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E’ possibile che io muoia.

Questa è la verità sulla posizione che quasi tutti abbiamo rispetto all’esistenza della morte, spesso la riteniamo un’eventuale possibilità, non una certezza.

Pare che siamo gli unici esseri viventi su questo pianeta che possono elaborare un concetto di tempo determinato della propria esistenza in vita, ma come ci stiamo ponendo di fronte a questa capacità?

Gli animali, almeno fin’ora questo è stato dimostrato dalla scienza, posseggono l’istinto di conservazione e per questo sono estremamente propensi a salvarsi la vita, sia con la tendenza ad evitare certe situazioni di pericolo che con la difesa strenue e violenta in altre. Posseggono quindi la “percezione” della morte, ma solo davanti a quella possibilità imminente.

Ma gli animali non sembrano essere in grado di comprendere che la propria esistenza ha un tempo determinato. Hanno la fortuna di poter tirare un respiro di sollievo quando scampato un pericolo possono continuare a svolgere serenamente la loro vita, almeno apparentemente non sono consapevoli che quell’appuntamento è stato solo rimandato nel tempo.

Per noi è diverso: noi sappiamo che esiste un punto oltre il quale la nostra esistenza, almeno questa che riconosciamo attualmente, finirà. L’abbiamo visto accadere tante volte agli altri, ahimè andando avanti con gli anni sempre più frequentemente. L’abbiamo compreso intellettualmente perché qualcuno ce l’ha spiegato e con la nostra testa abbiamo capito, abbiamo raccolto prove e testimonianze che conserviamo nella nostra memoria.

Ma quanto veramente, intimamente in noi, siamo consapevoli che moriremo?

Chi può affermare di aver afferrato che è una certezza che la nostra morte è ineluttabile?

Io credo che, salvando forse un numero esiguo di soggetti, la maggioranza delle persone viva questa storia della morte come qualcosa di evidente ma incredibile allo stesso tempo. Penso che la maggior parte di esse non credono che effettivamente moriranno, sembrano sperare in un eventuale eccezione alla regola, oppure rifuggono tale pensiero allontanandolo da loro come molesto. Esse rimangono sconvolte e sorprese quando l’accadere della morte le tocca da vicino, quando assistono ad un evento come la perdita di un familiare o ad una personale malattia/incidente che le mette davanti all’evidenza del fatto.

Credo sia una delle esperienze più difficili quella di divenire consapevoli della propria morte, e per consapevoli intendo che proprio intimamente qualcosa di profondo in noi ha compreso e accettato questa inevitabile chiusura della nostra esperienza terrena. Questa comprensione quando vissuta in pieno potrebbe portare infiniti cambiamenti nel nostro modo di essere e di vivere, di rapportarci agli altri e soprattutto alle faccende della vita.

Ho notato che esiste una costante in tutte le persone che hanno vissuto un’esperienza di premorte: in persone che sono state in coma profondo o che hanno vissuto momenti in cui il loro corpo ha per una frazione temporale smesso le funzioni vitali. I soggetti che hanno vissuto un momento di trapasso riferiscono di essere cambiati, di avere modificato il proprio approccio alla vita e di avere ridimensionato di molto l’importanza che loro davano a se stessi e alle loro faccende terrene. Tutti dichiarano di amare ancora profondamente la vita ma di non avere più paura di morire, di essere più felici e sereni.

Sembrano in realtà essere le uniche persone che si comportano come dovrebbe fare chiunque fosse realmente consapevole di questo avvenimento, il resto del mondo continua a fuggire da quella certezza, forse la paura è molto forte; gli altri sperano e si raccontano che la morte è qualcosa aldilà da venire, sembrano pensare che probabilmente moriranno ma che ciò accadrà in un tempo molto lontano di cui non è ora di preoccuparsene; questa posizione del non preoccuparsene potrebbe essere corretta, ma il problema non è non preoccupasi di morire, ma fingere di non sapere pur sapendo.

E’ come se l’uomo di oggi fosse in una sorta di limbo, di via di mezzo tra l’animale che ignora che la propria fine è ineluttabile, che per sua natura riesce a vivere serenamente nel qui ed ora e l’uomo più consapevole che sa che ogni giorno cammina e respira accanto alla propria morte, che proprio per questo apprezza e gode maggiormente del qui ed ora.

