Feed on
Posts
Comments
Collegati
Share this page to Telegram

peter russell.gifLa visione scientifica tradizionale ci dice che la scienza non ha nulla ha che fare con la coscienza o con Dio. Ma oggi le cose stanno cambiando. Ora che ha cominciato a occuparsi della coscienza, ha intrapreso un cammino che alla lunga la porterà a esplorare le profondità della mente. Questa esplorazione la costringerà forse ad aprirsi a Dio.

La grande domanda
Cosa ha a che fare la scienza con la coscienza? Pochissimo. La coscienza è un argomento problematico. Non è possibile individuarla e misurarla come un oggetto materiale e le incertezze dell’esperienza soggettiva interferiscono con i nostri tentativi di arrivare a verità universali. Perciò in generale la scienza ha deliberatamente escluso la coscienza dal proprio ambito di studio.

Cosa ha a che fare la scienza con Dio? Ancora meno. Se è inevitabile almeno accettare l’esistenza della coscienza, per quanto enigmatica, Dio invece non ha nessun ruolo nella visione scientifica del mondo. La scienza moderna ha esaminato le profondità dello spazio fino ai confini dell’universo, le profondità del tempo risalendo fino agli inizi della creazione e le profondità della struttura della materia scendendo fino ai suoi costituenti elementari. In nessuna di queste direzioni ha trovato un posto per Dio, né una prova della sua esistenza. L’universo, la scienza proclama, funziona perfettamente senza bisogno di Dio.

Questa è la visione scientifica tradizionale. Ma oggi le cose stanno cambiando. Alcuni vecchi confini si dissolvono e la scienza comincia a espandere il proprio campo di interessi.

Il super-paradigma

Quando parliamo dei limiti della scienza contemporanea è importante ricordare che ci riferiamo al paradigma attuale, non alla scienza come impresa in se stessa. Un paradigma scientifico è l’insieme dei presupposti all’interno dei quali una scienza particolare fa il proprio lavoro. La teoria quantistica, la teoria dell’evoluzione di Darwin e la teoria psicanalitica dell’inconscio sono altrettanti esempi di paradigmi.

I paradigmi cambiano nel tempo. Il concetto platonico della perfezione dei moti circolari dominò la scienza della meccanica per quasi duemila anni. Nel diciassettesimo secolo le leggi del moto di Newton divennero il nuovo paradigma. Oggi la relatività einsteiniana è considerata una descrizione più precisa del moto della materia nello spazio e nel tempo.

Disgraziatamente, come Thomas Kuhn ha mostrato nel suo magistrale libro La struttura delle rivoluzioni scientifiche, i paradigmi non cambiano facilmente. Sono tanto profondamente radicati nella cultura scientifica e nella cultura della società in generale che vengono raramente messi in discussione. I dati che contraddicono la visione delle cose in auge al momento vengono trascurati o contestati; oppure, se non è possibile negarli, vengono incorporati, spesso goffamente, nel modello esistente.

I guardiani del vecchio paradigma preferiscono morire piuttosto che abbandonare i loro presupposti sulla natura della realtà. E spesso è proprio questo che succede: nuovi paradigmi emergono, non perché le persone cambino idea, ma perché gli adepti del vecchio paradigma pian piano muoiono.

Nell’attuale visione scientifica del mondo materia ed energia fisica sono la realtà primaria. Secondo questa visione, quando saremo in grado di comprendere a fondo il funzionamento del mondo fisico, avremo capito tutto, compreso il funzionamento della mente umana. Questo è qualcosa più di un paradigma che si applica a un particolare campo di studi: è una credenza comune a quasi ogni branca della scienza. È piuttosto un super-paradigma.

Mettere in discussione questo super-paradigma è una faccenda grossa. Non stupisce perciò che ogni suggerimento dell’esistenza di fenomeni come la telepatia, la chiaroveggenza, la precognizione, la guarigione psichica, l’efficacia della preghiera o altro che faccia pensare a una parziale indipendenza della coscienza dalla materia venga ignorato o deriso dalla scienza istituzionale. All’interno della visione del mondo attualmente accettata queste cose semplicemente non possono essere vere.

Cos’è la coscienza?

