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hubble 2001-10-a-1280.jpgSecondo il cosmologo matematico Brian Swimme, l’universo è una rivelazione continua, radiosa, sfolgorante. Contemplare le meraviglie della creatività del cosmo che si dischiude è un evento mistico, estatico, che ispira stupore. E se parli con lui, leggi un suo libro, o guardi una sua serie di video educativi – è contagioso. Come specialista delle dinamiche evolutive dell’universo, Swimme ha fatto della trasmissione della nuova storia dell’universo lo scopo centrale del suo lavoro – la storia da stiramento mentale dei nostri quattordici miliardi d’anni d’evoluzione cosmologica che è stata rivelata dalle scoperte scientifiche delle recenti decadi.

Nel 1989 ha fondato il Centro per la Storia dell’Universo presso il California Institute of Integral Studies (CIIS), dove è anche professore di cosmologia. Swimme racconta la storia dell’universo nella speranza che questa vasta visione ci catapulti oltre la miopia delle nostre menti limitate di primati. Crede che la storia dell’universo, attraverso le vaste distese di spazio e di tempo, sia la storia più profonda di noi stessi. Swimme è particolarmente interessato al potenziale unico, nel trascorrere del tempo, del nostro momento presente – dato che ora è il momento, attraverso l’evoluzione delle uniche capacità riflessive della consapevolezza umana, che l’universo può diventare conscio di se stesso.

E, in modo più significativo per la nostra attuale crisi planetaria, ora è il momento in cui possiamo iniziare consapevolmente a “reinventare l’umano come una dimensione dell’universo emergente” ed evolvere in un modello d’essere umano con il quale siamo profondamente connessi, e con cui sperimentare una compassione globale e responsabilità per tutti gli aspetti della vita.

Compassione cosmica Brian.jpgSwimme ricevette il suo Ph. D. in cosmologia matematica dall’Università dell’Oregon nel 1978. Insegnò all’Università di Puget Sound per un certo numero d’anni, prima di trasferirsi a New York per studiare con Thomas Berry presso il suo Centro di Ricerche Religiose di Riverdale. Swimme e Berry iniziarono allora una collaborazione di lunga durata, il frutto della quale include The Universe Story (La Storia dell’Universo), scritta insieme nel 1992.

Swimme ritornò ad insegnare al College Holy Names a Oakland, in California, dove insegnò per sette anni e scrisse insieme a Mattew Fox: Manifesto for a Global Civilization (Il Manifesto per una Civilizzazione Globale) prima di unirsi al CIIS. E’ anche l’autore di numerosi altri libri, compreso The Universe is a Green Dragon (L’Universo è un Dragone Verde). Swimme viaggia regolarmente per parlare di cosmologia ed ecologia nelle conferenze e presso delle organizzazioni, incluse le Nazioni Unite, l’UNESCO, e The State of the World Forum.

Ho avuto il piacere di parlare con il Dr. Swimme, e di allargare le vedute della mia immaginazione all’infinito, all’università di Harvard, dove stava partecipando ad una conferenza sull’ecologia e la religione. Come ci sedemmo per iniziare l’intervista, m’informò che era appena tornato da una conferenza evento presso il Walden Pond di Thoreau. Mentre Swimme animava la grandezza e la maestà del cosmo, parlando della nascita delle galassie con l’intimità, lo stupore e l’eloquenza dei poeti trascendentalisti quando andavano in estasi descrivendo le foglie d’erba o uno stagno del Concord, sapevo che quello era l’incontro con un altro mistico della natura, ma uno del ventunesimo secolo, la cui sfera della natura include le stelle più lontane.

Susan Bridle: Quale ritieni che sia la crisi più urgente che oggi l’umanità stia affrontando? Quali sono i temi planetari ai quali abbiamo più bisogno di aprire gli occhi e di rivolgerci?

Brian Swimme: Ritengo che il modo più veloce di aprire gli occhi a quello che sta succedendo sul pianeta sia pensare in termini di estinzione di massa. Di quando in quando la terra attraversa una moría delle varietà viventi. Durante lo scorso mezzo miliardo d’anni, ci sono stati cinque momenti come questo. Non ne sapevamo niente fino a duecento anni fa; non avevamo la minima idea che questo fosse accaduto. Ora abbiamo scoperto che circa ogni cento milioni d’anni la terra ha subito questi stupefacenti cataclismi. E solo negli ultimi trenta o quarant’anni abbiamo scoperto che l’ultimo, il quale portò all’estinzione dei dinosauri, delle ammoniti e di molte altre specie, fu causato dalla collisione di un asteroide con la terra. Questo accadde sessantacinque milioni d’anni fa.

Non c’è stata consapevolezza di questo in nessun precedente periodo della storia umana. Lo cerchi nei Veda, lo cerchi nella Bibbia – non è da nessuna parte. Nello stesso tempo che lo scopriamo, scopriamo anche che ne stiamo causando uno proprio ora. Due anni fa il Museo Americano di Storia Naturale indisse un sondaggio tra i biologi. Fecero una domanda semplice: “Ci troviamo nel processo di un’estinzione di massa?”. Il settanta per cento rispose di sì. Un’estinzione di massa. Non puoi aprire gli occhi e vederla. È una scoperta che riguarda il tutto. I nostri sensi si sono sviluppati per trattare con le cose a portata di mano, e questa è una conclusione che riguarda l’intero pianeta.

