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Dalai LamaQuesta intervista con il Dalai Lama è apparsa originalmente nel 1991 sul primo numero della rivista buddista americana Tricycle. Inedita in Italia, l’intervista rivela un Dalai Lama disponibile a parlare della sua esperienza di meditazione, delle sue paure e del suo ruolo come semplice monaco buddista, divertito anche dalle domande maliziose dell’intervistatore. Spalding Gray, scrittore e uomo di teatro, è scomparso nel 2004.

Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama, è il leader temporale e spirituale del popolo tibetano e Nobel per la Pace nel 1989. Nato da una famiglia contadina nel 1935, a nordest della provincia di Amdo, Sua Santità fu riconosciuto all’età di due anni, in conformità alla tradizione tibetana, come la reincarnazione del tredicesimo Dalai Lama e come manifestazione dell’Avalokitesvara, il Bodhisattva della Compassione. Nel 1959, fuggì all’invasione cinese del Tibet e vive adesso a Dharamsala, in India.

Il Dalai Lama, completati 18 anni di studi monastici, con un esame finale con 30 dotti in logica al mattino, con 15 dotti del Cammino di Mezzo al pomeriggio, e la sera, con 35 dotti nel Canone della disciplina monastica e nello studio della metafisica. Sua Santità il Dalai Lama è passato quindi all’impegnativo esame orale con gli onori e presto completò il Geshe Lharampa – ovvero il più alto livello di realizzazione erudita della filosofia buddista.

Spalding Gray, nato a Rhode Island nel 1941, si definisce uno scrittore ed attore che ha “girato intorno al cuscino di meditazione per quasi vent’anni”. La sua più conosciuta interpretazione è lo spettacolo e la versione cinematografica del suo monologo Swimming to Cambodia.

L’interesse di Gray per la filosofia trascendentale è iniziato con l’impatto precoce col Cristianesimo (“Mia madre, seguace della Christian Science, era estremamente radicale, non invece mio padre. La mia dialettica innata è la sintesi di mio padre, dubbioso pragmatico, e mia madre. Mia madre si è suicidata e mio padre, il materialista, è sopravissuto.”)

Ai tempi in cui il Dalai Lama assunse prematuramente il pieno comando politico e spirituale del Tibet di fronte al’invasione cinese, Spalding Gray veniva scacciato dal collegio, tacciato come “giovane delinquente”con “comportamento antisociale”.

I destini del riverito leader buddista e dell’attore d’avanguardia si incrociarono nella suite di un hotel a Santa Barbara, in California l’8 aprile 1991, in un soggiorno disneyiano esteso per quasi un chilometro di fronte all’oceano.

Con l’assistenza del traduttore Thubten Jinpa, e del segretario personale del Dalai Lama, Tenzin Geyche, Sua Santità e Gray cominciarono a confrontarsi sulla visita-maratona negli States del Dalai Lama che si estendeva da Boston alla West Coast e il tour di Spalding negli States col suo spettacolo Monster in a box, ottenendo pieno successo al Lincoln Center di New York.

Spalding Gray: Abbiamo entrambi viaggiato queste ultime settimane e la faccenda più difficile che ho trovato lungo il viaggio è stato l’adattarsi in ogni località, nei diversi hotel. Non faccio le sue pratiche centranti, ho la tendenza a bere alcolici, che, come lei mi ha detto in precedenza, è l’altro modo per affrontare la disperazione e la confusione. Ho la sensazione che lei conosca altri metodi per regolarsi. Quali sono i suoi rituali di centratura e le sue abitudini quando lei entra in un nuovo hotel?

Dalai Lama: Prima mi chiedo sempre di vedere “ciò che è”. Curiosità. Cosa posso scoprire di interessante o di nuovo. Poi faccio un bagno. E poi di solito mi siedo sul letto, a gambe incrociate, e medito. Talvolta mi distendo e dormo. Una cosa che ho notato è il cambiamento del fuso orario. Anche se sistemi il tuo orologio, il tuo tempo biologico segue una certa frequenza. Ma ora ho notato che, da quando assetto il mio orologio, mi sintonizzo nel nuovo fuso orario. Quando il mio orologio dice che sono le otto di sera, sento una sorta di sonnolenza e sento la necessità di ritirarmi e quando mi dice che dono le quattro del mattino, mi sveglio.

