Scienza, coscienza e Dio
La visione scientifica tradizionale ci dice che la scienza non ha nulla ha che fare con la coscienza o con Dio. Ma oggi le cose stanno cambiando. Ora che ha cominciato a occuparsi della coscienza, ha intrapreso un cammino che alla lunga la porterà a esplorare le profondità della mente. Questa esplorazione la costringerà forse ad aprirsi a Dio.
La grande domanda
Cosa ha a che fare la scienza con la coscienza? Pochissimo. La coscienza è un argomento problematico. Non è possibile individuarla e misurarla come un oggetto materiale e le incertezze dell’esperienza soggettiva interferiscono con i nostri tentativi di arrivare a verità universali. Perciò in generale la scienza ha deliberatamente escluso la coscienza dal proprio ambito di studio.
Cosa ha a che fare la scienza con Dio? Ancora meno. Se è inevitabile almeno accettare l’esistenza della coscienza, per quanto enigmatica, Dio invece non ha nessun ruolo nella visione scientifica del mondo. La scienza moderna ha esaminato le profondità dello spazio fino ai confini dell’universo, le profondità del tempo risalendo fino agli inizi della creazione e le profondità della struttura della materia scendendo fino ai suoi costituenti elementari. In nessuna di queste direzioni ha trovato un posto per Dio, né una prova della sua esistenza. L’universo, la scienza proclama, funziona perfettamente senza bisogno di Dio.
Questa è la visione scientifica tradizionale. Ma oggi le cose stanno cambiando. Alcuni vecchi confini si dissolvono e la scienza comincia a espandere il proprio campo di interessi.
Il super-paradigma
Quando parliamo dei limiti della scienza contemporanea è importante ricordare che ci riferiamo al paradigma attuale, non alla scienza come impresa in se stessa. Un paradigma scientifico è l’insieme dei presupposti all’interno dei quali una scienza particolare fa il proprio lavoro. La teoria quantistica, la teoria dell’evoluzione di Darwin e la teoria psicanalitica dell’inconscio sono altrettanti esempi di paradigmi.
I paradigmi cambiano nel tempo. Il concetto platonico della perfezione dei moti circolari dominò la scienza della meccanica per quasi duemila anni. Nel diciassettesimo secolo le leggi del moto di Newton divennero il nuovo paradigma. Oggi la relatività einsteiniana è considerata una descrizione più precisa del moto della materia nello spazio e nel tempo.
Disgraziatamente, come Thomas Kuhn ha mostrato nel suo magistrale libro La struttura delle rivoluzioni scientifiche, i paradigmi non cambiano facilmente. Sono tanto profondamente radicati nella cultura scientifica e nella cultura della società in generale che vengono raramente messi in discussione. I dati che contraddicono la visione delle cose in auge al momento vengono trascurati o contestati; oppure, se non è possibile negarli, vengono incorporati, spesso goffamente, nel modello esistente.
I guardiani del vecchio paradigma preferiscono morire piuttosto che abbandonare i loro presupposti sulla natura della realtà. E spesso è proprio questo che succede: nuovi paradigmi emergono, non perché le persone cambino idea, ma perché gli adepti del vecchio paradigma pian piano muoiono.
Nell’attuale visione scientifica del mondo materia ed energia fisica sono la realtà primaria. Secondo questa visione, quando saremo in grado di comprendere a fondo il funzionamento del mondo fisico, avremo capito tutto, compreso il funzionamento della mente umana. Questo è qualcosa più di un paradigma che si applica a un particolare campo di studi: è una credenza comune a quasi ogni branca della scienza. È piuttosto un super-paradigma.
Mettere in discussione questo super-paradigma è una faccenda grossa. Non stupisce perciò che ogni suggerimento dell’esistenza di fenomeni come la telepatia, la chiaroveggenza, la precognizione, la guarigione psichica, l’efficacia della preghiera o altro che faccia pensare a una parziale indipendenza della coscienza dalla materia venga ignorato o deriso dalla scienza istituzionale. All’interno della visione del mondo attualmente accettata queste cose semplicemente non possono essere vere.
Cos’è la coscienza?
Se, come l’attuale super-paradigma sostiene, la coscienza emerge dalla materia, è naturale chiedersi quando sia emersa per la prima volta. Un animale, un cane per esempio, è cosciente? Per quanto ne sappiamo, i cani non sono auto-coscienti come noi, non pensano in parole e probabilmente non ragionano come noi. Ma questo significa che non abbiano un’esperienza soggettiva, come Cartesio ha sostenuto?
A quanto mi risulta, il mio cane ha una sua esperienza del mondo circostante. Chiaramente prova dolore quando si fa male. Mentre dorme a volte sembra sognare, e fa piccoli rapidi movimenti con le zampe e con le dita come se stesse inseguendo un coniglio immaginario. Dire che non ha coscienza, che è soltanto una macchina biologica priva di un qualsiasi mondo interiore, mi sembra assurdo – non meno assurdo dell’affermare che il vicino che abita dall’altra parte della strada non ha coscienza.
Quando affrontiamo questi problemi è bene tener separati due ampi, ma distinti, significati del termine ‘coscienza’. In primo luogo ci sono i vari fenomeni soggettivi ed eventi esterni di cui facciamo esperienza: percezioni del mondo circostante, pensieri, idee, convinzioni, valori, sentimenti, emozioni, speranze, timori, intuizioni, sogni, fantasie. Tutte queste cose le chiamo ‘i contenuti della coscienza’.
La coscienza come facoltà in se stessa è distinta da tutto ciò: è la facoltà di avere un mondo mentale interno in cui tutte queste esperienze hanno luogo. I contenuti della nostra coscienza possono essere diversissimi – vediamo cose diverse, pensiamo pensieri diversi, abbiamo diverse emozioni e diversi valori – ma tutti quanti abbiamo in comune il fatto di essere coscienti. Senza questa facoltà non ci sarebbe nessun tipo di esperienza soggettiva.
Possiamo pensare per analogia a un dipinto. L’immagine corrisponde ai contenuti della coscienza, la tela su cui l’immagine è dipinta corrisponde alla facoltà della coscienza. Sulla tela possiamo dipingere un’infinità di quadri diversi: ma tutti i quadri possibili hanno in comune il fatto di essere dipinti su una tela. Senza tela non ci sarebbe il quadro.
La differenza fra i cani e noi non sta nella facoltà della coscienza, bensì nei contenuti della coscienza, in ciò di cui sono coscienti. Forse i cani non sono auto-coscienti e forse non ragionano e pensano come noi. Sotto questi aspetti possono essere meno consapevoli di noi. D’altro canto, essi odono frequenze acustiche più alte di quelle che noi siamo in grado di percepire e il loro olfatto è di gran lunga superiore al nostro. In termini della loro percezione del mondo circostante, può darsi che i cani siano più consapevoli degli esseri umani.
Le origini della coscienza
Se i cani posseggono la facoltà della coscienza, ragionando nello stesso modo debbono attribuirla anche ai gatti, ai cavalli, ai cervi, ai delfini, alle balene e agli altri mammiferi. Se i mammiferi sono esseri senzienti, non vedo alcuna ragione per supporre che gli uccelli non lo siano. Certi pappagalli che ho conosciuto sembravano essere altrettanto coscienti dei cani. E che dire dei rettili e dei pesci? Non c’è nulla nel loro sistema nervoso che faccia pensare che non debbano avere un proprio mondo di esperienza interiore.
Allora dove tracciamo il confine? Anche gli insetti hanno organi di senso e un sistema nervoso: perché non dovrebbero anch’essi avere un qualche grado corrispondente di esperienza interna? Il quadro dipinto sulla tela della loro mente può essere in verità molto diverso da quello della nostra mente – meno ricco, molto più semplice – ma non vedo nessuna ragione per dubitare del fatto che un quadro vi sia.
A me sembra probabile che ogni organismo in qualche modo sensibile al proprio ambiente sia dotato in una certa misura di un’esperienza interna. Se un batterio è sensibile alle vibrazioni, all’intensità della luce o al calore, come possiamo affermare che non abbia un corrispondente grado di coscienza? Il quadro può essere l’equivalente di una debolissima macchia di colore, praticamente nulla in confronto alla ricchezza e al dettaglio dell’esperienza umana: tuttavia non completamente inesistente.
Fin dove vogliamo scendere? Possiamo dire lo stesso per i virus e per il DNA? Perfino per i cristalli e gli atomi?