Così, ora, stiamo appena scoprendo che siamo di fronte ad un’estinzione di massa. Ci capita di trovarci nel momento in cui la cosa peggiore che accadde alla terra sessantacinque milioni d’anni fa, sta accadendo di nuovo. Questo è il punto uno. Il punto due è che siamo noi a causarlo. Il punto tre è che non ne siamo consapevoli. C’è solo un piccolo frammento d’umanità che ne è consapevole. Le cifre sono queste: venticinquemila specie si estinguono, come minimo, ogni anno. Nel caso in cui l’attività umana fosse diversa, o se gli esseri umani non fossero qui, ci sarebbe una specie che si estingue ogni cinque anni. Abbiamo velocizzato il tasso d’estinzione nell’ordine di qualcosa come da cento a mille volte.

Il punto è che non siamo stati preparati a capire cosa sia un evento d’estinzione. Abbiamo avuto tutti questi grandi insegnanti. Tornando indietro negli anni troviamo persone straordinariamente intelligenti, ma, per esempio, puoi sfogliare, tutti i sutra o i dialoghi di Platone, e non citano mai un’estinzione. In realtà non credo che Platone o il Buddha fossero in grado di immaginare un’estinzione. Prima di tutto a quel tempo non eravamo consapevoli dell’evoluzione. Non eravamo consapevoli dell’intero processo, perciò l’idea dell’estinzione non aveva senso. Di tanto in tanto, quando gli scienziati o altre persone trovavano queste ossa, ne deducevano che queste creature effettivamente esistessero ancora da qualche altra parte, capisci, in un altro luogo del continente. Non esisteva il concetto d’estinzione. Solo ora dobbiamo avere a che fare, veramente, con il significato dell’eliminazione di una forma di vita.

Ho un’idea nuova sul modo di aiutare la gente a capirlo. I cristiani hanno riflettuto per duemila anni sulla crocifissione di Gesù. Nell’eventualità in cui ti fosse, poi, capitato di essere da quelle parti, per esempio ad Alessandria c’era un mondo cosmopolita e ricevevano notizie su ciò che accadeva nei dintorni, e avessi sentito dire di un rabbi ebreo ucciso – gran notizia. In realtà non avrebbe avuto un grande impatto su di te. Poi, però, i teologi cristiani ci riflettono per i duemila anni successivi. Così il mio ultimo pensiero è che forse per i prossimi milioni d’anni, gli esseri umani rifletteranno su ciò che significa per la terra attraversare questo processo d’estinzione.

Ci può volere quel lungo lasso di tempo per assimilarlo pienamente, in tutte le sue ramificazioni. Io non lo comprendo. È ben oltre la mia mente. Penso che in realtà non siamo preparati per comprendere il suo significato. Al momento, solo averne un bagliore sarebbe eccezionale. È tutto ciò che spero. Se solo ne avessimo un bagliore, potremmo iniziare a pensare a quel livello richiesto per occuparcene in modo effettivo.

Susan Bridle: Quale credi sia la soluzione a questa crisi?

Brian Swimme: Dovremmo reinventare noi stessi, a livello di specie, in un modo che ci consenta di vivere relazioni scambievolmente migliorative – non solo con le persone ma con tutti gli esseri – in maniera che le nostre attività migliorino il mondo. Al momento le nostre interazioni degradano tutto.

Vedi, la versione a fumetti della nostra civiltà è che siamo tutti materialisti, non abbiamo la percezione di un significato più esteso al di là di noi stessi. Nella cultura materialista occidentale, la nostra preoccupazione fondamentale è l’individuo. L’individuo e l’accumulo – di qualsiasi cosa si tratti. È la fama? Sono i soldi? Mettiamo questo a fondamento della nostra civiltà. Questo è il modo in cui abbiamo organizzato le cose. Ora, ci sono dei fattori mitiganti, ma sto dando una versione a fumetti. Quello che è necessario capire è che alla radice delle cose c’è la comunità.

Ad un livello più profondo, questo è il centro delle cose. Proveniamo dalla comunità. Di conseguenza come possiamo organizzare la nostra economia in modo da fondarla sulla comunità e non sull’accumulo? E in quale modo possiamo impostare la nostra religione affinché c’istruisca sulla comunità? E quando dico “comunità”, voglio dire la comunità di tutta la terra. Questo è il domino sacro fondamentale – la comunità della terra.

Queste sono le modalità con cui, penso, ci muoveremo. In che modo organizzi la tua tecnologia cosicché mentre la usi migliori la comunità? Questo è difficile. Finché abbiamo questa visione del mondo nella quale la terra è solo una cosa, materia vuota, e l’individuo è più importante, allora siamo destinati ad usarla come ci pare e piace. Di conseguenza l’idea è di smettere di considerare la terra un magazzino, e cominciare a vederla come la nostra matrice, la nostra comunità fondamentale. Questa è una delle cose più grandi di Darwin. Darwin c’insegna che ogni cosa è imparentata.

Alla faccia dell’intuizione spirituale! Ogni cosa è imparentata a livello di relazione genetica! Un altro modo semplice di dirlo è: costruiamo una civiltà basata sulla realtà delle nostre relazioni. Se pensiamo agli esseri umani come esseri in cima a questa enorme piramide, allora ogni cosa sotto di noi non ha valore e la possiamo usare come vogliamo. Nel passato non era così evidente perché la nostra influenza era minore. Ora, però, abbiamo un potere planetario. Improvvisamente i difetti di quest’attitudine ci sono fatti presenti dalle conseguenze delle nostre azioni.

