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Girard HavenCon 1500 membri e 60 centri sparsi in tutto il mondo, la Fellowship of Friends è attualmente la più grande scuola esistente ispirata agli insegnamenti della Quarta Via (introdotti in Occidente da George Gurdjieff e Peter Ouspensky).

In Italia, è stato pubblicato da Ubaldini il libro del suo fondatore Robert Earl Burton, “Il ricordo di sé”, che a tutt’oggi è l’unico testo dedicato interamente a questa tecnica. La sede della Fellowship è Apollo, in California. Qui vive Girard Haven, il “numero due” dell’organizzazione, oltre che un prolifico autore di libri sulla Quarta Via (sei volumi pubblicati in inglese sull’argomento, disponibili in Amazon), che noi abbiamo intervistato per Innernet.

Vedo che la scuola di cui fai parte ha diversi siti, chiamati “Presenza vivente”, “Essere presenti”, “La via verso la presenza”, “La presenza” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Puoi spiegare, per favore, cosa vuol dire essere presenti, e perché una persona normale dovrebbe cercare di essere presente?

Essere presenti è l’arte di focalizzare la propria attenzione sul momento presente. Vuol dire essere consapevoli di ciò che si sta facendo, perché e dove lo si sta facendo, i suoi possibili effetti sugli altri e i propri vari scopi, e il suo rapporto con le forze superiori.

Quindi, è possibile pensare al passato o al futuro, o immaginare soluzioni a un problema, restando presenti, ma solo se si riesce a mantenere un’intensa consapevolezza di ciò che si sta facendo e del perché. Senza una tale intensa consapevolezza di se stessi nel momento, la nostra vita ci scivola sopra come un sogno, ed è semplicemente meglio essere svegli che addormentati.

Altre tradizioni spirituali, come il buddhismo e il sufismo, parlano dell’importanza di essere presenti. Cosa distingue la Quarta Via da queste altre tradizioni?

Se le comprendiamo nel modo giusto, tutte le tradizioni spirituali parlano dell’importanza della presenza come ponte tra l’umano e il divino. Le differenze stanno nei metodi e le tecniche usati per sviluppare la presenza. La Quarta Via, e in particolare la Fellowship of Friends, impiega metodi particolarmente adatti all’epoca contemporanea.

A tal proposito, molte persone trovano più facile essere presenti durante un’attività fisica che mentre stanno al computer (ovvero, per la maggior parte della loro giornata). Tu avresti qualche consiglio particolare per promuovere la presenza al PC?

La lotta per essere presenti è fondamentalmente la stessa in tutti i luoghi e momenti, e noi dobbiamo provare gratitudine per le varie opportunità di lavoro fornite dalle diverse circostanze (oltre a saperle usare). Nello specifico, l’opportunità costituita dall’uso di un computer consiste nella pratica dell’attenzione divisa, e uno dei modi più efficaci per fare ciò è introdurre sofferenza volontaria.

Questo vuol dire, per esempio, stare leggermente scomodi, seduti un po’ più vicino o lontano del solito dal computer, in una posizione leggermente disagevole, con dei vestiti un po’ troppo pesanti o la cintura appena troppo stretta. L’idea è quella di avere una leggera fonte di irritazione che ci dia qualcosa di cui essere consapevoli oltre al computer, ma non al punto da provocare danni o interferire con il nostro lavoro.

Si possono pure usare le impressioni, come ascoltare musica (anche una musica che non ci piace potrebbe fungere da sottile sofferenza volontaria) o rendere l’ambiente più bello. È possibile utilizzare un programma di pop-up che interrompa periodicamente le nostre identificazioni, riportandoci al presente. Come ha scritto Rodney Collin: “Il lavoro è il lavoro, e da un punto di vista più vasto, tutto dipende da colui che cerca di fare quanto è richiesto. Le scuse, per quanto raffinate, non contano”

Ho sentito dire che l’infarto che hai avuto nel 2000, quando stavi nella tua scuola già da vari decenni, è stato un evento importante per la tua evoluzione. Puoi dire in che modo hai “tratto profitto” (per dirla con Gurdjieff) da questo evento?

Prima dell’infarto, mi svegliavo al mattino, facevo ciò che dovevo fare durante il giorno, quindi andavo a letto. Dopo l’infarto, a parte qualche leggero cambiamento riguardo ciò che dovevo fare, è stato esattamente lo stesso. In altre parole, il mio corpo ha sofferto un infarto, ma io no. Non saprei dire se ho tratto profitto o meno dall’infarto, perché non posso sapere come sarebbe stata la mia vita se esso non fosse avvenuto.

Questo infarto ha ti ha reso semiparalizzato, giusto?

Per l’esattezza, solo la metà destra del mio corpo è rimasta parzialmente paralizzata. Per tornare alla tua domanda precedente, apparentemente gli altri sono rimasti più scioccati dall’infarto di me. Per me, è stato semplicemente un altro evento della mia vita, e poiché gli eventi della mia vita sono il materiale con cui lavoro per la mia evoluzione, l’infarto non ha fatto che fornire qualcos’altro su cui lavorare.

Allo stesso tempo, sono certo che tutto viene predisposto dalle forze superiori e che queste ultime mi forniscono il materiale necessario con cui lavorare. Se non ci fosse stato l’infarto, sarebbe arrivato qualcos’altro. La distinzione tra “buono” e “cattivo” dipende dal mio atteggiamento e dal modo in cui uso gli eventi della mia vita, esattamente come è stato per l’infarto.

Nella scuola di cui fai parte si parla della “trasformazione della sofferenza”. Puoi spiegare di che si tratta?

La sofferenza deriva dal desiderio che le cose siano diversamente da come sono, il che, ovviamente, è impossibile: ciò che è, è. Questo vale anche per i dolori o disagi più istintivi: uno non recrimina per la “sofferenza” causata da un lungo viaggio al caldo, se davvero desidera arrivare dove sta andando e non esistono alternative… In quei casi, nemmeno si va in immaginazione riguardo l’aria condizionata!

Quindi, il primo passo per acquisire la libertà (il che non implica la cessazione) dalla sofferenza è l’accettazione di ciò che è; in altre parole, il primo passo è la presenza. Ma la vera trasformazione è qualcosa di più di una neutra accettazione; si tratta, in realtà, di desiderare che le cose stiano esattamente così come sono.

