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L’Italia ha scelto la via feudale, con tanto di signore, condottiero e padrone assoluto. Il colpo di coda dell’Italia feudale, che siano i feudi territoriali del nord, delle cosche, o degli interessi delle grandi e piccole caste, e di conseguenza l’intolleranza verso chi non sta entro le mura del feudo territoriale o dentro lo spazio mentale, hanno prevalso, questa volta perlomeno senza ipocrisie.

Il malessere economico dell’Italia sommati alla cattiva gestione decennale dell’immigrazione, alla manipolazione sistematica dell’informazione e a una scarsa capacità di leggere la realtà in modo autonomo (e di leggere in generale, privilegiando l’ipnosi televisiva), hanno fatto ritornare gli italiani alle vecchie certezze e al bisogno di delineare confini netti per ritrovare la propria identità. E’ plausibile che sia nei percorsi individuali che in quelli collettivi ci siano momenti in cui si necessita di ritrovare le proprie radici. Questo può essere un processo sano per ripartire dall’essenza primaria che ha dato forma ad una personalità o una nazione.

Ma questo ritorno ha il sapore della disperazione di chi ha perso di vista il centro della propria autentica essenza e si affida a chi gli promette il riscatto tramite valori non tanto tradizionali del territorio, ma semplicemente intolleranti al diverso da sé oppure si affida a chi promette una crescita economica che sarà non solo irrealizzabile anche per una situazione mondiale di crisi delle risorse, ma la crescita non sarà neppure auspicabile se andrà nella direzione delle clientele, dell’ingiustizia sociale, della scarsa sensibilità per l’ambiente e dell’ipoteca sul futuro che dovrà ripagare la voragine del debito pubblico.

La sindrome di Stoccolma, fenomeno per cui si iniziano ad amare i propri carcerieri, è oramai conclamata.

Soprattutto, l’Italia si affida a chi gli promette “libertà” dalle tasse e dalle regole sociali, temi sempre affascinanti per una cittadinanza che non ha ancora sviluppato un forte senso della collettività. Si promette una fettina di torta e un occhio chiuso per tutti. Chi non sta alle regole è risultato vincente. Ora fa tana libera tutti, per primi una sessantina di parlamentari “eletti” (ma in realtà scelti dai partiti) che avevano guai con la giustizia.

I comunisti non esistono più, quindi sarà difficile dare di nuovo loro la colpa dell’impossibilità di far risalire l’Italia dalla crisi. In un pianeta dove le risorse saranno sempre più scarse non basterà strizzare l’occhio a Putin per garantire all’Italia le fonti energetiche destinate a scarseggiare dovunque in tempi brevi. Si darà allora la colpa alle regole dell’unione europea, agli arabi che non vogliono pompare più petrolio, ai cinesi che lo consumano, agli ambientalisti che non hanno voluto le centrali nucleari, ai governi precedenti. Proiettare sugli altri i propri problemi e fomentare odio è un meccanismo nevrotico di difesa sia a livello individuale che politico. Meccanismo che ha da sempre efficacia politica, in particolare in Italia.

Qualcuno ha scritto che verranno oscurati i blog. Non lo credo, i blog producono qualche decina, Innernet qualche centinaio, i più letti qualche migliaio di lettori al giorno. Il nuovo governo può permettersi ampiamente di lasciare i blog dove sono, che sono determinanti quanto lo è una riserva indiana rispetto ai milioni di utenti televisivi. Abbiamo la nostra acqua di fuoco, ci ubriacheremo con le nostre parole, costruiremo siti sempre più efficienti, installeremo tutti i plug-in sui nostri blog, faremo dei distinguo mentali sempre più sofisticati. Nel frattempo loro andranno avanti con messaggi semplici, efficaci, diretti, che fanno leva sulle paure, sull’avidità, sulla “crescita”, sull’intolleranza, sulle consolidate identità religiose e territoriali. Aspettiamoci comunque un’ulteriore stretta sulla libertà d’informazione, che in Italia è già a livello di terzo mondo.

