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eckhart tolle3.jpgEckhart Tolle è emerso come uno degli insegnanti spirituali più originali degli anni recenti. Il suo insegnamento non fa parte di alcuna religione o tradizione, ma nello stesso tempo non esclude nessun percorso. Il suo messaggio enfatizza l’essere nel momento. E’ autore del best seller “Il Potere di Adesso”, qui intervistato da Andrew Cohen.

Andrew Cohen: Eckhart, com’è la tua vita? Ho sentito parlare di te un po’ come di un recluso che trascorre molto tempo in solitudine. È vero?

Eckhart Tolle: Questo era vero in passato, prima che fosse pubblicato il mio libro Il potere di adesso.. Per molti anni sono stato un recluso. Dopo l’uscita del libro, però, la mia vita è cambiata drasticamente. Ora insegno e viaggio molto. E le persone che mi conoscevano prima dicono: “È sorprendente. Eri un eremita ed ora sei nel mezzo della società”. Tuttavia, sento che niente è cambiato dentro di me. Mi sento, esattamente, lo stesso di prima. C’è ancora un senso di pace continuo, e mi sono arreso al fatto che a livello esterno c’è stato un cambiamento totale. Così, in realtà, non è più vero che sono un eremita.

Ora sono proprio l’opposto di un eremita. Può darsi che questo sia un ciclo. Può pure darsi che ad un certo punto questo finisca e che io ad essere un eremita. Al momento, però, sono arreso al fatto che sono quasi costantemente in uno stato interattivo. Ogni tanto mi prendo del tempo per stare da solo. Tra un insegnamento e l’altro, è necessario.

Andrew Cohen: Perché hai bisogno di stare da solo e cosa accade in quei momenti di solitudine?

Eckhart Tolle: Quando sono con la gente sono un maestro spirituale. Questa è la funzione, ma non è la mia identità. Dal momento che sono da solo, la mia gioia più profonda è nell’essere nessuno, nel lasciare andare la funzione dell’insegnante. È una funzione temporanea. Diciamo che incontro un gruppo di persone. Nel momento in cui se ne vanno, non sono più un maestro spirituale. Non c’è più alcun senso di un’identità esteriore. Semplicemente, entro in modo più profondo nella quiete. Il luogo che amo di più è la quiete. Non che la quiete vada perduta quando parlo o quando insegno, dato che le parole sorgono dalla quiete. Nel momento in cui le persone se ne vanno, però, quello che rimane è solo la quiete. E la amo cosi tanto.

Andrew Cohen: Potresti affermare che la preferisci?

Eckhart Tolle: Non si tratta di preferenza. Nella mia vita, ora, c’è un equilibrio, che probabilmente prima non c’era. Nel momento in cui, molti anni fa, accadde la trasformazione interiore, si sarebbe potuto dire, quasi, che l’equilibrio andò perduto. Era così appagante e così traboccante di beatitudine essere, semplicemente, che avevo perso ogni interesse nel fare o nell’interagire. Per un bel po’ d’anni mi sono perso nell’Essere. Avevo quasi completamente abbandonato il fare, solo quel tanto che bastava per tenermi in vita e perfino quello era un miracolo. Avevo perso ogni interesse nel futuro. E, poi, gradualmente, si è ristabilito un equilibrio. Non si è completamente ristabilito fino a che non ho cominciato a scrivere il libro. Il modo in cui mi sento, ora, è che nella mia vita c’è un equilibrio fra lo stare da solo e l’interagire con le persone, fra l’Essere ed il fare, mentre prima, il fare era stato abbandonato e c’era solo l’Essere. Profondamente beato, meraviglioso! Da un punto di vista esterno, però, molta gente ha pensato che fossi diventato matto o fossi squilibrato. Qualcuno ha pensato che fossi pazzo ad aver lasciato tutte le cose del mondo che avevo “raggiunto”. Non avevano capito, che io non le volevo, che non ne avevo più bisogno.

Ora, l’equilibrio, è fra la solitudine e l’incontro con le persone. E va bene così. Sto piuttosto attento che l’equilibrio non vada perduto. Al momento è presente una tendenza all’aumento del fare. Le persone mi vogliono a parlare di qui o di là, ci sono richieste continue. So che, ora, devo fare attenzione, affinché non vada perso l’equilibrio e a non perdermi nel fare. Non credo che potrebbe mai accadere, ma richiede una certa dose di vigilanza.

Andrew Cohen: Cosa significherebbe perdersi nel fare?

Eckhart Tolle: In teoria significherebbe che, continuamente, viaggerei, insegnerei e sarei in contatto con la gente. Se questo accadesse, forse, ad un certo punto il flusso, la quiete, potrebbero non esserci più. Oppure potrebbero esserci sempre, non lo so. Oppure potrebbe insorgere una spossatezza fisica. Ora, però, sento che ho bisogno di tornare periodicamente alla pura quiete. E anche quando avviene l’insegnamento, lascio proprio che sorga dalla quiete. Di conseguenza l’insegnamento e la quiete sono strettamente connessi. L’insegnamento sorge dalla quiete. Dal momento in cui sono solo, però, c’è solo la quiete e questo è il mio luogo favorito.

Andrew Cohen: Quando sei da solo, passi molto tempo stando fisicamente fermo?

Eckhart Tolle: Sì, a volte posso stare seduto per due ore in una stanza quasi senza alcun pensiero. Solo in completa quiete. A volte, quando vado a passeggiare, anche allora vi è una quiete completa, senza attribuire mentalmente dei nomi alle percezioni dei sensi. C’è semplicemente un senso di profonda maestosità o di meraviglia o di apertura, e questo è magnifico.

Andrew Cohen: Nel tuo libro Il potere di adesso affermi che “lo scopo definitivo del mondo non sta nel mondo, ma nella sua trascendenza”. Puoi spiegare, per favore, cosa significa?

Eckhart Tolle: Trascendere il mondo non vuol dire ritirarsi, non intraprendere più azioni o smettere di interagire con le persone. La trascendenza del mondo è agire ed interagire senza ricercare se stessi. In altre parole significa agire senza cercare di rafforzare il proprio senso di sé attraverso le proprie azioni o i propri contatti con le persone. Alla fin fine vuol dire non aver più bisogno del futuro per la propria realizzazione oppure per un senso del sé o dell’essere. Non c’è più un ricercare attraverso il fare, un ricercare, nel mondo, un senso di un sé più forte, più appagato o più grande. Quando non c’è più questo ricercare, allora puoi essere nel mondo, ma non del mondo. Non sei più alla ricerca di qualcosa con cui identificarti, là fuori.

