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PaxilRecentemente vi è stata una forte enfasi sui media rispetto allo studio sugli antidepressivi. Ad esempio Repubblica l’ha posto in prima pagina “Gli antidepressivi? Sono inutili. Meglio una chiacchiera del Prozac“.

Avendo già scritto su questo tema su Indranet (La mia amica ha avuto una “mentite”), sul vecchio Innernet (versione pre-blog in un articolo che pubblicherò di nuovo a brevissimo) e avendo visto diversi esempi durante vent’anni di pratiche corpo-mente-spirito che queste spesso possono sostituire gli psicofarmaci ma in altri casi non possono, prima di salire sul vagone del “ecco! Le case farmaceutiche ci hanno ingannato fin’ora! Non servono a niente”, ho voluto aspettare qualche altra notizia.

Che gli antidepressivi siano un enorme business, che le case farmaceutiche siano immorali nel patologizzare i comportamenti, che gli accademici vadano a braccetto con le industrie, che troppi medici siano parte del gioco prescrivendo psicofarmaci con leggerezza senza considerare l’essere umano che hanno di fronte e le sue vere problematiche, tutto questo lo sappiamo, fa schifo. Si gioca con il dolore umano per interessi economici.

Tuttavia qualcosa non mi quadrava… troppo semplice e troppo strano che una tale notizia, che in teoria andrebbe a ledere interessi enormi, possa ottenere una tale eco sui canali mediatici di massa.

Quindi, come sono solito fare, mi sono chiesto, “a chi giova”? Non essendo però dentro al settore non mi davo una risposta. Come per tante altre notizie, anche questa stava andando nel dimenticatoio.

Poi ho trovato questo articolo dove l’autore afferma che questi studi non sono niente di nuovo. Sono esistiti da 30 anni e gli autori hanno svolto lo stesso studio nel 2002. Inoltre, 20 altri gruppi hanno realizzato studi simili.

Egli afferma che la divulgazione sull’inefficacia degli psicofarmaci fa di nuovo parte della propaganda delle industrie farmaceutiche. Ad esempio, alla casa farmaceutica GlaxoSmithKline non interessa che l’antidepressivo Paxil sia inefficace poichè vogliono portare i pazienti verso Lamictal, un farmaco della categoria degli antipsicotici utilizzato per i disordini bipolari (maniaco-depressivi).

E perchè mai? Con una piccola ricerca ho visto che i diritti sul brevetto del Paxil sono terminati insieme ai grossi profitti. Analogamente, il colosso farmaceutico Lilly ha visto i diritti sul Prozac terminare. Quindi. nuovi farmaci, nuove strategie, nuovo marketing.

E lo studio citato, qui in originale non afferma che gli antidepressivi non funzionano, dice che non sono meglio di un placebo nei casi non gravi. Mi chiedo chi deciderà la gravità del caso e con quali parametri data la tendenza a patologizzare l’essere umano nelle sue umane caratteristiche. Hai uno scatto d’ira? Non è sacrosanta indignazione, “devi” avere un problema. Sei un po’ giù di corda perchè non arrivi a fine mese o vedi un mondo che sta andando a pezzi? Mica è normale, prova questo farmaco. Non sono a priori contro i farmaci, di cui riconosco l’importanza per i casi appropriati, ma senza dubbio la portata del loro utilizzo ha oramai oltrepassato le motivazioni cliniche per ragioni economiche.

L’autore quindi si chiede quali saranno le conseguenze sociali e cliniche di questo studio. I medici smetteranno di prescrivere antidepressivi e iniziaranno ad usare la psicoterapia? Macchè, ciò che faranno sarà fare un upgrade, sostituire i vecchi farmaci con i nuovi, più profittevoli.

Dal sito del farmaco Lamictal della GlaxoSmithKline:

Bipolar disorder is a lifelong illness, so a long-term (maintenance) medication can be an important part of your treatment. Some maintenance medications do not take away the initial feelings of depression or mania you may have experienced. Instead, they help keep the mood episodes from coming back.

Traduzione del primo paragrafo:

I disordini bipolari sono malattie che durano tutta la vita, quindi un’assunzione di lungo termine (di mantenimento) può essere una parte importante della tua cura.

In altre parole: non potrai mai essere veramente curato (previsioni che si autoavverano facilmente in un paziente già problematico) quindi prendi il farmaco per tutta la vita e facci guadagnare. Magari di tanto in tanto facciamo uscire una nuova versione del farmaco, appena dopo la scadenza dei diritti esclusivi di questo, ok? Il secondo paragrafo tradotto:

Alcuni farmaci di mantenimento non tolgono le sensazioni iniziali di depressione o di mania di cui puoi aver fatto esperienza. Piuttosto, aiutano le occorrenze di tali stati d’animo a non manifestarsi.

In altre parole: se ti senti male come prima continua comunque a prendere il farmaco, che ti “aiuta” a star meglio nel futuro. Nel caso, abbiamo altri tipi di farmaci che fanno per te.

5 Responses to “Gli antidepressivi non funzionano, ma in particolare quando scadono i loro diritti commerciali”

  1. Tess_A ha detto:

    I wanna a new drug…

  2. DanieleMD ha detto:

    Ottimo post, complimenti per l’intelligente ricerca che hai fatto.
    Lo citerò a breve :)

  3. atisha ha detto:

    http://www.disinformazione.it/psichiatria_oltre_al_danno.htm un utile link, per riflettere nel sistema… ciao ;-)

  4. Aldo ha detto:

    Io una cosa la farei fare volentieri agli psichiatri; che ne dite di farli provare prima a loro, cosi’ sapranno certo dell’effetto e degli effetti collaterali.
    Altra considerazione le multinazionali dovrebbero far provare i farmaci antidepressvi a tutti gli informatori scentifici che pululano negi studi dei medici, così eviteranno di promettere crociere, viaggi ,regali ecc ecc.
    E’ ora di finirla.

  5. Anonimo ha detto:

    Cari medici/psichiatri, ho assunto per qualche mese antidepressivi… risultati:
    – nausea
    – mal di stomaco
    – diarrea
    – gastrite
    – seri (ripeto, SERI) problemi nei rapporti sessuali
    – ANSIA, PANICO E DEPRESSIONE TALI E QUALI A PRIMA!!!!!!!!!!!!
    E piantatela di menarla col fatto che è necessario assumerli per “un po’ di tempo”… intanto, aspettando che facessero effetto (dubito), mi hanno quasi devastato l’apparato digerente e compromesso anche quelle poche relazioni che può avere uno che, come me, soffre di gravi attacchi di panico.
    Cari psichiatri, facciamo una bella cosa: prima di prescrivere certi farmaci ai vostri pazienti, testateli su voi stessi e sui vostri familiari per un po’, poi vediamo se siete ancora dell’idea…

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