L’Italia è diventata “l’azienda Italia”, il governo sarà il suo consiglio di amministrazione e i parlamentari gli azionisti a cui rendere conto distribuendo dividendi. Tutti gli altri sono gli elettori, il parco buoi. Il falso in bilancio non è neanche più reato. Una versione moderna del signore feudale con i suoi vassalli, valvassori, valvassini e poi la massa di semi-schiavi costretti a lavorare una vita per ripagarsi dai debiti.

La manipolazione del vero è quanto di più semplice possa avvenire avendo a disposizione grandi media e denaro. Leggevo su New Scientist del 19 gennaio (pag. 46, articolo “The monster we don’t see” di Dan Hind) che nella campagna di guerra psicologica che precedette l’invasione dell’Iraq gli sforzi andavano nella direzione di convincere gli americani che Saddam Hussein era coinvolto negli attacchi dell’11 settembre.

Mentre nell’immediato seguito degli attentati dell’11 settembre solo il 3% degli americani menzionava l’Iraq come responsabile, nel marzo 2003, poco prima l’invasione dell’Iraq, il 52% degli americani riteneva che il governo americano avesse delle prove di un collegamento tra Al-Qaida e Saddam. Nel 2006, il 90% delle truppe in Iraq credeva che la guerra era conseguenza del ruolo di Saddam nell’11 settembre.

Negli ultimi anni mi sono più preoccupato di cercare la mia verità e di rendermi cosciente di come la mia stessa mente la manipoli, piuttosto che preoccuparmi della manipolazione del vero da parte dei politici e dei media. Come per molti altri lettori di Innernet, ho seguito un percorso di consapevolezza che ha portato alla scomoda posizione di evidenziare i miei lati egoici ed involuti, i miei condizionamenti mentali meccanici, le mie avversioni intolleranti. Lo stesso processo mi ha portato anche a sentirmi più libero da questi, più vero verso me stesso e verso gli altri e ad accettare i diversi aspetti della mia persona. Questo processo interiore di ricerca del vero è ancora in corso, non mi definisco certo illuminato e non ho neppure un tale obiettivo.

Per un certo tempo mi sono quindi occupato più del mio personale rapporto col vero che del falso presente nella società. Ma ad un certo punto sento che il processo di manipolazione della realtà e di accettazione di questa da parte di una grossa fetta della popolazione produce un’atmosfera (potremmo chiamarlo campo energetico) dove l’aria diventa pesante per tutti.

Quando in una famiglia viene sistematicamente negato il vero, si creano delle nevrosi e dei condizionamenti che vengono ripetuti di generazione in generazione. Sia nelle famiglie che nella società c’è chi si adatta alla mancanza di vero ritagliandosi un proprio spazio dove possa agire indisturbato, e chi invece non può vendere la sua coscienza in cambio di piccoli privilegi. In questo caso non può che lottare o andarsene alla ricerca di una situazione dove la sua anima possa fiorire.

Nella scala dei valori della maggior parte degli italiani il vero non è in cima alla classifica. Ma il vero non è nè di destra nè di sinistra, è una responsabilità di ogni essere umano che abbia una coscienza e una dignità e ogni manipolazione di questo non si potrà che riversare pesantemente sullo sviluppo dell’anima di una nazione. L’occultamento del vero riguardo alle stragi e al caso Moro per fare alcuni esempi, rimangono tutt’ora come inquietanti buchi neri nella consapevolezza di un’intera nazione.

Forse questa fase per l’Italia è l’entrata in una nuova lunga notte dell’anima, dopo quelle del fascismo, della strategia della tensione e poi del terrorismo, segnale di una democrazia tutt’altro che matura, analogamente ad un’adolescenza prolungata che esprime posizioni estreme prima di individuarsi ed assestarsi nella sua personalità.

