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Con questo articolo presento la prima di una serie di interviste da parte di Melissa Hoffman a scienziati, teorici dell’evoluzione e futurologi sullo stato del pianeta. La prima intervista è con Jeremy Rifkin, avvenuta prima della grande crisi finanziaria di questo giorni tuttavia molto attuale.

La maggior parte di noi sa già che il mondo è in rapida trasformazione: possiamo sentirlo nelle ossa e nell’aria, anche se non sempre riusciamo a capire cosa sta succedendo. Forse ci siamo accorti che le condizioni climatiche sono più capricciose, oppure proviamo irritazione quando ci accorgiamo, per esempio, che il nuovo computer acquistato solo pochi mesi fa è già superato da un modello migliore, più veloce, piccolo, economico e alla moda. Cosa accadrebbe se ci fermassimo un attimo, chiedendoci dove ci stanno portando tutti questi piccoli cambiamenti, presi insieme e in un lungo arco di tempo?

Come abbiamo scoperto, non si tratta sempre di un esercizio facile o piacevole. Infatti, come direbbe chiunque abbia riflettuto abbastanza su concetti come mutamento e tempo, il tipo di mutamenti in atto adesso è, per sua stessa natura, diverso da tutto ciò che abbiamo conosciuto in precedenza. In che modo? Secondo gli scienziati e i futurologi qui intervistati, tutti questi cambiamenti apparentemente isolati fanno parte di un più vasto cambiamento sistemico, di portata e complessità maggiori di tutto ciò che la razza umana ha mai sperimentato.

E la velocità dei mutamenti, secondo qualcuno, sta accelerando esponenzialmente: un concetto che da solo dà le vertigini. Di fatto, più cose veniamo a sapere sul futuro e questi enormi, vertiginosi e rapidissimi cambiamenti (i quali potrebbero rapidamente portarci al di là delle nostre capacità di immaginazione, come testimoniano le interviste che seguono), più alla mente ci sale la domanda: le nostre strutture etiche e spirituali – tradizionali e contemporanee – sono in grado di farvi fronte?

Per trovare una risposta, come primo passo abbiamo intervistato molti scienziati, teorici dell’evoluzione e futurologi, ciascuno dei quali ha un’opinione leggermente diversa sui cambiamenti in atto. Dai regni microscopici della competizione tra batteri, di cui parla la biologa Elisabeth Sahtouris, ai nanobot intravenosi che potenziano il cervello, descritti dall’inventore Ray Kurzweil; dalla fine all’era del petrolio prevista dal futurologo Jeremy Rifkin, alla nascita di una nuova consapevolezza auspicata da Barbara Marx Hubbard: ogni contributo è un punto di vista unico sulle molte dimensioni dei cambiamenti in atto nella nostra vita.

Che si stia parlando di qualcosa di vasto come l’universo o di piccolo come un nanotubo, di tangibile come il petrolio o di effimero come la consapevolezza, di una cosa si può star certi: tutto è in mutamento. E la portata e la velocità di questi cambiamenti, che ci piaccia o no, sono qualcosa di cui tutti stiamo per fare esperienza. Interviste di Melissa Hoffman.

La fine di un’era

Intervista a Jeremy Rifkin

Avanti a tutta velocita Jeremy rifkin.jpgJeremy Rifkin è autore di sedici libri sull’impatto delle trasformazioni tecnologiche sull’economia, la forza lavoro e la società. Consigliere di capi di stato e di membri dei governi in tutto il mondo, è spesso ospite di forum sul lavoro, l’economia e la società. Attualmente è professore alla Wharton School of Business e Presidente della Foundation on Economic Trends. È stato intervistato da “What is Enlightenment?” nel suo ufficio di Washington.