Spalding Gray: Ma lei guarda costantemente l’orologio?

Dalai Lama: Esattamente (risate).

Spalding Gray: Lei sogna?

Dalai Lama: Sì. Pochi giorni fa, per tre giorni consecutivi, ho fatto sogni molto chiari. Una notte in sogno ho incontrato il mio maestro di gioventù. Aveva settantacinque anni, e nel sogno vestiva abiti occidentali. E’ stato qualcosa di inatteso (risate).Come sempre, era molto gentile. Un’altra notte, in sogno, mia madre col mio fratello maggiore, col minore e con me, eravamo a Dharamsala, dove vivo adesso. Ero nella mia stanza, e mia madre era lì. Aveva preparato un momo (un dolce tibetano). Così mi dico: “Oh mia madre ci ha donato questi momo fatti come ad Amdo, particolarmente deliziosi .”Amdo è la provincia ove sono nato. Come vedi, proprio un bel sogno.

Spalding Gray: Ha mai cercato di controllare i suoi sogni?

Dalai Lama: No, non ci riesco. In realtà, a volte, esperisco nel sogno la consapevolezza che sto sognando, come un sogno lucido.

Spalding Gray: Ha provato a produrre ciò?

Dalai Lama: No, non volontariamente. Talvolta, comunque, ho queste esperienze di sogno lucido, ove c’è presenza mentale che è uno stato di sogno. Certe volte dipende dalla postura fisica che assumi.

Spalding Gray: Dormendo?

Dalai Lama: In realtà ci sono dei metodi per esperire sogni lucidi. Non devi dimorare nel sonno profondo. Non essere sveglio, ma neanche dormire profondamente. Allora c’è la possibilità di avere un sogno lucido. E’anche collegato a ciò che mangi. Come monaco buddista, di solito non faccio pasti solidi dopo il pranzo, e non ceno. Questo è anche benefico.

Spalding Gray: Quando, la sera scorsa sono passato dalla sua camera, ho visto sei coppe vuote di gelato fuori dalla porta.

Traduttore (dopo lunghe risate): Erano dei membri dell’entourage.

Spalding Gray: Ha meditato stamane?

Dalai Lama: Come al solito, dalle 4 circa sino alle otto di mattina.

Spalding Gray: Dove medita, in questa stanza?

Dalai Lama: Prima faccio un bagno, poi siedo sul letto (nell’altra stanza) a gambe incrociate.

Spalding Gray: E quando lei medita, è simile ogni mattina?

Dalai Lama: Simile, sì.

Spalding Gray: E potrebbe parlarmene un po’ di com’è?

Dalai Lama: (sospira, ride) Mmmm. Dividendo per categorie – la prima parte è la recitazione di un mantra. Ci sono certi mantra che mirano a consacrare le tue parole, di modo che tutto ciò che dirai durante il giorno sarà positivo. Queste recitazioni andrebbero fatte prima di parlare. Sto in silenzio sino a che non sono finite e se qualcuno mi si avvicina, comunico a gesti. Poi cerco di sviluppare una certa motivazione – plasmandola nella mente. Cerco di sviluppare la motivazione, o determinazione che come monaco buddista, fino alla mia realizzazione come Buddha, la mia vita, le mie vite incluse quelle future, devono essere corrette, e passate in accordo a quello scopo. E che tutte le mie attività siano benefiche agli altri e che non rechino danno.

Spalding Gray: Quanto tempo ci vuole?

Dalai Lama: Circa dieci, quindici minuti. Dopo faccio una meditazione più profonda ove mentalmente riesamino gli interi stadi del cammino della pratica buddista. Dopo faccio pratiche che mirano ad accumulare meriti, come prostrazioni, offerte al Buddha, riflessioni sulle qualità del Buddha.

Spalding Gray: Vi è, nel frattempo, qualche specifica visualizzazione?