Come Italiano ho tutta la nostra storia nella mia psiche, anche quella che non ho vissuto personalmente per ragioni anagrafiche. I condizionamenti collettivi sono tanto incisivi quanto quelli personali nello sviluppo della coscienza di un individuo. Ho assistito da bambino alla strategia della tensione e poi al terrorismo da adolescente.

Guardando gli eventi da un’ottica spirituale più ampia dei risultati elettorali sono ben cosciente che tutto ciò che avviene ha un senso ed è necessario per il percorso di un individuo e di una nazione. Si può solo accettare cio che è. Ma su un piano più umano, con la coscienza di cittadino adulto, sono scioccato e combattuto tra l’andarmene da un paese che allontana ulteriormente i valori umani e sociali a cui tengo o nel dare il mio apporto per la trasformazione della coscienza con il rischio di diventare un Don Chisciotte, sprecando solo risorse interiori. Ma alla fine, la direzione verrà data come sempre da una consapevolezza più grande delle mie considerazioni mentali.

Mentre stavo pubblicando questo articolo, Enzo Di Frenna ha risposto ad un mio commento sul suo blog, con il titolo “La televisione è un potere spirituale“. Enzo opera con passione e generosità per la trasformazione dell’informazione in Italia. Personalmente ritengo che il mezzo sia il messaggio ed ho dei dubbi sulle possibilità di incidere sulle coscienze con un mezzo televisivo su Internet, seppur con contenuti diversi e che parte dal basso. Ma di questi tempi non mi sento di fare troppo lo schizzinoso e do il benvenuto ad ogni apporto che parte da buone intenzioni.

252 Responses to “L'”azienda” Italia”

  1. eckhart ha detto:

    ..è maledettamente semplice..(si può fare pure a meno di digiunare ,aspettare,pregare comunque..basta spegnere la mente..)
    ma accetteresti questa semplicità?

  2. paritoshluca ha detto:

    Quote
    57FRANCESCO SALA

    L’esoterismo è quello che ha detto..e il pregare e il meditare sono la stessa cosa.. ma solo per chi ha abbandonato il suo ego..che altrimenti sono cose ben differenti..
    Forse ti sei dedicato troppo alla filosofia e poco ai Maestri..che l’alfae e l’omega della Spiritualità è precipitare in questo abisso..con un piccolo particolare ma di fondamentale importanza..lo devi fare consapevolmente..che altrimenti rimane solo un pio proposito o un passo falso..che l’abisso non gradisce nulla che sia meno della tua Coscienza..
    e qui..comincia appunto l’esoterismo..e finiscono le chiacchiere..

  3. FRANCESCO SALA ha detto:

    Io ho accettato quella semplicità, e la ho accettata come una liberazione, caro Eckhart, perchè la mia carne e le mie ossa sanno che non esiste alternativa.
    Ma se credi che la mente sia un interruttore che TU puoi spegnere a piacimento, quella semplicità la conoscerai solo come parole sulla carta. Quanto hai sofferto nella tua vita Eckhart? Attento a come rispondi! Magari potresti doverne dare conto. Siamo dei somari, se non veniamo presi a bastonate, se non arriviamo sull’orlo del precipizio, insistiamo nel nostro raglio.
    Quella semplicità? Esistono alternative?
    Francesco

  4. eckhart ha detto:

    Concordo Francesco,il mio “basta spegnere la mente” era più che ironico..
    So bene di cosa parli…(questo è comunque il rischio nel non conoscersi
    e comunicare così..)
    Accettiamolo e stimoliamo il nostro intuito:
    questo è un ottimo esercizio.

  5. eckhart ha detto:

    PS Dennett mi sembra più che interessante:farei uno strappo..
    lo leggerei:in quale testo,secondo te,mostra più il suo “genio”?