Andrew Cohen: Intendi che uno ha rinunciato ad una relazione egocentrica e materialista con il mondo?

Eckhart Tolle: Sì, significa smettere di cercare per ottenere un senso del sé, un senso del sé più profondo o migliore. Dato che, nello stato normale di coscienza, quello che le persone cercano, attraverso le loro attività, è di essere più completamente se stesse. Il rapinatore di banche sta in qualche modo cercando questo. Pure la persona che si sta sforzando di raggiungere l’illuminazione, sta cercando questo, poiché sta cercando di ottenere, in un qualche momento nel futuro, uno stato di perfezione, una condizione di completamento, uno stato di completezza. C’è un tentativo di ottenere qualcosa attraverso le proprie attività. Stanno cercando la felicità ma fondamentalmente stanno cercando se stessi, o puoi dire Dio, in realtà è lo stesso. Stanno cercando se stessi e cercano Ia dove non potrà mai essere trovato, nel normale, non illuminato stato di coscienza, perché lo stato non illuminato di coscienza utilizza sempre la modalità del ricercare. Questo significa che essi sono del mondo – nel mondo e del mondo.

Andrew Cohen: Vuoi dire che stanno guardando avanti, nel tempo.

Eckhart Tolle: Sì. Il mondo ed il tempo sono intrinsecamente connessi. Quando cessa la ricerca del sé nel tempo, allora puoi essere nel mondo senza essere del mondo.

Andrew Cohen: Ma cosa intendi esattamente quando dici che lo scopo del mondo sta nel trascenderlo?

Eckhart Tolle: Il mondo, in qualche modo promette una realizzazione nel tempo, e c’è uno sforzarsi per quella realizzazione, nel tempo. Molte volte le persone percepiscono: “Sì, ora sono proprio arrivato”. E poi si rendono conto che non è vero, non sono ancora arrivati e quindi lo sforzo continua. Viene espresso in modo molto bello nel “A Course in Miracles” (Un corso in miracoli, Armenia, Milano, 1999.) quando si dice che il principio dell’ego è “cercare ma non trovare”. Le persone si rivolgono al futuro cercando la salvezza, ma il futuro non giunge mai.

Così, in effetti, la sofferenza ha origine in questo: nel non trovare. Ed è l’inizio di un risveglio, quando si profila la realizzazione che “forse questo non è il modo. Forse non arriverò mai dove mi sto sforzando di arrivare, forse non si trova nel futuro”. Dopo essersi perduti nel mondo, improvvisamente, sotto la pressione della sofferenza, si giunge alla realizzazione che le risposte è possibile che non si trovino al di fuori, nei risultati mondani e nel futuro.

Questo è, per molte persone, un punto importante da raggiungere. Questo senso di crisi profonda, nella quale il mondo ed il senso del sé che hanno conosciuto ed identificato con il mondo, perde di significato. Questo è ciò che mi accadde. Ero proprio sull’orlo del suicidio e poi successe qualcos’altro: una morte del mio senso del sé che viveva attraverso le identificazioni, le identificazioni con la mia storia, con le cose intorno a me, con il mondo.

Qualcosa nacque, in quel momento, che aveva un senso di profonda ed intensa quiete e di vitalità, un senso dell’essere. Successivamente l’ho chiamata Presenza. Ho compreso, al di là delle parole, che quello è ciò che io sono. Questa comprensione, però, non era un processo mentale. Ho compreso che questa profonda quiete viva e vibrante è ciò che io sono.

Anni dopo, ho compreso che potremmo chiamarla “pura coscienza”, mentre qualsiasi altra cosa è la coscienza condizionata. La mente umana è la coscienza condizionata che ha acquisito la forma del pensiero. La coscienza condizionata è l’intero mondo creato dalla mente condizionata. Tutto quanto è la nostra coscienza condizionata; persino gli oggetti lo sono. La coscienza condizionata nasce come forma e poi diventa il mondo. Così, perdersi nel condizionato, sembra necessario per gli esseri umani. Sembra parte del loro cammino perdersi nel mondo, perdersi nella mente, che è la coscienza condizionata.

Poi, grazie alla sofferenza, generata dall’essersi perduti, tu trovi l’incondizionato: te stesso. E questo è il motivo per cui abbiamo bisogno del mondo per trascendere il mondo. Di conseguenza sono infinitamente grato di essermi perduto.

Alla fin fine, lo scopo del mondo per te, è di perdertici dentro. Lo scopo del mondo per te è di soffrire, di creare la sofferenza che sembra essere ciò che è necessario affinché avvenga il risveglio. E poi una volta che avviene il risveglio, con quello arriva la comprensione che la sofferenza, ora, non è più necessaria. Sei giunto alla fine della sofferenza perché hai trasceso il mondo. Hai raggiunto il luogo che è libero da sofferenza.

Sembra essere il cammino di tutti. Forse non è il cammino di tutti in questa vita. Sembra essere, però, un cammino universale. Credo che alla fine ci arriveranno tutti, anche senza un insegnamento spirituale o un insegnante spirituale. In questo caso, però, potrebbe prendere del tempo.

Andrew Cohen: Molto tempo…

Eckhart Tolle: Molto di più. Un maestro spirituale è li per risparmiare tempo. Il messaggio di base dell’insegnamento è che non hai bisogno ancora di altro tempo, che non hai più bisogno di nessuna sofferenza. Lo dico alle persone che vengono da me: “Dal momento che lo stai ascoltando, sei pronto a sentirtelo dire. Ci sono ancora milioni di persone là fuori che non lo ascoltano. Hanno ancora bisogno di tempo. Ma non sto parlando a loro. Tu puoi sentirti dire che non hai più bisogno di tempo e che non hai più bisogno di soffrire. Sei andato cercando nel tempo e sei andato cercando ulteriore sofferenza”. E, improvvisamente, per qualcuno, sentirsi dire che non ha più bisogno di ciò, può essere un momento di trasformazione.

Quindi la bellezza dell’insegnamento spirituale è che ti fa risparmiare vite di…

Andrew Cohen: Sofferenza inutile.

