Feed on
Posts
Comments
Collegati
Share this page to Telegram

Da molti anni conduciamo seminari nei quali insegniamo come amare – se stessi e gli altri. Uno degli argomenti che molto spesso emerge, soprattutto con coppie che sono insieme da tempo, è come riuscire a mantenere attiva la propria sessualità. Molte coppie osservano che più stanno insieme, più è difficile mantenere lo stesso interesse nel fare l’amore.

La vita stressante, la crescente familiarità e la carenza di comunicazione possono stemperare il desiderio di fare l’amore. Forse desiderano ardentemente ritornare ai primi tempi, nei quali non vedevano l’ora di andare a letto insieme per condividere eccitante e appassionato sesso. O forse aspirano a raggiungere una più profonda unione attraverso la sessualità.

Il sesso si trasforma quando l’intimità diviene più profonda. Ma, a meno che non ci rendiamo disponibili a imparare ad adattarci al cambiamento, rischiamo di non sapere come averci a che fare. Il sesso è un aspetto significativo dello stare insieme; se manca, può compromettere la relazione. E se manca, diveniamo facilmente irrequieti o carichi di risentimento.

Possiamo cominciare ad avere delle relazioni o a rassegnarci, a diventare amareggiati e/o depressi. O possiamo ritrovarci totalmente immersi in altre cose come il computer, la televisione, il lavoro, lo sport o altri hobby e non prenderci nemmeno il tempo di stabilire una connessione con il partner.

Quando diventiamo intimi con qualcuno, diveniamo più vulnerabili e questa vulnerabilità solitamente si associa a maggiori paure ed insicurezze. Il sesso è uno degli ambiti in cui meglio queste paure ed insicurezze vengono alla luce. Se non abbiamo esplorato, compreso o accettato le nostre paure e insicurezze, in modo particolare rispetto alla nostra sessualità, rischiamo di non sapere più cosa fare quando queste si manifestano. Finiamo col credere che ci sia qualcosa di sbagliato in noi o nella relazione. Possiamo tentare di compensare queste paure buttandoci in un sesso che non sentiamo “appropriato”.

Quando ci sentiamo spaventati o insicuri nel fare l’amore, questo incide drasticamente sul modo in cui rispondiamo nel farlo e nel modo stesso in cui lo desideriamo fare. Nel fare l’amore, soprattutto se siamo diventati molto intimi con l’altra persona diventa sempre più difficile sentirsi al sicuro.

Quando due persone si mettono insieme, all’inizio è spesso più facile lasciarsi andare alla passione e all’intensità nel fare l’amore. Ma come l’intimità cresce e diventiamo più vulnerabili, diveniamo anche più sensibili. Desideriamo che il sesso rimanga invariato o persino migliori, ma questo non accade. Può peggiorare. Può accadere che sparisca del tutto. Possiamo mettercela proprio tutta o possiamo finire con l’allontanarci. Possiamo diventare glaciali o distanti mentre facciamo l’amore. Possiamo manifestare disfunzioni sessuali. Tutto questo accade perché abbiamo paura e non lo sappiamo. A complicare le cose, raramente accade lo stesso ad entrambi i partner.

Abbiamo scoperto, sia all’interno della nostra stessa relazione sia in quelle di coloro con cui abbiamo lavorato, che gli amanti che hanno raggiunto un’intimità più profonda, hanno bisogno di scoprire nuovi modi di fare l’amore. Devono capire che la paura e l’insicurezza aumentano con l’aprirsi l’un l’altro e come tutto questo influenzerà la loro vita sessuale. Devono anche imparare a comunicare la propria esperienza sul sesso, in particolar modo le loro vulnerabilità. Spesso proprio la vulnerabilità è la cosa più difficile da confessare, specialmente se riguarda il sesso.

