Innernet: Journey into Awareness
and Anima Mundi

11
Jun
2010
0

La Quarta Via nel XXI secolo: una testimonianza

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Girard HavenCon 1500 membri e 60 centri sparsi in tutto il mondo, la Fellowship of Friends è attualmente la più grande scuola esistente ispirata agli insegnamenti della Quarta Via (introdotti in Occidente da George Gurdjieff e Peter Ouspensky).

In Italia, è stato pubblicato da Ubaldini il libro del suo fondatore Robert Earl Burton, “Il ricordo di sé”, che a tutt’oggi è l’unico testo dedicato interamente a questa tecnica. La sede della Fellowship è Apollo, in California. Qui vive Girard Haven, il “numero due” dell’organizzazione, oltre che un prolifico autore di libri sulla Quarta Via (sei volumi pubblicati in inglese sull’argomento, disponibili in Amazon), che noi abbiamo intervistato per Innernet.

Vedo che la scuola di cui fai parte ha diversi siti, chiamati “Presenza vivente”, “Essere presenti”, “La via verso la presenza”, “La presenza” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Puoi spiegare, per favore, cosa vuol dire essere presenti, e perché una persona normale dovrebbe cercare di essere presente?

Essere presenti è l’arte di focalizzare la propria attenzione sul momento presente. Vuol dire essere consapevoli di ciò che si sta facendo, perché e dove lo si sta facendo, i suoi possibili effetti sugli altri e i propri vari scopi, e il suo rapporto con le forze superiori.

Quindi, è possibile pensare al passato o al futuro, o immaginare soluzioni a un problema, restando presenti, ma solo se si riesce a mantenere un’intensa consapevolezza di ciò che si sta facendo e del perché. Senza una tale intensa consapevolezza di se stessi nel momento, la nostra vita ci scivola sopra come un sogno, ed è semplicemente meglio essere svegli che addormentati.

Altre tradizioni spirituali, come il buddhismo e il sufismo, parlano dell’importanza di essere presenti. Cosa distingue la Quarta Via da queste altre tradizioni?

Se le comprendiamo nel modo giusto, tutte le tradizioni spirituali parlano dell’importanza della presenza come ponte tra l’umano e il divino. Le differenze stanno nei metodi e le tecniche usati per sviluppare la presenza. La Quarta Via, e in particolare la Fellowship of Friends, impiega metodi particolarmente adatti all’epoca contemporanea.

A tal proposito, molte persone trovano più facile essere presenti durante un’attività fisica che mentre stanno al computer (ovvero, per la maggior parte della loro giornata). Tu avresti qualche consiglio particolare per promuovere la presenza al PC?

La lotta per essere presenti è fondamentalmente la stessa in tutti i luoghi e momenti, e noi dobbiamo provare gratitudine per le varie opportunità di lavoro fornite dalle diverse circostanze (oltre a saperle usare). Nello specifico, l’opportunità costituita dall’uso di un computer consiste nella pratica dell’attenzione divisa, e uno dei modi più efficaci per fare ciò è introdurre sofferenza volontaria.

Questo vuol dire, per esempio, stare leggermente scomodi, seduti un po’ più vicino o lontano del solito dal computer, in una posizione leggermente disagevole, con dei vestiti un po’ troppo pesanti o la cintura appena troppo stretta. L’idea è quella di avere una leggera fonte di irritazione che ci dia qualcosa di cui essere consapevoli oltre al computer, ma non al punto da provocare danni o interferire con il nostro lavoro.

Si possono pure usare le impressioni, come ascoltare musica (anche una musica che non ci piace potrebbe fungere da sottile sofferenza volontaria) o rendere l’ambiente più bello. È possibile utilizzare un programma di pop-up che interrompa periodicamente le nostre identificazioni, riportandoci al presente. Come ha scritto Rodney Collin: “Il lavoro è il lavoro, e da un punto di vista più vasto, tutto dipende da colui che cerca di fare quanto è richiesto. Le scuse, per quanto raffinate, non contano”

Ho sentito dire che l’infarto che hai avuto nel 2000, quando stavi nella tua scuola già da vari decenni, è stato un evento importante per la tua evoluzione. Puoi dire in che modo hai “tratto profitto” (per dirla con Gurdjieff) da questo evento?

Prima dell’infarto, mi svegliavo al mattino, facevo ciò che dovevo fare durante il giorno, quindi andavo a letto. Dopo l’infarto, a parte qualche leggero cambiamento riguardo ciò che dovevo fare, è stato esattamente lo stesso. In altre parole, il mio corpo ha sofferto un infarto, ma io no. Non saprei dire se ho tratto profitto o meno dall’infarto, perché non posso sapere come sarebbe stata la mia vita se esso non fosse avvenuto.

