La Quarta Via nel XXI secolo: una testimonianza
Con 1500 membri e 60 centri sparsi in tutto il mondo, la Fellowship of Friends è attualmente la più grande scuola esistente ispirata agli insegnamenti della Quarta Via (introdotti in Occidente da George Gurdjieff e Peter Ouspensky).
In Italia, è stato pubblicato da Ubaldini il libro del suo fondatore Robert Earl Burton, “Il ricordo di sé”, che a tutt’oggi è l’unico testo dedicato interamente a questa tecnica. La sede della Fellowship è Apollo, in California. Qui vive Girard Haven, il “numero due” dell’organizzazione, oltre che un prolifico autore di libri sulla Quarta Via (sei volumi pubblicati in inglese sull’argomento, disponibili in Amazon), che noi abbiamo intervistato per Innernet.
Vedo che la scuola di cui fai parte ha diversi siti, chiamati “Presenza vivente”, “Essere presenti”, “La via verso la presenza”, “La presenza” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Puoi spiegare, per favore, cosa vuol dire essere presenti, e perché una persona normale dovrebbe cercare di essere presente?
Essere presenti è l’arte di focalizzare la propria attenzione sul momento presente. Vuol dire essere consapevoli di ciò che si sta facendo, perché e dove lo si sta facendo, i suoi possibili effetti sugli altri e i propri vari scopi, e il suo rapporto con le forze superiori.
Quindi, è possibile pensare al passato o al futuro, o immaginare soluzioni a un problema, restando presenti, ma solo se si riesce a mantenere un’intensa consapevolezza di ciò che si sta facendo e del perché. Senza una tale intensa consapevolezza di se stessi nel momento, la nostra vita ci scivola sopra come un sogno, ed è semplicemente meglio essere svegli che addormentati.
Altre tradizioni spirituali, come il buddhismo e il sufismo, parlano dell’importanza di essere presenti. Cosa distingue la Quarta Via da queste altre tradizioni?
Se le comprendiamo nel modo giusto, tutte le tradizioni spirituali parlano dell’importanza della presenza come ponte tra l’umano e il divino. Le differenze stanno nei metodi e le tecniche usati per sviluppare la presenza. La Quarta Via, e in particolare la Fellowship of Friends, impiega metodi particolarmente adatti all’epoca contemporanea.
A tal proposito, molte persone trovano più facile essere presenti durante un’attività fisica che mentre stanno al computer (ovvero, per la maggior parte della loro giornata). Tu avresti qualche consiglio particolare per promuovere la presenza al PC?
La lotta per essere presenti è fondamentalmente la stessa in tutti i luoghi e momenti, e noi dobbiamo provare gratitudine per le varie opportunità di lavoro fornite dalle diverse circostanze (oltre a saperle usare). Nello specifico, l’opportunità costituita dall’uso di un computer consiste nella pratica dell’attenzione divisa, e uno dei modi più efficaci per fare ciò è introdurre sofferenza volontaria.
Questo vuol dire, per esempio, stare leggermente scomodi, seduti un po’ più vicino o lontano del solito dal computer, in una posizione leggermente disagevole, con dei vestiti un po’ troppo pesanti o la cintura appena troppo stretta. L’idea è quella di avere una leggera fonte di irritazione che ci dia qualcosa di cui essere consapevoli oltre al computer, ma non al punto da provocare danni o interferire con il nostro lavoro.
Si possono pure usare le impressioni, come ascoltare musica (anche una musica che non ci piace potrebbe fungere da sottile sofferenza volontaria) o rendere l’ambiente più bello. È possibile utilizzare un programma di pop-up che interrompa periodicamente le nostre identificazioni, riportandoci al presente. Come ha scritto Rodney Collin: “Il lavoro è il lavoro, e da un punto di vista più vasto, tutto dipende da colui che cerca di fare quanto è richiesto. Le scuse, per quanto raffinate, non contano”
Ho sentito dire che l’infarto che hai avuto nel 2000, quando stavi nella tua scuola già da vari decenni, è stato un evento importante per la tua evoluzione. Puoi dire in che modo hai “tratto profitto” (per dirla con Gurdjieff) da questo evento?
Prima dell’infarto, mi svegliavo al mattino, facevo ciò che dovevo fare durante il giorno, quindi andavo a letto. Dopo l’infarto, a parte qualche leggero cambiamento riguardo ciò che dovevo fare, è stato esattamente lo stesso. In altre parole, il mio corpo ha sofferto un infarto, ma io no. Non saprei dire se ho tratto profitto o meno dall’infarto, perché non posso sapere come sarebbe stata la mia vita se esso non fosse avvenuto.
Questo infarto ha ti ha reso semiparalizzato, giusto?
Per l’esattezza, solo la metà destra del mio corpo è rimasta parzialmente paralizzata. Per tornare alla tua domanda precedente, apparentemente gli altri sono rimasti più scioccati dall’infarto di me. Per me, è stato semplicemente un altro evento della mia vita, e poiché gli eventi della mia vita sono il materiale con cui lavoro per la mia evoluzione, l’infarto non ha fatto che fornire qualcos’altro su cui lavorare.
Allo stesso tempo, sono certo che tutto viene predisposto dalle forze superiori e che queste ultime mi forniscono il materiale necessario con cui lavorare. Se non ci fosse stato l’infarto, sarebbe arrivato qualcos’altro. La distinzione tra “buono” e “cattivo” dipende dal mio atteggiamento e dal modo in cui uso gli eventi della mia vita, esattamente come è stato per l’infarto.
