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Escher Ascending and DescendingLuca De Biase in un suo articolo del 16 marzo riflette sull’Italia:

Ho l’impressione che la nostra società si stia sviluppando in una direzione almeno bizzarra. Una fortissima accelerazione modernizzatrice resta minoritaria, mentre una maggioranza appare intrisa di una sorta di ritorno al feudalesimo, con molti notabili che controllano il loro territorio e governano i loro piccoli popoli possedendone il presente e il futuro.

Lo spunto mi ha fatto riflettere a mia volta e con tempi lenti ho provato a capire cosa sia successo in Italia dal punto di vista dell’evoluzione della coscienza oltre che sul piano politico o sociale, piani che si riflettono a vicenda.

Ritengo che i processi innescati da Internet e dalla globalizzazione delle idee in generale abbiano avuto un impatto particolarmente difficile per l’Italia. Le aperture combinate delle tecnologie e della diffusione di idee e culture diverse hanno colto l’italiano impreparato.

Le sue identificazioni con le origini, il clan, i poteri locali, la famiglia tradizionale e la parrocchia sono state messe in forte discussione dalle pressioni centrifughe della società globalizzata. La sua appartenenza ai modelli mentali rischia di essere sradicata e, come un bimbo nella fase di individuazione-separazione, quando inizia ad esplorare il mondo ma ancora non ha le risorse per gestire l’uscita nel mondo in modo autonomo, ritorna velocemente nelle braccia della mamma per essere rassicurato.

L’italiano feudale che si è avventurato fuori dal suo ambiente mentale si è trovato confuso, senza strumenti interpretativi, sovraccaricato da un flusso di informazioni che non sa gestire. Conosce poco le lingue, legge pochi libri, quando viaggia perlopiù cerca e sta con altri italiani, preferibilmente della sua regione. Le spinte verso il distacco dal proprio ristretto ambito vengono compensate da un arroccarsi su ciò che ha prodotto certezze fino a poco tempo prima.

Il “noi-diversi-dagli-altri” diviene il modo per essere rassicurati di nuovo nella propria identità, che sia il noi del Nord o il ritorno alle vecchie “certezze” degli integralismi religiosi o ideologici.

E’ il colpo di coda sul piano collettivo, che Giusy ha raccontato su un piano individuale nell’articolo Attenti al colpo di coda. Se sul piano individuale ad una certa età ci ritroviamo a compiere gli stessi gesti e le forme-pensieri dei nostri genitori, sul piano collettivo ritorniamo a ciò che sentiamo come rassicurante come nazione, paesello, famiglia, religione o anche mamma TV. Finchè l’italiano rimarrà a casa con la mamma TV che gli racconta come funziona il mondo, non potrà fare il passaggio verso l’età adulta.

Si assiste quindi a un desiderio di appartenenza e di ritorno alle radici. Tuttavia questo ritorno non viene bilanciato da una complementare espansione verso l’universale, ma è perlopiù una semplice regressione ad uno stato meno evoluto della società. Il ritorno alla radici ritrovate non feconda il terreno a cui si ritorna con le aperture acquisite da una società multitutto.

Quando ci si potrebbe liberare dai condizionamenti, il vecchio pur di non morire riemerge e le prova tutte.

Alla base della chiusura verso il nuovo vi è l’incapacità di identificarsi con la propria natura autentica, in modo integro e allo stesso tempo flessibile per accogliere il nuovo senza rimanere destabilizzati nel proprio centro. Quanto più la nostra personalità è stata condizionata dalla famiglia e dalla società, tanto più sarà una personalità irreale, contraffatta. Come tale la difenderemo con unghie e denti in quanto l’unica che abbiamo, fragile e soggetta ad essere messa in discussione da messaggi contrapposti. Ma senza questa personalità, pur se finta, ci troveremmo nel panico, quindi si mette in atto un irrigidimento sul piano mentale.

Viceversa, se la nostra personalità è stata costruita dalla consapevolezza di noi stessi, avremo più capacità di accogliere il nuovo. Il nuovo potrà essere integrato in un contenitore infinito che consentirà di far entrare ogni cosa senza attaccarsi ad essa.

