Innernet: Journey into Awareness
and Anima Mundi

20
Mar
2013
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Fai il test dell’Illuminazione

test fumetto.gifSe vuoi essere incluso nell’elenco degli illuminati, devi superare il self-test dell’illuminazione. Se cerchi di imbrogliare, imbrogli solo te stesso. Se non raggiungi il pieno punteggio, torna a casa e continua a meditare.

Per favore rispondi onestamente alle seguenti domande prima di mandare il tuo satsang web site a Otoons. Ti verrà chiesto di avere superato il test prima di essere ammesso alla pagina dell’illuminazione. Se cerchi di imbrogliare, imbrogli solo te stesso.

1. Quando ti addormenti, non ti addormenti mai completamente. C’è una parte di te che non dorme mai. Se è così, segna un punto. Se quando ti addormenti ti addormenti completamente e la tua coscienza scompare finché non ti svegli o sogni, segna zero.

2. Esci per strada. Se vedi soltanto persone addormentate, che si muovono meccanicamente e sognano camminando, e questo ti succede sempre, segna un punto. Se vedi solo persone normali che si occupano degli affari loro, segna zero.

3. Segui il movimento del tuo respiro per due ore (cosa ne dici di un minuto?). Se l’hai fatto senza sforzo, senza perdere un solo respiro, segna un punto. Probabilmente sei illuminato. Se non lo sei, sei sul punto di diventarlo, perciò non disperare. Se hai perso di vista il respiro anche solo per un secondo, segna zero.

4. Esci per strada e cammina per un chilometro, restando consapevole di ogni passo. Se l’hai fatto senza sforzo, senza perdere un solo passo, per oltre un chilometro (cosa ne dici di venti metri?), segna un punto. Se hai mancato anche solo un passo, segna zero. Read More

23
Feb
2013
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Risvegliarsi alla rivoluzione

vimala thakar5.jpgCosa ha a che fare l’illuminazione con la crisi del pianeta e dell’umanità? Vimala Thakar è una maestra spirituale di indubbia saggezza e nello stesso tempo un’attivista apppassionata verso l’impegno e la responsabilità sociale. Una sintesi di J. Krishnamurti e del Mahatma Gandhi, da cui è stata profondamente influenzata.

L’illuminazione e la crisi mondiale: introduzione di Susan Bridle

La maestra spirituale Vimala Thakar, è nota in Europa e negli Stati Uniti come una grande e indipendente insegnante del risveglio spirituale. Di fatto, noi di “What is Enlightenment” riteniamo che sia forse la donna più illuminata esistente oggi al mondo. Ma quello che probabilmente molti non sanno è che Thakar è anche un’attivista sociale profondamente impegnata. Influenzata dagli insegnamenti sia di J. Krishnamurti sia del Mahatma Gandhi, Thakar personifica l’essenza della consapevolezza illuminata e della responsabilità sociale.

Le due correnti del risveglio individuale e dell’impegno sociale, di solito divergenti, si uniscono indissolubilmente nell’inarrestabile torrente della sua vita. E in entrambe le sfere, in modo non dissimile dai suoi mentori, Thakar è una grande rivoluzionaria. La sua vita e i suoi insegnamenti ardono del fuoco della rivoluzione interiore dello spirito, che secondo lei è l’unico, autentico fondamento di una rivoluzione della società.

Nata in una famiglia brahmina di classe media nell’India centrale, la passione di Thakar per la vita spirituale è cominciata presto. “La consapevolezza di «qualcosa al di là» si fece strada in me all’età di cinque anni”, scrive, raccontando come scappò di casa per andare nella foresta in cerca di Dio, implorandolo di rivelarsi.

Suo padre, un fiero seguace del libero pensiero, incoraggiò i suoi interessi spirituali e l’aiutò a visitare gli ashram, a studiare le scritture e a sperimentare le pratiche spirituali. Continuò la sua sincera ricerca spirituale per tutta l’adolescenza, arrivando a fare un ritiro prolungato in una caverna, all’età di diciannove anni. Le sue molte e insolite esperienze di questi primi anni hanno l’aura epica delle leggende del Mahabharata. Da giovane si unì al Movimento per il dono della terra di Vinoba Bhave, il successore spirituale di Gandhi, del quale cercò di realizzare la missione e l’ideale di un nuovo ordine sociale.

