La Quarta Via nel XXI secolo: una testimonianza
Con 1500 membri e 60 centri sparsi in tutto il mondo, la Fellowship of Friends è attualmente la più grande scuola esistente ispirata agli insegnamenti della Quarta Via (introdotti in Occidente da George Gurdjieff e Peter Ouspensky).
In Italia, è stato pubblicato da Ubaldini il libro del suo fondatore Robert Earl Burton, “Il ricordo di sé”, che a tutt’oggi è l’unico testo dedicato interamente a questa tecnica. La sede della Fellowship è Apollo, in California. Qui vive Girard Haven, il “numero due” dell’organizzazione, oltre che un prolifico autore di libri sulla Quarta Via (sei volumi pubblicati in inglese sull’argomento, disponibili in Amazon), che noi abbiamo intervistato per Innernet.
Vedo che la scuola di cui fai parte ha diversi siti, chiamati “Presenza vivente”, “Essere presenti”, “La via verso la presenza”, “La presenza” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Puoi spiegare, per favore, cosa vuol dire essere presenti, e perché una persona normale dovrebbe cercare di essere presente?
Essere presenti è l’arte di focalizzare la propria attenzione sul momento presente. Vuol dire essere consapevoli di ciò che si sta facendo, perché e dove lo si sta facendo, i suoi possibili effetti sugli altri e i propri vari scopi, e il suo rapporto con le forze superiori.
Quindi, è possibile pensare al passato o al futuro, o immaginare soluzioni a un problema, restando presenti, ma solo se si riesce a mantenere un’intensa consapevolezza di ciò che si sta facendo e del perché. Senza una tale intensa consapevolezza di se stessi nel momento, la nostra vita ci scivola sopra come un sogno, ed è semplicemente meglio essere svegli che addormentati.
Altre tradizioni spirituali, come il buddhismo e il sufismo, parlano dell’importanza di essere presenti. Cosa distingue la Quarta Via da queste altre tradizioni?
Se le comprendiamo nel modo giusto, tutte le tradizioni spirituali parlano dell’importanza della presenza come ponte tra l’umano e il divino. Le differenze stanno nei metodi e le tecniche usati per sviluppare la presenza. La Quarta Via, e in particolare la Fellowship of Friends, impiega metodi particolarmente adatti all’epoca contemporanea.
A tal proposito, molte persone trovano più facile essere presenti durante un’attività fisica che mentre stanno al computer (ovvero, per la maggior parte della loro giornata). Tu avresti qualche consiglio particolare per promuovere la presenza al PC?
La lotta per essere presenti è fondamentalmente la stessa in tutti i luoghi e momenti, e noi dobbiamo provare gratitudine per le varie opportunità di lavoro fornite dalle diverse circostanze (oltre a saperle usare). Nello specifico, l’opportunità costituita dall’uso di un computer consiste nella pratica dell’attenzione divisa, e uno dei modi più efficaci per fare ciò è introdurre sofferenza volontaria.
Questo vuol dire, per esempio, stare leggermente scomodi, seduti un po’ più vicino o lontano del solito dal computer, in una posizione leggermente disagevole, con dei vestiti un po’ troppo pesanti o la cintura appena troppo stretta. L’idea è quella di avere una leggera fonte di irritazione che ci dia qualcosa di cui essere consapevoli oltre al computer, ma non al punto da provocare danni o interferire con il nostro lavoro.
Si possono pure usare le impressioni, come ascoltare musica (anche una musica che non ci piace potrebbe fungere da sottile sofferenza volontaria) o rendere l’ambiente più bello. È possibile utilizzare un programma di pop-up che interrompa periodicamente le nostre identificazioni, riportandoci al presente. Come ha scritto Rodney Collin: “Il lavoro è il lavoro, e da un punto di vista più vasto, tutto dipende da colui che cerca di fare quanto è richiesto. Le scuse, per quanto raffinate, non contano”
Ho sentito dire che l’infarto che hai avuto nel 2000, quando stavi nella tua scuola già da vari decenni, è stato un evento importante per la tua evoluzione. Puoi dire in che modo hai “tratto profitto” (per dirla con Gurdjieff) da questo evento?
Prima dell’infarto, mi svegliavo al mattino, facevo ciò che dovevo fare durante il giorno, quindi andavo a letto. Dopo l’infarto, a parte qualche leggero cambiamento riguardo ciò che dovevo fare, è stato esattamente lo stesso. In altre parole, il mio corpo ha sofferto un infarto, ma io no. Non saprei dire se ho tratto profitto o meno dall’infarto, perché non posso sapere come sarebbe stata la mia vita se esso non fosse avvenuto.
Questo infarto ha ti ha reso semiparalizzato, giusto?
Per l’esattezza, solo la metà destra del mio corpo è rimasta parzialmente paralizzata. Per tornare alla tua domanda precedente, apparentemente gli altri sono rimasti più scioccati dall’infarto di me. Per me, è stato semplicemente un altro evento della mia vita, e poiché gli eventi della mia vita sono il materiale con cui lavoro per la mia evoluzione, l’infarto non ha fatto che fornire qualcos’altro su cui lavorare.