Il filosofo Alfred North Whitehead ha sostenuto che la coscienza è presente fino al livello più basso. Per lui la coscienza è una proprietà intrinseca del creato. In quest’ottica, con l’evoluzione della vita non è emersa la facoltà della coscienza, bensì si sono allargate le varie qualità e dimensioni dell’esperienza cosciente, i contenuti della coscienza. Man mano che gli esseri viventi sviluppavano occhi, orecchie e altri organi di senso, i quadri dipinti sulla tela della coscienza diventavano più ricchi. Per elaborare e utilizzare queste informazioni si è sviluppato un sistema nervoso – e man mano che il sistema nervoso diventava più complesso emergevano nuove qualità: il libero arbitrio, la cognizione, l’intenzionalità, l’attenzione. Con la comparsa degli esseri umani la coscienza acquisì una dimensione completamente nuova: quella del pensiero.
In cerca di colui che pensa
Osservando la nostra esperienza interna, sentiamo che dev’esserci un soggetto, un sé che ha tutte queste esperienze, che prende queste decisioni, che pensa questi pensieri. Poiché usiamo il linguaggio per etichettare praticamente ogni altra cosa nell’ambito della nostra esperienza, ci sembra un passo naturale dare un nome a questo sé, qualsiasi cosa esso sia: lo chiamiamo ‘io’.
Ma cos’è questo sé? Com’è? Dove si trova? Il filosofo scozzese David Hume lo cercò lungamente al proprio interno, tentando di individuare qualcosa che fosse il suo vero sé. Ma tutto quel che trovò furono vari pensieri, sensazioni, immagini e sentimenti. La ragione per cui non riuscì mai a trovare il sé è che lo cercava nel posto sbagliato: lo cercava nell’ambito dell’esperienza, fra i contenuti della coscienza. Ma il sé, per definizione, non può essere uno dei contenuti della coscienza. È ciò che esperisce i contenuti della coscienza.
La sola altra possibilità è che questo sentimento che abbiamo dell’esistenza di un sé abbia a che fare con la facoltà stessa della coscienza. Ma se questo è il sé che percepiamo internamente, esso non è un sé individuale, personale. Non è un sé con delle caratteristiche e qualità. Non è una cosa che può essere percepita o conosciuta, nel senso in cui percepiamo e conosciamo altre cose. Non è un sé unico in ciascuno di noi. È qualcosa che tutti condividiamo. È la tela della mente.
Un sé vacillante
Poiché la sensazione di essere un sé individuale e unico è tanto forte, continuiamo a cercarci un’identità fenomenica. Troviamo un senso d’identità nei nostri pensieri e ricordi, nel nostro corpo e nel nostro aspetto, in ciò che facciamo e in ciò che abbiamo realizzato. Ma un tale sé è perennemente alla mercé degli eventi. Perciò ci diamo tante arie, compriamo una quantità di oggetti di cui non abbiamo veramente bisogno e diciamo una quantità di cose che non intendiamo veramente dire, il tutto per puntellare questo senso di identità fittizio.
Quando questo sé si sente minacciato, tende a mettere in moto la paura. La paura è utilissima quando abbiamo a che fare con una minaccia che riguarda il nostro essere fisico. Non dureremmo a lungo senza di essa. Ma non è una risposta appropriata a una minaccia che riguarda un’identità psicologica artificiale. In questa forma la paura non aiuta, bensì danneggia la nostra sopravvivenza, e in vari modi.
La paura induce stress e di conseguenza porta a varie malattie fisiche, mentali ed emotive. Il timore che venga leso il nostro senso di identità ci porta a giudicare le persone con cui viviamo e con cui entriamo in contatto. Una mente giudicante tende a essere critica e aggressiva, non compassionevole e amorevole. La paura inoltre porta con sé l’ansia. Andiamo in ansia per ciò che abbiamo fatto in passato e per ciò che può accaderci in futuro. E mentre la nostra attenzione si fissa sul passato o sul futuro, essa non è nell’attimo presente.
La più triste e ironica conseguenza di ciò è che l’ansia ci impedisce di trovare proprio ciò che cerchiamo. Fondamentalmente, tutti vogliamo star bene. Naturalmente vogliamo evitare il dolore e la sofferenza e vogliamo sentirci in pace. Ma una mente ansiosa non conosce pace.
Gli altri animali, privi di linguaggio e di pensiero discorsivo, non hanno bisogno di rafforzare un illusorio senso di identità e perciò non conoscono queste paure. Probabilmente si sentono in pace molto più spesso di noi.
Trascendere il linguaggio
Sembra che la medaglia del linguaggio abbia anche un’altra faccia. Il linguaggio è impareggiabile per condividere conoscenza ed esperienza. Senza di esso la cultura umana non esisterebbe. E parlare interiormente a noi stessi può esser utilissimo quando abbiamo bisogno di concentrare l’attenzione su qualcosa, analizzare una situazione o fare dei piani. Ma altrimenti gran parte del nostro pensare è completamente inutile. Quando osservo l’attività della mia mente, trovo che di un novanta percento dei miei pensieri potrei fare a meno con vantaggio.
Se metà della mia attenzione è catturata dalla voce che parla nella mia testa, quella metà non è disponibile per notare altre cose. Non mi accorgo di quello che sta accadendo intorno a me. Non odo il canto degli uccelli, il fruscio del vento e lo scricchiolio degli alberi. Non noto le mie emozioni e le sensazioni nel mio corpo. In effetti, sono cosciente solo a metà.
Solo perché abbiamo il dono del pensiero discorsivo, non significa che dobbiamo tenerlo in funzione tutto il tempo. Questo fatto è sottolineato da molti insegnamenti spirituali. La maggior parte di questi insegnamenti comprende tecniche di meditazione o di preghiera atte ad acquietare il dialogo interno e a fermare la mente. Questo è il significato letterale del termine indiano samadhi: ‘una mente in quiete’.
Una mente tranquilla è più capace di essere nel presente ed è più in pace. È lo stato naturale della nostra mente, la nostra eredità evolutiva. È lo stato di grazia al quale vogliamo ritornare, lo stato di grazia da cui siamo caduti quando il linguaggio si è impadronito della nostra coscienza.
Inoltre, dicono i saggi, quando la mente è completamente immobile riconosciamo la nostra vera identità. Come ha detto la Chandogya Upanishad tremila anni fa: “ Ciò che è l’essenza di tutte le cose, Quello sei Tu.”
Una scienza della coscienza?
La scienza ha esplorato le profondità dello spazio, le profondità del tempo e le profondità della struttura della materia senza trovare né un luogo né la necessità di Dio. Ora che ha cominciato a occuparsi della coscienza, ha intrapreso un cammino che alla lunga la porterà a esplorare le ‘profondità della mente’. Questa esplorazione la costringerà forse ad aprirsi a Dio. Non all’idea di Dio che troviamo nelle religioni attuali – che si sono distorte e impoverite nella trasmissione da una generazione all’altra, da una cultura all’altra, da una lingua all’altra – ma al Dio di cui gli insegnamenti parlavano in origine, l’essenza del nostro sé, l’essenza della coscienza.
Questa possibilità è anatema per l’attuale super-paradigma scientifico. È un po’ come quando Galielo disse al Vaticano che la terra non era il centro dell’universo. Ma se c’è nella scienza una certezza, essa è che tutte le certezze cambiano col tempo. I modelli scientifici attuali sono, in quasi tutti i campi, radicalmente diversi da quelli di duecento anni fa. Chi sa come saranno i paradigmi del prossimo millennio?
Una scienza che includesse in sé le profondità della mente sarebbe veramente una scienza unificata. Essa capirebbe l’origine ultima di tutte le nostre paure inutili, capirebbe perché non viviamo la vita nella pienezza del suo potenziale, perché non siamo in pace interiormente. Una tale scienza contribuirebbe allo sviluppo di tecnologie interiori per acquietare la mente e trascendere le nostre paure. Ci aiuterebbe a diventare padroni anziché schiavi del nostro pensiero, in modo da convivere con questo accidente dell’evoluzione traendo profitto dai suoi benefici, ma senza permettergli di riempire la nostra mente al punto di farci perdere di vista altri aspetti della nostra realtà – ivi inclusa la nostra vera natura interiore. Non è forse questo un programma che vale la pena di realizzare?
Peter Russell, che è una delle figure di punta dello Human Potential movement, è membro dell’Institute of Noetic Sciences, della World Business Academy, della Findhorn Foundation ed è membro onorario del Club di Budapest. Fra i suoi libri: Il risveglio della mente globale. Dalla società dell’informazione all’era della coscienza (Apogeo/Urra, 2000), From Science to God, Waking Up in Time e The Consciousness Revolution (con Stanislav Grof ed Ervin Laszlo). Ken Wilber lo ha definito ‘una delle più belle menti del nostro tempo’. Il suo web site è www.peterussell.com
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Thomas Kuhn. La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Einaudi. 2000. ISBN: 880615205X
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Questo articolo è apparso originalmente su “New Renaissance” magazine, www.ru.org
Traduzione di Shantena Sabbadini.
Copyright per l’edizione Italiana: Innernet.