Questo infarto ha ti ha reso semiparalizzato, giusto?

Per l’esattezza, solo la metà destra del mio corpo è rimasta parzialmente paralizzata. Per tornare alla tua domanda precedente, apparentemente gli altri sono rimasti più scioccati dall’infarto di me. Per me, è stato semplicemente un altro evento della mia vita, e poiché gli eventi della mia vita sono il materiale con cui lavoro per la mia evoluzione, l’infarto non ha fatto che fornire qualcos’altro su cui lavorare.

Allo stesso tempo, sono certo che tutto viene predisposto dalle forze superiori e che queste ultime mi forniscono il materiale necessario con cui lavorare. Se non ci fosse stato l’infarto, sarebbe arrivato qualcos’altro. La distinzione tra “buono” e “cattivo” dipende dal mio atteggiamento e dal modo in cui uso gli eventi della mia vita, esattamente come è stato per l’infarto.

Nella scuola di cui fai parte si parla della “trasformazione della sofferenza”. Puoi spiegare di che si tratta?

La sofferenza deriva dal desiderio che le cose siano diversamente da come sono, il che, ovviamente, è impossibile: ciò che è, è. Questo vale anche per i dolori o disagi più istintivi: uno non recrimina per la “sofferenza” causata da un lungo viaggio al caldo, se davvero desidera arrivare dove sta andando e non esistono alternative… In quei casi, nemmeno si va in immaginazione riguardo l’aria condizionata!

Quindi, il primo passo per acquisire la libertà (il che non implica la cessazione) dalla sofferenza è l’accettazione di ciò che è; in altre parole, il primo passo è la presenza. Ma la vera trasformazione è qualcosa di più di una neutra accettazione; si tratta, in realtà, di desiderare che le cose stiano esattamente così come sono.

Ciò richiede, primo, una forza di volontà, nel campo delle emozioni, sufficientemente grande da non permettere altri tipi di emozioni; secondo, una verifica e comprensione delle forze superiori tale da poterci fidare totalmente del fatto che tutto è stato predisposto per il nostro massimo bene. In tal modo, quella che chiamiamo sofferenza può essere trasformata nello stato di amore divino.

Perché, secondo te, una scuola suscita spesso un’opposizione accesa, anche veemente?

Lo scopo di una scuola non è aiutare una persona a diventare migliore (fatto che comunque avviene), ma aiutarla a diventare un essere completamente diverso. La maggior parte delle persone ha paura di cambiare veramente, e di solito le persone si oppongono a ciò che temono.

In Italia, Gurdjieff viene ormai considerato un uomo straordinario, un “risvegliato”. Altrettanto non si può dire di Ouspensky, che anzi è talvolta visto come un giuda che ha tradito il suo Maestro. So che tu hai un’alta considerazione di Ouspensky. Potresti per favore aiutare il pubblico italiano a capire perché, secondo te, anche lui era un risvegliato?

Il punto non è se lui fosse o meno un risvegliato, ma se lui (o i suoi insegnamenti) possono aiutare il mio risveglio. Io ho verificato, attraverso la mia esperienza, che il mio Maestro è una di queste persone, e lui ha detto che anche Ouspensky lo era. Ho pure verificato, sotto la guida del mio Maestro, che l’opera di Ouspensky è stata per me estremamente preziosa. Allora, perché dovrei dubitare di ciò che il mio Maestro ha detto di lui?

La tua scuola usa spesso l’arte e la contemplazione della bellezza. In che modo queste possono essere attività spirituali? Perché esporsi a belle impressioni può aiutare a “creare l’anima”, per citare il titolo di uno dei tuoi libri?

Non ci sono dubbi che lo stato di presenza sia uno stato meraviglioso. Di conseguenza, la contemplazione della bellezza ci consente di vivere un aspetto della presenza tramite esperienze che ci sono normalmente disponibili. Inoltre, nella nostra epoca abbiamo, come mai prima, la capacità di scegliere le impressioni di cui circondarci. Splendide riproduzioni dei maggiori capolavori artistici e di paesaggi naturali possono stare appese ai nostri muri o essere ammirate nei libri o in Rete.

Il nostro cibo e i nostri vestiti non devono più necessariamente essere prodotti nel raggio di pochi chilometri da dove abitiamo, e ogni volta che lo vogliamo possiamo ascoltare esecuzioni dei più grandi musicisti mondiali. Traendo vantaggio da queste opportunità, gli studenti di una scuola del risveglio del ventunesimo secolo possono manipolare le proprie esperienze in modi impossibili per le scuole del passato, e noi stiamo attivamente esplorando tali possibilità.

Un’ultima domanda: ho sentito dire che recentemente la tua scuola ha abbandonato il sistema, come fece Ouspensky negli ultimi mesi di vita. È vero? Se sì, qual è la nuova forma della tua scuola? Ma già che ci siamo: secondo te, Ouspensky ha davvero abbandonato il sistema?

