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L’Italia ha scelto la via feudale, con tanto di signore, condottiero e padrone assoluto. Il colpo di coda dell’Italia feudale, che siano i feudi territoriali del nord, delle cosche, o degli interessi delle grandi e piccole caste, e di conseguenza l’intolleranza verso chi non sta entro le mura del feudo territoriale o dentro lo spazio mentale, hanno prevalso, questa volta perlomeno senza ipocrisie.

Il malessere economico dell’Italia sommati alla cattiva gestione decennale dell’immigrazione, alla manipolazione sistematica dell’informazione e a una scarsa capacità di leggere la realtà in modo autonomo (e di leggere in generale, privilegiando l’ipnosi televisiva), hanno fatto ritornare gli italiani alle vecchie certezze e al bisogno di delineare confini netti per ritrovare la propria identità. E’ plausibile che sia nei percorsi individuali che in quelli collettivi ci siano momenti in cui si necessita di ritrovare le proprie radici. Questo può essere un processo sano per ripartire dall’essenza primaria che ha dato forma ad una personalità o una nazione.

Ma questo ritorno ha il sapore della disperazione di chi ha perso di vista il centro della propria autentica essenza e si affida a chi gli promette il riscatto tramite valori non tanto tradizionali del territorio, ma semplicemente intolleranti al diverso da sé oppure si affida a chi promette una crescita economica che sarà non solo irrealizzabile anche per una situazione mondiale di crisi delle risorse, ma la crescita non sarà neppure auspicabile se andrà nella direzione delle clientele, dell’ingiustizia sociale, della scarsa sensibilità per l’ambiente e dell’ipoteca sul futuro che dovrà ripagare la voragine del debito pubblico.

La sindrome di Stoccolma, fenomeno per cui si iniziano ad amare i propri carcerieri, è oramai conclamata.

Soprattutto, l’Italia si affida a chi gli promette “libertà” dalle tasse e dalle regole sociali, temi sempre affascinanti per una cittadinanza che non ha ancora sviluppato un forte senso della collettività. Si promette una fettina di torta e un occhio chiuso per tutti. Chi non sta alle regole è risultato vincente. Ora fa tana libera tutti, per primi una sessantina di parlamentari “eletti” (ma in realtà scelti dai partiti) che avevano guai con la giustizia.

I comunisti non esistono più, quindi sarà difficile dare di nuovo loro la colpa dell’impossibilità di far risalire l’Italia dalla crisi. In un pianeta dove le risorse saranno sempre più scarse non basterà strizzare l’occhio a Putin per garantire all’Italia le fonti energetiche destinate a scarseggiare dovunque in tempi brevi. Si darà allora la colpa alle regole dell’unione europea, agli arabi che non vogliono pompare più petrolio, ai cinesi che lo consumano, agli ambientalisti che non hanno voluto le centrali nucleari, ai governi precedenti. Proiettare sugli altri i propri problemi e fomentare odio è un meccanismo nevrotico di difesa sia a livello individuale che politico. Meccanismo che ha da sempre efficacia politica, in particolare in Italia.

Qualcuno ha scritto che verranno oscurati i blog. Non lo credo, i blog producono qualche decina, Innernet qualche centinaio, i più letti qualche migliaio di lettori al giorno. Il nuovo governo può permettersi ampiamente di lasciare i blog dove sono, che sono determinanti quanto lo è una riserva indiana rispetto ai milioni di utenti televisivi. Abbiamo la nostra acqua di fuoco, ci ubriacheremo con le nostre parole, costruiremo siti sempre più efficienti, installeremo tutti i plug-in sui nostri blog, faremo dei distinguo mentali sempre più sofisticati. Nel frattempo loro andranno avanti con messaggi semplici, efficaci, diretti, che fanno leva sulle paure, sull’avidità, sulla “crescita”, sull’intolleranza, sulle consolidate identità religiose e territoriali. Aspettiamoci comunque un’ulteriore stretta sulla libertà d’informazione, che in Italia è già a livello di terzo mondo.

L’Italia è diventata “l’azienda Italia”, il governo sarà il suo consiglio di amministrazione e i parlamentari gli azionisti a cui rendere conto distribuendo dividendi. Tutti gli altri sono gli elettori, il parco buoi. Il falso in bilancio non è neanche più reato. Una versione moderna del signore feudale con i suoi vassalli, valvassori, valvassini e poi la massa di semi-schiavi costretti a lavorare una vita per ripagarsi dai debiti.