Ma se non c’è una pittura, come si fa a vedere la tela, se il muro è bianco e non c’è cornice.
Quando sorge la pittura sorge la tela, quando cessa la pittura cessa la tela.
La tela di cui parla Russell , come lo schermo su cui si proietta il film della vita interiore descritto da Arnaud Desjardin (mistico advaitista e noto cineasta francese e pertanto piu’ suggestionato dalla metafora cinematografica che da quella pittorica) , e’ probabilmente assimilabile a quello che Meister Eickhart chiama “il fondo dell’anima”.
Cito la famosa predica “Homo quidam nobilis” : “Perciò il profeta disse: In verità, tu sei il Dio nascosto, al fondo dell’anima, là dove il fondo dell’anima ed il fondo di Dio sono un solo fondo. Più ti si cerca, meno ti si trova. Tu devi cercarlo in guisa tale da non trovarlo in alcun luogo. Se non lo cerchi, allora lo trovi” ( inutile dire che questo e’ puro zen! )
Come dice un suo autorevole commentatore, Marco Vannini, Eickhart è il primo a tematizzare l’Io nel pensiero occidentale nel momento stesso in cui lo mette definitivamente in crisi.
Infatti egli mostra l’assurdità del soggetto come realtà sostanziale, perché esso non è che un flusso di contenuti senza principio né fine; concetto questo affine alla dottrina buddhista, che insegna la natura impersonale, impermanente e condizionata dell’Io, e propone alcune tecniche meditative per sperimentarla.
Consiglierei a Fabrizio di provare, almeno temporaneamente, ad abbandonare il suo razionalismo cartesiano e tentare di “sperimentare” mediante quelle stesse tecniche meditative (che peraltro non richiedono alcuna adesione fideistica) la “realta ontologica” di quella tela che puo’ esistere ed esiste anche senza il colore.
Invito a vedere il DVD di Nader Butto: medicina e le sette leggi universali per rendersi conto di due cose:
la materia é fatta di nulla di materiale ma di movimenti ordinati, armoniosi ed intelligeneti di energia creatrice..
Non mi si venga quindi a dire che l’ordine l’armonia e l’energia creatrice sono propri della materia, l’energia creatrice e l’ordine-armonia sono rivelatrici di DIo.Ma finche noi cerchiamo solo nalla materia ovviamente ciò non possimo scoprirlo
L’India insegna questa energia come Luce creatrice, questa Luce che é anche sperimentabile, ma non con mezzi scientifici, solo laorando su se stessi per liberare la mente dai legami della materia
La coscienza non é realtà in se stessa ma é la qualtà o capacità dell’Essere di distinguesri o separarsi da ciò che crea ( ciò vale per Dio, in India chiamato appunto Essere ) e per noi persone umane é la capacità di distinguersi dalle forme materiali fino a giungere alla Luce e con ciò determinare l’identità di no stessi appunto come persone cioè in grado di appliacare coscienza alla materia.
Se non esistesse materia non potremmo applicare coscienza, la coscienza non esisterebbe e neppure noi persone umane.
Dio stesso senza luce o energia creatrice non avrebbe probabilmente alcun modo per riconscersi .
La coscienza dunque é in stretta relzione con la materia e la può governare entro certi limiti sensati cioè coerenti con la vita, ciò vale per noi persone umane.
Gesù: se aveste fede quanto ne ta in un granello di senape potreste dire a questa montagna ..spostati e le i si sposterebbe .
Gesù ha un pò sagerato, ma il concetto si capisce.
Vedete in http://www.meditazionevita.com un modo semplice per riscoprire queste meravigliose realtà e intanto imparare ad agire per la materia del nostro corpo cioè per mantenerla coerente con la Vita
Federico
Cosa ha a che fare la scienza con Dio? Ancora meno. Se è inevitabile almeno accettare l’esistenza della coscienza, per quanto enigmatica, Dio invece non ha nessun ruolo nella visione scientifica del mondo. La scienza moderna ha esaminato le profondità dello spazio fino ai confini dell’universo, le profondità del tempo risalendo fino agli inizi della creazione e le profondità della struttura della materia scendendo fino ai suoi costituenti elementari. In nessuna di queste direzioni ha trovato un posto per Dio, né una prova della sua esistenza. L’universo, la scienza proclama, funziona perfettamente senza bisogno di Dio.
Questa è la visione scientifica tradizionale. Ma oggi le cose stanno cambiando. Alcuni vecchi confini si dissolvono e la scienza comincia a espandere il proprio campo di interessi.
Il super-paradigma
Quando parliamo dei limiti della scienza contemporanea è importante ricordare che ci riferiamo al paradigma attuale, non alla scienza come impresa in se stessa. Un paradigma scientifico è l’insieme dei presupposti all’interno dei quali una scienza particolare fa il proprio lavoro. La teoria quantistica, la teoria dell’evoluzione di Darwin e la teoria psicanalitica dell’inconscio sono altrettanti esempi di paradigmi.
I paradigmi cambiano nel tempo. Il concetto platonico della perfezione dei moti circolari dominò la scienza della meccanica per quasi duemila anni. Nel diciassettesimo secolo le leggi del moto di Newton divennero il nuovo paradigma. Oggi la relatività einsteiniana è considerata una descrizione più precisa del moto della materia nello spazio e nel tempo.
Disgraziatamente, come Thomas Kuhn ha mostrato nel suo magistrale libro La struttura delle rivoluzioni scientifiche, i paradigmi non cambiano facilmente. Sono tanto profondamente radicati nella cultura scientifica e nella cultura della società in generale che vengono raramente messi in discussione. I dati che contraddicono la visione delle cose in auge al momento vengono trascurati o contestati; oppure, se non è possibile negarli, vengono incorporati, spesso goffamente, nel modello esistente.
I guardiani del vecchio paradigma preferiscono morire piuttosto che abbandonare i loro presupposti sulla natura della realtà. E spesso è proprio questo che succede: nuovi paradigmi emergono, non perché le persone cambino idea, ma perché gli adepti del vecchio paradigma pian piano muoiono.
Il Buddha non suggeriva di credere all’inesistenza dell’io, precipuamente perchè questo avrebbe portato a dispute con i sostenitori dell’opinione opposta, quanto ad esaminare questa stessa percezione.
Per far ciò ha indicato cinque aggregati ai quali è possibile attribuire il proprio senso di io: il corpo, le sensazioni, le percezioni, gli oggetti mentali ed il soggetto percepiente.
Se qualcuno è in grado di dimostrare che lo stesso io convive in tutti o una parte di questi aggregati, che equivalga ad uno di essi oppure che è associato ad altro, non penso il Buddha avrebbe qualcosa da obiettare se i suoi seguaci si sottomettessero a questa autorità.
Federico,
fai attenzione che la dottrina che hai sottoscritto è quella fatalistica designata come una che destina ad una rinascita infernale. E perchè si dice questo? Ma perchè qualcuno che ritiene la materia non abbia coscienza non vede alcuna differenza tra un uomo che porta doni ed aiuto sulel due rive del Gange ed un altro che per mano di spada uccide le stesse persone in quanto entrambe queste azioni sarebbero semplicemente un flusso di particelle di luce emanantesi dal grande essere. La conseguenza sarebbe quindi l’errata percezione sull’inefficacia del kamma.
Ma la Baghavat Gita, il vangelo indu’, che non e’ propriamente fatalistica, bensi’ non dualistica afferma :
“Sorgi, svegliati! Sorgi, svegliati! Colpisci a morte i tuoi nemici, fa, prigioniera la carne e cogli la gloria della vittoria partecipando al gioco della battaglia. Goditi la ricchezza del Re della pace, e del regno dei cieli! Ben conosco gli avvenimenti che ha in serbo il mistico futuro; e invero ti dico che molto tempo fa Io ho ucciso i tuoi nemici e questi guerrieri, molto prima che la tua mano-agente potesse sapere (che avrei fatto approdare i tuoi nemici alle buie rive della morte).
“Tu sei il Mio strumento; ed è così che attuo i Miei piani nell’universo, servendomi di diversi strumenti. Io ho già ucciso e ancora ucciderò le schiere dei sensi (Drona, Bhishma, Jayadratha, Karna e altri potenti guerrieri), sia tramite te che attraverso i Miei soldati del passato e del futuro!”.
“Colui che pensa che sia esso ad uccidere e colui che pensa sia esso ad essere ucciso, sono tutti e due in errore, (perché) esso non uccide né è ucciso”.
“Esso non nasce mai, né mai muore, né, essendo ciò che è venuto ad essere, (di nuovo) cesserà di essere; è non-nato, eterno, permanente, originario; non è ucciso, quando il corpo è ucciso”.
“Colui che sa che esso (il Sé) è indistruttibile ed eterno, non-generato e immutabile, come può quella persona, o Partha, uccidere o far uccidere qualcuno?”
