Liberare la sessualità
Miranda Shaw ha conseguito un dottorato in Studi buddisti alla Harvard University, è vincitrice di una borsa di studio Fullbright e attualmente è ricercatrice in Studi buddisti nel Dipartimento di Religione all’Università di Richmond. Il suo libro, Passionate Enlightenment: Women in Tantric Buddhism, spiega quanto fosse importante il ruolo delle donne nell’insegnamento e nella pratica tradizionali tantriche.
Il Tantrismo è un ramo non-monastico e non-casto della pratica buddista indiana, himalayana e tibetana, che cerca di inserire ogni aspetto della vita quotidiana, incluse l’intimità e la passione, nel cammino verso la liberazione. Gli storici hanno quasi sempre pensato che nelle pratiche tantriche le donne fossero subordinate, quando non addirittura sfruttate e degradate. Miranda Shaw sostiene il contrario.
Oltre alle interviste e al lavoro sul campo condotto per due anni in India e in Nepal, la Shaw ha scoperto quaranta opere inedite di donne del periodo Pala (dall’ottavo al dodicesimo secolo d.C.), grazie alle quali ha riscritto la storia del buddismo tantrico nei primi quattro secoli. La Shaw sostiene che in quel periodo il Tantrismo promuoveva un’ideale di relazione tra uomo e donna basato sulla cooperazione e la liberazione reciproca, assegnando alle donne il ruolo di sorgente dell’intuizione e del potere spirituali. Segue una intervista.
Ellen Pearlman: Esistono dei principi fondamentali nella letteratura sulla sessualità tantrica,?
Miranda Shaw: Sì. I Tantra, o i testi sacri tantrici, affermano chiaramente che lo scopo della relazione è l’illuminazione di entrambi i partner. Non può essere la gratificazione egoica di una sola persona. Questo scopo deve essere assolutamente chiaro e concordato esplicitamente da entrambi. Un altro principio che può impedire il tipo di sfruttamento avvenuto in occidente è che nel Tantra la donna prende sempre l’iniziativa. Sempre.
Ellen Pearlman: È possibile che l’uomo chieda e la donna acconsenta
Miranda Shaw: Sarebbe una rottura delle regole, perché l’iniziativa è nelle mani della donna. Ma se egli fa un approccio, cosa inusuale, deve usare delle convenzioni stabilite nei testi tantrici. Deve essere estremamente rispettoso e usare gesti segreti non verbali per comunicare con lei. Innanzitutto, cerca alcuni segni ben precisi per determinare se lei è una praticante tantrica, poi dimostra di essere un degno compagno tantrico usando quei gesti e rendendo quelle forme di omaggio che ci si aspetta da lui. Queste forme di omaggio sono elencate negli Yogini Tantra, che i tibetani definiscono i “testi madre” del Tantra.
Egli deve prostrarsi davanti a lei, girarle attorno e usare una forma di etichetta chiamata “condotta della sinistra”, in cui lui sta alla sinistra di lei quando camminano, fa il primo passo con la gamba sinistra e le porge offerte con la mano sinistra. Quando mangiano insieme, deve sempre servire lei per prima. Questi atteggiamenti dimostrano che egli non cerca una relazione per l’appagamento del suo ego, ma che è abbastanza civilizzato e raffinato da diventare il suo compagno spirituale e da comprendere che questa relazione sarà al suo servizio.
Ellen Pearlman: E questo avviene tra insegnante e discepolo?
Miranda Shaw: No, questo avviene tra uomo e donna, sia quando uno dei due è un insegnante sia, più spesso, quando nessuno è l’insegnante dell’altro. I racconti che ci sono pervenuti includono vari tipi di casi. Nella sessualità tantrica, la relazione ruota intorno alle offerte che lui fa a lei, anche se entrambi i partner stanno cercando di raggiungere certe trasformazioni yogiche. Si ritiene che essi porteranno i propri stati psichici in risonanza l’uno con l’altro, e lentamente si aiuteranno a innalzarsi, aumentare e intensificare l’energia a disposizione di ognuno per percorrere il cammino tantrico. Quindi, è impossibile che una persona consegua qualcosa a livello psichico, mentre l’altra resta indietro. I partner devono entrare in questa dimensione, questa esperienza della beatitudine trascendentale, insieme.
