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L’Italia ha scelto la via feudale, con tanto di signore, condottiero e padrone assoluto. Il colpo di coda dell’Italia feudale, che siano i feudi territoriali del nord, delle cosche, o degli interessi delle grandi e piccole caste, e di conseguenza l’intolleranza verso chi non sta entro le mura del feudo territoriale o dentro lo spazio mentale, hanno prevalso, questa volta perlomeno senza ipocrisie.

Il malessere economico dell’Italia sommati alla cattiva gestione decennale dell’immigrazione, alla manipolazione sistematica dell’informazione e a una scarsa capacità di leggere la realtà in modo autonomo (e di leggere in generale, privilegiando l’ipnosi televisiva), hanno fatto ritornare gli italiani alle vecchie certezze e al bisogno di delineare confini netti per ritrovare la propria identità. E’ plausibile che sia nei percorsi individuali che in quelli collettivi ci siano momenti in cui si necessita di ritrovare le proprie radici. Questo può essere un processo sano per ripartire dall’essenza primaria che ha dato forma ad una personalità o una nazione.

Ma questo ritorno ha il sapore della disperazione di chi ha perso di vista il centro della propria autentica essenza e si affida a chi gli promette il riscatto tramite valori non tanto tradizionali del territorio, ma semplicemente intolleranti al diverso da sé oppure si affida a chi promette una crescita economica che sarà non solo irrealizzabile anche per una situazione mondiale di crisi delle risorse, ma la crescita non sarà neppure auspicabile se andrà nella direzione delle clientele, dell’ingiustizia sociale, della scarsa sensibilità per l’ambiente e dell’ipoteca sul futuro che dovrà ripagare la voragine del debito pubblico.

La sindrome di Stoccolma, fenomeno per cui si iniziano ad amare i propri carcerieri, è oramai conclamata.

Soprattutto, l’Italia si affida a chi gli promette “libertà” dalle tasse e dalle regole sociali, temi sempre affascinanti per una cittadinanza che non ha ancora sviluppato un forte senso della collettività. Si promette una fettina di torta e un occhio chiuso per tutti. Chi non sta alle regole è risultato vincente. Ora fa tana libera tutti, per primi una sessantina di parlamentari “eletti” (ma in realtà scelti dai partiti) che avevano guai con la giustizia.

I comunisti non esistono più, quindi sarà difficile dare di nuovo loro la colpa dell’impossibilità di far risalire l’Italia dalla crisi. In un pianeta dove le risorse saranno sempre più scarse non basterà strizzare l’occhio a Putin per garantire all’Italia le fonti energetiche destinate a scarseggiare dovunque in tempi brevi. Si darà allora la colpa alle regole dell’unione europea, agli arabi che non vogliono pompare più petrolio, ai cinesi che lo consumano, agli ambientalisti che non hanno voluto le centrali nucleari, ai governi precedenti. Proiettare sugli altri i propri problemi e fomentare odio è un meccanismo nevrotico di difesa sia a livello individuale che politico. Meccanismo che ha da sempre efficacia politica, in particolare in Italia.

Qualcuno ha scritto che verranno oscurati i blog. Non lo credo, i blog producono qualche decina, Innernet qualche centinaio, i più letti qualche migliaio di lettori al giorno. Il nuovo governo può permettersi ampiamente di lasciare i blog dove sono, che sono determinanti quanto lo è una riserva indiana rispetto ai milioni di utenti televisivi. Abbiamo la nostra acqua di fuoco, ci ubriacheremo con le nostre parole, costruiremo siti sempre più efficienti, installeremo tutti i plug-in sui nostri blog, faremo dei distinguo mentali sempre più sofisticati. Nel frattempo loro andranno avanti con messaggi semplici, efficaci, diretti, che fanno leva sulle paure, sull’avidità, sulla “crescita”, sull’intolleranza, sulle consolidate identità religiose e territoriali. Aspettiamoci comunque un’ulteriore stretta sulla libertà d’informazione, che in Italia è già a livello di terzo mondo.

L’Italia è diventata “l’azienda Italia”, il governo sarà il suo consiglio di amministrazione e i parlamentari gli azionisti a cui rendere conto distribuendo dividendi. Tutti gli altri sono gli elettori, il parco buoi. Il falso in bilancio non è neanche più reato. Una versione moderna del signore feudale con i suoi vassalli, valvassori, valvassini e poi la massa di semi-schiavi costretti a lavorare una vita per ripagarsi dai debiti.

La manipolazione del vero è quanto di più semplice possa avvenire avendo a disposizione grandi media e denaro. Leggevo su New Scientist del 19 gennaio (pag. 46, articolo “The monster we don’t see” di Dan Hind) che nella campagna di guerra psicologica che precedette l’invasione dell’Iraq gli sforzi andavano nella direzione di convincere gli americani che Saddam Hussein era coinvolto negli attacchi dell’11 settembre.