È del tutto naturale, e persino sano, che quel tipo di eccitazione che provavamo nel periodo della luna di miele della relazione svanisca. L’eccitazione è un elemento che compare facilmente quando abbiamo rapporti sessuali con qualcuno appena conosciuto. E possiamo mantenerlo vivo per un po’. Ma a causa della familiarità, del vivere assieme e di una serie di altri motivi che esploreremo, svanisce col tempo. Possiamo allora provare a mantenere viva l’eccitazione in qualche modo. Ma qualunque metodo alla fine risulta artificiale e artefatto.

La soluzione a questo problema sta nello scoprire qualcosa di più profondo e di maggior supporto, che possa prendere il posto del nostro bisogno di perpetua eccitazione. L’eccitazione di per sé non può essere la forza di sostentamento della nostra sessualità all’interno di una relazione a lungo termine.
Nel momento in cui stiamo scrivendo questo libro, stiamo insieme già da quattordici anni. Ciò che tentiamo di condividere qui è il frutto di quello che abbiamo imparato in tutti questi anni di convivenza come amanti, ma anche di quello che abbiamo imparato dal lavoro svolto con i partecipanti ai nostri seminari. La prima volta che c’incontrammo fu in India, dove entrambi stavamo facendo pratica meditativa e vivendo in una comune spirituale.

Uno degli aspetti della comune era un intenso programma di seminari di crescita. All’inizio della nostra storia di coppia, decidemmo di frequentare un seminario di due settimane sul Tantra. Il corso insegnava un modo per integrare la meditazione con la sessualità attraverso un approccio specifico e una tecnica per fare l’amore che ci attrasse. (Descriveremo questo approccio in dettaglio
in un capitolo più avanti.)

Nel periodo in cui seguimmo questo seminario, io (Krish) ero anche alla ricerca di un cambiamento nel modo in cui facevo l’amore. Una delle ragioni era che stavo cercando una forma di connessione nel sesso più profonda, più tenera e più meditativa. Ma c’era anche un’altra ragione. Nel fare l’amore, avevo paura di raggiungere l’orgasmo troppo presto, quando sia io sia la mia compagna eravamo eccitati. Mi vergognavo tremendamente quando accadeva, e non riuscivo più a rilassarmi veramente a causa di questa paura. Il metodo che imparammo dava più importanza alla connessione che non alla prestazione, e insegnava a fare l’amore in un modo così rilassato e senza sforzo che qualcosa dentro di me si rilassò profondamente.

Notai che quando mi prendevo il tempo di rilassarmi e concentrarmi di più sulla connessione che non sull’eccitazione, per me qualcosa cambiava. La totale assenza di pressione e aspettative mi ha aiutato a superare la mia insicurezza e la disfunzione stessa. Abbiamo infatti scoperto che questa assenza di pressione e pretese nel sesso è uno dei più importanti ingredienti che consentono alle coppie di mantenere vivi amore e vita sessuale.

Scoprire che fare l’amore può essere così rilassante e profondamente soddisfacente, senza in realtà fare niente, arricchì molto anche me (Amana). Mi resi conto che proprio attraverso la connessione e il permettere ai corpi di fondersi con le energie, accadeva qualcosa di molto più profondo di quanto accada facendo sesso molte volte. Di fatto, questo seminario preparò la nostra relazione ad un modo diverso di stare insieme, dove il fare l’amore non dipendeva più dall’eccitazione o dalla soddisfazione sessuale, ma piuttosto dalla connessione.

Ma per una sana relazione sessuale all’interno di una coppia che sta insieme da molto tempo, non basta imparare a fare l’amore in modo più ricettivo. Dobbiamo anche mantenere la nostra sfera emozionale libera e lavorare nel rendere più profondo l’amore che c’è tra noi. C’erano dodici coppie che frequentarono il seminario con noi.