Ellen Pearlman: Come si riconoscono tra loro?
Miranda Shaw: Innanzitutto, essi sono alla ricerca di un praticante tantrico che comprenda i principi basilari della relazione. Una persona nuova allo studio e alla pratica del buddismo non è un potenziale praticante tantrico. Una delle caratteristiche chiave è che entrambi devono aver fatto voti tantrici, quelli che accompagnano l’iniziazione all’«Anuttara-yoga». Prendere i voti, o “samaya”, vuol dire far propria quella concezione del mondo all’interno della quale sono operativi questi principi. Tenere fede a questi voti indica una capacità di mantenere un impegno, di restare fedeli a una relazione di importanza profonda e assoluta per entrambi i partner, mantenendola nell’integrità e la segretezza necessarie.
Ellen Pearlman: Questo implica la monogamia?
Miranda Shaw: Questo implica integrità impeccabile nei rapporti reciproci. Per esempio, un partner non può mantenere segreta una relazione con un’altra persona. Una delle ragioni di ciò – piuttosto diversa da ciò che potremmo aspettarci – è che i partner stanno letteralmente condividendo il loro karma, la loro risonanza psichica. Sono in comunione al livello più intimo possibile, stanno unendo il loro destino spirituale. Questo è uno dei motivi per cui si chiama “pratica della karma mudra”: entrambi stanno lasciando un segno sul karma dell’altro. Ecco perché devi scegliere un partner con grande attenzione. Se interviene un’altra persona, il suo karma entra nell’equazione, per cui questo deve avvenire con la conoscenza e l’approvazione dell’altro. L’altra persona deve almeno poter scegliere se continuare o no, se interagire con la qualità di questa energia o no.
Ellen Pearlman: Puoi dire qualcosa di più riguardo le formalità?
Miranda Shaw: I criteri per scegliere un partner tantrico sono più severi di quelli per selezionare un compagno o un partner sessuale. I principi di una relazione tantrica sono più inflessibili, perché stai affidando la tua crescita spirituale a una relazione in cui entrambi i partner attraverseranno profonde trasformazioni yogiche. Nei testi tantrici è esplicitamente affermato che la donna ha le sue modalità di trasformazione che riflettono l’anatomia sottile del suo corpo psichico, o yogico, o “vajra”. L’uomo viene istruito sul come compiere quella serie di offerte collegate alle sue esperienze sempre più sottili e interiorizzate. Quando le si avvicina, le fa offerte gradite ai sensi, incluse parole premurose e gentili. Si dice che egli non deve criticare la donna o parlare duramente; deve essere molto amabile, gradevole, e fare offerte al Buddha in lei. Anche lei deve riconoscere il Buddha maschile, l’essenza illuminata, in lui.
Ellen Pearlman: Lei fa delle offerte?
Miranda Shaw: Lei non rende omaggio in alcun modo. Questo avviene per garantire che l’equilibrio del potere non penda assolutamente verso di lui. Dopo che egli ha compiuto le offerte esteriori ai sensi e le si è avvicinato, il livello successivo è l’offerta del piacere sessuale. I testi tantrici sono molto specifici su questo. In tale campo, egli deve essere una persona capace e preparata. I testi descrivono questo punto con grande delicatezza e bellezza. Egli deve essere un esperto, un virtuoso dell’eros, nonché dello yoga.
Ellen Pearlman: Ai fini del piacere sessuale?
Miranda Shaw: Lo scopo del darle piacere sessuale è risvegliare quella beatitudine che lei combinerà con la meditazione sul vuoto per raggiungere l’illuminazione. Le istruzioni sono estremamente chiare su questo. Man mano che il piacere aumenta, entrambi i partner devono rammentare l’uno all’altra di non scendere nella passione ordinaria e di non perdere la consapevolezza, perché questo sarebbe molto facile. A tal fine possono dire dei mantra, oppure graffiarsi o picchiettarsi leggermente con le unghie, per ricordarsi di restare desti.