Ciò richiede, primo, una forza di volontà, nel campo delle emozioni, sufficientemente grande da non permettere altri tipi di emozioni; secondo, una verifica e comprensione delle forze superiori tale da poterci fidare totalmente del fatto che tutto è stato predisposto per il nostro massimo bene. In tal modo, quella che chiamiamo sofferenza può essere trasformata nello stato di amore divino.

Perché, secondo te, una scuola suscita spesso un’opposizione accesa, anche veemente?

Lo scopo di una scuola non è aiutare una persona a diventare migliore (fatto che comunque avviene), ma aiutarla a diventare un essere completamente diverso. La maggior parte delle persone ha paura di cambiare veramente, e di solito le persone si oppongono a ciò che temono.

In Italia, Gurdjieff viene ormai considerato un uomo straordinario, un “risvegliato”. Altrettanto non si può dire di Ouspensky, che anzi è talvolta visto come un giuda che ha tradito il suo Maestro. So che tu hai un’alta considerazione di Ouspensky. Potresti per favore aiutare il pubblico italiano a capire perché, secondo te, anche lui era un risvegliato?

Il punto non è se lui fosse o meno un risvegliato, ma se lui (o i suoi insegnamenti) possono aiutare il mio risveglio. Io ho verificato, attraverso la mia esperienza, che il mio Maestro è una di queste persone, e lui ha detto che anche Ouspensky lo era. Ho pure verificato, sotto la guida del mio Maestro, che l’opera di Ouspensky è stata per me estremamente preziosa. Allora, perché dovrei dubitare di ciò che il mio Maestro ha detto di lui?

La tua scuola usa spesso l’arte e la contemplazione della bellezza. In che modo queste possono essere attività spirituali? Perché esporsi a belle impressioni può aiutare a “creare l’anima”, per citare il titolo di uno dei tuoi libri?

Non ci sono dubbi che lo stato di presenza sia uno stato meraviglioso. Di conseguenza, la contemplazione della bellezza ci consente di vivere un aspetto della presenza tramite esperienze che ci sono normalmente disponibili. Inoltre, nella nostra epoca abbiamo, come mai prima, la capacità di scegliere le impressioni di cui circondarci. Splendide riproduzioni dei maggiori capolavori artistici e di paesaggi naturali possono stare appese ai nostri muri o essere ammirate nei libri o in Rete.

Il nostro cibo e i nostri vestiti non devono più necessariamente essere prodotti nel raggio di pochi chilometri da dove abitiamo, e ogni volta che lo vogliamo possiamo ascoltare esecuzioni dei più grandi musicisti mondiali. Traendo vantaggio da queste opportunità, gli studenti di una scuola del risveglio del ventunesimo secolo possono manipolare le proprie esperienze in modi impossibili per le scuole del passato, e noi stiamo attivamente esplorando tali possibilità.

Un’ultima domanda: ho sentito dire che recentemente la tua scuola ha abbandonato il sistema, come fece Ouspensky negli ultimi mesi di vita. È vero? Se sì, qual è la nuova forma della tua scuola? Ma già che ci siamo: secondo te, Ouspensky ha davvero abbandonato il sistema?

Riguardo “l’abbandono del sistema”, una delle cose che penso è che il sistema – ma, in realtà, qualsiasi insegnamento – è come un ponteggio che si usa per costruire un edificio: una volta completato l’edificio, il ponteggio ha esaurito il suo compito e viene abbandonato. Un’altra analogia può essere quella delle casseforme in cui si versa il cemento e che vengono rimosse dopo che quest’ultimo si è solidificato. Infine, si può pensare alle fondamenta di un palazzo, che vengono nascoste dalla successiva costruzione di quest’ulimo.

In tutti i casi, quello che Ouspensky disse non implica che egli avesse dubbi sul Sistema, ma semplicemente che non ne aveva più bisogno.
In modo simile, per quasi trent’anni, la scuola di cui faccio parte si è concentrata su quegli aspetti del sistema di Ouspensky che il nostro Maestro riteneva i più pratici. Tuttavia, nell’ultimo decennio siamo andati al di là di essi. Il modo più facile per spiegare tale cambiamento è utilizzare l’analogia di Ouspensky del maggiordomo e del padrone di casa.

All’inizio, nella casa regna il caos e il maggiordomo deve far sì che i vari servitori siano al posto giusto e intenti ai loro compiti, in modo che la casa sia pronta all’arrivo del padrone. Il Sistema, almeno la parte che noi abbiamo usato, riguarda lo sviluppo del maggiordomo e l’ordinamento della casa. Ora che quei compiti sono stati sufficientemente eseguiti, la scuola ha rivolto la sua attenzione alle responsabilità del maggiordomo quando il padrone è in casa.

In altre parole, ci si aspetta che tutti conoscano il “sistema”, ovvero il proprio ruolo nell’ambito della corretta manutenzione della casa, per cui adesso bisogna semplicemente concentrarsi sul fare il proprio lavoro.
Abbandonando l’analogia, il punto oggi non è più promuovere il giusto lavoro interiore e attivare la presenza, bensì sostenere e prolungare quest’ultima. Lo studio del sistema può essere abbandonato – o lasciato indietro – per approfondirne invece gli usi pratici.

English version

The Fourth Way in the XXI Century: A Practitioner’s Perspective

With 1500 members and 60 centers all over the world, the Fellowship of Friends is today the biggest school taking inspiration from the Fourth Way teachings (brought to the West by George Gurdjieff and Peter Ouspensky).

Its teacher, Robert Earl Burton, wrote the book “Self Remembering”, that today is still the only book totally devoted to this ancient practice, translated into many languages. We went to the Fellowship home in Apollo, California. There we interviewed Girard Haven, the “number two” in the organization, and a prolific author of Fourth Way books (six books, available on Amazon). What follows is our interview.

I noticed that the school you are a part of is called “Living presence”, “Being Present,” “Pathway to Presence,” and “La Presenza.” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it).  Can you please explain what being present means, and why a normal person should try to be present?

