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scalare neve.jpgMariana Caplan descrive alcune trappole – come la crescita dell’ego, il transfert, l’abuso di potere, la truffa e la dipendenza da stati mistici – che si incontrano lungo il cammino spirituale. Il mito della spiritualità contemporanea messo a nudo.

Negli ultimi 40 anni, l’occidente è stato invaso da una marea di informazioni spirituali che ormai riempiono le pagine dei quotidiani, gli spettacoli televisivi e le riviste patinate a larga tiratura. Classi di meditazione sono offerte alle Nazioni Unite, Hillary Clinton usa tecniche di visualizzazione e rilassamento, lo yoga è insegnato in molte grandi aziende e la vita di celebrità spirituali come Richard Gere, John Travolta e Tom Cruise è frequentemente oggetto della curiosità del pubblico. La spiritualità è diventata non solo popolare, ma anche un grande affare. La New Age è un’industria multimiliardaria, e alcuni dei più famosi guru e maestri spirituali sono tra gli uomini più ricchi degli Stati Uniti.

Il ricercatore contemporaneo, durante il suo cammino spirituale, cade facilmente vittima di un numero enorme di miraggi, che occorre sapere riconoscere e affrontare. Scoprire le illusioni che abbiamo sul cammino spirituale può essere scoraggiante, se non addirittura deprimente, ma rende possibili realizzazioni spirituali che prima ci erano precluse.

Le motivazioni della ricerca dell’illuminazione

Molte persone hanno un’opinione errata sulle motivazioni per le quali hanno cominciato il cammino spirituale. È molto raro che un ricercatore voglia davvero “realizzare Dio” o “servire l’umanità”. La maggior parte delle persone non sa cosa sia la vita spirituale, per non parlare di cosa cercano in essa. Quando uno studente chiese al maestro zen Suzuki Roshi cosa fosse l’illuminazione, egli rispose: “Perché lo vuoi sapere? Magari non ti piacerebbe”.

Spesso un ricercatore spirituale impiega molti anni per rendersi conto di aver cominciato il cammino spirituale per ragioni che ignora totalmente, e che sono molto meno nobili e romantiche di quello che la sua immaginazione romantica pensava. Scoprire la falsità delle proprie motivazioni può essere molto spiacevole e deprimente, e per questo la maggior parte delle persone preferisce nasconderle nell’inconscio. Si continua tranquillamente a credere di voler solo essere “liberi”, “liberati” e “in armonia con tutta la vita”. Ma mettere a nudo la falsità delle motivazioni è un passo prezioso e necessario nel cammino spirituale. Le ragioni più frequenti che portano a scegliere il cammino spirituale sono:

La libertà dal dolore

La maggior parte delle persone comincia il cammino spirituale perché vuole essere libera dal dolore. “Uno dei maggiori fraintendimenti della gente è quello secondo cui il cammino spirituale è una vacanza”, ha detto il maestro tibetano Chögyam Trungpa Rinpoche. Le persone immaginano che il cammino spirituale darà loro la pace mentale, la trascendenza dei problemi, la libertà dalle perversioni psicologiche e la vita eterna. Si crede erroneamente che, meditando abbastanza, facendo un numero sufficiente di posizioni yoga o leggendo una discreta quantità di libri sulla spiritualità, si conseguirà la beatitudine eterna.

“Troppo spesso i neofiti si illudono che la pratica spirituale sia appagante”, dice lo studioso e l’insegnante di yoga Georg Feuerstein; “Si aspettano di diventare felici e di trovare la risposta alle più importanti domande esistenziali, grazie al loro sforzo o a quello dell’insegnante”. Feuerstein fa riferimento a una concezione che ha le sue radici in un fraintendimento di base e nella negazione della condizione umana: una concezione alimentata dalla palude della New Age e della letteratura pseudo-spirituale che invade il mercato confermando le fantasie dei suoi lettori. Anche se è vero che esistono carrettate di tecniche metafisiche che gonfiano l’ego e creano stati temporanei di estasi e beatitudine, questi ultimi non durano mai, e in ultima analisi hanno poco o nulla a che vedere con la vera spiritualità.

