Con la risonanza magnetica la meditazione funziona
Scientific American riporta oggi uno studio della University of Wisconsin-Madison che afferma che possiamo acquisire una migliore capacità di provare compassione tramite la meditazione, “più o meno allo stesso modo in cui gli atleti o i musicisti si allenano per migliorare le proprie capacità”. Lo studio ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale sui cervelli dei soggetti studiati.
Seguo con interesse questi studi pur non essendo un neuro-qualcosa (magari a volte un po’ neuro-tico :-) e leggo con piacere che la scienza si avvicina sempre più a ciò che affermano i maestri e i saggi da qualche millennio.
Tuttavia… per quanto interessanti siano questi studi trovo che alla base vi sia un classico paradigma della scienza: il valore assoluto dell’oggettività. Se si chiede a un meditatore non occasionale se la meditazione gli abbia portato più compassione credo che non vi siano dubbi sulla risposta dei più (senza confondere la compassione con l'”essere buoni” o il compatire).
Ma per la scienza tutto ciò non ha alcun valore se non viene misurato, riprodotto in laboratorio e reso oggettivo. La soggettività non conta, l’esperienza individuale men che meno nella ricerca del vero. Credo sia il tempo che la scienza allarghi i propri paradigmi al mondo interiore. A questo proposito, mi piace citare a mia volta questa citazione da Edgar Morin:
Come dice von Foerster, abbiamo bisogno “non soltanto di una epistemologia dei sistemi osservati, ma anche di un’epistemologia dei sistemi osservatori”.
Anche io mi sto appassionando a quel genere di ricerche, ormai iniziate da almeno 40 anni. Sino a poco tempo fa pensavo che ci fosse una incompatibilita’ di fondo tra ricerca scientifica e spiritualita’.
Un libro che non ho mai amato, se non quando lo lessi la prima volta all’inizio della mia ricerca, e’ stato proprio il Tao della Fisica.
Credo che quel libro abbia dato il la ad un vasto movimento che non saprei come definire se non New Age.
Cosi Erwin Laszlo, epistemologo “attento” e sperimentatore egli stesso, oltre che ricercatore spirituale, si presta a quelle solite manipolazioni di chi e’ alla ricerca di facili verita’ e per di piu’ “scientifiche”.
Una volta che ci si e’ impadroniti di tutta una serie di concetti, e’ piu’ facile raccontarla e raccontarsela ed inventare anche un sacco di nuove terapie, pratiche…e guadagnarci qualche soldino.
Io credo, comunque, che il contributo degli studi sulla neurofisiologia della meditazione, sara’ decisivo per migliorare la qualita’ della vita umana.
In molti ospedali, per esempio, anche nel maggiore della mia citta’, ci sono gruppi di meditazione per i malati terminali. il centro tumori, inoltre, e’ tutto colorato e ospita a rotazione, performance di artisti, mostre fotografiche ed e’ sempre pieno di colori e Vita.
Un amico, importante Psicologo, materialista, che assiste i malati terminali, mi ha detto che gli e’ capitato vedere morire serenamente persone che praticavano la meditazione, non sempre pero’, gli e’ capitato anche chi entrava in una situazione di panico sempre piu’ profonda, pur avendo praticato la meditazione. Alla mia domanda di cosa intendesse la moderna Psicologia per salute mentale, egli rispose: “un equilibrio tra vuoto e pieno”.
Le basi epistemologiche ci sono gia’.
In Italia abbiamo un Mariano Bizzarri:
http://www.studio-duranti.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=2&mode=thread
Mi sento direttamente coinvolta in queste riflessioni poichè sono laureata in fisica e da qualche anno pratico tecniche di meditazione. La mia parte razionale si aggancia all’oggettività e alla misurazione, mentre quella non-razionale ha un’esperienza soggettiva. Nel mondo scientifico, ed in particolare della ricerca, questa dualità ( se così si può chiamare) è molto sentita. Infatti il ricercatore tramite gli strumenti reperisce dati oggettivi, ma poi ha da inquadrarli in una Legge che fa parte di una teoria che trae non solo dalla sua razionalità, ma anche dalla sua interiorità. Nasce così l’esigenza, anche per chi è nell’ambito della ricerca scientifica, di trovare un punto di contatto o, meglio ancora, di armonia tra le due componenti. Per questa ragione, con un collega che è ricercatore, abbiamo elaborato un percorso universitario orientato alla ricerca di fenomeni anomali che si interseca con pratiche meditative.
(http://www.arrigoamadori.com/lezioni/CorsiEConferenze/MasterFisica/Master_Fisica_MTGN_e-school.pdf)
L’unico problema è che, istituzionalmente, non trova riscontri! Comunque l’obiettivo è focalizzato.
secondo me è bene che la scienza rimanga ferma sulle sue basi razionalistiche,sulle verità oggettive misurabili e fatte di leggi e teoremi.
i maestri ti possono spiegare la meditazione in un certo modo,ti possono dire di ascoltarti..
gli scienziati hanno i loro metodi per affrontare gli eventi da studiare.
se evitano di usarli e iniziano a “comportarsi come i maestri” perdono di credibilità (ahimè) agli occhi degli altri scienziati.
negli ultimi decenni la scienza,si sa,si è avvicinata a questi campi,lo sanno pure le due persone che hanno lasciato i commenti qua sopra,con metodi (più o meno) classici.. magari con pareri contrastanti tra colleghi,però i passi son stati fatti.
stà alla comunità scientifica aprire gli occhi su tematiche importanti che ormai non han più ragione di essere considerate tabù e di dar credito a gente come Kalia.
buone cose.
durante un mio esame di RMN CEREBRALE x noia sono entrata in meditazione finito l’esame mi rivesto e sento dire dai tecnici che era possibile si fosse verificato un guasto!io ho fatto finta di non sentire e me ne sono andata. in altra occasione di RMN MI sono accorta che qualcuno mi stava tirando i capelli !e non era presente nessuno!
l’ interazione tra osservatore e osservato e alla base dei piu moderni studi scentifici riguarda fisica quantistica e altri rami della scenza ma anche psicologia sociale e studi sul paranormale