Lavorando a stretto contatto con Vinoba, considerato a sua volta un santo, Thakar ha assorbito la passione gandhiana per quella che descrive come “la trasformazione radicale della struttura della società umana e la rivoluzione radicale della mente dell’uomo”. L’impegno di Thakar nel Movimento per il dono della terra (il cui fine era ottenere la terra dai ricchi per distribuirla ai contadini poveri) è stato instancabile: per otto anni, ella ha percorso in lungo e in largo l’India, visitando ogni villaggio.

Nel 1960, Thakar fu invitata da un amico a seguire una serie di discorsi che un insegnante spirituale stava dando a Varanasi. L’insegnante era il leggendario J. Krishnamurti, il quale si accorse immediatamente della ragazza che ascoltava con insolita attenzione dal fondo della sala, e le offrì un incontro. Le loro conversazioni private sconvolsero profondamente Thakar, catapultandola in un profondo silenzio. “Qualcosa dentro di me si era liberato, e non poteva più tollerare alcun limite”, ha scritto. “L’invasione di una nuova consapevolezza, irresistibile e incontrollabile… Ha spazzato via ogni cosa”. Read More

31
Jan
2013
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L’intimità  con il proprio corpo come ponte per una relazione appagante con il partner

Sabine.jpg

Torni a casa dall’ultimo seminario di sesso tantrico, sperando che la tua frustrazione sessuale sia finita. Fai di tutto per liberare qualche ora nella tua giornata piena di impegni. Allestisci altari ornati con simboli maschili e femminili. Bandisci dalla tua camera da letto tutto ciò che non trasudi sacralità. Ti metti alla caccia delle candele, della musica e dell’incenso giusti. Come tocco finale, non trascuri coperte e cuscini morbidi.

Esausta ma determinata, ti abbigli come una dea. Entri nel tuo nuovo Tempio dell’Amore, piena di speranze e paure. Usi le tecniche tantriche appena imparate per fissare con gli occhi immobili, praticare riti, sciogliere paure e invitare benedizioni per la tua sacra sessione sessuale. Chiudendo gli occhi, mediti per trascendere gli schemi vecchi e frustranti.

Hai creato l’ambiente per il sesso divino.

Ma aspetta! Puoi davvero fare del sesso qualcosa di sacro?

Forse queste sessioni di sesso tantrico programmate fino all’ultimo dettaglio non sono altro che notti di puro, selvaggio divertimento, di eccitazione erotica nella testa e nel corpo. Ma l’esaltazione di quelle notti non è durata, e negli anni successivi probabilmente hai visto l’eccitazione sessuale trasformarsi inesorabilmente in noia, disinteresse o persino disgusto, portandoti a dire un forte «No» al sesso. Read More

1
Jan
2013
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La libertà  di essere se stessi

medusa.jpgLa libertà di essere se stessi passa attraverso il riconoscimento dei giudizi interiori, il mostro chiamato Medusa, superego, il critico interiore o “il cane che abbaia”, che usa la colpa, la vergogna, lo sminuirsi e il giudicarsi. Anche i ricercatori di vecchia data necessitano di portare consapevolezza al superego, che come i serpenti della testa di Medusa, una volta tagliati tendono a ricrescere.

Se anche tu sei uno di quelli con questa folle passione di essere te stesso e sei stato morso dalla curiosità e ti trovi quindi a farti domande qua e là e, soprattutto, se ti domandi cose come: ”Chi sono io?, Che ci faccio qui?, Cos’è l’amore?”, sta attento perché dovrai fare i conti con Medusa prima di essere ammesso al prossimo livello.

Lei è il mostro del giudizio e del pregiudizio che sbarra la strada alla possibilità di fare l’esperienza diretta di se stessi e della realtà. Usa strumenti come il senso di colpa, la vergogna, le opinioni, i criteri di comportamento ed altro ancora. Mi ricordo che avevo 12 o 13 anni quando per la prima volta mi accorsi della presenza del mostro dentro di me. Stavo camminando nelle strade di Venezia quando sentii qualcosa di simile ad un muro che mi circondava: un muro che creava una barriera invisibile tra me e gli altri ed una bufera dentro i suoi confini.