Mentre nell’immediato seguito degli attentati dell’11 settembre solo il 3% degli americani menzionava l’Iraq come responsabile, nel marzo 2003, poco prima l’invasione dell’Iraq, il 52% degli americani riteneva che il governo americano avesse delle prove di un collegamento tra Al-Qaida e Saddam. Nel 2006, il 90% delle truppe in Iraq credeva che la guerra era conseguenza del ruolo di Saddam nell’11 settembre.

Negli ultimi anni mi sono più preoccupato di cercare la mia verità e di rendermi cosciente di come la mia stessa mente la manipoli, piuttosto che preoccuparmi della manipolazione del vero da parte dei politici e dei media. Come per molti altri lettori di Innernet, ho seguito un percorso di consapevolezza che ha portato alla scomoda posizione di evidenziare i miei lati egoici ed involuti, i miei condizionamenti mentali meccanici, le mie avversioni intolleranti. Lo stesso processo mi ha portato anche a sentirmi più libero da questi, più vero verso me stesso e verso gli altri e ad accettare i diversi aspetti della mia persona. Questo processo interiore di ricerca del vero è ancora in corso, non mi definisco certo illuminato e non ho neppure un tale obiettivo.

Per un certo tempo mi sono quindi occupato più del mio personale rapporto col vero che del falso presente nella società. Ma ad un certo punto sento che il processo di manipolazione della realtà e di accettazione di questa da parte di una grossa fetta della popolazione produce un’atmosfera (potremmo chiamarlo campo energetico) dove l’aria diventa pesante per tutti.

Quando in una famiglia viene sistematicamente negato il vero, si creano delle nevrosi e dei condizionamenti che vengono ripetuti di generazione in generazione. Sia nelle famiglie che nella società c’è chi si adatta alla mancanza di vero ritagliandosi un proprio spazio dove possa agire indisturbato, e chi invece non può vendere la sua coscienza in cambio di piccoli privilegi. In questo caso non può che lottare o andarsene alla ricerca di una situazione dove la sua anima possa fiorire.

Nella scala dei valori della maggior parte degli italiani il vero non è in cima alla classifica. Ma il vero non è nè di destra nè di sinistra, è una responsabilità di ogni essere umano che abbia una coscienza e una dignità e ogni manipolazione di questo non si potrà che riversare pesantemente sullo sviluppo dell’anima di una nazione. L’occultamento del vero riguardo alle stragi e al caso Moro per fare alcuni esempi, rimangono tutt’ora come inquietanti buchi neri nella consapevolezza di un’intera nazione.

Forse questa fase per l’Italia è l’entrata in una nuova lunga notte dell’anima, dopo quelle del fascismo, della strategia della tensione e poi del terrorismo, segnale di una democrazia tutt’altro che matura, analogamente ad un’adolescenza prolungata che esprime posizioni estreme prima di individuarsi ed assestarsi nella sua personalità.

Come Italiano ho tutta la nostra storia nella mia psiche, anche quella che non ho vissuto personalmente per ragioni anagrafiche. I condizionamenti collettivi sono tanto incisivi quanto quelli personali nello sviluppo della coscienza di un individuo. Ho assistito da bambino alla strategia della tensione e poi al terrorismo da adolescente.

Guardando gli eventi da un’ottica spirituale più ampia dei risultati elettorali sono ben cosciente che tutto ciò che avviene ha un senso ed è necessario per il percorso di un individuo e di una nazione. Si può solo accettare cio che è. Ma su un piano più umano, con la coscienza di cittadino adulto, sono scioccato e combattuto tra l’andarmene da un paese che allontana ulteriormente i valori umani e sociali a cui tengo o nel dare il mio apporto per la trasformazione della coscienza con il rischio di diventare un Don Chisciotte, sprecando solo risorse interiori. Ma alla fine, la direzione verrà data come sempre da una consapevolezza più grande delle mie considerazioni mentali.

Mentre stavo pubblicando questo articolo, Enzo Di Frenna ha risposto ad un mio commento sul suo blog, con il titolo “La televisione è un potere spirituale“. Enzo opera con passione e generosità per la trasformazione dell’informazione in Italia. Personalmente ritengo che il mezzo sia il messaggio ed ho dei dubbi sulle possibilità di incidere sulle coscienze con un mezzo televisivo su Internet, seppur con contenuti diversi e che parte dal basso. Ma di questi tempi non mi sento di fare troppo lo schizzinoso e do il benvenuto ad ogni apporto che parte da buone intenzioni.