L’ambizione spirituale: la volontà di potenza e di controllo

Chi immaginerebbe mai che la presunta vita spirituale – fatta di meditazione e preghiera, dissolvimento estatico in Dio e umiltà davanti alla verità – possa essere un’altra via per cercare il potere e il successo, o una maschera che cela sensi di inadeguatezza? Per molti è proprio così. La realtà è che la ricerca dell’illuminazione nasconde spesso la ricerca del potere, della gloria, del prestigio o di qualche altra forma di successo mondano.

Se un individuo ha come scopo nella vita quello di diventare “qualcuno”, di essere una persona importante (il direttore generale, la star dello sport, la donna manager, la stella del cinema), e poi comincia un cammino spirituale, è più che probabile che la ricerca del potere e della gloria continuerà nel campo spirituale. È così che funziona l’ambizione. Un individuo ambizioso non lo è soltanto in un contesto, ma in tutta la vita, inclusa quella spirituale.

Gli uomini faranno praticamente di tutto per evitare di affrontare la propria debolezza umana; cioè, faranno qualsiasi cosa pur di non affrontare se stessi. La gente pensa che l’«illuminazione» sia uno stato di onnipotenza in cui non solo si sarà in grado di dominare gli altri, ma si terranno sotto controllo le proprie debolezze e difetti umani. Quello che i testi antichi descrivono come lo stato di “conoscenza perfetta” viene interpretato in base all’ideale di perfezione di ognuno, nel quale non c’è posto per la fragilità umana.

L’illuminazione può sicuramente creare dei poteri o una capacità di controllo illusori, o limitati, ma lo sviluppo spirituale va molto al di là del potere e del controllo terreni. Raramente, se non mai, i veri insegnanti spirituali e le persone dalla comprensione profonda parlano della propria vita in termini di controllo di sé o degli altri. Sanno che la vita è piena di imprevisti, e che un’eventuale influenza sulla vita di altre persone in realtà non dipende da loro. Inoltre, riconoscono che il peso di quella responsabilità è tanto grande da far diminuire qualsiasi sensazione di potere personale.

La paura della morte

La gente cerca l’illuminazione perché non vuole morire. Nelle traduzioni dei testi spirituali, l’illuminazione è sinonimo di “immortalità”, “trascendenza” e “stato eterno”. Sono espressioni molto suggestive per chi ha paura della morte, ma se si comprende il contesto in cui furono create, è chiaro che non si fa riferimento all’immortalità dell’ego o del corpo fisico. Tuttavia, gli esseri umani, alla ricerca disperata di una via per evitare la supposta sofferenza della morte, scelgono certi aspetti degli insegnamenti, evitandone altri. Giungono a pensare che l’illuminazione è il cammino verso la vita eterna dell’ego, che identificano come “se stessi”, e non della consapevolezza, che è sempre già eterna.

Quindi, se per caso ci illuminassimo, il nostro ego cesserebbe di esistere; ovvero, l’ego individuale che all’inizio si era messo alla ricerca dell’illuminazione per evitare la morte sarebbe già morto!

Anche se può essere difficile comprendere quanto siano false e inconsapevoli le motivazioni alla base di un cammino spirituale, gli sforzi fatti non sono inutili. Il grande pregio di qualsiasi autentico cammino spirituale (se percorso con l’assistenza di un maestro affidabile) è il fatto che prima o poi trasformerà l’individuo, a prescindere dalle motivazioni di quest’ultimo. Dio (o la Realtà) è sempre più forte dell’ego, e nel lungo termine (anche se può essere un termine veramente lungo) finirà con il prevalere. Il cammino e il maestro usano la debolezza e le ambizioni dell’individuo per creare delle lezioni che alla fine eroderanno quella stessa debolezza e quelle stesse ambizioni, mostrandole per ciò che sono e portando lentamente allo scoperto la purezza che si trova al di là di esse.

Esperienza spirituale o illuminazione?

Un altro errore comune tra i ricercatori sul cammino spirituale è scambiare le esperienze mistiche per l’illuminazione. Quando qualcuno comincia un percorso spirituale, è verosimile che avrà esperienze di estasi, beatitudine, pace, fusione con tutta la vita e visioni. Uno degli errori più frequenti compiuti dai neofiti è credere che queste esperienze siano lo scopo del cammino. In realtà, in giro ci sono molti maestri, sinceri ma falsi, che insegnano sulla base di una o più di queste esperienze.

