in una famiglia alcolizzata e violenta, e durante i primi anni della mia vita patii alcuni gravi problemi di salute. Inoltre, a causa dell’irresponsabile condotta economica della mia famiglia, non era mai certo se avremmo mangiato o dove avremmo dormito. Tutto ciò significò che frequentai la scuola con molta irregolarità, e quindi non ebbi amici coetanei.

Inoltre, la relazione di amore-odio che avevo sviluppato verso la famiglia mi rendeva confuso e insicuro delle emozioni mie e altrui. Ciò provocò non solo una bassa stima nei miei confronti, ma anche verso gli altri. All’inizio dell’adolescenza, la consapevolezza di avere un orientamento sessuale diverso dagli altri non fece che aggravare il senso di alienazione da me stesso, gli altri e il mondo. Read More

24
Feb
2009
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L’illuminazione di un divino giullare

lee lozowick5.jpgLee Lozowick insegna da 25 anni, un periodo nel quale sono comparsi e spariti molti altri insegnanti. Il fatto che lui e la sua comunità vadano ancora forte dipende, in larga parte, dalla sua sincerità e dedizione nei confronti degli studenti. Poiché è un esponente della pazza saggezza, non sorprende che i suoi insegnamenti sembrino abbondare di contraddizioni. Intervista di Hal Blacker .

Il Rock’n’Roll, la pazza saggezza & la schiavitù al divino

È venerdì notte nel Lizard’s Lounge, a Prescott, in Arizona. La folla è un imprecisato amalgama di lavoratori che bevono birre enormi, uomini dai capelli lunghi con cappellini da baseball decorati con insegne di macchine agricole, e collegiali di entrambi i sessi con anelli infilzati in certi posti che farebbero rabbrividire tua madre. Mi ha portato qui Matt, uno studente di Lee Lozowick (“Mister Lee” per gli amici e i discepoli). Era venuto a prendermi all’aeroporto di Phoenix, dove ero arrivato per trascorrere il fine settimana come ospite di Mister Lee, presso l’ashram “Hohm Community”.

Uno dei gruppi musicali blues della comunità, chiamato Shri, che vanta una cantante dalla straordinaria somiglianza con la prima Janis Joplin, terrà un concerto stanotte (il gruppo rock di Mister Lee, Liars, Gods and Beggars, suonerà nella sala del Club 4H questo week-end). Mentre cammino tra il fumo delle sigarette oltre il bar affollato e i tavoli da biliardo, spio Mister Lee e alcuni suoi studenti, seduti a un tavolo del retro durante un intervallo, intenti a osservare la scena.

Mi ci vuole un momento per ambientarmi, ma presto inizio a vedere che, all’interno di questa famiglia di bevitori, è possibile distinguere i residenti della Hohm Community dagli stranieri naturalizzati. Sono quelli con gli occhi chiari, i modi gentili e semplici, e una bottiglia di bevanda analcolica al malto in mano. Qui la saggia pazzia ha le sue virtù e i suoi parametri, penso tra me e me.

Mister Lee insegna da venticinque anni, un periodo nel quale sono comparsi e spariti molti altri insegnanti. Il fatto che lui e la sua comunità vadano ancora forte dipende, in larga parte, dalla sua sincerità e dedizione nei confronti degli studenti. Poiché è un esponente della pazza saggezza, non sorprende che Mister Lee e i suoi insegnamenti sembrino abbondare di contraddizioni reali e apparenti. Già insegnante di “Silva Mind Control”, egli si è risvegliato spontaneamente e ha iniziato a insegnare nel New Jersey; oggi si considera un “Baul Occidentale”, facendo riferimento ai musici itineranti tantrici Baul, provenienti dal Bengala, in India. Read More

17
Feb
2009
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Il buddismo tibetano in occidente funziona?

tibetan_bell.jpgIn Asia, come prima cosa, i monaci anziani interrogano colui che ha espresso il desiderio di prendere gli ordini, esaudendo la richiesta solo se pensano che la persona sia sufficientemente preparata ed esiste un luogo in cui possa ricevere un’adeguata formazione monastica. In occidente viviamo in una società profondamente non-monastica e non-contemplativa. Cominciare profonde pratiche contemplative e adottare lo stile di vita monastico senza un contesto adeguato provoca molti problemi.

B. Alan Wallace ha studiato per dieci anni in monasteri buddisti in India e Svizzera. Insegna teoria e pratica buddista in Europa e in America dal 1976, e ha fatto da interprete a numerosi insegnanti tibetani, tra cui Sua Santità il Dalai Lama. Autore del libro Buddhism with an Attitude (Snow Lion Publication), Wallace ha collaborato a più di trenta libri sul buddismo, la medicina, il linguaggio e la cultura tibetani. Attualmente insegna al Dipartimento di Studi Religiosi dell’Università della California, a Santa Barbara. Questa intervista, fatta da Brian Hodel, è stata già pubblicata in forma ridotta su “Snow Lion”, la newsletter della casa editrice Snow Lion.

Brian Hodel: I maestri buddisti tibetani hanno dovuto fare dei cambiamenti per adattarsi alla fiorente comunità di studenti occidentali?

Alan Wallace: In Asia – in India, nel Nepal, nel Sikkim e nel Bhutan, per esempio – alla fine degli anni sessanta, o dei primi anni settanta, i lama hanno cominciato a tenere pubblici insegnamenti rivolti innanzitutto alla comunità tibetana, ma dove gli occidentali sono sempre stati benvenuti, a meno che gli insegnamenti non fossero molto elevati, come, per esempio, quelli tantrici. Ma anche in quel caso, se gli occidentali avevano i requisiti necessari, se avevano ricevuto le iniziazioni appropriate o erano stati invitati a partecipare dai loro stessi lama, erano benvenuti. Esistono molti monasteri tibetani, nel sud dell’India, dove l’insegnamento è aperto agli occidentali.

Brian Hodel: E in occidente? Read More