Compassione cosmica cosmo.jpgÈ incredibile comprendere che, ora, ogni specie sul pianeta venga influenzata primariamente dalla sua interazione con gli esseri umani. Prima non è mai stato così. Durante tre miliardi d’anni la vita si è evoluta in un certo modo; tutta quest’evoluzione si è verificata in un ambiente selvatico. Ora sono le decisioni degli esseri umani, che determineranno il modo in cui questo pianeta funzionerà e apparirà per centinaia di migliaia d’anni, nel futuro. Guarda la quercia, la vespa e il rinoceronte. La bellezza di queste forme scaturì, nel passato, da un sistema integrato di selezione naturale. Ma, il modo in cui si presenteranno in futuro, sarà determinato principalmente da come interagiscono con noi. Perché noi siamo dappertutto. Siamo diventati potenti. Noi siamo il meccanismo planetario a questo livello su larga scala. Possiamo risvegliarci a siffatta evidenza, e reinventare noi stessi al livello di conoscenza e saggezza necessari? Questa è la natura del nostro momento. Il nostro potere è andato al di là di noi stessi, oltre la nostra consapevolezza. Questa è una sfida che non abbiamo mai affrontato; imparare di nuovo ad essere umani affinché sia d’effettivo miglioramento per queste altre creature. Se vuoi essere sconvolto, immagina d’essere responsabile della condizione delle giraffe tra un milione d’anni. O dell’elefante asiatico. I biologi sono convinti che l’elefante asiatico non esisterà più allo stato brado. Già da ora il ghepardo non può sopravvivere allo stato brado. Questo significa che gli elefanti asiatici del futuro, si troveranno principalmente nei nostri zoo, come pure i ghepardi. Il tipo di ambiente che renderemo loro disponibile formerà, perciò, i loro muscoli e il loro scheletro, e tutto il resto. Sto parlando di milioni d’anni. Ora, questa è la specifica sfida, perché questo è il momento in cui la terra sta attraversando tale importante fase di mutamento – gli sviluppi del pianeta stanno per aprirsi alla consapevolezza umana.

Ecco perché sono elettrizzato dalle tue domande. Vedi, penso che il risvegliarsi, l’illuminazione, possa salvare il mondo, il pianeta. Poiché stiamo facendo delle cose che nessuno vuole che accadano. E le stiamo facendo perché siamo inconsapevoli. Quindi se possiamo svegliarci e puntare tutte le nostre energie a proposito, allora ho una profonda fiducia che avverranno bellissimi eventi di guarigione.

Susan Bridle: Spesso parli del fatto che siamo ad una congiuntura particolare nella storia dell’umanità, perché abbiamo conoscenza di quattordici miliardi di anni di evoluzione cosmologica che ci ha portato a questo punto – e che questa conoscenza porta con sé una responsabilità che non abbiamo mai immaginato prima. Puoi darci un profilo essenziale della vasta portata di quest’evoluzione?

Brian Swimme: È davvero semplice. Ecco l’intera storia in un rigo. Questa è la più grande scoperta dell’impresa scientifica: prendi l’idrogeno allo stato gassoso, lo lasci da solo, e si trasforma in cespugli di rose, giraffe ed esseri umani.

Susan Bridle: Questa è la versione concisa.

Brian Swimme: Questa è la versione concisa. La ragione per cui mi piace questa versione è che l’idrogeno gassoso è inodore, incolore, e secondo il pregiudizio della nostra civiltà occidentale solo una cosa materiale. Non c’è gran che. Prendi l’idrogeno, lo lasci da solo, e si trasforma in un essere umano – è un’informazione piuttosto interessante. Il punto è che, se gli esseri umani sono spirituali, allora l’idrogeno è spirituale. È un’incredibile opportunità per sfuggire al dualismo tradizionale – sai, lo spirito è là in alto; la materia è quaggiù. In realtà è diverso. C’è la materia dall’inizio alla fine e c’è lo spirito dall’inizio alla fine. Ecco perché amo la versione concisa.

Va bene, ecco la versione più estesa: tredici miliardi d’anni fa, secondo la più recente ipotesi, l’universo apparve come particelle elementari incandescenti. Non solo particelle calde trilioni di gradi, ma anche un milione di volte più dense del piombo. L’universo non è nato come fuoco. Ha avuto inizio da tale incredibile calore denso – non siamo neanche in grado d’immaginarlo. Lo conosciamo solo attraverso qualche numero. E, poi, ha cominciato ad espandersi. Dopo trecentomila anni si è raffreddato abbastanza affinché si formassero gli atomi. Atomi d’idrogeno. E mentre la materia continuava a raffreddarsi e ad espandersi, ha iniziato anche ad unirsi in queste enormi nubi che chiamiamo galassie.

Quando l’universo ha circa un miliardo d’anni, le galassie nascono, whossshhhhhh, come fiocchi di neve cadenti, un centinaio di miliardi di galassie. Fu un momento incredibile perché quella fu l’unica volta nella storia dell’universo in cui le galassie ebbero la possibilità di prender forma. Prima, era troppo denso e caldo. Dopo, sarebbe stato troppo rado e disperso. Stephen Hawking scoprì qualcosa d’incredibile. Se consideri l’espansione dell’universo, vedi tutta quest’energia, non è vero? Sta esplodendo e allo stesso tempo c’è questa forza di contenimento, la gravità, che tiene tutto insieme. Abbiamo queste due forze opposte. Se la forza gravitazionale fosse stata leggermente più forte avrebbe schiacciato l’intero universo in un buco nero, in un milione d’anni. Oppure, se la forza gravitazionale fosse stata più debole, si sarebbe disintegrato e non avrebbe creato le galassie. Si tratta di un equilibrio incredibile. La differenza è una parte su dieci alla cinquantanovesima – che è un trilionesimo di un trilionesimo di un trilionesimo dell’uno per cento. Ecco quanto è delicato. É più delicato che danzare sulla lama di un coltello.