Nella scuola di cui fai parte si parla della “trasformazione della sofferenza”. Puoi spiegare di che si tratta?
La sofferenza deriva dal desiderio che le cose siano diversamente da come sono, il che, ovviamente, è impossibile: ciò che è, è. Questo vale anche per i dolori o disagi più istintivi: uno non recrimina per la “sofferenza” causata da un lungo viaggio al caldo, se davvero desidera arrivare dove sta andando e non esistono alternative… In quei casi, nemmeno si va in immaginazione riguardo l’aria condizionata!
Quindi, il primo passo per acquisire la libertà (il che non implica la cessazione) dalla sofferenza è l’accettazione di ciò che è; in altre parole, il primo passo è la presenza. Ma la vera trasformazione è qualcosa di più di una neutra accettazione; si tratta, in realtà, di desiderare che le cose stiano esattamente così come sono.
Ciò richiede, primo, una forza di volontà, nel campo delle emozioni, sufficientemente grande da non permettere altri tipi di emozioni; secondo, una verifica e comprensione delle forze superiori tale da poterci fidare totalmente del fatto che tutto è stato predisposto per il nostro massimo bene. In tal modo, quella che chiamiamo sofferenza può essere trasformata nello stato di amore divino.
Perché, secondo te, una scuola suscita spesso un’opposizione accesa, anche veemente?
Lo scopo di una scuola non è aiutare una persona a diventare migliore (fatto che comunque avviene), ma aiutarla a diventare un essere completamente diverso. La maggior parte delle persone ha paura di cambiare veramente, e di solito le persone si oppongono a ciò che temono.
In Italia, Gurdjieff viene ormai considerato un uomo straordinario, un “risvegliato”. Altrettanto non si può dire di Ouspensky, che anzi è talvolta visto come un giuda che ha tradito il suo Maestro. So che tu hai un’alta considerazione di Ouspensky. Potresti per favore aiutare il pubblico italiano a capire perché, secondo te, anche lui era un risvegliato?
Il punto non è se lui fosse o meno un risvegliato, ma se lui (o i suoi insegnamenti) possono aiutare il mio risveglio. Io ho verificato, attraverso la mia esperienza, che il mio Maestro è una di queste persone, e lui ha detto che anche Ouspensky lo era. Ho pure verificato, sotto la guida del mio Maestro, che l’opera di Ouspensky è stata per me estremamente preziosa. Allora, perché dovrei dubitare di ciò che il mio Maestro ha detto di lui?
La tua scuola usa spesso l’arte e la contemplazione della bellezza. In che modo queste possono essere attività spirituali? Perché esporsi a belle impressioni può aiutare a “creare l’anima”, per citare il titolo di uno dei tuoi libri?
Non ci sono dubbi che lo stato di presenza sia uno stato meraviglioso. Di conseguenza, la contemplazione della bellezza ci consente di vivere un aspetto della presenza tramite esperienze che ci sono normalmente disponibili. Inoltre, nella nostra epoca abbiamo, come mai prima, la capacità di scegliere le impressioni di cui circondarci. Splendide riproduzioni dei maggiori capolavori artistici e di paesaggi naturali possono stare appese ai nostri muri o essere ammirate nei libri o in Rete.
Il nostro cibo e i nostri vestiti non devono più necessariamente essere prodotti nel raggio di pochi chilometri da dove abitiamo, e ogni volta che lo vogliamo possiamo ascoltare esecuzioni dei più grandi musicisti mondiali. Traendo vantaggio da queste opportunità, gli studenti di una scuola del risveglio del ventunesimo secolo possono manipolare le proprie esperienze in modi impossibili per le scuole del passato, e noi stiamo attivamente esplorando tali possibilità.
Un’ultima domanda: ho sentito dire che recentemente la tua scuola ha abbandonato il sistema, come fece Ouspensky negli ultimi mesi di vita. È vero? Se sì, qual è la nuova forma della tua scuola? Ma già che ci siamo: secondo te, Ouspensky ha davvero abbandonato il sistema?
Riguardo “l’abbandono del sistema”, una delle cose che penso è che il sistema – ma, in realtà, qualsiasi insegnamento – è come un ponteggio che si usa per costruire un edificio: una volta completato l’edificio, il ponteggio ha esaurito il suo compito e viene abbandonato. Un’altra analogia può essere quella delle casseforme in cui si versa il cemento e che vengono rimosse dopo che quest’ultimo si è solidificato. Infine, si può pensare alle fondamenta di un palazzo, che vengono nascoste dalla successiva costruzione di quest’ulimo.
In tutti i casi, quello che Ouspensky disse non implica che egli avesse dubbi sul Sistema, ma semplicemente che non ne aveva più bisogno.
In modo simile, per quasi trent’anni, la scuola di cui faccio parte si è concentrata su quegli aspetti del sistema di Ouspensky che il nostro Maestro riteneva i più pratici. Tuttavia, nell’ultimo decennio siamo andati al di là di essi. Il modo più facile per spiegare tale cambiamento è utilizzare l’analogia di Ouspensky del maggiordomo e del padrone di casa.
All’inizio, nella casa regna il caos e il maggiordomo deve far sì che i vari servitori siano al posto giusto e intenti ai loro compiti, in modo che la casa sia pronta all’arrivo del padrone. Il Sistema, almeno la parte che noi abbiamo usato, riguarda lo sviluppo del maggiordomo e l’ordinamento della casa. Ora che quei compiti sono stati sufficientemente eseguiti, la scuola ha rivolto la sua attenzione alle responsabilità del maggiordomo quando il padrone è in casa.