Being present is the art of focusing one’s attention in and on the present moment. It is being aware of what one is doing, why one is doing it, where one is doing it, its possible effects on others and on one’s various aims, and its relation to higher forces.

Thus, it is possible to think of the past or the future, or to imaginesolutions to a problem while one is being present, but only if one can maintain an intense awareness of the fact that one is doing that and the purpose for it. Without such an intense awareness of oneself in the moment, our lives pass us by as if in a dream, and it is simply better to be awake than asleep.

Other spiritual traditions, such as Buddhism and Sufism, speak of the importance of being present. What distinguishes the Fourth Way from these other traditions?

Rightly understood, all spiritual traditions stress the importance of presence as the gateway between the human and the divine. Where they differ is in the methods and techniques used to develop presence. The Fourth Way, and in particular the Fellowship of Friends, incorporates methods particularly suited to the times in which we live.

With regards to this, many people find easier to be present while they are doing some physical activity, and more difficult while they are at the computer (that is the biggest part of their day). Do you have any special suggestion for promoting presence while we are at the PC?

The struggle to be present is fundamentally the same at all times and in all places, and we must grateful for, and make use of, the various opportunities for work which are provided by different circumstances. The particular opportunity which is provided by using a computer is to practice divided attention, and one of the most effective ways to do this is to introduce voluntary suffering.

This involves making yourself a little uncomfortable, for instance, sitting a little too close to the computer or a little farther away from it, or in a slightly uncomfortable position, or dressing a little too warmly, or having your belt a little too tight. The idea is to create just enough of an irritant to be give oneself something to be aware of in addition to the computer, but not so much as to cause harm or even to interfere with one’s work.

One can also use impressions, such as actually listening to music (music one does not like can introduce a little voluntary suffering as well) or making the environment more beautiful. And a pop-up program can be used to periodically interrupt identification and bring one back to the present. In short, there is no easy answer. As Rodney Collin wrote, “Work is work, and from a larger point of view it is merely a question of who will try to do what is required. The delicacy of the excuse is not taken into account.”

I heard that the stroke that you had in 2000, when you had been in the school for several decades, was an important event in your spiritual evolution. Can you say how you “profited” (as Gurdjieff called it) from this situation?

Before the stroke, I would awake in the morning, do what needed to be done during the day, and then go the bed. After the stroke, except for some changes in the details of what needed to be done, it was exactly the same. In other words, my body suffered a stroke, but I was unaffected. Whether I profited from the stroke or not, I do not know, as I have no idea what my life would be like if the stroke had not happened.

It left half of your body paralyzed, is that right?

Actually, it is the right half of my body and it is only partially paralyzed. To go back to your previous question, other people seemed to be more shocked by the stroke than I was. To me, it was merely another event in my life, and since the events of my life are the material I work with for my evolution, the stroke merely provided something else to work with.

At the same time, I am certain that everything is arranged by higher forces, and they provide the necessary material for me to work with. If it had not been a stroke, it would have been something else. Whether that would have been ‘good’ or ‘bad’ would depend on my attitude toward it and the way in which I used it, just as was the case with the stroke.

In the School you are part they speak of the “transformation of suffering.”  Can you explain what this is?

Suffering results from a wish that things could be other than they are, which is, of course, impossible — what is, is. This is true even of most instinctive discomfort or pain: one does not object to the “suffering” of a long, hot drive if one really wants to get where one is going and there is no choice — and one does not have imagination about air conditioning!

Thus, the first level of gaining freedom from (in contrast to cessation of) suffering is acceptance of what is, that is, the first step is presence. But true transformation is more than neutral acceptance; it is actually wishing things to be exactly as they are. This requires, first, enough will with respect to one’s emotions to disallow any other emotions, and second, a sufficient verification and understanding of higher forces to have a complete and unquestioning trust that they have arranged everything for the greatest good. In this way, what we call suffering can be transformed into the state of divine love.

Why do you think that a School often attracts strong, even vehement, opposition?

The aim of a real school is not to help one become a better person (although that does happen); it is to help one to become an altogether different being. Most people are actually afraid of becoming truly different, and what people fear, they usually oppose.

In Italy, Gurdjieff is seen as an extraordinary figure – an “awakened” being. This is not the case for Ouspensky, who is even seen as having abandoned his Teacher. You seem to think highly of Ouspensky, and consider him awakened as well. Can you please speak about Ouspensky to the Italian readers to help them understand why, according to you, he is an awakened (conscious) being?

The real question is not whether someone was awakened himself; it is whether he (or his teachings) can help me to awaken. I have verified through my own experience that my Teacher is such a man, and he, in turn, has said that Ouspensky was such a man. What I have verified is that, under the guidance of my Teacher, Ouspensky’s works have been extremely valuable. Why, then, should I doubt what my Teacher has said about him?

Your school often uses art and the contemplation of beauty. In which way can this be a spiritual activity?  Why does exposing oneself to beautiful impressions help in “Creating a Soul,” as you have titled one of your books?

Without question, the state of presence is a beautiful experience. Consequently, appreciation of beauty allows us to experience an aspect of presence through experiences which are normally available to us. Moreover, in our age we have an unprecedented ability to choose the impressions with which we surround ourselves.

Magnificent reproductions of the world’s greatest art and natural beauty can be hung on our walls, or be found in books or on-line. Our food and clothing are no longer limited to what can be produced within a few miles of our homes, and we can hear performances by the world’s best musicians whenever we wish.

By taking advantage of these possibilities, students in a twenty-first century school of awakening can manipulate their experience in ways that we not possible for the schools of the past, and we are actively exploring those possibilities.

It is said that recently your School abandoned the System, as Ouspensky did in his last months of life. Is that true? What is the new form of your School? And by the way, did Ouspensky really abandon the System, according to you?

One way that I think about “abandoning the system” is that the system — or any teaching, for that matter — is like a scaffolding used in the construction of a building; once the building is complete, the scaffolding has served its purpose and is abandoned. Another analogy is provided by the forms which are used for pouring concrete and then removed once the concrete hardens.

And one can also view it in terms of the foundations for a building, which are then hidden by the subsequent construction. In any case, Ouspensky’s statement does not imply that he had any doubts about the System, but only that he no longer needed it.

