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La Filosofia Perenne di Huxley è un’antologia di scritti spirituali di diverse tradizioni orientali e occidentali, ordinati sapientemente dall’autore secondo i grandi temi che stanno a cuore al ricercatore della coscienza.

Aldous Huxley è nato il 26 luglio 1894 in Inghilterra e morì nel 1963 in California, nello stesso giorno in cui assassinarono il presidente Kennedy.

Durante l’adolescenza, a causa di una malattia, perse completamente la vista per due anni. Successivamente, pur avendone recuperato una parte, ha sempre avuto seri problemi di vista. Questo non gli ha tuttavia impedito di laurearsi con lode e di occuparsi di letteratura.

Scrittore di romanzi e saggi, negli anni della sua maturità ha concentrato i suoi sforzi di scrittore verso i temi filosofici e spirituali. La Filosofia Perenne, probabilmente il suo saggio più importante, è stato scritto nel 1945 mentre viveva negli Stati Uniti dopo esservi emigrato nel 1937, disgustato dalle dittature presenti in Europa a quel tempo. Huxley, oltre che avvicinarsi intellettualmente alla spiritualità, frequentava la Vedanta Society californiana dove praticava la meditazione con assiduità.

Filosofia Perenne è un termine coniato da Leibniz che vede nel misticismo il terreno comune di tutte le religioni in ogni epoca della storia.

Filosofia non come arido esercizio intellettuale ma come diretta esperienza dell’incontro mistico col Divino, come ci chiarisce l’autore nell’introduzione: “Il presente volume è un’antologia della Filosofia Perenne, ma ciò nonostante esso contiene solo pochi estratti da opere di letterati di professione e, per quanto illustro una filosofia, vi si trovano ben poche pagine di filosofi di professione.”

La Filosofia Perenne non crede, bensì sa per esperienza diretta che il mondo fenomenico della materia e della coscienza individuale sono solo la punta dell’iceberg della Realtà. Vi è uno stato di illuminazione dell’essere, ed è accessibile al ricercatore motivato tramite opportune pratiche, che trascende i confini dell’individuo e dell’ordinaria percezione umana e porta all’unione col Tutto.

La condizione dell’illuminazione è stata descritta nella storia da chi è arrivato al termine della ricerca e si è congiunto al Divino. Le parole dei mistici sono la “filosofia” della Filosofia Perenne.

La Filosofia Perenne è un’antologia di scritti spirituali di diverse tradizioni orientali e occidentali, ordinati sapientemente dall’autore secondo i grandi temi che stanno a cuore al ricercatore della coscienza. La diversità delle fonti presenti nel libro, di cui molte accessibili solo a un bibliofilo accanito, è eccezionale.

Le Upanisad indiane, Buddha, Lao-Tzu, Cristo, Santa Teresa, San Giovanni della Croce, Maometto, Kabir, Meister Eckhart sono solo alcune delle fonti riportate da Huxley. Maestri che hanno espresso in modo unico e individuale la via, pur condividendo un forte denominatore comune: la coscienza di essere “uno” e “tutt’uno”.

Ma per il ricercatore che è ancora sul cammino “il pensiero metafisico, pur avendo i suoi pericoli, pur potendo diventare la più impegnativa delle distrazioni, in quanto è la più seria e la più nobile, è inevitabile e, in ultima analisi, necessario”. Oppure, citando il Lankavatara Sutra, ci ricorda che “Con la lampada della parola e della discriminazione si deve andare oltre la parola e la discriminazione e infilare la strada della presa di coscienza”.

Huxley riesce a districarsi nella babele di termini, vie, e vari piani dell’esistenza con una lucida precisione che aiuta il riconoscimento interiore dello stato mistico e spirituale. Questo libro di Huxley è stato uno dei miei riferimenti durante il mio percorso di conoscenza, la cui bibliografia mi ha portato verso ulteriori approfondimenti. Un testo sempre attuale che di tanto in tanto apro casualmente per ritrovare parole di saggezza interpretate seconda un’aggiornata visione interiore.

Il percorso di esplorazione di Huxley lo portò successivamente, nel 1953, a provare la mescalina. Gli aspetti trascendenti di questa esperienza lo stimolarono a sondare ulteriormente le complessità della coscienza umana, mettendo allo stesso tempo in guardia i ricercatori verso i rischi legati all’uso degli psichedelici.

Huxley riteneva che l’uso delle sostanze dovesse essere limitato alle persone ricettive e mature, in particolar modo agli artisti. In questo senso fu in aperto disaccordo con Timothy Leary e Allen Ginsberg, che incoraggiavano l’uso delle sostanza psichedeliche da parte delle masse.

Aldous Huxley. La filosofia perenne. Adelphi. 1995. ISBN: 8845911403

Copyright per l’edizione italiana: Innernet.

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