Eckhart Tolle: Sì, così è bene che le persone siano perse nel mondo. Mi piace molto andare a New York ed a Los Angeles, dove sembra che le persone siano totalmente coinvolte. A New York stavo guardando fuori dalla finestra. Stavamo facendo un gruppo d’incontro vicino all’Empire State Building. E tutti per strada andavano di fretta, quasi correndo. Tutti sembravano essere in uno stato d’intensa tensione nervosa, d’ansietà. In realtà è uno stato di sofferenza, ma non viene riconosciuto come tale. E ho pensato: dov’è che stanno correndo tutti? E ovviamente tutti stanno correndo verso il futuro. Hanno bisogno di andare da qualche parte, che non è qui. È un punto nel tempo: non ora, nel poi. Stanno correndo verso un poi. Stanno soffrendo, ma neanche si rendono conto. Ma per me guardare a questo è stato gioioso. Non ho sentito di dire: “Dovrebbero rendersi conto meglio”. Sono sul loro percorso spirituale. Al momento, questo è il loro cammino spirituale, e funziona benissimo.

Andrew Cohen: Spesso la parola “illuminazione” è interpretata come la fine della divisione all’interno del sé e la scoperta simultanea di una prospettiva o di un modo di vedere globale, completo o libero dalla dualità. Coloro che hanno sperimentato questa prospettiva sostengono che la realizzazione definitiva è che non c’è differenza fra il mondo e Dio o l’Assoluto, fra il samsara ed il nirvana, fra il manifesto e il non-manifesto. Ma altri sostengono che, di fatto, la realizzazione definitiva è che il mondo in realtà non esiste per niente, che il mondo è solo un’illusione, senza alcun senso, significato o realtà. Nella tua esperienza, il mondo è reale? È irreale? È entrambi?

Eckhart Tolle: Anche quando interagisco con le persone o sto passeggiando in una città, sbrigando delle cose ordinarie, la maniera in cui percepisco il mondo è: piccole increspature sulla superficie dell’Essere. Al di sotto del mondo della percezione dei sensi e quello delI’attività mentale, c’è la vastità delI’Essere. C’è un’ampia spaziosità. C’è una vasta quiete e c’è una piccola attività, un’increspatura sulla superficie, che non è separata, proprio come le increspature non sono separate dall’oceano.

Il modo in cui lo percepisco, è che non c’è separazione. Non c’è separazione fra l’Essere ed il mondo manifesto, fra il manifesto ed il non-manifesto. Ma il non-manifesto è tanto più vasto, più profondo e più grande di quello che accade nel manifesto. Qualsiasi fenomeno del manifesto ha una vita così breve e così fugace che, sì, si potrebbe quasi affermare che dal punto di vista del non-manifesto – I’Essere senza tempo o Presenza – tutto quello che avviene nel regno del manifesto in realtà sembra come un gioco d’ombre. Sembra come vapore o nebbia in cui nuove forme continuamente sorgono e scompaiono, sorgono e scompaiono. Così per chi è profondamente radicato nel non-manifesto, il manifesto può essere chiamato molto facilmente irreale. Io non lo chiamo irreale, perché non lo vedo separato.

Andrew Cohen: É reale quindi?

Eckhart Tolle: Tutto ciò che è reale è l’essere stesso. La Coscienza è tutto quello che c’è. Pura Coscienza.

Andrew Cohen: Intendi che la definizione di “reale” sarebbe ciò che è libero da nascita e morte?

Eckhart Tolle: Sì, è cosi.

Andrew Cohen: Di conseguenza solo ciò che non è mai nato e che non può morire sarebbe reale. E dato che, secondo quello che dici, il mondo manifesto non è separato dal non-manifesto, alla fine uno dovrebbe dire che il mondo manifesto è reale.

Eckhart Tolle: Sì. Ed anche che dentro ogni forma che è soggetta a nascita e morte, c’è l’assenza di morte. L’essenza di ogni forma è l’assenza di morte. Perfino l’essenza di un filo d’erba è assenza di morte. Ed ecco perché il mondo delle forme è sacro. Non è che il regno del sacro sia esclusivamente l’Essere o il non-manifesto. Io vedo come sacro anche il mondo delle forme.

Andrew Cohen: Se qualcuno ti chiedesse semplicemente: “Il mondo è reale o irreale?”, risponderesti che è reale o dovresti specificare l’affermazione?

Eckhart Tolle: Probabilmente specificherei l’affermazione.

Andrew Cohen: Dicendo cosa?

Eckhart Tolle: Che è una manifestazione temporanea del reale.

Andrew Cohen: Se il mondo è una manifestazione temporanea del reale, qual è la relazione dell’illuminato con il mondo?

Eckhart Tolle: Per un non illuminato, il mondo è tutto quel che c’è. Non c’è nient’altro. Questo modo di essere della coscienza legata al tempo dipende, per la sua esistenza, dal passato e ha disperatamente bisogno del mondo per la sua felicità e soddisfazione. Di conseguenza per la coscienza non illuminata, il mondo contiene un’enorme promessa ed allo stesso tempo un’alta minaccia. Questo è il dilemma di una coscienza non illuminata, combattuta fra il cercare la realizzazione nel e attraverso il mondo, e sentirsi da quello stesso mondo, continuamente minacciata. Sperano di trovare se stessi nel mondo e nello stesso tempo sanno che il mondo li ucciderà. Questo è lo stato di continuo conflitto a cui è condannata la coscienza non illuminata, I’essere combattuta continuamente fra il desiderio e la paura. È un destino spaventoso.

La coscienza illuminata è radicata nel non-manifesto ed essenzialmente è una con questo. Sa di essere quello. Si potrebbe quasi dire che è il non-manifesto che guarda fuori. Anche con una semplice cosa, come il percepire visivamente una forma – un fiore o un albero – se lo percepisci in uno stato di totale attenzione e di profonda quiete, libero dal passato e dal futuro, in quel momento c’è già il non-manifesto. In quel momento non sei più una persona. Il non-manifesto percepisce se stesso nelle forme. E, in quella percezione c’è sempre un senso di benessere.