Melissa Hoffman: La specie umana sta vivendo cambiamenti senza precedenti in quasi ogni campo – tecnologico, ecologico, sociale e politico – e tutto ciò sta avvenendo a scala globale. Dal tuo punto di vista di futurologo e consigliere aziendale, puoi descrivere quali mutamenti sono in atto, secondo te, e quali si verificheranno nel futuro?

Jeremy Rifkin: Nel ventunesimo secolo assisteremo alla scomparsa del lavoro salariato di massa su questo pianeta. Nuove sofisticate tecnologie – software, computer, robot, intelligenze artificiali – stanno già cominciando a sostituire intere categorie di lavoratori. Tra meno di un decennio produrremo beni e servizi che ora non possiamo nemmeno immaginare; nasceranno nuovi lavori, ma non saranno lavori salariati di massa. Assisteremo a un’elite di lavoratori sempre più ristretta che opererà fianco a fianco di una tecnologia sempre più intelligente. Alla metà del ventunesimo secolo saremo in grado di produrre beni e servizi per tutto il mondo con una piccola parte della forza lavoro di adesso.

La domanda chiave è: cosa accadrà a milioni di esseri umani che non dovranno più produrre beni e servizi fondamentali? Già oggi non esiste angolo della Terra senza una disoccupazione strutturale a lungo termine. Per cui, quale sarà la nostra nuova definizione di essere umano nel ventunesimo secolo? Consciamente o inconsciamente, ci siamo tanto abituati a definire gli esseri umani in base alla loro produttività sul posto di lavoro, che una domanda come questa ci lascia perplessi: esiste qualcos’altro che gli esseri umani possono fare sulla Terra? Se ci pensi, ti rendi conto quanto è ristretta la nostra concezione di noi stessi.

L’era della biologia

La Fisica e la Chimica hanno dominato le prime due rivoluzioni industriali del diciannovesimo e ventesimo secolo; ora, invece, stiamo entrando nell’era della biologia, una scienza che costituirà la base e l’ossatura della terza rivoluzione industriale del ventunesimo secolo. L’era della biologia, già cominciata, solleverà interrogativi senza precedenti, in quanto saremo in grado di manipolare la vita nei suoi componenti fondamentali: geni, proteine, classi di cellule, organi, tessuti… Persino interi organismi. Oltre a suscitare un acceso dibattito pubblico, l’era della biologia ci porterà a dare una nuova definizione del creato, dal momento che avremo cominciato a smontare, manipolare e riorganizzare il mondo come un bene economico.

Dovremo decidere: percorreremo una via moderata o violenta? Ovvero: useremo la nuova scienza per creare una seconda Genesi, ridefinendo milioni di anni di evoluzione (inclusa quella di noi esseri umani) per giocare a Dio, in un certo senso? Oppure useremo la nuova scienza per comprendere meglio la relazione tra geni e ambiente e favorire una nostra integrazione migliore – o più umile, se preferisci – nella prima evoluzione di questo pianeta? Il cammino “moderato” ci chiede di integrare la nostra scienza e tecnologia in modo da cooperare con, e non andare contro, milioni di anni di evoluzione e l’ecosistema che la sostiene.

Questa è un’impostazione molto più elegante, intellettualmente sofisticata e scientificamente avanzata, perché richiede una comprensione profonda della composizione, il contesto, le relazioni e la coreografia della natura. Quindi, per l’umanità, l’era della biologia si rivelerà critica. Ci costringerà a creare una nuova definizione di essere umano. Dovremo porre molta attenzione alle relazioni con le altre specie. Quali sono i nostri obblighi verso il pianeta, e qual è la nostra valutazione del valore della vita in sé e per sé, a prescindere da quello utilitario?

L’energia è potere

In questo momento, la famiglia umana ha di fronte a sé tre grandi crisi, tutte collegate al petrolio. La prima è il surriscaldamento globale, la seconda il debito del terzo mondo, la terza la possibilità di nuove guerre in Medio Oriente.