  6. FRANCESCO SALA ha detto:

    Per Thomas Yancey,
    concordo. Perchè affannarsi?
    —————
    Un po’ per tutti quelli affannati e sudati:
    Chi si affana spreca energie in modo illogico.
    Chi vuol fare dell’atletica, in questo caso atletica “spirituale”, ha a disposizione un vastissimo mercato di palestre dirette da altrettanti maestri. Gli orientali vanno fortissimo. Tutta quella nomenclatura esotica, odori di curry e zafferano…
    Stare qui, invece, nella quiete di una contemplazione senza scopo, è molto meno esotico. Senza padrini “illuiminati” che ti guidino, poi, miii che paura.
    Adesso, ho lezione di latino con mio figlio; aspetto ancora risposta alla mia richiesta di aiuto.
    Francesco.

  7. FRANCESCO SALA ha detto:

    Per Eckhart,
    ” l’io della mente è un ottimo testo” ed . Adelphi , scritto con D. Hofstadter.
    Adesso vado davvero.
    Francesco

  8. thomas yancey ha detto:

    Per Eckhart
    Prima di dedicarti a qualche tomo più robusto di Dennett, ti indicherei la lettura di un suo breve e piacevole libro, che è una sorta di racconto del suo percorso da ragazzino orfano a filosofo:
    “Dove nascono le idee”, edito da “Di Renzo”.
    Per Francesco Sala
    Ci affanniamo perché è piacevole sentirsi Sisifo. Altrimenti come potremmo provare tutti quei sentimenti, contrastanti ma così tanto intensi da farci salire agli occhi quelle lacrime che si perderanno nella pioggia?

  9. eckhart ha detto:

    Grazie per la dritta thomas..
    comunque sai perchè sussiste quel piacere-dolore?
    Perchè ad esso ci si aggrappa ,ci fa sentire vivi..
    perchè non conosciamo altra vita che quella compulsione.
    Quell’illusione che ci crea (l’ego) quel masso da spingere,non ci fa mai conoscere cosa c’è oltre..
    è la paura di quella morte del nulla ,in fondo,che ci ferma sull’orlo del precipizio.
    La spiritualità,quella vera ,come diceva Paritosh,ma anche Francesco intende questa,è sporgersi oltre quel precipizio,abbandonarsi FIDUCIOSI a quella Forza che sentiamo e che ci accompagna e supera ogni paura.
    in quella paura (della morte)

  10. valerio fiandra ha detto:

    (…) ” una volta c-o-m-p-r-e-s-o questo, ti rimane solo voglia di giocare coi bambini e di ridere… ”

    (…) “Io ho accettato quella semplicità, e la ho accettata come una liberazione, caro Eckhart, perchè la mia carne e le mie ossa sanno che non esiste alternativa… ”

    (…) ” e qui..comincia appunto l’esoterismo..e finiscono le chiacchiere… ”

    (…) ” E poi, ci vuole davvero un gran culo ”

    (…) ” Perchè affannarsi? ”

    (…) ” Tutta la vita spirituale è una comprensione della morte. Pregare o meditare, che è ESATTAMENTE la stessa cosa, significa, vacare Deo. L’ego muore, e quindi tutto scompare. Rimane solo quell’incommensurabile “Vuoto”, da cui tutto sorge e a cui tutto ritorna.

    (…) ” Ossia, è tempo di morire!!
    Voglio vedere quanta voglia rimarrà di esoterismo nell’atto della nostra morte! E’ quella l’unità di misura! ”

    Grazie, Grazie, Grazie.

    Per F.S. : come non può non immaginare, conoscevo the famous last words di Roy. Ma quel che dice Batty a Sebastian ( a Sebastian, dico!! )
    mi era parsa una onesta, allegra sentenza a questo stra-ordinario Convivio in Rete.

    Per Gigi : apprezzo i nomi, grazie

    Infine, auguro a tutti, ma proprio tutti, di scoprire e mantenere
    “ Il gusto di essere felici”

    Amen

  11. thomas yancey ha detto:

    Sei una persona gentile, Eckhart. Capisco le tue spiegazioni. E quelle di Paritosh e di Francesco Sala. Ma fiducia o sfiducia, paura o coraggio, accettare il fatto che siamo esseri che debbono morire mi pare il primo semplicissimo passo per non preoccuparsene più fino a quando non sarà il momento. E dunque accettare la vita.
    In fondo, l’unico vero attimo di paura sarà anche l’ultimo.