Similarly, for a little over the first thirty years of its existence the School of which I am a part focused on those aspects of Ouspensky’s System which our teacher found most practical. However, in the last decade, we have moved beyond that. The easiest way to explain the change is in terms of Ouspensky’s analogy of the steward and the master in a large household.

At first, the house is in disarray and the steward must set the servants into their proper places doing their own jobs, so that the house will be ready for the master when he comes. The System, at least the part we used, is about the development of the steward and the ordering of the house.

Now that those tasks have been sufficiently taken care of, the School has turned its attention to the question of the steward’s responsibilities when the master is in residence. In other words, everyone is expected to know the ‘system’ — that is, what their role in the right work of the household is — and now they simply need to concentrate on doing their job.

Dropping the analogy, the focus now is no longer on the question of promoting right work internally and engaging presence, but on the that of supporting and prolonging presence. Study of the System can be abandoned — or left behind — in favor of training in its practical use.

341 Responses to “La Quarta Via nel XXI secolo: una testimonianza”

  1. eckhart ha detto:

    danno il diploma dell’uomo N 4 ?
    :-))))

  2. atisha ha detto:

    MICHELE: “Mi sembra che non solo Atisha che lo ha onestamente dichiarato, ma anche altri di voi facciano parte di “cenacoli”. Come viene trattata l’intenzione di lasciare nei cenacoli che frequentate? Cosa pensate di chi lascia?”

    Anche per me i “cenacoli” rappresentano il gruppo del momento.. le energie parallele che Comunicano nel loro splendore, nella Fiducia l’un l’altro, in quella Grande Luce.. ma tutto può avvenire se le “frequenze vibratorie” si accompagnano, restano compatte.. viaggiano parallele…
    Chi lascia il “Cenacolo” va dove l’energia del dato momento lo accompagna.. colui può esserne consapevole o inconsapevole, ma tutto va a far parte dell’individuale cammino.. di ciò che il tal individuo ha bisogno per progredire, per muovere la propria energia.. anche se sembra possa arretrare..
    un vero maestro sa pertettamente che ciò avviene di continuo ed è in grado di lasciare uscire e se lo ritiene necessario, far rientrare nel tal gruppo un suo allievo.. o un suo compagno di Viaggio..
    Il viaggio si fa nella Fiducia, nell’apertura.. non nel ricatto.

    :)

  3. atisha ha detto:

    ROMANO: L’uomo N 4 è un solo prodotto di scuola. Chi dà all’uomo 1,2,3 il diploma che ha raggiunto N° 4 ?
    Rispetto al seguire tutto il pacchetto della quartavia.

    ..questo significa ancora una volta prendere le cose alla lettera e non nello spirito..

    una domanda deve sempre essere viva in noi: “sto prendendo la cosa alla lettera o ne ho compreso il senso profondo”?

    Perchè dovrebbe andarci di traverso?.. il tuo saluto?
    davvero non capisco.

    ps: hai fatto bene a dartela a gambe,
    pps: non ho maestri.. ma li ho avuti e li rispetto come loro rispettano me.

    Vi consiglio una lettura per l’estate… scorre leggera.

    IL MAESTRO E LE MAGHE (Alejandro Jodorowsky)

    con i miei saluti e che vi vadano dritti al Cuore

  4. romano ha detto:

    Scusami Atisha,ma non è con sto gioco del prender Lo Spitito e non la lettera ti permetti di dire cose contraddittorie ?
    “Chi lascia il “Cenacolo” va dove l’energia del dato momento lo accompagna.. colui può esserne consapevole o inconsapevole, ma tutto va a far parte dell’individuale cammino.. di ciò che il tal individuo ha bisogno per progredire, per muovere la propria energia.. anche se sembra possa arretrare..”
    e
    “DOMANDO: La domanda era: “Tu conosci qualche fuoriuscito?” Ovvero, conosci qualcuno che e’ uscito o scappato che dir si voglia?
    ATISHA: personalmente no, ma non escludo che qualche ego frammentato se la sia data a gambe”
    poi se rispondi anche a me: “è una contraddizione, per la mente che non ha esperito il metodo”
    lasciamo pure perdere perché io (pur dando allo Spirito quel che è suo) alla lettera do molta importanza.
    se uno scrive : “in realtà conosco e vedo molti discepoli sereni e cambiati, chiaramente in adorazione del loro maestro, quello sì.. ma come non volergli bene? è davvero un giovane Uomo extra-ordinario “E pensa di aver compreso lo spirito della quarta via io semplicemente inorridisco. Adorazione un fattore positivo e non la fine e la trasformazione nel migliore dei casi di una via monacale ?
    Allora l’abbraccio caloroso spero ti incrini qualche costola di certezza ti ustioni un pochino come questo bel sole di Luglio ma nello stesso tempo ti riconosce umano e ti ringrazia per cercare di comunicare. Un abbraccio di traverso come una presa di judo.
    “Un vero maestro sa perfettamente”…ma ti senti parlare ?
    O tu sei un perfetto maestro e allora sai di cosa parli oppure non sai niente , ripeti solo qualche frase fatta magari appresa adorando…
    X eckhart.
    No non si danno diplomi di uomo N° 4 quattro, ma un uomo astuto li ruba, li contraffa, quando è alle porte del paradiso mente anche a S Pietro e al Diavolo. E non perché non li ha visti al cenacolo, ma proprio per quello ! Sono ancora alla porta per impedire alla gente e a loro stessi di entrare.