La manipolazione del vero è quanto di più semplice possa avvenire avendo a disposizione grandi media e denaro. Leggevo su New Scientist del 19 gennaio (pag. 46, articolo “The monster we don’t see” di Dan Hind) che nella campagna di guerra psicologica che precedette l’invasione dell’Iraq gli sforzi andavano nella direzione di convincere gli americani che Saddam Hussein era coinvolto negli attacchi dell’11 settembre.

Mentre nell’immediato seguito degli attentati dell’11 settembre solo il 3% degli americani menzionava l’Iraq come responsabile, nel marzo 2003, poco prima l’invasione dell’Iraq, il 52% degli americani riteneva che il governo americano avesse delle prove di un collegamento tra Al-Qaida e Saddam. Nel 2006, il 90% delle truppe in Iraq credeva che la guerra era conseguenza del ruolo di Saddam nell’11 settembre.

Negli ultimi anni mi sono più preoccupato di cercare la mia verità e di rendermi cosciente di come la mia stessa mente la manipoli, piuttosto che preoccuparmi della manipolazione del vero da parte dei politici e dei media. Come per molti altri lettori di Innernet, ho seguito un percorso di consapevolezza che ha portato alla scomoda posizione di evidenziare i miei lati egoici ed involuti, i miei condizionamenti mentali meccanici, le mie avversioni intolleranti. Lo stesso processo mi ha portato anche a sentirmi più libero da questi, più vero verso me stesso e verso gli altri e ad accettare i diversi aspetti della mia persona. Questo processo interiore di ricerca del vero è ancora in corso, non mi definisco certo illuminato e non ho neppure un tale obiettivo.

Per un certo tempo mi sono quindi occupato più del mio personale rapporto col vero che del falso presente nella società. Ma ad un certo punto sento che il processo di manipolazione della realtà e di accettazione di questa da parte di una grossa fetta della popolazione produce un’atmosfera (potremmo chiamarlo campo energetico) dove l’aria diventa pesante per tutti.

Quando in una famiglia viene sistematicamente negato il vero, si creano delle nevrosi e dei condizionamenti che vengono ripetuti di generazione in generazione. Sia nelle famiglie che nella società c’è chi si adatta alla mancanza di vero ritagliandosi un proprio spazio dove possa agire indisturbato, e chi invece non può vendere la sua coscienza in cambio di piccoli privilegi. In questo caso non può che lottare o andarsene alla ricerca di una situazione dove la sua anima possa fiorire.

Nella scala dei valori della maggior parte degli italiani il vero non è in cima alla classifica. Ma il vero non è nè di destra nè di sinistra, è una responsabilità di ogni essere umano che abbia una coscienza e una dignità e ogni manipolazione di questo non si potrà che riversare pesantemente sullo sviluppo dell’anima di una nazione. L’occultamento del vero riguardo alle stragi e al caso Moro per fare alcuni esempi, rimangono tutt’ora come inquietanti buchi neri nella consapevolezza di un’intera nazione.

Forse questa fase per l’Italia è l’entrata in una nuova lunga notte dell’anima, dopo quelle del fascismo, della strategia della tensione e poi del terrorismo, segnale di una democrazia tutt’altro che matura, analogamente ad un’adolescenza prolungata che esprime posizioni estreme prima di individuarsi ed assestarsi nella sua personalità.

Come Italiano ho tutta la nostra storia nella mia psiche, anche quella che non ho vissuto personalmente per ragioni anagrafiche. I condizionamenti collettivi sono tanto incisivi quanto quelli personali nello sviluppo della coscienza di un individuo. Ho assistito da bambino alla strategia della tensione e poi al terrorismo da adolescente.

Guardando gli eventi da un’ottica spirituale più ampia dei risultati elettorali sono ben cosciente che tutto ciò che avviene ha un senso ed è necessario per il percorso di un individuo e di una nazione. Si può solo accettare cio che è. Ma su un piano più umano, con la coscienza di cittadino adulto, sono scioccato e combattuto tra l’andarmene da un paese che allontana ulteriormente i valori umani e sociali a cui tengo o nel dare il mio apporto per la trasformazione della coscienza con il rischio di diventare un Don Chisciotte, sprecando solo risorse interiori. Ma alla fine, la direzione verrà data come sempre da una consapevolezza più grande delle mie considerazioni mentali.

Mentre stavo pubblicando questo articolo, Enzo Di Frenna ha risposto ad un mio commento sul suo blog, con il titolo “La televisione è un potere spirituale“. Enzo opera con passione e generosità per la trasformazione dell’informazione in Italia. Personalmente ritengo che il mezzo sia il messaggio ed ho dei dubbi sulle possibilità di incidere sulle coscienze con un mezzo televisivo su Internet, seppur con contenuti diversi e che parte dal basso. Ma di questi tempi non mi sento di fare troppo lo schizzinoso e do il benvenuto ad ogni apporto che parte da buone intenzioni.

