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30
Oct
2008
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Drogati di emozioni

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Drogati di emozioni
Chi non conosce una persona che potrebbe definire “collerica”? Avrete sicuramente notato che – immediatamente dopo una “crisi di nervi” – questa persona apparirà calma, al punto da indurci a pensare: “Bene, ora si è sfogato! Gli è passata!”.

E, purtroppo, sappiamo anche che questa calma sarà solo momentanea, non durerà che poche ore: la nostra esperienza con questa persona ci dice che, ben presto, la sua mente troverà qualcos’altro da giudicare “sbagliato” e su cui focalizzarsi per dare inizio ad una nuova “crisi”.

La stessa cosa avviene in persone solitamente depresse, tristi, ansiose, paurose – o anche con un costante senso di preoccupazione, di vergogna o con un profondo senso di colpa o di indegnità.

Tutto, nella loro vita, può trasformarsi in qualcosa per cui arrabbiarsi, preoccuparsi, spaventarsi, intristirsi, deprimersi, vergognarsi,… in una sorta di assuefazione ad uno o più “modelli emozionali”, vere “abitudini” negative e distruttive che controllano e dirigono pensieri e comportamenti. “Espressione” non è quindi il contrario di “repressione”: esprimere un’emozione non significa “liberarsene” lasciandola andare… tutt’altro! Se fosse vero, dopo ogni tipo di “crisi” le persone avrebbero lunghi periodi di “immunità” da queste emozioni.

Il parere della neuro-scienza. Il corpo umano è costituito di cellule, ed è una “macchina” che produce proteine. I capelli, la pelle, i muscoli, le ossa, gli enzimi che digeriscono il cibo, i nostri ormoni… sono proteine. Le cellule dei muscoli creano proteine dei muscoli, le cellule delle ossa proteine delle ossa. Sulla superficie delle cellule si trovano delle “porte” attraverso le quali le cellule traggono nutrimento ed informazioni, chiamati recettori.

I “recettori” funzionano meccanicamente, come “chiave e serratura”; essi sono specializzati a trarre nutrimento ed informazioni in modo molto selettivo da nutrienti specifici. Così, abbiamo recettori anche per la rabbia, l’invidia e per qualsiasi stato emozionale. Quando queste sostanze chimiche arrivano all’obiettivo, vi entrano come una chiave nella serratura, e trasmettono la loro “informazione” al nucleo della cellula – e questi “messaggi” possono modificare la cellula in modo sostanziale!

Ogni volta che qualcosa nell’ambiente genera in noi uno stato di “stress”, le ghiandole iniziano a produrre svariate sostanze chimiche – a seconda della tipologia dello stress – per fornire al corpo una “carica di energia” supplementare – l’adrenalina prodotta dalle surrenali per “lotta o fuga” ne è un esempio. L’ipotalamo produce una sostanza chimica diversa per ogni singola emozione, impronte chimiche che corrispondono alla rabbia, all’odio, all’invidia, alla gelosia, all’indegnità… e le trasmette all’ipofisi, che le immette direttamente nel flusso sanguigno. Odio, rabbia, indegnità…. entrano e scorrono nel flusso sanguigno.

L’essere umano non sempre può lottare o fuggire, e tutta quell’adrenalina e tutte quelle altre impronte chimiche entrano nei muscoli e nei tessuti, un “carburante” che non viene utilizzato. Le cellule del corpo si duplicano all’incirca 50.000 volte nell’arco della nostra vita. Duplicandosi, esse si modificano adattandosi all’ambiente. Immerse in un chimismo saturo di certe “emozioni”, e poiché la natura “non spreca nulla”, le cellule svilupperanno sempre più recettori capaci e specializzati nel trarre nutrimento proprio da quel tale chimismo.