  5. atisha ha detto:

    ROMANO…. “O tu sei un perfetto maestro e allora sai di cosa parli oppure non sai niente , ripeti solo qualche frase fatta magari appresa adorando…”

    ecco, sì è così.. ripeto solo qualche frase fatta, presa in prestito, adorando…
    non ho certezze, mi contraddico.. sì mi hai incrinato…
    hai spezzato le reni alla.. atisha

    con un sorriso e grazie per lo scambio

    namasté :)

  6. Antonio ha detto:

    x Romano:
    Perdona la mia diffidenza, ma per ora non posso dirti il nome della mia scuola, non voglio fare pubblicità gratuita, questo per vari motivi, se vuoi ne possiamo parlarne sulla mia posta, leorob69@libero.it

  7. Antonio ha detto:

    Salve a tutti, vorrei porvi una domanda, si parla dei studenti delle scuole come “prigionieri psicologici” dove gli fanno “il lavaggio del cervello” di persone che sono scappate, e tanto altro, ma voi trovate la vita fuori così bella? Se ne siete appagati cosa state cercando? RIMANETICI, le scuole esoteriche sono sempre esistite, ci insegnano a sapere chi siamo e dove ci troviamo, alcune usano un metodo altre un’altro, l’importante è essere determinati e seguirne una, certo che se dopo 18 anni della mia vita mi rendo conto di aver perso solo tempo o prendo atto del mio grande fallimento o rimango in silenzio! Quando G. diceva ”Vi domando di non credere a nulla che non potete verificare per voi stessi. Se non avete una mente critica, la vostra visita qui è inutile” uno pensa che debba mettere in discussione l’insegnamento, ma forse non è che bisogna verificare le idee del sistema fuori dalla scuola, vedere che siamo addormentati, che il lavaggio del cervello ce l’hanno già fatto, uno che va allo stadio tutte le domeniche e si vede tutte le partite non è un “prigioniero psicologico” o quello che fuma 30 sigarette al giorno non è un “prigioniero psicologico” o quello che cerca la carriera e lavora 12 ore al giorno non è un “prigioniero psicologico”, qui sembra che le scuole siano solo delle fregature, mentre il mondo che viviamo funzioni a meraviglia!
    Io rimango nella mia scuola, no perché sono un “prigioniero psicologico” ma perché ho verificato sulla mia pelle quello che mi hanno insegnato e più vado avanti e più devo trasformare lo schifo che vedo intorno a me.
    Altra cosa, i “libri esoterici” sono carta straccia se non troviamo qualcuno che ce li insegna, non capisco perché questo concetto risulti così complicato, se vado ad un corso di inglese mi serve l’insegnante, se vado in palestra mi serve l’istruttore, se faccio l’artigiano mi serve un mastro, per ogni cosa che voglio imparare mi serve qualcuno che ne sappia più di me, invece nel campo “spirituale” chi sa perché?! C’è l’idea del “fai da te”, il maestro interiore!!!
    Per quel “genio” di Andros che dice “Quante persone ”˜risvegliate’ conoscete che hanno seguito i metodi che voi stessi seguite?” La Quarta Via è un metodo, poi ce ne sono degli altri altrettanto validi, che hanno prodotto esseri del calibro di Cristo, Buddha, Leonardo da Vinci, Socrate, Platone, Epiteto, Maro Aurelio, Omero, Lao-Tse, Virgilio, Dante, Beato Angelico, De Cervantes, Milton, Bach, Vivaldi, Franklin, Andersen, Lincoln, Gurdijeff, Collin, Ouspensky, Meher Baba, ecc. sicuramente tutte persone “poco speciali”…

  8. Domando ha detto:

    Per Antonio:
    Potresti dire quali sono i vari motivi per cui non vuoi fare ‘pubblicita’ gratuita’?
    Questo vuol forse dire che potresti fare pubblicita’, ma solo a pagamento?
    Alla lunga lista di ‘esseri’ di un certo ‘calibro’ che hai qui riportato , se ne potrebbero forse aggiungere altri 21?
    Dici: “…non capisco perché questo concetto risulti così complicato, se vado ad un corso di inglese mi serve l’insegnante, se vado in palestra mi serve l’istruttore, se faccio l’artigiano mi serve un mastro, per ogni cosa che voglio imparare mi serve qualcuno che ne sappia più di me…”
    Non credi che questi esempi pratici che portano risultati tangibili possano essere applicati solo al mondo tangibile (essendo la conversazione riguardo allo ‘spirituale’, ovvero immateriale, o anche incorporeo)?
    Non pensi che per imparare qualcosa che non si puo’ dimostrare, vedere, toccare, verificare (universalmente) possa aprire i battenti alle cosiddette ‘fregature’?
    Il fatto che per credere a qualsiasi insegnamento “esoterico’, ‘spirituale’ sia necessario avere fede e dipendere da un’altra persona, si puo’ questo definire ‘prigionia psicologica’?
    Dici: “…le scuole esoteriche sono sempre esistite, ci insegnano a sapere chi siamo e dove ci troviamo.”
    Pensi che le persone che non fanno parte di una scuola esoterica questo non lo possano veramente sapere?
    Parli della ‘vita fuori’ come se fuori non sia veramente vita, quasi come ad una morte, mi sbaglio?
    Parli dello ‘schifo che vedo intorno a me’, Non potrebbe essere che cio’ dipenda da come hai imparato a vedere le cose?

  9. Andros ha detto:

    Caro Antonio,
    parlare delle verifiche e’ facile, e farle veramente molto meno.
    Infatti dire che gli uomini da te citati abbiano seguito un sistema e’ impossibile (con certezza). Anzi, usando la quarta via, dire una cosa del genere e’ una menzogna (perche’ non si sa di cosa si sta parlando).
    Il vedere la ‘vita’ come una cosa da cui scappare (o trasformare) e’ per me la cosa piu’ triste, ed e’ anche la cosa che dovrebbe essere affrontata. Il nascondersi dietro una setta (si definisce setta quella in cui il maestro segue le regole che lui stesso crea, al contrario dei gruppi religiosi che devono comunque seguire le regole del loro ordine) e’ comunque una fuga.
    Prima o poi si devono fare i conti con la ‘vita’. Lo sperare che al quel punto si siano sviluppati poteri tali da farcelo fare con facilita’ e’ ingenuita’.
    Ma poi, in fondo, e’ proprio necessario avere un maestro (sia buono che cattivo) per diventare esseri umani decenti, compassionevoli (o almeno non troppo egoisti), generosi, allegri ed intelligenti?
    E se la risposta dovesse essere ancora si’, e’ quello che stiamo diventando, oppure e’ il contrario, stiamo sacrificando tutte queste qualita’ per una sola ed unica meta (il fenomenale ed inarrivabile) essere presenti?
    E’ strano (e per alcuni anche blasfemo) ma paradossalmente il continuo tentativo di fare sforzi per essere presenti diventa l’ostacolo principale al vivere nel momento con leggerezza e semplicita’. Questo e’ molto difficile da digerire per gli amanti di G.I.G. e richiede molto coraggio anche solo il provare.
    Bisogna, infatti, prima di tutto lasciar andare la paura di ‘essere addormentati’. In fondo la divisione tra sonno e veglia, alto e basso, sforzo giusto e sforzo sbagliato, non e’ forse solo una manifestazione della mente (formatoria)?
    p.s. gli uomini meravigliosi non esistono, esistono solo i quaqquaraqua’, i mezzi uomini e gli uomini veri (Camilleri)

  10. atisha ha detto:

    …pure Camilleri, basta confutare.. rido.