Uno dei motivi per i quali la virtuosità di lui è tanto importante è il fatto che, quando cominciano a meditare sul vuoto, l’interazione fisica deve essere molto sottile e delicata, per non distrarre lei dalla meditazione sul vuoto. A questo punto, entrambi applicano la loro comprensione del vuoto alle esperienze che stanno vivendo. Cominciano a decostruire l’estasi, la relazione e l’oggetto e la fonte del piacere in quanto vuoti.
Ellen Pearlman: Qual è il rapporto tra tutto ciò e le accuse contro certi insegnanti di abusi sessuali sugli studenti?
Miranda Shaw: Penso che sia molto importante che le persone siano informate su cosa siano le relazioni e l’intimità tantriche. Una volta che lo sapranno, avranno qualcosa con cui misurare tutte le esperienze e le relazioni che gli capiteranno. A qualsiasi stadio potranno valutare se questo processo è per il beneficio di entrambi. Esso è utile all’illuminazione di entrambi i partner e di tutti gli esseri senzienti? La gente può applicare queste conoscenze anche alle azioni degli insegnanti buddisti. Per esempio, ogni tanto si viene a sapere di qualche insegnante che manipola verbalmente o emotivamente una donna per avere rapporti sessuali con lei, che è disonesto e non dimostra alcuna maestria yogica nella relazione. È molto facile vedere che questo comportamento non ha nulla a che fare con la pratica tantrica.
Ellen Pearlman: Cosa accade se due persone che non hanno mai avuto un’iniziazione tantrica, che deve essere data da un lama o un insegnante, vogliono praticare comunque esercizi tantrici?
Miranda Shaw: Questo tipo di informazioni può essere usato da persone che non sono interessate all’illuminazione, ma che vogliono usare alcune tecniche orientali per migliorare la propria vita sessuale. La motivazione è la linea divisoria tra la pratica tantrica e i suoi adattamenti più secolari. Penso che le persone di cui stai parlando, forse, vogliono conoscere meglio il Tantra per aggiungere nuove dimensioni alla propria vita sessuale.
Ellen Pearlman: Dunque, questa pratica è solo per i buddisti laici?
Miranda Shaw: È per chi non ha preso l’ordinazione monastica. Nella scuola “Nyingma” del buddismo tibetano, per esempio, esistono due strade percorribili: una è la “thab lam”, la pratica dello stadio perfetto con un partner yogico; l’altra è “dro-lam”, la pratica dello stadio perfetto senza un partner, per i monaci che non vogliono abbandonare il celibato o che non sono pronti per questo tipo di pratica. In Tibet, molto spesso le persone che non fanno una pratica tantrica con un partner si trattengono perché pensano di non essere abbastanza avanzate. Non è che ritengono il cammino monastico intrinsecamente superiore.
Ellen Pearlman: Secondo te, perché queste pratiche sono state tanto fraintese in occidente?
Miranda Shaw: In occidente siamo a uno stadio iniziale di assimilazione del buddismo. Siamo all’incirca come il Tibet del settimo secolo, quando i testi buddisti cominciarono ad arrivare dall’India. In India questi testi e insegnamenti hanno impiegato centinaia di anni per emergere, mentre in Tibet arrivarono tutti insieme sulla groppa di uno yak, come dicono laggiù. Ci furono molte discussioni e molta confusione, perché tantissimi testi arrivarono contemporaneamente. Oggi, anche noi in occidente abbiamo ricevuto una grande varietà di insegnamenti, e dobbiamo passarli al vaglio. Esistono così tanti testi buddisti che occorre molto tempo affinché vengano tradotti quelli pertinenti a un dato argomento.
Ellen Pearlman: Pensi che alcuni di questi testi sono stati soppressi perché furono tradotti da uomini?
