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dollari-usa.jpgC’è un soggetto che occupa costantemente i pensieri del 90% delle persone. Un soggetto che spesso diventa un chiodo fisso. Un soggetto sul quale la maggior parte dell’umanità non riesce a tenere un atteggiamento neutro ed imparziale.

Stiamo parlando del denaro. Un soggetto controverso, spinoso e difficile da maneggiare. Senza eccezioni, neanche quando il denaro viene usato come scambio per servizi di natura spirituale, anzi.

Chi chiede soldini per fornire un più o meno efficace ausilio spirituale o, come è in voga dire oggi, di “crescita personale” tocca, anche involontariamente, tante corde scoperte nel potenziale cliente e mette in gioco una serie di convinzioni tale da innescare le reazioni più svariate. È come scoperchiare un Vaso di Pandora. C’è chi giudica le richieste pecuniarie, spesso inconsciamente, una sorta di garanzia di validità. Più si spende e migliore è il corso. E c’è chi invece, in maniera altrettanto irrazionale e automatica, diventa sospettoso e scettico sulla veridicità delle affermazioni, sulle buone intenzioni e sulla rettitudine morale del richiedente, tacciandolo sovente di avidità.

In questo secondo caso spesso il potenziale cliente cerca capziosamente il pelo nell’uovo per cogliere in qualche modo in fallo l’offerente. Un atteggiamento che ha molto a che vedere con una duplice sfaccettatura dell’ego (anzi con la duplice sfaccettatura dell’ego) : paura – avidità. In altre parole mettere in dubbio dà diritto a sostenere: “Visto come sono in gamba? Ho trovato qualcosa che non va” (avidità di importanza personale) Di conseguenza si è “autorizzati” a non farsi coinvolgere e a starsene tranquilli fuori dalla mischia (paura).

Sono entrambi atteggiamenti che originano da sensazioni di e che creano separazione. Ma perché quando troviamo del tutto naturale che un panettiere, un idraulico o un impiegato alle poste debbano essere retribuiti, di fronte al ricompensare una persona che ha speso energie, soldi, tempo e impegno per acquisire una conoscenza spesso più profonda e pervasivamente benefica di quella dei rispettabilissimi lavoratori suddetti storciamo il naso? Quando è giusto essere retribuiti? E può esistere un concetto di “giustizia” in questo senso?

Mi spiego meglio. Tutti noi quando diveniamo competenti in qualcosa grazie al nostro impegno, studio, applicazione, dedizione ecc…concordiamo sul fatto che meritiamo di essere retribuiti. Quanto ce lo dicono tutta una serie di fattori, non ultimo il “mercato” vale a dire la considerazione che il mondo dà alla nostra attività. Questo elemento, soprattutto in alcuni campi, ad esempio quello artistico, è assai variabile, e soggetto a fattori spesso totalmente indipendenti dalla qualità del prodotto offerto. Il rocker Ligabue adesso, dopo la pubblica consacrazione, chiede per le sue apparizioni una cifra totalmente differente, pur facendo sostanzialmente la stessa attività, rispetto a quando era semisconosciuto.

Perché nel mondo spirituale i criteri dovrebbero essere diversi? Perché quando una persona studia, cerca, investe denaro in formazione, medita o prega con impegno e costanza, si confronta con conoscenze e tradizioni vastissime e antiche provenienti da tutto il mondo, insomma dedica buona parte della sua vita e delle sue energie allo sviluppo della componente spirituale insita dentro di sé, non deve avere un corrispettivo quando mette ciò che ha imparato al servizio degli altri? E perché questo corrispettivo non deve essere guidato dalle normali leggi di mercato?

Una persona come Deepak Chopra, divenuto popolare grazie alle sue intuizioni e alla sua costante ricerca o, un altro nome a caso, Maharishi Maheesh Yogi , che ha avuto la “fortuna” di aver avuto a suo tempo seguaci come Lennon e Co., non avrebbero dovuto adeguare il loro compenso alla notorietà, al riconoscimento e alle conseguenti numerose richieste di aiuto che ne derivano?