Se, come l’attuale super-paradigma sostiene, la coscienza emerge dalla materia, è naturale chiedersi quando sia emersa per la prima volta. Un animale, un cane per esempio, è cosciente? Per quanto ne sappiamo, i cani non sono auto-coscienti come noi, non pensano in parole e probabilmente non ragionano come noi. Ma questo significa che non abbiano un’esperienza soggettiva, come Cartesio ha sostenuto?

A quanto mi risulta, il mio cane ha una sua esperienza del mondo circostante. Chiaramente prova dolore quando si fa male. Mentre dorme a volte sembra sognare, e fa piccoli rapidi movimenti con le zampe e con le dita come se stesse inseguendo un coniglio immaginario. Dire che non ha coscienza, che è soltanto una macchina biologica priva di un qualsiasi mondo interiore, mi sembra assurdo – non meno assurdo dell’affermare che il vicino che abita dall’altra parte della strada non ha coscienza.

Quando affrontiamo questi problemi è bene tener separati due ampi, ma distinti, significati del termine ‘coscienza’. In primo luogo ci sono i vari fenomeni soggettivi ed eventi esterni di cui facciamo esperienza: percezioni del mondo circostante, pensieri, idee, convinzioni, valori, sentimenti, emozioni, speranze, timori, intuizioni, sogni, fantasie. Tutte queste cose le chiamo ‘i contenuti della coscienza’.

La coscienza come facoltà in se stessa è distinta da tutto ciò: è la facoltà di avere un mondo mentale interno in cui tutte queste esperienze hanno luogo. I contenuti della nostra coscienza possono essere diversissimi – vediamo cose diverse, pensiamo pensieri diversi, abbiamo diverse emozioni e diversi valori – ma tutti quanti abbiamo in comune il fatto di essere coscienti. Senza questa facoltà non ci sarebbe nessun tipo di esperienza soggettiva.

Possiamo pensare per analogia a un dipinto. L’immagine corrisponde ai contenuti della coscienza, la tela su cui l’immagine è dipinta corrisponde alla facoltà della coscienza. Sulla tela possiamo dipingere un’infinità di quadri diversi: ma tutti i quadri possibili hanno in comune il fatto di essere dipinti su una tela. Senza tela non ci sarebbe il quadro.

La differenza fra i cani e noi non sta nella facoltà della coscienza, bensì nei contenuti della coscienza, in ciò di cui sono coscienti. Forse i cani non sono auto-coscienti e forse non ragionano e pensano come noi. Sotto questi aspetti possono essere meno consapevoli di noi. D’altro canto, essi odono frequenze acustiche più alte di quelle che noi siamo in grado di percepire e il loro olfatto è di gran lunga superiore al nostro. In termini della loro percezione del mondo circostante, può darsi che i cani siano più consapevoli degli esseri umani.

Le origini della coscienza

Se i cani posseggono la facoltà della coscienza, ragionando nello stesso modo debbono attribuirla anche ai gatti, ai cavalli, ai cervi, ai delfini, alle balene e agli altri mammiferi. Se i mammiferi sono esseri senzienti, non vedo alcuna ragione per supporre che gli uccelli non lo siano. Certi pappagalli che ho conosciuto sembravano essere altrettanto coscienti dei cani. E che dire dei rettili e dei pesci? Non c’è nulla nel loro sistema nervoso che faccia pensare che non debbano avere un proprio mondo di esperienza interiore.

Allora dove tracciamo il confine? Anche gli insetti hanno organi di senso e un sistema nervoso: perché non dovrebbero anch’essi avere un qualche grado corrispondente di esperienza interna? Il quadro dipinto sulla tela della loro mente può essere in verità molto diverso da quello della nostra mente – meno ricco, molto più semplice – ma non vedo nessuna ragione per dubitare del fatto che un quadro vi sia.

A me sembra probabile che ogni organismo in qualche modo sensibile al proprio ambiente sia dotato in una certa misura di un’esperienza interna. Se un batterio è sensibile alle vibrazioni, all’intensità della luce o al calore, come possiamo affermare che non abbia un corrispondente grado di coscienza? Il quadro può essere l’equivalente di una debolissima macchia di colore, praticamente nulla in confronto alla ricchezza e al dettaglio dell’esperienza umana: tuttavia non completamente inesistente.