In seguito, la galassia diventa più complessa poiché si accendono le stelle, e le stelle nella loro combustione trasformano gli elementi all’interno del loro nucleo. Così l’idrogeno si trasforma in elio. E, più tardi, diventa molto più caldo, e l’elio si trasforma in carbonio e così via. Tutti gli elementi sono creati all’interno della stella, che poi esplode. Di modo che la successiva stella che si forma, si forma da questi elementi più complessi, e allora ecco la possibilità dell’esistenza dei pianeti. Tutti gli elementi del nostro corpo, ognuno di loro, sono stati forgiati da una stella. Walt Whitman lo intuì quando disse: “Una foglia d’erba non è da meno del ruotare delle stelle”. E ti chiedi, come ha potuto fare quest’affermazione? Si chiama conoscenza di sé. In altre parole, una stella ha dato vita agli elementi che poi si unirono nella forma di Walt Whitman. Potresti suggerire, quindi, che Walt Whitman ebbe un ricordo approfondito di dove proveniva.

Susan Bridle: È un’intuizione sbalorditiva.

Brian Swimme: Non è qualcosa d’incredibile? In che modo riuscì a scriverlo? Analogamente quando Einstein scoprì la teoria generale della relatività, la scoprì da dentro. Non c’erano dati a disposizione sull’espansione dell’universo, né di nient’altro. Lui affermò di essere entrato nei suoi moti viscerali – uno strano modo di pensare alla creatività – e pose l’attenzione su ciò che accadeva all’interno, e dette vita alle equazioni gravitazionali che usiamo oggi. É ciò che, ritengo, fece Whitman. Penetrò le profondità della realtà del suo corpo ed ebbe quest’intuizione sulle stelle. E ora ne abbiamo scoperti i dettagli empirici. Io amo tutto questo – siamo nati tutti dalle stelle.

Così continuando con la nostra storia – in certi sistemi planetari si forma la vita. È un’enorme trasformazione. E circa tre e mezzo miliardi d’anni fa comincia la vita, e poi, circa settecento milioni d’anni fa, inizia a diventare più complessa. Poi si forma una strana piccola razza – i vermi. I vermi sviluppano una colonna vertebrale e un sistema nervoso. Siamo così impressionati dai cervelli. I vermi crearono i cervelli. Vedi il tema che qui sto sviluppando? Idrogeno. L’idrogeno diventa noi. Tutta la materia è spirituale. E se i vermi possono creare dei cervelli, allora la creatività è in ogni dove!

Poi abbiamo le forme di vita avanzate – più avanzate nel senso di più complesse. Abbiamo attraversato vari stadi dell’umanità; si è sviluppata la nostra coscienza. Poi abbiamo questo momento. Ora scopriamo noi stessi nel bel mezzo di questa storia. E vedi, tutto ciò che è successo prima era necessario per noi, affinché ci scoprissimo a tutti gli effetti nell’universo, proprio ora – tutto lo sviluppo della mente, la strumentazione e così via.

Il modo, però, con cui intendo collegare la storia per te, consiste nel tornare indietro alla nascita delle galassie. Ci fu un momento in cui le galassie ebbero la possibilità di formarsi, non prima, né dopo. Ritengo che sia come il nostro momento attuale. Vedi, questo è per il pianeta il momento di svegliarsi a se stesso attraverso l’umano, cosicché gli sviluppi effettivi dell’evoluzione abbiano un’opportunità di risvegliarsi e di iniziare a funzionare a quel livello. Sai, non poteva succedere prima. E la cosa stupefacente è che, probabilmente, non accadrà in seguito. Nell’eventualità in cui non facessimo questo passaggio, la creatività del pianeta sarebbe, molto probabilmente, in una condizione così degradata da non poterci permettere quel passo. La cosa che fa rabbrividire è che, nell’universo, i luoghi veramente creativi possano perdere la loro creatività. Abbiamo parlato della nascita delle galassie.

Ci sono due diverse forme di galassie, galassie a spirale – galassie con braccia a spirale – e galassie ellittiche, che possono essere più estese o più piccole, ma senza una struttura interna. Le galassie che hanno braccia a spirale possiedono la creatività per originare nuove stelle. Così si formano le stelle. Esse creano questi elementi. Questi elementi si disperdono. Poi ne formano un’altra, un altro sistema stellare e così via. Nelle galassie ellittiche, però, questo non è possibile. Secondo la nostra attuale comprensione, le galassie a spirale, in certi momenti, sono entrate in collisione ed hanno distrutto la loro struttura interna diventando galassie ellittiche. Quest’ultime stanno semplicemente lì, e le stelle se ne vanno una ad una. E qui finisce la storia. Così puoi effettivamente uscire dalla dinamica principale della creatività nell’universo.

Eccoci ora in mezzo alla galassia della Via Lattea. Ci sono duecento miliardi di stelle. Molte di quelle hanno dei pianeti. Forse molti ospitano una forma di vita intelligente. Ci sono circa un centinaio di miliardi di galassie nell’universo conosciuto. Ovviamente un sacco di stelle; molto probabilmente, parecchia vita. Chi lo sa? Ma se ci pensi in termini di creatività dell’universo, è possibile che molti pianeti attraverseranno la transizione che stiamo affrontando ora. E se non lo fanno, moriranno – come le galassie ellittiche. Per cui la sfida che abbiamo di fronte come umani è vedere che ciò che consideriamo piccolo è immenso. La stessa forma della nostra coscienza ha un significato cosmologico che non conoscevamo prima. Ho parlato di questo in senso evoluzionistico, nei termini degli animali e via di seguito, ma può andare oltre. Può avere enormi implicazioni per l’intera galassia.