252 Responses to “L'”azienda” Italia”

  1. (Y)am ha detto:

    Ti segnalo il Blog di un amico:
    http://lapennachegraffia.blogspot.com/

  2. valerio fiandra ha detto:

    straordinario. adotto e condivido. delizio e diffondo.
    segnalo ” Come Vivere In Tempi Oscuri ” – di Philippe Val ( Excelsior 1881 )
    e molti libri di Francois Jullien ( che conosci certo di già )

    com pli men ti

    Valerio

  3. valerio fiandra ha detto:

    erratum corrigo: “Saper Vivere In Tempi Oscuri”

  4. Francesco ha detto:

    Non credo che si possa giudicare bene o male l’esito delle elezioni solo perchè sono andate contro le nostre aspettative. Ho votato PD e certamente avrei preferito un esito diverso, ma vedo il futuro dell’Italia in modo non disfattista, come ho scritto sul mio blog
    http://pensieridiluce.blogspot.com/2008/04/societ-come-organismo-vivente-ed.html
    Una visione olistica della vita credo che valga anche in questa occasione. La politica non è migliore o peggiore della società che la esprime. E questo al di là dei mezzi di condizionamento (o di distrazione) di massa che contano fino ad un certo punto.
    Una mia amica che ha votato PDL turandosi il naso oggi mi ha sorpreso dicendomi che il vero vincitore delle elezioni è stato Veltroni. Non potevo che concordare. Nonostante tutto c’è stata una semplificazione del sistema politico. Parte della sinistra e della destra sono rimaste fuori del parlamento ma sono comunque voci della società di cui non si potrà far finta che non esistano.
    Adesso Berlusconi e soci non avranno più scuse per dimostrare cosa saprà( o non saprà) fare per il bene del paese. Non ha neanche la scusa che non ha una buona maggioranza al Senato come si temeva. Ed è meglio (o peggio) così! Ognuno ha le sue “verità soggettive”!

    Un saluto
    Francesco

  5. Giusy Figliolini ha detto:

    Scrivi:Il malessere economico dell’Italia sommati alla cattiva gestione decennale dell’immigrazione, alla manipolazione sistematica dell’informazione e a una scarsa capacità di leggere la realtà in modo autonomo (e di leggere in generale, privilegiando l’ipnosi televisiva), hanno fatto ritornare gli italiani alle vecchie certezze e al bisogno di delineare confini netti per ritrovare la propria identità.

    Non esiste secondo me nessun paese al mondo in grado attualmente di fare a meno della propria identità, salvo forse il povero Tibet che proprio per questa sua identità eterea, spirituale, che cerca disperatamente di conservare, è finito nelle fauci di chi sappiamo.
    L’effetto casuale, quindi prematuro, di tale perdita sarebbe catastrofica: sappiamo quanto è difficile, rischioso perdere l’identità per un solo individuo se egli non è veramente pronto a sopravvivere in altre dimensioni alla sua “nullità”, per un paese, per un popolo intero, qui ed ora, per me è utopia.
    Tuttavia comprendo e condivido la tua analisi e la tua visione sullo stato delle cose, ora abbiamo alla guida il “cavaliere” perchè è così che deve andare e non è detto che sia un male e se male sarà è perchè male deve venire, per poi cosa?
    Questo lo vedremo in seguito….

  6. Grazie per la segnalazione del blog Yam e grazie a Valerio per la segnalazione dei libri. Francois Jullien lo conosco solo di nome ma non ho letto i suoi libri. Lo prendo in considerazione. Per Francesco e Giusy, concordo sul fatto che se le cose devono andare così… così andranno, in accettazione, senza che questo debba significare passiva rassegnazione.

    Giusy, sono d’accordo sul fatto che le identità personali e quelle di una nazione sono importanti e non possono essere sradicate prematuramente. In questo senso l’incapacità di gestire un’immigrazione ordinata, legale e integrata (da parte di tutti quanti i governi) ha avuto certamente un peso elettorale.

    Mi chiedo tuttavia quale sia l’identità a cui l’Italia vuole ritornare. Se è quella della mafia, degli interessi dei bottegai , della presa dei media e dello “sviluppo” senza attenzione sociale o ambientale, bene, vediamoci anche questo… ma mi ricordo di aver già visto questo film e l’unico film che intrattiene dopo tante repliche è The Rocky Horror Picture Show. Purtroppo, come scrive oggi Francesco Morace http://francescomorace.nova100.ilsole24ore.com/2008/04/presentimento-1.html si soffre di amnesia.