Fin dove vogliamo scendere? Possiamo dire lo stesso per i virus e per il DNA? Perfino per i cristalli e gli atomi?

Il filosofo Alfred North Whitehead ha sostenuto che la coscienza è presente fino al livello più basso. Per lui la coscienza è una proprietà intrinseca del creato. In quest’ottica, con l’evoluzione della vita non è emersa la facoltà della coscienza, bensì si sono allargate le varie qualità e dimensioni dell’esperienza cosciente, i contenuti della coscienza. Man mano che gli esseri viventi sviluppavano occhi, orecchie e altri organi di senso, i quadri dipinti sulla tela della coscienza diventavano più ricchi. Per elaborare e utilizzare queste informazioni si è sviluppato un sistema nervoso – e man mano che il sistema nervoso diventava più complesso emergevano nuove qualità: il libero arbitrio, la cognizione, l’intenzionalità, l’attenzione. Con la comparsa degli esseri umani la coscienza acquisì una dimensione completamente nuova: quella del pensiero.

In cerca di colui che pensa

Osservando la nostra esperienza interna, sentiamo che dev’esserci un soggetto, un sé che ha tutte queste esperienze, che prende queste decisioni, che pensa questi pensieri. Poiché usiamo il linguaggio per etichettare praticamente ogni altra cosa nell’ambito della nostra esperienza, ci sembra un passo naturale dare un nome a questo sé, qualsiasi cosa esso sia: lo chiamiamo ‘io’.

Ma cos’è questo sé? Com’è? Dove si trova? Il filosofo scozzese David Hume lo cercò lungamente al proprio interno, tentando di individuare qualcosa che fosse il suo vero sé. Ma tutto quel che trovò furono vari pensieri, sensazioni, immagini e sentimenti. La ragione per cui non riuscì mai a trovare il sé è che lo cercava nel posto sbagliato: lo cercava nell’ambito dell’esperienza, fra i contenuti della coscienza. Ma il sé, per definizione, non può essere uno dei contenuti della coscienza. È ciò che esperisce i contenuti della coscienza.

La sola altra possibilità è che questo sentimento che abbiamo dell’esistenza di un sé abbia a che fare con la facoltà stessa della coscienza. Ma se questo è il sé che percepiamo internamente, esso non è un sé individuale, personale. Non è un sé con delle caratteristiche e qualità. Non è una cosa che può essere percepita o conosciuta, nel senso in cui percepiamo e conosciamo altre cose. Non è un sé unico in ciascuno di noi. È qualcosa che tutti condividiamo. È la tela della mente.

Un sé vacillante

Poiché la sensazione di essere un sé individuale e unico è tanto forte, continuiamo a cercarci un’identità fenomenica. Troviamo un senso d’identità nei nostri pensieri e ricordi, nel nostro corpo e nel nostro aspetto, in ciò che facciamo e in ciò che abbiamo realizzato. Ma un tale sé è perennemente alla mercé degli eventi. Perciò ci diamo tante arie, compriamo una quantità di oggetti di cui non abbiamo veramente bisogno e diciamo una quantità di cose che non intendiamo veramente dire, il tutto per puntellare questo senso di identità fittizio.

Quando questo sé si sente minacciato, tende a mettere in moto la paura. La paura è utilissima quando abbiamo a che fare con una minaccia che riguarda il nostro essere fisico. Non dureremmo a lungo senza di essa. Ma non è una risposta appropriata a una minaccia che riguarda un’identità psicologica artificiale. In questa forma la paura non aiuta, bensì danneggia la nostra sopravvivenza, e in vari modi.

La paura induce stress e di conseguenza porta a varie malattie fisiche, mentali ed emotive. Il timore che venga leso il nostro senso di identità ci porta a giudicare le persone con cui viviamo e con cui entriamo in contatto. Una mente giudicante tende a essere critica e aggressiva, non compassionevole e amorevole. La paura inoltre porta con sé l’ansia. Andiamo in ansia per ciò che abbiamo fatto in passato e per ciò che può accaderci in futuro. E mentre la nostra attenzione si fissa sul passato o sul futuro, essa non è nell’attimo presente.