Studiando le varie tradizioni esoteriche e occulte, l’assurdità di queste pretese diventa ovvia, perché comprenderemo subito come sia sufficiente la tecnica giusta (il digiuno, la visualizzazione, il “mind-control” e così via) per provocare tali esperienze. Anche se queste ultime possono essere fonte di ispirazione ed elevazione, e possono addirittura essere il catalizzatore che ci porta sul cammino spirituale, è chiaro che la spiritualità non consiste in esse.

Coloro che conoscono l’autentica spiritualità non si lasciano impressionare nemmeno da una camminata sull’acqua. Sanno che lasciarsi incantare da questi spettacoli vuol dire allontanarsi dal vero cammino spirituale. Benché le esperienze psichiche come l’estasi, la beatitudine e la sensazione di fusione non siano nocive o pericolose, e alle volte possano anche essere utili, vanno analizzate con grande cura. Occorre mettere costantemente in dubbio le conclusioni cui si è tentati di giungere dopo tali esperienze. È troppo facile pensare di essere straordinari o importanti solo perché sono avvenute queste esperienze.

Il guru interiore e altre verità spirituali lapalissiane

Tra tutte le comuni verità lapalissiane, quella del guru interiore è una delle più ingannevoli. Anche se l’espressione “guru interiore” indica qualcosa che esiste davvero, molti di coloro che dicono di seguire il guru interiore in realtà non lo stanno facendo. Per udire e seguire l’impegnativa guida di un guru interiore è richiesta una grande maturità umana e spirituale, che si conquista con anni di pratica spirituale, e non leggendo un libro o ascoltando un combattente New Age che proclama il messaggio.

Il motivo principale per cui la gente si volge al guru interiore è la pigrizia e il disinteresse verso la trasformazione genuina. Il guru esteriore – il vero maestro spirituale – porterà in crisi l’ego e metterà a nudo tutto ciò che è falso, cosa impossibile al guru interiore. La vita interiore degli esseri umani consiste in una grande moltitudine di voci (molte delle quali decisamente nevrotiche) e l’ego è ben felice di dare a una di esse gli abiti del monaco, un tono di voce suadente e il titolo di “guru interiore”. Tali guru interiori, conosciuti anche come il “sé interiore”, il “vecchio saggio interiore” o il “profondo sé”, sono noti per permettere alle persone tutto ciò che vuole il loro ego (una vacanza dispendiosa, per esempio, una nuova Ferrari, la manipolazione degli altri “per il bene più elevato” ecc.), sempre in nome della vita spirituale. È molto più facile perdonare i nostri errori se siamo stati “guidati”, rinunciando quindi ad assumerci la responsabilità delle conseguenze. Se la guida dà risultati positivi, diventiamo degli eroi per aver ascoltato e seguito la voce; se le cose non funzionano, siamo semplicemente vittime dei desideri della voce interiore. In un modo o nell’altro, noi non siamo mai responsabili.

Molto simile alla voce interiore è il “seguire il proprio cuore”. È vero che alla fin fine dobbiamo seguire il nostro cuore e che quest’ultimo non mente, ma come facciamo a sapere quando lo stiamo ascoltando? Molte persone non hanno idea di cosa sia il loro cuore, non lo hanno mai percepito né udito parlare. La maggior parte dei messaggi che attribuiscono al cuore, in realtà, vengono dalla mente, che è capacissima di parlare con tono amorevole, delicato e anche “con il cuore in mano”.

Quando le persone ignorano la quantità di “voci interiori” esistenti in loro (inclusa la voce del proprio “cuore”) e non sanno nulla della tendenza dell’ego a corrompere ogni aspetto della personalità per sabotare la crescita spirituale, cadono facilmente vittima delle seduzioni del guru interiore. Alla fine, esse si defraudano di quella crescita e trasformazione che volevano trovare cominciando questo cammino.