Questo, quindi, sarebbe un modo di considerare i tredici miliardi d’anni di storia – considerare la sfida che abbiamo di fronte come una sfida cosmologica. In passato abbiamo attraversato transizioni che sarebbero potute andare nel modo sbagliato. In tal caso il nostro pianeta sarebbe, forse, ancora in vita, ma certamente non a quel livello di complessità che vediamo oggi. Non voglio in nessun modo suggerire che quello che si sta verificando sia stato in qualche maniera progettato affinché accadesse. Più che altro è un avventura.

Susan Bridle: Questa nuova conoscenza della storia dell’universo, certamente, amplifica i confini della nostra immaginazione.

Brian Swimme: Sì. È così. Immagina come fu quando Copernico apparve in città e disse alla gente per la prima volta: “Ehi, lo sapevate? La terra gira intorno al sole”. Cerca di capire. Non ci siamo riusciti. Non saremmo stati in grado di occuparcene. Così ci dividemmo: l’impresa scientifica andò da un lato e quella religiosa/spirituale dall’altro. In un certo senso ci troviamo ad un bivio simile. Siamo in grado di trovare le risorse per capirlo e di procedere in accordo? È una sfida per l’immaginazione.

Susan Bridle: Qual è il catalizzatore più importante per il tipo di cambiamento della visione del mondo di cui stai parlando?

Brian Swimme: È una domanda rilevante. Avrei voluto avere una risposta adeguata. Ci ho pensato, e la mia conclusione è che ci sono molteplici catalizzatori. Per alcuni è la conoscenza, l’ascoltare semplicemente questa nuova storia dell’universo – che è l’opportunità che creo, insegnando. Per altri si tratta di una tragedia personale. O forse un primo legame con la bellezza di un luogo, dall’infanzia, e poi tornarvi e vederlo distrutto. Alcuni si risvegliano con vari tipi di meditazioni; altri usano le droghe. Vedo molti catalizzatori. Forse non ho una risposta adeguata, ma per me il catalizzatore è stato la conoscenza. Fui semplicemente colto da totale stupore di fronte alla conoscenza contemporanea. Di conseguenza questo è il mio cammino, ma non faccio preferenze, perché ho incontrato tante persone che cominciano a percepire il cambiamento e che provengono dalle direzioni più svariate.

Susan Bridle: Spesso parli dell’importanza di attivare quella che chiami “una compassione globale”. Cosa intendi per “compassione globale”?

Brian Swimme: Quando usiamo delle parole come compassione, ci limitiamo ad usarle per il mondo umano. Parte di ciò mi riporta a quello che ho già detto, sul fatto che consideriamo il resto dell’universo come una cosa, e non utilizziamo parole spirituali, calorose o emotive a questo riguardo. La tradizione scientifica lo ha sempre definito una “proiezione” – proiettare le tue qualità sull’universo nella sua interezza, o sulla natura. E questa si suppone sia una cosa terribile da fare. Penso che tale definizione si incrini non appena iniziamo a renderci conto che tutto è un evento d’energia. È un unico viaggio, un’unica storia, cosicché le qualità che sono vere per l’essere umano sono, in un modo o in un altro, vere per altre parti dell’universo. Parlo di compassione come di una realtà a più livelli. Non è vera soltanto riguardo agli umani.

La mia interpretazione è questa. Penso che l’attrazione gravitazionale sia una prima forma di compassione o del prendersi cura. Se all’origine dell’universo non ci fosse stata questa premura, non si sarebbero formate nemmeno le galassie – e non saremmo qui a discuterne. Questa cura o compassione, inizia a rivelarsi in forma organica, quando c’è un legame che si sviluppa tra una madre e la sua prole. Sai, Per molto tempo non c’è traccia di legame. Non c’è il prendersi cura – o almeno non in modo visibile – per esempio, coi batteri. Si replicano. In questo potrebbe esserci della cura ma non l’abbiamo ancora riconosciuta. Quando arrivi ai mammiferi, però, duecentoventi milioni d’anni fa, si manifesta questo legame tra madre e figlio. Questo compare come una mutazione genetica.

Ma, a causa di ciò, la prole ha una più alta probabilità di sopravvivenza. In seguito, quella mutazione si diffonde e inizia a caratterizzare l’intera popolazione. É solo il legame tra una madre e un infante. Poi si sviluppano altri legami tra fratelli ed essi hanno una maggiore probabilità di sopravvivenza. Tutto quel che dico è in accordo con la biologia Darwiniana. Non è al di fuori della scienza ufficiale. Quel che ci dice è che le dinamiche della biologia Darwiniana favoriscono la comparsa della compassione. Questa si manifesta tra la madre e il bambino. Tra fratelli, e perfino tra gruppi di famiglie. Ed inizia a diffondersi.

A questo punto appaiono gli esseri umani. Siamo la prima specie che ha la possibilità di prendersi cura di tutte le altre specie. Gli scimpanzé sono i nostri parenti più stretti, e si prendono certamente cura gli uni degli altri, ma il loro prendersi cura non si estende, in nessun modo visibile, ad altre specie, sebbene possano condividere dei territori con i babbuini. Ho chiesto ai naturalisti se hanno visto uno scimpanzé prendersi cura di un babbuino, e non l’hanno mai visto. Con gli esseri umani, improvvisamente, hai la possibilità, in gran parte grazie all’immaginazione, di prenderti davvero cura. Voglio dire, io mi prendo cura. Mi prendo tanta cura dei ghepardi.