La più triste e ironica conseguenza di ciò è che l’ansia ci impedisce di trovare proprio ciò che cerchiamo. Fondamentalmente, tutti vogliamo star bene. Naturalmente vogliamo evitare il dolore e la sofferenza e vogliamo sentirci in pace. Ma una mente ansiosa non conosce pace.

Gli altri animali, privi di linguaggio e di pensiero discorsivo, non hanno bisogno di rafforzare un illusorio senso di identità e perciò non conoscono queste paure. Probabilmente si sentono in pace molto più spesso di noi.

Trascendere il linguaggio

Sembra che la medaglia del linguaggio abbia anche un’altra faccia. Il linguaggio è impareggiabile per condividere conoscenza ed esperienza. Senza di esso la cultura umana non esisterebbe. E parlare interiormente a noi stessi può esser utilissimo quando abbiamo bisogno di concentrare l’attenzione su qualcosa, analizzare una situazione o fare dei piani. Ma altrimenti gran parte del nostro pensare è completamente inutile. Quando osservo l’attività della mia mente, trovo che di un novanta percento dei miei pensieri potrei fare a meno con vantaggio.

Se metà della mia attenzione è catturata dalla voce che parla nella mia testa, quella metà non è disponibile per notare altre cose. Non mi accorgo di quello che sta accadendo intorno a me. Non odo il canto degli uccelli, il fruscio del vento e lo scricchiolio degli alberi. Non noto le mie emozioni e le sensazioni nel mio corpo. In effetti, sono cosciente solo a metà.

Solo perché abbiamo il dono del pensiero discorsivo, non significa che dobbiamo tenerlo in funzione tutto il tempo. Questo fatto è sottolineato da molti insegnamenti spirituali. La maggior parte di questi insegnamenti comprende tecniche di meditazione o di preghiera atte ad acquietare il dialogo interno e a fermare la mente. Questo è il significato letterale del termine indiano samadhi: ‘una mente in quiete’.

Una mente tranquilla è più capace di essere nel presente ed è più in pace. È lo stato naturale della nostra mente, la nostra eredità evolutiva. È lo stato di grazia al quale vogliamo ritornare, lo stato di grazia da cui siamo caduti quando il linguaggio si è impadronito della nostra coscienza.

Inoltre, dicono i saggi, quando la mente è completamente immobile riconosciamo la nostra vera identità. Come ha detto la Chandogya Upanishad tremila anni fa: “ Ciò che è l’essenza di tutte le cose, Quello sei Tu.”

Una scienza della coscienza?

La scienza ha esplorato le profondità dello spazio, le profondità del tempo e le profondità della struttura della materia senza trovare né un luogo né la necessità di Dio. Ora che ha cominciato a occuparsi della coscienza, ha intrapreso un cammino che alla lunga la porterà a esplorare le ‘profondità della mente’. Questa esplorazione la costringerà forse ad aprirsi a Dio. Non all’idea di Dio che troviamo nelle religioni attuali – che si sono distorte e impoverite nella trasmissione da una generazione all’altra, da una cultura all’altra, da una lingua all’altra – ma al Dio di cui gli insegnamenti parlavano in origine, l’essenza del nostro sé, l’essenza della coscienza.

Questa possibilità è anatema per l’attuale super-paradigma scientifico. È un po’ come quando Galielo disse al Vaticano che la terra non era il centro dell’universo. Ma se c’è nella scienza una certezza, essa è che tutte le certezze cambiano col tempo. I modelli scientifici attuali sono, in quasi tutti i campi, radicalmente diversi da quelli di duecento anni fa. Chi sa come saranno i paradigmi del prossimo millennio?

Una scienza che includesse in sé le profondità della mente sarebbe veramente una scienza unificata. Essa capirebbe l’origine ultima di tutte le nostre paure inutili, capirebbe perché non viviamo la vita nella pienezza del suo potenziale, perché non siamo in pace interiormente. Una tale scienza contribuirebbe allo sviluppo di tecnologie interiori per acquietare la mente e trascendere le nostre paure. Ci aiuterebbe a diventare padroni anziché schiavi del nostro pensiero, in modo da convivere con questo accidente dell’evoluzione traendo profitto dai suoi benefici, ma senza permettergli di riempire la nostra mente al punto di farci perdere di vista altri aspetti della nostra realtà – ivi inclusa la nostra vera natura interiore. Non è forse questo un programma che vale la pena di realizzare?