(Bhagavad Gita)
Nel campo dell’azione, che è la vita, non vi è pace nè ve ne potrà mai essere. Quindi si deve agire poichè è nostro dovere, ma con “distacco”.
L’idea della morte è superata dal concetto di rinascita poichè ” L’Essere Supremo (nell’uomo) rimane per sempre uguale e identico… trovandosi in ogni corpo, non sarà mai ucciso.” .
Sono concetti molto importanti vista la logica prevalente, cieca e personalistica, di attacco al nemico.
L’uomo moderno sembra aver tranciato le sue radici e i legami con le tradizioni del passato.
Ben lontano da un vissuto di totalità e di appartenenza, si è sradicato dalla sua natura umana e ha perso il valore e il senso dell’esistenza. “Esperire la vita senza coglierne il senso è come essere malati” scrive Jung.
La lotta, il conflitto e l’antagonismo hanno perso quelle prerogative che rendevano sacro, in passato, lo scontro e l’introiezione dell’antagonista quale degno avversario.
Hai infatti fatto riferimento proprio alla dottrina fatalistica racchiusa nelle frasi:
“Colui che pensa che sia esso ad uccidere e colui che pensa sia esso ad essere ucciso, sono tutti e due in errore, (perché) esso non uccide né è ucciso”.
Del resto se il Buddha fosse stato d’accordo con la Bhagavad Gita, non avrebbe messo in moto la ruota del Dhamma.
Tra l’altro quest’inganno è il motivo per il quale la dottrina dell’anatta viene insegnata solo a coloro che abbiano purificato perfettamente la propria condotta etica.
“È detto che una persona consiste di desideri. Come è il suo desiderio, così è la sua volontà. Com’è la sua volontà, così è la sua azione. Qualsiasi azione si compia, quella si raccoglierà. Come si agisce così si diventa. Si diventa virtuosi per azioni virtuose, si diventa cattivi per cattive azioni.” (Bhagavadgita)
La legge del karma non è rassegnazione o fatalismo, bensì responsabilità nell’agire: “ciò che si semina si raccoglie”.
Dire percio’ che la Baghavad Gita e’ fatalista e’, a mio avviso, molto superficiale
L’abbandonarsi qualitativo non è fatalismo, anzi, aiuta a trascendere il fato (il destino). Si tratta di due fenomeni profondamente diversi:
-il fatalismo implica l’identità immaginata che immagina un destino individuale e che subisce il fato, senza poter influire sostanzialmente sui processi, anche se fantastica di esercitare un grande influsso (la sardina che fantastica di muovere l’oceano);
– l’abbandono vero e proprio coincide con l’Alternanza della Consapevolezza integrale con l’Estinzione e implica quindi l’assenza dell’identità immaginata e la non identificazione né con l’individuo e con il destino individuale.
La mente che tende in modo sincero, dedito e qualitativo ad abbandonarsi alla Reale Identità, tende a trascendere l’attaccamento a se stessa individualità e quindi anche il destino. La mente che invece non si abbandona qualitativamente alla Reale Identità è sostanzialmente una fatalista, anche se può facilmente fantasticare di poter decidere il corso degli eventi e cambiare sostanzialmente il proprio destino.
Se l’abbandonarsi qualitativo fosse stato fatalismo, la mente Gesù sarebbe stata una delle menti più fataliste della storia dell’umanità, mentre è stata una delle più fatali, soprattutto per l’identità immaginata che contaminava gli apostoli, soprattutto quelli Divenuti del tutto, e per le altre menti Divenute qualitativamente, grazie anche al suo influsso. Così pure, se l’abbandonarsi sarebbe fatalismo, lo sarebbe anche il “lasciarsi andare” della mente al sonno profondo.
L’abbandonarsi totale può comunque essere considerato la massima espressione positiva del fatalismo, inteso di atteggiamento di chi (mente quasi completamente dissolta) “subisce” la Realtà (non la realtà).
Nell’induismo ci sono tre “vie di salvezza”: nella “via delle opere” (karma-marga) e nella “via della conoscenza” (jnana-marga) la fede non ha nessun posto; lo ha invece molto grande nella “via della devozione” (bhakti-marga), in cui il “devoto” (bhakta) si affida totalmente al “Signore” (Ishvara), che nel Bhagavad-Gita è Krishna. Invece, nel buddismo, che intende essere esclusivamente razionale, non si può parlare di fede, anche se nel buddismo Mahayana la “liberazione” si raggiunge non con l’ascesi, ma con la “fiducia” nel Buddha e nei bodhisattva; e nel buddismo giapponese soltanto la fede nella grazia di Amida conduce gli uomini nel paradiso della “Terra pura”
Ci sono poi studiosi che sostengono un’ influenza diretta del buddismo sulla Bhagavad Gita. Cito Bede Griffiths:
“La Bhagavad Gita sembra fare dei riferimenti al jainismo; o perlomeno, lo conosceva. In molti punti è influenzata anche dal buddismo e usa diversi termini e concetti buddisti, per esempio nirvana.”
Quindi un’ affermazione apodittica di un contrasto insanabile fra buddismo e Bhagavad Gita va’ elaborata in termini esegetici piu’ articolati a meno che non si voglia far riferimento a puri dettami confessionali, rinunciando cosi’ ad una piu’ approfondita analisi storica e filosofica.
Comincio dalla parte più facile. la parola Nirvana (traslitterata in Pali, Nibbana) è molto più probabile che l’abbia presa il Buddha dall’induismo accanto a quelle di Brahma, Sakka, Damma ecc.
Quanto al Buddhismo non sono pratico delle discipline mahayana in quanto mi attengo strettamente al Canone in lingua Pali; quindi non so rispondere alla tua contestazione.
Forse del Buddhismo delle origini hai sentito parlare del concetto di Via di Mezzo; ebbene nel tuo post hai presentato due estremi: il suggerimento è quello di individuare la via di mezzo anche in questa circostanza.
Ho letto attentamente l’aaticolo e le risposte: non ho trovato nulla di nuovo dalla filosofia di vita, pensiero e coscienza, che ho abbracciato da più di 20anni. Partendo la Buddismo, filosofia che mi è parsa la più consona al mio modo di sentire, praticandolo per 10 anni attivamente, ho poi spaziato ampiamente in studi e filosofie scentifiche che mi hanno supportato. Tutto ciò che compone l’articolo si può trovare nel libro “Ynana Yoga” di Ramacharaka. Questo scrittore – a mio avviso e per mia fruizione – ha il vantaggio di farci arrivare a conclusioni scentifiche, socilogiche e spirituali, lungo un cammino più agevole e sereno.
La scienza si occupa di fatti non di pippe mentali. Queste sono di gusto individuale. Voler far passare per “scientifiche” cose che con la scienza non hanno nulla a che vedere è segno di ciarlataneria.
Il Dio che ci siamo creati è un Dio dettato dal bisogno di paternità o maternità, come l’orfano che cerca per tutta la vita chi lo ha messo al mondo. Il Dio, quindi, che ci siamo dati, non può essere la “verità”, ma un “tentativo” talvolta disperato per dare un senso alla nostra vita su questo pianeta. Per me, Dio non è lontano da noi, ma più vicino di quanto crediamo o pensiamo. Bisogna andare oltre il misticismo e il meccanicismo, per vedere e sentire se stessi, non separati dall’universo ma essere l’universo stesso. Ciò che si ritiene vuoto come universo, in realtà è ciò che si è creato l’universo materiale come espansione di sè. Dio quindi, è creatore e creato nello stesso istante, perciò bisogna andare oltre il nostro essere separati in noi stessi, solo così possiamo aprirci alla verità di scoprire che quel dio pensato o creduto, in realtà siamo noi stessi al di là dell’identità relativa che ogni essere vivente pensante possiede, ma che rappresenta il mezzo transitorio che Dio si da per arrivare all’autopercezione e autoconsapevolezza di se stesso, attraverso miliardi di tentativi materiali che si è dato, per rivelarsi, essere reale, essere amore per sempre.
Come semplice esempio che da l’idea di cosa sto dicendo: provate a quardare delle bottiglie d’acqua, vedrete che hanno delle etichette, quindi, hanno nomi diversi e quindi identità diverse. Per chi e diviso vedrà le bottiglie d’acqua tutte diverse, ma per chi è andato al di là dell’identità non vedrà più l’identità ma l’unità di tutte le bottiglie d’acqua che in realtà sono una sola, ACQUA. Pensate a questo esempio, poi guardate l’universo intorno a voi, e scoprirete chi è Dio e chi siete voi stessi al di là della vostra identità psichica relativa, che non è Dio ma la transizione per sentirlo e ricordarlo, e quindi sentirlo e viverlo nell’autopercezione e autoconsapevolezza di sè.