Sembrerebbe che rispetto all’episodio della morte non esistano vie di mezzo per trovare un equilibrio: o si ignora completamente il nostro futuro mortale come per gli animali o lo si accetta totalmente.

La maggior parte della persone non possono restare nel qui ed ora perché sentono costantemente il condizionamento del proprio passato, inoltre sanno che ci sarà un futuro di cui devono preoccuparsi fin da ora per continuare a vivere. Esse probabilmente percepiscono, anche se non ne sono consapevoli, che essere nel presente significa in qualche modo essere già morti rispetto all’attimo prima vissuto.

Questa intima percezione del finire attimo per attimo se resa palese comporterebbe la consapevolezza del morire, ma anche il dover fare i conti con la propria paura della morte.

La paura della morte è un’emozione che sfuggiamo più di tutte, non è facile affrontarla perché è la paura principe, l’essenza stessa di tutte le paure. Ma se coloro che hanno vissuto l’esperienza del trapasso, valicando la paura giocoforza e l’esperienza stessa del morire, hanno puoi riportato nel loro ritorno alla vita una serenità e una gioia di vivere superiore alla media, forse varrebbe la pena di rivolgere la nostra attenzione verso quest’emozione, che è comunque insita in noi e lavora in noi anche se noi fingiamo di non percepirla e tentiamo di ignorarla.

Di fatto l’uomo sembrerebbe non avere problemi ad essere consapevole del futuro mentre ha molta difficoltà ad essere nel presente. E’ per la consapevolezza di un futuro che l’uomo si è organizzato in clan e poi società. Ha iniziato a coltivare la terra perché era in grado di prevedere che sarebbe venuto l’inverno e che se avesse accumulato del cibo sarebbe sopravvissuto al momento di carestia; poi con la civilizzazione questo accumulo di beni, questa prevenzione è divenuta parossistica.

Egli ha iniziato pensare al futuro dei figli e dei figli dei figli e poi ha visto che, come poteva organizzarsi un futuro di sopravvivenza, poteva cercare di organizzarsi anche un futuro di benessere in ogni campo, ma tutto questo è stato portato all’eccesso in una continua fuga dal presente, ed ecco che il materialismo e il proiettarsi costantemente nel futuro sono diventati un’abitudine costante, oserei dire malata, come una forma di coazione a ripetere nevrotica.

Credo che questa aberrazione sia dovuta proprio alla mancata e concreta accettazione della propria morte che potrebbe essere il peso necessario per bilanciare l’equilibrio del vivere, considerando sì il futuro prossimo e remoto, ma dando a questo il giusto valore: uno spazio temporale aldilà dal venire e assolutamente incerto, ma soprattutto a tempo determinato.

Oggi molti guardano ai pochi che vivono alla giornata come a dei poveretti e a dei derelitti della società, di fatto credo che questi si sentano proprio così per la maggior parte guardandosi in riflesso a quello che gli rimanda il resto della società; perdendosi il valore del proprio essere e della propria scelta di vita: pur comportandosi differentemente dal resto del mondo “civilizzato”, quelli che vivono alla giornata, ne subiscono il riflesso condizionante, in questo modo anche la loro scelta di contrapposizione al comportamento comune sembra non essere equilibrata e soddisfacente.

L’uomo ha superato lo stadio del sopravvivere alla giornata degli animali, è consapevole dell’esistenza del futuro, ha un’aspettativa di vita, sa che c’è domani, dopodomani e l’anno prossimo, su questo ha le idee perfettamente chiare, ma sa veramente, ha compreso realmente che morirà?

Da come si comporta sembrerebbe proprio di no.

Continua a vivere come tutto dovesse sempre esserci per lui, riesce a restare attaccato a tutto ciò che ha o che desidererebbe avere, a volte paradossalmente è propenso a rischiare la sua stessa vita per avere o per trattenere ciò che crede di possedere.

Da questo comportamento sembrerebbe che egli non abbia realmente compreso che il suo ciclo vitale è a termine, che noi tutti lasceremo questa esistenza, basta pensare che tra 100 anni, è matematicamente certo, tutti quelli che stanno leggendo questo articolo in questo preciso momento saranno morti.

53 Responses to “E’ possibile che io muoia”

  1. eckhart ha detto:

    Certo Yam,d’accordo..
    l’immagine identificativa è lo stesso ipocrita ego che si contempla..
    Un Silenzio con attributi dici? Mica sei morto!
    Eh eh eh!