Ogni “scarica emozionale” liberata dalle ghiandole andrà in circolo nel nostro corpo nutrendo le nuove cellule “specializzate” per quel particolare “sapore”. Di conseguenza, quando tale “scarica” si esaurirà, le cellule cominceranno ad avere “fame” e, in una sorta di “crisi di astinenza”, lavoreranno sodo per far sì che si generi un’altra “scarica” analoga.

Cominciamo ad associare quella carica (o scarica) di adrenalina a quella spinta, a quella sensazione di essere vivi, a quello stress; e così, lo stress comincia a farci sentire “bene”. Le persone amano il lavoro se è stressante, amano le relazioni se sono traumatiche, amano il lutto benché dia loro così tanto dolore… non sono loro ad amarle, è il loro corpo che le ama. In queste situazioni, le persone ricevono le sostanze chimiche di cui hanno bisogno per sentirsi “vive”.  Quello che accade è che il corpo comincia a pretendere sostanze chimiche.

La sofferenza diventa qualcosa che dà piacere, perché porterà un qualche genere di sollievo al corpo, ed anche se per la mente non è piacevole, il corpo viene nutrito dalla chimica di cui ha bisogno. Non è diverso quando smettiamo di fumare, di bere alcool o di mangiare cioccolato. In realtà accade che ne vogliamo addirittura di più.

Per disintossicarsi dalle Tossine Emozionali, quindi, occorre “cambiare dieta” alle nostre cellule, fornendo loro un “nuovo” ambiente emozionale di cui cibarsi; nella loro costante duplicazione, le “vecchie” cellule creeranno “nuove” cellule adattate e specializzate a “nutrirsi” di questa nuova linfa (felicità, gioia, amore, entusiasmo).

Il ciclo vitale di una cellula varia a seconda della sua tipologia: da qualche ora per le cellule del fegato, a una/due settimane per le cellule che costituiscono la pelle, fino alle cellule del cuore ed ai neuroni del cervello con una longevità massima di 11 mesi. (Le analisi ai radioisotopi condotte nei “laboratori del tempo” di Oak Ridge National Lab. (USA) indicano che ogni anno si rinnovano il 98% degli atomi e delle molecole che costituiscono l’organismo.)  Così, come si dice che “non è possibile fare due volte il bagno nello stesso fiume” (perché l’acqua scorre e non è mai la stessa), possiamo affermare che “nessuno è mai più vecchio di un anno”, poiché ogni anno non c’è nemmeno più una cellula di quelle che avevamo l’anno precedente: tutte le nostre cellule si sono rinnovate almeno una volta.

Uno dei modi piacevoli e naturale per creare il miglior “ambiente emozionale” possibile è praticare la Respirazione Circolare e Consapevole. E’ provato che la Respirazione Circolare e Consapevole è estremamente potente e può produrre sostanziali cambiamenti nella quantità e nella specie/qualità dei neuropeptidi rilasciati dal “midollo spinale allungato” in tutto il liquido cerebrospinale, ristabilendo l’omeostasi e l’equilibrio nel corpo.

La maggior parte dei peptidi rilasciati con la respirazione sono le endorfine, sostanze chimiche auto-prodotte dotate di una potente attività analgesica ed eccitante. La loro azione è simile alla morfina e ad altre sostanze oppiacee. L’aspetto più affascinante ed interessante delle endorfine è la loro capacità di regolare l’umore: da un lato aiutano a sopportare meglio il dolore, dall’altro influiscono positivamente sullo stato d’animo.

Hanno dunque la capacità di regalarci piacere, gratificazione e felicità aiutandoci a sopportare meglio lo stress. Ne è un esempio la respirazione del dr. Lamaze, insegnata alle partorienti, con la quale si ottiene un’attenuazione del dolore ed una aumentata consapevolezza. Le “crisi da astinenza” sono assai più facilmente gestibili con l’aumento delle endorfine e con l’attenzione focalizzata sulle sensazioni fisiche – prerogative, ad esempio, di Vivation, una meditazione caratterizzata dalla pratica simultanea dei “Cinque Elementi” che la costituiscono.