Avventuriamoci ulteriormente in questo terreno infido…

Il fatto che venga attribuita una valenza negativa alla retribuzione di servizi spirituali deriva quasi esclusivamente dall’indottrinamento ricevuto dalla nostra tradizione giudaico-cristiana. Si tratta di un imprinting genetico nefasto e fuorviante che manda, spesso irrimediabilmente, fuori carreggiata tutta la nostra vita, conferendo al denaro una valenza del tutto distorta. Nella nostra tradizione si è affermato col tempo il concetto, divenuto poi una sorta di postulato, secondo la quale l’aiuto di tipo spirituale tendenzialmente non deve essere remunerato, se non tramite libera offerta. Questo grazie all’esempio della figura del Cristo tramandatoci dalle scritture e soprattutto, come mette in evidenza Stuart Wilde, alla tradizione cattolica che ha creato un assioma sul quale non ci fermiamo neanche a riflettere: i poveri e i bisognosi vanno aiutati, sempre e gratis.

Sia ben chiaro: lungi da noi l’idea di mettere in dubbio la bellezza dell’aiuto disinteressato agli altri. Quando lo facciamo davvero, dal profondo del cuore e con naturalezza, tutti avvertiamo una profonda soddisfazione, che in certe circostanze e per certe persone diventa beatitudine, qualcosa che viene da un luogo più elevato… sono momenti talvolta magici, in cui ci sentiamo improvvisamente connessi a tutto e a tutti in maniera naturale, senza sforzo, semplicemente perché abbiamo aperto la nostra vita e il nostro cuore.

Altra cosa è l’istituzionalizzazione di questa pratica. Tornando al cristianesimo, storicamente nei primi tempi questa politica del dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati aveva la funzione, pienamente riuscita, di attirare masse di possibili convertiti. Alle classi abbienti, forti dei loro privilegi, non interessava affatto aderire a questo nuovo credo: si sa, gli adepti si possono raccogliere solo tra chi è scontento. Tra parentesi attirare seguaci è ancor oggi una linea-guida di tutte le religioni, segnatamente di quelle monoteistiche, fatto che innesca tutta una serie di perniciose deviazioni e che è all’origine di tanto conflitti che il mondo odierno si trova a dover faticosamente gestire.

L’ istituzionalizzazione del dare incondizionato è una mistificazione con uno scopo sotteso, che incorpora un insidioso (perché nascosto) vizio energetico di base.
Questo bel “pacchetto di convinzioni” produce anche l’equazione inversa: il dare spirituale a pagamento è disonesto, da approfittatori o comunque sbagliato.
Questo assioma ha pervaso, come occidentali, tutto il nostro modo di essere , giusto o errato che sia l’assunto stesso. Questa è un’anomalia che va tranquillamente smascherata e messa da parte, se vogliamo riportare il tema denaro, e di conseguenza sanare una parte importantissima di noi stessi, ad una condizione neutra. D’altronde se analizziamo invece le civiltà orientali, ci accorgiamo che spesso

A) era semplicemente naturale che il guru o l’illuminato venisse ricompensato dai discepoli.
B) non c’è mai stato questo eccessivo porre l’accento sull’aiuto agli altri.

Perché? Semplicemente perché l’oriente era, ed è ancora, spiritualmente più evoluto. E’ incontestabile che in occidente si sia sviluppato il progresso materialistico e in oriente l’introspezione. Esterno e interno. Yang e Yin. Due visioni complementari che potrebbero (e ci sentiamo di scommettere che in prospettiva cosmica lo faranno) confluire in un fecondo estuario sinergico.

La vera evoluzione spirituale comporta un’assai minore attenzione a “fare numero” e a convertire nuovi adepti (e quindi all’essere “riconosciuti” dal mondo in forza delle cifre, atteggiamento fondamentalmente infantile) e un porre l’accento invece sul permettere agli altri completa libertà di espressione e di ricerca nel rispetto reciproco. Comporta anche una minore o nulla enfasi sull’importanza del denaro in quanto il timore di non sopravvivere in modo ottimale come corpo fisico, fonte di questa attenzione a volte maniacale, ha una rilevanza assai minore di quello che ha sull’uomo non illuminato.