Allora ogni azione che si origina da quello ha una qualità completamente diversa dall’azione che invece si origina dalla coscienza non illuminata, che ha bisogno di qualcosa e cerca di proteggere se stessa. Qui è dove, realmente, compaiono quelle qualità intangibili e preziose che chiamiamo amore, gioia e pace. Esse sono un tutt’uno con il non-manifesto. Hanno origine da quello. Un essere umano che vive in connessione con questo e da questo agisce ed interagisce, diviene una benedizione sul pianeta. Mentre un essere umano non illuminato, è molto gravoso per il pianeta. C’è della pesantezza sulla coscienza non illuminata. E, il pianeta soffre per la presenza di milioni d’esseri umani non illuminati. Il carico sul pianeta è fin quasi troppo da reggere. Qualche volta ho come la sensazione che il pianeta dica: “Oh basta, per favore!”.

Andrew Cohen: Incoraggi le persone a meditare, quello che tu chiami “riposare nella Presenza dell’Adesso”, il più possibile. Credi che una pratica spirituale possa mai diventare veramente profonda ed avere il potere di liberazione a meno che uno non abbia già rinunciato al mondo, almeno fino ad un certo livello?

Eckhart Tolle: Non direi che la pratica in sé abbia il potere di liberare. È soltanto quando c’è una completa resa all’Adesso, a quello che è, che è possibile la liberazione. Non credo che una pratica possa portarti ad una completa resa. Una resa totale di solito avviene vivendo. La vita stessa è il terreno dove questo avviene. Può essere che ci sia una resa parziale e di conseguenza un’apertura, e poi puoi iniziare delle pratiche spirituali. Ma sia che la pratica spirituale abbia inizio ad un certo grado di comprensione o che la pratica spirituale avvenga di per sé, la pratica da sola non basterà.

Andrew Cohen: Qualcosa che ho potuto vedere nel mio stesso lavoro di insegnante, è che, a meno che non si sia visto il mondo fino ad un certo livello, ed a meno che non ci sia una volontà di lasciarlo andare, basata su ciò che si è visto, I’esperienza spirituale, non importa quanto sia forte, non ti porterà a nessun tipo di liberazione.

Eckhart Tolle: Sì, è vero, e la volontà di lasciar andare è l’arrendersi. La chiave resta questa. In sua assenza, non importa quanta pratica si è fatta o perfino quante esperienze spirituali si sono avute, non succederà.

Andrew Cohen: Sì, molte persone dicono di voler meditare o fare delle pratiche spirituali, ma le loro aspirazioni spirituali non sono fondate sulla volontà di lasciar andare niente di sostanziale.

Eckhart Tolle: No, in realtà può essere proprio l’opposto. La pratica spirituale può essere una maniera per cercare di trovare qualcosa di nuovo con cui identificarsi.

Andrew Cohen: Alla fine intenderesti dire che la vera pratica spirituale o la vera esperienza spirituale hanno il senso di condurci a lasciare andare il mondo, alla trascendenza del mondo, all’abbandono dell’attaccamento al mondo?

Eckhart Tolle: Sì. Qualche volta le persone chiedono: “Come si arriva a questo? Sembra meraviglioso, ma come si arriva a questo?”. In termini di concretezza, alla base, significa semplicemente dire “sì” a questo momento. Questo è lo stato dell’arrendersi: un “sì” totale a ciò che è. Non il “no” interiore a ciò che è. E il “sì” totale a ciò che è, è la trascendenza del mondo. È così semplice, una totale apertura a qualsiasi cosa si manifesti in questo momento. Lo stato usuale di coscienza è quello di resistere, di scappar via, di negare, di non guardare ciò che è.

Andrew Cohen: Quindi, quando dici: un “sì” a ciò che è, vuoi dire di non evitare niente e di affrontare ogni cosa?

Eckhart Tolle: Giusto. Il dare il benvenuto a questo momento, I’abbracciare questo momento, questo è lo stato dell’arrendersi. In verità è tutto quello che è necessario. La sola differenza fra un Maestro e un non Maestro, è che il Maestro abbraccia ciò che è, totalmente. Dal momento in cui non c’è resistenza a ciò che è, allora arriva la pace. Il portale è aperto, il non manifesto è presente. Questa è la via più potente. Non si può chiamarla pratica perché non coinvolge il tempo.

Andrew Cohen: Secondo la maggior parte della gente coinvolta nell’esplosione spirituale dell’incontro tra est e ovest, che accade sempre più rapidamente in questo periodo, sia Gautama il Buddha sia Ramana Maharshi – uno dei Vedanta più rispettati dell’era moderna – emergono come esempi impareggiabili di illuminazione piena, e nonostante ciò, è interessante notare, a proposito della domanda sulla giusta relazione con il mondo dell’aspirante spirituale, che i loro insegnamenti divergono in modo sostanziale.

Il Buddha, colui che rinuncia al mondo, incoraggiava i più onesti a lasciare il mondo e a seguirlo in modo da vivere una vita santa, liberi dagli affanni e dalle preoccupazioni della vita familiare. Ramana Maharshi sconsigliò i suoi discepoli a lasciare la vita familiare per andare in cerca di una concentrazione spirituale più grande e più intensa. Infatti sconsigliò ogni atto esteriore di rinuncia e invece incoraggiò l’aspirante a guardarsi dentro e a trovare il motivo dell’ignoranza e della sofferenza al suo interno. Infatti molti, nel crescente numero dei suoi devoti, oggi dicono che il desiderio di rinuncia è in realtà un’espressione dell’ego, quella stessa parte del sé che intendiamo abbandonare se vogliamo essere liberi. Naturalmente il Buddha dette molta importanza alla necessità della rinuncia, del distacco, della diligenza e della limitazione come le stesse fondamenta su cui può sorgere un’introspezione liberatoria.

Perciò, perché pensi che le vie di questi due luminari spirituali divergano così tanto? Perché pensi che Buddha incoraggiasse i suoi discepoli a lasciare il mondo mentre Ramana Maharshi li incoraggiava a restarvi?

Eckhart Tolle: Non c’è soltanto una via. Epoche differenti hanno determinati approcci che possono essere efficaci per una certa epoca e non esserlo più per un’altra. Il mondo in cui viviamo ha in sé una densità molto maggiore, è molto più invadente. E quando dico mondo, includo in esso la mente umana. La mente umana è cresciuta dal tempo di Buddha, da 2500 anni fa. La mente umana è più rumorosa e più invadente ad un livello profondo e gli ego sono più sviluppati. In queste migliaia d’anni, c’è stata una crescita dell’ego che sta toccando un punto di follia, e l’estrema follia è stata raggiunta nel ventesimo secolo. Basta solo leggere la storia del ventesimo secolo per vedere il culmine della follia umana, se lo si misura in termini di violenza umana inflitta ad altri esseri umani.