Riguardo “l’abbandono del sistema”, una delle cose che penso è che il sistema – ma, in realtà, qualsiasi insegnamento – è come un ponteggio che si usa per costruire un edificio: una volta completato l’edificio, il ponteggio ha esaurito il suo compito e viene abbandonato. Un’altra analogia può essere quella delle casseforme in cui si versa il cemento e che vengono rimosse dopo che quest’ultimo si è solidificato. Infine, si può pensare alle fondamenta di un palazzo, che vengono nascoste dalla successiva costruzione di quest’ulimo.

In tutti i casi, quello che Ouspensky disse non implica che egli avesse dubbi sul Sistema, ma semplicemente che non ne aveva più bisogno.
In modo simile, per quasi trent’anni, la scuola di cui faccio parte si è concentrata su quegli aspetti del sistema di Ouspensky che il nostro Maestro riteneva i più pratici. Tuttavia, nell’ultimo decennio siamo andati al di là di essi. Il modo più facile per spiegare tale cambiamento è utilizzare l’analogia di Ouspensky del maggiordomo e del padrone di casa.

All’inizio, nella casa regna il caos e il maggiordomo deve far sì che i vari servitori siano al posto giusto e intenti ai loro compiti, in modo che la casa sia pronta all’arrivo del padrone. Il Sistema, almeno la parte che noi abbiamo usato, riguarda lo sviluppo del maggiordomo e l’ordinamento della casa. Ora che quei compiti sono stati sufficientemente eseguiti, la scuola ha rivolto la sua attenzione alle responsabilità del maggiordomo quando il padrone è in casa.

In altre parole, ci si aspetta che tutti conoscano il “sistema”, ovvero il proprio ruolo nell’ambito della corretta manutenzione della casa, per cui adesso bisogna semplicemente concentrarsi sul fare il proprio lavoro.
Abbandonando l’analogia, il punto oggi non è più promuovere il giusto lavoro interiore e attivare la presenza, bensì sostenere e prolungare quest’ultima. Lo studio del sistema può essere abbandonato – o lasciato indietro – per approfondirne invece gli usi pratici.

English version

The Fourth Way in the XXI Century: A Practitioner’s Perspective

With 1500 members and 60 centers all over the world, the Fellowship of Friends is today the biggest school taking inspiration from the Fourth Way teachings (brought to the West by George Gurdjieff and Peter Ouspensky).

Its teacher, Robert Earl Burton, wrote the book “Self Remembering”, that today is still the only book totally devoted to this ancient practice, translated into many languages. We went to the Fellowship home in Apollo, California. There we interviewed Girard Haven, the “number two” in the organization, and a prolific author of Fourth Way books (six books, available on Amazon). What follows is our interview.

I noticed that the school you are a part of is called “Living presence”, “Being Present,” “Pathway to Presence,” and “La Presenza.” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it).  Can you please explain what being present means, and why a normal person should try to be present?

Being present is the art of focusing one’s attention in and on the present moment. It is being aware of what one is doing, why one is doing it, where one is doing it, its possible effects on others and on one’s various aims, and its relation to higher forces.

Thus, it is possible to think of the past or the future, or to imaginesolutions to a problem while one is being present, but only if one can maintain an intense awareness of the fact that one is doing that and the purpose for it. Without such an intense awareness of oneself in the moment, our lives pass us by as if in a dream, and it is simply better to be awake than asleep.

Other spiritual traditions, such as Buddhism and Sufism, speak of the importance of being present. What distinguishes the Fourth Way from these other traditions?

Rightly understood, all spiritual traditions stress the importance of presence as the gateway between the human and the divine. Where they differ is in the methods and techniques used to develop presence. The Fourth Way, and in particular the Fellowship of Friends, incorporates methods particularly suited to the times in which we live.

With regards to this, many people find easier to be present while they are doing some physical activity, and more difficult while they are at the computer (that is the biggest part of their day). Do you have any special suggestion for promoting presence while we are at the PC?

The struggle to be present is fundamentally the same at all times and in all places, and we must grateful for, and make use of, the various opportunities for work which are provided by different circumstances. The particular opportunity which is provided by using a computer is to practice divided attention, and one of the most effective ways to do this is to introduce voluntary suffering.

This involves making yourself a little uncomfortable, for instance, sitting a little too close to the computer or a little farther away from it, or in a slightly uncomfortable position, or dressing a little too warmly, or having your belt a little too tight. The idea is to create just enough of an irritant to be give oneself something to be aware of in addition to the computer, but not so much as to cause harm or even to interfere with one’s work.