  7. thomas yancey ha detto:

    Gomez Davila, pensatore colombiano reazionario, affermava che “chiunque giustifichi la propria abiezione dichiarandosi ‘vittima delle circostanze’ è un teorico del socialismo; il socialismo è la filosofia della colpa altrui”.
    Mi pare evidente che in Italia siamo sostanzialmente tutti socialisti (comunisti, nel senso in cui lo intendeva Davila). Personalmente penso che l’Italia sia un paese dove ognuno è convinto che la soluzione dei propri problemi dipenda solo dagli altri. Chi si dichiara di sinistra pretende di affermare questa tesi lamentandosi, chi è di destra lo fa agendo con prepotenza.
    Ma destra e sinistra sono ormai solo categorie per comprendere un certo atteggiamento psicologico. In politica, definire gli schieramenti italiani come destra e sinistra è ormai troppo schematico e non aiuta la comprensione. Esistono forze che rappresentano di fatto interessi di gruppi e poteri più ristretti, più oligarchici, ma che comunque sono tuttora in grado di rispondere anche a richieste della società più ampie e generali; e altre forze che si pongono alla testa di una richiesta di più diffusa partecipazione di tutte le categorie sociali alle decisioni politiche ed economiche, ma che non hanno raggiunto ancora un potere complessivo, anche di teoria e prassi, che possa concretamente garantire l’attuabilità di un simile progetto. Berlusconi, Fini e Bossi rappresentano le prime, Veltroni e Casini le seconde. Al momento attuale non è possibile una soluzione diversa da quella che le urne hanno proposto. Per il futuro si vedrà.

  8. eckhart ha detto:

    «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».
    (dal “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa)

  9. matil ha detto:

    condivido l’analisi di Ivo sotto tutti gli aspetti.

  10. thomas yancey ha detto:

    “Se vuoi correggere il tuo regno, devi correggere prima la tua provincia; per correggere la tua provincia, devi correggere prima la tua città; per correggere la tua città, devi correggere prima la tua tribù; per correggere la tua tribù, devi correggere prima la tua famiglia; per correggere la tua famiglia, devi correggere prima te stesso; poi…” (detto orientale attribuito a Confucio).
    Qualsiasi azione può di fatto essere diversa da quanto si proponeva il suo autore quando l’ha concepita. Con la conseguenza di sortire sovente il fallimento dell’obiettivo che si voleva ottenere. Ma ancora più spesso il senso stesso dell’azione risulta del tutto falsato e distorto e alla fine può ritorcersi contro chi la attua.
    Rendersi conto degli errori commessi dagli altri implica per noi il rischio di valutarli in modo errato. Spiegare e giustificare i nostri problemi oppure la nostra eventuale degradazione esistenziale e l’avvilimento che ne deriva attribuendo la colpa agli altri è un atteggiamento molto diffuso. Ma si tratta di una “filosofia” profondamente sbagliata, perché ne consegue un comportamento senza assunzione delle proprie responsabilità.
    Gli errori di valutazione, e dunque strategici e tattici, che possono contraddistinguere le azioni dei massimi dirigenti di qualunque governo (si tratti della nazione o dello sport, di istituzioni o di aziende) non sono frutto di colpe morali. Definizioni del genere sono peraltro fuorvianti, e alla fine costituiscono un eccellente pretesto perché i cosiddetti “colpevoli” non vengano davvero chiamati a rispondere dei loro errori.
    E’ del tutto evidente che le regole create ad hoc e applicate in modo apparentemente contraddittorio celano precisi interessi di egemonia, soprattutto economica. Lo stupore verso decisioni che non si fondino sui puri meriti e sulle autentiche necessità è dunque quantomeno ingenuo. E’ ovvio che le guerre di potere economico mietono molte vittime.
    Che l’Italia sia ormai un enorme ma non eccellente moribondo è certo una realtà evidente in ogni ambito. Attribuire tale dolorosa condizione alle colpe di coloro che giudichiamo nostri avversari è però un grave errore di valutazione. La “cultura del piagnisteo” è in genere non soltanto inutile, ma soprattutto un serio ostacolo alla ricerca degli obiettivi per raggiungere una migliore condizione, più adeguata al livello che si ritiene di meritare veramente.
    Ciò che ha sovente contraddistinto la nostra gente è stata una grave miopia esistenziale. In fondo, ognuno di noi “governati” (non c’è essere umano che non sia tale, in qualche maniera) ha chiesto agli altri di assegnarci il nostro posto, accontentandoci di quello che ci faceva tirare a campare o di qualche piccolo privilegio: ma le nostre ambizioni alla fine sono restate sempre allo stato di sogno. Non a caso siamo un popolo che ha subito una quantità impressionante di dominazioni nel corso dei secoli e tuttora viviamo una condizione complessiva non consona ai nostri bisogni e alle nostre aspirazioni.
    Continuare a lamentarci delle azioni di coloro che, a torto o a ragione, riteniamo i nostri aguzzini non fa altro che mantenerci in uno stato di frustrazione: nella migliore delle ipotesi, utile soltanto a fornire ulteriori occasioni ai nostri avversari per continuare a sopraffarci e a schernirci.
    Non dobbiamo chiedere a nessuno il nostro riscatto, a qualsiasi titolo. Né insultare quelli che riteniamo i nostri nemici. Non è dignitoso. E meno che mai utile. La realtà è quella che conosciamo. Cerchiamo di evitare che gli errori di qualunque parte diventino epidemici, segnalandoli senza giudizi di valore. Ma soprattutto rimbocchiamoci le maniche e chiediamo prima a noi stessi e poi a quelli che sono dalla nostra stessa parte di giocare ogni partita della nostra vita al meglio delle nostre possibilità, come se fosse la più importante.