E non sono mai stato vicino ad un ghepardo nel suo ambiente naturale. La mia tesi è, che l’essere umano rappresenti quella dimensione, nella quale la compassione globale che pervade l’universo dalle origini, ora cominci ad affiorare all’interno della coscienza. Questa è l’unica differenza. Non abbiamo inventato la compassione, ma essa scorre attraverso di noi – o potrebbe. Il cambiamento di fase in cui ci troviamo, mi sembra derivi, dalla compassione globale che si sta aprendo alla specie umana.

Susan Bridle: Vuoi dire che attraverso l’evoluzione, la selezione naturale Darwiniana abbia favorito la formazione di legami di cura e riguardo, ma che ora, nell’essere umano, abbiamo l’opportunità e la responsabilità di estendere quella cura e riguardo, coscientemente, oltre quello che è già stato determinato geneticamente. Nella tua serie di video The Earth’s Imagination (L’immaginazione della terra), dici: “È formidabile che ami i membri della tua famiglia, ma come ti comporti con le specie che sono fuori la cerchia dei tuoi geni? Questa è la sfida. Non sembra ingrato da parte nostra l’essere soltanto trasportati da legami emozionali formatisi nel passato? Come sarebbe se ci impegnassimo a sviluppare un riguardo più profondo verso tutte le specie?”. Puoi parlare sulla possibilità di realizzarlo effettivamente – in che modo ampliare la portata della nostra cura e riguardo?

Brian Swimme: La mia convinzione è che il primo passo sia solo porre attenzione. Quello che stupisce è che, come esseri umani, se ci soffermiamo su una qualsiasi cosa, dopo un po’ ne siamo affascinati. Non importa cosa sia. La capacità di soffermarsi sulle cose è tipicamente umana perché non possediamo programmi d’azione fissi. Possiamo dimenticarci di tutto e soffermarci soltanto su qualcosa. Lo chiamo il potere dell’intripparsi. Possiamo porre attenzione alle balene o ai colibrì e rimanerne affascinati. È un modo di osservare approfondito, o di contemplare, e la mia intuizione è che se gli esseri umani si permettessero di rimanere affascinati da altre creature, queste specie risveglierebbero le profondità psichiche nell’essere umano che corrispondono alla loro bellezza.

Poi ci convinceremmo che, in qualche modo stupefacente, essi sono per noi essenziali. Potremmo stupirci di come siano importanti per il nostro gusto della vita, il senso di benessere o la nostra felicità. Il capo indiano Chief Seattle ha affermato che se non ci fossero gli animali, moriremmo di solitudine. Penso che una sensazione più profonda di cura inizi permettendoci di muoverci con timore reverenziale – con tutte le diverse creature, non importa quali. Se avessimo cura di loro, vedremmo la loro colossale grandezza. Abraham Heschel ha detto che il timore reverenziale è il primo gradino verso la saggezza. Puoi sederti e guardare i pesci, e pensare a come si sono sviluppati durante centinaia di milioni d’anni, e immaginare quello che provano e dopo un po’ immergerti nella contemplazione dell’assoluto. Questo credo debba essere il primo passo verso la compassione.

Susan Bridle: Molte tradizioni spirituali parlano del trascendere l’interesse verso se stessi e dell’esprimere profondo riguardo per gli altri come di un aspetto fondamentale del cammino spirituale. É una trasformazione piuttosto radicale quella del cambiare le nostre motivazioni di base e fare il salto, dalla fondamentale preoccupazione di sé ad una condizione nella quale la propria vita è basata su un’autentica premura e un interesse per l’intera vita. I cammini spirituali impegnati in questo tipo di trasformazione di solito richiedono un’enorme dedizione e spesso anni di ampie pratiche spirituali. Tuttavia la situazione in cui siamo ora, su questo pianeta, è critica. Pensi che sia ancora possibile, per un numero sufficiente di persone, fare questo salto abbastanza velocemente da capire la nostra crisi attuale?

Brian Swimme: Penso che l’universo lo stia compiendo. Dobbiamo, però, parteciparvi consciamente. Ed è molto importante che vi partecipiamo in senso concreto. Allo stesso tempo è molto importante ricordare che non siamo noi i fautori. Intendo dire, l’universo ci ha lavorato per molto tempo ed ora questo mutamento sta esplodendo all’interno della coscienza umana. Ma non ne abbiamo il controllo. Di conseguenza non ho la minima idea se abbiamo abbastanza tempo. Per me è quasi una questione secondaria. Sembra soltanto profondamente giusto, che ci stiamo pensando e che ci stiamo lavorando. Penso che tutte le tradizioni spirituali evolveranno più in fretta non appena sapranno di questa nuova cosmologia, e del momento che affrontiamo quale specie umana. Si verificherà un’amplificazione. Potrebbe essere molto veloce. Oppure ci potrebbe impiegare migliaia di anni. Non lo so.