Kevin Kelly in uno dei suoi ultimi articoli parla della crisi dell’identità degli esseri umani causata dall’incessante sviluppo tecnologico, che ho riportato in questo articolo.

Il rimbalzo verso il vecchio assume aspetti che appaiono addirittura irreali, come scrive Beppe Grillo, che in modo tragicomico non riesce a spiegare ad un italo-australiano che ritorna in Italia dopo 40 anni la presenza di Mike Buongiorno, Fede, Vespa, Andreotti, Pannella nonchè il Mago Zurlì. Come possiamo accettare questo ritorno assurdo che sembra il flashback di un brutto trip se non comprenderlo come un atto di panico collettivo verso il nuovo? Non basta accusare le televisioni, milioni di italiani sono spettatori.

I politici vivono della nostra attenzione. In nessun altro posto al mondo i media dedicano tanta attenzione ai politici come in Italia e in nessun altro luogo i cittadini offrono tanto tempo per seguire le loro infinite polemiche. Anche il mondo dei blog non è immune da questo, gli aggregatori mostrano i temi legati al dibattito politico in testa alle classifiche.

Per quanto vi sia una parte dell’Italia che si oppone a tutto questo, la maggioranza accetta lo status quo come inevitabile. Magari è rassegnata alla corruzione ma cerca opportunisticamente di portare a casa la sua fettina di torta. Tanto, lo fanno tutti. I personaggi di Alberto Sordi fanno scuola. I politici danno l’esempio.

Le caste non sono solo quelle dei politici e dei media. Fosse così semplice, sarebbero stati cacciati da tempo. Le caste sono anche quelle di ogni professione che ha raccolto nel tempo i propri piccoli o grandi privilegi. Il governo di centrodestra, liberista solo a parole, non ha attuato alcuna liberalizzazione, mentre il governo di centrosinistra è stato un po’ più coraggioso ma ha rischiato grosso con i tassisti, figuriamoci se avesse toccato notai, dentisti, medici, avvocati, psicologi, architetti.

Un solo esempio tra i tanti: l’agopuntura e altre medicine naturali sono regolate dal 1939 in Germania nel quadro dello statuto di “Heilpraktiker” (Naturopati) e molti altri paesi europei consentono la pratica ai non-medici dopo una opportuna formazione. Non in Italia, dove addirittura una pressione sull’addome è considerata atto medico, rendendo in teoria illegale anche un massaggio shiatsu.

Nessun settore è disposto ad aprire il proprio territorio in favore della collettività. Tutti si tengono attaccati alla poltrona. Anche una vecchia sedia va bene, al limite una tazza del cesso, ma che nessuno gliela tolga da sotto al sedere! Questo stato produce staticità, nonché… stipsi.

In assenza di fiducia di poter essere riconosciuto con dignità dalla società, oltre ai professionisti, qualsiasi piccolo gruppo di appartenenza cerca di arroccarsi ai propri privilegi. Quindi ricorre a stratagemmi e raccomandazioni, che poi diventano voti, quindi privilegi. Ed ecco il formarsi di un’altra casta.

Oramai la relazione tra politica e cittadini è come una relazione di coppia disfunzionale, dove carnefice e vittima sono in realtà complici e hanno bisogno l’uno dell’altro. La vittima si lamenta ma alla fine non sa, non vuole e non può uscire dalla relazione. Come in una coppia, quando viene osservata dall’esterno dai conoscenti, diviene evidente che la relazione è malata, ma da dentro non riescono a riconoscerlo. Analogamente, per un osservatore straniero la situazione italiana è chiaramente aberrante, a partire dal monopolio dell’informazione e dall’unione di potere economico, politico e mediatico in una singola persona.

Come avviene spesso in una relazione carnefice-vittima, ogni tanto avviene uno scambio di ruoli. In questo caso i politici vengono messi alla ghigliottina e il popolo gode dello spettacolo. Ma, come l’Idra dalle tante teste, qualsiasi testa venga tagliata, subito ne rinascono due.

A qualcuno poi viene la brillante idea di diventare a sua volta politico e il cerchio si chiude. L’abusato inizia ad abusare come nella migliore tradizione psicoanalitica. Non ho la minima idea su come l’Italia potrebbe uscire da questo circolo vizioso. Nei percorsi personali sono necessari anni di terapie e di scelte coraggiose, probabilmente su un piano collettivo dovranno passare intere generazioni a e forse qualche elemento di forte rottura.