Un’altra delle pericolose verità lapalissiane in voga tra i neofiti contemporanei è il ritornello “tutto è un’illusione” e i suoi derivati. Seguendo la logica della mente duale, se tutto è un’illusione, non importa fare del male agli altri o distruggere il nostro corpo con le droghe o l’alcol, perché il corpo non è reale. Se la vita non è altro che un sogno, perché non arraffiamo tutto ciò che possiamo, senza preoccuparci delle persone che calpesteremo nel fare questo e di coloro che diventeranno poveri a causa del nostro egoismo? Se tutto è uguale, non esiste male e bene, giusto e sbagliato: quindi, perché non barare, mentire e rubare?

Coloro che usano indiscriminatamente queste idee prese dalla “realtà assoluta” non capiscono che quest’ultima non nega in alcun modo la realtà relativa. La non-dualità non cancella la dualità. Chi comprende davvero il significato di espressioni come “il guru interiore”, “tutto è uno” e “il maestro è ovunque”, non si vanta mai di queste verità in reazione a una sfida alla sua psiche (al contrario di chi ne ha avuto solo un’intuizione profonda ma fugace). Al contrario, la bellezza della realtà che ha intravisto lo rende più umile, spingendolo a mettersi al servizio e a partecipare maggiormente al mondo in cui viviamo. Come ha detto un altro maestro zen: “Non puoi vivere a lungo nel mondo di Dio: non ci sono né ristoranti né toilette”.

Falsi maestri e falsi studenti

Infine, arriviamo all’argomento dei maestri e i loro discepoli. Che li si chiami guru, maestri, guide o amici spirituali, due cose apparentemente opposte si possono dire su di loro senza ombra di dubbio. Innanzitutto, per raggiungere le vette più alte del cammino spirituale è necessario un maestro; secondo, per ogni maestro autentico, esistono letteralmente migliaia di ciarlatani. Se pensiamo che chiunque sappia declamare eleganti verità spirituali, affermi di essere un “tulku” tibetano o ci prometta l’illuminazione in un week end sia un maestro autentico, stiamo gettando le basi per la nostra futura delusione. Inoltre, è probabile che in futuro dubiteremo di tutti gli insegnanti spirituali, quando in realtà è stata la nostra inadeguatezza di studenti a renderci incapaci di distinguere tra i veri maestri e i ciarlatani.

Il compianto santo indiano Swami Muktananda ha detto che il mercato dei falsi maestri è in crescita perché è in crescita il mercato dei falsi studenti. Arnaud Desjardins, maestro spirituale francese ed ex cineasta, sollecita i neofiti a chiedersi non se il loro maestro è autentico, bensì: “Sono un discepolo?”. Gli studenti spirituali disillusi passano la vita a puntare il dito contro i falsi maestri e a negare la necessità di un maestro vivente ed esteriore, ma la verità è che loro stessi non sono riusciti a essere quel tipo di studente necessario ad attirare un maestro autentico.

Il punto sta nell’essere implacabilmente onesti con se stessi sui motivi per i quali stiamo cercando un maestro, e cosa ci aspettiamo da lui. Se cominciamo la vita spirituale perché vogliamo trovare un nuovo partner sexy, forse non abbiamo affatto bisogno di un maestro. Se pratichiamo la meditazione perché vogliamo essere più sicuri di noi stessi e avere più potere personale, andrà bene qualsiasi insegnante carismatico. Ma se siamo sul cammino spirituale perché stiamo cercando di realizzare il nostro potenziale più elevato, avremo bisogno di un maestro autentico, e per trovarlo dobbiamo diventare discepoli autentici.

Talvolta, per imparare il discernimento e la discriminazione sul cammino spirituale, dobbiamo incontrare una serie di falsi insegnanti. Così impareremo a distinguere tra il falso e l’autentico. In ultima analisi, dobbiamo assumerci la responsabilità di essere finiti con degli insegnanti falsi, perché in noi c’era qualcosa che ci ha impedito di vedere con più chiarezza. Solo allora potremo proseguire sul cammino spirituale con più lucidità.