  11. Giusy Figliolini ha detto:

    Ivo:”Mi chiedo tuttavia quale sia l’identità a cui l’Italia vuole ritornare. Se è quella della mafia, degli interessi dei bottegai , della presa dei media e dello “sviluppo” senza attenzione sociale o ambientale….”

    A me non sembra che siamo mai usciti da una situazione nella quale l’Italia vorrebbe ritornare.
    La mafia, una parola astratta che però può significare molte cose, credo non sia mai stata affatto debellata, anzi, attualmente la nuova mafia ha perso addirittura i suoi “valori” di una volta.
    Abbiamo visto come abbiano abbandonato persino il loro “codice d’onore” non guardando più per il sottile: se ci deve essere un regolamento dei conti, ad esempio, non si risparmiano donne e bambini; non si accontentano più di avvelenare l’ambiente favorendo le discariche abusive piene di rifiuti tossici provenienti da più parti dell’Europa; nè imbrattano solo il nostro paese con la speculazione edilizia selvaggia, ma intossicano e distruggono anche le menti dei nostri giovani favorendo e prosperando il mercato delle droghe sintetiche.
    Essa mi sembra sia più in voga che mai, ma meno “organizzata” e “controllata”, meno guidata da capi di vecchio stampo e tutta questa delinquenza che abbiamo è diventata una sorta di cane sciolto che non esita ad allearsi con la delinquenza più spietata proveniente dall’est Europa per i quali la vita di una persona può valere pochi spiccioli.

    Capitolo a parte per quanto riguarda gli interessi dei bottegai, che ben vengano, i bottegai sono tutti quelli che non hanno più la speranza del posto fisso e sicuro, non ci sono più le grandi aziende che promettono posti di lavoro al proletariato assicurando lo stipendio minimo di sopravvivenza stile vecchio comunismo; oggi l’unica alternativa per la disoccupazione è il piccolo commercio, l’artigianato, il turismo, lo sviluppo personale, talvolta artigianale, di una piccola attività, ed è giusto che questo nuovo spunto sia favorito il più possibile dal governo, naturalmente e preferibilmente con modalità corrette ed oneste.

    Per quanto riguarda i media, non so quanto percepiscano o meno l’influenza polita, sicuramente in parte si, ma è chiaro che sono diventati un potere a parte ben stabilizzato, sotto qualsiasi governo agiscano sono presenti e forti, determinanti sul pensiero, le opere e le azioni dell’italiano medio. Abbiamo già parlato ampiamente di quanto la televisione sia onnipresente e condizionante nel nostro paese, a me sembra che attualmente il vero potere sia nelle mani delle grandi aziende che offrono cifre esorbitanti per acquisire il proprio spazio pubblicitario e tutto il resto dei programmi sia prodotto solo a contorno tanto per riempire e a sostegno di questo.

    Questo quadro è attualissimo e non è un identità alla quale tornare dal mio punto di vista, la nuova identità che l’italiano cerca è un identità politica nazionale e internazionale che sia capace di governare, con tutti gli errori e le possibili correzioni, ma che al timone ci sia qualcuno che guardi la rotta e non a sè stesso, così dovrebbe essere anche se attualmente sembrerebbe un’utopia.