Fondamentale, in questo metodo, è sviluppare la nostra capacità di ascoltare le sensazioni corporee per lunghi periodi di tempo (Consapevolezza nei Dettagli, Terzo Elemento), unita all’abilità di “regolare” l’intensità con cui le percepiamo – attraverso l’uso appropriato della Respirazione Circolare (Primo Elemento).
Inoltre, possiamo permetterci di  ricevere il massaggio del flusso dell’Energia Vitale all’interno del corpo (Rilassamento Completo, Secondo Elemento) senza bisogno di fare nulla di “giusto” in qualche modo più o meno complicato (è sufficiente la disponibilità, Quinto Elemento).

Essere dipendenti da “qualcosa” – qualunque essa sia, emozioni comprese – mina alla base la nostra autostima facendoci sentire “deboli”: poiché sappiamo che questo qualcosa è “più forte” della nostra volontà e comanda a suo piacere le nostre azioni. Oltre al dilagante senso di impotenza ed alla rabbia che proviamo quando ci accorgiamo che le emozioni scelgono per noi azioni, reazioni e comportamenti, vi sono almeno altri 4 buone ragioni per cui è importante disintossicare il Corpo Emozionale.

La prima è che, “dipendendo” dallo stress, il sistema immunitario viene compromesso. Tra le sostanze chimiche che vengono prodotte dalle ghiandole surrenali ve ne sono alcune, i corticoidi o steroidi, che hanno lo scopo di eliminare il dolore, sono degli antinfiammatori. Così, si riceve una doppia carica: prima una scarica di adrenalina, e poi questo “cortisone” che solleva dal dolore. Ed è noto che troppo cortisone compromette il sistema immunitario.

La seconda è che viene compromessa la digestione. Se il sistema nervoso è sempre sotto stress, quando mangiamo qualcosa arriva poco sangue agli organi interni del metabolismo; tutto il sangue viene mandato alle estremità per la lotta o la fuga. Il problema della nostra cultura non riguarda la disponibilità di vitamine o di sostanze nutritive, ma lo stato in cui siamo quando mangiamo. Se mangiamo e il sistema della lotta o fuga è attivo, quel cibo sarà ben metabolizzato ed assorbito?

La terza è una costante accelerazione del battito cardiaco. Sotto stress, il cuore batte più velocemente, con conseguenti problemi cardiaci e di ipertensione. La quarta è un crollo fisiologico delle giunture, dei tessuti e dei muscoli, con un conseguente sviluppo  delle malattie croniche di questi tempi. Quello che accade è che rabbia, invidia, odio etc. riescono ad entrare nelle cellule attraverso i recettori: le stimolano, aprono il DNA e proiettano la propria immagine. Dopo, il corpo produrrà proteine che avranno dentro di sé rabbia, invidia, odio,… o meglio il codice della rabbia, dell’invidia, dell’odio…

Queste proteine non saranno più le proteine “sane” che producevamo prima, ma saranno modificate.
Gli aminoacidi che compongono le proteine ora hanno proteine delle ossa fatte di rabbia, invidia, odio etc. che si riproducono, quindi sono proteine di qualità inferiore. La qualità, l’espressione delle nostre proteine inizierà una spirale discendente.

Letture consigliate sull’argomento: “Molecole di Emozioni – il perché delle Emozioni che proviamo” di Candace B. Pert (1997) – ediz. italiana Corbaccio (2000)

Il sito web dell’autore:   http://www.vivation.it
Email dell’autore:  ivano.tivioli@vivation.it

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6 Responses

  1. sorrydi

    A intuito non posso che essere completamente d’accordo.

    “Per disintossicarsi dalle Tossine Emozionali, quindi, occorre “cambiare dieta” alle nostre cellule, fornendo loro un “nuovo” ambiente emozionale di cui cibarsi”

    Come sempre tutto è riconducibile a noi stessi.