Peter Russell, che è una delle figure di punta dello Human Potential movement, è membro dell’Institute of Noetic Sciences, della World Business Academy, della Findhorn Foundation ed è membro onorario del Club di Budapest. Fra i suoi libri: Il risveglio della mente globale. Dalla società dell’informazione all’era della coscienza (Apogeo/Urra, 2000), From Science to God, Waking Up in Time e The Consciousness Revolution (con Stanislav Grof ed Ervin Laszlo). Ken Wilber lo ha definito ‘una delle più belle menti del nostro tempo’. Il suo web site è www.peterussell.com

Acquista i libri con Internetbookshop

Peter Russell. Il risveglio della mente globale. Dalla società dell’informazione all’era della coscienza. Apogeo/Urra. 2000. ISBN: 8873036449

Thomas Kuhn. La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Einaudi. 2000. ISBN: 880615205X

Acquista i libri con Amazon

Peter Russell. From Science to God: A Physicist’s Journey into the Mystery of Consciousness. New World Library. 2003. ISBN: 1577314093

Peter Russell. Waking Up In Time: Finding Inner Peace In Times of Accelerating Change. Origin. 1998. ISBN: 1579830021

Ervin Laszlo, Stanislav Grof, Peter Russell. The Consciousness Revolution: A Transatlantic Dialogue: Two Days With Stanislav Grof, Ervin Laszlo, and Peter Russell. Harper Collins UK. 1999. ASIN: 1862045402

Questo articolo è apparso originalmente su “New Renaissance” magazine, www.ru.org
Traduzione di Shantena Sabbadini.
Copyright per l’edizione Italiana: Innernet.