Allo stesso tempo, sono certo che tutto viene predisposto dalle forze superiori e che queste ultime mi forniscono il materiale necessario con cui lavorare. Se non ci fosse stato l’infarto, sarebbe arrivato qualcos’altro. La distinzione tra “buono” e “cattivo” dipende dal mio atteggiamento e dal modo in cui uso gli eventi della mia vita, esattamente come è stato per l’infarto.
Nella scuola di cui fai parte si parla della “trasformazione della sofferenza”. Puoi spiegare di che si tratta?
La sofferenza deriva dal desiderio che le cose siano diversamente da come sono, il che, ovviamente, è impossibile: ciò che è, è. Questo vale anche per i dolori o disagi più istintivi: uno non recrimina per la “sofferenza” causata da un lungo viaggio al caldo, se davvero desidera arrivare dove sta andando e non esistono alternative… In quei casi, nemmeno si va in immaginazione riguardo l’aria condizionata!
Quindi, il primo passo per acquisire la libertà (il che non implica la cessazione) dalla sofferenza è l’accettazione di ciò che è; in altre parole, il primo passo è la presenza. Ma la vera trasformazione è qualcosa di più di una neutra accettazione; si tratta, in realtà, di desiderare che le cose stiano esattamente così come sono.
Ciò richiede, primo, una forza di volontà, nel campo delle emozioni, sufficientemente grande da non permettere altri tipi di emozioni; secondo, una verifica e comprensione delle forze superiori tale da poterci fidare totalmente del fatto che tutto è stato predisposto per il nostro massimo bene. In tal modo, quella che chiamiamo sofferenza può essere trasformata nello stato di amore divino.
Perché, secondo te, una scuola suscita spesso un’opposizione accesa, anche veemente?
Lo scopo di una scuola non è aiutare una persona a diventare migliore (fatto che comunque avviene), ma aiutarla a diventare un essere completamente diverso. La maggior parte delle persone ha paura di cambiare veramente, e di solito le persone si oppongono a ciò che temono.
In Italia, Gurdjieff viene ormai considerato un uomo straordinario, un “risvegliato”. Altrettanto non si può dire di Ouspensky, che anzi è talvolta visto come un giuda che ha tradito il suo Maestro. So che tu hai un’alta considerazione di Ouspensky. Potresti per favore aiutare il pubblico italiano a capire perché, secondo te, anche lui era un risvegliato?
Il punto non è se lui fosse o meno un risvegliato, ma se lui (o i suoi insegnamenti) possono aiutare il mio risveglio. Io ho verificato, attraverso la mia esperienza, che il mio Maestro è una di queste persone, e lui ha detto che anche Ouspensky lo era. Ho pure verificato, sotto la guida del mio Maestro, che l’opera di Ouspensky è stata per me estremamente preziosa. Allora, perché dovrei dubitare di ciò che il mio Maestro ha detto di lui?
La tua scuola usa spesso l’arte e la contemplazione della bellezza. In che modo queste possono essere attività spirituali? Perché esporsi a belle impressioni può aiutare a “creare l’anima”, per citare il titolo di uno dei tuoi libri?
Non ci sono dubbi che lo stato di presenza sia uno stato meraviglioso. Di conseguenza, la contemplazione della bellezza ci consente di vivere un aspetto della presenza tramite esperienze che ci sono normalmente disponibili. Inoltre, nella nostra epoca abbiamo, come mai prima, la capacità di scegliere le impressioni di cui circondarci. Splendide riproduzioni dei maggiori capolavori artistici e di paesaggi naturali possono stare appese ai nostri muri o essere ammirate nei libri o in Rete.
Il nostro cibo e i nostri vestiti non devono più necessariamente essere prodotti nel raggio di pochi chilometri da dove abitiamo, e ogni volta che lo vogliamo possiamo ascoltare esecuzioni dei più grandi musicisti mondiali. Traendo vantaggio da queste opportunità, gli studenti di una scuola del risveglio del ventunesimo secolo possono manipolare le proprie esperienze in modi impossibili per le scuole del passato, e noi stiamo attivamente esplorando tali possibilità.
Un’ultima domanda: ho sentito dire che recentemente la tua scuola ha abbandonato il sistema, come fece Ouspensky negli ultimi mesi di vita. È vero? Se sì, qual è la nuova forma della tua scuola? Ma già che ci siamo: secondo te, Ouspensky ha davvero abbandonato il sistema?
Riguardo “l’abbandono del sistema”, una delle cose che penso è che il sistema – ma, in realtà, qualsiasi insegnamento – è come un ponteggio che si usa per costruire un edificio: una volta completato l’edificio, il ponteggio ha esaurito il suo compito e viene abbandonato. Un’altra analogia può essere quella delle casseforme in cui si versa il cemento e che vengono rimosse dopo che quest’ultimo si è solidificato. Infine, si può pensare alle fondamenta di un palazzo, che vengono nascoste dalla successiva costruzione di quest’ulimo.
In tutti i casi, quello che Ouspensky disse non implica che egli avesse dubbi sul Sistema, ma semplicemente che non ne aveva più bisogno.