Dalai Lama: Oh sì. Vi sono processi di visualizzazione. Noi li chiamiamo guru yoga. Nella prima parte del guru yoga dedichi te stesso e la tua pratica al tuo maestro. La seconda parte è lo yoga della divinità, ove si trasforma se stessi in una particolare divinità. Lo yoga della divinità si riferisce ad un processo meditativo con cui dissolvi il tuo sé ordinario in una specie di vuoto e spazio. Da questo stato il tuo interiore “stato perfetto” potenziale è visualizzato o immaginato come essere generato in una forma divina, una meditazione sulla divinità. Segue una procedura conosciuta come meditazione dei tre kayas- dharmakaya, sambhogakaya, e nirmanakaya. Queste corrispondono all’esperienza della morte naturale, lo stato intermedio, e la rinascita come viene descritta nella letteratura buddista. Per ogni divinità, vi è un diverso mandala nella mia preghiera giornaliera. In tutto vi sono implicati circa sette mandala. Questi yoga della divinità, implicano la visualizzazione dei mandala. Si impiegano circa due ore.

Spalding Gray: Riesce a vedere la divinità in modo chiaro nella mente ad occhi chiusi?

Dalai Lama: Certe volte molto chiaramente, talvolta no (risate). Le mie condizioni fisiche fanno la differenza, penso. Dipende pure dal tempo che ho a disposizione. Se so che le mie preghiere devono completarsi prima delle otto, ciò influisce sulla mia consapevolezza. Se ho un‘intera mattinata libera, allora la mia concentrazione aumenta.

Spalding Gray: Succede qualche volta nella sua meditazione che lei sta guardando faccende che non riguardano un mandala? Osserva mai il caos?

Dalai Lama: Durante la mia pratica, fa sempre parte il dedicarmi alla meditazione sul vuoto, e il mahamudra che ha molti elementi di quel tipo di attenzione meditativa. Intraprendo anche una meditazione sul non-pensiero, non-concettualità.

Spalding Gray: Considera mai le distrazioni, le invita nella sua meditazione, lascia che tutte queste donne in bikini che vede qui in piscina entrino nella sua meditazione?

Dalai Lama: Come monaco, devo evitare quell’esperienza, anche nei sogni, in accordo alla pratica quotidiana. Certe volte nei sogni ci sono donne. E in certi casi combatto o litigo con qualcuno. Quando simili sogni mi accadono, immediatamente mi ricordo “sono un monaco”.Questa è una ragione per cui mi considero semplicemente un monaco buddista. Non mi dico mai “sono il Dalai Lama”. Mi dico solo “sono un monaco”. Non indugio mai nei sogni in donne dai modi seducenti. Realizzo immediatamente che sono un monaco.

Talvolta nei sogni combatto con una mitragliatrice o un coltello e immediatamente realizzo: “Sono un monaco, non posso farlo.” La qualità della presenza mentale è una delle pratiche più importanti che faccio durante il giorno. Dunque, per quel punto in particolare, circa le attrazioni, gli uomini, le donne: la meditazione analitica contrasta quell’attaccamento.

Per esempio, il desiderio sessuale. E’molto importante analizzare “quale ne è il reale beneficio?”. L’apparenza d’un viso o corpo meraviglioso – come descrivono molte scritture – non importa quanto lo sia, essenzialmente si decompongono in scheletro. Quando penetriamo nella carne e ossa umane, non c’è bellezza, dov’è? Una coppia durante un’esperienza sessuale è felice in quel momento. Molto presto iniziano i guai.

Spalding Gray: Conosco quel tipo di pensiero, perché lo faccio sempre. Ma lo considero nevrotico.

Dalai Lama: Cos’è?

Spalding Gray: Nevrotico, ummmm. La mia malattia mentale. Poiché lo vedo come un sezionamento piuttosto che un’unità. Separa le parti. Continuo a pensare che mi piacerebbe avere una visione del tutto.

Dalai Lama: In un certo modo, la via del Buddismo, per vincere gli attaccamenti e le attrazioni, è olistica nel senso che non vede l’esistenza di certi oggetti attraenti se non come parte di una rete più ampia che non è ne desiderabile, ne attraente. Piuttosto fa parte di una via intera dell’esistenza che va trascesa. Così, tu non puoi vedere ogni fenomeno in sé.

Vedi, quando contempli la mancanza di permanenza in un corpo o nella sua attrattiva, quando esamini l’essere attaccati all’attrazione, dopo osservi il tuo stesso corpo possedere quella stessa natura. Stai mirando ad uno scopo, così puoi trascendere tutte quelle tentazioni ed attaccamenti. Ci sono meditazioni che sono conosciute come di consapevolezza verso il corpo, verso i sentimenti e verso le mente.