Molti anni dopo capii che quel muro era uno dei sintomi della presenza di Medusa. Molti anni dopo avevo raccolto sufficiente comprensione e capacità per essere in grado di riconoscere la presenza del giudice interiore, i suoi attacchi, le sue strategie, le sue funzioni e soprattutto il dolore e la separazione che crea.

Com’è che questo mostro, anche chiamato superego, il critico interiore o il cane che abbaia, mantiene il controllo? Read More

15
Dec
2012
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Il tabù dell’illuminazione, intervista con Adyashanti

adyashanti.jpgCrediamo davvero di poterci risvegliare? Oggi, uno dei più famosi insegnanti buddisti di San Francisco non è un lama tibetano o un maestro zen tradizionale, ma un americano laico e anticonformista chiamato Adyashanti, intervistato da Stephan Bodian. I suoi discorsi pubblici (che egli chiama “satsang”, secondo la tradizione advaita o nonduale dell’India) attirano centinaia di ricercatori, buddisti e non buddisti.

In un satsang cui ho recentemente partecipato, in una chiesa vicino Lake Merrit, al centro di Oakland, Adyashanti sedeva su una grande poltrona a un’estremità della sala, circondato dai seguaci. Dopo un periodo di silenzio e un discorso sul dharma in cui ha parlato della “futilità di cercare ciò che già siamo”, ha invitato il pubblico a porgli degli domande.

Qualcuno ha chiesto di parlare del valore di una pratica regolare di meditazione, e Adyashanti ha risposto: “Ogni volta che non manipoli la tua esperienza, stai meditando. Non appena mediti perché pensi di doverlo fare, stai di nuovo controllando l’esperienza, e privi la tua meditazione di ogni valore”.

Più di una volta egli ha invitato gli studenti a entrare in contatto diretto, nel momento, con la verità manifesta della loro natura intrinseca; per usare le sue parole, con colui che “in ogni momento sta guardando attraverso i tuoi occhi”. L’intensità e l’intimità di questi incontri mi hanno fatto pensare a una sorta di pubblico “dokusan”, il dialogo personale tra maestro e discepolo nello zen tradizionale.

Anche se in questi giorni Adyashanti parla raramente dello zen o del buddismo, egli ha studiato e meditato per più di dodici anni sotto la guida di Arvis Justi, un’insegnante laica della scuola del maestro zen Taizan Maezumi, il fondatore dello Zen Center di Los Angeles. All’età di diciannove anni, Steve Gray (come allora si chiamava Adyashanti) abbandonò la passione giovanile per il ciclismo e il sacco a pelo per mettersi alla ricerca dell’illuminazione. Cominciò a frequentare gli incontri settimanali nella casa di Justi, i ritiri di sette giorni con Jakusho Kwong Roshi (un discepolo di Shunryi Suzuki Roshi) e a passare tre o quattro ore al giorno in una capanna per la meditazione che aveva costruito nel cortile della casa dei genitori. Read More

31
Oct
2012
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Il manuale delle costellazioni familiari

ulsamer_manuale costellazioni.jpgIl “campo cosciente”

Nelle rappresentazioni ci imbattiamo nel fenomeno per cui i rappresentanti hanno accesso a conoscenze che in realtà possono essere disponibili solamente alle persone che essi rappresentano. In altre parole: i rappresentanti percepiscono le sensazioni e i rapporti fra le persone estranee che essi rappresentano. Questo è il fondamento su cui si basa il lavoro sulle costellazioni familiari, senza il quale le costellazioni non sarebbero immaginabili.

Il cliente chiede una rappresentazione perché si sente insicuro nel suo ruolo di uomo. Fra gli altri cinque partecipanti di sesso maschile al seminario ne sceglie uno per rappresentare il padre e uno per sé. Poi sceglie una rappresentante donna per la madre. Quindi, senza parlare, assegna a ciascuno di essi un posto nella scena.

Ha disposto il padre in modo che questi guardi verso l’esterno. Rispondendo a una domanda, il padre (ovviamente il suo rappresentante) afferma di sentirsi debole ed escluso dalla famiglia.