Il surriscaldamento globale è probabilmente la sfida più grande. Rappresenta il lato oscuro dell’era industriale; è il conto da pagare per duecento anni di impiego dei combustibili fossili. Penso che misurando le opere dell’uomo in termini di mero impatto su questo pianeta, dovremmo dire che il surriscaldamento globale è l’opera più grande della razza umana, anche se negativa. Perché? Perché esso ha cambiato l’intera biochimica della Terra in meno di cento anni.

È qualcosa di molto notevole… Negativo, ma notevole! Anche se il mutamento climatico sarà il minimo previsto dagli studi (il massimo è un aumento di dodici gradi Celsius, il minimo di quattro o cinque gradi), avremo dei problemi.

Questi cambiamenti produrranno, in meno di un secolo, un mutamento climatico uguale a quello intercorso dall’ultima era glaciale a oggi… Cioè, in un periodo di quindicimila anni. Ricordiamoci: metà del pianeta era sotto i ghiacci, quindicimila anni fa. Quindi, stiamo parlando di cambiamenti giganteschi in meno di un secolo, e gli ecosistemi e i sistemi umani non possono adattarsi senza enormi sacrifici.

Guardando la situazione dal punto di vista economico, il surriscaldamento globale comporta indirettamente anche dei costi, di cui di solito non teniamo conto. Quando parlo con i direttori delle compagnie di assicurazione, non sanno come affrontare la situazione. Il grande problema che sta nascendo è: com’è possibile fare assicurazioni contro l’impoverimento agricolo, l’innalzamento delle acque, gli incendi, l’aridità e le condizioni metereologiche difficili?

La portata di questi problemi e la quantità di denaro necessaria sono semplicemente enormi. Alcune compagnie hanno già cominciato ad analizzare i costi di tutti questi problemi, e si tratta di una cifra tale che il totale alla fine comincerà ad avvicinarsi al valore effettivo del nostro prodotto interno lordo.

Il debito del terzo mondo

La seconda crisi che ci troviamo di fronte è il debito del terzo mondo. In occidente è facile dimenticare che esiste una grande linea di demarcazione tra i ricchi e i poveri, una linea che diventa sempre più larga. Mai, nella storia, così poche persone hanno avuto accesso a tante risorse mondiali, e così tante ne sono escluse. Dal paleolitico alla prima modernità non conosciamo alcun esempio paragonabile. La razza umana non aveva mai conosciuto una linea di demarcazione così profonda; è davvero qualcosa senza precedenti.

Alcuni di noi ne sono consapevoli, ma quasi nessuno la collega al petrolio. Quando l’OPEC ha imposto l’embargo petrolifero negli anni settanta, il prezzo del petrolio è schizzato da tre a dodici dollari al barile. E da allora non è mai sceso. Quindi, per trenta anni, i Paesi del terzo mondo hanno disperatamente preso a prestito soldi dal Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e altri istituti di credito per cercare di pagare il petrolio che non potevano permettersi, al fine di modernizzare l’economia.

Oggi, l’83 per cento di ogni dollaro prestato al terzo mondo viene usato per pagare i debiti, senza nemmeno comprare il petrolio. Questi Paesi, oggi, stanno spendendo più per pagare i debiti che in servizi umani essenziali. Per cui, ci sono ottantanove Paesi che stanno peggio di dieci anni fa. Teniamo a mente che, man mano che il prezzo del petrolio sale e noi raggiungiamo un picco globale, il terzo mondo resterà prigioniero di una spirale di povertà e disperazione.

Il Medio Oriente

La terza crisi che ci troviamo di fronte è legata alla situazione sempre più precaria del Medio Oriente. Se facciamo un passo indietro, possiamo vedere che l’era moderna si fonda sull’uso dei combustibili fossili. Considerando il modo in cui abbiamo vissuto negli ultimi cento anni, capiremo quanto il petrolio e i combustibili fossili sono indispensabili alla nostra stessa esistenza. Il nostro cibo matura grazie a fertilizzanti petrolchimici; i nostri vestiti sono fatti con prodotti sintetici chimici; la plastica, i materiali da costruzione, il riscaldamento, la luce e i farmaci vengono tutti dal petrolio.