  11. Michele ha detto:

    Caro Antonio,
    Quando sei entrato ti sarà stato detto che la Scuola si raggiunge mese per mese, apportando il proprio pagamento, e che si è completamente liberi di andar via quando si vuole.
    Poi, con la permanenza nella scuola, vieni a sapere che devi evitare i contatti con chi decide di uscire, che se esci e poi vuoi rientrare devi pagare una considerevole somma, e se questo accade ancora devi pagare somme sempre maggiori. Certo, viene spiegato che sono regole per il bene dei fuoriusciti (così possono sentire la mancanza della scuola e desidereranno ritornare) e per il bene della scuola (che altrimenti sarebbe un via vai di persone che entrano e che escono). Rimane il fatto che uscire è disincentivato, Ci pensi due volte prima di farlo, specie con il passare del tempo, man mano che la tua cerchia di amicizie si restringe sempre di più solo agli studenti e uscire dalla scuola significa quindi affrontare la solitudine. Nella scuola vieni spronato a minimizzare il tempo che passi con “persone della vita” e frequentare invece quanto più possibile gli studenti. Più lo fai e più cresce l’invisibile terza forza che ti tiene dentro. È una “terza forza sbagliata”, di cui – secondo me – una vera scuola esoterica non ha bisogno.
    Il maestro poi ci mette il carico, nutrendo un’altra “terza forza sbagliata”: la paura della morte spirituale. Se lasci la Fellowship of Friends perdi le tue possibilità di evoluzione, sarai solo cibo per la luna, l’Influenza C ti volterà immediatamente le spalle appena terminata la membership. È la “tragedia finale”, come ha evocativamente detto una volta il maestro. Ho un sacco di daily card che nutrono questa paura. In pratica ti viene detto che se resti nella scuola vai in paradiso e se esci vai all’inferno. È una terza forza sbagliata, e noi siamo ciechi alle terze forze… Si tratta dunque di sbarre invisibili. Comincerai a rendertene conto se e quando vorrai uscire. Se noterai qualche io che se ne vuole andare penserai subito che è il tenebroso nemico interno e interverranno gli io di lavoro a ricacciarlo nel limbo…
    Io non parlo degli “studenti delle scuole” come di “prigionieri psicologici”. Questa generalizzazione viene dalla mente formatoria. Parlo, per esperienza personale, degli studenti della Fellowship of Friends come di “prigionieri psicologici”, che non sanno di essere prigionieri. Esistono senz’altro tante altre prigionie psicologiche, ma questo non è un buon motivo per non parlare dello specifico della Fof. L’atteggiamento di rifiutare in blocco l’argomento, l’evidente irritazione che traspare perchè l’argomento viene sollevato sono effetti diretti dell’indottrinamento.
    Se sei stato sottoposto a un certo grado di lavaggio del cervello, non potrai rendertene conto se non attraverso uno sforzo di indagine libera da paure e pregiudizi. Ti faccio per questo i miei migliori auguri.

  12. Il colobrì ha detto:

    Salve. Io sono uno studente della Fellowship of Friends e vorrei offrire il mio punto di vista in merito ad alcune cose scritte da Michele. Quella che lui chiama “prigionia psicologica” è per me, invece, una disciplina che viene liberamente scelta, mese dopo mese, a ogni pagamento. La prigionia psicologica della vita condotta in immaginazione, succubi dei vari io che si succedono, senza alcuna possibilità di controllo su di essi, è stata altrettanto liberamente scelta? Direi di no. E allora alcune persone arrivano a pensare che per uscire da questa prigione occorre darsi delle regole. È un concetto che non si sono inventate loro, esiste da sempre: se vuoi passare dalla porta stretta, devi diventare definito, sempre più definito, fino a quando sfocerai nell’infinito. Coloro che vedono una disciplina spirituale come una prigionia psicologica si fermano alla superficie: non colgono la realtà, luminosa e invisibile, a cui questa disciplina è finalizzata.

    Alcuni asseriscono che si sta nelle Scuole per paura, perché per loro è stato così: contesto questa affermazione. Innanzitutto, accade talvolta che gli ex membri di una comunità religiosa non siano affidabili, perché tendono a distorcere quello che hanno vissuto: sono sicuro che Michele non è stato tanti anni nella Fellowship of Friends perché aveva paura. I motivi saranno stati altri (la scuola forniva un contesto che aiutava i suoi sforzi, sentiva di ricevere qualcosa, etc.), ma non li vuole più vedere, oppure se ne è dimenticato. Però, anche ammettendo che egli sia stato nella Scuola per paura, ciò non lo autorizza a dire che lo stesso valga per gli altri.

    Riguardo l’esercizio di non frequentare gli ex studenti: ognuno, in realtà, fa quello che vuole. Quando lasciai la Fellowship, tempo fa, conservai buoni rapporti con alcuni studenti, mentre con altri mi persi di vista. Questo era naturale, visto che non si condividevano più le stesse attività. Certo è che non mi posi nell’ottica dell’unico che era riuscito ad aprire gli occhi e ora doveva aprirli ai disgraziati che erano rimasti nella Scuola. Non mi stupisco se Michele non ha più rapporti con nessuno studente. Mi viene in mente un film di Tarkovsky, Andrey Rubliov, in un cui un monaco a un certo punto dice di saperla più lunga di tutti gli altri: esce l’abate e gli chiede “Dicci, fratello: che cosa vuoi insegnarci che noi non sappiamo già?”. Questa è la sensazione che provo leggendo le frasi di Michele.