Ciò che è vivo riconosce se stesso, ciò che è distorto e diviso, ha paura di ciò che è vivo, perché lo soffoca dentro se stesso, e non potrà mai cogliere ciò che da sempre gli è davanti che non è diverso da se stesso.
Gli alieni non sono diversi da noi nell’essenza, poichè Dio si è dato miliardi di possibilità per rivelarsi, e vivere in tutte le forme che si è dato.
Con CUORE
bruno franchi
Tempo fa Stephen Hawking voleva poter conoscere la Mente di Dio. Per questo io gli dedicai il mio libro: “Il Tachione il dito di Dio”. Ora ha cambiato idea e dice che Dio non esiste. Il CERN a sua volta ripropone l’eterna esistenza della materia. Io rispondo così:
COMMENTO ALL’ULTIMO ESPERIMENTO DEL CERN DI GINEVRA.
Ciò che è stato osservato al CERN di Ginevra ,consiste di un plasma di teorema geometrici e matematici, espressi in numeri cardinali .
Questi a loro volta sono costituiti da un gas di numeri ordinali, (la polvere di Cantor ” diviene “ frattali).
A proposito DUNQUE ,della presunta autosufficienza della materia ,affermata dopo gli ultimi esperimenti del CERN di GINEVRA.
Siamo semplicemente alle solite tesi ideologiche .
Non si tiene conto che l’energia applicata nell’esperimento del CERN è già esistente nell’universo . Quindi la materia non è affatto autosufficiente. Rimane vero semplicemente che nulla si crea e nulla si distrugge .
Rimane insoluto infatti ,quali sono le ragioni dell’esistenza dell’energia ? Perché c’è l’energia invece che il nulla ?
Per approfondire segnalo il sito: il Tachione il dito di Dio.
Nel sito http://www.webalice.it/iltachione si può leggere gratuitamente in rete la teoria unificata dell’universo fisico e mentale, secondo il pensiero sineterico.
La tesi fondamentale della teoria afferma che la gravità non è una qualità della materia ma una reazione astratta all’estensione angolare .
Pertanto le successive dimensioni spaziali “estendendosi” a partire dal punto mentale,alla retta ,al piano e ai volumi, determinano REAZIONE ANGOLARE GRAVITALE ,all’ipotesi immaginaria di estensione LAMBDA, nello spazio tempo.
Dunque le ragioni invisibili delle apparenze fisiche ,sono astrazioni di teorema matematici.
Le apparenze fisiche visibili ai sensi sono simulazioni delle idee della teoria.
In pratica non ci sono fenomeni fisici ma solo rappresentazioni mentali dell’osservatore
SIAMO DIO
Il mio modo di vedere non nasce con la teoria di uno spazio vuoto, quindi io non condivido la teoria del Big Bang che sostiene la scienza, perché ritengo che lo spazio non sia vuoto, ma colmo di una energia del tutta nuova esente da massa. Io mi colloco al di fuori di ogni teoria esistente poiché vedo le cose in maniera non divisa ma unitaria. Se esistesse veramente il vuoto come dice la scienza, come mai che l’energia é arrivata a costruirsi l’osservatore che indaga l’universo? Se noi siamo il punto più avanzato di un cammino che è iniziato nel cosmo, ci deve essere in noi il principio stesso che ha dato inizio al tutto. Se permetti ti vorrei leggere qualcosa sullo Spazio e il Tempo: “Immaginate di svegliarvi un giorno e di notare che le nuvole sono ferme nel cielo. Il Sole bloccato: non brilla più. Gli aerei fermi in volo. Niente più suoni. Eppure lo Spazio e la Materia sono lì. E’ scomparso il Tempo. ” Fermati o Tempo, sei così bello!” diceva Goethe. Ma se il Tempo si ferma, è perduto…. Noi veniamo da un “tutto” cui è stato strappato “qualcosa” . Quel “qualcosa” è il nostro Universo. Stiamo lentamente ritornando là da dove siamo stati strappati “. Ecco perché il Tempo va sempre avanti, mai indietro. Il Tempo è la prova che siamo una parte del “tutto”. Quando ritorneremo a essere il “tutto”, il Tempo cesserà di esistere. Sicuramente ti chiederai perché ho voluto scrivere queste parole che non sono mie ma di uno scienziato che tu conoscerai bene, si chiama Zichichi. Vedi in queste parole c’è la chiave per capire l’universo che gli scienziati non vedono, e che neanche Zichichi vede, perché il pensiero è una cosa che nessuno ha mai spiegato, poiché si crede che il pensiero sia una cosa nostra, ma chi ha creato il cervello deve essere più intelligente del cervello, non credi? Tu mi dirai: dove vuoi arrivare con questo ragionamento? Vedi, nessuno ha mai spiegato da dove proviene l’intuizione. Parlo di quei pensieri nuovi che hanno permesso di capire meglio la realtà che abbiamo davanti, senza questi pensieri nuovi noi saremmo ancora fermi al livello degli animali. Se ci siamo separati dai nostri gemelli animali, è perché in un dato momento della nostra storia qualcosa è avvenuto in noi, quel qualcosa oggi la consideriamo scontata: noi pensiamo quindi esistiamo. Noi quindi pensiamo ma non ci domandiamo perché pensiamo o da dove viene il nostro pensare. Per me invece è molto importante questo aspetto del pensare, perché il pensare non è ovvio come risponderebbe chiunque. Per me il pensare rappresenta il passaggio evolutivo che l’energia dopo miliardi di tentativi si è data per percepire se stessa. Energia che possiamo chiamarla in molti modo UNIVERSO; DIO; CREATORE; ecc…ecc… Tutti nomi che l’uomo si è dato per riuscire a capire da dove veniamo, chi siamo, dove stiamo andando. Non sono più legato a tutte le divisioni che l’uomo si è creato per dare un senso all’Universo, perché il mio pensare vede la visione globale delle cose, non vede il particolare; perché se noi siamo attaccati al particolare non vediamo l’immagine globale che ci appartiene. Tu naturalmente pensi che questa è filosofia, e non porta prove a quello che dico. Le prove che tu vuoi, sono davanti a te, a me, a tutta la vita pensante di questo pianeta. Se noi non le vediamo è perché ci manca l’attenzione, perché la realtà contingente è più forte dell’universo. Noi siamo più attratti dalla realtà che dall’universo perché abbiamo perso le basi emozionali di quando eravamo in armonia con la natura, quelle basi le perdiamo ogni volta che un neonato viene nel mondo. Se tu ti guardi allo specchio non potrai mai percepire il paradiso emozionale che hai perso di quando eri un neonato. Tu puoi vedere le fotografie di quando eri neonato, ma non puoi percepire il senso profondo di quello che un neonato esprime liberamente, perché tutti lo hanno perso, poiché noi siamo anni luce da quel neonato. Quindi quello che noi vediamo, o sentiamo, è modificato dalla nostra distorsione, poiché non siamo in comunione con quello che vediamo o sentiamo. Quando uno scienziato osserva una cosa, lui la descrive nei minimi dettagli, in molecole, atomi, o peso specifico, ecc…ecc… Tutte cose belle e straordinarie sotto il profilo conoscitivo, ma noi non potremmo mai entrare in comunione con quello che stiamo osservando perché le nostre basi emozionali non ci permettono di percepire il senso profondo di ciò che abbiamo davanti. La struttura caratteriale dell’osservatore impedisce di percepire la vera natura dell’oggetto che si osserva, e anche se noi facciamo esperimenti per verificare la validità delle nostre teorie, le nostre teorie sono però condizionate dalla “corazza” che non ci permette una percezione oggettiva dell’oggetto, ma sempre soggettiva in quanto condizionata dalla corazza caratteriale e somatica. Le parole di Zichichi sono profonde perché noi dobbiamo capire da dove siamo stati “strappati”; quello strappo la scienza lo ha individuato nel Big Bang. Io invece vedo quello strappo come un progetto di qualcuno che sta comunicandoci qualcosa da molto tempo, perché quel qualcosa ci rappresenta, è dentro ogni protone, neutrone, elettrone del nostro corpo. L’idea dunque delle galassie, mulinelli, nodi, conchiglie è un’idea che può avvicinarci al senso profondo che abbiamo perso. Se queste forme equivalenti esistono nel macrocosmo e nel microcosmo, non possono essere frutto del caso ma di un principio comune che riproduce sempre se stesso sia in forma gassosa, sia liquida e sia solida . Se ti guardi allo specchio, vedrai questo principio, perché se tu divarichi le gambe, e alzi le braccia allargandole come le gambe, scoprirai la verità su “da dove vengo”, ma se tu guardi con gli occhi della divisione, vedrai solo ciò che ti permettono di vedere questi occhi, che sono il risultato della tua storia emozionale e intellettuale. Solo se facciamo morire la nostra storia possiamo entrare in contatto con l’universo che è tutto intorno a noi, perché siamo come una persona che ha perso la memoria (perdendo così la sua identità) di chi era prima, anche se questa persona avrà l’attenzione di guardare dove viveva, dove lavorava, comunque non ricorderà nulla, finché un giorno non si soffermerà davanti a un particolare, ed ecco che quel particolare gli ricorderà qualcosa, ma costui non riuscirà a focalizzare cosa. La nostra intelligenza non risiede nelle capacità logiche, ma nella capacità di ricordare poco a poco la nostra vera identità; che non è Marco, Bruno, Maria, un ragno, un elefante, una formica, o una gazzella ecc…ecc… Questi sono tentativi, possibilità, che l’energia si è data per percepire se stessa in un corpo. Tu sei quell’energia, che si sta esprimendo attraverso te, me, e tutta la vita pensante di questo pianeta dopo aver fatto un percorso lunghissimo, che è partito dall’universo nel momento in cui si è creata una galassia da due onde di energia, come un mulinello nell’acqua, un uragano, un nodo nel legno, o una conchiglia, e che alberga in te. Solo chi avrà più attenzione potrà ricordare, perché nel ricordo c’è la verità di chi siamo. Spero che tu capirai quanto dico, perché altrimenti mi vedrai come la tua mente vuole, ma noi siamo la stessa cosa. E’ difficile vedere cosa c’è oltre l’immagine, spero che tu veda e senta che tutto quello che hai intorno è una sola energia che sta camminando in miliardi di tentativi, miliardi di possibilità, per riuscire un giorno ad incontrare se stessa nel corpo che si è costruita.