Ma stiamo cominciando a renderci conto che tra il 2010 e il 2035 avremo usato la metà delle risorse mondiali di petrolio greggio economico (questo è chiamato picco globale). Che sia il 2010 o il 2035, si tratta comunque di un momento straordinariamente vicino a noi. Esso è il punto critico; segna la fine di un’era. Infatti, da quel momento in poi, i prezzi non scenderanno mai.

Quando raggiungeremo il picco, i due terzi delle restanti riserve economiche di petrolio si troveranno nel Medio Oriente, ovvero l’area più tormentata e politicamente instabile del mondo. Se pensiamo che il Medio Oriente è un’area tormentata adesso, proviamo a immaginare cosa sarà tra sette o quindici anni, quando conterrà tutte le restanti riserve petrolifere. Non solo, ma si prevede che tra dieci anni anche la Cina e l’India avranno bisogno di tanto petrolio quanto oggi gli Stati Uniti e le nazioni europee; per cui, tutti si contenderanno quel petrolio. Quello in atto è un gioco geopolitico molto, molto pericoloso.

Quindi, sommando tutti questi fattori (surriscaldamento globale, differenze sempre maggiori tra ricchi e poveri, debito del terzo mondo in crescita, pressioni geopolitiche e militari maggiori sul Medio Oriente, per non parlare del fatto che la produzione globale di petrolio raggiungerà probabilmente il picco nei prossimi dieci – trentacinque anni), ci rendiamo conto che siamo alla fine di un’era. Ma intanto che questo regime energetico è pericolosamente alla fine, all’orizzonte si profila il nuovo regime dell’idrogeno. La domanda chiave è: come arriveremo a quel punto evitando il collasso della civiltà e colmando la linea di demarcazione?

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Jeremy Rifkin. Ecocidio. Ascesa e caduta della cultura della carne. Mondadori. 2002. ISBN: 8804505710

Jeremy Rifkin. Economia all’idrogeno. La creazione del Worldwide Energy Web e la redistribuzione del potere sulla terra. Mondadori. 2002. ISBN: 8804509295

Jeremy Rifkin. Entropia. Baldini Castoldi Dalai. 2000. ISBN: 8880897837

Jeremy Rifkin. La fine del lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l’avvento dell’era post-mercato. Mondadori. 2002. ISBN: 8804510854

Elisabet Sahtouris. La danza della vita. Gaia dal caos al cosmo. Scholé Futuro. 1991. ISBN: 8885313000

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Sidney Liebes, Elisabet Sahtouris, Brian Swimme, Sid Liebes. A Walk Through Time: From Stardust to Us: The Evolution of Life on Earth. John Wiley & Sons. 1998. ISBN: 0471317004

Willis W. Harman, Elisabet Sahtouris. Biology Revisioned. North Atlantic Books. 1998. ISBN: 1556432674

Barbara Marx Hubbard. Emergence: The Shift from Ego to Essence. Hampton Roads. 2001. ISBN: 1571742042

Barbara Marx Hubbard, Neale Donald Walsch. Conscious Evolution: Awakening the Power of Our Social Potential. New World Library. 1998. ISBN: 1577310160

Diarmid O’Murchu. Quantum Theology: Spiritual Implications of the New Physics. Crossroad/Herder & Herder. 1997. ISBN: 0824516303

Ray Kurzweil. The Age of Intelligent Machines. MIT Press. 1992. ISBN: 0262610795

Ray Kurzweil. The Age of Spiritual Machines: When Computers Exceed Human Intelligence. Penguin USA; 2000. ISBN: 0140282025

Copyright originale “What is Enlightenment” magazine www.wie.org
Traduzione di Gagan Daniele Pietrini.

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