In altre parole, ci si aspetta che tutti conoscano il “sistema”, ovvero il proprio ruolo nell’ambito della corretta manutenzione della casa, per cui adesso bisogna semplicemente concentrarsi sul fare il proprio lavoro.
Abbandonando l’analogia, il punto oggi non è più promuovere il giusto lavoro interiore e attivare la presenza, bensì sostenere e prolungare quest’ultima. Lo studio del sistema può essere abbandonato – o lasciato indietro – per approfondirne invece gli usi pratici.
English version
The Fourth Way in the XXI Century: A Practitioner’s Perspective
With 1500 members and 60 centers all over the world, the Fellowship of Friends is today the biggest school taking inspiration from the Fourth Way teachings (brought to the West by George Gurdjieff and Peter Ouspensky).
Its teacher, Robert Earl Burton, wrote the book “Self Remembering”, that today is still the only book totally devoted to this ancient practice, translated into many languages. We went to the Fellowship home in Apollo, California. There we interviewed Girard Haven, the “number two” in the organization, and a prolific author of Fourth Way books (six books, available on Amazon). What follows is our interview.
I noticed that the school you are a part of is called “Living presence”, “Being Present,” “Pathway to Presence,” and “La Presenza.” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Can you please explain what being present means, and why a normal person should try to be present?
Being present is the art of focusing one’s attention in and on the present moment. It is being aware of what one is doing, why one is doing it, where one is doing it, its possible effects on others and on one’s various aims, and its relation to higher forces.
Thus, it is possible to think of the past or the future, or to imaginesolutions to a problem while one is being present, but only if one can maintain an intense awareness of the fact that one is doing that and the purpose for it. Without such an intense awareness of oneself in the moment, our lives pass us by as if in a dream, and it is simply better to be awake than asleep.
Other spiritual traditions, such as Buddhism and Sufism, speak of the importance of being present. What distinguishes the Fourth Way from these other traditions?
Rightly understood, all spiritual traditions stress the importance of presence as the gateway between the human and the divine. Where they differ is in the methods and techniques used to develop presence. The Fourth Way, and in particular the Fellowship of Friends, incorporates methods particularly suited to the times in which we live.
With regards to this, many people find easier to be present while they are doing some physical activity, and more difficult while they are at the computer (that is the biggest part of their day). Do you have any special suggestion for promoting presence while we are at the PC?
The struggle to be present is fundamentally the same at all times and in all places, and we must grateful for, and make use of, the various opportunities for work which are provided by different circumstances. The particular opportunity which is provided by using a computer is to practice divided attention, and one of the most effective ways to do this is to introduce voluntary suffering.
This involves making yourself a little uncomfortable, for instance, sitting a little too close to the computer or a little farther away from it, or in a slightly uncomfortable position, or dressing a little too warmly, or having your belt a little too tight. The idea is to create just enough of an irritant to be give oneself something to be aware of in addition to the computer, but not so much as to cause harm or even to interfere with one’s work.
One can also use impressions, such as actually listening to music (music one does not like can introduce a little voluntary suffering as well) or making the environment more beautiful. And a pop-up program can be used to periodically interrupt identification and bring one back to the present. In short, there is no easy answer. As Rodney Collin wrote, “Work is work, and from a larger point of view it is merely a question of who will try to do what is required. The delicacy of the excuse is not taken into account.”
I heard that the stroke that you had in 2000, when you had been in the school for several decades, was an important event in your spiritual evolution. Can you say how you “profited” (as Gurdjieff called it) from this situation?
Before the stroke, I would awake in the morning, do what needed to be done during the day, and then go the bed. After the stroke, except for some changes in the details of what needed to be done, it was exactly the same. In other words, my body suffered a stroke, but I was unaffected. Whether I profited from the stroke or not, I do not know, as I have no idea what my life would be like if the stroke had not happened.
It left half of your body paralyzed, is that right?
Actually, it is the right half of my body and it is only partially paralyzed. To go back to your previous question, other people seemed to be more shocked by the stroke than I was. To me, it was merely another event in my life, and since the events of my life are the material I work with for my evolution, the stroke merely provided something else to work with.
At the same time, I am certain that everything is arranged by higher forces, and they provide the necessary material for me to work with. If it had not been a stroke, it would have been something else. Whether that would have been ‘good’ or ‘bad’ would depend on my attitude toward it and the way in which I used it, just as was the case with the stroke.
In the School you are part they speak of the “transformation of suffering.” Can you explain what this is?
Suffering results from a wish that things could be other than they are, which is, of course, impossible — what is, is. This is true even of most instinctive discomfort or pain: one does not object to the “suffering” of a long, hot drive if one really wants to get where one is going and there is no choice — and one does not have imagination about air conditioning!
Thus, the first level of gaining freedom from (in contrast to cessation of) suffering is acceptance of what is, that is, the first step is presence. But true transformation is more than neutral acceptance; it is actually wishing things to be exactly as they are. This requires, first, enough will with respect to one’s emotions to disallow any other emotions, and second, a sufficient verification and understanding of higher forces to have a complete and unquestioning trust that they have arranged everything for the greatest good. In this way, what we call suffering can be transformed into the state of divine love.
Why do you think that a School often attracts strong, even vehement, opposition?
The aim of a real school is not to help one become a better person (although that does happen); it is to help one to become an altogether different being. Most people are actually afraid of becoming truly different, and what people fear, they usually oppose.
In Italy, Gurdjieff is seen as an extraordinary figure – an “awakened” being. This is not the case for Ouspensky, who is even seen as having abandoned his Teacher. You seem to think highly of Ouspensky, and consider him awakened as well. Can you please speak about Ouspensky to the Italian readers to help them understand why, according to you, he is an awakened (conscious) being?