    Voglio poi ricordare che esistono le bugie utili e le verità inutili: la verità, come diceva il Buddha, “è ciò che funziona”. Non ci vuole davvero niente a lasciare la Fellowship: il ruolo di una Scuola non è rendere le cose facili, ma creare ostacoli; e la funzione di Robert, così come io l’ho intesa in questi anni, è quella di dispensare attrito. Recentemente, uno studente ha scritto un’autobiografia intitolata “In touch with the miracolous”: vi si dice, tra le altre cose, che circa il 10%, o anche meno, delle persone che sono entrate nella Fellowship dal 1970 (data della sua fondazione) in poi è rimasta nella Scuola. Andarsene è facile; “attenersi al difficile”, come insegnava Rilke, no.

  13. Ilrosso ha detto:

    La fellowship of friend e’ una vera escuela e Burton un vero Maestro. Antonio e’ sicuramente un familiare di un membro arranciado perche’ non puo’ piu’ dominare la moglie come faceva prima. Antonio che pena!

  14. romano ha detto:

    Beh Camilleri di fatto “citava ” perfettamente la distinzione di G tra uomini -” uomini” tra virgolette -e il terzo sesso-
    Seppure col mio stile paradossale e ironico io affronto un problema reale: a che serve una scuola.
    Mi sembra che qualcuno prima ricordava o comunque ve lo ricordo io, che in Frammenti si dice che per incontrare la scuola (io adesso chiamo questo trovare l’insegnamento) uno deve prima essere rimasto deluso da religione, da scienza. Un certo tipo di ragionare formatorio riduce questo a certe esperienze prima di entrare in un gruppo di 4 via. Erore (con una erre sola perchè è un errore grrrravissimo!).E’ proprio al cenacolo che questo vale. Prova a pensare cosa è scientifico e cosa é religioso nel Sistema.
    Se percorri il sentiero di sottomettere la tua volontà senza perdere anzi incoraggiare il senso critico per un periodo scoprirai quante falsità stanno nascoste nel tuo desiderio di evolvere.
    I cenacoli sono utili, così come altre esperienze (la Naia per esempio o lavorare in un Mc Donald) se riesci a nutrirtene.
    Invece è un fenomeno accertato, anche se la segretezza delle scuole esoteriche tenta di nasconderlo) che a un certo punto si creda che basta stare a tavola, apparecchiarla e alzarsi in piedi quando arriva il maestro e ascoltare le sue perle di saggezza.
    Gli stessi meccanismi di influenza ipnotica che condizionano la “ordinaria” si ripropongono qui. Se da una parte impari ad osservare certe cose, dall’altra per una forza molto potente che è composta dal gruppo e le sue regole inizi ad imitare comportamenti linguaggi. Credete di capirvi, mentre invece avete ridotto il campo della comunicazione.
    Questo è quello che ho appreso dalla mia esperienza e dallo studio ininterrotto sulle scuole di 4 via non solo italiane,dai blog di controinformazione. E’ solo un esperienza da cui traggo delle conclusioni provvisorie. Il fatto che siano postate qui sotto quei discorsi di Girard Haven è il mio contributo alla terza linea di Lavoro.
    Quell’uomo è morto emozionalmente prima del suo infarto.
    Ed è sicuramente stato un idealista e una persona intelligente che si è affidato al suo maestro (lo sentite che dice che Ouspensky è un grande perché lo dice il suo maestro e questo gli basta ?)
    Lo sapete che si inizia a fare esercizi contro la considerazione interna (per esempio a non lasciare il post in bus a vecchi e donne incinte) e alla fine ci si riesce perché la gente ordinaria è considerata inesistente ?

  15. atisha ha detto:

    .. e a non fare l’elemosina.. ?

    e con questo che vuoi dire?
    non è quello il punto da cogliere di un esercizio.. che va poi lasciato andare, suddai…

  16. romano ha detto:

    Colobry, ma sei uscito dalla Fof ? E perché ,se è lecito chiederlo ?
    Atisha ce la fai ad articolare meglio? Vuoi dire che tu non fai l’elemosina o la fai e hai colto il punto?
    Io sto riferendo le esperienze raccontate da gente che è stata 20 anni nella Fof e che ha creato una rottura colla gente non in scuola. Chiamare altri gli addormentati e tu “in cammino per l’elezione” non è molto diverso della divisione tra razza ariana e feccia ebrea.
    Il lavoro ti renderà libero può essere vero o una scritta ad Auschiwtz

  17. atisha ha detto:

    esatto Romano è come dici.. circa le elemosime..
    quanto al resto hai ragione, non articolo bene e mi sono intromessa in un discorso che non mi compete, in quanto non sono mai stata della scuola Fof .. e in più sono talmente lontana dall’idea che si possa stare per vent’anni dentro un’unica scuola..

    scrivi: “Chiamare altri gli addormentati e tu “in cammino per l’elezione” non è molto diverso della divisione tra razza ariana e feccia ebrea.”

    mai detto cose del genere…mai detto di essere in cammino per l’elezione, non mi mettere in bocca parole che nonho detto…

    eppoi, un appunto.. non è che ti esprimi meglio..
    sarebbe opportuno rileggere tre volte… anche i post altrui.

    un sorriso e buona vita :)