Il rapporto di sfiducia tra cittadini e politici porta a un circolo vizioso. Il politico nella sua opera legislativa crea regole complicate e penalizzanti per assicurarsi che non vi siano scappatoie (si sa, fatta la legge, trovato l’inganno). Il cittadino cerca le scappatoie, sia per sopravvivenza che per l’antico vizietto di voler fare il furbo. Le regole si irrigidiscono. Il cittadino è sempre più frustrato.

Fino a pochi anni fa c’era un tacito patto tra politica e cittadini. I primi avevano una certa libertà di rubare e i secondi di evadere le tasse, di attuare qualche abusivismo edilizio o, per usare un eufemismo, di non ammazzarsi di lavoro in grandi settori come la pubblica amministrazion. Come ad un bambino gli si perdonavano diverse marachelle, deresponsabilizzandolo ogni volta. Al massimo gli si dava qualche tiratina di orecchie con un condono. Il patto tra politica e cittadini ha funzionato finché c’era grasso che colava per tutti.

Parte del fascino di Berlusconi verso gli italiani è nella promessa di un ritorno ad una vita spensierata con poche regole. Questo non porta ad una democrazia più libera, ma semplicemente più immatura. Vuole rifare il patto con gli italiani dove politica e cittadini non si pestano i piedi a vicenda più di un tanto, patto oramai neanche più tacito dopo le dichiarazioni esplicite sull’opportunità di evadere le tasse.

La paura del nuovo da parte del collettivo e le condizioni di estrema frammentazione delle identificazioni tradizionali rigurgitano anche una spinta verso l’autoritarismo, che dà l’illusione di ridare ordine al caos e di dare sicurezza. L’autoritarismo si erge a paladino dei cittadini difendendoli da immigrati, musulmani, criminali, e da tutti coloro che non si adattano alle “regole”, generando così una paranoica percezione delle differenze e ulteriore chiusura verso il nuovo.

Mentre (i primi esempi che mi arrivano), la Spagna si libera dai condizionamenti cattolici nella società, negli Stati Uniti Obama dà una nuova visione al suo paese e al mondo, la Germania si responsabilizza seriamente sul discorso ambientale e la Turchia stessa procede velocemente verso la modernizzazione, noi arretriamo verso le nostre piccole certezze.

All’impreparazione verso il nuovo aggiungiamo che l’Italia è stata per lungo tempo nazione strategica nella Nato ed ha avuto il Partito Comunista più forte dell’occidente. Questo ha prodotto un intervento massiccio da parte degli USA, tramite i suoi alleati italiani e anche direttamente sul piano mediatico, politico, militare e a livello di intelligence. La pressione e le ingerenze sono state forti e la manipolazione delle informazioni altrettanto, tanto che tutt’ora ben pochi politici di entrambi gli schieramenti riescono ad alzare la testa nei confronti degli USA. Il dibattito politico si è spesso estremizzato e in tutto questo la verità è stata calpestata da tutti gli attori in causa.

Dalla strategia della tensione alle stragi, ai morti per mafia, al caso Moro, la storia recente dell’Italia è un blob ripugnante di collusioni tra politici, mafia, servizi segreti deviati, CIA, depistaggi e marciume del più vario che nessuno ha saputo o voluto districare. Chi ci ha provato ha fatto una brutta fine o è stato in qualche modo disinnescato.

Aggiungiamo la presenza del Vaticano che, pur essendo uno stato sovrano, per usare un eufemismo si prende cura in modo particolare del popolo italiano e delle sue scelte. Adesso come negli anni cinquanta, la Chiesa ha un peso sia elettorale che nel condizionamento delle menti e tutt’ora gode di forti privilegi economici e nell’istruzione. Questo ci colloca più vicini all’Arabia Saudita che non a un paese democratico dove la netta separazione tra stato e chiesa e le pari opportunità per qualsiasi culto non dovrebbero neanche più essere oggetto di discussione.