  2. Vento

    Articolo ben fatto e con dialettica espositiva facilmente comprensibile da tutti.
    Stavo riflettendo, mentre leggevo l’articolo…che lo scarico emozionale non garantisce il superamento delle cause scatenati l’evento.
    Anzi, direi quasi che va a sovrascrivere un comportamento, la cui ripetizione trasferisce all’evento stesso caratteristiche di coazione.
    Ed ecco che magicamente…si forma il carattere comportamentale…
    Saluti a tutti
    Vento

  3. …mi aspettavo un fine lettura diverso.. che concludesse tutto il “discorso” impostato..
    a parte ciò ho trovato interessante l’articolo…
    ciao :-)

  4. E’ interessante il punto di vista biochimico per quanto riguarda la formazione del carattere.
    Io credo tuttavia che la nostra biologia sia conseguenza, e non causa, delle attività del nostro sé cosciente e, forse, per quello che riguarda i copioni comportamentali la visione (banale ma efficace) dell’analisi transazionale è quella più vicina alla verità.
    Le persone non sono vittime del funzionamento delle loro cellule, ma sono queste che rispondono agli impulsi che l’anima che abita il corpo invia. Come dire: l’hardware si adegua al software.
    Una visione meccanicistica delle emozioni giustificherebbe l’uso massiccio di sostanze chimiche per correggere il carattere e le emozioni, in realtà ormai è dimostrato che la via chimica non guarisce ne’ la depressione, ne’ i comportamenti ciclotimici, ne’ altro… anzi, sovente l’individuo sottoposto a pressione chimica verso il cambiamento genera una sorta di “rabbia identitaria”, ossia una reazione uguale e contraria, una sorta di autoaffermazione della propria ragione profonda (anche se negativa), per cui il depresso è più depresso di prima, il nevrotico idem, e così via, come a dire: io ho sempre ragione.
    E’ senz’altro vero che le tecniche respiratorie aiutano, ma il punto è che presuppongono che il soggetto voglia FARE VERAMENTE qualcosa per cambiare.
    Nel momento in cui c’è questa volontà di cambiamento in realtà il cambiamento è già iniziato, e qualsiasi cosa uno faccia funziona (yoga, arte, terapia tradizionale, palestra, preghiera… tutto va bene).
    Il vero problema è ciò che si definisce ostinata resistenza al cambiamento, ovvero i portatori di problemi in genere non vogliono cambiare, ma si attacano e affezionano al loro modo di essere e dopo una certa età non sono più in grado neanche di provare a immaginare perche’ mai dovrebbero essere diversi da come sono.
    Ed è per questo infatti che nessun adulto in realtà cambia mai veramente.
    Ma questo è soltanto il mio pensiero, e io non sono un vero esperto in materia.

    franco del moro
    http://www.ellinselae.org

  5. Un articolo davvero interessante. Conosco alcune persone molto simili a quelle qui descritte e sicuramente molto affezionate al loro modo di essere: purtroppo sono io quella su cui si “scaricano”. Chi mi ha preceduto parla giustamente dell’analisi transazionale e dei “copioni”. Infatti, non potendo cambiare gli altri, ho modificato il mio modo di reagire, non offrendomi più come contenitore delle emozioni negative altrui. Sembra funzioni…
    Un abbraccio

  6. Finalmente ! Questa “ricerca” che viene delle neuroscienze farebbe molto bene agli psicologi per tirarli fuori dalla loro fabbrica di malattie. Finora tutti quei psicologi che esercitano professionalmente, con cui ho parlato, continuano a incitare i loro pazienti a diventare veramente pazzi di rabbia perché ciò fa bene alla salute!
    Invano finora ho spiegavo loro i presupposti opposti da cui parte la psicologia orientale, fondata sulla legge del karma, per cui l’azione e il pensiero negativo, quante volte più ripetuto tanto più profondamente si radica come samskara (impronta caratteriale) e domina in maniera da condizionare il futuro sviluppo umano.

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