The real question is not whether someone was awakened himself; it is whether he (or his teachings) can help me to awaken. I have verified through my own experience that my Teacher is such a man, and he, in turn, has said that Ouspensky was such a man. What I have verified is that, under the guidance of my Teacher, Ouspensky’s works have been extremely valuable. Why, then, should I doubt what my Teacher has said about him?
Your school often uses art and the contemplation of beauty. In which way can this be a spiritual activity? Why does exposing oneself to beautiful impressions help in “Creating a Soul,” as you have titled one of your books?
Without question, the state of presence is a beautiful experience. Consequently, appreciation of beauty allows us to experience an aspect of presence through experiences which are normally available to us. Moreover, in our age we have an unprecedented ability to choose the impressions with which we surround ourselves.
Magnificent reproductions of the world’s greatest art and natural beauty can be hung on our walls, or be found in books or on-line. Our food and clothing are no longer limited to what can be produced within a few miles of our homes, and we can hear performances by the world’s best musicians whenever we wish.
By taking advantage of these possibilities, students in a twenty-first century school of awakening can manipulate their experience in ways that we not possible for the schools of the past, and we are actively exploring those possibilities.
It is said that recently your School abandoned the System, as Ouspensky did in his last months of life. Is that true? What is the new form of your School? And by the way, did Ouspensky really abandon the System, according to you?
One way that I think about “abandoning the system” is that the system — or any teaching, for that matter — is like a scaffolding used in the construction of a building; once the building is complete, the scaffolding has served its purpose and is abandoned. Another analogy is provided by the forms which are used for pouring concrete and then removed once the concrete hardens.
And one can also view it in terms of the foundations for a building, which are then hidden by the subsequent construction. In any case, Ouspensky’s statement does not imply that he had any doubts about the System, but only that he no longer needed it.
Similarly, for a little over the first thirty years of its existence the School of which I am a part focused on those aspects of Ouspensky’s System which our teacher found most practical. However, in the last decade, we have moved beyond that. The easiest way to explain the change is in terms of Ouspensky’s analogy of the steward and the master in a large household.
At first, the house is in disarray and the steward must set the servants into their proper places doing their own jobs, so that the house will be ready for the master when he comes. The System, at least the part we used, is about the development of the steward and the ordering of the house.
Now that those tasks have been sufficiently taken care of, the School has turned its attention to the question of the steward’s responsibilities when the master is in residence. In other words, everyone is expected to know the ‘system’ — that is, what their role in the right work of the household is — and now they simply need to concentrate on doing their job.
Dropping the analogy, the focus now is no longer on the question of promoting right work internally and engaging presence, but on the that of supporting and prolonging presence. Study of the System can be abandoned — or left behind — in favor of training in its practical use.
ROMANO…. “Se non ricordo male tu ha i detto che la Teca è la miglior scuola di 4via eppure ne sei fuori”..
romano.. se rileggi con attenzione ho scritto che (secondo me) è una (non “la”) scuola che si ISPIRA alla QuartaVia delle migliori.. per la qualità del lavoro e per gli individui che operano in giro. punto… posso e voglio solo aggiungere una cosa per soddisfare la naturale curiosità.. ovvero che sono stata tenuta fuori dalla scuola per quasi due anni… a cuocere e desiderare realmente l’ingresso.. e quando è stato il momento di poter entrare il mio Viaggio era andato… “avanti” da solo.. il Maestro lo ha compreso ed è per questo che sono sempre restata fuori dalla scuola, pur frequentando per ciò che mi necessitava.. pur intrattenendomi con il Maestro che non mi ha mai snobbato, anzi.. aiutato alla grande.
Se riesci ad intuire è un bene.. non mi va di parlare della scuola e delle pratiche (esercizi) perchè non lo trovo corretto, perchè ogni parola si presta sempre a fraintendimenti.. o paragoni sul detto o sul letto…
Sui “Cenacoli” mi sono già espressa.. sono anch’io un cane sciolto.. quanto al resto non mi sto divertendo, dico solo ciò che ho ritenuto utile poter “dire”.
ciao ;)
Antonio:
“L’altro, da quel momento,non ha più il diritto di parlargli del lavoro del gruppo.”
Che è diverso da non parlargli (e ascoltare) per niente. Inoltre quel discorso è stato fatto nel 1915 quando G cercava di sperimentare con alcuni “tipi” e li aveva trovati nei gruppi teosofici e occultisti.
Questo era proprio quello che quel genere di gente voleva che G dicesse loro.
Atisha ci consiglia di guardare allo spirito e non alla lettera. Isom è un libro che è stato scritto per rimpiazzare Bagliori di Verità. E’ come il balletto dei Magi e gli articoli sul giornale: un esca per certi tipi.(in cui sotto forma di bugie pseudoscientifiche si cerca di pensare in modo nuovo)
Studiati Belzebu e l’organizzazione di Ashiata e forse troverai qualche differenza con Isom. Chi usa Isom come modello di scuola non riuscirà ad andare oltre il livello degli studenti di Ouspenky: canditati per il manicomio a meno che in un lampo di coscienza non rigettino il Sistema.
Il sistema è un illusione, un altro sistema di controllo. Con cui puoi anche ammortizzare la incapacità di coltivare relazioni sane e chiamarlo lavoro.