  12. paritoshluca ha detto:

    Quote
    54thomas yancey

    Il Sè si presenta all’inizio come percezione di esistere..non si identifica con l’io..e in una fase successiva si identifica oltre l’esistere..ma ciò..è visto solo in via teorica..che praticamente riposare nel Sè..è già impegno più che gravoso per chi è abituato a identificarsi con i pensieri..
    Naturalmente prima del Sè si percepisce l’io..l’altro lato della medaglia..e il salto tra l’io e il Sè..implica già un certo grado di abbandono molto difficile per chi è completamente identificato nel proprio ego..
    Ma pur difficile non è impossibile..e soprattutto non c’entra la fede..
    anche dipingere è difficile..ma nessuno mette in dubbio che sia possibile..e chi riesce nell’intento..crea un bel quadro se sa usare i pennelli..e crea pace e centramento se sa usare le proprie energie interiori..

  13. paritoshluca ha detto:

    Quote
    71thomas yancey
    La poesia è un attimo di vita o..di percezione..ma poi ricadiamo..perchè non abbiamo ali..
    La Consapevolezza..il Sè..sono le ali che ci consentono di accettare la vita e la morte..perchè comprendiamo che non perdiamo nulla..
    Ma se non abbiamo Coscienza..l’abbandono ci distruggerà anche quel poco che abbiamo..e non sarà facile poi rimettere a posto i cocci..
    Dobbiamo decidere se vogliamo essere poeti o mistici..
    nel primo caso ci nutriamo di sogni..ma nel secondo rischiamo la pazzia se siamo avventati..e invece di trascendere ..ci distruggiamo..
    L’esoterismo significa capire questo..non le cazzate da baraccone..e se non si capisce la differenza tra il Sè e l’ego..è meglio darsi alla poesia e pensare ala salute..
    La meditazione è scienza..e nessuno accende un reattore nucleare senza sapere il funzionamento..

  14. thomas yancey ha detto:

    Grazie, Paritosh. Le tue spiegazioni sono illuminanti. Per chiarezza, semplicità, precisione, disponibilità verso gli incolti.
    Adesso so perché sono un poeta fallito e un salutista da strapazzo.

  15. eckhart ha detto:

    X Paritosh:non vuoi chiamarla fede (quella che di solito si confonde con “credenza”) però sai benissimo che è impossibile abbandonarsi al Sè,
    quanto slegarsi dall’ego,senza quella “fiducia originaria” che ne consente la resa.

    X thomas:
    C’è quella frase che hai citato, che mi frulla nella testa:
    “Dopo la prima morte non ve ne sono altre” e adesso mi ricordo:
    è del poeta Eluard!
    Non si può comunque parlare della morte,ma solo di un corpo che muore..e non è esattamente la stessa cosa..
    E la scienza,come sai,non può spiegare nulla in proposito.
    Quella frase esprime solo la caducità che sente in sè l’ego,e col quale comunemente ci si identifica,
    e che si crede di essere tutto quello che c’è..

  16. thomas yancey ha detto:

    Come asseriva il grande bardo gallese, dopo la prima morte non ne
    esiste altra.

  17. FRANCESCO SALA ha detto:

    “La meditazione è scienza..e nessuno accende un reattore nucleare senza sapere il funzionamento..”