One can also use impressions, such as actually listening to music (music one does not like can introduce a little voluntary suffering as well) or making the environment more beautiful. And a pop-up program can be used to periodically interrupt identification and bring one back to the present. In short, there is no easy answer. As Rodney Collin wrote, “Work is work, and from a larger point of view it is merely a question of who will try to do what is required. The delicacy of the excuse is not taken into account.”

I heard that the stroke that you had in 2000, when you had been in the school for several decades, was an important event in your spiritual evolution. Can you say how you “profited” (as Gurdjieff called it) from this situation?

Before the stroke, I would awake in the morning, do what needed to be done during the day, and then go the bed. After the stroke, except for some changes in the details of what needed to be done, it was exactly the same. In other words, my body suffered a stroke, but I was unaffected. Whether I profited from the stroke or not, I do not know, as I have no idea what my life would be like if the stroke had not happened.

It left half of your body paralyzed, is that right?

Actually, it is the right half of my body and it is only partially paralyzed. To go back to your previous question, other people seemed to be more shocked by the stroke than I was. To me, it was merely another event in my life, and since the events of my life are the material I work with for my evolution, the stroke merely provided something else to work with.

At the same time, I am certain that everything is arranged by higher forces, and they provide the necessary material for me to work with. If it had not been a stroke, it would have been something else. Whether that would have been ‘good’ or ‘bad’ would depend on my attitude toward it and the way in which I used it, just as was the case with the stroke.

In the School you are part they speak of the “transformation of suffering.”  Can you explain what this is?

Suffering results from a wish that things could be other than they are, which is, of course, impossible — what is, is. This is true even of most instinctive discomfort or pain: one does not object to the “suffering” of a long, hot drive if one really wants to get where one is going and there is no choice — and one does not have imagination about air conditioning!

Thus, the first level of gaining freedom from (in contrast to cessation of) suffering is acceptance of what is, that is, the first step is presence. But true transformation is more than neutral acceptance; it is actually wishing things to be exactly as they are. This requires, first, enough will with respect to one’s emotions to disallow any other emotions, and second, a sufficient verification and understanding of higher forces to have a complete and unquestioning trust that they have arranged everything for the greatest good. In this way, what we call suffering can be transformed into the state of divine love.

Why do you think that a School often attracts strong, even vehement, opposition?

The aim of a real school is not to help one become a better person (although that does happen); it is to help one to become an altogether different being. Most people are actually afraid of becoming truly different, and what people fear, they usually oppose.

In Italy, Gurdjieff is seen as an extraordinary figure – an “awakened” being. This is not the case for Ouspensky, who is even seen as having abandoned his Teacher. You seem to think highly of Ouspensky, and consider him awakened as well. Can you please speak about Ouspensky to the Italian readers to help them understand why, according to you, he is an awakened (conscious) being?

The real question is not whether someone was awakened himself; it is whether he (or his teachings) can help me to awaken. I have verified through my own experience that my Teacher is such a man, and he, in turn, has said that Ouspensky was such a man. What I have verified is that, under the guidance of my Teacher, Ouspensky’s works have been extremely valuable. Why, then, should I doubt what my Teacher has said about him?

Your school often uses art and the contemplation of beauty. In which way can this be a spiritual activity?  Why does exposing oneself to beautiful impressions help in “Creating a Soul,” as you have titled one of your books?

Without question, the state of presence is a beautiful experience. Consequently, appreciation of beauty allows us to experience an aspect of presence through experiences which are normally available to us. Moreover, in our age we have an unprecedented ability to choose the impressions with which we surround ourselves.

Magnificent reproductions of the world’s greatest art and natural beauty can be hung on our walls, or be found in books or on-line. Our food and clothing are no longer limited to what can be produced within a few miles of our homes, and we can hear performances by the world’s best musicians whenever we wish.

By taking advantage of these possibilities, students in a twenty-first century school of awakening can manipulate their experience in ways that we not possible for the schools of the past, and we are actively exploring those possibilities.

It is said that recently your School abandoned the System, as Ouspensky did in his last months of life. Is that true? What is the new form of your School? And by the way, did Ouspensky really abandon the System, according to you?

One way that I think about “abandoning the system” is that the system — or any teaching, for that matter — is like a scaffolding used in the construction of a building; once the building is complete, the scaffolding has served its purpose and is abandoned. Another analogy is provided by the forms which are used for pouring concrete and then removed once the concrete hardens.

And one can also view it in terms of the foundations for a building, which are then hidden by the subsequent construction. In any case, Ouspensky’s statement does not imply that he had any doubts about the System, but only that he no longer needed it.

Similarly, for a little over the first thirty years of its existence the School of which I am a part focused on those aspects of Ouspensky’s System which our teacher found most practical. However, in the last decade, we have moved beyond that. The easiest way to explain the change is in terms of Ouspensky’s analogy of the steward and the master in a large household.