Il vero maestro non è chi ti converte al suo pensiero, è colui che ti invita ad essere solo te stesso, a non seguire nessuno, ad abbandonare infine anche lui. Il vero maestro è colui che ti dà la possibilità di imparare dalle sue parole, ma anche di “sentire” la sua vita e la sua qualità energetica, affinché tu possa renderti conto che esistono stati vitali più alti, per stimolarti a sperimentarli in prima persona e vivere la tua illuminazione, la tua vera essenza che sarà sicuramente diversa dalla sua.

Si narra che le ultime parole del Buddha ai suoi discepoli siano state “Siate una luce a voi stessi”. Di fronte a persone che si corrucciavano perché la sua luce stava spegnendosi “per sempre” , lui incoraggiava gli altri a trovare la loro propria luce, non a identificarsi con la sua. Seguire la strada di un altro ti porta a chi è lui, non a chi sei tu, sottolinea Harry Palmer.

È questa maggiore maturità, tipica dell’oriente, che dovremmo fare nostra. Le religioni monoteistiche, che sono le più diffuse, (probabilmente perché l’uomo occidentale ha fatto il suo Dio a sua immagine e somiglianza e quindi è più facile per le masse identificarvisi) hanno fatto e stanno facendo esattamente quello che elenca Richard Dawkins : guerre, massacri, ingiustizie, in nome del principio esplicito “il mio Dio è migliore del tuo” e della sua implicita, e ancor più ingombrante estensione, “Il mio Dio è migliore del tuo, perché se io affermo questo, ciò mi dà il diritto a sentirmi superiore, a conquistarti, sfruttarti e importi il mio volere. Se invece ammetto che non è così e ti do pari dignità, questo mi rende vulnerabile e mi espone ad un contatto più intimo con te. E chissà cosa potrebbe succedere allora, potresti approfittarti di me!”

Toh, siamo ritornati a occuparci di paura e avidità! E di separazione. Le religioni monoteistiche sono in ultima analisi una difesa da e un attacco nei confronti dell’altro, del diverso; riflettono l’incapacità di cogliere in noi l’Uno che tutti ci unisce di cui scrive appropriatamente il dr. Angelo Bona. Sono, in ultima analisi, una corazza contro noi stessi. Il credere in qualcosa ci impedisce di percepire quel qualcosa, di sentirlo. Questa sorta di “anestetico spirituale” ci tranquillizza, con i suoi paradisi, le sue costruzioni teologiche complesse e inattaccabili.

È una fortezza che protegge dalle insidie dell’ignoto e dell’instabilità, ma che pretende un prezzo altissimo: velare la comprensione dell’essenza, del tutto. In oriente invece solitamente le diversità sono viste come potenziale fonte di crescita, giocosità e prosperità per tutti.
Ritornando al tema quattrini, questa impostazione separatista dal tutto si esplicita (e non potrebbe essere diversamente) con una forte avversione a spenderli, a farli circolare. Riassumiamone i motivi:

A) Tradizione giudaico-cristiana con postulato annesso “Non bisogna chiedere compensi per cose spirituali”
B) Materialismo inveterato. Se spendiamo volentieri soldi per cose che possiamo vedere, odorare, toccare, gustare, annusare, siamo al contrario geneticamente più perplessi a privarcene per cose impalpabili. Nella stragrande maggioranza dei casi l’occidentale deve ancora fare l’esperienza dell’Uno, della vera natura dell’essere umano, dell’onda, diversa da tutte le altre, ma indissolubilmente legata all’oceano e, in ultima analisi, parte di esso. Finché questo non diventerà un vissuto reale, e non una mera astrazione concettuale, resteremo perplessi in eterno
C) Il valore distorto che intrinsecamente diamo al denaro, che per la maggioranza delle persone è il Dio pagano, sul cui altare vengono immolate talora vite intere.

Questo non significa ovviamente spendere soldi senza il minimo criterio per servizi “spirituali”. Così facendo ci troveremo prima o poi con un bel “pacco” inutilizzabile tra le mani e forse con danni interiori di vario tipo.