Da ulteriori domande del terapeuta emerge che il fratello maggiore del padre è caduto in guerra. Quando nella rappresentazione viene introdotto un rappresentante di questo fratello, il padre lo guarda con aria raggiante. Vuole andare verso di lui. Anche il figlio è sollevato e felice quando vede lo zio defunto.

Chi prende parte a una rappresentazione per la prima volta rimane sorpreso. In che modo i rappresentanti arrivano a queste sensazioni e reazioni? Ma sarà tutto vero? Non può dipendere tutto dalla fantasia dei rappresentanti? Non sarà solo una bella scenetta? Eppure quello che i rappresentanti provano non è sempre affettuoso e prevedibile.

La cliente mette in scena una rappresentazione in cui sono presenti fra gli altri una rappresentante della nonna e uno del primo marito di questa, morto in guerra. I due si guardano. Suggerisco alla nonna questa frase: “È stato brutto per me perderti”. La nonna lo guarda per un momento. Poi gli dice spontaneamente: “No. Ne sono stata felice”.

Queste uscite improvvise sono scioccanti. Non nascono da informazioni supplementari. Forse dietro di esse si nascondono i problemi personali della rappresentante? Non starà mettendo in scena la storia personale della sua famiglia?

I clienti però confermano sempre spontaneamente la validità delle parole dei rappresentanti. “Nella mia famiglia le cose stanno proprio così”, ripetono sempre. Anzi, può capitare che un rappresentante utilizzi esattamente le frasi che un membro della famiglia ha sempre usato, che ne assuma la medesima postura o che manifesti gli stessi sintomi fisici senza che se ne sia parlato prima.

I posti all’interno di una rappresentazione hanno la loro energia, per cui chiunque si trova in quel posto reagisce in modo analogo. Anche gli altri rappresentanti non accolgono con sorpresa o perplessità frasi inaspettate come quella di prima. Ciò che viene detto si dimostra vero per tutti. Read More

17
Sep
2012
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Lo zen vende

dalai lama apple ad.jpgDai computer ai prodotti di bellezza, Madison Avenue ha scoperto che la spiritualità vende. Qual è il suono di una mano che apre il portafoglio? Todd Stein parla del paradosso di una spiritualità arruolata al servizio del materialismo.L’illuminazione si può comprare in scatola.

Basta chiedere a Lancome, il cui Hydra Zen, “idratante anti-stress per la pelle”, viene venduto a 42,50$ in quasi tutti i negozi. Oppure, se i prodotti di bellezza non sono il tuo genere, fai un giro di prova su un pickup Ford Ranger “in cerca della saggezza sulla cima di una montagna”. Lungo la strada puoi “ringraziare il cielo per la 7-Eleven” e fermarti per una bottiglia di acqua Evian, famosa per la sua “eterna forza vitale”. O, ancora, puoi “cercare la verità” in un bicchiere di Heineken.

Ah, e quando stai sulla cima della montagna, non meravigliarti se vedi monaci tibetani dalle vesti scarlatte aprire i loro iPad. Se non riesci a scorgere monaci sulla cima della montagna, cercali nel campo di basketball. Saranno quelli con la testa rasata e le Nike ai piedi.

Oggi, con tanti insegnanti spirituali (veri e finti) impegnati a promuovere beni di consumo – la Apple aveva agguantato Gandhi e il Dalai Lama per la sua campagna Think Different (Pensa differente) – forse preferiresti cancellare il viaggio verso la cima della montagna e metterti alla ricerca di un guru nel centro commerciale della tua città. Perlomeno, questo è il messaggio che esce dai pubblicitari in questi giorni.

I pubblicitari stanno vendendo di tutto, dagli hamburger alle automobili, facendo appello, ironicamente, ai nostri desideri più immateriali. “Serenità adesso” non è più soltanto una battuta divertente del telefilm Seinfeld; è la filosofia non detta di un tipo di pubblicità distintiva di questi anni: l’inserzione spirituale. Mettendo in campo un esercito di angeli, saggi illuminati e figure religiose apertamente finte, i pubblicitari sperano di trarre vantaggio dalla ricerca della pace interiore insegnandoci, come afferma il sociologo Bernard McGrane della Chapman University, che “la vita diventa radiosa attraverso il consumo”. Read More

25
Jul
2012
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Quando l’iPhone sostituisce la siringa: la comunicazione come forma di patologia

Quando l’iPhone sostituisce la siringa: la comunicazione come forma di patologia
Laura (ma il nome è di fantasia) è una mia amica. Ha una laurea, ha militato in politica quando era più giovane, ha una casa piena di libri che in buona parte ha letto, aveva un marito che ha lasciato per un altro uomo quando ha cominciato a sentirsi vecchia e ora, non so, forse ha degli amanti. Insomma Laura ha avuto e ancora ha una vita intensa.