Così, la procedura sta nel canalizzare l’energia nella totale attitudine mentale verso ciò che noi chiamiamo salvezza, o moksha o nirvana.

Spalding Gray: Attenzione mentale alla mente? Quale mente è attenta a quale mente?

Dalai Lama: Generalmente, quando diciamo “mente”, diamo l’impressione di una singola entità. Ma dentro la mente vi sono diversi aspetti ed elementi.

Quando parliamo di mente che esamina la mente, ci si può riferire a diversi casi. Ci si può riferire ad un’esperienza passata, che è la memoria della precedente mente.

Potresti esaminare lo stato presente della tua mente. Vi sono diversi elementi nella mente, in taluni casi avviene un senso di riconoscimento che contempla la tua esperienza presente. La mente non è una singola entità.

Spalding Gray: Come esperisce il vuoto? A quale esperienza fisica assomiglia? Se ha un’esperienza del vuoto, allora non è solo “nulla”, è un’esperienza. E’qualcosa.

Dalai Lama: Quando parliamo del concetto buddista di vuoto dovrebbe essere inteso nei termini di “vuoto da identità indipendente”. Vacuità della realtà intrinseca. Progredendo nella meditazione, arrivi ad un punto ove perdi la presa. La tua attitudine diventa più flessibile e realizzi l’assenza di una realtà intrinseca indipendente nei fenomeni.

Spalding Gray: Accade nel suo corpo quanto nella mente? E’integrato nella fisicità? Come cambia il sentire nel suo cuore, nel suo stomaco, nel suoi occhi, quando è vicino a ciò? Comincia a sentirsi scomparire o più vicino al’essere qui?

Dalai Lama: Non scomparire, ma naturalmente, parlo a livello personale. Quando ero trentenne, per un po’ ho concentrato i miei studi sulla natura della vacuità. La chiamiamo shi-ne. Un giorno facevo meditazione analitica mentre stavo leggendo. Mi accadde una strana esperienza che mi portò a una nuova prospettiva. Ebbi un’esperienza profonda di vacuità. Dopo di che, le cose e gli oggetti mi apparivano normali come prima, ma c’era quella strana consapevolezza di sottofondo che gli oggetti non possedevano una realtà intrinseca.

Spalding Gray: E’sempre in contatto col corpo e col respiro mentre ha questa esperienza?

Dalai Lama: Non in questo tipo di meditazione. In altre meditazioni si è concentrati su certi centri nervosi o su specifici punti energetici del corpo. Questo tipo di meditazione richiede un ritiro in solitudine che è necessario intraprendere per un lungo periodo di tempo. Adesso è difficile per me trovarne il tempo.

Spalding Gray: Recentemente ho letto un libro scritto da un’occidentale, Stephen Batchelor, intitolato “La fede nel dubbio”. Si fa diverse domande a proposito del Buddismo Tibetano. Ho scelto il libro dal titolo. E parlandole adesso, ho la sensazione che la sua identità più solida sia quella semplice d’un monaco buddista tibetano. E non ho identità, sebbene le abbia detto che io racconto storie, è il mio lavoro. Ma mi sento come un nulla, e talvolta è sconcertante, ma sto sempre nel dubbio. E sto tentando di ottenere la fede nel dubbio e a guardare il dubbio come a qualcosa sempre positiva, e non solo come angoscia esistenziale. Lei non dubita mai?

Dalai Lama: Si possono avere vari dubbi, ma nessun dubbio esplicito. Se accetti che la mente intera è solo il prodotto del cervello, di questo corpo, dopo giungeranno nuovi domande, nuovi dubbi. Anche se accetti la teoria del big bang, dici: “Perchè accade?” “Perché tante galassie?” E in ogni momento, “perché accadono queste cose?” Tutte domande che sopraggiungono.

Se accetti che il big bang sia accaduto senza cause, anche questo crea quasi sconforto, ed altri dubbi sopravvengono. Con la spiegazione buddista: ci sono esseri senzienti che utilizzano queste galassie e questi mondi. Questo è un fondamento che porta al concetto buddista di rinascita o di continuità della consapevolezza.