Un cammino confuso

Le splendide luci delle esperienze mistiche e dell’estasi segnano spesso l’inizio di un cammino spirituale, la cui fine promette di essere ugualmente soddisfacente. Nel mezzo, però, esso è confuso. È tale perché nulla è certo riguardo l’evoluzione spirituale. A un certo stadio, la visione mistica può costituire un’ispirazione fondamentale per il nostro progresso, mentre a un altro stadio la stessa visione può essere una scusa per affermare prematuramente di esserci illuminati. La nostra voce interiore può darci la guida necessaria o riempirci di bugie. Possiamo trovarci a disagio con il nostro maestro perché è un ciarlatano, oppure perché sta portando alla luce parti del nostro ego che preferiremmo evitare. In quest’ultimo caso, diciamo che il maestro è un ciarlatano, quando in realtà è la nostra falsità che è stata portata alla luce.

Il cammino spirituale è un processo di graduale disillusione nel quale tutte le nostre idee riguardo chi siamo, cos’è la vita, cos’è Dio, cos’è la Verità e cos’è lo stesso cammino spirituale vengono smontate e distrutte. È anche un cammino entusiasmante, perché questa opera di smantellamento alla fine ci lascerà con la nuda Verità, che è l’unica cosa che alla fine può soddisfarci.

Il cammino spirituale è vivo; muta e si evolve davanti ai nostri occhi. Poiché sul nostro progresso e le nostre conquiste spirituali non possiamo avere certezze, il nostro compito è affrontare totalmente e senza compromessi le sfide che si presentano di fronte a noi. Se le nostre motivazioni sono serie (non solo riguardo la nostra evoluzione spirituale, ma anche riguardo il nostro impegno verso una genuina cultura spirituale in occidente), non possiamo accontentarci di un falso, la spiritualità New Age (per quanto essa possa essere confortante). La spiritualità autentica ci sta aspettando.

Mariana Caplan è counselor, antropologa culturale e autrice di un libro in cui mette in discussione molti aspetti della spiritualità occidentale. Esso, (Halfway up the Mountain: the Error of Premature Enlightenment), che secondo “Publishers Weekly” solleva molti dubbi sulle vere “motivazioni degli incantatori di serpenti dell’era moderna”, spinge i ricercatori spirituali a pagare il giusto prezzo per la dura strada verso l’illuminazione.

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Mariana Caplan. Do You Need a Guru?: Understanding the Student -Teacher Relationship in an Era of False Prophets. Thorsons. 2002. ISBN: 0007118651

Mariana Caplan. Halfway Up the Mountain: The Error of Premature Claims to Enlightenment. Hohm Press. 1999. ISBN: 0934252912

Mariana Caplan. The Way of Failure: Winning Through Losing. Hohm Press. 2001. ISBN: 1890772100

Mariana Caplan. Untouched: The Need for Genuine Affection in an Impersonal World. Hohm Press.1998. ASIN: 0934252807

Copyright originale Kindred Spirit, www.kindredspirit.co.uk per gentile concessione.
Il sito web dell’autrice è http://www.realspirituality.com/
Traduzione di Gagan Daniele Pietrini
Copyight per la traduzione Italiana: Innernet.

22 Responses to “A metà  strada verso la vetta”

  1. atisha ha detto:

    sottoscrivo in pieno questo chiarissimo articolo… un saluto

  2. Wuaw ha detto:

    se ati è daccordo è ovvio che io non lo sia.
    L’articolo è chiarissimo ed in gran parte condivisibile e conosciamo un innumerevole numero di frasi celebri che concordano. Una per tutte “quando lo studente è pronto il maestro appare”.
    Ma a mio parere liquida troppo presto e troppo decisamente il maestro interiore, che non può che essere l’unico vero maestro.
    Si, sono veri tutti i pericoli che tale scelta comporta, tutte le possibili false conclusioni, tutti i fraintendimenti.
    Ma non c’è scelta. E’ sempre il maestro interiore ad agire. Ed infatti l’autrice lo mette sotto il titolo equivoco di “verità lapaliassiana”.
    Perchè è lapalissiano ed ineludibile che il maestro interiore sia il vero maestro, non fosse altro che per decidere se siamo o meno un buon discepolo.
    Sarà poi il maestro interiore e solo lui a dirci se dobbiamo cercare un maestro esterno, se quel maestro esterno è valido o è un falso maestro, se siamo sul cammino giusto o su quello sbagliato.
    Un piccolo test: se vi credete illuminati è quasi certo che non lo siete!
    E per contro se sapete di non esserlo siete quanto meno sulla buona strada.
    Ciao a tutti
    Wuaw