At first, the house is in disarray and the steward must set the servants into their proper places doing their own jobs, so that the house will be ready for the master when he comes. The System, at least the part we used, is about the development of the steward and the ordering of the house.

Now that those tasks have been sufficiently taken care of, the School has turned its attention to the question of the steward’s responsibilities when the master is in residence. In other words, everyone is expected to know the ‘system’ — that is, what their role in the right work of the household is — and now they simply need to concentrate on doing their job.

Dropping the analogy, the focus now is no longer on the question of promoting right work internally and engaging presence, but on the that of supporting and prolonging presence. Study of the System can be abandoned — or left behind — in favor of training in its practical use.

341 Responses

  1. romano

    sSei capace di trasformare l’attrito risultante dall’incapacita’ di prendere il presente (questo blog con questi interventi) alle sue condizioni?
    1)Non lo so,ma ci provo. Questo risponde ,Domando ,a 1)”Perche’ vivere la propria vita per quello che e’ non e’ abbastanza?”
    ——————————————–
    2 )Non pensi che questo gia’ renderebbe la vita piu’ ricca, invece di immaginarsela in un altro modo pensando di essere persone diverse da quello che siamo?
    2a)Non pensi che per comprendersi basterebbe non raccontarsi bugie?”
    —————————————————
    Pensi sia facile non raccontarsi bugie ? Pensi basta credere che sinceri è meglio per riuscirci ?
    Il fatto che (io sospetto ) tu creda altri qui illusi (cerca un aggettivo più appropriato) non ti da delle indicazioni su come sia facile illudersi ?
    All’altra domanda ti ho risposto, ma non mi hai capito. Il maiale e la mamma eil fango sono allegorie.
    Che ho sotto il naso la rosa,ma non ne sento la fragranza perchè penso all’italia elminata ai mondiali( un esempio infelice,ma non ho voglia di sforzarmi) l’ho verificato e ho anche sentito la fragranza, ma nella vita tutto è molto confuso:vuvuzelas rose calci nel sedere ecc.
    ——————————————————
    “Possiamo intervenire qui solo se vediamo le cose allo stesso modo?
    Non pensi che per avere ”˜quel terreno comune per far sì che questi scambi abbiano un senso’ dovremmo credere alle stesse cose?”
    ——————————————————
    No, ma è gia difficile comunicare . Così io sono qui perchè il percorso in una scuola(setta cenacolo) l’ho percorso per un tratto e lì ho fatto alcune esperienze che aiutano ad assumere un punto di vista diverso da quello cdi chi invece non l’ha mai fatto. Poi in quel percorso di “risveglio”, di “verifica” ho intuito, poi cercato e quasi verificato (non da solo) che si inficia il processo di verifica.
    Che altre idee -credenze sostituiscano i condizionamenti iniziali- Molte domande che tu fai sono utilissime per cercare appunto di non mentirsi.
    ————————————————————-
    Il fatto di essere qui e fare domande indirizzate al significato e la spiegazione di cio’ che credete di sapere, e’ forse fuori luogo?
    ________________________________________
    E’ do ut deus. Se non ti metti altrettanto in gioco è un gioco al massacro.Cioè si rimane uguali .
    “Sei capace di trasformare l’attrito risultante dall’incapacita’ di prendere il presente (questo blog con questi interventi) alle sue condizioni?”
    E’ una bella domanda , e una risposta sincera, ancora più difficile. “Ci provo!” (la vedi la differenza con il punto esclamativo ?).
    Veramente ? E con cosa lo verifico ?
    ??????????????????????

    Io quando sono felice cerco di condividerlo con altri- Ad un certo punto mi sono trovato in una setta che cercava letteralmente di vendere questa felicità ad altri (I seminar di Patrizio Paoletti).
    Sono uscito,ho visto tutte le nuove illusioni che mi ero (e mi hanno) creato.
    Ma non per questo ora non credo che esista la Felicità e la gioia di condividere- Che si possa imparare qualcosa di nuovo e trasmetterlo ad altri (insieme ad altri).

  2. Antonio

    Domando scrive: “Per comunicare hai bisogno esclusivamente del linguaggio della Quarta Via?”

    Nella vita ordinaria io non parlo con i termini del sistema, non me lo sogno neppure! Ma se vado su un blog dove si parla di Quarta Via, bè! Non credi che che sia giusto usare un linguaggio appropriato?
    Certo, che se poi lo ridicolizzi come hai fatto tu allora fai bene a non usarlo!

  3. paritoshluca

    Bè..Gurdjieff dice che è possibile leggere migliaia di libri sullo svegliarsi continuando a dormire..
    Come non essere d’accordo..?
    E ciò per esperienza personale..prima ancora che per esperienza dialogica..