Come per tutti i Maestri, anche quello che Robert Earl Burton dice è riferito alla persona che ha di fronte. Ho visto e sentito studenti lasciare la Scuola e comunicarlo direttamente, con gratitudine e rispetto, a Robert: la sua risposta non è stata “Questa è la più grande tragedia della tua vita”, ma “Non ti preoccupare, l’Insegnamento resterà sempre con te” oppure “La tua scelta va bene, ma sappi che gli angeli che sono in questa Scuola non ti seguiranno se la lasci”. Di altre persone, possono essere state dette altre cose, più severe. Come sappiamo, Ouspensky ha scritto: “Se lasciate questo Lavoro, meglio sarebbe stato per voi non averlo mai iniziato, perché quel che di buono potreste aver acquisito, potrebbe trasformarsi in qualcosa di sbagliato dentro di voi”.
La decisione degli studenti di ignorare o non partecipare a questi forum è rispettabile. Gurdjieff ha detto: “Tutta la propria evoluzione dipende dalle influenze a cui decidiamo di esporci”. Se uno studente decide di ignorare certe influenze e permetterne solo altre, ne ha diritto. D’altra parte, nessuno subisce costrizioni: siamo tutti adulti che agiscono in base alla propria comprensione. Allo stesso modo, è lecita la volontà di frequentare soprattutto studenti, per aumentare la focalizzazione sul Lavoro. La mia sensazione è che Michele non ce l’abbia tanto con la Fellowship of Friends, quanto con il fenomeno religioso in quanto tale: perché, da che mondo è mondo, le persone in un serio cammino spirituale hanno fatto quadrato tra di loro, per sostenersi reciprocamente. Secondo il pensiero di Michele, anche il famoso pellegrino russo, con la sua incessante ripetizione della preghiera di Gesù, sarebbe qualcuno che ha subito il lavaggio del cervello e non vuole esporsi a verità scomode. Invece, egli è un adulto che ha scelto consapevolmente la propria via verso la felicità, con tutte le esclusioni che essa comporta.
Michele mi rimprovera di parlare secondo il pensiero del gruppo. Ma lui parla secondo il pensiero dei gruppi anti-setta. Ha solo cambiato un paio di occhiali con un altro. Per me, nell’uomo, di originale c’è unicamente il volto che avevamo prima di nascere. Alcuni discorsi, però, portano verso la scoperta di tale volto, altri ce ne allontanano (confermandoci nella nostra maschera o facendoci semplicemente cambiare una maschera con un’altra). Allo stesso modo, i diecimila io ”“ “i diecimila idioti” ”“ sono cosa diversa dagli io di Lavoro.
Chiudo qui la mia partecipazione a questo forum, perché non è mia intenzione alimentarlo ulteriormente.
Grazie dell’ospitalità e buona vita a tutti.
“Se qualcuno ha già un suo seguito, non avvicinarti per contraddirlo, né per rubargli il pubblico” (dai consigli di Gurdjieff alla figlia Reyna D’Assia).
Romano, Gurdjieff ha portato un metodo, ma la matrice è vecchia da secoli, la Quarta Via non è mica nata nel 1900, altrimenti sarebbe una invenzione dell’uomo, quando dice “L’altro, da quel momento, non ha più il diritto di parlargli del lavoro del gruppo.” ma se l’altro ha fatto la scelta di vita di lavorare su se stesso ed abbracciare il sistema, di che cosa vuoi che parlino?! Del confronto!? “Se la tua mano, o il tuo piede, o il tuo occhio ti scandalizzano tagliali… è meglio entrare monchi nel regno di Dio, che essere gettati sani nella Geenna” o servi Dio o servi Mammona, le mezze misure non ci sono, è molto pratico, ed anche molto difficile, e comprendo (in prima persona) quanto amara sia questa scelta.
Grazie
Si , del confronto.
Come diceva S.paolo?
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità,
sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.
Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne,
ma non avessi la carità,
non sarei nulla.
Colobrì e Antonio .da che mondo è mondo, le persone che si sono tagliati pezzi di sè hanno fatto quadrato tra di loro, per sostenersi reciprocamente. Appunto non vanno da nessuna parte.
Invece alla Geenna se entri dicendo :E’ qui la festa !? forse trovi anche la porta per i piani superiori.
PS gli io di lavoro oggi mi sanno tanto di killer prezzolati per fare il lavoro sporco (amputazioni, sequestro di persona,taglieggiamento,intimidazione) ma con vestiti firmati un taglio British e guanti bianchi.
Buona notte e incubi d’argento
Colobry, capirei se dicessi che non parteciperai più perchè sei stufo, o non interessato, o perchè non hai tempo. Ma dici che non parteciperai più perchè non vuoi alimentare ulteriormente questo blog. Forse sbaglio, dimmi tu: sembra che speri che non ci siano più commenti sotto l’intervista a Girard.
ciao
Michel de Montaigne ha detto: “Non è per avventura senza ragione che noi attribuiamo a ingenuità e ignoranza la facilità di credere e di lasciarsi persuadere: mi sembra infatti di avere appreso una volta che il credere era come una impressione che si produceva nella nostra anima; e a misura che essa si trovava più malleabile e meno resistente, era più facile stamparci qualche cosa.
Tanto più l’anima è vuota e senza contrappeso, più facilmente si piega sotto il peso del primo che la persuada. Ecco perchè i fanciulli, il popolo, le donne e i malati sono più soggetti ad essere presi in giro.”
…E’ veramente incredibile che cosa si può far credere alle persone. Noi italiani, in special modo, ci crediamo furbi. E’ un nostro ritratto immaginario. Ognuno di noi pensa di se stesso: “non mi faccio ingannare facilmente”.