Susan Bridle: La tua visione del risveglio spirituale è un abbraccio del viaggio cosmico evoluzionistico dell’universo in quanto noi stessi, e uno spostamento dalla visione di noi stessi come individui separati all’identificazione con l’universo stesso quale Se più grande. Cosa ne pensi delle tradizioni mistiche orientali che ci dirigono esclusivamente a guardarci dentro per l’illuminazione, e di affermazioni come questa, del famoso saggio Indù Ramana Maharshi: “Tutte le controversie sulla creazione, la natura dell’universo, l’evoluzione, lo scopo di Dio, ecc. sono inutili. Non portano alla nostra vera felicità. La gente cerca di scoprire cose al di fuori di sé, prima di cercare di scoprire “Chi sono io?” Solo con quest’ultimo strumento possiamo guadagnare la felicità”. (Be As you Are; the Teachings of Ramana Maharshi. editor David Godman. Arkana. New York, 1985. Ediz. italiana: Sii ciò che sei; Ramana Maharshi ed il suo insegnamento. Il Punto d’Incontro. 1995)

Brian Swimme: Posso solo parlarti del mio orientamento. É che ci sono così tante cose a cui teniamo, che portiamo nei nostri cuori, a cui vogliamo essere di soccorso. La gente soffre. Gli animali soffrono. In che modo posso interagire per rendermi utile? Questo è il mio centro d’interesse. Tutto ciò su cui rifletto è in qualche modo legato a questo. Semplicemente l’essere responsabile e il partecipare al processo che approfondirà la gioia. É il solo modo in cui possa esprimerlo. É la mia grande speranza. Ci può essere per l’individuo una certa tendenza a focalizzarsi sulla “mia illuminazione” e cose del genere. Ma non sembra che sia ciò di cui ora abbiamo bisogno. Oppure non è abbastanza.

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David Godman (a cura di). Sii ciò che sei. Ramana Maharshi ed il suo insegnamento. Il punto d’incontro. 1995. ISBN: 8880930044

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Brain Swimme, Matthew Fox. Manifesto for a Global Civilization. Bear & Co. 1984. ASIN: 093968005X

Brian Swimme. The Hidden Heart of the Cosmos: Humanity and the New Story. Orbis Books. 1999. ISBN: 1570752818

Brian Swimme. The Universe Is a Green Dragon: A Cosmic Creation Story. Bear & Co. 1988. ISBN: 0939680149

Brian Swimme. The Universe Story : From the Primordial Flaring Forth to the Ecozoic Era. Harper SanFrancisco. 1994. ISBN: 0062508350

Copyright originale “What is Enlightenment” magazine www.wie.org

Traduzione di Nityama Masetti. Revisione di Toshan Ivo Quartiroli.

13 Responses to “Compassione cosmica, intervista con Brian Swimme”

  1. Anna ha detto:

    Grazie. Sono d’accordo. Cercherò i video di Brian Swimme. Mi piace molto ” La compassione globale”. Ho scritto 10 pag negli ultimi mesi a titolo ” Contenimento affettivo ” Ora questo mio lavoro acquista un più ampio senso e vi citerò Brian Swimme nel “contenimento della forza di gravità”. Mi piace anche molto il prendersi cura di tutto. A volte mi sento addolorata pensando che il mio uso della lavapiatti può danneggiare altri o altro. Mentre prendevo il sole sul “MIO SCOGLIO” ieri ho scritto due righe:
    energia di onde……musica di movimento……
    pelle e cuore…. espansione…. contenimento….
    trine argentate collassate dall’onda
    mi raggiungono nel grande viaggio. Il sole guarda……
    Grazie ancora Un saluto Anna

  2. sada ha detto:

    molto interessante e attuale-
    non esiste la “mia illuminazione” tu sei l’altro e l’altro e’ te-
    guardarsi come specie umana e non come individuo- forse e’ il primo passo e da qui nasce la compassione e di conseguenza l’evoluzione dell’essere umano-
    la scienza e’ progredita ma la conoscenza di se stessi si e’ fermata o adirittura involuta-tranne cheper poche eccezioni che ancora riescono a guardare …il cielo, le stelle l’universo. un filo d’erba e rimanere stupiti a chiedersi .chi e’ il creatore ???
    stupiti da tale meraviglia non puoi distruggere, ma non so se l’uomo ce la fara’………..per ora.

  3. Anna ha detto:

    Anche tu come molti altri per definire l’essere umano scegli di usare il termine: UOMO. Dal mio osservatorio L’UOMO ce la farà solo se sceglierà più in fretta possibile la collaborazione con il genere femminile. Ti consiglio una lettura?: Il risveglio della dea di Vicki Noble. ed: saggistica TEA http://www.tealibri.it
    Con affetto Anna

  4. Alain ha detto:

    U-O-M-O
    Come specie ne maschile ne femminile, non si tratta di affermare nessuna identita’ di genere.
    La Dea non e’ ne maschio ne femmina.
    Antropomorfizzare la Dea e’ non aver compreso l’Unita’ fondamentale, l’inseparabilita’ di Shiva Shakti (e di tutti gli altri simbolismi).

  5. Anna ha detto:

    Scusa il ritardo. Forse hai ragione ma….Cerco di spiegarti la mia posizione: Vivo solo al presente e sono lanciata nel futuro. Nel nostro periodo storico l’individualità è per me la ricerca della conoscenza di se stessi. Il tuo U-O-M-O è per me un richiamo al passato con tutti i suoi simboli anche giusti. So danzare Shiva e mi piace molto. Sono anche molto convinta che il genere femminile abbia bisogno di riconoscimenti per poter poi unire nella collaborazione il pensiero maschile a quello femminile. I continui riferimenti ad un passato che ha negato l’esistenza di un pensare diverso non fa che rafforzarne la mancanza. Dal mio osservatorio le guerre comonciano nelle stanze da letto. Quando sottolineo certe sottigliezze in questo campo così scivoloso anche il mio compagno si incupisce. Un caro saluto Anna

  6. eckhart ha detto:

    Le guerre che iniziano nella camera da letto devono finire lì :-D
    e comunque sempre guerre sono e non portano a nessun cambiamento (se non esteriore).
    La coscienza ha bisogno di ben altro per emanciparsi:
    è consapevolizzarsi,riscoprendo i propri risentimenti ,scavando dentro le proprie rabbie (ataviche o meno poco cambia..) e non basta proiettarsi nel futuro per liberarsene,quanto viverle qui,adesso.
    Perchè non c’è che questo:il presente.
    Non si costruisce nulla ,nè sulle rovine ,nè sull’immagine di una realtà a venire se non si schiude la consapevolezza del presente.
    :-)

  7. Anna ha detto:

    Ciao eckhart ( forse è in nome di Tolle?). Sono completamente d’accordo sul fatto che VIVENDO il presente il futuro si prepara da solo. Vorrei fare un picclo inciso sul tuo modo di esprimerti ( molto?)assertivo. Per la mia esperienza sul campo con i gruppi ho scoperto che le asserzioni disturbano gli inizianti. Potrebbe essere che le recepiscano come provocazioni ai loro ego costretti ancora in piccoli spazi? Sento nel mio cuore soprattutto la loro difficoltà del movimento spontaneo. Ho appena ultimato la lettura di Bruce Chatwin: Le vie dei canti. Perchè tanta difficoltà nel prendere contatto con il proprio corpo nei potenziali del movimento? Sembra quasi che la massima aspirazione sia LA MORTE nei movimenti indotti sempre uguali. Mi sono presa una pausa come conduttrice di gruppi e credo sia il momento di ricominciare ma…… temo sia necessario trovare un modo non verbale per facilitare e indurre al movimento. Un sorriso Anna

  8. eckhart ha detto:

    Ciao Anna :-)
    Sì mi sono ispirato a Tolle per il nome..
    Scusami per l’assertività..me ne rendo conto anch’io a rileggermi..
    Non ho nessuna esperienza di gruppi,ma posso capire quanto possano disturbare chi legge (inizianti?).
    Direi comunque che il futuro è sempre speranza ,ovvero non è reale,ma capisco pure che,senza qualche aggancio da cui iniziare si rotolerebbe su stessi inesorabilmente.
    Difficile procedere comunque quando si tocca l’ego altrui,e forse cominciare ad ascoltare il proprio corpo,dove nasce e dove porta il flusso energetico ,può essere molto utile.
    Ma son riflessioni personali..sono a malapena maestro di me stesso..
    Ciao :-)

  9. Alain ha detto:

    Se si vive il Presente (Eterno Unico Esistente) non si e’ lanciati verso il futuro e tantomeno si e’ condizionati dal passato.

  10. Anna ha detto:

    Rispondo ad echkart e ad Alain. Due rappresentanti mi sembra del genere maschile. Dopo aver letto ultimamente Vichi Noble e Bruce Chatwin mi sento rafforzata nel tentare di esprimere alcune mie riflessioni. Perchè mi sento lanciata verso il futuro??? Vivo il piacere di tutto il presente che mi è concesso e ringrazio la Vita che mi concede il MARE Dopo un lungo inseguimento. Il futuro?? Il passato?? Mio figlio 36 anni ce la mette tutta ma non riesce ad uscire dal labirinto perchè il modello paterno è forse più forte? Ormai sono preparatissima nel passare velocemente da me stessa ( presente) ai suoi tormentoni diabolici. Ultimamente mi è stato consigliato di proporgli Emerson College di Londra. L’idea di tale lontananza mi paralizza anche se so che potrebbe essere una buona scelta. L’imitazione del padre statico tradizionalista gli da sicurezza???? Scusate so che è difficile rispondere alle mie domande. Però sono tanto stanca e quando le cose non si risolvono spontaneamente si spera nei miracoli. Un caro saluto Anna

  11. eckhart ha detto:

    Rappresentante del genere maschile?
    Non c’ho mai pensato in questi termini.. :-D
    Emerson College di Londra? Per cosa forma?
    Io credo che cose si risolvano sempre spontaneamente,ma prima si vedono i blocchi,prima si risolvono..ma quando è l’ora? :-)))
    Adesso direi..adesso guardarli..senza posticipare nulla..
    ma capisco che ciò ti sembrerà inutile teoria e non pappa pronta ;-)
    ciao :-)

  12. Alain ha detto:

    Vivere il presente, e solo quello, e’ un po’ il senso piu’ profondo di ogni sentiero spirituale.
    Di qualunque presente si tratti, anche perche’ non ce ne puo’ essere un altro: quello che c’e’ in questo preciso momento e’ sempre il nostro miglior presente possibile.
    La psicologia, la psicoanalisi sono molto utili per identificare i blocchi energetici ma purtroppo non offrono una soluzione definitiva. Mancano infatti le istruzioni cruciali su come incenerire per sempre i condizionamenti.
    Il fuoco che brucia ed incenerisce i condizionamenti e’ sempre presente, ovvero e’ la Coscienza o Consapevolezza o tutti gli infiniti nomi che gli/le si possono dare.
    Se con il pensiero volo verso il futuro ossessivamente (o verso il passato) perdo il momento presente, perdo la consapevolezza di me.
    Se perdo la consapevolezza di me, divenendo preda dei condizionamenti dettati dai blocchi energetici, e’ perche’ non sono abbastanza consapevole di me. Dunque occorre imparare a mantenere il fuoco acceso. Questo pero’ non e’ un lavoro facile e richiede molto impegno, esattamente come per tenere un fuoco acceso….a volte sotto la pioggia battente.:)

  13. Anna ha detto:

    Grazie echart grazie Alain. Siete molto gentili. Spesso Andri dice: questo è il migliore dei mondi possibili….. Sono andata sul sito di Emerson College solo per un attimo. Ho bisogno di tempo. La vostra risposta mi ha rincuorata. Un grande abbraccio Anna

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