24 Responses to “Scienza, coscienza e Dio”

  1. Federico Patrone ha detto:

    concordo che tutto ciò che esiste é DIo e che la materia é fatta dalla mente di Dio e che noi viviamo nella sua mente, pur dotati di liero arbitrio…..nella primavera del 1988 su al Moncenisio vidi una Luce che proveniva dal cielo e che investi la Cime Du Bard fino ad un terzo circa della sua altezza, quella Luce vidi che creava la montagna e sentii che in un solo istante avrebbe potuto dissolverla.
    L’universo come mente di Dio, (più vicino a noi la natura che ci circonda) é esperienza fattibile anche con semplicità….( vedi mio sito) ma queste verità sono solo un passo, un primo passo nel più imporante passo del voler riscoprire la volontà e la natura di questo Dio…qui sta il punto: volontà e natura e per queste realtà capire, sapere come intendi Tu non basta affatto. Qui interviene la coscienza qui vista come consapevolezza, la consapevoelzza é la qualità dell’Essere che permette di distinguersi da ciò che la sua mente proietta e distinguersi vuol dire semplicemente non più solo esistere, ma sapere di esistere, cioé vuol dire vivere, essere persona e noi persone umane saremmo la coerenza con questo progetto di Esistenza.
    Qui le cose cambiano, non c’interessa più soltanto una teroria o una verità che si riscopre, c’interessa la Vita e questa vita propria dell’Essere é colma in modo incredibile di qualità che chiameremmo umane, ma sono al loro “top”, al loro assoluto.
    Tu pensa cosa significa bellezza, dolcezza,armonia in misura assoluta!!
    La ricerca allora si sposta da una ricerca puramente fisica che mi pare che non ci dice molto in ci ad una ricerca interiore, filosofica, teologica, antropologica ….non so bene come definirla.. ma ti assicuro che nell’evidenziarsi della nostra persona più vera ( vedi meditazionevita) col risveglio del nostro essere, la creazione ci appare oltre che meravigliosa e ricca di qualità interiori anche come un subsrtrato creato creato da una realtà che chiamiamo Dio, ma fatto per la nostra persona ove tra Dio e noi esiste un rapporto diretto come se noi fossimo i suoi strumenti per vivere la Sua realizzazione intendo come persona, poiché Lui non può essere persona Lui può solo creare con la sua mente
    L’India definisce questo processo come passaggio da uno stato non distinto o assoluto (essere puro non consapevole di se) ad uno stato duale ove l’Essere può prendere conoscenza di se stesso attraverso ciò che manifesta. Lo strumento per fare ciò é la Luce creatrice detta AOUM (OM) o vibrazione mantrica o prima dualità dell?Essere , energia creatrice (NAder Butto) . La Luce é ritenuta essere vibrazione dell’Essere stesso .Dopo la Luce e la realizzazioen del pensiero dell’Essere ( creazione) cresce la coscienza o consapevolezza che la mantiene stabile e per cosneguenza si genera la persona Divina. Dopo ciò veniamo noi persone umane a completare questo processo…..
    L?esperienza talvolta ci fa sentire coem entita che siamo usciti e cons erio rischiod a una realtà meravigliosa ove stavamo benissimo… ma non erevamo persone .
    Il serio sarebbe che se noi persone umane manchiamo questo progetto ad iniziare da noi stessi mettiamo a rischio tutto il progetto Divino per questa relazione diretta tra Dio e noi.
    Ci spiega le malattie le avversita della natura ed il male che ci facciamo tra di noi….. per ci probabilmente Gesù disse “perdona loro o padre perché non sanno”: Ad attestare ciò c’é la relazione dimostrabile che il contenuto della nostra mente e coscienza ha un influsso diretto e talvolta repentino sulla natura in particolare sul clima-tempo,, ( intendo da nuvoloso a sereno in pochi istanti )poi c’é la riscopera della salute come conseguenza del contenuto della nostra mente ed alro. Naturalmente per queste riscoperte occorre il serio impegno meditativo. cio occorre volerle queste cose ad iniziare da un grande fede ed amore per la vita e per la bellezza che riversiamo in Dio
    L’India é molto brava ad isnegnare queste qualità di Dio, ma tutti ci possiamo arrivare.
    Federico

  2. Russo vincenzo ha detto:

    Io sostengo che i fenomeni fisici sono solo una simulazione ai sensi ,di finti fenomeni materiali. La simulazione è costruita con teorema matematici mentali. Ovvero la vita è solo un vento mentale .Il mondo fisico è solo un’apparenza d’informazione materiale . Ovviamente la simulazione in teorema è realistica e realizza efficacemente le sensazioni materiali alla mente. Questa interpretazione della mia teoria unificata, non è però una sofisticheria di pensiero fantascientifico ,ma la corretta interpretazione dei risultati degli esperimenti quantistici. La fisica dei quanti sostiena già ora con me ,che non esiste universo senza l’osservatore .Pertanto le osservazioni empiriche future dei passagi dell’informazione mentale attraverso zone neuronali diverse e specifiche ,resteranno conoscenze empiriche dell’apparente divenire e non diverranno leggi fondamentali dell’esistenza .In parole povere, sono le senzazioni materiali a nascere dalla mente e non è il pensiero a nascere dalla materia. Questa pia speranza dei medici e dei biologi tardo evoluzionisti non è galileana ed è veramente una fantascietifica congettura. L’uomo non discende affatto dalla scimmia.

    COMMENTO AI COMMENTI

    Niente da fare .Il relativismo e la finta umiltà supposta a torto come di origine socratica ,hanno invaso anche le anime , le coscienze e le menti più candide e in buona fede. Questo rendere Dio imperscrutabile aumentandone la grandezza all’infinito ,sembra una buona umiltà ,ma risulta essere alla fine solo il vecchio pessimismo e sincretismo pagano. La chiesa cattolica invece, unica tra tutte le religioni del mondo, sostiene che Dio stesso può essere conosciuto anche con la Ragione. Purtroppo predica al vento come uno che grida nel deserto. Il relativismo, lo scetticismo e la via delle opinioni dei sofisti ,sono sostenute dagli epigoni delle tesi massoniche e post comuniste ,sulla stampa e nelle cattedrali della cultura modernista. Tanto costantemente e intensamente da confondere quasi tutti con la loro disinformazione.