L’esperienza della Fellowship of Friends, da questo punto di vista, è una occasione un po’ dolorosa di vedere se stessi per quello che si è, di vedere la propria credulità per quello che è. Infatti siamo stati tutti intorno a Robert Burton, ascoltandolo e sospendendo il giudizio su quello che diceva. Diceva un cumulo di assurdità. Una volta tali assurdità erano condite con la quarta via, adesso non più (e adesso di nuovo? chissà). Il sistema della quarta via offriva numerose stampelle a Robert per sostenere il proprio ruolo: egli si proclamava Uomo numero sette (anzi 7.1 o 7.2, come le versioni dei software). Era quindi un uomo superiore. Era in alto, mentre tu eri in basso, e siccome ciò che è in alto può vedere ciò che è in basso ma non viceversa… non potevi capire e non potevi vedere quello che lui capiva e vedeva.
La cosa principale che vedeva, stando alle sue parole, erano degli esseri invisibili a noi. Esseri immortali, guardacaso tutti famosi e nell’esatto numero di 44.
Questi esseri invisibili comunicavano solo con lui, informandolo della volontà della Sacra Influenza C. Lasciamo stare per adesso il fatto che gli dicevano cose puntualmente sbagliate (accidenti, non ne ha azzeccata una!).
Robert dice cose evidentemente false, cose assurde, inverificabili, e riesce a farsi ascoltare senza reazione e a farsi addirittura CREDERE! Come fa?
Parlando in generale delle psico-sette, ci sono due strumenti che aiutano i cult leader a impadronirsi della mente degli adepti. Si tratta della pratica del blocco del pensiero e del ritornare ad essere come bambini, del ritorno all’infanzia.
Queste pratiche vengono usate nella Fellowship of Friends sotto la forma, rispettivamente, del fermare l’immaginazione (anche fermare gli io o praticare la sequenza) e dell’essere in essenza.
Sia nelle psico-sette che nella Fellowship of Friends (forse dunque la fof è classificabile tra le psico-sette?) queste pratiche hanno la funzione di indebolire il pensiero critico, di eliminare o almeno indebolire fortemente la resistenza all’indottrinamento.
Il risultato è sotto i nostri occhi: un maestro che investe i suoi seguaci con un fiume ininterrotto di assurdità e di cose che non possono verificare e a cui devono credere sulla fiducia, che viene ascoltato con la massima attenzione, i cui pensieri vengono introiettati e valutati come oro, che viene servito e riverito come un dio, che viene creduto.
Qualunque cosa Robert dica a quegli studenti “in essenza” intorno a lui, ciò che dice viene accettato. Il dire assurdità, il dire cose inverificabili, è qualcosa che andrebbe indagato e verificato meglio. Ho idea che si tratti di un modo per spiazzare ulteriormente le consuete difese dello studente, una ulteriore arma contro la sua mente critica.
Nella Fof il training per entrare in essenza è fondamentale. Lo sforzo per essere in essenza, per essere come bambini, lo si fa in special modo quando si è al cospetto del maestro. Al suo cospetto si cerca di mettere da parte gli io critici. Insomma, si cerca di essere come un foglio bianco. In tale condizione di ingenua apertura dell’essenza il maestro bombarda di assurdità gli studenti. L’assurdità viene ripetuta, ripetuta, ripetuta. Gli studenti hanno sospeso il giudizio e intanto assorbono, assorbono, assorbono. Quelli intorno a loro fanno lo stesso. Tutto è normale. Il gioco è fatto.
Caro Montaigne, siamo tutti soggetti a essere presi in giro, particolarmente una parte di noi che si chiama essenza. Gli abusatori della quarta via come Robert Burton (ma chissà quanti ce ne sono in giro) hanno scoperto come usare il sistema per imbrogliare la gente. Togliere il contrappeso, come dici tu, ossia far entrare le vittime in uno stato di ingenuità e di auto-censura degli io in cui vengono eliminati gli io critici e promossi quelli positivi verso il maestro, la scuola, il sistema. Auto-lavaggio del cervello, si potrebbe legittimamente chiamare.
Si possono raccontare le favole ai bambini perchè ci credono. E anche se non ci credono, anche se sanno che è solo una favola, si lasciano trasportare nel mondo incantato. Così eravamo noi intorno a Robert Burton. Eravamo stati istruiti a mettere da parte qualsiasi “io negativo”, ad essere in essenza. Le motivazioni per cui facevamo questo erano buone. Ma la nostra buona fede è stata oggetto di abuso.
ciao sono appena tornato dalle ferie,e dopo 15 ore di viaggio in macchina ho letto tutti gli interventi successivi al 26.6-.sono felice di constatare che a fiaco ai “seguaci”ci sono anche persone “libere”come andros,michele e domando.Grande dubbio, grande illuminazione.
ATISHA: “… è una contraddizione, per la mente che non ha esperito il metodo.”
La mente che ha “esperito il metodo” abbandona ogni logica dei fatti?
Ha essa il potere di rendere una contraddizione una non-contraddizione, o e’ solo un modo per giustificarla?
ATISHA: “…capisci che è il metodo originale dai risultati..”
Quali “risultati” hai ottenuto per dire che e’ il “metodo originale”?
ATISHA: “cosa vuol dire camminare nell’oscurità? vivere nella paura? nella sofferenza e nell’ignoranza? (risvegliare la coscienza) è esattamente il contrario.”
Il contrario non sarebbe forse camminare di giorno, essere sereni, non essere afflitti, ed avere un’istruzione?
Cos’e’ la coscienza? E’ assopita? E perche’? Perche’ dovrebbe essere risvegliata? E come?