    Trovo il contenuto di questa frase semplicemente terrificante. In essa è contenuto il distillato perfetto di tutti gli errori e i malintesi in cui sono occorsi molti occidentali da quando, rovinati dai vari lasciti del guenonismo, e da alcuni malfattori in tonaca e turbante, hanno creduto di emanciparsi dal semplice Rosario, senza prima avere neppure la minima idea di cosa questo rappresenti in termini di spiritualità. Con questo non voglio per nulla dire che nel Rosario si esaurisca tutta la Spiritualità. Ma, certissimamente, per tantissimi la comprensione del semplice Rosario sarebbe letteralmente una rinascita.
    Mi spiace essere costretto ad affermare che è incomparabilmente più vicina al Cuore dell’Essere una umile ed incolta vecchina che crede in paradiso oltre le nuvole, che tutti messi assieme i maestri che insegnano e i discepoli che si bevono le incommensurabili corbellerie esplicitate da quella frase. I discepoli, alla fine si possono anche capire, ma per i “maestri” che traviano le coscienze con suggestioni che non esito a definire sataniche, la destinazione inferno è assicurata.
    Ma insomma, chi ha formulato quella frase, o chi ne approva il contenuto, ha mai aperto una sola pagina che sia una di Ramana Maharschi, di Ramakrisna, di Shankara, di Nagarjuna? Ha mai meditato le raccolte di detti di Choang Tze, di Rinzai, di Huang Po? Ha una lontanissima idea di cosa sia il sufismo, l’esicasmo, la dottrina di Echkart o di Silesio? Ha mai considerato il contenuto dei sutra? Se ha fatto una sola di queste cose, mi saprebbe spiegare dove ha trovato una idea così cupa ed orripilante come quella espressa in quella frase? Me ne si citi SOLO U-N-A!!! Non esiste in tutta la storia delle dottrine spirituali autentiche ( non le grottesche baggianate proposte oggi dal mercato dello “spiritualismo”, all’interno delle quale queste baggianate pullulano ) un solo lontanissimo riferimento alla spiritualità come “scienza” ( presumo per espugnare il Regno dei Cieli ), né a nulla di vaghissimamente analogo a reazioni termonucleari, et similia.
    Mi si potrà pure dare dell’arrogante e persino, perché no, del pedofilo – se mi si vuole attaccare sul piano personale ( cosa purtroppo già successa ) – ma non posso esimermi dal manifestare tutto il mio orrore ( orrore, in assenza di termini più forti ), davanti ad una distorsione tanto repellente della Spiritualità e del Sacro.
    Il rapporto tra il divino e l’uomo, secondo questa grottesca prospettiva, sarebbe mediato da una scienza; certo una scienza con le Virgolette, “scienza”, ecco, per cui ci sarebbero gli “scienziati” che insegnerebbero agli “apprendisti” i segreti, manco a dirlo esoterici, per farla in barba all’universo-mondo, ed indiarsi o giù di lì. Magari indiarsi appena in filino, in attesa della prossima occasione propizia. Mi spiace sul serio, e se non sarà gradito e compreso dalla maggioranza degli amici ed amiche, questo sarà certamente il mio ultimo intervento, ma come si può parlare di Dio, o Principio Divino, o Nirvana, e di rapporto ”“ di qualsiasi genere e a qualsiasi titolo, e di qualsiasi livello col piano Divino, e non prostrarsi a corpo morto con la faccia per terra, e rialzarsi solo per effondere parole di pace, serenità, gioia, amore, e purissima luce!! E proprio per amore di quella luce, come posso non chiedere con tutta la forza che ho, quale pazzo, e quale dottrina da pazzi possono anche lontanissimamente associare una “reazione termonucleare” ( presumo sul piano psichico) all’infinita pace, all’incomunicabile gioia, alla radiosa serenità che provoca il minimo “tocco” col SACRO!! Quale male può toccarti, quale pericolo, quale nemico ti si può avvicinare se il tuo cuore aspira al Divino?? QUALE??
    La verità è che certi “maestri” andrebbero perseguiti con leggi di pubblica sicurezza.
    Dietro l’orrore che traspare lapalissiano da casi come questo, si staglia con assoluta evidenza l’incapacità di comprendere che la volontà di Dio ( che non è una fuffetta per meschini e poco aristocratici exoteristi ), si è già manifestata una volta per tutte nella nostra finitezza e nella nostra infinita fragilità. E’ l’accettazione della propria TOTALE nullità l’unica conseguenza della vera comprensione della “ Philosophia Perennis”. E’ riconoscere il proprio nulla, e rifiutarsi persino di mangiarne la polvere il solo Nirvana, la sola Grande Liberazione, la sola fine della lacerazione primordiale e di ogni dolore. Il solo ritorno a Casa.
    Che Dio abbia pietà di me, e non la lesini a nessuno che sia sincero di cuore.