Ma qualcosa non torna. Ogni mattina scrive “buongiorno” e ogni sera “buonanotte” su Twitter e di rimbalzo anche su Facebook, e durante il giorno commenta in tempo reale con pensieri irrilevanti le sue attività. Cercare il link giusto da postare sulla sua bacheca online sembra essere diventato per lei tanto importante quanto prendersi cura della propria igiene personale.

È caduta anche nella trappola dei talkshow, specie quelli furbi pensati apposta per gli utenti come lei (che mai guarderebbero “L’Isola dei Famosi” ma che non si perdono una puntata di “Che tempo che fa”…), e mentre guarda la televisione commenta in tempo reale sui social network quello che il conduttore e l’ospite dicono, come se il suo cervello fosse collegato a internet a sua insaputa o come se la sua opinione fosse richiesta da una platea che la segue con attenzione… ma dall’altra parte del suo iPhone non c’è nessuno o, per meglio dire, ci sono milioni di altri naufraghi che, come lei, gridano aiuto alla deriva nel vuoto cosmico della modernità.

Carla è un’altra amica… Prosegue su Indranet

10
Jul
2012
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Nulla da fare e nessun luogo dove andare?

Rani.jpgLa Pratica Spirituale, la sua bellezza, le sue trappole e strategie ed il suo vero scopo

“Non c’è niente da fare e nessun luogo dove andare.” “Non fare nulla! Semplicemente Sii!” Chi non conosce questi slogan? Ma chi veramente comprende il significato profondo di queste parole? La maggior parte delle persone non possono accoglierle in modo diretto senza l’interpretazione della mente.

Non c’è da meravigliarsi che alcuni recenti percorsi spirituali si esprimano così nettamente contro la meditazione, l’auto-indagine o qualsiasi altro genere di pratica, perché per la mente pratica vuole dire: migliorare, raggiungere qualcosa o fare qualche cosa.

Comunque è precisamente la pratica che sostiene la maggior parte di noi che siamo su un percorso verso l’unità, verso il “non fare”.

Pratica come fuga

Noi esseri umani stiamo sempre facendo qualcosa. Seguiamo consapevolmente o inconsapevolmente i nostri impulsi mentali. Non sappiamo cosa significa non fare e lasciare che Dio viva attraverso questo nostro corpo, senza opporre resistenza.

Non abbiamo molta esperienza, come ricercatori spirituali, di un rapporto senza conflitti tra la quotidianità e lo spirituale, oppure tra quello che “facciamo” e quello che pensiamo che dovremmo fare.

Nella maggior parte dei casi il terreno su cui si poggia la nostra vita spirituale è il fare, un allontanarsi dalla vita così come è, una fuga dai dolori del passato. Non c’è da andare in nessun luogo, e ciò nonostante stiamo tentando di fuggire da questo momento per trovarne uno migliore! Noi vogliamo abbandonare la personalità per trovare il vuoto, creando rifiuto e separazione nel nome dell’unità.

La negazione

Quindi la verità è che noi non siamo molto abili nel non fare. Finché siamo presi dal nostro pensare automatico,siamo nel “fare”. Sfortunatamente conosco troppi cosiddetti illuminati, amici ed insegnanti contemporanei che stanno seguendo la loro mente nevrotica e dichiarano cose come:

accade tutto naturalmente, non c’è nessun “io” che sta pensando. Una persona mi disse persino, dopo aver avuto una notte insonne a causa di preoccupazioni su dei problemi di natura economica: “Ah! Ma io sono illuminato, io chiaramente non stavo pensando, era solo un’attività spontanea della mente”.

Il negare è profondo. Read More