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Ricordo un cartone animato dell’intramontabile Gatto Silvestro dove un piccolo papero scambia il simpatico gatto per la sua mamma.

Mentre lui ha l’acquolina in bocca e prepara un buon soffritto nella padella prima di cucinarlo, il povero paperino ignaro lo segue fiducioso, con gli occhi pieni d’amore, continuando a ripetere: “Tu sei la mia mamma! ”

Un esempio divertente di come la nostra mente può interpretare un’immagine esterna in modo scorretto rispetto a quel che realmente può essere.

Questi errori di interpretazione ci fanno saltare dalla brace alla padella, parafrasando la storiella del Gatto Silvestro.

Nel mio precedente articolo “Attenti al colpo di coda” accennavo ai condizionamenti ricevuti dai genitori, alla predisposizione all’imitazione che noi abbiamo e come siamo capaci di riprodurre inconsapevolemente un certo comportamento sotto la falsa riga di un altro pur non essendo esso veramente conforme al nostro reale bisogno.

Credo che anche in questo nuovo caso che riporterò di seguito c’entri una certa predisposizione genetica: in realtà se osserviamo gli animali, in particolare i primati, notiamo quanto siano portati ad imitarsi tra di loro nei comportamenti.

A tal proposito sono stati addirittura ipotizzati fenomeni extrasensoriali, mi riferisco per esempio a quanto riportato dallo scrittore inglese Lyall Watson sul fatto che alcune scimmie, dopo aver imparato a lavare della patate, fossero state imitate da altre scimmie lontane kilometri dalle prime.

Lo stesso Lyall Watson smentì successivamente questa sua teoria della formazione di una “massa critica” alla centesima scimmia.

Tuttavia è stato comunque ben osservato che effettivamente le scimmie dello stesso clan avevano iniziato ad imitarsi rendendo un’abitudine acquisita quella piccola conquista “civile” della prima scimmia pioniera, facendola nel tempo diventare un’usanza comune.

Questo esempio sulle abitudini all’imitarsi dei macachi spiega quanto è radicata questa predisposizione all’imitazione nei primati e credo sia corretto dire che anche gli uomini sono soggetti a questa spinta; tutto questo fa parte della naturale evoluzione di una razza e nasce per sviluppare un effetto positivo in termini di sopravvivenza e benessere.

Le cose però per quanto riguarda noi umani non sono più cosi elementari come per le scimmie.

C’è, per esempio, una figura comportamentale che aleggia su tutti noi, una specie di “grande madre” piena zeppa di esempi comportamentali, di modi di pensare, di modalità di comunicare, una sorta di megapersonalità che incombe ogni giorno nelle nostre case: quello scatolone ormai appiattito al minimo in uno schermo al plasma che noi chiamiamo la TV.

Sono consapevole che molto è stato già detto in merito all’argomento Televisione e quanto sia già piuttosto evidente il bombardamento continuo della pubblicità, nata e studiata proprio per condizionare le nostre scelte a vantaggio della casa produttrice di turno.

Oppure di quello politico atto ad influenzare un nostro indirizzo e una preferenza in tal senso, mai come in questo periodo evidente sotto l’influsso della campagna pre-elezioni in atto.

Purtroppo quella che dovrebbe essere una fonte di informazione diventa sovente una forma subdola di coercizione psicologica, una sorta di ipnosi alla quale veniamo sottoposti non casualmente ma con intenzione mirata di chi tira i fili dall’altra parte del plasma.

Tuttavia anche se non ci fosse questa volontà condizionante sono tante le sfaccettature della questione che a mio parere non sono state ancora ben visualizzate.

Recentemente osservavo come la comunicazione tra le persone abbia preso una strana piega: le persone tendono in generale nella relazione con le altre a una comunicazione unipolare, dove chi comunica è l’emittente di certe notizie e l’altro soggetto viene ridotto alla passività dell’ascoltatore

Esse si alternano in questo ruolo credendo di stare comunicando tra di loro, ma in realtà non avviene alcuna fusione tra i due dialoghi, il risultato dello scambio è semplicemente una sorta di notiziario di sé all’altro e viceversa.

Spesso l’oggetto attivo, chi sta comunicando, non si preoccupa nemmeno di constatare se l’altro sta realmente recependo la sua comunicazione, gli basta sapere di avere uno spettatore utile alla sua performance che gli garantisce un minimo di odiens, pronto generosamente a ricambiare il favore..

Ho visto fioccare conversazioni di questo tipo che possono durare dai pochi minuti, scambiati accanto alla macchinetta del caffè in ufficio, a diverse ore.