Aggiungiamo infine che l’Italia invecchia, anagraficamente e mentalmente. Un anziano può accogliere il nuovo solo se è stato abituato a dargli il benvenuto già durante la vita. Le recenti ricerche neuroscientifiche di dicono che il cervello è plastico e può produrre nuovi neuroni in qualunque fase della vita. Ma altre ricerche ci dicono che un cervello rimane attivo solo se viene esercitato di continuo. Ritengo non basti fare le parole crociate, ma è necessaria la plasticità che viene data dall’osservazione di se stessi. Come scrive Daniel Goleman,

Ritengo che le recenti scoperte a favore della neuroplasticità offrano grande speranza. Sono un convinto sostenitore dei cosiddetti programmi scolastici di apprendimento socio-emozionale per bambini. Infatti, se riusciamo a insegnare ai bambini qualità di tutti i giorni come l’autoconsapevolezza, l’autocontrollo e l’empatia – qualità che aiutano ad affrontare la rabbia, la paura e la depressione e che è possibile insegnare ai bambini con grande facilità – li aiuteremo a modellare il cervello in modo ottimale per il resto della vita. Noi adulti, invece, abbiamo bisogno di qualche lavoro di correzione. E la meditazione sembra assolvere bene questo compito.

Di fronte alla necessità di una visione globale per superare i fondamentalismi e il disastro ambientale, la maggior parte degli italiani torna al feudo. Mi chiedo come potremo allargare la nostra identificazione all’intera umanità e considerare l’ambiente con una visione che abbraccia l’intero pianeta, quando a stento sappiamo pre-occuparci della collettività a noi vicina ma considerata diversa perché non facente parte del nostro piccolo territorio ideologico o territoriale.

In tutto questo c’è poi un’Italia più aperta che soffre nel vedere la banalità e la piccolezza di vedute, e non sa bene se incazzarsi, oppure rimboccarsi le maniche e cercare di migliorare le cose, oppure rassegnarsi e farsi i fatti propri o emigrare.

Questa Italia risponde nei modi più variegati ma, inevitabilmente, darà la forma al futuro dell’Italia perché prima o poi l’adolescenza passa per tutti.

7 Responses to “Il colpo di coda dell’Italia feudale”

  1. sofia ha detto:

    Hai perfettamente colto il segno, anche se non si comprende quale dovrebbe essere il nuovo, credo che anche quando è indicato è già vecchio, il cambiamento parte sempre da dove siamo… certo è che gli italiani seguono come banderuole il vento che spira da chi ha interessi e macchine per spingere, non certo a favore dell’ambiente, di sè o della collettività, ma a favore di interessi privatissimi. Forse è davvero ora di crescere anche se la struttura è arcaica forse all’interno tutto può modificare e per interno credo si possa intendere Tutto. Articolo davvero interessante :-) sofia

  2. SADA ha detto:

    L’articolo è interessante anche se non dà nessuna indicazione o soluzione per un eventuale “nuovo futuro”.
    Di solito ci pensavano i giovani a ribellarsi e a buttare nel fuoco il vecchio, ma qui i giovani sono diventati i vecchi ( intendo quelli della mia generazione che facevano un po’ di casino ) e tutti mantengono la propria poltroncina, tutti hanno una paura fottuta di perdere quei quattro soldi accumulati negli anni in cui si poteva guadagnare di piu-
    Ci sono mutui da pagare, debiti a non finire, questo crea paura, paralizza nuove eventuali idee.
    E i giovani in questo clima seguono lo status quo, tutti laureati si aspettano promesse mai mantenute.
    Non so che dire, io ritornerei sulle barricate, ho ben poco da perdere, forse non sono più giovanissima,ma non ritirata in campagna con il mio orticello. ( che magari sarebbe la situazione migliore.!!!)

  3. abraxa ha detto:

    La sistematica spoliazione della ricchezza popolare da parte di associazioni di ladri nel nostro paese è avvenuta e più sta avvenendo nella completa irrilevanza mediatica , dato che un medesimo potere agisce sia nel furto che nella informazione .
    Il metodo migliore per occultare l’evidenza del latrocinio in corso è l’amplificazione di situazioni marginali e non attive sul piano dei risultati concreti nell’opera dei mezzi d’informazione .
    La associazione degli idolatri romani , poco interessata a chiosare il comandamento che cassa la ruberia,fonte di dolore per molti derubati, , si accalora su temi che ne assicurino la copertura nella sua ricorrente opera di incremento della manomorta ecclesiastica , anche se nell’opera si accompagna alla più eletta criminalità organizzata e non e ad ogni dittatore cui non nega mai la puntuale benedizione.