Miranda Shaw: Nel Tibet, per esempio, i testi tantrici di cui sto parlando sono stati censurati nella loro versione canonica. Nelle versioni più antiche troviamo intatti tutti i riferimenti alle donne e al loro rapporto con gli uomini. Penso che nelle successive versioni canoniche questi riferimenti sono stati eliminati, perché sempre più spesso i traduttori erano monaci che avevano interesse a eliminare gli accenni alle donne, alla purezza e allo splendore del corpo femminile, alla magnificenza della sessualità e della sensualità nel contesto religioso.
Anche in Cina questi testi sono stati modificati, trasformando i riferimenti alle donne in riferimenti agli uomini. E scopro che quando questi testi vengono tradotti in inglese, di solito i traduttori uomini declinano i nomi e i pronomi al maschile o usano costrutti generici, ambigui, al plurale. Questo è molto fuorviante. In diverse versioni tibetane e nell’originale sanscrito in cui il genere è chiaramente specificato, ho scoperto che quello che in inglese è diventato un riferimento maschile, in origine era femminile.
Ellen Pearlman: Questa è una grande scoperta. Quindi, al lettore inglese stai offrendo molto di più che una semplice traduzione.
Miranda Shaw: È un mutamento di paradigma, perché io lavoro in base a principi ermeneutici diversi, con un altro approccio alla traduzione e all’interpretazione. La filosofia predominante è che tutti i testi religiosi sono stati scritti dagli uomini, sugli uomini e per gli uomini. Io non condividevo questo assunto, soprattutto quando stavo leggendo testi tantrici che stavano chiaramente parlando di qualcosa che è praticato tanto dagli uomini quanto dalle donne.
Quindi, non ho dato per scontato che i testi contenevano solo esperienze, intuizioni e punti di vista maschili, e questo ha rivoluzionato il mio modo di leggerli. Anche se per anni sono stata educata al modo di lettura androcentrico, ho capito molte cose quando mi sono resa conto che i testi stavano parlando delle donne, delle esperienze femminili, delle incarnazioni, della sessualità e della pratica religiosa da un punto di vista femminile.
Ellen Pearlman: Dove ci portano queste nuove informazioni?
Miranda Shaw: Dal punto di vista accademico, apriranno un nuovo campo di ricerche. Le origini del buddismo tantrico, le donne fondatrici del movimento e la declinazioni dei generi saranno oggetto di attenzioni molto maggiori. Ho lavorato su parecchi testi, ma resta ancora molto da fare. Ora che questa porta è aperta, sono certa che molti ricercatori affronteranno questa area di studi.
Ellen Pearlman: In che modo ciò può influenzare la pratica buddista in occidente?
Miranda Shaw: Nessuno potrà più avvantaggiarsi dell’ignoranza sugli insegnamenti tantrici per avere comuni rapporti sessuali. Non si potrà più dire: “Beh, se è un insegnante buddista e se c’è sesso, deve essere Tantra”. Ho parlato con alcuni insegnanti accusati di abusi sessuali, e ho scoperto che in molti casi, all’inizio della conversazione, essi cercano di usare astutamente e disinvoltamente, ma suggestivamente, la parola Tantra, sperando che io lasci cadere l’argomento, quasi essa spiegasse tutto ciò che hanno fatto.
Ma quando comincio a tirare fuori testi e insegnamenti precisi, e comprendono che conosco le fonti, abbandonano ogni pretesa di essere insegnanti tantrici, confessando di non sapere nulla del Tantra e di non praticarlo. Insegnanti del genere non potranno più nascondersi dietro l’etichetta del Tantra, perché sapremo cosa vuol dire quest’ultimo.
Ellen Pearlman: Avremo un criterio.
Miranda Shaw: Sì, soprattutto perché la classiche opere tantriche che ho letto – il “Cakrasamvara”, l’«Hevajra» e in misura minore il “Guhysamvara” – sono i principali testi tantrici usati nel Tibet. Ho anche consultato il “Candamaharoshana”, che fu uno dei testi più importanti in India e che attualmente è uno dei Tantra principali usati in Nepal. Quindi, ho consultato le fonti principali. Non mi sono rivolta alle fonti minori, sconosciute.