  2. (Y)am ha detto:

    Certo Brahman Saguna…Ishvara..Dio..alla faccia dell’ego spirituale!

    Grazie Winter per la sferzata d’aria fresca.

  3. eckhart ha detto:

    In tema “morte” winter mi ha ricordato questa di Eliot:

    “Fleba il Fenicio, morto da due settimane,
    dimenticò il grido dei gabbiani, e il flutto profondo del mare
    e il guadagno e la perdita.
    Una corrente sottomarina
    gli spolpò le ossa in sussurri. Mentre affiorava e affondava
    traversò gli stadi di maturità e gioventù
    entrando nel gorgo.

    Gentile o giudeo
    tu che giri la ruota e volgi lo sguardo al vento,
    pensa a Fleba, che un tempo era bello e alto come te.”
    T S Eliot

  4. (Y)am ha detto:

    Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.
    E lui disse:
    Voi vorreste conoscere il segreto della morte.
    ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
    Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.
    Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita.
    poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.

    Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
    E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
    confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell’eternità.
    La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.
    In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l’impronta regale?
    E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?

    Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?
    E che cos’è emettere l’estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?
    Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
    E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.
    E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.

    Kahlil Gibran

  5. Giusy Figliolini ha detto:

    Vi segnalo questo articolo di Pim Van Lommel, medico cardiologo, che ha osservato le esperienze di premorte e fatto interessanti riflessioni scientifiche sull’argomento, qui trovate l’articolo completo: (www.towardthelight.org/neardeathstudies/pimvanlommelarticles.html)

    Lommel dice a proposito di esperienze di premorte (NDE):”Il contenuto di NDE e gli effetti sui pazienti sembrano simili in tutto il mondo, in tutte le culture e le volte.
    “NDE è una trasformazione, provoca profondi cambiamenti della propria visione della vita e la perdita della paura della morte.”
    E ancora:
    “Che cosa succede quando sarò morto? Che cos’è la morte? Nel corso della nostra vita 500000 cellule muoiono ogni secondo, ogni giorno circa 50 miliardi di cellule nel nostro corpo sono sostituiti, risultante in un nuovo corpo di ogni anno. Nel corso della nostra vita il nostro corpo cambia continuamente, ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. Ogni anno circa il 98% dei nostri atomi e molecole nel nostro corpo sono stati sostituiti. E da dove proviene la continuità del nostro organismo in continua evoluzione? Le cellule sono solo gli elementi costitutivi del nostro corpo, come i mattoni di una casa, ma chi è l’architetto che coordina la costruzione di questa casa?”
    Continuando a proposito delle esperienze di premorte:”Tradizionalmente, si è sostenuto che i pensieri e la coscienza sono prodotti da grandi gruppi di neuroni o reti neuronali. Come potrebbe una chiara coscienza al di fuori del corpo essere sperimentato nel momento che il cervello non funziona più, nel corso di un periodo di morte clinica, con EEG piatto? Inoltre, le persone non vedenti hanno anche descritto percezioni verticali nel corso della loro esperienza di fuoriuscita dal corpo.”

  6. gianni de martino ha detto:

    Zio William Burroughs diceva che uno scrittore si distingue dagli altri in quanto non ha paura della parola “morte”. La morte tuttavia è difficile da pensare con la scrittura, se non impossibile, perché introduce nel vivente un’alterità irriducibile.

    Per approssimare la morte un po’ più da vicino, è necessario fare tabula rasa di tutto quello che ci si immagina della morte e di tutto quello che si crede di saperne.

    La prossimità della morte ci viene data, in maniera indiretta, dalla musica. La morte sembra allora passare per il linguaggio come un’eco, la traccia di un suono che scompare, un’intensità muta, della quale chi scrive, o ascolta, non è il creatore o l’autore.
    Gianni De Martino

  7. Giusy Figliolini ha detto:

    Grazie a Gianni per questa toccante riflessione.
    Esemplare esempio di come è possibile trasmettere la propria “percezione” della morte nella consapevolezza di non poterla esprimere con parole, facendolo, in modo assolutamente inatteso, con le parole stesse.

  8. gianni de martino ha detto:

    A proposito del “fuori tempo” che sembra connotare l’istante, intenso e feroce, in cui la vita va al di là, aggiungerei qualche osservazione di Jankèlèvitch, autore tra l’altro di studi sulla musica (1) e del saggio “Penser la mort?”.