Così, nel mondo d’oggi, non possiamo più evitare il mondo, non possiamo neppure più evitare la mente. Abbiamo bisogno di entrare nella resa mentre siamo nel mondo. Questo sembra essere il cammino effettivo nel mondo in cui adesso viviamo. Può darsi che al tempo di Buddha ritirarsi fosse molto, ma molto più facile di quello che potrebbe essere ora. A quel tempo, la mente umana non era ancora così opprimente.

Andrew Cohen: Ma il motivo per cui il Buddha predicava di intraprendere una vita senza dimora, fu perché sentiva che quella domestica era piena di preoccupazioni, attenzioni e interessi, e che, in quel contesto, sarebbe stato difficile fare ciò che era necessario per vivere una vita santa. Quindi, riguardo a ciò che affermi sul rumore e sulla distrazione del mondo, questo era esattamente quello che lui intendeva ed il perché lui stesso ha condotto una vita senza dimora, incoraggiando anche gli altri a fare lo stesso.

Eckhart Tolle: Bene, avrà avuto le sue ragioni, ma, in definitiva, noi non sappiamo perché Buddha pose l’enfasi sul lasciare il mondo invece di dire, come ha detto Ramana Maharshi: “Fallo nel mondo”. Mi sembra, però, da quanto ho osservato, che la via più efficace ora per le persone sia quella d’arrendersi nel mondo, invece di tentare di distaccarsene, creando una struttura che renda più facile l’arrendersi. C’è già una contraddizione in questo perché stai creando una struttura per rendere più facile la resa. Perché non arrendersi ora? Non avete bisogno di creare qualcosa che renda più facile la resa, perché in questo caso non è più un vero arrendersi. Sono stato nei monasteri buddisti, e posso vedere come sia facile lasciare il nome ed adottarne uno nuovo, rasarsi la testa ed indossare tuniche.

Andrew Cohen: Vuoi dire che è stato lasciato un mondo per un altro. Un’identificazione è stata abbandonata per lasciar posto ad un’altra; un ruolo è caduto e ne è stato assunto un altro. Niente è stato realmente abbandonato.

Eckhart Tolle: Giusto. Perciò, fallo dove sei, proprio qui, proprio adesso. Non c’è bisogno di cercare qualche altro posto o qualche altra condizione o situazione e poi farlo lì. Fallo proprio qui e ora. Dovunque tu sia è il posto per arrendersi. Qualsiasi sia la situazione in cui sei, puoi dire “si” a ciò che è, e questa è poi la base per tutte le azioni che seguono.

Andrew Cohen: Ci sono oggi molti insegnanti e altrettanti insegnamenti che spiegano come il desiderio stesso di rinunciare al mondo sia un’espressione dell’ego. Qual è la tua visione?

Eckhart Tolle: Il desiderio di rinunciare al mondo è ancora una volta il desiderio di raggiungere un certo stato che, ora, non hai. C’è una proiezione mentale di uno stato desiderabile da raggiungere: lo stato di rinuncia. È una ricerca di sé nel futuro. In questo senso è ego. La vera rinuncia non è il desiderio di rinunciare, ma si manifesta come una resa. Non puoi avere il desiderio di arrenderti perché quello stesso desiderio è non-resa. Qualche volta l’arrendersi sorge spontaneamente in persone che non hanno neppure il termine per definirlo. E so che, ora, in molte persone, c’è già I’apertura. Tante persone che vengono da me, hanno una vasta apertura, che qualche volta richiede soltanto poche parole per provocare un assaggio, un barlume della resa, che può non essere duratura, ma l’apertura è presente.

Andrew Cohen: Cosa ne pensi del richiamo spontaneo del cuore a lasciare tutto ciò che è falso ed illusorio, tutto ciò che è basato sulla relazione materialistica dell’ego verso la vita? Per esempio, quando il Buddha decise: “Devo lasciare la mia casa” – sarebbe probabilmente difficile dire che fu un desiderio egoistico, osservando i risultati. E Gesù disse: “Vieni e seguimi. Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti”.

Eckhart Tolle: Questo è riconoscere il falso come falso, che è principalmente qualcosa di interiore – riconoscere le false identificazioni, riconoscere il rumore mentale, e vedere la falsità di quella che è stata l’identificazione con immagini mentali come l’entità di un “me”. Questo riconoscere è stupendo. Poi l’azione può sorgere dal riconoscimento del falso, forse puoi vedere il falso riflesso nelle circostanze della tua vita e puoi allora lasciartelo alle spalle – oppure no. Il riconoscere e l’abbandonare tutto ciò che è falso e illusorio è prima di tutto un processo interiore.

Andrew Cohen: Questi due tipi, il Buddha e Gesù, sarebbero esempi di potenti manifestazioni esteriori di quel riconoscimento interiore.

Eckhart Tolle: Giusto. Non c’è modo di prevedere ciò che accadrà come conseguenza di quel riconoscimento interiore. Nel caso del Buddha, ovviamente, accadde perché era già adulto quando all’improvviso realizzò che gli esseri umani muoiono, si ammalano ed invecchiano. Questa presa di coscienza fu così potente che si guardò dentro e affermò che niente ha significato se quello è tutto ciò che esiste.

Andrew Cohen: Poi, però, dovette lasciare, abbandonare il regno. Da un certo punto di vista avrebbe potuto dire: “Tutto è qui ora, e ciò che devo fare è arrendermi senza condizioni qui e ora”. Quindi credo che il risultato avrebbe potuto essere completamente diverso, magari avrebbe potuto essere un re illuminato!

Eckhart Tolle: Ma, a quel punto non sapeva che tutto ciò che era necessario fare era arrendersi.

Andrew Cohen: Tuttavia, quando Gesù invitò i pescatori a lasciare le loro famiglie e il loro tipo di vita per seguirlo e, in modo simile, quando il Buddha passava di città in città e invitava gli uomini a lasciare ogni cosa, il loro arrendersi si dimostrò nella partenza vera e propria, nel dire “si” a Gesù o al Buddha e abbandonare i loro affetti mondani. Ovviamente ci sarebbero stati anche i loro affetti interiori da abbandonare. In questi casi, il lasciar andare non era solo una metafora per la trascendenza interiore; significava anche, letteralmente, lasciar andare tutto.