  18. Michele ha detto:

    Ciao Colobry,
    capisco la sensazione che provi leggendo le mie frasi, perchè è la stessa fastidiosa sensazione che avrei provato anch’io fino a una decina di anni fa. Dopo, se avessi letto quelle frasi, avrei cominciato ad approfondire e capire. Ma dieci anni fa nn c’erano i blog a parlare della Fellowship, e la Fellowship era una scatola chiusa ancor più di adesso. Potrei aggiungere che capisco quello che dici: sono più o meno le cose che avrei detto io – è il pensiero del gruppo. Ma questo è meglio che non lo dico, senno’ il fastidio sale alle stelle…
    Colobry, io non voglio insegnare nulla a nessuno, nè ho intenti distruttivi nei confronti della Fellowship of Friends. Voglio solo parlarne liberamente, perchè ci sono tante cose da capire e il contributo degli altri per me è importante. Anche il tuo.
    Quando dici “Coloro che vedono una disciplina spirituale come una prigionia psicologica si fermano alla superficie” ti stai riferendo a me? In questo caso ti sbagli, una disciplina spirituale per me non è una prigionia psicologica. Si parla invece di un certo grado di prigionia psicologica in relazione ai timori e alle paure che vengono alimentate nel gruppo per scoraggiare i membri dal proposito di uscire.
    Ascolta il tuo maestro anche da questo punto di vista. Ascolta quante cose dice che hanno il significato “chi esce è perduto”. Certo, lui vuole che disattiviamo la nostra mente critica quando lo ascoltiamo. Ma tu guardalo un po’ criticamente e indaga le varie implicazioni – per esempio – dell’affermazione “lasciare la Scuola è la Tragedia Finale”.
    Anch’io contesto con te l’affermazione che si sta nelle scuole per paura. A proposito, dove hai letto o sentito una simile cosa? Io non ho mai sentito nulla del genere.
    In alcune sette accade invece che si usi strumentalmente l’ingrediente della paura (uno degli ingredienti della ricetta) per rafforzare la coesione del gruppo, per scoraggiare l’abbandono da parte dei membri. E la mia opinione è che nello specifico della Fellowship of Friends accade proprio questo, e che si tratta di una terza forza sbagliata di cui una vera scuola esoterica non dovrebbe avere bisogno.
    Ovviamente non sono stato tanti anni nella Fof per paura, nè ho dimenticato o non voglio più vedere i motivi per cui ci stavo. Tutt’altro. Chissà perchè sei giunto a questa conclusione.
    “Riguardo all’esercizio di non frequentare gli ex-studenti ognuno, in realtà, fa quello che vuole”. Approvo e sottoscrivo: studenti, non seguite alla lettera i dettami di Robert. Soprattutto, partecipate alla libera discussione come fa Colobry, anche se Robert (l’ultima volta poche settimane fa) vi ricorda di minimizzare i contatti.

  19. romano ha detto:

    Cara Atisha, non mi riferivo particolarmente a te, ma ad una divisione che è presente anche in Frammenti: umanità addormentata e circoli interiori che può ed è stata distorta ,per esempio nella Fof , fino ad un punto molto simile a quello del mio esempio paradossale. Pienamente d ‘accordo che comunicare è un arte che bisogna affinare continuamente dando attenzione a tutto campo.
    Chi lo sa in che cammino siamo messi . Tu dici che cambi frequentemente scuola? O hai meno di 20 anni di “lavoro sulle spalle?
    Io non metto in bocca parole, ma faccio possibili relazioni tra quello che uno dice. Se non ricordo male tu ha i detto che la Teca è la miglior scuola di 4via eppure ne sei fuori. Anzi rileggendo i post non sei mai entrata nell’organizzazione !Hai provato altri “Cenacoli” ? Visto che mi dici che ho fatto bene a darmela a gambe dal Paoletti cosa posso presumere ?
    certe tue frasi:”è una contraddizione, per la mente che non ha esperito il metodo” “Anche per me i “cenacoli” rappresentano il gruppo del momento.. le energie parallele che Comunicano nel loro splendore, nella Fiducia l’un l’altro, in quella Grande Luce.. ma tutto può avvenire se le “frequenze vibratorie” si accompagnano, restano compatte.. viaggiano parallele…”
    Sono veramente difficili da comprendere. può essere una buona intuizione o una demenzialità assoluta e mi sembra che tu ti diverta a non scendere un po’ più in basso…

    Ricambiando il sorriso auguro ad entrambi di comprendersi meglio.

  20. Antonio ha detto:

    “Tutti i membri di un gruppo sono amici e fratelli, ma se uno di essi se ne va, e soprattutto se è rinviato dal maestro, cessa di essere un amico e un fratello e diventa immediatamente un estraneo, è come un membro tagliato.
    Questa legge può sovente mostrarsi molto dura, nondimeno è indispensabile.
    Supponiamo che due amici di lunga data entrino insieme in un
    gruppo; in seguito, uno di essi se ne và. L’altro, da quel momento,
    non ha più il diritto di parlargli del lavoro del gruppo. Colui che se
    ne è andato sente questo silenzio come una offesa incomprensibile, ed essi bisticciano. Allo scopo di evitare tutto ciò, quando si tratta di relazioni come: marito e moglie, madre e figlia e così di seguito, noi li contiamo come uno; vale a dire marito e moglie sono contati come un solo membro del gruppo. Per cui se uno di essi non può continuare a lavorare e se ne va, l’altro è considerato come colpevole e deve anch’egli andarsene.”
    Questo è un pezzo preso da “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” pagina 257, Robert non ha inventato nessuna regola, questa è Quarta Via, se state parlando di altro allora siete fuori tema.

    PS: x ILROSSO, ma parli di me? perchè io non sono mai stato alla fellowship of friend e non sono sposato.

    PS2: x DOMANDO, per “pubblicità gratuita” non intendo a pagamento, non voglio dare l’impressione di quello che vuole tirare l’acqua al suo mulino, partecipo a questo blog per avere un confronto con persone che si interessano di Quarta Via.
    Mi domandi “Non credi che questi esempi pratici che portano risultati tangibili possano essere applicati solo al mondo tangibile (essendo la conversazione riguardo allo ‘spirituale’, ovvero immateriale, o anche incorporeo)?”
    Credo che un grande errore che si faccia nel “campo esoterico” è proprio non renderlo pratico, ma come qualcosa di evanescente, il lavoro su di se è estremamente pratico, “tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo” Matteo 18.18, Gurdjieff si è preso 3 pallottole per seguire il suo scopo di fondare una scuola, Socrate bevve la cicuta, Cristo morì in croce, il Siddharta sicuramente fece una vita agiata e molto “incorporeo”, la storia ci insegna che l’esoterismo è una strada dura e faticosa, è l’idea della new age che l’ha resa “immateriale”, certo, è molto più facile “diventare Dio in tre mosse”, il lavoro su di se diventa “incorporeo” quando si mente a se stesso e non si vuol far nulla per cambiare, e allora ci arrovelliamo il cervello con 5.000 domande, non dico di non farsele, è giusto porsi delle questioni, ma devono essere poste in maniera intelligenti, altrimenti intellettualizziamo il tutto!!!