252 Responses to “L'”azienda” Italia”

  1. paritoshluca ha detto:

    Il Tradizionalismo di cui parlo io non è quello di Evola..prende spunto da Guenon..ma per fondersi poi con la realtà e non con ricostruzioni metastoriche improbabili..
    Ma dire che il potere materiale o politico si deve subordinare ad un’autorità spirituale..che sia degna di questo nome è fare opera di realismo..perchè si fondano quei principi che rendono possibile qualsiasi civiltà..
    Naturalmente Guenon è un genio..e c’è molte cose da imparare dalla sua lettura..anche se la condizione per apprezzarlo è essere iniziati..ed iniziati al centro..al Sè..e non a qualche pensiero che pur essendo religioso è ancora ben lontano da quel Principio che vorrebbe esporre..
    Leggere Guenon senza qualificazioni porta a rigidità mentali..e a puntellare il proprio exoterismo in una struttura simbolica..il pensiero di Guenon…è fatto per altri scopi..e principalmente quello di portare la mente ad uno sviluppo tale da renderne possibile poi il trascendimento..
    L’elite di cui parlo io..non prende spunto dal nazismo esoterico..ma dalla capacità che hanno i Maestri di filtrare lentamente nel mondo anche in ambienti che usano magari i loro concetti senza neanche saperne l’origine..
    L’elite della Conoscenza o Saggezza non si impone con la forza..ma lentamente..goccia a goccia..imbeve la cultura o almeno chi è chiamato a parteciparvi..e rende possibili poi quei cambiamenti politici che da più parti vengono evocati..
    La mancanza di questa elite..rende imposibile il formarsi di un pensiero forte che non sconfini nel fanatismo della Fede..e finchè la scelta è tra pensiero debole o Fede..non potremo sollevarci dal guado..

  2. FRANCESCO SALA ha detto:

    Sto preparando pranzo per i miei figli; solo due righe alla tua tua età, Paritoshluca, tu devi essere non troppo oltre i 30, ero simile a te: tutto “… Guenon e distintivo..” per i cinefili questa sarà irresistibile. Poi ho sbattuto le gengive contro il mondo reale. Grazie Dio dei Cieli per avermi preso a martellate sui denti!! Se vuoi di dirò anche cose di Guenon, ma solo “de relato” ( non sono così vecchio) però una seconda mano che vale come una prima. Oh.. Paritoshluca… e il suo esoterismo…
    A dopo

  3. valerio fiandra ha detto:

    Signor Sala, non vedo l’ora che i suoi bimbi abbiano pranzato. E suvvia, il nostro Meister non è mica Al Capone… ( oppure Lei pensa che ne abbia “ammazzati” o “imbrogliati” più Renèe di Al ?? )

    ps. sono un po meno vecchio di Lei, ma forse sono Antico. E anche io ho ringraziato per esser stato…svegliato. Ma se non mi beccavo qualche doccia fredda, che scottate mi sarei preso!!

  4. FRANCESCO SALA ha detto:

    Volevo associarmi al pregiatissimo Fiandra nel ringraziare Ivo Quartiroli della cortesissima ospitalità. Aggiungendo che il silenzio del Toshan è stato notato, perfettamente compreso, e dunque apprrezzato. Ma dato che mi trovo ospite forse non richiesto in casa altrui, vorrei qui chiedere al Toshan di rompere quel silenzio e dirmi con franchezza se e per quanto posso contuinuare a razzolare a casa sua. Una risposta mi gratificherebbe, una mancata risposta mi farebbe pensare, vista la cortesia del padrone di casa, che il Toshan è assente per motivi di salute. Sperem!!
    ————————
    Il pregiato Fiandra è, ma non solo per questo, lesto d’ingegno, ha riconosciuto immantinente la battuta del vecchio Bob all’indirizzo di quel semi-baccalà che è Kevin. Per cui, sempre sull’onda della citazioni filmiche, lo informo – absit, naturaliter, iniuria verbis – che egli mi si appalesa sempre più come un simpaticissimo ” paragnosta”, il quale non può, tuttavia, ignorare che il buon Sala ha” fatto il militare a Cuneo” ; oltre che, come immortalò Rutger-Roy in quella notte di pioggia, nella Los Angeles apocalittica del 2029: ” ha visto cose che voi…” Lascio all’ottimo e pregiato Fiandra finire la leggendaria citazione.
    F.