    Se le parole..significanti simbolici..non richiamano l’esperienza pratica di ciò che parliamo..sono come voler arrivare a Roma analizzando il cartello stradale che la indica..

    La parola “ricordo di sé”..può essere scomposta fino a perdere qualsiasi significato..come un’immagine può essere scomposta in pixel risultando così indecifrabile..
    Eppure se comprendiamo che l’analisi non è necessaria ma è falsificante..perché un simbolo ha un valore intuitivo e immediato..e che l’analisi può andare bene nella scienza moderna ma non in un sapere sintetico..che tende a comprendere e non a suddividere..
    Allora ..se siamo pronti..se cerchiamo un sapere non confinato nella mente e nelle parole..la parola “ricordo di sé” avrà un significato luminoso..ci ributterà nel nostro Centro..

    Naturalmente la parola Centro a sua volta è simbolica..come inevitabilmente tutte le parole che hanno a che fare con l’Iniziazione ..a noi stessi…appunto..

    Parlare solo con parole..escludendo il significato immediato..intimo e interiore ..significa fare un giochetto la cui unica e vera utilità è quella di capire che “certe cose” non possono essere comprese da chi non è pronto per farlo..
    Perché rimanendo alle parole..arriviamo non a un loop..ma a quella disintegrazione psichica che è il risultato di quell’analisi il cui punto di arrivo è la distruzione della realtà..
    In parole povere..trasformare il mondo in linguaggio non fa bene alla salute…bisogna invece dare al linguaggio la concretezza del mondo..e arrivare alla comprensione che è possibile trascenderlo ..giocandoci..solo se in fondo troviamo quel Sè che può fare anche a meno dei significati …perché basta a se stesso..

  4. Do, e mando.

    Eckhart dice che c’e’ l’ignoto, (anche se a lui non lo si frega perche’ a lui e’ noto) e lo trovi se navighi ”˜a vista’, ma staccando la vista dal pensiero. E qui dopo la prima canna piu’ o meno ci siamo. Prima c’era la mente che ha esperito e quella che non puo’ sapere ne’ parlare, ora c’e la ”˜consapevolezza’… Ahhhhh…! Finalmente, Awareness. La nostra super-eroina che si autoriconosce sempre e che con braccia lunghissime abbraccia tutto il campo incluse le due menti sempre che a questo punto esistano ancora. L’abbiamo vista nascondersi sorniona tra i puntini e le parentesi di atisha, scatenando gli ormoni del buon eckhart: da qui il detto “ smuove piu’ la ”˜consapevolezza’ che centomila tori!”. Ma, ahime’, essa non si puo’ sperimentare, no, non vi e’ un modo. E’ vedersi, quindi, ma in nessun modo. La ”˜consapevolezza’ lascia una “traccia”, dove non si sa, non-visibile, non-sentibile, non-riconoscibile, e anche dove non serve sprecando tempo e forze. Ma forse c’e’ una speranza per trovarsi d’eccordo in questo ginepraio di concetti infondati e strampalati: prima un’altra canna e poi dire a l’ego, (chi dice a chi non e’ chiaro. E’ l’ego che dice all’ego: “Sei proprio un ego!”)non solo di non leggere identificato con la forma del pensiero ma di strapparsi via dalla sua trappola dualistica letale… sai che c’e’, che l’ego vada a mori’ ammazzato… tanto c’e’ awareness, ahhhhhh!
    La ”˜consapevolezza’ e’ una divinita’ super-new-age, newer-age o anche solo new-age anche se di ”˜new’ non ha un gran che.
    E’ una divinita’ umile, non come Dio con la sua onnipotenza e ogniveggenza, ma ”˜casual’ e molto piu’ alla mano. C’e’ e non c’e’, si vede e non si vede, come ci pare e piace.

    Domanda: Ma se la ’consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia anche il dualismo del pensiero, l’ego, la realta’, o e’ un abbracciare selettivo, discriminante, appunto dualistico?

    La verita’ e’ sempre realta’, e le bugie hanno le gambe corte, ma corrono velocissime!!

  5. Do, e mando.

    Romano: strike two!
    Usare allegorie pratiche per descrivere cose sconusciute e’ un’ardua impresa. Puoi usare allegorie terrestri per descrivere un pianeta su cui non hai messo piede?
    E poi, la tua allegoria, per essere attinente dovrebbe essere cosi:
    “Mamma, Mamma, voglio andare sul pianeta ”˜Che-non-c’e’?”
    “Dai, Romano, me lo hai detto tu che non ci sei mai stato non sai dov’e’ e non sai cos’e’, per cui smettila di fare i capricci.”
    “Ma io lo voglio, lo voglio, LO VOGLIO…!”
    Ora, e non prima, la mamma gli da’ un bel ceffone (giustamente).