L’avidità fa parte della natura umana e, come in tutti i campi, ci sono persone, associazioni e organizzazioni che si fanno pagare per quello che valgono e altre che imbrogliano. Quello che ribadiamo è che se qualcuno ha studiato e si è dato da fare per acquisire competenze e le trasmette ha diritto, se lo desidera, di essere retribuito quanto vuole. Sta poi all’eventuale fruitore decidere se è il caso di aderire o meno all’offerta.

In effetti è arduo e fondamentalmente arbitrario stabilire un giusto prezzo. Chi segue i vari corsi difficilmente ad esperienza conclusa considera la richiesta eccessiva o si dichiara pentito, anzi!! Spesso invece è sinceramente entusiasta e afferma di aver ricevuto benefici che non hanno prezzo. È vero che talvolta ci sono persone che dichiarano di essere state truffate, che hanno seguito un corso e non è cambiato nulla ecc. Ma qui, oltre alla bontà dell’insegnante, bisogna anche esaminare quali sono lo spirito e l’attitudine con cui lo hanno fatto: aprire la propria vita (foss’anche solo per poche ore) al nuovo, allo sconosciuto o per noia e curiosità epidermica, rimanendo tenacemente arroccati alle proprie idee, giudizi e pregiudizi?

Se tieni le porte chiuse o appena accostate nessuno può entrare! Inoltre occorre considerare qual era il livello di consapevolezza delle persone in questione. Le cose vanno fatte per gradi ed introdurre qualcuno a certi livelli di percezione o di conoscenza può essere impossibile se non ci sono le basi.
Inoltre, chi insegna ha il diritto, se lo desidera, di farsi pagare, unicamente per giustizia: si tratta di una forma di rispetto per il suo impegno, le sue realizzazioni e le sue competenze. Infine l’universo vuole uno scambio.

Il denaro, in quanto simbolo di energia convertibile, può assolvere benissimo al compito. Altrimenti l’equilibrio energetico si può ovviamente raggiungere in mille altri modi: doni, servizi ecc., non necessariamente rivolti alla persona in questione. L’importante è sapere che la bilancia va mantenuta in pareggio, pena scompensi di ogni tipo.

Chiediamoci infine: meglio dare soldi ad un Chopra o a un Maharishi o a chi intossica noi e il pianeta con veleni emotivi, rifiuti inquinanti, alimenti spazzatura, paccottiglia letteraria o televisiva? Chi riceve denaro per servizi spirituali, se è una persona corretta, li utilizzerà per incoraggiare e far crescere, oltre al suo portafoglio, quelle attività che contribuiscono al patrimonio spirituale del mondo. E l’universo sa quanto ce ne sia bisogno.

28 Responses to “Pecunia non olet”

  1. sorrydi ha detto:

    Penso che ogni commento sia abbastanza superfluo,l’articolo mi sembra piu’ che giusto.
    Ma siccome a fondo pagina cè per la prima volta il nome,e la mia mail,che altre volte dovevo inserire manualmente,sara’ mica successo qualcosa di buono,riguardantiel’invio/non invio dei miei post?
    vediamo…

  2. mario ha detto:

    Conosco qualcuno che era un “morto di fame” che con l’intesinvo di illuminazione ha fatto letteralmente i soldi poi lasciamo perdere di dare a Dio quello che è di Dio e la fisco quello che è del fisco.
    Devo dire che l’intensivo funziona è il resto che lascia a desiderare

  3. eckhart ha detto:

    Vorrei capire..
    si va a fare l’intensivo d’illuminazione per fare soldi?
    O dopo ti cadono addosso ,come per incanto..
    O cosa..!?

  4. rob ha detto:

    se é moralmente giusto che il lavoro spirituale al servizio degli altri venga retribuito (cosa che anche condividerei) mi chiedo se è altrettanto giusto che parte di quei soldi vada a chi contribuisce allo sviluppo e al funzionamento del paese dove questi servizi sono realizzati (alias FISCO).
    In diversi anni di corsi, stage, sedute con psicologi riconosciuti ed esperti auto-dichiarati non mi è mai stata data una singola ricevuta delle loro prestazioni, in cambio pero’ ho sempre dovuto firmare liberatorie per qualsiasi obbligo civilistico che loro potessero avere nei miei confronti.