Ellen Pearlman: Il tuo lavoro ha delle conseguenze per il femminismo all’interno del buddismo?
Miranda Shaw: Una della cose che la gente può comprendere dal mio lavoro è che ci troviamo di fronte a problemi che non sono nuovi. Non siamo i primi ad affrontare la sfida di creare una relazione, di cercare l’illuminazione nel contesto di una relazione intima. Non siamo noi a scoprire che gli uomini e le donne devono avere tra loro una relazione corretta per arrivare all’illuminazione. In realtà, non è consigliabile per nessuno isolarsi in un monastero. Questo atteggiamento può creare relazioni molto difficili tra il femminile e il maschile. Il fuggire, in sé, può diventare un ostacolo all’illuminazione.
In occidente non siamo i primi a scoprirlo, né siamo i soli in grado di raccogliere questa sfida. Molte persone sostengono che le donne americane stanno introducendo una nuova prospettiva femminista nel buddismo. Non sono d’accordo. Potremmo pure avere fatto pratica buddista, possedere una laurea e avere un punto di vista femminista, ma questo non vuol dire che abbiamo un punto di vista sulla femminilità privilegiato rispetto alle molte donne che hanno praticato prima di noi. Quelle donne hanno praticato per molti anni; molte di loro erano di educazione superiore, e anche illuminate. Avevano grandi conoscenze.
Noi possiamo imparare da loro. Non è che abbiamo qualcosa da insegnare al buddismo; il buddismo ha molto da insegnare a noi. Sembra irriguardoso verso le donne buddiste del passato pensare che noi conosciamo automaticamente più cose di loro. Se erano illuminate, sapevano cose che noi dobbiamo ancora scoprire.
Ellen Pearlman: Ma la sensazione è che la loro vita quotidiana fosse piena di limitazioni sessiste.
Miranda Shaw: Nella letteratura che ho studiato, c’erano molte donne che non erano dominate dagli uomini, ma manifestavano una completa libertà nella loro vita. Non dipendevano dagli uomini per la loro autostima, la crescita o gli insegnamenti spirituali. Le donne insegnavano alle donne, e agli uomini. Li rimproveravano, li trattavano apertamente dall’alto in basso e in nessun modo riconoscevano loro una superiorità o una preminenza. Erano donne indomabili.
Ellen Pearlman: Perché, secondo te, tutto ciò è andato perduto?
Miranda Shaw: Non è andato perduto. È sopravvissuto come un ramo della tradizione ancora oggi esistente in Tibet e Nepal. La ragione per cui in occidente non abbiamo riconosciuto questo aspetto della tradizione è che la prima cosa che abbiamo incontrato sono state le parti più appariscenti e visibili di quella cultura, cioè le università monastiche. Queste università erano in competizione con il ramo yogico, contrario alla castità. Lentamente, questi elementi diventano più visibili ai nostri occhi. All’epoca dell’invasione cinese, in Tibet esistevano moltissime donne illuminate e insegnanti.
Oggi sono ancora vive delle persone che ricordano i loro nomi e custodiscono i loro testi. Si tratta spesso di manoscritti conservati dai loro studenti. Posso confermare l’esistenza di alcune di queste opere, ma i loro custodi non me li hanno mostrati, anche perché tali manoscritti contengono la preziosa registrazione delle visioni e dell’illuminazione di queste donne. Molte donne erano yogini originali e anticonformiste; alcune vivevano nude, altre indossavano stracci, altre ancora vivevano ai lati della strada. Molte di loro viaggiavano in un pellegrinaggio perpetuo.
Nel Tibet c’era una donna chiamata A-tag Lhamo, che vuol dire Donna Tigre Divina. Si accoppiò con molti uomini. Quando morì, il padre, che era un lama, disse che ogni uomo che si era unito a lei, che aveva avuto un’unione sessuale con lei, non avrebbe mai più avuto una reincarnazione inferiore. Sarebbe rinato in una dimensione celestiale o in una terra pura, grazie al potere dell’unione con lei. Questo è solo un esempio. Qualcuno potrebbe raccogliere altre storie; molte sono scritte in testi difficili da leggere. Devi conoscere molto bene la lingua, e devi ottenerli dagli studenti. Devi dimostrare di essere degna di leggerli, perché non basta essere una studiosa per tradurre un testo che parla di esperienze spirituali estremamente rarefatte. Ecco perché i loro custodi giustamente non affidano i testi a nessuno.