Piccolo stralcio estrapolato dal libro di Bruno Franchi “SIAMO DIO oltre Fede e Scienza”. http://www.ilmiolibro.it
Caro Bruno mi hai emozionato e mi hai fatto ricordare il come ,molto spesso nella storia dell’umanità , quando i tempi sono divenuti maturi ,uomini diversi hanno fatto contemporaneamente le stesse scoperte ,con metodi scientifici ,filosofici e matematici diversi. Pensa che persino sembrava parlassero di cose diverse. Era invece solo un problema di semantica. Io ,tu ,tutti gli uomini e persino tutte le cose fisiche accidentali ,siamo uno nella mente universale di DIO.
In quanti modi possiamo esprimere questa stessa verità ?
Tu stesso, probabilmente emozionato in negativo dal mio commento ,hai scritto implicitamente a me come se io dicessi cose diverse o incomplete rispetto al tuo sentire.
Non è così . Tu sei mio fratello diletto ,figlio dello stesso padre che mi ha dato il medesmo concetto che lui ha dato anche a te . Tu poi me lo hai ridato ancora ,con parole nuove rispetto alle mie ,ma le tue espressioni maggiormente poetiche delle mie ,non sono estranee al mio animo. CONCORDO CON TE NEL SENTIRMI ORIGINATO E INCLUSO NEL TUTTO: NOI NON VENIAMO DAL NULLA: IL PRESUNTO VUOTO E’ L’ESSERE DEL TUTTO COMPLETO DI TUTTO.
Niente è più pieno di valori ,conoscenza e significati logici ,di quanto lo sia il vuoto materiale ,che è però pienezza di spirito.
L’energia persona che è l’ESSERE PRIMO necessario,universale e immutabile ,include nel suo pensiero sineterico tutte le idee sintetiche e analitiche a sua immagine. L’identico ,vero ,reale Essere ,include in sé i suoi giudizi solo apparentemente diversi,(i giudizi sintetici ed analitici che risultano accidentali)
Tutto l’universo attuale è incluso e formattato nella lunghezza provvisoria di Planck. Oltre la velocità della luce ,nell’eternità, tutti i giudizi sintetici ed analitici sono unificati nel pensiero sineterico immobile,oltre il Big Bang immaginario. Ciò avviene laddove l’informazione e tachionica, ovvero istantanea e sta così eternamente con tutto l’Essere reale che è indiviso.
Nella mente tutte le visioni sensoriali cerebrali sono unificate.
Leggimi sul mio sito http://www.webalice.it/iltachione che mi fu ispirato intellettualmente da san PIO e non cercare di capirmi solo nel breve commento del 9/10/ su questa pagina. Scoprirai che come tu stesso affermi ,anche io so come te ,che siamo tutti un solo essere che si offre in noi tutti ,fino alla nuova riunificazione finale ,fuori dallo spazio tempo provvisorio.
Caro Vincenzo, la mia emozione non è stata negativa, dato che se siamo tutti la stessa energia perchè dovrei nutrire emozioni negative verso chi sento uguale nella sostanza. Anche se le tue parole possono sembrare diverse dalle mie in sostanza vogliono trasmettere la stessa cosa. La mia esperienza di vita mi ha portato a capire me stesso, perchè ho sempre ritenuto che la via interiore era la sola via per sentire la pace e l’armonia. Capire se stessi, ci fa capire tutti gli altri esseri viventi pensanti anche quelli più lontani dalla vita. Non a caso ho scelto la parola GEMELLO per comunicare, perchè in questa semplice parola c’è TUTTO quello che si dovrebbe sentire e ricordare di essere. Purtroppo viviamo nella transizione, e gli esseri viventi pensanti, sono prigionieri della storia mentale che non gli permette di andare oltre la loro identità psichica relativa.
Viviamo il paradosso di essere l’energia che abbiamo chiamato Dio ma nello stesso tempo siamo anche Bruno, Maria, Ernesto, Carla, Vincenzo, ecc. ecc. Se tu hai fatto il lavoro di capire e cancellare quello che tutti i neonati purtroppo trovano sulla loro strada, sai che ogni essere che incontri al di là della sua identità e tuo GEMELLO o FRATELLO anche se lui o lei non lo sa. Chi vive nell’identità, crede o pensa, in funzione di quello che gli è stato insegnato a credere e pensare. Ogni persona guarda il mondo o l’universo con il mondo che ha dentro. So che capirai le mie parole. “Io,tu,tutti gli uomini e persino tutte le cose fisiche accidentali, siamo uno nella mente universale di DIO. In quanti modi possiamo esprimere questa stessa verità?”
Se noi siamo Dio, ogni cosa inanimata o animata non può che essere Dio. Un dio nuovo svuotato dalle religioni, che sono il frutto del nostro bisogno di dare un senso alla nostra vita, creando nella mente una illusione di paternità che ancora oggi vive nella memoria e nell’identità che la rende viva e la porta avanti inculcandola ai nuovi neonati che non sanno nulla di questa illusione. Ogni persona guarda il mondo con il mondo che ha dentro. Per osserrvare la realtà oggettiva bisogna che il soggettivo faccia morire il filtro, il nuro, la corazza caratteriale somatica e mentale, solo questa morte può far vedere, sentire, ciò che è sempre stato davanti all’uomo che non è diverso dall’uomo stesso. Quindi la complessità dell’universo in tutte le sue forme, diventa complesso in quanto è l’osservatore che vive nella complessita, dovuta al suo stato di percezione, distorta, dovuta ad un corpo non più unitario. Perciò ciò che è distorto e malato, non può percepire che se stesso. Ma se il corpo e la mente sono uniti nella sanita vitale e innocente, allora ciò che era complesso diventa comprensibile, perfino banale nella sua semplicità. Ciò che è vivo quindi riconosce se stesso, ciò che è distorto, non può riconoscere e sentire, ciò che non ha più. Ognuno quindi, vede e sente per come è fatto, prima vitalmente, poi mentalmente, e da queste fondamenta malate che nasce la nostra incapacita a vedere e sentire, la realtà, come vera o falsa, in quanto è l’osservatore non l’oggettivo malato, e da questa malattia, non può riconoscere se stesso e chi ha di fronte, come suo identico simile. La conseguenza di questa malattia produce tutto quello che vediamo nel mondo, poichè nessuno si riconosce di essere tutti la stessa cosa, e le divisioni, i conflitti, le guerre, le gelosie, invidie, rancori, odi, in famiglia, nel sociale, nel mondo, sono comprensibili solo ad un corpo libero, una mente libera, da ciò che interferiva la propria realtà individuale e la realtà dell’universo che esattamente uguale a chi lo guarda o lo sentirà perchè e se stesso.
L’Amore Universale attraverso le parole di Bruno Franchi
autore del libro “Siamo Dio oltre Fede e Scienza”.
http://www.youtube.com/watch?v=TxmTzkXQe58
CON AMORE UNIVERSALE
bruno franchi
cos’é la coscienza? E’ la nostra capacità di distinguersi dalla materia e dai fatti determinando un nostro io , la coscienza é la qualità peculiare dell’Essere
una scienza della coscienza, forse é possibile , ma non prima di aver riscoperto l’essere cui é propria la coscienza.