    Meglio avere comunque una direzione sbagliata che andare alla deriva, dove mi sembra che negli ultimi anni stiamo andando: è veramente penoso vedere i politici che si preoccupano solo di difendere le loro poltrone, di fare opposizione anche quando sono loro stessi al governo, perché ormai abituati e centrati nel fare solo quello: con tutti i problemi che abbiamo mi ha colpito molto Rutelli che ha avuto il coraggio di lamentarsi perché alla attuale opposizione non sia stata riservata una poltrona di presidenza al Senato o alla Camera, un riconoscimento del tutto influente sulle capacità direzionali ma solo un contentino in più per la spartizione di un po’ di “potere” e di qualche poltrona residua, post elezioni.
    Posso testimoniare che almeno qui al sud la vecchia sinistra non ha fatto altro che favorire il clientelismo e preoccuparsi di fare gioco di acquisizione di voti tramite favoritismi come hanno sempre fatto nel passato, con il risultato che nelle poltrone di comando, dai piccoli comuni, alle province, fino al parlamento si sono sedute persone del tutto inadatte a governare se non i loro piccoli bassi interessi personali e di chi li circonda.
    Con questo non voglio dire che la destra sia messa meglio, ma, avendo creduto fino ad un certo punto alla concreta volontà della sinistra di favorire veramente il paese è chiaro che mi sia stato difficile dare ancora fiducia a questa forza politica che ha dimostrato di essere disgregata e immatura per governare, sia nel piccolo e che nell’ampio spazio istituzionale.
    Talmente disgregati da autodistruggersi da soli in quest’ultimo governo Prodi.

    Per questi motivi è naturale che conseguentemente la maggioranza pensi di dare “fiducia”, una fiducia piuttosto guardinga da quello che sento dire in giro, all’altra fazione; una fiducia sfiduciata di chi veramente non sa più a che santo votarsi, visto che i santi, gira e rigira, sono sempre quelli, diciamo una sorta di scelta del meno peggio, almeno apparentemente, che poi tutto questo si possa rivelare un’altra catastrofe politica non può certo essere escluso a priori.

    E’ difficile raddrizzare il timone e recuperare una rotta che non sia quella di collisione, quando si è nei marosi tutto è possibile, ma personalmente dico meglio la tempesta che la calma piatta nel lago fetido nel quale stavamo navigando.

  12. Tutti quanti desiderano l’uscita dalla situazione di stallo dell’Italia, tuttavia è proprio questa voglia di azione stile “Avanti tutta” che mi spaventa. Senza entrare sul chi abbia fatto meglio o peggio per l’Italia (sarebbe un bel match), riconosco che ho sbagliato nel mettere il carro davanti ai buoi. Il nuovo governo andrà giudicato per le sue azioni e non sulla base delle mie considerazioni.

    Ma se non avvengono illuminazioni improvvise, non sento una capacità di unire azione, visione del futuro e saggezza in questi rappresentanti politici.

    La “crescita” per come viene intesa non potrà comunque più avvenire. Stavolta è davvero la fine della festa. E’ una condizione mondiale dove l’Italia verrà coinvolta anche peggio di altre nazioni. Possiamo flirtare con Putin o con gli arabi ma il dato di fatto è che siamo impreparati ad una condizione di scarsità di risorse. Siamo impreparati non solamente a livello energetico e industriale ma soprattutto a livello di collettività e di senso civico.

    Il problema a mio avviso è piuttosto pianificare una decrescita felice facendo crescere il senso di comunità e collaborazione e dando un deciso impulso alle fonti rinnovabili, valori che in Italia per diverse ragioni non si sono sviluppati in modo adeguato ad un paese con democrazia avanzata.

    Mi piace citare a questo proposito una frase di James Hillman da “Forme del potere” (Garzanti, 1996):

    “Andare avanti adesso significa andare verso il basso, verso gli errori della nostra cultura, e indietro, verso le sofferenze delle sue memorie. Oggi abbiamo bisogno di eroi della discesa e non di maestri della negazione; di maestri della maturità, che siano capaci di reggere la tristezza, che diano amore all’invecchiare, che possano manifestare l’anima senza ironia o imbarazzo. Di maestri, non di capi-claque; di maestri, non di sostenitori o di filistei.”

  13. eckhart ha detto:

    già..accadrà..
    ci toccherà leccarci le ferite,ancora disfatti e impolverati
    e non ci basterà più il sorriso di plastica dello psiconano ad illuderci,
    ma avremo le maniche rimboccate dei piccoli eroi della resa dopo la disfatta..