Ma per quanto ne sappiamo, di quelle dodici, noi siamo l’unica coppia sopravvissuta. E la ragione per cui queste relazioni sono finite è stata, nella maggioranza dei casi, perché conflitti emozionali irrisolti hanno logorato la fibra del loro amore. Noi siamo stati in grado di mantenere il nostro amore e la nostra sessualità molto vitali in parte perché, fin dall’inizio, abbiamo fatto in modo che fosse una priorità affrontare tutto ciò che generava distanza e ferite tra di noi.

La nostra intimità è tale che possiamo avvertire ogni volta che qualcosa disturba il nostro profondo legame. Abbiamo imparato, dal lavoro fatto su noi stessi, che quando ci sentiamo facili allo scatto, irritabili o distanti l’uno dall’altro, è principalmente perché qualche vecchia ferita è stata riaperta ed è ancora molto dolorosa. L’altra persona è un pretesto, non la causa alla radice della nostra insofferenza. Sapere ciò ci aiuta a non incolpare l’altro.

Per di più, nella maggior parte dei casi, le nostre reazioni e la nostra insofferenza hanno poco o nulla a che fare con l’altra persona. Hanno invece a che vedere con la carenza di spazio interiore in quel momento specifico e col sentirsi sopraffatti dalla vita. Quando veniamo provocati, spesso tutto quello che desideriamo fare è prendercela con qualcuno o trovare qualcosa (o qualcuno) che possa farci sentire meglio. E quando abbiamo questa carenza di spazio interiore anche la cosa più insignificante che l’altra persona fa, o qualsiasi altra fonte di stress della vita, delusione o  frustrazione, può facilmente scatenare l’agitazione e le paure, e indurci a prendercela l’un con l’altro.

Quando ci irritiamo a vicenda, ogni volta che ci sentiamo stressati, il sesso è spesso il primo a subirne le conseguenze. Col passare del tempo, una coppia che desidera mantenere la propria sessualità attiva, pulsante e nutriente, deve trovare anche il modo per rendere più profondo l’amore, l’intimità e la fiducia, perché ci vuole profondità per rimpiazzare l’eccitazione iniziale dello stare insieme, specialmente per quanto riguarda il sesso.

Dedicheremo alcuni capitoli nel tentativo di rendervi partecipi di alcuni specifici strumenti che abbiamo scoperto per approfondire l’amore. Nella nostra relazione sessuale, affrontiamo sfide continue riguardo a paure e insicurezze in cui ci capita d’imbatterci, e ci lavoriamo sopra. Man mano che si va in profondità, si trovano nuovi strati di paura e d’insicurezza.

Per di più, in quasi tutte le relazioni profonde, le ferite dell’uno trovano il modo di stuzzicare quelle dell’altro. Ciascuno deve affrontare in modo profondo le dinamiche che inconsciamente e automaticamente lo spingono ad allontanare il partner e a nascondersi. E in seguito a tirarsi indietro dal fare l’amore.

Nel nostro caso specifico, le paure di Krish di sentirsi sopraffatto da una donna forte (causate da una madre troppo autorevole e opprimente) possono entrare in rotta di collisione con l’esperienza di Amana di un uomo non presente (originate da un padre alcolista che alla fine si suicidò). Con amore e consapevolezza, siamo riusciti a far fronte a questa dinamica in un modo creativo.

Grazie a una maggiore intimità, siamo maggiormente esposti ai modi in cui la nostra sessualità viene influenzata dalla paura, dalla vergogna e dall’insicurezza. Eppure la vulnerabilità è anche la via d’accesso alle più recondite e preziose parti di noi stessi, ai tesori della nostra anima e al cuore dell’intimità. Secondo la nostra esperienza, non possiamo sperare di conoscere noi stessi, né tantomeno cosa sia l’amore, se non esploriamo le profondità della nostra vulnerabilità.

Con questo libro, offriremo un percorso per metter insieme il sesso e la vulnerabilità, affinché questo divenga un modo per approfondire ed arricchire l’intimità. E, nel corso del libro, vi porteremo esempi tratti dalla nostra vita, ma anche da quella di persone con le quali abbiamo lavorato. Naturalmente, per proteggere la riservatezza di coloro di cui discutiamo, ometteremo di menzionare i nomi o li cambieremo.