La modalità è sempre la stessa: qualcuno inizia il proprio TG personale e altri fanno da spettatori.

Gli argomenti possono essere di varia natura: dai figli, alla moda, alla salute, quest’ultima molto gettonata, seguita a ruota dall’ever green “le previsioni del tempo”, che più che previsione si tratta di constatazioni ovvie dell’aspetto meteorologico del momento: “Oggi piove e tira vento!”, quasi come se gli altri che ascoltano arrivassero dall’altro emisfero o da un altro pianeta.

Insomma nella comunicazione osservo una variegata gamma di programmi a tema, tutti trasmessi all’esterno in una forma di relazione sterile con l’esterno stesso.

La visione di insieme è al quanto apocalittica, mi sembra di vedere girare per le strade tante Tv viventi pronte ad accendersi al minimo interesse di un malcapitato spettatore.

Tutto questo modo di comunicare si presenta sotto forma di una falsa relazione con il nostro interlocutore di turno, tutto questo non può che essere frutto di un sorta di rimbambimento generale del quale molti non sembrano esserne consapevoli.

Mi sono chiesta da dove potesse nascere questo bisogno di comunicare in modo pedissequo le news della nostra piccola esistenza, senza percepire più la necessità di interagire con il nostro interlocutore in un dialogo che fosse anche un reale incontro, dialogo che presupporrebbe ben altri scambi che la semplice comunicazione sterile delle proprie notizie.

Alla domanda: chi stiamo imitando?

Una delle possibili risposte che ho trovato è stata la televisione: mamma televisione che mostra da ormai più di 50 anni questo tipo di comunicazione.

Mamma Tv ci parla senza nessun tipo di possibile interscambio da parte nostra con lei, ci mostra un esempio costante di rapporto tra un polo emittente e un polo ricevente.

Verosimilmente è possibile che inconsapevolmente stiamo assorbendo questa forma di comportamento: mamma tv appare alla nostra mente come un’unica persona, un’unica entità piena di cose; in questo siamo alla stregua del paperino che scambia il gatto che vuole mangiarlo per la sua mamma.

Iniziamo così nel tempo a codificare la modalità comunicativa della Tv per poi riprodurla all’esterno.

Questo fenomeno spiegherebbe anche la grande spinta che molte persone, soprattutto giovani, hanno attualmente ad “entrare” dentro la Tv, vedi il grande proliferare di trasmissioni dove i protagonisti diventano gli ex spettatori, felici di essere finalmente fagocitati.

E’ possibile che essi percepiscano una spinta ad entrare in relazione con questa “grande madre” onnipresente nella loro vita spesso fin dalla nascita, ma con la quale non possono mai entrare in contatto, se non illusoriamente, passando dall’altro lato dello schermo, diventando loro stessi la Tv; garantendosi allo stesso tempo la possibilità di essere visti ed ascoltati all’esterno.

Sia che entriamo effettivamente nel mondo televisivo, che imitiamo quel tipo di comunicazione nel rapporto con gli altri, stiamo mettendo in gioco una delle tante identificazioni del nostro ego:

io sono mamma Tv e gli altri gli spettatori.

Oppure io sono uno spettatore e mamma Tv comunica.

Due facce della stessa medaglia, della stessa identificazione che non portano ad un reale incontro ed ascolto tra le persone.

In questa aberrazione imitativa ci illudiamo di avere continui scambi di relazione con gli altri e di essere comunicativi e aperti all’esterno, salvo però percepire un fastidioso senso di mancanza e vuoto appena si spegne la Tv.

Così la Tv resta sempre accesa, quella vera in casa perché ci fa compagnia anche quando non la guardiamo o quella surrogata realizzata e riprodotta da noi.

Salvi così da quel “silenzio” che ci porterebbe ben altre news e ben altre forme di “trasmissioni” con sé stessi e con gli altri.

13 Responses to “Io sono… mamma Tv”

  1. Mi è capitato diverse volte di tornare in Italia dopo due o tre mesi all’estero e di trovare modi di dire e gesti che non capivo da dove fossero emersi. Non avendo la televisione ci metto sempre un po’ a ritrovarne l’origine in qualche trasmissione, spesso comica. Quando questo si rivela provo una strana sensazione… come se avessi davanti un avatar di Second Life (a cui comunque non sono iscritto)… allora mi connetto via USB con la persona così ci capiamo meglio :-)

  2. jack ha detto:

    Gli schermi sono tecnicamente tutti la stessa cosa, ma, mentre al computer sono io attivo a cercare ciò che in quel momento voglio ed a soffermarmici con i miei tempi, la TV in un certo senso la “subisco”.
    Generalizzando, perché si potrebbero fare le dovute distinzioni, la ricerca su internet è in qualche modo un momento di personale “attivazione”, mentre si accende la TV, quando il cervello desidera mettersi “a riposo” in una specie di sonno mentale.
    E’ vero ed è triste constatare come la maggior parte della gente si trasformi, quasi come una trasmutazione genetica, in apparecchi trasmittenti o riceventi, a seconda dei casi. In questo l’analisi di Giusy riporta una reale fotografia della società a tutti i livelli.
    Sono poche le persone che sanno cliccare e visualizzare in ogni circostanza quelle videate e quei link giusti per sé, pur relazionandosi con questa realtà e, quando incontri quelle persone, si attiva quell’interscambio creativo, che è il vero dialogo.
    Per rimanere nella metafora, sta a noi non guardare il mondo come un televisore, ma come un collegamento internet e allora possiamo contattare ciò che cerchiamo, dirigendo con la nostra sensibilità il nostro angolo di visuale.
    Allenati a far questo, troviamo magicamente persone e situazioni che fanno per noi per un vero scambio interattivo.
    Sennò come giungiamo a Innernet???
    ….. ti è piaciuta questa, Ivo?? :-)

  3. eckhart ha detto:

    Per la TV ci sarebbe lo zapping che a darci l’illusione di scegliere,è così trovo sia la Rete..
    Almeno: un uso inconsapevole dei due mezzi,produce cloni di sè e delle proprie identificazioni.
    In fondo ,allo stesso modo, compensiamo falsi bisogni con ambedue i mezzi:un uso compulsivo, prodotto dell’inconsapevolezza.
    D’altronde anche la Rete ha i suoi linguaggi ai quali ci uniformiamo,e che ormai fanno parte del nostro quotidiano.
    Insomma..sarò come sempre banale..ma la differenza la fa solo l’uso consapevole.
    A meno che..non navigo su Innernet..ove è impossibile perdersi nel mare dell’inconsapevolezza… :-D
    (e chissà se invece è piaciuta questa ad Ivo) :-P

  4. (Y)am ha detto:

    Mah, secondo me e’ un falso problema.
    Io lavoro alla TV, ma non guardo la TV e non la posseggo (i miei colleghi non ci credono e pensano che io non voglia pagare il canone….).
    La mente e’ la mente e che scimmiotti questo o quello non fa differenza. Se non guardi la TV e stai sempre con le tue oche e galline, simmiotterai quelle. La Vita e’ scimmiottamento, anche quella del ricercatore spirituale che all’ultimo scimmiotta Ishvara.
    Tutte chiacchere inutili.
    Avere il coraggio di prendere a calci i propri pensieri e’ un gioco piu’ divertente che queste solite analisi psicologiche spicciole.

  5. paritoshluca ha detto:

    Spengiamo la Tv..e riprende il solito spettacolo..quello che ci siamo dati..che ci avvolge..la nostra vita insomma..
    Quando in tv c’è qualcosa di divertente..un’anima pietosa ci porta lontano per qualche momento..per poi ripiombare accasciati alla fine dello spettacolo..
    Chi non ricorda quelle domeniche pomeriggio ..quando usciti dal cinema parrocchiale ..ci appariva la solita strada monotona ..dopo avventure ai confini del mondo..?
    Come avremmo voluto che il film non fosse mai finito..se poi ci aspettava un ritorno così piatto..!
    Ma poi cresciamo..e invece di entrare nei film altrui vogliamo crearne uno apposta per noi..il nostro film..la nostra avventura..la nostra vita..!
    I Maestri sono i costruttori di sogni che ci regalano….perchè..quale sogno è più bello di trascendere quella noia e piattume ..quelle strade domenicali così vuote e spente..diventando liberi ..leggeri..illuminati..?
    Ma anche nei film ci stanno deserti noiosi..e mentre in tv durano pochi minuti..noi li facciamo durare anni..anni di deserto..e la terra promessa non si vede..
    Per fortuna che c’è la Tv..o internet..i forum…basta non dimenticare che il deserto va attraversato..e la lunghezza dipende solo da noi..
    E se Gesù c’è stato quaranti giorni..nel deserto..noi abbiamo la faccia tosta di starci vent’anni..e ci accomodiamo pure in poltrona..davanti alla Tv..e poi ci lamentiamo che la vita scorre piatta..
    Ma la persona cosciente non si lamenta..aspetta paziente di diventare meno idiota…

  6. eckhart ha detto:

    Certo Luca,che se dopo vent’anni di “deserto” siamo ancora li a vedere noia e piattume..
    può solo significare che abbiamo alimentato ben bene ,pasciuto ,il nostro ego,nel frattempo…
    tanto valeva allora ,rimanere al luna park col popcorn.. ;-)

  7. paritoshluca ha detto:

    Se reputi vent’anni un tempo troppo lungo da dedicare alla ricerca..non ti basteranno cento di anni..!
    Qualcuno dice che mille vite non bastano..mentre un minuto è sufficiente..
    Io non mi pongo il problema…

  8. eckhart ha detto:

    Se ci penso..cerco da quando ho memoria..
    quindi vent’anni o un secolo..cosa cambia..
    Il sole brilla in un solo attimo..è vero..

  9. (Y)am ha detto:

    Ehi Paritosh, ma dove cavolo sei cresciuto?

    Io quando uscivo dal cinema parrocchiale continuavo ad essere nel film piu’ bello del mondo: la mia infanzia!
    Giocosa e giocosa e sempre giocosa….certo devo ammettere che mi manca!
    E’ oggi che sono diventato troppo serio, che non trovo piu’ bambini con cui giocare.

  10. paritoshluca ha detto:

    La mia infanzia è stata il festival delle percezioni..nitide e senza mente..belle e terribili…e un dolore senza fine..perchè mancava la consapevolezza per osservarle..
    Oggi..che potrei tentare di osservarle..non ci sono più..che i diamanti diventano carbone nelle mani della mente..
    ma torneranno diamanti..ho tutto il tempo..che la fretta vuole agio…bisogna solo cavare i ragno dal buco..e ci vuole astuzia..non è un lavoro grossolano..ma un cesello..
    e bisogna provarle tutte ..prima di arrendersi e andar via..
    per lasciare finalmente la bestiola uscire e prendere un pò d’aria..che finchè ci siamo noi..sicuro che dal buco non esce..

  11. eckhart ha detto:

    Non che non esce..
    tanto l’oca è già fuori!
    Prima o poi ,sfiancati e stupefatti,ci si arrende a quest’evidenza..

  12. sofia ha detto:

    Se il papero si fa cuccare dal gattone Silvestro non è per i suoi buoni sentimenti rispetto alla furbizia del gatto, ma piuttosto perchè è tonto. Il gatto è gatto e quando sente profumo di paperi soffrigge la cipolla…la TV è una macchina e va usata come una macchina, se vuoi ci si può far condizionare anche da una lavatrice, da piccola passavo ore a guardarla mentre lavorava…spegnere la lavatri…pardon la TV è a nostra portata, capire che stare ore davanti è da scemi è facile alla fine…forse è più difficile darsi dello scemo, si qui è il problema

  13. saba ha detto:

    Mi pare di aver capito che in definitiva il problema non è la tv ma la nostra mente scimmia che ci porta a copiare gli altri. Quindi non fa differenza se c’è qualche bertuccia che ci porta davanti i comportamenti che ha copiato dalla TV o ha letto su un libro. Noi, soprattutto da adolescenti, copiamo comunque… Ora che non lo siamo più però cerchiamo semplicemente di essere noi stessi o di cominciare a capire chi siamo in realtà. Se è vero che siamo stati condizionati allora è l’ora di capire come, e di mandare al diavolo quella parte di noi se non ci quadra. Prendere a calci quei pensieri… come dice (Y)am… Certo lo ammetto, è più facile copiare quello che fa la massa.
    Però mi pare che l’articolo sia centrato soprattutto sul modo di comunicare che la televisione ci starebbe trasmettendo da 50 anni. Ammetto che questa è un ipotesi azzardata ma credo debba farci riflettere perchè se è vero è molto grave; e allora dovremmo decidere se accettare o meno questo condizionamento dalla modalità di comunicazione unidirezionale che è la televisione. Io il 99,9% della tv la rifiuto a priori perchè lo ritengo stupido e deviante senza sapere se l’ipotesi trattata qui è vera o no. Però in effetti ho notato che la gente ascolta molto volentoeri solo chi sa esibirsi e chi sa raccontare “favolette”. Appena cerchi di parlare di qualche tipo di sentimento si cerca subito di cambiare rotta. Sarà mica perchè in TV no si è mai parlato di sentimenti, di spiritualità ecc? Lo avete notato pure voi? E’ sempre stato così? E’ giusto? Insomma se la TV non ci fosse sarebbe meglio o peggio? E in fine: perchè diavolo non si utilizzano mai bene gli strumenti potenti di cui l’umanità dispone?!
    ps. AL DIAVOLO LA TV, W INTERNET LIBERO!

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