    Se non sai dov’e’ qualcosa, come fai ad allontanartene?

  6. Do, e mando.

    Caro Antonio, non te la prendere, in fondo erano fotografie legittime, usando il linguaggio in maniera legittima, e la tua reazione conferma che se il linguaggio della Quarta Via viene preso troppo sul serio, se diventa indiscutibile, sacro: esso diventa un articolo di fede, un Dogma insomma!
    Grazie per aver fornito quest’esempio semplice e pratico.

  7. Do, e mando.

    paritoshluca, stai per caso usando le tanto bislacche parole?
    Le tue parole hanno forse significato immediato..intimo e interiore?
    Sono le tue parole forse dotate di realta’?
    Hanno le tue parole la concretezza del mondo, e lo trascendono?
    Le parole di Gurdjeff, non erano anch’esse solo parole?

    Dici: “…solo se in fondo troviamo quel Sè che può fare anche a meno dei significati …perché basta a se stesso..”
    Come?… Due pesi e due misure… Cio’ che ho detto piu’ sopra ad ekchart vale anche per te.

  8. Do, e mando.

    Per l’amministratore d questo sito:
    Non c’e’ bisogno che tu pubblichi quest’intervento.

    Perche’ e’ stata introdotta la moderazione?
    Questa moderazione, e’ sinonimo di censura a causa del dissenso espresso?
    Potresti per favore mandarmi una e-mail con la risposta?
    Grazie!

  9. Innernet è moderato da parecchio. E’ una moderazione “light”, avviene solamente per ogni utente che non ha mai pubblicato un commento approvato in precedenza. Poiché il tuo nome è nuovo, il commento entra automaticamente nella coda di moderazione e siccome non sono online 24 ore al giorno, l’approvazione può richiedere diverse ore.

    La moderazione non è censura perché non vi è una “linea” da difendere in Innernet quindi il dissenso non esiste come concetto, è anzi benvenuto, anche se ho molti dubbi sull’efficacia della comprensione tramite un mezzo digitale, come ho espresso diverse volte su questo blog e su http://www.indranet.org

    Chi segue Innernet da tempo sa che non mi piace censurare né tantomeno intervengo molto nei dibattiti (quasi mai in realtà). Tuttavia, dato che siamo a casa mia, mi riservo di chiudere i commenti o i commentatori se ritengo che vi siano messaggi offensivi, illegali o quando, a mio parere, si esagera con le risse. Niente contro gli scontri, come ho già espresso, ma se questi sono provocazioni per rmandare tutto in vacca, allora meglio fermarsi prima. Anche per evitare di diventare un talk-show televisivo.

  10. eckhart

    Do e mando:Ma se la ’consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia anche il dualismo del pensiero, l’ego, la realta’, o e’ un abbracciare selettivo, discriminante, appunto dualistico?
    °°°
    Certo che abbraccia tutto.. è questa la domanda posta?

    PS Però strano per chi per la prima volta lascia un messaggio qui, meravigliarsi come cosa nuova ,che possa esistere una moderazione..cosa ne potevi sapere..evidentemente eri già qui.. ;-)

  11. romano

    Do,e mando. Se ero tuo marito mi separavo da te e chiedevo l’affido di mio figlio. Bruto (& cativo)
    Che leggi ai tuoi figli al posto di Peter Pan ?
    Sartre? Camus ? Mi sa cheproprio non gli leggi niente.
    Oggi avete desiderato ! A letto senza cena !
    Anzi senza materasso.

  12. Do, e mando.

    Eckhart,
    prima fai il piccolo detective risolvendo l’impossibile enigma che ”˜Domando’ e ”˜Do, e mando’ sono la stessa persona, e poi mi pecchi cosi’ d’ingenuita’?
    Chiedi candidamente: “Certo che abbraccia tutto.. è questa la domanda posta?”

    Ricordi quando, fra le altre cose, dicesti: “Conoscenza è esserCi in questo unico momento integralmente, ma non è del tempo, non è una mappa percorribile come fosse il Territorio.”?

    Ma se la ”˜consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia forse anche il tempo, o anche il Territorio?

    Dicesti anche di non poter rispondere usando lil pretesto: “…perchè non conosco solo quello che stai utilizzando, e entro il quale non vi sono le adeguate risposte alle tue domande.”

    Ma se la ”˜consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia forse anche cio’ che io sto utilizzando, e le adeguate risposte alle mie domande?

    Hai detto che esiste un esperire del cuore, una forma d’intuito proveniente dal cambiamento di “punto di visione” e non altrimenti.

    Ma se la ”˜consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia forse anche ogni “punto di visione”?

    Dicesti inoltre: “Sei capace di lasciare che si arresti il pensiero totalmente.” E poi :“Di sicuro non è il pensiero che fornisce risposte.”