ATISHA: “… è perchè una parte di te, quella più evoluta, si accorge che c’è qualcosa che gli impedisce di vedere..”
Qual’e questa parte ‘piu’ evoluta’? Se non puo’ vedere, come fa a vedere?
ATISHA: “no, assolutamente.. non serve (parlare di questo “giovane Uomo extra-ordinario”)”
Non credi che invece potrebbe essere utile per qualcuno? Come fai ad essere cosi’ categoricamente sicura? Hai paura forse di sminuirlo? Hai paura che venga ‘frainteso’?
Antonio: “Gurdjieff ha portato un metodo, ma la matrice è vecchia da secoli, la Quarta Via non è mica nata nel 1900, altrimenti sarebbe una invenzione dell’uomo,”
Come sappiamo che questa “matrice” e’ vecchia da secoli?
Questa ‘qualita’ la rende forse piu’ vera?
Visto che non e’ “un’invenzione dell’uomo”, a cosa dobbiamo questa creazione?
X Domando..
1)la mente che ha esperito non è dualistica,quindi rende non-contraddizione ciò che lo sembra,
2)i “risultati” non può vederli la mente che sta parlando…
dunque come spiegarli?
3)Risvegliare la coscienza..è il lavoro che si fa,altrimenti cosa?
4)E’ la consapevolezza che man mano rischiara le parti non illuminate,sino al bagliore definitivo.
5)Non serve parlare di esseri risvegliati,è facile per la mente ricadere in giudizi schematici,paragoni..
che poco servono a chi se ne deve servire.. :-)
Vuoi dire che affermare che una cosa sia e non sia allo stesso tempo e’ una contraddizione apparente, che in una certa realta’ non esiste?
Come fa a ‘la mente che ha esperito’ a comunicare con la mente che sta parlando, e a convincerla che questa contraddizione non esiste se essa non puo’ vedere?
Con quale mente si puo’ parlare di risultati se la mente che sta parlando non puo’ vederli?
Come fa quindi la ‘mente che sta parlando’ a ‘parlare’ di ‘risultati’?
In che modo ‘il lavoro che si fa’ risveglia la coscienza?
Perche’ e’ assopita?
Non e’ forse anche questa un’idea dualistica?
Dici: “E’ la consapevolezza che man mano rischiara le parti non illuminate, sino al bagliore definitivo.”
Cos’e’ la consapevolezza? In che modo rischiara le parti non illuminate? Perche’ non sono ‘illuminate’? Perche’ vanno rischiarate? Cos’e’ il ‘bagliore definitivo’?
Se la mente che sta parlando (ed ascoltando), quella che giudica, schematizza e paragona, e’ in grado di comunicare con la ‘mente che ha esperito’, perche’ non serve parlare di esseri risvegliati?
Neppure quest’ultima se ne puo’ servire?
Per Domando. Cos’e’ la consapevolezza? È un ‘sapere con’, cioè un sapere olistico, in cui c’è coesistenza esplicita e coerente tra corpo, anima (psiche, mente) ed essenza (spirito, Sé). È intuizione, attenzione e intenzione focalizzata al ‘qui e ora’. È uno stato di uptime, ossia di apertura, sia ‘presente’ sia estatica (ed ‘estetica’), dell’essere. È, per dirla con Heidegger, una ‘in-abitazione’ nell’essere, una ‘penetrazione nell’essere’, uno stato di ‘realizzazione’ e ‘autoappropriazione’. È un ‘essere all’opera’ e un ‘essere all’interno dell’opera’… (P. S. Non sono un gurdjeffiano, ma, se non il bagliore definitivo, almeno cerco l’insight, o, se non altro, di non essere, per quanto possibile – secondo l’insegnamento della Quarta Via, per quel che ne so -, un sonnambulo o, peggio, un robot: “aspirato dai suoi pensieri, dai suoi ricordi, dai suoi desideri, dalle sue sensazioni, dalla bistecca che mangia, dalla sigaretta che fuma, dall’amore che fa, dal bel tempo, dalla pioggia, dall’albero vicino, dalla vettura che passa…”
Domando,abbassa un po’ la lampada da commissario Rex per favore e il ritmo incalzante. Che fai vuoi farlo cadere in contraddizione ?
Non si riesce a comunicare se non si parla di sé-
Nicola qui può aver compreso o ripetere a pappagallo (o altro uccello a piacere) quello che dice e noi non sappiamo nulla di più-
“Con quale mente si puo’ parlare di risultati se la mente che sta parlando non puo’ vederli?”
Che vuoi sapere veramente ? La mente si può rendere conto che non è sempre attenta e si può domandare se può diventarlo di più-
Fa qualche esperimento in questo senso e poi valuta i risultati degli esperimenti. Se provi ad ad aprire tutte le porte colla mano sinistra e non ci riesci valuti un modo. Se provi a non dire parolacce (per un breve periodo) lo stesso.
“In che modo ”˜il lavoro che si fa’ risveglia la coscienza?”
I llavoro non fa niente se non darti dei dati che forse non hai mai cercato in quella maniera. “Io non mi arrabbio mai!” credo: epoi mi costringo a stare a fare qualcosa con un completo mentecatto come romano e lo mando a quel paese. Allora forse mi arrabbio,ma siìolocon i completi mentecatti. Poi la coscienza se ‘c’ è , se esiste vedrà lei che si può fare. Magari la soluzione è smettere di frequentare i mentecatti (quello che di fatto ha deciso in cuor suo colobro). Magari è un altra.ma quello è individuale. C’è chi invece va a fare volontariato con i mentecatti.