Eckhart Tolle: Per alcuni è parte del cammino. Possono lasciare i loro posti abituali o le attività, ma ciò che cambia è chiedersi se hanno già visto dentro loro stessi il falso. Se non l’hanno visto, il lasciar andare sul piano esteriore sarebbe una forma mascherata di ricerca di sé.

Andrew Cohen: Con la mia ultima domanda vorrei chiederti a proposito della relazione tra la tua comprensione dell’illuminazione, o l’esperienza di consapevolezza non duale, e l’impegno col mondo.

Nel Giudaismo, l’impegnarsi completamente nel mondo e nella vita umana è visto come l’esaudirsi della chiamata religiosa. Dicono, infatti, che è solo vivendo totalmente i comandamenti che il potenziale spirituale della razza umana può manifestarsi sulla terra. Lo studioso ebraico David Ariel scrive: “Noi concludiamo il lavoro della creazione…Dio ha ancora bisogno del nostro aiuto perché solo noi possiamo perfezionare il mondo”.

Molti insegnamenti illuminati, o non duali, come il tuo, enfatizzano l’illuminazione dell’individuo. La trascendenza del mondo sembra essere la cosa importante. I nostri fratelli ebrei sembra ci invitino a qualcosa di molto diverso – la spiritualizzazione del mondo attraverso la partecipazione totale e devota dell’uomo e della donna nel mondo. É vero che gli insegnamenti riguardanti l’illuminazione non duale privano il mondo della nostra totale partecipazione nei suoi confronti? È la nozione stessa di trascendenza che depriva il mondo dalla realizzazione del nostro potenziale di renderlo spirito in quanto figli di Dio?

Eckhart Tolle: No, perché la giusta azione può scaturire solo da tale stato di trascendenza del mondo. Ogni altra attività è indotta dall’ego, e perfino il fare del bene, se indotto dall’ego, avrà delle conseguenze karmiche. ”Indotta dall’ego” significa che c’è un motivo conseguente. Per esempio, se il sentirti più spirituale migliora la tua propria immagine; o un altro esempio sarebbe attendersi una ricompensa futura in un’altra vita o in paradiso. Perciò se ci sono motivazioni conseguenti, non è pura. Se non c’è stata la trascendenza del mondo, nelle tue azioni non può fluire il vero amore, perché non sei connesso con il regno dal quale sorge l’amore.

Andrew Cohen: Intendi dire un’azione pura, non macchiata dall’ego?

Eckhart Tolle: Sì, in ordine d’importanza. Prima viene la realizzazione e la liberazione, poi da queste lasci fluire l’azione – e sarà pura, immacolata, priva di karma. Altrimenti, non importa quanto siano elevati i tuoi ideali, rafforzeranno l’ego attraverso le buone azioni. Sfortunamente, non puoi soddisfare i comandamenti a meno che tu sia senza ego – e molto pochi lo sono – come hanno scoperto tutti quelli che hanno cercato di praticare gli insegnamenti di Cristo. “Ama il prossimo tuo come te stesso” è uno degli insegnamenti più importanti di Gesù, e non puoi seguire quel comandamento, non importa quanto ci provi, se non sai chi sei al livello più profondo. Ama il tuo prossimo come te stesso significa che il tuo prossimo sei tu, e quel riconoscimento di unità è amore.

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Eckhart Tolle. Il potere di adesso. Armenia. 2000. ISBN: 8834411951

Un corso in miracoli. Armenia. 1999. ISBN: 883441117X

Copyright originale “What is Enlightenment” magazine www.wie.org
Traduzione di Nityama Masetti. Revisione di Toshan Ivo Quartiroli
Copyright per la traduzione italiana Innernet.

53 Responses to “Increspature sulla superficie dell’Essere, un’intervista con Eckhart Tolle”

  1. eckhart ha detto:

    Doghen:non è possibile “tornare al momento presente” e restare con questa specie di sospensione. E’ di fatto impossibile, in quanto il momento presente non esiste. Puoi tornarci forse con la mente quando ti rendi conto di essere lontano, lontano, ma questo non è veramente tornare “al momento presente”.

    Eckhart Tolle,dall’intervista:
    “Il dare il benvenuto a questo momento, I’abbracciare questo momento, questo è lo stato dell’arrendersi. In verità è tutto quello che è necessario. La sola differenza fra un Maestro e un non Maestro, è che il Maestro abbraccia ciò che è, totalmente. Dal momento in cui non c’è resistenza a ciò che è, allora arriva la pace. Il portale è aperto, il non manifesto è presente. Questa è la via più potente. Non si può chiamarla pratica perché non coinvolge il tempo.”

  2. atisha ha detto:

    infatti il momento presente è un continuo qui e ora… esiste eccome..

    Sì un po’ tutti scopiazzano.. dicono ciò che hanno colto di essenziale.. indicano il fulcro.. che altro potrebbero fare?
    Non tutti sono Maestri spirituali.. anche se chi li segue così li chiamano..
    Per me un “maestro spitituale” è altro.. lo può essere stato Osho, Gurdjieff, J.Krishnamurti e altri che hanno saputo spiegare e UNIFICARE ogni sentiero..
    e soprattutto hanno saputo condurre ed aprire le menti, non solo indicando l’istante presente.. ma mostrando ed accompagnando i mutamenti che avvengono nella mente dei discepoli.. e come prepararsi a quell’avvenimento..
    ecco ciò che è per me un vero maestro.. eppoi un vero maestro per me ha pochissimi discepoli che segue giornalmente.. uno o due sono già molti.. il rapporto è diretto e strettissimo..
    è lavorare la materia direttamente.. scendere ed accompagnare negli inferi il discepolo.. saper attendere ecc, ecc…
    tutto il resto è un po’ new age che va pur bene come inizio…
    Ciò non deve togliere però la possibilità a chiunque sappia comunicare, anche scopiazzando linguaggi “non-duali/neo-advaitini” la sua espressione del ritrovato Sè.. pur con espressioni miserine, che lasciano un po’ il tempo che trovano per certe menti pretenziose..
    Direi inoltre che non conoscendo personalmente Tolle ed il lavoro che sta portando avanti con i suoi “discepoli”, non sia possibile per noi etichettarlo più di tanto.. cadremo nello stesso errore di sempre..