L’essere coscienti di essere coscienti inizia a manifestare l’essere. La coscienza della Luce creatrice e dopo ciò la coscienza di essere coscienti ci rivela un nostro essere che sentiamo essere molto vero..molo concreto ,una vera e nuova persona colma di dignità, di belleza, di pace Divina e di eternità. Secondo me non può esistere alcuna scienza che spiega questo essere , questa vita, questa bellezza e questa pace,. la scienza non appartiene all’essere vero ma solo a ciò che crediamo di essere ed a ciò che pensiamo essere la realtà, ma che non é la vera realtà.. la prima e più vera realtà é una Luce fulgente più del sole e delle stelle , é inesprimibile.
solo l ‘esperienza permette di comprenderla un poco di più o di meno …… dunque pretendere di capire e di risolvere ( non di rimediare) i problemi con la scienza é più o meno paragonabile al pretendere far girare un motore con la fisosofia.
Abbandonate ogni ricerca e dedicatevi anzitutto alla ricerca della Luce creatrice da li verrà tutto ciò che Vi occorre
Con affetto
Federico
vittorio catani
Sono andato sul sito “Il Tachione…”
Teoria originale, ardita e che – ahimè – per mie carenze tecniche non sono in grado di comprendere appieno, come forse sarà per altri lettori.
Forse, se ci si pone il fine d’essere compresi da quanta più gente è possibile, un linguaggio meno specifico avrebbe giovato, sia pure a costo di qualche semplificazione.
Comunque: complimenti. Non è da tutti.
.RUSSO Vincenzo
Caro vittorio catani ,la teoria unificata deve correggere duemila anni di errori di filosofia ,che hanno influito sulla logica ,sulla matematica e sulla fisica. Ora per correggere tutto questo ,po,po di scienza travisata ,occorre una nuova semantica .Cioè si devono dare nuovi significati a parole ed espressioni in uso da secoli.Non che sia tanto difficile in se.Il difficile e rimuovere i pregiudizi stratificati nella cultura nota.Per esempio INFINITO oggi significa qualcosa d’immenso e magnifico. In realta è un numero e una qualità incompleta. Un numero non finito. Cioè non è un numero intero. Quindi non rappresenta grandezza ma incompletezza. Gli antichi della magna grecia usavano invece i due diversi termini limitato,(cioé completo),per esprimere grandezza e illimitato,(cioè incompleto), per definire la rarefazione dei numeri primi nel nulla. Va meglio?
PROVIAMO CON UNA NUOVA MAIL QUI DI SEGUITO.
LEGGETEMI PERO’ IN MODO ESTESO anche SUL MIO SITO, PER UNA COMPRENSIONE MIGLIORE.
SALUTI DA VINCENZO
Vi TRASMETTO UN’ALTRA MIA MAIL MOLTO DIFFUSA IN RETE.
risposte a BIOLOGI NEODARWINISTI e scienziati agnostici o atei.
RUSSO Vincenzo scrive:
ottobre 26, 2010 alle 12:16 pm
Tutte le teorie della scienza non sono conclusivamente galileane.
Altrimenti diventano leggi della natura e non sono più teorie.
Quindi le ragioni invisibili per essere ,sono molto più profonde delle cause visibili presunte ,e lo sono più importanti ,persino di quelle cause sperimentalmente verificate. Infatti ogni esperimento è vero solo fino a quando si ripete identico.
UN BRAVO DI SETTORE DUNQUE A RICHARD LEWONTIN biologo antievoluzionista.
La scienza è fede quanto la religione ,ma è difficile farlo ammettere. Eppure la teoria standard e la matematica stessa sono solo ipotesi ipotetico deduttive ,valide solo nel loro proprio sistema assiomatico. Vale a dire che sono incomplete o indecidibili. In pratica non sono false ,perchè sono ipotesi coerenti nel proprio sistema assiomatico. Con ciò non sono neanche vere però ,ma sono solo finte ed immaginarie costruzioni mentali. Le congetture non sono invece nemmeno costruibili e quindi sono false.
Allora il mondo visibile è una costruzione mentale, realizzata con teorema coerenti ma finti.
Per concludere .A quali giudizi si devono sottoporre i concetti sintetici ed analitici per trovare le leggi naturali galileane visibili ed invisibili? Ovvero come si trova anche il perché dell’esistere ?
RISPOSTA : Con il giudizio completo della logica sineterica. Vedi sul sito http://www.webalice.it/iltachione ,soprattutto al volume V : “il tempo e il pensiero”.
ho letto qualcosa del Tachione ed apprezzo lo sforzo inellettuale cosa davvero non da poco..Esisteremmo dunque in un nulla di reale come intendiamo!!???Si é possibile, ma deve essere vera anche un’altra realtà cioé che come un bel sogno noi vorremmo che fosse reale e mai più destraci. così questa nostra esistenza terrena irreale noi desideriamo che divenga reale ..poiché dopo di Lei ci sarà chissa cosa non si sa ma di certo non ci saremo più noi con un copro atta a viverla.
E’ il nostro Essere, cioé quello che riconsce anche Tachione a comandare, Lui desidera semrpe e vuole attuare le cose che desidera anche se in sostanza sono assimilabili ad un nulla di concreto di come siamo abituati, ma per Lui, l’Essere , invece ogni pensiero e desiderio sono cose concrete.
Provate a meditare per bene sulla Luce e scorgerete i segreti profondi dell’Essere, disegni di forme di una perfezione e realisticità inimmaginabile, anche talvolta superiori alla realisticità delle cose terrene, ma…li . non c’é la persona. Provate a ridestare il Vostro essere ( vedete il metodo prtico della http://www.meditazionevita.com) e poi capirete cosa é la vita e cosa é la persona .
Allora io credo che nella pratica é più utile piuttosto che scervellarsi nella ricerca di teorie perfette che pochi possono compendere , applicarsi per dare realisticità al progetto di esistenza terreno, ritrovando la Luce creatrice e dopo il nostro essere… li c’é tutto ci che ci occcorre, secondo me.
Ciò é un pò simile a questo : “una mattina spalanco la finestra e fuori c’é il sole, i profumi della primavera..i bimbi che giocano felici nel prato….
allora posso fare due cose :
1 -me li godo e respiro vita e piacere di vivere e gioia e cresce in me il sentimento affettuoso verso quei fanciulli e di ci sono felice e ciò mi sazia e mi basta
oppure
2 -mi metto ad analizzare la sostanza di quei profumi, mi chiedo da quali piante esattamente verranno e come sono fatti, le leggi fisiche di quel venticello profumato, le leggi biologiche delle piante e dei fiori, mi chiedo chi saranno quei fancliulli che calpestano l’erba del prato, la loro età, la marca e la qualià dei loro vestiti, ecc.
Osserviamo come le seconde riflessioni sono illusorie, perché abbiamo visto che sono fatte di nulla poiché io vivo in una illusione, come tali una volta esaurite le rispose io sarò esattamente come prima, le prime riflessioni invece pur essendo nella sostanza basate sull illusorio mi danno esperienze reali, concret,e che nessuno può mettere in dubbio..e queste espereinze sempre le ricorder e mi aiuteranno a vvere e ad essere migliore …nelle prime sta vivendo il nostro essere, nelle seconde sta vivendo una mente che si é staccata dall’essere e crede di esistere solo lei
Federico
Gentile Federico ,
dopo l’introduzione d’urto della mia teoria ,che sconvolge la fisica e la filosofia passata .Semplifichiamo sull’essenziale . In realtà la mia teoria è semplicissima . Ciò che è complicato è ,il fare abbandonare le spiegazioni sbagliate ,adottate fino ad ora, dalla fisica e dalla matematica ,che hanno succeduto Newton.
Ciò che io faccio e spiegare in modo corretto di cosa è fatto il mondo materiale. Ho solo scoperto che è fatto di idee matematiche ,che sembrano solide ai sensi. Tutto qui, ma è sconvolgente per chi non vuole credere a Dio ,all’Anima e alla vita senza un corpo fisico. In effetti anche ora noi siamo solo anime ,che immaginano di avere un corpo e di vivere in un universo materiale ,perché il programma delle leggi naturali prevede i sensi e le sensazioni fisiche.
Tutto ciò non cambia niente dal punto di vista esistenziale stretto,
Ci dice solo che la materia non può essere costruita realmente fuori dalla mente ,per motivi logici di costruibilità assurda. E’ stata così costruita finta ,con una simulazione cibernetica ,come una realtà virtuale in un super computer.
Per il cervello e per i sensi dunque tutto resta dal punta di vista esistenziale non modificato. Solo che questa nuova fisica ci dice ora la verità in senso strettamente scientifico, su cosa è la materia inorganica e quella organica,(Idee solo idee di energia mentale ,condensate o in moto).