    Ma se la ”˜consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia forse anche il pensiero?

    Ultimamente: “l’accordo manca nella lettura della realtà fornita dall’ego.”

    Ma se la ”˜consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia forse anche la lettura della realta’ fornita dall’ego, e l’ego stesso?

    Ricordi? “…i “risultati” non può vederli la mente che sta parlando… dunque come spiegarli?”

    Ma se la ”˜consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia forse anche la mente che sta parlando?

    E ancora: “E’ la consapevolezza che man mano rischiara le parti non illuminate, sino al bagliore definitivo.”

    Ma se la ”˜consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia forse anche le parti non-illuminate?

    Aspetta ce n’e’ ancora: “Risvegliare la coscienza..è il lavoro che si fa,altrimenti cosa?”

    Ma se la ”˜consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia forse anche la coscienza assopita? Ed essendo li’, dovunque e comunque, che si autoriconosce, a noi quale lavoro serve? Il ”˜fatto’ che abbraccia tutto, anche noi, adesso, cosa cambia?

    Tutti questi concetti da te espressi: una mente che puo’ e una che puo’ parlare, il pensiero che puo’ esperire e quello che non puo’, le parti che non sono e quelle che sono illuminate, la cosienza che prima dorme e poi si risveglia sono ovviamente dualistici, non vedi?

    La domanda posta era: “Ma se la ’consapevolezza’ abbraccia tutto, non abbraccia anche il dualismo del pensiero, l’ego, la realta’, o e’ un abbracciare selettivo, discriminante, appunto dualistico?”

    Questo tuo ‘trovato’, sperimentato’ e ‘verificato’ non-dualismo ha sempre due pesi e due misure, esso e’ quindi, ovviamente, dualistico, te ne sei accorto?

    Romano:
    Lo so, va sempre a finire cosi’: quando si dicono le cose come stanno si viene sempre bollati come ‘aridi’, e/o ‘cinici’. Affidare all’indignazione la risposta e’ troppo poco.

  13. eckhart

    Do e mando :Questo tuo ”˜trovato’, sperimentato’ e ”˜verificato’ non-dualismo ha sempre due pesi e due misure, esso e’ quindi, ovviamente, dualistico, te ne sei accorto?
    °°°
    non si tratta di avere due persi e due misure,ma di spostare il punto di visione,secondo l’aspetto che si sta guardando per coglierne quello che si evidenzia.

    perchè hai cambiato nick?

  14. Do, e mando.

    Solo un cambio di forma… ma torniamo al punto.

    eckhart: “non si tratta di avere due pesi e due misure, ma di spostare il punto di visione, secondo l’aspetto che si sta guardando per coglierne quello che si evidenzia.”

    Nel tuo caso specifico si tratta proprio di due pesi e due misure, o, se desideri, ‘inconsapevolezza’, smarrimento, risultante in continua contraddizione per giustificare il fatto che non sai di cosa parli.
    Questo e’ cio’ che si ‘evidenzia’.
    Se, come tu sostieni, la ‘consapevolezza’ abbraccia tutto, non serve, come tu sostieni, spostare ‘punto di visione’, perche’ essa e’ in qualsiasi punto di visione.

  15. eckhart

    dice Do e mando:Se, come tu sostieni, la ‘consapevolezza’ abbraccia tutto, non serve, come tu sostieni, spostare ‘punto di visione’, perche’ essa e’ in qualsiasi punto di visione.

    °°°
    ..forse non t’avvedi o perdi il riferimento..
    ma qui si è sempre sul piano del linguaggio logico-razionale e a questo ci si attiene per necessiità di comunicazione.
    Oltretutto,se ci ponessimo sempre nel piano assoluto non si evidenzierebbe nulla,
    e nulla potrebbe essere descritto o sostenuto.

  16. paritoshluca

    Ma qual’è il problema..?
    Il significato delle parole è dato da chi le ascolta e da chi le pronuncia..e quando le menti si discostano troppo da un punto in comune ci sono solo fraintendimenti..

    Mi sembra ovvio che un blog sulla Quarta Via approfondisca temi della Quarta Via..e non di altre Vie o nessuna..

    Come se io andassi in un blog di calcio a dire che le partite sono da sottosviluppati e da beoti e che non significano nulla..

    L’unica differenza con qui è che nel forum di calcio verremmo cacciati subito a calci in culo..mentre qui si tollerano anche i lupi in veste di lupi che di certi argomenti non hanno capito un bel nulla e si ostinano a parlarne per ridicolizzarli..

    Cumunque..se i post fossero più cirostanziati e meno caotici si potrebbe anche abbozzare una risposta per passare il tempo..ma così diventa impossibile tenere un filo logico..