    Francesco.

  18. eckhart ha detto:

    Dice Francesco:
    “E’ l’accettazione della propria TOTALE nullità l’unica conseguenza della vera comprensione della “ Philosophia Perennis”. E’ riconoscere il proprio nulla, e rifiutarsi persino di mangiarne la polvere il solo Nirvana, la sola Grande Liberazione, la sola fine della lacerazione primordiale e di ogni dolore. Il solo ritorno a Casa.”

    Non posso che essere d’accordo,così a caldo..
    Dopo con calma ,vedo se ho da aggiungere qualcosa..

  19. Siamo partiti dai risultati elettorali e siamo andati alle sorgenti dell’essere e del divino. Bellissimi contributi. Pur con tutta la difficoltà di mettere accanto persone che hanno un approccio più culturale verso la ricerca e coloro che hanno un approccio più esperienziale.

    Per Francesco, in risposta alla tua domanda di qualche decina di commenti addietro, senza dubbio sei il benvenuto. Non avevo risposta alle tue richieste perchè sentivo odore di moltiplicazione delle parole in modo mentale e da talk show, anche se talk show colto, dove le proiezioni e le accuse reciproche l’avrebbero fatta da padroni (anche, non sono stato connesso fino ad ora).

    Comunque ho fatto tesoro delle tue considerazioni e nello svolgersi dei commenti ho sentito un uomo a cui preme la ricerca della verità anche se avverto una amarezza nei confronti della ricerca spirituale. La mia amarezza è su un piano sociale e di coscienza collettiva, ma mantengo la fiducia che sul piano spirituale tutto questo è necessario ed è un insegnamento. Questo non toglie che su un piano sociale e di vita ordinaria abbia me mie preferenze ed anche le speranze.

    Ho abbandonato la lettura dei filosofi e dei cognitivisti alla Dennett o Hofstadter, pur dovendo ringraziare Hofstadter per avermi fatto intravedere i primi scorci della realtà nascosta quando lessi “Godel, Escher, Bach” a 20 anni. Ho poi preferito leggere chi fa scorrere le parole da uno spazio di silenzio e al di là della mente, mistici e insegnanti spirituali. Ritengo siano gli unici che comunicano in modo reale, e concreto. Ora non leggo più neanche questi. Non per presunzione di essere oltre alle parole, ma semplicemente si passano fasi della vita in cui si fa una cosa e fasi in cui se ne fa un’altra.

    Se proprio devo leggere leggo i maestri di realtà, in quanto l’illusione, e con questa l’utopia e gli utopiani di cui mi sono trovato rappresentante a mia insaputa (ci sono almeno dei rimborsi elettorali? :-) partono sempre da una visione mentale che si sovrappone alla realtà.

    Leggo ora il tuo ultimo commento n.78 e non capisco perchè ti infuri sulla frase di paritoshluca “la meditazione è scienza..e nessuno accende un reattore nucleare senza sapere il funzionamento”.

    La scienza della meditazione è stata insegnata dai tempi di Buddha e anche prima. Anche nello Zen (nomini 3 maestri), dove c’è la figura di insegnante-non-insegnante, vi è una disciplina e un percorso. Non credo all’illuminarsi fai-da-te nè alla negazione che vi siano insegnanti, insegnamenti e percorsi. Beh.. se non rispondi… mi mancherai un po’.

  20. thomas yancey ha detto:

    No, Eckhart. E’ Dylan Thomas. “Una rinuncia a piangere la morte, per fuoco, di una bimba a Londra”.