Dove sta allora l’ importanza vera di aver concluso la ricerca nella teoria perfetta o completa? Come la chiami tu.
Semplice ,la materia non esiste realmente ,lo spirito si.
Ciò sembra sconvolgente a chi voleva restare materialista e sembra ingiustamente indifferente a chi come te era già spiritualista o credente in Cristo.
Non è però proprio così ,che restano le cose dopo aver trovata la teoria unificata.
Una volta dimostrata l’esistenza di Dio come mente universale ,che include le menti degli uomini a sua immagine .
Cambia anche la ricerca interiore che tu promuovi, perché da nebulosa e personale ricerca a tentoni ,diviene una realtà rivelata ed obbligatoria per tutti gli uomini.
Per odio o ostinazione si può ancora rifiutare Dio e la natura spirituale della mente-anima creata da LUI.
Però ora bisognerà farlo ,faccia a faccia con Dio ,così come lo fecero Satana ed Adamo.
Ora fede e ragione sono conciliate e svelate come diramazioni della unica conoscenza unificata ,che viene in entrambi i due rami della conoscenza ,sempre e solo da Dio.
Sia la fede che la ragione spiegano la solo unica verità.
TUTTO CIO’ CHE REALMENTE ESISTE IN ETERNO E’ LA MENTE DI DIO E NOI SIAMO INCLUSI IN ESSA; BENCHE’ DOTATI DI RESPONSABILITA’ E LIBERO ARBITRIO INDIVIDUALI.
ESATTAMENTE ALLO STESSO MODO DI COME LE PARTICELLE FONDAMENTALI SONO PENSATE DA DIO E POI LASCIATE AUTONOME ,SENZA RESPONSABILITA’ SUCCESSIVA DI DIO.
LE PARTICELLE POTRANNO FINIRE IN UNA MONETA DATA AD UN POVERO O ANCHE IN UNA PALLOTTOLA CHE UCCIDE : DIO RESTERA’ MORALMENTE SEPARATO DA CIO’, FINO AL GIORNO DELLA RESURREZIONE DEI MORTI E DELLA RCOMPENSA DEI GIUSTI.
PERCHE’ QUESTE MIE ULTERIORI SPIEGAZIONI?
PERCHE’ GLI ATEI E GLI AGNOSTICI POTREBBERO RIFIUTARE E ACCANTONARE QUESTA MIA TEORIA, PER NON AMMETTERE L’ESISTENZA DI DIO ,COSTRETTI DALLA LOGICA DELLE MIE SPIEGAZIONI SCIENTIFICHE.
MA ANCHE TU POTRESTI ACCANTONARE QUESTA RIVELAZIONE SCIENTIFICA ,APPOGGIANDOTI AD UNA TUA PRETESA FEDE SUPERIORE ALLA SCIENZA, PORTATA AVANTI DA SPIRITUALISTI E SACERDOTI DA MOLTI MILLENNI.
SI E’ PROPRIO COSI’. CONTRO L’ERRORE DEGLI ATEI ,CHE PENSANO CHE LA FEDE E’ INUTILE.
C’E’ ANCHE L’ERRORE DI CHI CREDE ,CHE LA FEDE E LO SPIRITUALISMO BASTINO DA SOLI.
CERTO : “BEATI QUELLI CHE HANNO CREDUTO SENZA VEDERE” ,(ANCHE SENZA SAPERE,AGGIUNGO IO).
MA QUESTA SUPERIORITA’ DELLA FEDE SULLA SCIENZA E’ VERA SOLO FINO ALLA FINE DEI TEMPI. NON LO SARA’ PIU’ ,QUANDO IL RITORNO DI CRISTO SARA’ ORMAI NELL’ARIA.
A QUEL TEMPO DICE IL PROFETA DANIELE ,CHE LA RAGIONE SARA’ CONCILIATA CON LA FEDE E ANCHE IL MONDO E LA MENTE DI DIO SARANNO SPIEGATI CON LA RAGIONE,OLTRE CHE CON LA FEDE.
ORA IN QUESTO BISOGNA ANCHE RICORDARE ,CHE L’UNICA RELIGIONE CHE AMMETTE CHE DIO PUO’ ESSERE CONOSCIUTO ANCHE CON LA RAGIONE ,E’ QUELLA CATTOLICA DI ROMA.
PURTROPPO E CONCLUDO .
QUI STA IL PERICOLO DI TROVARSI FUORI STRADA ESSENDO ATEI OPPURE TROPPO SPIRITUALISTI.
DA MOLTI SECOLI SCIENZIATI E ANCHE TEOLOGI E PERSINO VESCOVI E SACERDOTI ,SANNO CHE IL CATECHISMO DELLA CHIESA DICE CHE DIO PUO’ ESSERE CONOSCIUTO CON LA RAGIONE .
MA LO NEGANO CON ATTEGGIAMENTI DI UMILTA’ INTELLETTUALE AFFETTATA E SFACCIATAMENTE FUORI LUOGO, PER UOMINI CHE ALLO STESSO TEMPO DICHIARANO DI CERCARE LA VERITA’NELLA RAGIONE.
PERCIO’ CARO FEDERICO,LA TEORIA UNIFICATA NON E’ COME LA SCIENZA E LA FEDE CHE SI SONO AFFRONTATI, CONTRASTATI ,O AL MEGLIO CONFRONTATI FINO AD OGGI.
LA TEORIA UNIFICATA CHIUDE LA RICERCA SCIENTIFICA. LA RICONDUCE ALLA VERITA’ PRIMA, DA CUI IL MOTO FISICO APPARENTE E LA VITA MATERIALE SONO USCITI ,E COSTRINGE A FARE INFINE I CONTI CON QUESTA VERITA’, CHE ADDIRITTURA SPIEGA E CONFORTA LA FEDE.
ORA IL RISCHIO E’ LO STESSO ,SIA PER GLI SPIRITUALISTI CHE PER GLI SCIENZIATI,
A FRONTE DELLA VERITA’ DIMOSTRATA DI DIO ,L’OPPOSIZIONE PUO’ VENIRE SIA DA UOMINI DI FEDE CHE DA SCIENZIATI ,I QUALI VOLESSERO CONTINUARE A DUBITARE E CERCARE ANCORA CIO’ CHE FINALMENTE E’ STATO INFINE TROVATO.
SAI PERCHE’ SI OSTINANO AD OPPORSI ALLA VERITA’ E A SOTTOVALUTARLA ?
PER IL RISCHIO DI RIMANERE DISOCCUPATI E/O ALLONTANATI DALLE LORO VECCHIE SPERANZE, RISPETTABILI SI, MA SOLO FINO AD OGGI.
INVECE DI FRONTE ALLA RIVELAZIONE DELLA VERITA’ ,TUTTI DOVREBBERO ESSERE SOLO RICONOSCENTI A DIO ,CHE I TEMPI RISOLUTIVI SONO GIUNTI. RIMANERE FINTI UMILI SOCRATICI NOSTALGICI, NON SERVE. NON ESISTE UNA SUPERIORITA’ CULTURALE SPIRITUALE VERSO LA VERITA’ FONFDAMENTALE. ATRIMENTI SI DIVIENE ANTICRISTI E QUESTO L’ABBIAMO GIA’ FATTO ALMENO DUE VOLTE NELLA NOSTRA STORIA NELL’EDEN E AL CALVARIO ,DOVE NEGAMMO CRISTO FIGLIO DI DIO.
ORA IO NON MI PRESENTO COME PORTATORE DELLA VERITA’.
IO SONO UN ASINO CHE PORTA ORO ,NON HO MERITI E NON SONO NULLA CHE CONTI PIU’ DI UNA FOGLIA .
MA PER QUESTO DIO PER GLI ULTIMI TEMPI HA SCRITTO CHE SI SAREBBE SERVITO DEI PICCOLI DELLA TERRA E DELLA RAGIONE CHE VA OLTRE LA FEDE.
IN EFFETTI RIMANE VERO CHE SONO BEATI QUELLI CHE HANNO CREDUTO SENZA VEDERE. RIMANE VERO CHE SOLO L’AMORE RIMANE FINO ALLA FINE .MA CIO’ E’ VERO SOLO FINO AGLI ULTIMI TEMPI. ORA SI STA PER ANDARE AVANTI AL TRIBUNALE DI DIO E LI’ SERVIRANNO E SARANNO SERVITE RAGIONI ESPLICATE ED ESPLICABILI PER TENERE IL GIUDIZIO.
PER QUESTO IO SCRIVO A TUTTI. PERCHE’ ORA FEDE E RAGIONE DEVONO ESSERE UNIFICATI.
Daniele cap. 12: 3 e 4. Leggi anche tutto il capitolo 12
SALUTI DA VINCENZO. ALLA PROSSIMA.