  4. MarioEs ha detto:

    Ciao Ivo,

    condivido a pieno la tua analisi e aggiungerei, citando un libro recente che ho letto di Nello Barile – “La mentalità neototalitaria – che i giovani di oggi sono un tutt’uno con i vecchi (che si comportano da giovani promuovendone e condividendone, ad arte, le ideologie e spiazzandone quindi l’impatto e la funzione innovativa) e che viviamo in una democrazia, per l’appunto neototalitaria, che vede il politico (giocare a) identificarsi con l’operaio che a sua volta si sente attratto e sedotto dal grande imprenditore e dall’uomo di successo.

    Vittima e carnefice, appunto, uniti ed “alleati” in un rapporto incestuoso ed innaturale in cui ognuno è certo di poter avere il proprio (piccolo o grande) tornaconto ed è altrettanto certo che “il sistema funziona così” e quindi conviene assecondarlo ed adeguarsi.

    Quindi la situazione di stallo è proprio – come dici tu – di neo-feudalesimo e – aggiungo io – di neo-totalitarismo.

    Non sono certo che l’ evoluzione di questo “mostro socio-politico” sia necessariamente diretta verso un “breakthrough”, anzichè verso un “breakdown”.

    Cerco, nel mio piccolo, di impegnarmi verso la prima ipotesi, ma, come ti ho già detto, occorrerebbe una consapevolezza almeno di una “massa critica”, che al momento francamente non riesco ad intravedere.

  5. ciao Mario, ho fiducia ma nel lungo termine. Anch’io nel breve medio termine mi aspetto di più un breakdown, forse fase necessaria prima di ricostruire qualcosa. Ciò che definisci neo-totalitarismo lo sento anch’io e mi preoccupa.

    Le soluzioni Sada, non le ho, credo che la comprensione dei meccanismi in sè sia già una prima via d’uscita, analogamente a come avviene nei processi di autoconoscenza dove la consapevolezza è sufficiente per un cambio di direzione. Da anni non mi occupavo di politica, ora sento che il percorso interiore e quello della società vanno ad incontrarsi e chi si occupa di consapevolezza può estenderla anche alla società intera.

    La prima piccola azione che tutti possiamo fare è di non votare per il cavaliere dell’apocalisse. Sento molti che non andranno a votare, sfiduciati da tutto e da tutti, ma questa volta la posta in gioco è troppo alta. Con altri 5 anni di governo fanno in tempo a cambiare la costituzione e a radicarsi in modo indelebile nella coscienza collettiva. Non che le alternative a questa destra siano a mio avviso mature, tuttavia i problemi dell’ambiente, della pace, della libertà di espressione e della distribuzione delle risorse sono troppo scottanti per lasciarli in mano loro.

  6. eckhart ha detto:

    Son d’accordo Ivo,
    ma chissà se il colpo di coda finale,lo scacco matto, non tocchi proprio al Cavaliere al cavallo, come una necessità.
    (Ma ciò non significa, comunque, assecondarlo,votandolo..)

  7. matil ha detto:

    Sono convinta da tempo che i temi sociali e politici sono strettamente correlati con la crescita delle coscienze.
    se ci metti che ho dei figli e che lo scenario da te descritto è di tutta evidenza… sono circa 15 anni che non riesco a stare più molto allegra.
    L’unica cosa che mi tiene moralmente “viva” è il perseguimento a livello personale di scelte coerenti con il livello di civiltà che auspico si possa realizzare per i nostri figli. Frequento spesso, appunto per loro tramite, persone giovani e giovanissime, ci sono tra di loro individui molto seri e preparati, spero che abbiano la forza e la possibilità di mantenersi integri; anch’io non vedo che prospettive a lungo termine e nel frattempo sarà dura digerire certi bocconi per le nostre anime.

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