  5. thomas yancey ha detto:

    Se non ricordo male, Ivo Quartiroli aveva scritto qualche tempo fa: “Abbiamo in comune il desiderio di trasmettere conoscenze… forse anche la ricerca del vero”. E’ molto probabile che sia così. In ogni caso è l’unica possibilità a nostra disposizione per progredire e migliorare la nostra condizione. Occorre allora lavorare per promuovere lo studio approfondito, per debellare l’analfabetismo scientifico, per far comprendere che non è importante stabilire la buona fede o la credibilità delle intenzioni, ma che è indispensabile imparare a fornire dimostrazione e documentazione delle proprie teorie e a richiedere altrettanto per quelle degli altri. Intervengo su “Innernet” per approfondire il dibattito su tali argomenti. Non mi riconosco perciò nel motivo che Francesco Sala pone a fondamento degli interventi su questo sito.
    Alcuni studiosi, come Daniel Dennett, Richard Dawkins, Rodney Stark, sostengono che le credenze, e dunque le religioni, anche quelle cristiane, hanno maggiori probabilità di sopravvivenza, almeno nel futuro relativamente più prossimo, se si avvarranno ancor più degli aspetti irrazionali dei loro fondamenti. Ci si attende perciò un orientamento sempre più deciso verso un incrudimento dell’autoritarismo dogmatico e del conservatorismo dottrinario. Le posizioni di Benedetto XVI sono paradigmatiche in questo senso.
    Il vero e grande punto di forza delle religioni consiste, secondo Dennett, in uno stereotipo particolare e di tenace presa: “l’allineamento del bene morale con la spiritualità e del male morale con il materialismo”. La lettura di qualche scritto di Seneca sarebbe sufficiente per vedere demolita una simile sciocchezza. Ma l’illusione che Dio e la spiritualità sono componenti indispensabili per edificare una morale qualsiasi continua a perdurare. Un effetto corrente è la confusione fra bontà e spiritualità. A questo proposito, Dennett afferma: “Ciò che mi affascina in questa brama di “spiritualità”, così mirabilmente versatile, è che la gente crede di sapere di cosa sta parlando, anche se, o forse perché, non c’è nessuno che si dia la pena di chiarirlo”.
    La vita politica e sociale contemporanea è ancora pesantemente influenzata dalla spinosissima e irrisolta questione del ruolo delle religioni nelle società democratiche. Basta pensare agli infuocati contrasti su temi come il significato dell’evoluzionismo darwiniano, come la bioetica, come l’aborto.
    E’ dunque evidente che la complessità dei problemi in gioco richiede una grande ampiezza di inquadramento. Ma è necessario il maggior contributo possibile per una più diffusa consapevolezza della fallacità dei grandi sistemi: non dobbiamo mai dimenticare di essere sempre fortemente esposti a illusioni collettive perché siamo molto meno razionali e molto più incerti di quel che pensiamo.
    Si sente talvolta ripetere che il conflitto tra fede e scienza potrebbe essere un falso problema. Questo auspicio emerge più dalla buona volontà che dal realismo. Il contrasto, invece, è serio e profondo. E non pare destinato a risolversi con facilità.

  6. valerio fiandra ha detto:

    Eh, caro lei che ha fatto ed è stato ed ha visto, se non ricordo male Batty dice a Sebastian una roba tipo ” non siamo computers, siamo coroporei”…

    paraculm (ops) Paragnosticamente suo, Baotzebao Fiandra

  7. paritoshluca ha detto:

    Mio caro Francesco Sala..se ho usato termini Guenoniani non è perchè sono gli unici che uso e a cui mi sono formato..anzi..Guenon è solo un mio vezzo culturale..essendo io un sannyasin di Osho..per definizione simpatizzante di Goering e della sua pistola al sentir nominare la ..cultura..!
    Ma bisogna pur usare un linguaggio..e in dimensioni politiche ..come era l’argomento..Guenon è l’unico che prospetta le cose da un punto di vista più profondo ..al di fuori dei soliti schemi desta sinistra o fede e laicità..
    D’altro canto i riferimenti culturali..quando si esce dall’ambito puramente interiore o esoterico o iniziatico…o di ricerca o…o…scegli la parola che preferisci..perchè non mi appiglio alla “lettera”..quanto allo “Spirito”..dicevo..i riferimenti sono d’obbligo..almeno per indicare una direzione positiva e non solo critiche fin troppo facili e che ..se non mitigate da qualche proposito..si configurano come chiacchiere da osteria di lusso..
    Che ci vuoi fare..l’esoterismo esiste..anche se viene chiamato con altri nomi secondo le mode..che se lo leviamo..ci rimane il Papa..e qualche Imam..la morale ..il peccato e le condanne..robe di altre epoche..
    La sfida è essere moderni e antichi nel medesimo tempo ..senza volgarizzare..e per favore se tu di Guenon hai capito quello che ti faceva comodo..per poi negarlo in quanto avevi capito in modo sbagliato..ti assicuro che non è il mio caso..che ..aimè..la trentina l’ho già passata da un pezzo..
    e ormai cerco di imparare la lingua degli uccelli..e non l’inglese..
    e i libri..mi sforzo di dimenticarli..più che leggerli..