    In più, i centri di meditazione Osho (almeno in Italia) sono zeppi di personale in nero, senza alcuna protezione civile e fiscale. Il loro lavoro (chi fa da mangiare per i corsisti, ad es.) non è degno di una copertura assicurativa ?? O forse devono essere contenti di respirare aria spirituale (oltre che della cucina) e ripagarsi con questo???

    In ultima analisi, se entrare nel meccanismo del mondo materiale tramite il denaro è giusto, è altrettanto giusto entrarci completamente, ovvero anche con gli obblighi civili che questo comporta?

    Sinceramente, se un disinteresse ai doveri verso la comunità mi viene proprio da chi dice di potermi insegnare a sentirmi parte del tutto, comunità compresa… beh allora forse è meglio che io cerchi altrove

  5. sofia ha detto:

    Credo che in occidente si aspetti questa ghiotta occasione per fare soldi. Non c’è scandalo per chi non si scandalizza di nulla. Chi paga prega, chi prega paga. Il giusto prezzo si paga a dio/io o a chi per lui per non aver compreso che la nostra spiritualità merita un’attenta visione gratis visto che il portafogli mentale bisogna buttarlo prima o poi.

  6. eckhart ha detto:

    Io son d’accordo con sofia:il punto è sempre il “portafogli mentale”.
    Sin quando c’è la domanda ci sarà anche l’offerta..
    Ma anche l’offerta sa farsi strada, con la mirata pubblicità creando nuovi bisogni,come sappiamo..
    E questo accade nel mondo della droga,della prostituzione,come nel mercato spirituale…non trovo sostanziali differenze nel meccanismo che le crea:la mente,l’ego.

  7. Ivano M. Tivioli ha detto:

    Argomento sempre attualissimo, che hai straordinariamente “centrato” e svolto impeccabilmente… Grande

  8. eckhart ha detto:

    Bene Ivano..visto il tuo giudizio..
    ma cos’era un compito in classe?
    Manca il voto.
    Ah già..”grande”.
    Scherzooo..(se Ivo me lo concede..) :-)

  9. silvia ha detto:

    Vabbo´, pero´ nella tradizione giudaico cristiana non ci si aspetta che il maestro spirituale chieda un compenso, ma, culturalmente e storicamente, viene piuttosto spontaneo offrirgli qualcosa per il suo mantenimento nella comunita´ che aiuta. Questo vale per i preti e per i rabbini. (La Chiesa e´ un altro discorso eh?).
    Hai ragione sul fatto che per le altre figure spirituali, nessuno tirerebbe fuori spontaneamente un soldino. Piu´ che altro per la loro “diversita´” e “novita´”.

  10. atisha ha detto:

    Un mio pensiero…. un Dono che si è ricevuto, va ridonato per me.. a costo di morire in povertà.. perchè se “si realizza” realmente e si Comprende la natura ultima delle Cose, non esistono davvero più desideri, gli stessi si estinguono… e difficilmente ci si può per mettere di strutturarci in gruppi o scuole dove l’ego in qualche modo regna comunque..
    Il lavoro spirituale, quello vero, al servizio degli altri, non può essere retribuito… ma possono nascere scambi di diversa natura.. o libere offerte.. e da questi (purtroppo) sono partiti i vari mercati spirituali.. le varie terapie e via dicendo, autogiustificando continuamente il senso del denaro e del riciclo… (vedi la PNL che “danno” in un certo senso ha provocato… ) Tutto ciò serve ad innalzare la vibrazione del mondo.. sia quella profana (mercato) che quella che va verso il sacrale.. ma ci si ferma lì!
    namastè

  11. atisha ha detto:

    un aggiunta…
    spesso ci troviamo davanti tante “professionalità di riciclo denaro spirituale” ..
    ma quanto è difficile trovare chi ci sappia ascoltare ed accompagnare individualmente nel nostro Viaggio interiore..
    Chiedetevi come mai…

  12. eckhart ha detto:

    se si è fortunati….consulenze e prestazioni gratis sul web! :-D
    Nonostante le perplessità di Ivo.. :-P

  13. mario ha detto:

    Trovato giusto Maharishi a quanto sembra aveva problemi a rientrare in India perchè accusato di evasione fiscale, d’altornde anche quando mi hanno dato il mantra ed ho fatto un corso non mi hanno mai rilasciato ricevuta, sembra che abbia voluto stuprare Mia Farrow ecc. Vizietto molto diffuso tra i pseudo guru.
    Sono stato in un ashram vicino a Kanchipuram non mi hanno chiesto nulla solo se volevo lasciare una offerta cosi pure in thalandia in un wat ho fatto 15 gg. di vipassana ed anche qui solo offerta, gli ashram in cui si paga sono sotto l’influsso occidentale o gestiti da occidentali.
    Quando si fanno i gruppi c’é un fattore moltiplicatore per cui in una fine settimana si guadagna più di un mese di onesto lavoro ed anche di più, il tutto in nero nel 90% dei casi, non vedo come si possa comprare la illuminazione Dio ecc….
    Non prendete per i fondelli le persone

  14. Mario, credo che il teorema degli occidentali avidi e gli orientali disinteressati al denaro non tenga nella realtà dei fatti.

    Nella mia esperienza personale (e credo quella di altri) in oriente l’attaccamento al denaro è spesso altrettanto quando non maggiore che in occidente, e non solo quando i luoghi sono gestiti da occidentali.

    Forse fino a poco tempo fa avevano solo meno capacità di marketing. Credo che l’avidità, furbizia, come la purezza di cuore sia fortunatamente diffusa in percentuale abbastanza simili nei vari territori, con qualche picco qui e là nel mondo per ragioni storiche contingenti (guerre prolungate, colonizzazioni frequenti, dittature ecc..)

  15. Maura ha detto:

    Argomento interessante, vedo che ha suscitato molte polemiche…
    E allora ecco un nuovo spunto per riflettere. La domenica alla messa al momento della questua molti lasciano il loro obolo e nessuno sembra preoccuparsi di quanto sarà “l’incasso” finale della giornata e a nessuno sembra di stare pagando un servizio spirituale. Interessante!! In caso di matrimonio, battesimo od altro si paga per il servizio e tutto va bene, non sento nessun tipo di critica in questo senso. Addirittura quando si decide di divorziare e si chiede l’annullamento dalla “sacra rota” il costo è decisamente oneroso e la motivazione da un punto di vista della fede (se veramente uno ci crede) è quanto meno “discutibile” e per tutti è normale; non sento note di biasimo in tutto ciò. Però quanto a chiedere soldi sono i cosiddetti “guru” allora tutto diventa sporco e disonesto. Mi sembra che la mentalità cattolica vi abbia abbondantemente condizionato, meditate gente, meditate!!!

  16. paritoshluca ha detto:

    Chi paga qualcosa di spirituale è perchè lo considera cosa degna…ed è giusto quindi che dia prova ..anche a se stesso..di serietà e dedizione al servizio del vero che non arretra di fronte a nulla..
    Ma poi..se la ricerca interiore è ben avviata..e la Consapevolezza non è solo un concetto ma anche un modo di rapportarsi alle cose..si sviluppa la straordinaria capacità di non essere facilmente preso per i fondelli..visto che ormai siamo esperti nell’argomento…ed è qui..a questo punto..che si rivela la ragione profonda di ciò che non capivamo prima..
    L’essere sfruttati è il sistema migliore per capire come non esserlo più..perchè il rispetto cieco e inconsapevole crea l’ambiente mentale per essere gabbati…e..se la Scuola..a cui ci siamo dedicati..ha fatto maturare in noi quella Consapevolezza che andavamo cercando..vedremo che tutto era giusto..e tutto è servito all’opera..anche lavorare senza paga e assicurazione..
    Bisogna insomma capire che l’Ashram di un Maestro..o un Centro di meditazione..non sono uffici di collocamento..ma luoghi dove si cresce e matura..e scoprire quanto siamo fessi è la prova provata che la meditazione ha funzionato…
    A questo punto possiamo anche farci una risata..e avventurarci per il mondo..che è grande…e avremo non due..ma tre occhi…e nessuno ci conterà balle tanto facilmente..