    Da: Vladimir Jankèlèvitch, “Philosophie première” (P.U.F., Paris, 1986), trad. it. di Lucio Saviani e Giorgia Cecconi, su > http://www.pantarei.co.uk/index.php

    Un saluto cordiale,
    Gianni De Martino

    NOTE
    1. “La musique et l’ineffable”(1961), “La vie et la mort dans la musique de Debussy” (1968), “De la musique au silence” (1974-79). (N.d.G.D.M.)
    2. L’espressione a cui ricorre Jankélévitch è “article-éclair”: l’articolo mortale, l’istante supremo, il bagliore di luce (éclair) in punto di morte. (N.d.T.)

  9. gianni de martino ha detto:

    Da: Vladimir Jankèlèvitch, “Philosophie première” (P.U.F., Paris, 1986), trad. it. di Lucio Saviani e Giorgia Cecconi, su > http://www.pantarei.co.uk/index.php

    NOTE
    1. “La musique et l’ineffable”(1961), “La vie et la mort dans la musique de Debussy” (1968), “De la musique au silence” (1974-79). (N.d.G.D.M.)
    2. L’espressione a cui ricorre Jankélévitch è “article-éclair”: l’articolo mortale, l’istante supremo, il bagliore di luce (éclair) in punto di morte. (N.d.T.)

  10. gianni de martino ha detto:

    “ L’idea dell’Assolutamente-altro e l’idea dell’istante repentino non sono che una sola e medesima idea. E’ perché l’al di là è assolutamente oltre, radicalmente dall’altra parte, che la metamorfosi dell’al di qua si compie nel momento estremo, fulmineo bagliore (2) dell’istante; dal contraddittorio al suo contraddittorio non c’è maturazione, crescendo né progressione scalare, come tra i contrari estremi o relativamente opposti, ma mutazione improvvisa e in qualche modo miracolosa.
    Tutto o niente ! E di conseguenza: subito o mai ! La morte non è il termine ultimo di una serie moribonda, ma è davvero fuori serie”. Da: Vladimir Jankèlèvitch, “Philosophie première” (P.U.F., Paris, 1986), trad. it. di Lucio Saviani e Giorgia Cecconi.

  11. Stefano ha detto:

    per (Y)am hai detto ”Io non sono la mente e neanche il corpo”…. come dice assagioli nel suo atto di disidentificazione… vuol dire che dopo la morte ”sopravvive” solo l’io, inteso come centro di pura consapevolezza… quindi cosa si puo’ pensare delle ricerche di Victor Zammit che nel suo libro gratuito che trovi in internet dice chiaramente nella penultima pagina che DOPO LA MORTE FISICA LA PERSONA SOPRAVVIVE PORTANDO CON SE LA MENTE E IL SUO CARATTERE??? se io non sono il mio corpo e la mia mente, perche’ il corpo si distrugge con la morte ma la mente no?????

  12. atisha ha detto:

    Mi pare la sezione più adatta… (ricevuta via e-mail)
    Dicono che tutti i giorni dobbiamo mangiare una mela per il ferro e una banana per il potassio. Anche un’arancia per la vitamina C e una tazza di tè verde senza zucchero, per prevenire il diabete.
    Tutti i giorni dobbiamo bere due litri d’acqua (sí, e poi pisciarli, che richiede il doppio del tempo che hai perso per berli).
    Tutti i giorni bisogna mangiare un Actimel o uno yogurt per avere gli ‘L.
    Casei Immunitas’, che nessuno sa bene che cosa cavolo sono, peró sembra che se non ti ingoi per lo meno un milione e mezzo di questi batteri tutti i giorni, inizi a vedere sfocato.
    Ogni giorno un’aspirina, per prevenire l’infarto, e un bicchiere di vino rosso, sempre contro l’infarto. E un altro di bianco, per il sistema nervoso. E uno di birra, che giá non mi ricordo per che cosa era.
    Se li bevi tutti insieme, ti puó venire un’emorragia cerebrale, peró non ti preoccupare perché non te ne renderai neanche conto.
    Tutti i giorni bisogna mangiare fibra. Molta, moltissima fibra, finché riesci a cagare un maglione.
    Si devono fare tra i 4 e 6 pasti quotidiani, leggeri, senza dimenticare di masticare 100 volte ogni boccone.
    Facendo i calcoli, solo in mangiare se ne vanno 5 ore.
    Ah, e dopo ogni pranzo bisogna lavarsi i denti, ossia: dopo l’Actimel e la fibra lavati i denti, dopo la mela i denti, dopo il banano i denti… e cosí via finché ti rimangono dei denti in bocca, senza dimenticarti di usare il filo interdentale, massaggiare le gengive, risciacquarti con Listerine…
    Meglio ampliare il bagno e metterci il lettore CD, perché tra l’acqua, le fibre e i denti, ci passerai varie ore lí dentro.
    Bisogna dormire otto ore e lavorare altre otto, piú le 5 necessarie per mangiare = 21. Te ne rimangono 3, sempre che non ci sia traffico. Secondo le statistiche, vediamo la tele per tre ore al giorno…
    Giá, ma non si puó, perché tutti i giorni bisogna camminare almeno mezz’ora (per esperienza: dopo 15 minuti torna indietro, se no la mezz’ora diventa una).
    Bisogna mantenere le amicizie perché sono come le piante, bisogna innaffiarle tutti i giorni. E anche quando vai in vacanza, suppongo.
    Inoltre, bisogna tenersi informati, e leggere per lo meno due giornali e un paio di articoli di rivista, per una lettura critica.
    Ah!, si deve fare sesso tutti i giorni, peró senza cadere nella routine:
    bisogna essere innovatori, creativi, e rinnovare la seduzione. Tutto questo ha bisogno di tempo. E senza parlare del sesso tantrico (in proposito ti ricordo che bisogna lavarsi i denti dopo che si mangia qualsiasi cosa!).
    Bisogna anche avere il tempo di scopar per terra, lavare i piatti, i panni, e non parliamo se hai un cane o … dei FIGLI???
    Insomma, per farla breve, i conti mi danno 29 ore al giorno. La unica possibilitá che mi viene in mente é fare varie cose contemporaneamente; per esempio: ti fai la doccia con acqua fredda e con la bocca aperta cosí ti bevi i due litri d’acqua. Mentre esci dal bagno con lo spazzolino in bocca fai l’amore (tantrico) il compagno/a, che nel frattempo guarda la tele e ti racconta, mentre tu lavi anche per terra.
    Ti é rimasta una mano libera? Chiama i tuoi amici! E i tuoi! Bevi il vino (dopo aver chiamato i tuoi ne avrai bisogno). Il BioPuritas con la mela te lo puó dare il tuo compagno/a, mentre si mangia la banana con l’Actimel, e domani fate cambio.
    E meno male che siamo cresciuti, se no dovremmo trangugiare un ALPINITO Extra Calcio tutti i giorni.
    Uuuuf!
    Peró se ti rimangono due minuti liberi, invia questo messaggio ai tuoi amici (che bisogna innaffiare come una pianta), fallo mentre mangi una cucchiaiata di Total Magnesiano, che fa un mondo di bene.
    Adesso ti lascio, perché tra lo yogurt, la mela, la birra, il primo litro
    d’acqua e il terzo pasto con fibra della giornata, giá non so piú cosa sto
    facendo, sento peró che devo andare urgentemente al cesso.
    Così ne approfitto per lavarmi i denti….
    Un caro saluto uomini e donne moderni!
    :)

  13. Vento e Magnetico ha detto:

    Madonna come piove…!
    Più passa il tempo e più mi rendo conto che nn c’è nulla da comprendere oltre la necessità di smettere di voler capire a tutti i costi..
    Saluti

  14. Giusy Figliolini ha detto:

    Ansa – Mar 10 Giu – 16.51

    (ANSA) – PARIGI, 10 GIU – Stavano per espiantargli gli organi quando i chirurghi si erano accorti che era ancora vivo. E’ successo ad un francese di 45 anni. L’uomo, rivela Le Monde, era stato colpito da infarto del miocardio in una strada di Parigi. Nonostante i tentativi per rianimarlo le analisi avevano sancito l’impraticabilita’ della dilatazione coronarica e l’uomo era diventato un potenziale donatore d’organi. Ma al momento del prelievo degli organi ha cominciato a respirare. Ora cammina e parla.