    ciao

  3. eckhart ha detto:

    Ati:tutto il resto è un po’ new age che va pur bene come inizio…

    concordo Ati..può funzionare come inizio,o come “passaggio obbligato”
    verso altri approfondimenti..
    Ognuno credo abbia il suo ruolo:in questo caso non è il vero Maestro esoterico che illustri,quanto una specie di “risvegliante per masse”..
    Funzionale al ruolo. :-)

  4. Sakshin ha detto:

    Da Eck…

    Eckhart Tolle,dall’intervista:
    “Il dare il benvenuto a questo momento, I’abbracciare questo momento, questo è lo stato dell’arrendersi. In verità è tutto quello che è necessario. La sola differenza fra un Maestro e un non Maestro, è che il Maestro abbraccia ciò che è, totalmente. Dal momento in cui non c’è resistenza a ciò che è, allora arriva la pace. Il portale è aperto, il non manifesto è presente. Questa è la via più potente. Non si può chiamarla pratica perché non coinvolge il tempo.”
    ***
    Il fatto è che chi non realizza ciò che è detto sopra non è nelle condizioni coscienziali di comprendere.
    Solo chi è in quello stato riconosce appieno il senso profondo di quelle parole, pur se semplicissime.
    Altrimenti si dibattererà senza fine sulle questioni intellettuali connesse alla spiritualità, perdendo però il punto.
    Tolle ha colto l’essenza. Le forme con cui la si possono indicare sono molte. La sua è una delle tante.
    Perdersi nel giudicare le dita che la indicano è poco utile, non particolarmente interessante.
    Discutendo sulla forma si rischia di non cogliere la sostanza.

  5. eckhart ha detto:

    Sak:Discutendo sulla forma si rischia di non cogliere la sostanza.
    °°°
    ..dunque disquisire se un maestro vale in assoluto più di un’altro,son discorsi che lasciano il tempo che trovano..giusto?
    Ovvero ognuno ha il suo ruolo,è Strumento del Sè..
    e classificare in questo caso, diventa un gioco della mente.
    In assoluto a me pare che sia così,certo..

  6. Sakshin ha detto:

    Eck:
    ..dunque disquisire se un maestro vale in assoluto più di un’altro,son discorsi che lasciano il tempo che trovano..giusto?
    Ovvero ognuno ha il suo ruolo, è Strumento del Sè..
    e classificare in questo caso, diventa un gioco della mente.
    In assoluto a me pare che sia così,certo..

    Sì, per me è il riportare lo spirito competitivo, classificatorio, anche in questa dimensione. Non mi sembra opportuno, sensato…

  7. atisha ha detto:

    eck: Ognuno credo abbia il suo ruolo:in questo caso non è il vero Maestro esoterico che illustri,quanto una specie di “risvegliante per masse”..

    ati: non è questione di essere “maestro esoterico”..
    che significa poi “esoterico”? l’esoterismo non è escluso affatto nella Via e tantomeno nella vera Advaita.. non dimentichiamolo..
    dunque restano solo concettualità advaitine e non vere e proprie trasformazioni interiori..
    eckhart Tolle come altri risvegliati del momento sono come ben hai scritto tu “risveglianti delle masse”… ed è quello il loro ruolo.. (è quello che sanno fare, se non si “perdono” come a tanti accade.. perchè la notorietà è la coda del Drago.. :) )… ruolo spesso che fossilizza e converte a nuovi “credo” più che a naturali ed istantanee trasformazioni di carattere “spirituale”..questo sto osservando in ambito mondiale…

    il discorso è serio ed andrebbe approfondito. lo faremo :)

  8. eckhart ha detto:

    Ati:l’esoterismo non è escluso affatto nella Via e tantomeno nella vera Advaita.. non dimentichiamolo..
    dunque restano solo concettualità advaitine e non vere e proprie trasformazioni interiori..

    beh Ati..davo alla parola esoterico unicamente il valore che mi pare davi tu:trasformativo..e che accompagna sino in fondo..
    PS Cosa c’entra l’Advaita adesso,chi ne ha parlato?
    Non ci pensavo nemmeno a creare tali differenze ;-))))

  9. doghen ha detto:

    Ma si, ma si,….può andare pure Tolle….se uno lo sente, lo vive, lo segue, va bene, figuriamoci….a me non mi risuona, non mi muove le campane….mi sembra che conduca a una specie di nichilismo….mi figuro i suoi discep. che stanno lì, attenti a tornare all’adesso, ingabbiati dalla necessità dell’adesso, un pò rigidi, un pò mentali….non so mi manca di una parte “concreta”, è un pò troppo eterico, angelico….nella sua quiete.
    Comunque grazie Tolle che almeno ci fai fare due chiacchere ^__^ è sempre un piacere fare due chiachiere con voi:) ciao a tutti.

  10. atisha ha detto:

    eck: beh Ati..davo alla parola esoterico unicamente il valore che mi pare davi tu:trasformativo..e che accompagna sino in fondo..
    PS Cosa c’entra l’Advaita adesso,chi ne ha parlato?
    Non ci pensavo nemmeno a creare tali differenze ;-))))

    non solo dò valore a quella parola.. ma è intrinseca..
    e l’Advaita centra eccome.. anche se nessuno negli ultimo post l’ha nominata..
    l’ho solo menzionata direttamente perchè essa è apice del processo e forma di sviluppo della coscienza.. e questi “nuovi maestri”, anche se non si riferiscono direttamente alla Tradizione Advaita ma un po’ tutte le comprendono, si rifanno alla non-dualità, al comprendere la “non esistenza” della dualità.. indicando in sinstesi il “qui e ora” e “condividendo” il solo loro profondo senso di quiete meta finale…
    meta finale che vedo fa incazzare chi non sa venirne a capo..
    ne convieni?

    ciao :)

  11. Sakshin ha detto:

    Doghen:
    Ma si, ma si,….può andare pure Tolle….se uno lo sente, lo vive, lo segue, va bene, figuriamoci….a me non mi risuona, non mi muove le campane…

    E’ proprio questo il bello di questo passaggio storico: la varietà dell’offerta…
    Ognuno sente un indicatore, o più di uno, che gli fa percepire quella risonanza che gli muove le campane…
    Ciò che conta è il risuonare… quando si è toccati nell’essenza.
    E allora, quando si è andati sull’altra sponda del fiume, si può abbandonare la barca… con gratitudine e rispetto per il servizio…
    Oggigiorno ce n’è per tutti i gusti, sensiibilità, intelligenze… data la necessità… del momento.
    Ciao! :)

  12. eckhart ha detto:

    Ati:indicando in sinstesi il “qui e ora” e “condividendo” il solo loro profondo senso di quiete meta finale…
    meta finale che vedo fa incazzare chi non sa venirne a capo..
    ne convieni?