Spalding Gray: Così il dubbio diviene un mistero. La morte nel senso occidentale, il concetto di morte, può finalmente diventare mistero. Uno scrittore occidentale di nome Ernest Becker, che ha scritto “La negazione della morte” ha detto: “Oltre non sappiamo nulla. Dobbiamo arrenderci a quel mistero visto che non c’è modo di sapere cosa viene dopo” e la faccenda che mi ha sempre turbato ed interessato del Buddismo Tibetano è il sistema estremamente complesso di conoscenza degli stati del dopo-morte e della reincarnazione.

Dalai Lama: La consapevolezza sottile è come un seme ed è una diversa consapevolezza rispetto a quella sviluppata da un essere fisico. Una pianta non può produrre capacità cognitiva. Ma in ogni essere umano, od essere senziente con determinate condizioni, viene sviluppata la capacità cognitiva. Consideriamo la continuità della consapevolezza essere il seme definitivo. Dopo che hai compreso questa spiegazione, la consapevolezza sottile si allontana da questo corpo – o diciamo che, la consapevolezza sottile si discosta da quella più grossolana. Oppure che quella grossolana si dissolve dentro la mente più sottile.

Vi sono alcuni casi, davvero autentici, evidenti, ove le persone ricordano le loro vite passate, soprattutto i molto giovani. Alcuni bambini ricordano la loro esperienza passata. Non ho forti o espliciti dubbi contro questa possibilità. Ma poiché i fenomeni come le esperienze post-morte, gli stati intermedi e così via, sono cose che stanno aldilà della nostra esperienza diretta, si lascia una minima possibilità al dubbio. Per molti anni, durante la mia pratica quotidiana, mi sono preparato verso una morte naturale. V’è una sorta d’eccitazione all’idea che la morte vera e propria sta arrivando e riesco a vivere le esperienze vere e proprie. Buona parte delle mie meditazione sono una prova di questa esperienza.

Spalding Gray: C’è qualche paura che predomina in lei e che combatte, quali cose le fanno più paura?

Dalai Lama: No, niente in particolare.

Spalding Gray: Non si sente impaurito?

Dalai Lama: A causa della situazione politica, talvolta ho paura d’essere vittima di qualche attentato terroristico. Tuttavia, per quanto concerne la mia motivazione, sento di non avere nemici. Dal mio punto di vista, siamo tutti esseri umani, fratelli e sorelle. Ma sono coinvolto in una lotta nazionale. Certe persone mi considerano l’istigatore. Quindi anche questa è una realtà (pausa). Dall’altro lato, relativamente a ciò, il mio stato mentale è piuttosto calmo, stabile.

Spalding Gray: Come evita gli incidenti?

Dali Lama: (ride) Come la gente comune, cerco di prendere delle precauzioni. Una cosa di cui sono certo è che non sarà vittima di incidenti per ubriachezza o uso di droghe.

Spalding Gray: Ma lei viaggia molto in aereo, e i piloti bevono. Ho sempre paura di ciò. Mi riprometto sempre di non salire mai su di un aereo ove i piloti credono nella reincarnazione. Quando sale su di un aereo, ha paura?

Dalai Lama: Oh sì. Sì.

Spalding Gray: E medita durante il volo, o sente di poter aiutare l’aereo a star su? Ha più potere della persona media che vola in aereo? Talvolta io credo che, concentrandomi sopra una particolare immagine che ho in mente, il volo vada meglio.

Dalai Lama: Prima avevo molta paura durante il volo, ora mi sto abituando. Ma quando sono ansioso o impaurito, come hai detto, recito delle preghiere o mantra e, come vedi, la conclusione finale è la fede nel karma. Se ho creato del karma per morire in un certo modo, non posso evitarlo. Sebbene faccia del mio meglio, se accade qualcosa, devo accettarla. E’possibile che non abbia nessuna forza karmica, e che quindi se l’aereo cade, io riesca a sopravvivere.

Spalding Gray: Lei riesce ad uscirsene.

Dalai Lama: Sì. Come vede, quella fede è un grosso aiuto. E’molto efficace.

Spalding Gray: Leggevo prima un libro sul Tibet di John Blofeld, “Il popolo che volava”. Ha mai visto qualcuno volare in Tibet?

Dalai Lama: No, ma una cosa mi ha sempre sorpreso. Una anziana monaca che vive ora a Dharamsala, mi raccontò che quando era giovane, passava qualche mese in una località montana vicino Lhasa. Lì incontrò un anziano praticante, un’ottantenne, che viveva in una zona molto isolata. Scoprì che era il maestro di una decina di discepoli, e vide due di questi volare in aria e allontanarsi dalla montagna. Come vedi, volavano usando questa parte (apre i lembi del mantello.)