  17. Andrea varda ha detto:

    Gli interventi, del tutto rispettabili, di Mario e di Atisha, pur provenienti da esperienze, percezioni e aree di pensiero completamente diverse e per certi versi opposte (sfiducia/fiducia ”“ disconoscimento/riconoscimento della validità del supporto dell’operatore olistico e delle pratiche di crescita personale in genere) sono sintomatici di quello che l’articolo intende evidenziare: la non neutralità dell’approccio all’argomento denaro, sia in generale sia soprattutto in tema di servizi “spirituali”. Lo scopo dell’intervento è fornire uno spunto atto a desensibilizzare il soggetto, per far sì che l’attenzione, e di conseguenza l’energia spesso perniciosamente e inutilmente indirizzatavi confluisca su settori più proficui per ogni individuo e che ogni prestazione sia valutata per quello che realmente È.
    E far notare, come ha giustamente evidenziato Maura, che la Chiesa, grazie ad un lavoro di indottrinamento millenario, è invece riuscita a far passare l’aiuto materiale ai propri metodi di supporto spirituale come qualcosa di assolutamente giusto e naturale. Una differenza che dovrebbe far riflettere…
    L’acuto intervento di Paritoshluca, potrebbe riassumere, per quella che è anche la mia esperienza, il percorso che sovente un ricercatore del vero si trova a percorrere: prima o poi una presa di coscienza del genere arriva, anche se in qualunque fase della nostra vita ci si può vantaggiosamente avvalere del supporto di un bravo operatore del benessere, fisico, mentale o spirituale che sia. Il punto focale, Ivo, non è la maggiore o minore avidità dell’occidente rispetto all’oriente, quanto la liceità o meno dell’esistenza di servizi spirituali (che non siano quelli cattolici, tradizionalmente accettati) tranquillamente riconosciuti, accreditati e retribuiti.

  18. Praj ha detto:

    Io credo che quelli a cui allude Andrea, più che servizi spirituali, siano servizi religiosi mondani di routine, pratiche strumentali al sollievo, alla consolazione, al ripristino psico somatico, ecc…
    A questo livello di religiosità pseudo materialistica mi sempra lecito, oltre che convenzionale, pagarli, al pari di qualsiasi altro servizio profano. La spiritualità, che ha un’altra natura, invece è sempre dono. Sia quando è stata ricevuto sia quando viene offerto. Quindi, per me, e non per moralismo che vede il denaro come sterco del demonio, la spiritualità non dovrebbe essere monetizzata, resa merce, se non nel limite della copertura e pagamento delle spese necessarie affinche lo scambio gratuito possa essere fatto. E’ un fatto di riconoscenza interiore, di onestà essenziale: lo spirito che è stato infuso gratuitamente deve essere condiviso senza condizioni. Il resto è merce spirituale. Quella certamente si può vendere e acquistare, ma è un’altra cosa.
    Che poi siano istituzioni gia affermate o altre piccoli gruppi a vendere i loro prodotti “spirituali” la faccenda non cambia: sempre mercato è.

  19. atisha ha detto:

    paritoshluca.. c’è bella differenza tra l’Ashram di un Maestro ed un centro di benessere con incluse le relative meditazioni.. suddai…!!
    che poi tutto serva a farti/ci aprire l’occhietto..
    allora a quel punto dico grazie anche alla Sokka gakkai di cui mi sono “servita” (servita.. con tutto il rispetto..)
    un saluto!

  20. (Y)am ha detto:

    Chiediamoci infine: meglio dare i soldi ad un infinocchiatore spirituale o ad un infinocchiatore materialista?
    Per me e’ la stessa cosa.
    Sara’ che l’infinocchiatore supremo coincide con l’illuminato primordiale?
    Condivido l’intervento di Praj.
    Ho sempre pagato, in oltre 25 anni di ricerca, gli insegnamenti che ho ricevuto e tutt’ora pago un Insegnante di Iyengar Yoga. Le tecniche si pagano e personalmente sono sempre stato molto attento a valutare le competenze degli insegnanti.
    Una coppia di miei giovani amici vive insegnando Hatha Yoga e Tai Chi, li rispetto profondamente, praticano tutto il giorno.
    Alla fine il mercato spirituale e’ un mercato come un altro: l’ego e’ un commerciante, e questo lo sappiamo bene, tuttavia l’universo non ha proprio bisogno di niente…e di nessuno.

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