    Ne convengo eccome..certo che fa incazzare..e allora giù a dileggiare..
    Fanno incazzare perchè semplici,ma non per la mente,dunque non per tutti.Ma possono illudere “pericolosamente” la mente che se ne nutre..
    Ciao .-)

  13. Vento ha detto:

    Il libro l’ho letto e mi è piaciuto…tuttavia penso, che la storia sia vecchia come il mondo…appena ha capito che aveva qualcosa da dire…Tolle ne ha fatto un business!
    Non c’è niente di male…nel business…serve a sbarcare il lunario…a magnà…
    E lo fanno tutti…dai coach piennellisti ai guru dell’anima…e la storia si ripete…
    Non sto a giudicarlo perché non lo conosco personalmente…
    Ma si dai…ognuno ha il potere di adesso che si merita!!
    Ciao Tolle…bello mio…con quel faccione da panettone farcito…
    Ahahah
    ciao notte

  14. sorrydi ha detto:

    Non è importante come dici le cose ma è quello che dici che conta.
    Le persone come qualcuno qui, sotto sotto pretendono,e automaticamente si invischiano in identificazioni di carattere “scolastico”,che ci possono stare,ma che potrebbe usare per osservare se stessi e non Tolle.
    Tornando al discorso,anche e soprattutto quelli semplici hanno la loroprofondita’ , ma se uno non vuole comprendere,perchè gli sembra troppo semplice,(cioè quello che la mente tralascia di un articolo,perchè troppo semplicistico e scontato)allora andra’ alla ricerca di qualcosa di piu’ “filosofico” (dai non mentite a voi stessi).
    Il fatto è che l’intelletto è troppo padrone di “molti”,e questo contrasta con la serenita’ e la semplicita’ delle parole che i maestri rilasciano,proprio perchè non vengono dall’intelletto.
    Se la semplicita’ non vi entra in testa,tolle non vi mettera’ in ginocchio sui ceci,ma forse è quello che cerca qualcuno.eh eh .

    :-)

  15. atisha ha detto:

    certo… i ceci per la mente…. :)))
    la mente è malsana, condizionata dal proprio senso dell’ego, dai propri arricchimenti spirituali, dalla propria appartenenza, dal sentirsi sempre superiore a tutto e a tutti..
    dal proprio percepirsi “intelligente”..
    come può una mente cogliere l’essenziale?
    non può..
    bisogna che prima diventi umile.. che abbassi la cresta.. che inizia percepire il “peso dei propri ceci”..
    prima nn può..

  16. sorrydi ha detto:

    Esatto Atisha,ceci per la mente,in fondo molti bramano questi senza saperlo.

    —-

    A quanto pare,finchè ci saranno aspettative nella mente,essa sara’ impegnata a realizzarle,invece di essere aperta a cio’ che viene indicato.
    La mente pensante giudichera’ l’insegnante,il testo scritto,e l’apparenza per decidere se va bene o male in confronto alle aspettative.

    John Greven

    Tu sei cio’ che cerchi

  17. Vento ha detto:

    Scimmiottare la non mente con la mente…
    In un lampo mi è uscita questa frase!
    Ma poi perchè?
    Si collegano i neuroni sviluppando nuove percezioni…
    Facciamo un giochino…
    Se a causa di un trauma ti si cancellasse la memoria…cosa resterebbe di te?
    O meglio…ascolta…se per un trauma ti si cancellasse il pezzo di memoria dove risiede l’immagine che hai di te stesso…
    Come ti senti ?
    Come ascolti ?
    Come osservi ?
    ADESSO…Sei la stessa persona ?
    NON DEVI FARLO QUESTO GIOCHINO
    Facciamolo con Tolle questo esperimento…Zooommmiamo all’indietro…
    E il resto metticelo tu…che hai compreso benissimo!
    La consapevolezza altro non è che un risultato della Mente!
    Mente, che utilizzata in modalità percettive particolari, da risultati diversi.
    Un abbraccio cari.

  18. sorrydi ha detto:

    lo stupore, la noi la paura, e tutti i sentimenti fanno parte della manifestazione cosciente,non sono prerogativa di alcuni individui,che si chiamano tizio caio o sempronio,questo ci puo’ far capire che le identificazioni,l’ego,vuole avere la supremazia nella routine della vita,questo non solo offusca la semplicita’ di un tramonto o di un fiore,ma crea imbarazzanti problemi e infelicita’.

  19. sorrydi ha detto:

    Non ci sono risultati diversi avuti da percezzioni particolari,se ci sono sono di una mente calcolatrice,e non è consapevolezza.

    “”…se per un trauma ti si cancellasse il pezzo di memoria dove risiede l’immagine che hai di te stesso…””

    Magari!! l’immagine che ho di me stesso,è un’insieme di concetti,e non puo’ fare la differenza nella sopravvivenza.Per notare questo basta un po’ di meditazione

    “”….La consapevolezza altro non è che un risultato della Mente! “”

    Un risultato identificato pero’.Perchè la vera consapevolezza,non risiede in nessun risultato,perchè solo una personalita’,un’individuo desidera o aspira ad un fine..perchè vive nella mente.
    La consapevolezza non ha bisogno di aggrapparsi ad un’identita’.

    Ciao Vento ..
    Vento

  20. Vento ha detto:

    sorrydi:
    Magari!! l’immagine che ho di me stesso,è un’insieme di concetti,e non puo’ fare la differenza nella sopravvivenza. Per notare questo basta un po’ di meditazione

    Scusa sorrydi… cosa intendi con ” e non puo’ fare la differenza nella sopravvivenza” ??
    Benissimo mi piace: “La consapevolezza non ha bisogno di aggrapparsi ad un’identita”.
    Mi piace…bella frase…
    :-)
    Ciao

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