Spalding Gray: Come un deltaplano.

Dalai Lama: Sì. Lei mi disse che riuscivano a volare per un chilometro, con le braccia aperte. Mi ha detto l’anno scorso che li ha visti ancora. Ero sorpreso, molto sorpreso (risate). E’ mai stato in India?

Spalding Gray: Sì, per cinque mesi nel 1972, ho girato l’India, per lo spettacolo “Mother Courage”, un pezzo dello scrittore tedesco Brecht. Mi dispiace che adesso ci tocca fermarci. Ho apprezzato il tempo che mi avete dedicate vi ringrazio.

Dalai Lama: Ottime domande. Mi hanno divertito. Grazie molte.

Intervista originalmente apparsa sulla rivista Buddista Tricycle. Per gentile concessione.

Traduzione di Eckhart, revisione di Ivo Quartiroli.

Copyright per l’edizione Italiana: Innernet.

18 Responses to “Un semplice monaco: una personale, maliziosa e profonda intervista al Dalai Lama”

  1. eckhart ha detto:

    Dalai Lama: quando sono ansioso o impaurito, come hai detto, recito delle preghiere o mantra

    E poi dicono che il buddhismo è ateo.. :-)))

    PS Ivo..trovo ancora refusi ed errrori..
    qui bisogna inventarsi la figura del “revisore del revisore”
    o magari basterebbe più attenzione.. ;-)))

  2. winter ha detto:

    “Mi accadde una strana esperienza che mi portò a una nuova prospettiva. Ebbi un’esperienza profonda di vacuità. Dopo di che, le cose e gli oggetti mi apparivano normali come prima, ma c’era quella strana consapevolezza di sottofondo che gli oggetti non possedevano una realtà intrinseca.”

    Può accadere spesso; e ti trovi lì a oscillare tra stupore, incredulità e… ilarità. ;-)
    Il problema è se ti trovi un camion sulla traiettoria…

  3. (Y)am ha detto:

    winter: Il problema è se ti trovi un camion sulla traiettoria…

    (Y)am:
    …allora non e’ vera Vacuita’….
    … e’ vera Vacuita’ sei vacuo tu e pure il camion, come nei sogni. Il camion ti investe e tu ti risvegli di soprassalto.

  4. eckhart ha detto:

    Yam:Il camion ti investe e tu ti risvegli di soprassalto.

    Certo,in un’altro mondo.. :-D

  5. (Y)am ha detto:

    Sei il solito dualista…

  6. winter ha detto:

    Un’esperienza di Vacuità non comporta necessariamente il superamento della dualità. C’è però la possibilità di scansarsi istintivamente al sopraggiunere di un (più o meno metaforico) camion.

  7. eckhart ha detto:

    Yam:Sei il solito dualista…

    Ah ah ah !
    Già..anche Shankara…quando fuggiva inseguito da un elefante!

  8. (Y)am ha detto:

    No Shankara no, perche’ disse: “Anche la mia fuga e’ un’illusione”

  9. eckhart ha detto:

    Dove vuoi arrivare Yam? :-)))
    Anche il camion è difatti un illusione, quanto il frenarsi…hi hi hi!

  10. melchiorre gerbino ha detto:

    Questo ultimo Dalai Lama
    ———————————-
    Questo ultimo Dalai Lama dacchè vive in Occidente assolve alla funzione di narcotizzare, con nenie ayurvediche tibetane, giovani irrequieti, che potrebbero agitarsi contro l’attuale ordine mondiale e contestarlo. Da ciò la grande importanza che i media gli attribuiscono.
    Ma questo é solo il lavoro di routine del Dalai Lama. Perchè c’é di più.
    Nell’anno 2007 il governo cinese, senza essersi consultato con la Santa Sede, ha riconosciuto come vescovo cattolico di Pechino monsignor Joseph Li Shan, un cinese che crede nella divinità di Gesù di Nazareth senza per ciò sentirsi obbligato a tradire gli interessi nazionali della Cina: figurasi con che bava alla bocca il papa ha dovuto dichiarare diplomaticamente “Sì! Sì! Joseph Li Shan é una brava persona!”. Poco dopo averlo detto, il papa ha mandato il Dalai Lama da Angela Merkel e George W. Bush, con grande risonanza dei media, per null’altro se non per irritare il governo cinese, che difatti si é irritato, e quando noi italiani ci sarremmo attesi di vedere apparire il Dalai Lama in parlamento, il governo cinese ha minacciato che, se il Dalai Lama vi fosse apparso, investimenti cinesi sarebbero stati ritirati dal nostro Paese.
    Cosi’ facendo i cinesi hanno privato gli italiani alla possibilita’ di assistere a uno spettacolo squisitamente comico, che avrebbero dovuto interpetrare Tenzin Gyatso, Romano Prodi e i maggiori attori del parlamento italiano, per la regìa di Joseph Ratzinger.
    Secondo me il governo cinese sopravaluta il Dalai Lama, che non ha risorse autonome per minacciare la Cina (solo piccole vigliaccate, come disturbare la corsa della fiamma olimpica), mentre non fa abbastanza per contenere l’infezione cattolica, il cui focolaio si é manifestato a Hong Kong e minaccia seriamente di propagarsi.
    Con l’acquisizione di Hong Kong, da cui la Cina non ha tratto benefici, perchè i grandi capitali si sono spostati altrove, la Cina ha avuto lo svantaggio di acquisire una massa di cinesi snaturati dal colonialismo, che ammirano oltremodo la cultura inglese e soggiacciono al pontefice romano.
    E’ evidente che un cinese snaturato, come il vescovo cattolico di Hong Kong monsignor Joseph Zen Ze-kiun, sia un pericolo reale per la Cina. Difatti il vescovo cattolico di Hong Kong monsignor Joseph Zen Ze-kiun e i preti della sua area tradiscono la Cina, perchè obbediscono al peggiore nemico che la Cina abbia, il Vaticano, un tarlo che baca tutte le società dove si annida.
    Per proteggersi da questo tarlo, prima che il focolaio di Hong Kong la infetti tutta, la Cina dovrebbe bandire dal proprio territorio la pratica cattolica della CONFESSIONE, che é una pratica che fu istituita dall’Inquisizione ed E’ INQUISIZIONE. Con la pratica della Confessione gli agenti del Vaticano estorcono segreti e plagiano menti per carpire beni materiali e creare simpatie per politici che simpatizzano col Vaticano.
    Una legge sull’interdizione della pratica della Confessione troverebbe fondamento giuridico nel fatto che, tra le confessioni che i preti cattolici raccolgono, ce ne sono di crimini che la magistratura cinese persegue d’ufficio (omicidi, etc) e che pertanto i preti cattolici cinesi sarebbero obbligati a denunciare immediatamente alla polizia, come qualsiasi altro cittadino cinese che ne venisse a conoscenza, pena la loro stessa incriminazione: non solo questi crimini il vescovo cattolico di Hong Kong monsignor Joseph Zen Ze-kiun e i preti della sua area non denunciano alla polizia cinese, ma li svelano pure al Vaticano!
    Se la Cina avrà bandito per legge la pratica della Confessione, alla giustizia cinese non resterà che applicare, a quei preti cattolici colti in flagrante mentre la praticano, la pena di morte (alto tradimento) da comminare nei lavori forzati a vita, di modo che le energie di criminali irrecuperabili vengano convertite dal disfattismo alla produttività.
    Non e’ Tenzin Gyatso il vero pericolo per la Cina, ma Joseph Ratzinger, che manovra Tenzin Gyatso e Joseph Zen Ze-kiun.

  11. (Y)am ha detto:

    Melchiorre:
    Questo ultimo Dalai Lama dacchè vive in Occidente assolve alla funzione di narcotizzare, con nenie ayurvediche tibetane, giovani irrequieti, che potrebbero agitarsi contro l’attuale ordine mondiale e contestarlo. Da ciò la grande importanza che i media gli attribuiscono.

    (Y)am: Non ha mai vissuto in occidente e l’Ayurveda e’ la medicina tradizionale Indiana.
    La vera narcosi e’ di altra natura e questo il Dalai Lama cerca di spiegare ai sonnolenti e ideologicizzati potenziali ribelli e non dell’opulento occidente.