  8. valerio fiandra ha detto:

    Volevo scrivere Paritosh. Ah, i lapsus webbici…

  9. paritoshluca ha detto:

    Per
    46thomas yancey

    Non esiste solo la scienza e la fede..
    Il Papa e Oddifreddi…
    Esiste anche il conciliare la ricerca esteriore..la scienza..con la ricerca interiore..la meditazione..
    Ambedue sono scienze ma con oggetti differenti..
    La fede..a cui ci ha abituato la religione..non è il solo modo di conoscenza ..anzi è una conoscenza molto difettosa..perchè non oggettiva come la meditazione senza oggetto..
    e la scienza..non è criticare tutto ciò che non cade sotto i sensi..che il Testimone..o la Conoscenza del Proprio Sè..non è oggetto del conoscere ma soggetto che conosce..
    Le due cose vanno unite..esteriore ed interiore..due scienze..perchè oggettive..e oggettive perchè chiunque voglia analizzarle lo può fare..non come la fede che è un dono celeste..e quando si parla di doni..”timeo danaos et dona ferentes”
    Le citazioni sono spassose..alla Fuksas..(faccina che ride)

  10. thomas yancey ha detto:

    William James fece notare che se è vero che la coscienza umana è introspettiva-riflessiva, in quanto osserva il panorama del proprio mondo interiore fatto di immagini, visioni, sogni, pensieri e sentimenti prendendo tutto questo suo mondo a oggetto della sua attenzione, ciò significa, paradossalmente, che l'”io”, l’io-soggetto che è il punto di osservazione centrale di tutto questo panorama di contenuti della coscienza, si riduce a un luogo senza dimensione. E dunque l'”io” è solo una convenzione, un centro immaginario. O forse addirittura una finzione.
    Questo suggerisce che non vi sia nulla di primario nella nostra mente. Ma va ribadito che non è facile, né razionalmente né emotivamente, accettare l’ipotesi che la materialità dei meccanismi naturali, e il cervello, e i visceri, siano precisamente ciò che è primario, e dunque ciò che fa emergere, come sottoprodotto di una biologia complessa, anche il nostro sentimento dell’io, il faro presunto della nostra coscienza.
    La coscienza ci sembra un dato irriducibile, forse perché altrimenti insorgerebbero in noi i sentimenti angosciosi di una perdita del centro, il sospetto di una frattura nel piedistallo dell’esistenza. L’io cosciente deve essere solido in qualche modo, noi ci diciamo; e al tempo stesso, e sempre in qualche modo, ma contraddittoriamente, vorremmo che questo stesso io fosse smaterializzato in quanto non vincolato dai meccanismi neuronali, dalle meccaniche del cervello. Ci piace illuderci che questo io non sia vincolato alla fine da nulla, perché questo presupposto ci garantisce di collocarci nella dimensione della scelta gratuita, del libero arbitrio. In questo modo torniamo a farci sedurre dall’idea che esista un principio immateriale della coscienza, un nucleo di sostanza impalpabile che vive dentro di noi ed è fonte misteriosissima di libertà. Un fantasma nella macchina. Con qualche candore siamo inclini a darne per certa la presenza anche se non crediamo più nella sua sopravvivenza dopo la morte.
    Forse è comprensibile che il soggetto autoconsapevole non si accontenti di pensare a sé stesso alla stessa stregua di tutti gli altri animali: questo atteggiamento, un atteggiamento di salvaguardia “nobile” della specie umana, ha qualche seria motivazione. Se non altro noi disponiamo dell’introspezione e di un linguaggio grammaticale mentre gli animali ne sono privi: è una differenza non piccola. Meno giustificabile è che l’individuo, trovandosi confuso tra l’essere un corpo e l’avere un corpo, finisca per dequalificare la propria entità corporea considerandola una macchina che contiene al proprio interno un punto di osservazione meno materiale e più prezioso. Questo punto di osservazione, che è virtuale, viene immaginato come fosse un’entità e dunque trasformato in un fantasma che è sempre lo stesso, sia che lo si voglia chiamare anima, o spirito, o psiche, o mente.
    Le forme della psicologia ingenua ci portano a trasformare in entità fittizie alcune funzioni, o, per essere precisi, alcune apparenze, della nostra coscienza. Si pensi a ciò che possiamo chiamare l'”io” oppure all’idea generale di “persona”. Termini come questi vengono facilmente intesi come designazioni di entità. Ma sono solo attribuzioni di dignità.