  3. Alba ha detto:

    E’ veramente chiarificatorio l’articolo esposto, condivido le perplessità che accompagnano la persona nell’accettare consapevolmente e responsabilmente la Realtà.
    Posso dire che dal giorno in cui ho incontrato SILVIA MONTEFOSCHI ho potuto ri-conoscere ciò che mi impediva di comprendere la realtà dell’esistenza, del perchè pur non sentendomi estranea a questo mondo purtuttavia non mi sentivo solo di questo mondo. E’ stato un cammino tutto in salita, doloroso per i sentimenti dell’ego che ancora permangono quale memoria dell’Essere. Ebbene ben sappiamo dalla scienza che il salto evolutivo è iniziato, l’ultimo salto evolutivo del sistema uomo che auspichiamo venga a stabilizzarsi al più presto .
    Per quello che è stata la mia esperienza posso riferire che quando incontrai la prima volta SILVIA MONTEFOSCHI ebbi la certezza di conoscerla da sempre; fù questo l’unico motivo che mi condusse a seguire la strada del ri-conoscimento.
    Quando nell’incontro con l’altro da noi siamo attraversati da questa certezza, non possiamo far altro che seguire la via della Conoscenza che via via da implicita diventa sempre più esplicita attraverso il congruo lavoro che ci troviamo ad esperire in noi stessi e nella relazione con ogni altro da noi.

  4. atisha ha detto:

    wuaw: “se ati è daccordo è ovvio che io non lo sia.”… già questa mi pare una bella chiusura… anche se la considero una possibile “ironia” del caro wuaw… un saluto a tutti… ati

  5. Vento ha detto:

    Questo articolo assomiglia ad uno strudel.
    La farcitura di ovvietà è garanzia di genuina espressione di confusione.
    Confusione che troviamo nella generale percezione della realtà.
    Ognuno ha un proprio modello di riferimento.
    Tutto è vero e tutto è falso.
    Siamo sempre nel nulla.
    Si continua a generalizzare le esperienze personali come se fossero valori e regole universali per tutta l’umanità.
    Roba da non credere eppure è evidente…leggete meglio!
    Saluti
    V

  6. Vento, sarebbe utile per la ricerca del vero se tu potessi essere più specifico sul come e perchè l’articolo è come tu lo ritieni, altrimenti potrebbe sembrare un commento in cui generalizzi la tua esperienza personale nella lettura dell’articolo, per riprendere le tue parole.

  7. sorrydi ha detto:

    Siccome concordo con quanto a detto wuaw,voglio sottolineare l’importanza del maestro interiore.
    Per cio’ che sperimento di persona tutti i giorni,il maestro interiore cè, cè stato,(anche quando ero inconsapevolmente conscio),e ci sara’ sempre.
    Il maestro interiore,è qualcosa che va’ oltre i miei pensieri,è qualcosa che mi lega al tutto,è come l’ago della bussola.
    Sicuramente un maestro in carne e ossa serve inizialmente a farti trovare il tuo,e in seguito è un buon specchio per le trappole dell’ego.
    Ma ad un certo punto devi distaccarti da tutto e da tutti,per essere completamente te stesso.Penso che se l’ignoranza spirituale,ti porta a seguire cecamente un maestro vero o falso che sia,questo è gia’ un fuori pista,indica che sei inconsapevole della presenza di una guida interiore .Penso anche che sia un’ utopia,quella di rimanere invisciati “comunque” nell’ego.
    A mio avviso l’ultimo pezzo dell’articolo,ci riporta proprio ad un contatto col nostro maestro interiore.
    Un saluto
    RIDI.