  12. melchiorre gerbino ha detto:

    Caro Yam:
    …e Yamme Yamme Ya!… Funiculi´ Funicula`!
    Melchiorre Gerbino
    direttore di Mondo Beat e leader della Contestazione
    http://www.melchiorre-mel-gerbino.com

  13. eckhart ha detto:

    Irriducibile Melchiorre Gerbino,ah ah ah !
    Ma gli anni 60 sono passati da un pezzo,non lo sai?..e tu stai ancora a raccoglierne i cocci e inveire contro la povera Fernanda Pivano,ma cosa mai ti avrà fatto..eh eh eh !
    Mi ricordo ancora le “nottate” tra i divani del Maurizio Costanzo…
    dove ci raccontavi dei tuoi bei viaggi esotici..
    ma qui mi cadi proprio sull’ayurveda e sul Dalai Lama ih ih ih !
    (Comunque, mi sa che combatti contro dei bei mulini a vento, sai? ;-)

  14. (Y)am ha detto:

    Gia’ ancora quella trogloditica rabbia paranoica come motore della ribellione….ed e’ cio’ che ha ucciso la sinistra antagonista….cioe’ si e’ suicidata…corrosa dal suo stesso cancro autogeneratosi grazie ai tanti melchiorri che invece che andare dallo psicoanalista hanno continuato a proiettare all’esterno le proprie ferite narcisistiche.
    Ora bisogna rinascere nella consapevolezza, altrimenti non si e’ altro che l’ombra del bambino ferito da quel padre fascista…di fronte al quale scalpitano i vari melchiorri.

  15. melchiorre gerbino ha detto:

    Avevo scritto qualcosa che mi e’ stato censurato: benche’ fosse integralmente copiato dal mio sito http://www.melchiorre-mel-gerbino.com, sezione “Mondo Beat”, cioe’ dalla sezione del mio sito dove e’ stata ricostruita la storia documentata e illustrata di Mondo Beat, storia di cui hanno preso e prendono visione migliaia di visitatori (ho una mailing list di circa 12.000 indirizzi).
    Riscrivo pertanto la prima parte di quello che avrei voluto fosse pubblicato (la seconda ho capito che vi urta):
    … “Non urge qui stare a parlare di me, Melchiorre Gerbino, come si sono precipitati a fare Yam e Eckart (di me si parlera’ per secoli, dato che sono stato colui che ha messo a punto i modelli della Contestazione, e che la Contestazione si esaurira’ solo dopo che sara’ stata annichilita la Chiesa Cattolica Apostolica Romana), ma urge che si parli ora qui di questo ultimo dalai lama, Tenzin Gyatso.

  16. Chi non ha approvato il commento è il sottoscritto, proprietario del blog. Qui si accetta quasi tutto, ma il commento era un pesante attacco personale e quasi al limite della legalità verso un’altra persona che ha commentato qui su Innernet. Ognuno può prendersela con chi vuole a casa sua, ma non accetto che si usi il mio sito come palco per attaccare altri. Da come dici non ti manca il pubblico, quindi non avresti bisogno di altri palchi.

  17. melchiorre gerbino ha detto:

    Caro Quartiroli,
    sono abituato a ben altri palchi, per esibirmi, che il tuo blog.
    Sono un grande esibizionista io!
    Pertanto a questo punto mi ritiro nell´Olimpo e lascio te, Yam Yamme Ya e Eckhart De Pincopallino al vostro anonimato. E, per restare sempre nel tema del Dalai Lama, vi lascio con un cordiale “Vaffa´ un guru!”

  18. massimo moretti ha detto:

    mi inchino all’umanità di un uomo che dice tutto di sè senza mistificazioni, che è aperto e radioso come un sole che tutti i giorni prima di parlare prega perche le sue parole siano di beneficio.
    capisco che arrivare alla consapevolezza costante 24 ore al giorno non è facile non per questo mi arrendo anzi rinnovo gli sforzi e l’impegno.
    mi irrita pensare che di fronte a questa grande umanità quello che ne deriva è un chiacchiericcio di critiche e sberleffi … ma è il mio ego…
    capisco cosa significava dire Gesu’ con la frase non dare le tue perle ai porci.
    nella sua compassione il dalai lama continua a dare le sue perle anche ai porci … ma lui e buddista.

    una la ho raccolta anche io ripromettendomi di impegnarmi di piu’ nel non impegno..

    grazie al monaco tenzin ancora una volta mi ha insegnato qualcosa..
    ciao
    sento

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