  11. eckhart ha detto:

    perfetto thomas…
    difatti Paritosh parla di un Sè e non di un io..
    Per te è forse solo teoria ,ma per chi fa meditazione è soprattutto pratica. ;-)

  12. FRANCESCO SALA ha detto:

    Forse Thomas Yancey non se l’aspettava, o magari si. Conosco ed apprezzo molto Dennett, conosco per motivi professionali anche Dawkins, che però apprezzo molto meno. Come filosofo, sia per professione che per diletto, mi appare evidente in Dennet tutta la vitalità della “filosofia analitica”, se Yancey è del mestiere sa di che parlo, e conosce la differenza tra gli analitici ( che fanno ancora filosofia ), e i continentali tutti dediti a quella pratica che pare fu specifica di Onan. Inoltre, col miglior spirito yankee, Dennett è riuscito a portare al dunque delle questioni oggi ( ma anche ieri ) essenziali. I richiami di Yancey credo di riferiscano particolarmente a “Rompere l’incantesimo. La religione come fenomeno naturale”. Molte delle osservazioni che Dennett fa sono del tutto pertinenti. I limiti di quel libro e di quella corrente di idee ( mi stupisco che Yancey non abbia citato Steven Pinker o Leda Cosmides, o Ray Jackendoff, se non Douglas Hofstadter o John Tooby ) consistono nel fatto che, riferendosi alla religione, prendono come modello gli aspetti di secolarizzati, più estrinseci, e persino più superficiali del fenomeno religioso. E siccome non devo difendere né Papi, né guretti indù, né ( Dio me ne liberi) fricchettoni new age, posso tranquillamente dire che molte ( ma non tutte) delle critiche che Dennett, per fermarmi al più autorevole ( anche se Pinker non poi molto da meno ) fa alla religione per COME lui la intende sono fondate e pertinenti. Solo che la religione – o per far i palati più sofisticati, la spiritualità – NON è quella che immagina Dennett. Né ancor meno è quella postulata da Dawkins che, in mezzo a qualche idea interessante, non manca di far trionfare un giacobinismo intellettuale prossimo alla blasfemia. Cosa che, al contrario, è del tutto assente in Dennett, che oltre ad essere un grande filosofo, è anche un gran signore.
    La seconda questione è la seguente: l’intera costruzione dei pensatori citati su, si basa su un fiscalismo senza uscite né alternative. Non è questa la sede per produrre una analisi critica dei punti deboli di questa – assolutamente predominate ”“ corrente di pensiero. Mi può credere Thomas Yancey, il monismo fisicalista di Dennett può essere coerente solo all’interno di un universo ARBITRARIAMENTE decapitato, come quello considerato da molti filosofi analitici e dagli scienziati cognitivi. E quindi la domanda: esiste davvero un mondo “ non decapitato “, ove le esigenze di una visione fisicalista possono trovare organica collocazione. Io qui non posso soffermarmi in una dimostrazione ( per quello che “dimostrazione” significa per quelli che sanno cosa significa), posso tuttavia indicare almeno tre testi in cui Thomas Yancey può trovare dello splendido materiale: “ I simboli e la realtà” di Tito e Iva Arecchi ( Jaka Book). E’ un testo per specialisti, ma anche dei buoni e volenterosi dilettanti possono trovarvi materiale e spunti davvero straordinari. Faccio solo presente che Tito Arecchi è un luminare di prima grandezza, professore di fisica superiore all’università di Firenze. L’altro testo è: “ Il monaco e il filosofo” ed. Tea. Il libro è un lungo dialogo tra Jean Francois Revel ( straordinario filosofo e polemista francese di recente scomparso ) ed il figlio Matthieu Richard, monaco buddista di scuola tibetana. Altro libro è il recente: “ Il gusto di essere felici”, ancora di Matthieu Richard. In questi testi, Thomas Yancey troverà risposte a molte questioni sulle quali Dennett ed i migliori fiscalisti sembravano aver messo una definitiva pietra.
    Ultima considerazione a volo d’uccello.
    Incontrai Dennett una sola volta, e per puro caso ad un convegno, credo fosse il ”˜79. A quel tempo lui non era ancora famoso ( credo stesse preparando il famoso testo scritto con Hofstadter ), ed io non avevo ancora capito quanto fosse inutile perdere tempo in convegni di filosofi. Conoscevo già, superficialmente il suo pensiero, ma già apprezzavo la sua straordinaria forza intellettuale. Parlammo per poco più di cinque minuti, ed arrivammo subito al punto. La questione posta fu la seguente: “ Se fosse esistita la MINIMA REALTA’ al di fuori del mondo che il fiscalismo era in grado di organizzare e descrivere, allora le basi stesse del monismo fisicalista sarebbero crollate”. Gli dissi che quella realtà esisteva; giustamente, mi chiese di provarlo. Risposi che LUI avrebbe ottenuto la prova che chiedeva a me, se solo avesse predisposto la sua coscienza a percepire la realtà di cui cercava la prova. Allora lui mi chiese quali erano le condizioni per mettere la sua coscienza in grado di percepire quella realtà. Io gli risposi – parafrasando Hesse – “che avrebbe dovuto digiunare aspettare, pregare”. Mi guardò perplesso, e, prima che potesse replicare, aggiunsi testualmente : “E poi, ci vuole davvero un gran culo”. Si mise a ridere, e risi anche io. Non l’ho più rivisto.
    Chi legge i libri di questi filosofi onesti, e Dennett è di una onestà disarmante, non può mancare di notare che, dopo un gran, davvero un gran parlare, si arriva ad una conclusione che non conclude niente. Per chi li ha letti, sia i libri dedicati alla coscienza, che quello dedicato alla libertà ( siamo sempre a Dennett) sono utili per l’opera di chiarificazione ( la parte analitica, appunto ), ma del tutto inconcludenti per ricostruzione finale, o sintesi.