  14. FRANCESCO SALA ha detto:

    Forse Ivo Quartiroli si nutrirà pure di pane ed illuminazione; ma, come che sia, in tutta quella luce deve almeno esserci un residuo di assoluta tenebra.
    Nel suo articolo “L’azienda Italia”, infatti prende corpo tutta la smisurata superbia dei migliori, dei campioni della morale, degli illuminati nella guida delle coscienze e delle menti, dei sapienti su qualsiasi ambito dello scibile ”“ ivi compresa, come nel nostro caso – la politica -. Ed stata questa smisurata superbia a perderli, i migliori. Non hanno capito, in primis il Toshan non ha capito, che più si sale sulla scala della perfezioni ( perfetto Prodi, Veltroni, Bonino, i comunisti Diliberto, Bertinotti, e compagnia bella, anzi bellissima ) ”“ più del mondo reale si perde la capacità la comprensione. Il, Toshan, ci illumina sul fatto che una sterminata massa di imbecilli si è fatta ipnotizzare, fino alla catalessi, dal mostriciattolo di Arcore, e dal subumano della valli padane. Questa massa di idioti ha scelto il feudalesimo, piuttosto che le sorti progressive offerte dal mai stato comunista Veltroni, dal mai stato boiardo Prodi ( ancora presidente dei migliori ), dal mai stato sbirro fascista Di Pietro, dalla mai stata iper-super-mega abortista Bonino. Si rassegni l’illuminato Toshan, questo lurido mondo in cui prevalgono il mostriciattolo di Arcore e lo scimmione delle valli padane, non è il nirvana il cui lui vive.
    Francesco Sala ( un subumano)

  15. eckhart ha detto:

    Caro Francesco
    Questo mondo..non è nè lurido,nè pulito..
    o se preferisci, ambedue le cose..
    o se ancora preferisci è ancora, Nirvana e Samsara…:-))
    …Così era,così è,così sarà…
    (c’è solo qualche miliardo in più di esseri viventi)
    Ciao :-)

  16. Francesco, che i politici di sinistra siano spesso lontani dalla realtà non posso che condividerlo. Mi ero allontanato dalla mia breve esperienza politica quando ero uno studente al liceo nel momento in cui mi ero accorto che parlavamo dei “bisogni degli studenti” ma agli studenti spesso non gliene poteva fregare di meno. Questo succede quando si antepone l’ideologia alla realtà, ed è stato un insegnamento per il mio futuro percorso di conoscenza il quale, fondamentalmente, è un percorso che va verso il reale.

    Dall’altra parte, a destra, c’è meno ideologia e più pragmaticità. Fanno meno distinguo e ciò che conta sono gli interessi da spartire senza troppe seghe mentali. Recentemente ho letto questa affermazione di Frank Zappa sulla rivista Ellin Selae, riporto a memoria,: “Il problema è che loro (il sistema) sanno benissimo quello che vogliono e noi non lo sappiamo”. Vero. Ma in questa frase non avverto solo l’incapacità di prendere una decisione precisa da parte della sinistra, ma anche la sensibilità di chi non si butta nell’azione senza averne prima preso consapevolezza. Elettoralmente pagano di più le idee forti, semplici e chiare, anche se si riveleranno illusioni. C’è poca memoria.

    Sul fatto che parte degli italiani si siano fatti ipnotizzare (ma non sono una “massa di imbecilli” questa è una definizione tua) non ho dubbi. Tra le democrazie occidentali solo in Italia abbiamo una concentrazione mediatica a questi livelli, quindi se due più due fa quattro inevitabilmente i fruitori dei media ne verranno influenzati sul piano della mente, tanto quanto le scorie tossiche hanno un effetto sul piano del corpo.

    A proposito degli aspetti oscuri, certo che li ho, come ogni essere umano (che palle sarebbe altrimenti), non ho la pretesa di considerarmi illuminato nè particolarmente avanti nel percorso, ma ho avuto la volontà di vedermi questi aspetti. Alcuni di questi si sono sciolti ed altri li accetto. Per certo, il percorso mi ha aiutato a proiettarli un po’ di meno sugli altri.