    Il pensiero sineterico e la scienza veramente galileana sono stati invece in grado di conoscere e dimostrare anche l’esistenza di Dio, in modo rigoroso e scientifico. PROVARE PER CREDERE .

    PRIMA DI FARE DISFATTISMO ACULTURALE ,LEGGETE DIRETTAMENTE SUL SITO: http://www.webalice.it/iltachione . SCOPRIRETE CHE LA TEORIA UNIFICATA DELL’UNIVERSO FISICO E MENTALE E’ STATA REALMENTE TROVATA.

  3. Federico ha detto:

    la realtà é che Dio inizia la ove il pensiero finisce del tutto, cioé ove la mente comune si cancella, un correto pensiero a ciò che DIo fa oggettivamente nella natura può guidare a percepire Dio, ma poi anche questo pensiero deve estinguersi se davvero vogliamo almeno percepire Dio .La mente deve collocarsi nella Luce Divina o creatrice per percepire la realtà Divina..Provare per credere e costatare anche gli effetti sorprenenti .
    Peranto a mjo avviso a poco servono le ricerche basate sul pensiero filosofico, scientifico ecc se non a darci idee di Dio, soventi discordi mi pare o poco chiare ,ma un’espereizna é ben più di un’ idea. essa é sempre concorde e chiarissima

  4. Federico ha detto:

    No, che con la ragione si possa conscere Dio non credo proprio, ci si può avvicinare esempio: osservo un fiore. lo studio, scorgo la mente, la volontà e l’animo di chi lo ha progettato.
    Scusa sai io non voglio forzare l’opinione di alcuno, ma di certo so che é vero che non sono né umile ne finto umile, io sono uno che riferisce di esperienze oggettive , non sono una mente candida salvo non intendi per ciò “mente libera” sono una persona che sa stare nel mondo, che ha vissuto , sono una mente però che ha percepito della realtà che non ritenevo che potessero esistere in questa realtà fisica, anzi neppure prima le immaginavo.
    Posso concordare in parte , ma qui occorre davvero essere umili, si potrebbe riconoscere una unica appartenenza di tutto come dire esiste un assoluto e tutto é assoluto, come dire che questo assoluto é fuori ed é in noi ed é noi stessi , che sente e si gode ciò che vive e noi separati , divisi, distinti ,siamo illusione , in effetti nell’elevazione più alta possibile della coscienza ( massima o suprema nostra identità) non é più possibile riconoscere una realtà creatrice neppure immaginarla ma solo é possibile riconoscere la natura intorno ( fiori, prati cieli, nubi ecc.)con delle carattristiche interiori, non più solo fisiche ,il fisico é solo la loro struttura, sentiamo anche che la natura ci appartiene perchè riflette delle nostre qualità interiori.
    Ma ragionare su queste realtà di assoluto non mi pare tanto possibile,
    -sia poichè la nostra mente non può più dedicarsi a cose materiali ma può solo cercare di mantenersi libera dalle cose materiali diversamente l’identità suprema si dissolve, si corrompe,
    -sia perché intuiamo che l’essenza della realtà assoluta é come una completezza o una totalità di realtà di natura interiore cioé non di natura fisica come lo sono bellezza, l’armonia, la dolcezza, il sentimento ecc , realtà che non sono affatto ragionabili
    In questa ipotesi le Tue teorie potrebbero avere un senso, ma attenzione alle sole teorie, che non ci sviino dalla nostra realtà di persona,di vita, di essere viventi che vogliono vivere una realtà esteriore a loro affine cioé non solo fatta di materia…questo é un punto importantissimo, é l’essenza del sentimento, del cuore, della bellezza. dell’armonia. della stessa vita.. é anche ciò che intendiamo per Dio quando non lo confondiamo come una semplice fabbrica di mondi, natura ed universi.

    con la sola distinzione portata dalla cosceinza
    della coscienza per gli esseri viventi
    s
    Questo rendere Dio imperscrutabile aumentandone la grandezza all’infinito ,sembra una buona umiltà ,ma risulta essere alla fine solo il vecchio pessimismo e sincretismo pagano.

Leave a Reply