Ellen Pearlman: Cosa hai dovuto fare per ottenere l’accesso al materiale di base del tuo libro?
Miranda Shaw: Ho dovuto conquistarmi la cooperazione e l’aiuto di molti yogi e yogini. Sapevano bene che, rivelandomi questi insegnamenti, contribuivano a trasmetterli all’occidente. Per cui, una delle loro preoccupazioni maggiori fu, potrei dire, la mia motivazione. Mi hanno interrogato a lungo su ciò che stavo facendo e perché lo stavo facendo, e mi chiedevano anche di raccontare i miei sogni. In certi casi, non mi hanno insegnato nulla prima di ricevere un segno dalle dakini. Quel segno era di solito qualcosa nel cielo, perché le dakini sono danzatrici del cielo.
Le dakini sono allo stesso tempo donne e spiriti femminili rappresentanti la libertà e il conseguimento spirituale. Gli insegnanti guardavano il cielo alla ricerca di insolite formazioni nuvolose, un arcobaleno o qualcosa fuori dall’ordinario. Dopo aver ricevuto quella conferma, lavoravano con me e continuavano a cercare segnali. Pensavano che era importante che fossi una donna. Questi insegnamenti sono stati custoditi da spiriti femminili per secoli, e agli insegnanti sembrava naturale che le dakini avessero scelto di rivelarli a una donna di questa epoca.
Quindi, hanno pensato che io ero stata mandata o scelta dalle dakini per portare questi insegnamenti in occidente. Secondo loro, questi insegnamenti non potevano essere rivelati senza la cooperazione e la benedizione delle dakini. Questo non vuol dire che c’è qualcosa di speciale nel trasmettitore, nel metodo scelto per trasmetterli. Quello che è speciale è la trasmissione.
Il fine dello yoga dell’unione è una relazione nella quale entrambi i partner cercano di conseguire simultaneamente la liberazione. Questo livello di intimità non si raggiunge facilmente. Quindi, spesso un uomo e una donna creano una relazione spirituale che dura tutta la vita. In altri casi, un uomo e una donna tantrici vanno in ritiro per un anno o due, praticando e realizzando insieme precisi scopi religiosi. Quando il respiro, i fluidi e le energie sottili dei partner yogici penetrano e circolano l’uno nell’altra, producono esperienze che sono molto difficili da creare con la semplice meditazione solitaria. I testi descrivono una complessa interdipendenza spirituale, sottolineando la dipendenza dell’uomo dalla donna e i suoi sforzi per supplicarla, compiacerla e adorarla. La loro interdipendenza arriva a compimento quando combinano la loro energia per creare il mandala di un palazzo, colmo di vuoto e beatitudine. Quindi, i partner maschile e femminile nell’unione assumono la forma (letteralmente e figuratamente) di un mandala, generato e infuso della loro saggezza e beatitudine, che si irradia dal punto più intimo della loro unione fisica. Usano le energie e i fluidi in circolazione nei loro corpi per diventare esseri illuminati al centro di quel mandala. Da Passionate Enlightenment: Women in Tantric Buddhism.
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Miranda Shaw. Passionate Enlightenment. Princeton University Press.1995. ISBN: 0691010900
Originalmente pubblicato su Tricycle magazine, www.tricycle.com
Traduzione di Gagan Daniele Pietrini
Copyright per l’edizione Italiana: Innernet.
Ci tengo a condividere che il libro è stato pubblicato da circa un anno in italiano, dalla Venexia Editrice: http://www.macrolibrarsi.it/libri/__illuminazione-appasionata.php?idsearch=1496
Un sorriso
Elsa