  17. FRANCESCO SALA ha detto:

    Mi spiace di essere stato un po’ brusco nella mia precedente; tuttavia, l’articolo del sig. Quartiroli non mancava di contenere tutti, nessuno escluso, i più inveterati pregiudizi di quella mentalità che nel mio dizionario privato chiamo “utopiana”. Questa mentalità si distingue da quella semplicemente utopica, per il fatto che quest’ultima rimane ( per il beneficio di tutti ) nel reame dei sogni ad occhi aperti; mentre la prima, al contrario – nel suo tantalico, ossessivo, tentativo di far entrare l’asino nella stalla cercando di tirarcelo dentro per la coda, ossia di perseguire obiettivi contrari alla natura delle cose ( così che, in tal modo l’asino resterà SEMPRE fuori dalla stalla, mentre tutti i presenti saranno presi a calci, a partire dai denti per finire negli zebedei ) si attorciglia su se stessa e trascina parte della società nella rovina cui immancabilmente va incontro chi pretende di guidare un’auto e allo stesso tempo seguitare a sognare ad occhi aperti.
    Insomma, come può, mi sono sempre chiesto, un adulto semplicemente normale, non rendersi conto della inescusabile, e spesso codarda, puerilità di chi nascondendosi dietro tonitruanti salmodie sul bene , la giustizia, la felicità universali, lascia altrui il tremendo compito di confrontarsi con le durezze le contraddittorietà, la problematicità del MONDO REALE.
    Ma dico, se non superbia, allora cosa può avere spinto il sig. Quartiroli a qualificare – in modo indiretto, ma logicamente, ed inferenzialmente, ineluttabile “ servi della gleba” coloro che non hanno appoggiato l’incomprensibile proposta politica degli utopiani! Infatti solo dei servi della gleba nati ( schiavi per natura, li avrebbe definiti Aristotele ) possono essere compulsivamente costretti ad appoggiare il feudatario cui il sig. Quartiroli si riferisce nel suo testo. Santo cielo, ma quale sortilegio può portare una coscienza ( che sia almeno) di medio livello soltanto a concepire un’idea tanto innaturale come quella che turbe di milioni di uomini si facciamo fagocitare le loro coscienze da un prestidigitatore televisivo ( l’orrido mostriciattolo di Arcore)!!
    Chi scrive è un signor nessuno, e, detto senza alcuna finta alterigia, un signor nessuno rimane anche se parla quattro lingue, ha letto almeno cinquemila libri, ha frequentato e conosciuto persone che i frequentatori di questo sito conoscono forse solo per nome, e che potrebbe spiegare fino all’ultima minuzia, giacché non sono i mezzi per farlo a difettargli, quali sono i meccanismi mentali che fanno degli utopiani quello che sono. Ossia, loro, loro si, i veri sonnambuli, che perduti nel facile sogno di un paradiso in Terra ( tanto che costa!), lasciano che a stillare sudore e sangue, spalare melma ed escrementi, farsi carico di un mondo che è quello che è, ben al di là dei nostri gusti e delle nostre idiosincrasie, ( che a fare tutto ciò ) siano i servi della gleba che hanno voluto la restaurazione del feudalesimo.
    Le note personali riportate sopra, tornando a sottolineare che nessun merito umano ci salva dalla polvere che siamo, stanno però ad affermare nel modo più netto, che d’ora in poi il sig. Quartiroli ci dovrebbe pensare su almeno una dozzina di volte prima qualificare come ha fatto chi, invece di sognare e di soggiacere stupefatto ad uno stato di trance, si spacca il fondoschiena anche per lui.

    Francesco S.
    p.s.
    ( Quanto ad Echkart, semplicemente non capisco di che parla. Chi si fa precedere da nomenclature esotiche dovrebbe ricordare che parlare come si mangia è il nostro miglior tributò allo spirito di verità )

  18. valerio fiandra ha detto:

    Che bella mescolanza di punti di vista… In particolare le buone ragioni di Francesco S., la puntualizzazione di Ivan Q…

    Grazie, prima di tutto.

    Poi consiglio a tutti e due un libretto di tal Philippe Val, “Come vivere in tempi Oscuri”, dove i punti di vista qui rappresentati trovano felice sintesi, nella loro profonda diversità.

    Buona Giornata

  19. Sono curioso di capire come viene trovata la sintesi, Valerio. Puoi dirci qualcosa di più? Mi sembra un interessante contributo. Talvolta si sentono e si credono le stesse cose ma i filtri concettuali e le proiezioni reciproche distorcono il tutto.

  20. Giusy Figliolini ha detto:

    La curiosità è femmina… mi domandavo se il Francesco Sala che scrive qui è il famoso biologo nato nel 1938 o quello nato nel 61 che fa le costellazioni familiari e i corsi per manager?
    Scusate… a mia discolpa per l’evidente O-T posso solo dire che sono stata sollecitata dalla notizia dei quasi 5000 libri letti e da tutte le persone da lui incontrate di cui i frequentatori di questo sito pare abbiano appena sentito parlare…