    Ecco uno dei tanti motivi per cui non sono favorevole all’espianto degli organi, l’errore umano e i suoi limiti di conoscenza sono costantemente in agguato.
    Per non parlare delle possibili conseguenze nefaste di chi riceve un trapianto, si salva la vita ma a che prezzo?
    Cosa accade biologicamente al suo corpo e soprattutto cosa accade al suo sistema energetico?
    Siamo veramente in grado di comprendere e prevedere tutte le possibili conseguenze?
    Un amico vissuto benissimo, pieno di energie e voglia di vivere, anche se in dialisi da più di 20 anni, finalmente riceve un trapianto di rene, i suoi erano completamente andati da tanto tempo, da allora non è stato più lo stesso, qualche giorno dopo l’operazione lo trovarono che inspiegabilmente tentava di ferirsi dove era stato operato, nei mesi a seguire diventò sempre peggio, si chiuse in se stesso, resto a letto e non aveva più la voglia di vivere, niente è servito per salvarlo, dopo qualche anno è morto così, senza mai riprendersi, eppure il suo rene continuava a funzionare perfettamente e la sua salute fisica sembrava in buono stato, come dire: l’operazione era perfettamente riuscita ma il paziente???

  15. eckhart ha detto:

    Non sono d’accordo con giusy..
    se si pensa a quanta gente si è ridata la vista,la vita..
    I rischi mi sembrano un prezzo sufficiente da poter pagare..
    e oltretutto non vedo ” accanimento”..

  16. (Y)am ha detto:

    Una mia amica ha il fegato di un ragazzo morto a 19 anni in un incidente, lo ha da parecchi anni e sta benissimo.
    Invece sono daccordo ul fatto che si puo’ tornare in vita, i testi della tradizione danno tre giorni prima che il principio cosciente si stacchi dal corpo. Anche per il funerale si dovrebbe attendere questo periodo, cosi si eviterebbe di trovare tante casse da morto con i graffi di chi cercava di uscirvi.

  17. atisha ha detto:

    urca.. è vero!…
    bruciatemi subito ma non “incassatemi”.. molto meglio..
    tanto poi torno! :-)))
    scherzi a parte è vero.. sono casi limiti, noi non conosciamo ancora bene la nostra sostanza e quando la stessa realmente termina di trattenere.. l’anima…
    sono tutte supposizioni.. e le miracolistiche confermano tanto altro…
    Un corpo si raffredda prima di un altro.. anche lì dipende… ma da cosa?
    e l’ultima cellula smette di riprodursi solo 24 ore dopo la cessazione del battito cardiaco, questo nella statistica, per cui…
    solo che la premura e “l’affare” spesso velocizza il rituale..
    Quanto agli espianti, ogni individuo è preparato per benino mesi prima (almeno qui lo fanno…) è sottoposto a psicoterapia, non lo fanno così per caso.. c’è anche chi non lo accetta.. è una scelta..
    nessuno ti può obbligare a ricevere un fegato o un cuore con “impressioni” e memorie cellulari di un altro.. poi i casi di sdoppiamento di personalità successiva confermano anche altro..
    ma nella sostanza credo che senza l’intenzione del ricevente, niente sia possibile…
    Poi c’è da considerare anche il rigetto.. il rigetto del corpo.. la “memoria” delle nostre cellule che combattono il nuovo venuto…
    ma questo succede anche con una sacca di sangue ricevuta.. ne ho sentiti di esempi, sono stata quasi mese al centro leucemie.. e ne ho sentite tante e tante… e viste anche…
    Siamo nelle mani del Tutto :)

  18. eckhart ha detto:

    sì..ma ciò che è inspiegabile è come certi “ritorni” possano avvenire,quando si sa che le cellule nervose muoiono solo dopo qualche minuto di assenza di ossigenazione..

  19. (Y)am ha detto:

    Eckh: sì..ma ciò che è inspiegabile è come certi “ritorni” possano avvenire,quando si sa che le cellule nervose muoiono solo dopo qualche minuto di assenza di ossigenazione..

    Y: Tu vuoi mantenere la tua visione materialistica e nello stesso tempo quella spirituale.
    La mia insegnante di Yoga e’ una Biologa che sostiene che il DNA non esiste…per farti un esempio…se Luce e’ che Luce sia…

  20. eckhart ha detto:

    Cosa c’entra la visione di questo o di quello..
    sto parlando solo di un corpo che nasce e che muore..

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