    Dunque, tra la mia proposta e questa linea intellettuale non v’è rapporto alcuno.

    Poiché mi trovo a dover rispondere su più fronti, lancio un messaggio di aiuto a chi si sentisse di farsi carico, almeno in parte, della prospettiva da me tratteggiata, e che, per i motivi che sono evidenti ( scrivere costa tempo), non ho più avuto modo di rendere organica e completare.
    Dunque, help!!

    F.S.

  13. valerio fiandra ha detto:

    Fuck Chi? L’architetto dai modi spicci, ignoranti, sprezzanti che confonde la cultura con la boria? Vabbè, se era una tiratina d’orecchie per la mia inclinazione al cavarmela con il sorriso…Vabbè, la accetto volentieri, signor Paritosh. Una volta me la sarei presa. Un giorno non mi sentirò nemmeno chiamato in causa…

    Una domanda, vi prego di accettarla con indulgenza, sono nuovo da queste parti. Perchè non firmate con i vostri veri ( vabbè, i vostri e basta ) NOMI e COGNOMI ?

  14. thomas yancey ha detto:

    Anche il “self” non è affatto un’entità, a meno che non si voglia introdurre sulla scena un’arcana essenza dell’individuo, un mitologico tabernacolo dell’essere, una garanzia spirituale che è assai prossima all’idea di anima. In realtà, una volta depurata dai suoi sovrasensi metafisici, si tratta solo di una locuzione della lingua che indica l’identità individuale. Niente di più. Da questo uso emerge una sostantivizzazione altrettanto imprecisa quanto di uso comune, “my own self, e di qui “the self”. Analogamente, è corrente far riferimento alla propria vita interiore con l’espressione “my inner self”. Il “sé” non esiste e l’espressione “il sé” non ha senso.
    Ma non è mia intenzione convincere alcuno. Sono interessato ai confronti, non alla contrapposizione di teorie suffragate soltanto da fideismi o da opinioni personali. Vi ringrazio tutti, in particolar modo Ivo Quartiroli, per l’ospitalità.

  15. eckhart ha detto:

    X F. S.
    Ho letto “il monaco e il filosofo”.Avvincente.
    Ho lasciato la filosofia “pura ” per strada..(comunque da dilettante..
    Nel tuo discorso lo lasci ben intendere che c’è un punto in cui è necessario il “grande balzo” oltre la mente che solo l’esperienza del trascendere
    (o abbandonare) la mente può permettersi..

  16. paritoshluca ha detto:

    Quote
    50thomas yancey

    Complimenti per le argomentazioni..che indicano non la negazione di una realtà..l’autocoscienza..ma i problema della sua origine..che…per te.. deriva dalla mente..dal cervello..dalla materia insomma..e che essendo un prodotto..non è eterna..o Principio di tutte le cose..
    Bè..un selvaggio davanti alla Tv pensarebbbe certamente che ho chiuso dentro piccoli uomini..che ballano e parlano al mio servizio..
    Il fatto che spaccando la TV gli uomini spariscono.. serverebbe a dimostrare..che la loro esistenza è prodotta dalla televisione..
    un selvaggio non arriva a pensare che la TV è un apparecchio di sintonizzazione come il cervello..e che le realtà che percepisce come chiuse all’interno..sono esistenti fuori dalla Tv..come la Coscienza esiste pur se il cervello non si sintonizza..
    Il mondo moderno ha capovolto l’ordine delle cose..e la materia..che appare per ultima nel processo di discesa cosmica..viene messa per prima..e tutto deriva da lei..
    e..poste così le cose..i sensi ci dicono che senza cervello non c’è l’io..senza la materia non c’è lo Spirito..
    Ma se crediamo alla logica..al pensiero..se crediamo che il nostro intendimento abbia un valore oltre la regolazione dei dati di esperienza..che altrimenti il problema dell’origine dell’autocoscienza neanche ci dovrebbe riguardare..ed effettivamente nello zen ..o nel buddismo solo la liberazione è importante e non il problema della sua origine ontologica..se crediamo al potere della mente di riflettere il Vero..dobbiamo superare il concetto di Essere..per arrivare a quello di Infinito..
    L’Infinito..da cui tuttto deriva..o di cui Tutto è un aspetto..non è un concetto che si possa negare senza sminuire il potere del pensiero..e se accettiamo il pensiero .dobbiamo pensare che non solo le cose che esistono ..sono..ma “sono” anche quelle che non esistono e che potrebbero esistere se noi lo volessimo..come i gesti che potrei fare e che realmente non faccio..
    Dov’era la fiamma prima che accendessi un fiammifero..?
    Era un nulla..?
    Se era un nulla..il fuoco non poteva esserci dentro..perchè il nulla non contiene niente..non esiste..e non ha possibilità..
    Ma il fuoco esiste..e allora significa che l’ho portato da una condizione di non essere ad una condizione di essere..
    l’ho creato..insomma..ho attribuito a lui la vita..metre prima non l’aveva pur essendo un qualcosa..una possibilità..
    La coscienza ..come tutte le cose è lo stesso..è una possibilità..
    e il mio sintonizzarsi con Essa..la rende viva..
    Per questo viene detto che le Divinità hanno bisogno dell’uomo..perchè il nostro sintonizzarci con Loro..li sposta dal piano del Non Essere a quello dell’Esistere..
    Spirito e materia quindi non sono termini che si escludono..o che hanno dignità minore o maggiore..ma sono Possibilità del Tutto Universale..
    Ed il sintonizzarci con questa Possibilità ancor prima che si manifesti..è compito della Metafisica Realizzativa o dei Maestri..
    Le nostre sintonizzazioni vengono rese possibili dagli organi incaricati di percepirle..ma poi..come Possibilità..ricevono da noi vita e concretezza..
    Il processo di manifestazione de queste Possibilità non è temporale..ma logico..come la serie dei numeri..e il tempo e lo spazio sono solo altre Possibilità tra infinite altre..
    e l’io..porta verso la Coscienza o l’Atman..viene trasceso una volta che ha esaurito il suo compito…e l’uomo torna ad essere ciò che è sempre stato..quell’Infinito di cui era solo illusoriamente una possibilità..e che adesso invece diventa l’Unica Realtà..

  17. FRANCESCO SALA ha detto:

    Tutta la vita spirituale è una comprensione della morte. Pregare o meditare, che è ESATTAMENTE la stessa cosa, significa, vacare Deo. L’ego muore, e quindi tutto scompare. Rimane solo quell’incommensurabile “Vuoto”, da cui tutto sorge e a cui tutto ritorna.
    Eckhart, una volta c-o-m-p-r-e-s-o questo, ti rimane solo voglia di giocare coi bambini e di ridere, e quando senti parlare di esoterismo ti viene l’orticaria. Se non hai avuto il coraggio di darti quella morte, sei vissuto senza scopo.
    ( Per il mio appello di prima, aspetto aiuto da volenterosi)

  18. thomas yancey ha detto:

    P.S. Ho scritto il mio ultimo commento prima di aver letto l’opinione di Francesco Sala su Dennett. Può darsi che sia tutta una questione di aspettare, digiunare, pregare. E soprattutto di culo. E allora, perché affannarsi, se queste sono le condizioni?
    Aspettiamo, digiuniamo, preghiamo e speriamo di avere culo. E’ semplice, alla fine.

  19. eckhart ha detto:

    X Thomas:
    Perchè l’opinione di Williams James ,che hai citato,ma col quale concordo, dovrebbe essere più “vera” della mia esperienza?
    Anche se sono convinto che James,avendo avuto a che fare con esperienze transpersonali,non credo negasse il Sè..
    Ma possiamo pure tralasciarlo questo punto..concordo con te..

    X Valerio:
    Sì ,è vero questi nick sono vecchi..appartengono a quelli del forum del vecchio Innernet (era un forum ,diciamo esoterico come ha già detto Paritosh,e il nick era “evocativo”oppure ,come per il nostro Toshan Ivo,legata all’esperienza con osho)
    Comunque ,se preferisci..mi chiamo Gigi. Ciao.

  20. FRANCESCO SALA ha detto:

    Per Valerio,
    Roy, morendo, pronuciò queste parole:
    “I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off shore of Orion. I watched C-beams glittering in the darkness of Tan Hauser Gate. All those moments will be lost in time like tears in rain. Time to die”.
    ————-
    Ossia, è tempo di morire!!
    Voglio vedere quanta voglia rimarrà di esoterismo nell’atto della nostra morte! E’ quella l’unità di misura!