Tratto da “Sesso e intimità”,  di Krishnananda e Amana, pubblicato da Apogeo/Urra, per gentile concessione dell’editore.

32 Responses to “Sesso e intimità”

  1. atisha ha detto:

    eck… so che non sei un moralista .. ed ho compreso la differenza che evidenziavi…
    ho solo messo un mio appunto doveroso (non rivolto a te, ovvio) a ciò che mi circonda, alle falsità dell’ego che noto e “consolo” e “lavoro” (virgoletto, bada bene) ogni santissimo giorno…. e che fanno parte della massa, aimè…

    un abbraccio :-)

  2. eckhart ha detto:

    ..e gocando giocando..
    mi chiedo se “lavorare sulla coppia” come fanno questi neoshiani,non sia solo un “consolare la falsità dell’ego”,per parafrasare Ati..
    Mi permetto di consigliare in proposito un solo testo,che è dell’originale cioè di Osho:
    “Il mal d’amore”, il cui il leggerlo fa tanto bene,solo se inizialmente ti fa tanto “male”..
    come lo fece a me, (e se non sbaglio anche ad Ati). Un abbraccio..
    e un sorriso..

  3. eckhart ha detto:

    Leggendo qualcosa del testo,la mia impressione che gli autori,tralatro veri esperimentatori di ciò che affermano,percorrano una via strettamente psicologica..qui la coppia rimane in un ambito di scoperta delle proprie ferite,del darsi/donarsi fiducia,di aprire spazi alla vulnerabilità oltre ogni paura..un bel trampolino di lancio..ma rimane secondo me,un approccio psicologicosenza nessuna apertura olistica,spirituale..
    Qui ci si preoccupa in fondo di come mantenere un rapporto senza annoiarsi (ovvero sfregarsi i pruriti senza cambiar mano ))).
    L’unica scuola spirituale che utilizza la coppia come strumento..è il tantra,peraltro ormai impossibile da praticare con un ego così fortemente strutturato nell’ambito sessuale..

  4. atisha ha detto:

    eck: mi chiedo se “lavorare sulla coppia” come fanno questi neoshiani,non sia solo un “consolare la falsità dell’ego”..

    eck: qui la coppia rimane in un ambito di scoperta delle proprie ferite,del darsi/donarsi fiducia,di aprire spazi alla vulnerabilità oltre ogni paura..un bel trampolino di lancio..ma rimane secondo me,un approccio psicologicosenza nessuna apertura olistica,spirituale..

    ati: solo un Maestro caro eck (secondo me) può far scivolare fuori dalla gabbia, anzichè abbellirla..
    Non scordiamoci che il mondo dei terapisti ha quella sola possibilità… di sgrassare la “materia grezza”.. di abbellire la gabbia, e se si è fortunati, di fartela almeno vedere.. poi sappiamo che tutto ciò che si paga deve dare sollievo, non dolore…
    La Spiritualità è altrove.. lo sappiamo.. ed inizia dove c’è dolore riconosciuto.

    ciao ;-)

  5. nicoletta ha detto:

    non credo che la spiritualità abbia come portale solo un dolore riconosciuto. Magari succede che un disagio ci spinga a ricercare e a porci delle domande del tipo “chi sono” e “dove sto andando”, ma credo che la spiritualità sia ovunque e ci parla con i mezzi che ha: il corpo e la psiche. Non credo sia come una sostanza messa in un posto particolare e credo che non si possa andare dentro come se l’ego non esistesse o come se sia un demonio da combattere, c’è, e se non ci fosse, non saremmo qui a farci le seghe mentali su terapie versus spiritualità. Ma forse tutti questi credo e non credo mi impediscono di vivere pienamente…boh

  6. eckhart ha detto:

    Il portale è sempre il corpo-mente.
    Dolore ò disagio..poco cambia,affinchè ci spinga verso una Direzione che ci chiama..
    Non c’è nulla da combattere quanto da com-prendere.
    Comprendere è affondare sempre più nudi da certezze, paure,opinioni o seghe mentali, verso un’unica Evidenza..
    Ed ecco che ciò che accogliamo è..ciò che ci accoglie…

    Eccoci nelle Lande spirituali.. ciao :)

  7. nicoletta ha detto:

    eckart, sei un poeta, e allora ti mando una bella poesia!
    Kavafis, Itaca

    Quando ti metterai in viaggio per Itaca
    devi augurarti che la strada sia lunga
    fertile in avventure e in esperienze.
    I Lestrigoni e i Ciclopi
    o la furia di Nettuno non temere,
    non sarà questo il genere d’incontri
    se il pensiero resta alto e il sentimento
    fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
    In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
    né nell’irato Nettuno incapperai
    se non li porti dentro
    se l’anima non te li mette contro.

    Devi augurarti che la strada sia lunga
    che i mattini d’estate siano tanti
    quando nei porti – finalmente e con che gioia –
    toccherai terra tu per la prima volta:
    negli empori fenici indugia e acquista
    madreperle coralli ebano e ambre
    tutta merce fina, anche aromi
    penetranti d’ogni sorta, più aromi
    inebrianti che puoi,
    va in molte città egizie
    impara una quantità di cose dai dotti.

    Sempre devi avere in mente Itaca
    – raggiungerla sia il pensiero costante.
    Soprattutto, non affrettare il viaggio;
    fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio
    metta piede sull’isola, tu, ricco
    dei tesori accumulati per strada
    senza aspettarti ricchezze da Itaca.

    Itaca ti ha dato il bel viaggio,
    senza di lei mai ti saresti messo
    in viaggio: che cos’altro ti aspetti?

    E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
    Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
    Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

    Costantinos Kavafis, Cinquantacinque poesie, Einaudi, Torino.

  8. eckhart ha detto:

    Grazie nicoletta, è davvero un bel dono…
    Un abbraccio, ciao! :-)

  9. nicoletta ha detto:

    figurati Eckart, è stato un piacere, un abbraccio anche a te.
    Comunque nei seminari di Krishnananda e Amana si lavora con il corpo e con la meditazione, il che ha poco a che vedere con una terapia psicoanalitica. Budda ha detto che la vita è ciò che funziona, quindi si lavora sui condizionamenti inconsci per riuscire ad uscire dalla gabbia immaginaria ed essere padroni di se stessi, il che ha molto a che fare con la spiritualità e poco con freud.

  10. eckhart ha detto:

    Capisco benissimo che non si lavora con la mente,ma con l’anima e il corpo,ma sempre dentro questi confini..e con un presupposto di fondo,mi pare di capire (loro stessi si mostrano come esempio): mantenere la qualità del rapporto di coppia..
    Ciao :-)

  11. Luca ha detto:

    A me è servito il lavoro di Krishnananda, ora non lo farei più ma qualche anno fa è stato importante per la mia crescita.

  12. Ananddeva ha detto:

    Ho letto con interesse il testo di Krishnananda e Amana, ha la chiarezza di chi affronta le questioni non in maniera astratta e mentale ma partendo da sé – dal proprio esperire – e lo dichiara espressamente facendone una caratteristica metodologica. Mi pare che questa sia la base per comprendere qualcosa davvero: in ogni caso, qualsiasi cosa si pretenda di inferire è sempre il prodotto della propria esperienza, ma pretendere a priori di dare a ciò che è personale un valore universale è una mistificazione di fondo, un arrampicarsi sugli specchi che rende egoico e senza radici l’argomentare. Mi sono trovato in risonanza con le situazioni che loro descrivono e specchiandomi in esse ho potuto vedere un pochino più chiaro dentro di me.

    Ananddeva

Leave a Reply