  8. Vento ha detto:

    -Molte persone hanno un’opinione errata…
    -Spesso un ricercatore spirituale impiega molti anni per rendersi conto…
    -La maggior parte delle persone comincia il cammino spirituale…
    -Troppo spesso i neofiti si illudono che la pratica spirituale sia appagante…
    -Se un individuo ha come scopo nella vita quello di diventare…
    -La gente pensa che l’«illuminazione» sia uno stato di onnipotenza…
    -L’illuminazione può sicuramente creare dei poteri…
    -La gente cerca l’illuminazione perché non vuole morire…

    Ecco qui sopra, nelle parole della Caplan, lo strudel farcito di ovvietà e generalizzazioni del quale ho scritto.
    Proseguendo nella lettura si svela la tendenza a spiegare come “non deve essere”, anziché suggerire come secondo l’autrice “dovrebbe essere”.
    Le affermazioni negate producono solo negazioni, naturalmente.
    Cara Caplan, dimmi invece come secondo te dovrebbe essere!

    Ma il finale è ancora più interessante!
    Facciamo un esperimento: sostituiamo la parola “spirituale/spiritualità” con “umana/umanità”….
    Funziona nello stesso modo, non è cambiato nulla…potenza delle parole o per meglio dire potenza della mente che interpreta e ricodifica le parole…
    Questa per conto mio è la grande illusione della mente.
    E’ nella testa la funzione della creazione della realtà soggettiva.
    La percezione della realtà, l’interpretazione degli avvenimenti, la comprensione delle cose…
    Realtà che ognuno di noi modella con i propri processi.
    Non ci sono realtà soggettive identiche.
    Codificare la spinta verso l’essenza con la definizione di spiritualità mi fa sorridere.
    Come mi fa ridere la cazzata dell’ego che deve morire!
    Ma poverino…in quanti andranno al suo funerale…?
    Ahahahah
    Ciao

  9. Vento ha detto:

    E’ questo il pezzo a cui facevo riferimento per la sostituzione della parola SPIRITUALITA’:

    Il cammino dell’UMANITA’ è vivo; muta e si evolve davanti ai nostri occhi. Poiché sul nostro progresso e le nostre conquiste UMANE non possiamo avere certezze, il nostro compito è affrontare totalmente e senza compromessi le sfide che si presentano di fronte a noi. Se le nostre motivazioni sono serie (non solo riguardo la nostra evoluzione UMANA, ma anche riguardo il nostro impegno verso una genuina cultura UMANA in occidente), non possiamo accontentarci di un falso, l’UMANITA’ New Age (per quanto essa possa essere confortante). L’UMANITA’ autentica ci sta aspettando.

    Il senso generale della comunicazione si è matenuto, cambia leggermente qualcosa…
    Secondo voi dove sta la differenza?
    Nella comunicazione o dentro di noi?

  10. sorrydi ha detto:

    Se non ti dispiace vento,rispondo io .
    Quest’ultimo pezzo dell’articolo è proprio quello a cui mi riferivo io parlando del maestro interiore.
    La comunicazione è la stessa è ovvio,non cambia,(la comunicazione).E nel momento che interiorizziamo,che viene fuori quel senso di spiritualita’.
    Pero’ non vedo questo strudel di ovvieta’,o meglio sono ovvieta’ per alcuni e “dati di fatto ” per altri.
    In questo caso sei tu che stai generalizzando.
    Ciao vento ..,.,.,

  11. eckhart ha detto:

    Vento:Codificare la spinta verso l’essenza con la definizione di spiritualità mi fa sorridere.
    Come mi fa ridere la cazzata dell’ego che deve morire!

    Che l’ego debba morire,certo che è una cazzata (ma dove l’hai letta?)
    Per il resto..cosa importa la codifica delle parole..importa di cosa sono piene..di quale essenza:il significante.
    Ultimamente ,ad esempio,preferisco utilizzare termini come “crescita”, “evoluzione”…visto che molti arricciano il naso.
    Ma il succo è quello..Ciao :-)

  12. Vento ha detto:

    Ascolta Ridi, dico che quel pezzo, pur restando una matrice neutra, non è male, anzi è un ottimo generatore di sensazioni.
    Perchè, appunto, come scrivi anche tu, ti attiva internamente il maestro interiore. (uso il tuo linguaggio)
    Ma ti faccio questa domanda: sei “consapevole” dei tuoi processi interni mentre interiorizzi e fai venir fuori il tuo “senso di spiritualità”?
    Rifletti su queste mie parole….per cortesia!
    Per la generalizzazione: hai ragione generalizzo molto anch’io!
    Ciao Sorrydi…..
    :-)

    ma è roba per il sottoscritto

  13. sorrydi ha detto:

    Cosa vuoi che dica vento,si sono consapevole dei processi interni mentre interiorizzo,a volte anche prima,(fiducia)e a volte dopo (quando mi accorgo che cè stata una crescita),e a volte succede,ma non ne sono consapevole.
    Io personalmente mi accorgo,di una crescita ifinitesimale”,invisibile,e mi rendo conto che non puo’ essere altrimenti,parto dalle mie radici,e questi piccoli passi sono tutto cio’ che mi concedono…per ora.
    Ciao Vento.

  14. sorrydi ha detto:

    Ad un certo punto l’articolo dice:.
    Quindi ne deduciamo,che quella parola,(ambizzioso),potra’ essere cambiata con qualsiasi altra parola,quindi è bene fare moltissima attenzione su quale sara’ la propria parola,perchè quella sara’ le tue fondamenta spirituali.
    Cio’ è inequivocabile,anche se tralasciato superficialmente,inconsciamente,cio’ sara’ la nostra spiritualita'”,ecco perchè il salto piu’ duro,cioè quello di avere il coraggio di affrontarci,di guardarci dentro è l’unico primo passo da fare,cosi’ che’ potremmo correggere le nostre debolezze.

  15. Vento ha detto:

    Belle parole, ciao Ridi, ciao Eck…
    :-)

  16. SORRYDI ha detto:

    Scusa ma manca una frase al mio commento.
    Il fatto è che decine di mie commenti, non arrivano a innernet,e io devo riscriverli un paio di volte,quindi alla fine ho mi stufo,o ci rinuncio,ho li riscrivo omettendo qualche pezzo(potere dell’inconsapevolezza hhaa).
    Ho anche provato a riscrivermi (cambiando simpaticamente nik)
    Tratto da :A meta’ strada verso la vetta
    Un individuo”ambizioso”non lo è soltanto in un contesto,ma in tutta la vita, inclusa quella spirituale.

  17. SORRYDI ha detto:

    Tratto dall’articolo: A meta’ strada verso la salvezza
    _Molte persone hanno un’ opinione errata sulle motivazioni per le quali hanno cominciato il cammino spirituale-

    _Spesso un ricercatore spirituale,inpiega molti anni per rendersi conto di aver incominciato il cammino spirituale,per ragioni che igniora totalmente.

    Vero,verissimo, e qui’ deve entrare in gioco un maestro in carne ed ossa.
    Sara’ il guru esteriore,ha farti capire chi sei,e cosa stai cercando .
    Il maestro ti deve insegnare la differenza,tra essere” te stesso e fare te stesso”.
    La verita’ è essere te stesso,che fa’ binomio con intelligienza pura,che fa binomio con qui’ adesso.
    La falsita’ viceversa è “fare te stesso”,che fa binomio con ignioranza,che fa binomio con oranizzare anzichè “vivere”.

  18. Sorrydi, dici che decine di tuoi commenti non arrivano al sito? Per cortesia dimmi meglio cosa succede quando mandi un commento e non arriva. Altri lettori hanno avuto problemi analoghi?

  19. mmmmm c’è qualcosa di strano effettivamente. Il mio commento sopra è arrivato regolarmente ma dopo il “Submit comment” è stata visualizzata una pagina vuota.

  20. sorrydi ha detto:

    Il mio è un problema che risale al vecchi innernet,ma suppongo che dipenda dalla mia connessione,siccome navigo con il cellulare,la mia connessione è lenta e frammentaria.
    Per quanto riguarda ora,si anche a me appare una pagina bianca,con la dicitura “conpletato”,ma il fatto è che mi rimane questa pagina bianca,senza farmi rientrare nell’articolo di innernet,quando torno len link,il mio post non cè.
    Sero questa situazione si possa risolvere,perchè ne ho un disagio,visto che a volte scrivo commenti piuttosto lunghi.
    Ciao Ivo

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