“Perche’ (la coscienza) e’ assopita?
Non e’ forse anche questa un’idea dualistica?”
Assolutamente si. se non ci riconosciamo completamente in un uno (o in un vacuo, per me è lo stesso) se siamo onesti con noi stessi e ci vediamo,sentiamo divisi, agenti in un mondo duale come potremmo pensare diversamente ? Si intellettualmente qualcuno lo fa.
Affari suoi. Io voglio essere il bene, fare bene e accorgermi dove sono insufficiente, impreciso, pauroso,condizionato per magari imparare un nuovo modo di essere.
Perche’ e’ assopita?
Non e’ forse anche questa un’idea dualistica?
Dici: “E’ la consapevolezza che man mano rischiara le parti non illuminate, sino al bagliore definitivo.”
Cos’e’ la consapevolezza? In che modo rischiara le parti non illuminate? Perche’ non sono ”˜illuminate’? Perche’ vanno rischiarate? Cos’e’ il ”˜bagliore definitivo’?
Se la mente che sta parlando (ed ascoltando), quella che giudica, schematizza e paragona, e’ in grado di comunicare con la ”˜mente che ha esperito’, perche’ non serve parlare di esseri risvegliati?
Neppure quest’ultima se ne puo’ servire
scusate,ma non si può cancellare !il post è finito a un nuovo modo di essere. il resto è uno sbaglio di copiatura
C’è una dualità non voluta :-)
Nicola, quando parli di “coesistenza esplicita e coerente tra corpo, anima (psiche, mente) ed essenza (spirito, Sé). “, sai di cosa stai parlando?
Hai mai visto l’anima, hai mai visto l’essenza, lo spirito, il ‘se’?
Sei sicuro che tutto cio’ esiste e coesiste?
Non pensi che sia necessaria una buona dose di fede per credere in tutto cio’?
C’e’ veramente bisogno dell’ ‘in-abitazione nell’essere, della ‘penetrazione nell’essere’, di ‘intuizione’, di ‘attenzione e intenzione focalizzata al ”˜qui e ora’, per essere qui ed ora?
Avere o essere in questo ‘stato di uptime’ o meno, in pratica cosa cambia?
Il Colobri’: “Riguardo l’esercizio di non frequentare gli ex studenti: ognuno, in realtà, fa quello che vuole.”
Qualora fossi ancora qui in giro: Quando il tuo ‘Maestro’ ti assegna un esercizio, perche’ ti senti in grado di fare quello che vuoi?
Se non ascolti cio’ che ti dice, perche’ lo segui? Perche’ fai parte della sua ‘scuola’?
Oppure stai dicendo cio’ per convincerti, o per dipingere quest’immagine di essere libero di fare le tue scelte?
Domando..
credimi,ti fai troppe domande.. :-D
è giusto avere dei dubbi,ma non credere che le risposte si ottengano così..di seconda mano..
Comincia a praticare..a conoscere meglio i movimenti della tua mente,questa discorsività..
e allora cominci a avere qualche risposta autentica,di prima mano,non prima.
Solo dopo aver posto le mani al fuoco,il bambino capisce che si può scottare.. ;-)
Eckhart:
Perche’ le domande qui poste non possono ottenere una risposta autentica o anche solo una risposta?
Se si ha la risposta ad una domanda, qualora posta, perche’ non fornirla?
Perche’ tali domande vengono bollate come provenienti da mancanza di pratica?
Non pensi che possano nascere proprio dalla conoscenza dei ‘movimenti della tua mente’?
Per Domando
“Hai mai visto l’anima, hai mai visto l’essenza, lo spirito, il ’sé’?
Sei sicuro che tutto ciò esiste e coesiste? Non pensi che sia necessaria una buona dose di fede per credere in tutto ciò?”
È chiaro che, se un corpo l’ho visto, non ho mai visto (empiricamente) né l’anima né l’essenza… “Molti erano abituati a credere che la ‘sede’ dell’anima fosse in qualche posto nel cervello. Da che si cominciò ad aprire i cervelli … nessuno ha mai visto l”anima’: come risultato di questa e consimili rivelazioni, adesso molta gente non crede nell’anima. Come si può essere così superstiziosi da ritenere che l’anima non esiste solo perché non la si può vedere dall’altra parte del microscopio?” (Ronald Laing).
Ora, ribadendo che non sono un gurdjieffiano, debbo pure insistere sul fatto che per Monsieur G. l’essenza è la parte reale di noi. Poi, secondo la mia opinione, l’essenza è davvero reale, anche se in un’altra ‘dimensione’ (non starmi a chiedere quale! In ogni caso, dirige la carrozza e governa i cavalli e lo stesso cocchiere: su questo almeno converrai). Comunque, penso che, riguardo allo spirito, allo Spirito e al Divino (dentro e fuori di noi), Gurdjieff (al pari di Jung) ne sapesse e credesse molto più di quanto desse a intendere… (ricorda, anche lui si atteneva al dettame iniziatico: non gettare le perle ai porci…)
“C’è veramente bisogno dell’ ”˜in-abitazione nell’essere, della ”˜penetrazione nell’essere’, di ”˜intuizione’, di ”˜attenzione’ e ‘intenzione’ focalizzata sul ”˜qui e ora’, per essere qui ed ora?”
Claro que sì! È lo scopo e il fine ultimo (esoterico, più che essoterico) di qualsiasi ‘scuola’ o religione. Quando sei ‘qui e ora’, ossia in stato di uptime, è perchè tutto ciò avviene, consciamente o incosciamente, si segua o no la Quarta Via, se ne senta o no il bisogno…