In modo simile, per quasi trent’anni, la scuola di cui faccio parte si è concentrata su quegli aspetti del sistema di Ouspensky che il nostro Maestro riteneva i più pratici. Tuttavia, nell’ultimo decennio siamo andati al di là di essi. Il modo più facile per spiegare tale cambiamento è utilizzare l’analogia di Ouspensky del maggiordomo e del padrone di casa.
All’inizio, nella casa regna il caos e il maggiordomo deve far sì che i vari servitori siano al posto giusto e intenti ai loro compiti, in modo che la casa sia pronta all’arrivo del padrone. Il Sistema, almeno la parte che noi abbiamo usato, riguarda lo sviluppo del maggiordomo e l’ordinamento della casa. Ora che quei compiti sono stati sufficientemente eseguiti, la scuola ha rivolto la sua attenzione alle responsabilità del maggiordomo quando il padrone è in casa.
In altre parole, ci si aspetta che tutti conoscano il “sistema”, ovvero il proprio ruolo nell’ambito della corretta manutenzione della casa, per cui adesso bisogna semplicemente concentrarsi sul fare il proprio lavoro.
Abbandonando l’analogia, il punto oggi non è più promuovere il giusto lavoro interiore e attivare la presenza, bensì sostenere e prolungare quest’ultima. Lo studio del sistema può essere abbandonato – o lasciato indietro – per approfondirne invece gli usi pratici.
English version
The Fourth Way in the XXI Century: A Practitioner’s Perspective
With 1500 members and 60 centers all over the world, the Fellowship of Friends is today the biggest school taking inspiration from the Fourth Way teachings (brought to the West by George Gurdjieff and Peter Ouspensky).
Its teacher, Robert Earl Burton, wrote the book “Self Remembering”, that today is still the only book totally devoted to this ancient practice, translated into many languages. We went to the Fellowship home in Apollo, California. There we interviewed Girard Haven, the “number two” in the organization, and a prolific author of Fourth Way books (six books, available on Amazon). What follows is our interview.
I noticed that the school you are a part of is called “Living presence”, “Being Present,” “Pathway to Presence,” and “La Presenza.” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Can you please explain what being present means, and why a normal person should try to be present?
Being present is the art of focusing one’s attention in and on the present moment. It is being aware of what one is doing, why one is doing it, where one is doing it, its possible effects on others and on one’s various aims, and its relation to higher forces.
Thus, it is possible to think of the past or the future, or to imaginesolutions to a problem while one is being present, but only if one can maintain an intense awareness of the fact that one is doing that and the purpose for it. Without such an intense awareness of oneself in the moment, our lives pass us by as if in a dream, and it is simply better to be awake than asleep.
Other spiritual traditions, such as Buddhism and Sufism, speak of the importance of being present. What distinguishes the Fourth Way from these other traditions?
Rightly understood, all spiritual traditions stress the importance of presence as the gateway between the human and the divine. Where they differ is in the methods and techniques used to develop presence. The Fourth Way, and in particular the Fellowship of Friends, incorporates methods particularly suited to the times in which we live.
With regards to this, many people find easier to be present while they are doing some physical activity, and more difficult while they are at the computer (that is the biggest part of their day). Do you have any special suggestion for promoting presence while we are at the PC?
The struggle to be present is fundamentally the same at all times and in all places, and we must grateful for, and make use of, the various opportunities for work which are provided by different circumstances. The particular opportunity which is provided by using a computer is to practice divided attention, and one of the most effective ways to do this is to introduce voluntary suffering.
This involves making yourself a little uncomfortable, for instance, sitting a little too close to the computer or a little farther away from it, or in a slightly uncomfortable position, or dressing a little too warmly, or having your belt a little too tight. The idea is to create just enough of an irritant to be give oneself something to be aware of in addition to the computer, but not so much as to cause harm or even to interfere with one’s work.
One can also use impressions, such as actually listening to music (music one does not like can introduce a little voluntary suffering as well) or making the environment more beautiful. And a pop-up program can be used to periodically interrupt identification and bring one back to the present. In short, there is no easy answer. As Rodney Collin wrote, “Work is work, and from a larger point of view it is merely a question of who will try to do what is required. The delicacy of the excuse is not taken into account.”
I heard that the stroke that you had in 2000, when you had been in the school for several decades, was an important event in your spiritual evolution. Can you say how you “profited” (as Gurdjieff called it) from this situation?
Before the stroke, I would awake in the morning, do what needed to be done during the day, and then go the bed. After the stroke, except for some changes in the details of what needed to be done, it was exactly the same. In other words, my body suffered a stroke, but I was unaffected. Whether I profited from the stroke or not, I do not know, as I have no idea what my life would be like if the stroke had not happened.
It left half of your body paralyzed, is that right?
Actually, it is the right half of my body and it is only partially paralyzed. To go back to your previous question, other people seemed to be more shocked by the stroke than I was. To me, it was merely another event in my life, and since the events of my life are the material I work with for my evolution, the stroke merely provided something else to work with.
At the same time, I am certain that everything is arranged by higher forces, and they provide the necessary material for me to work with. If it had not been a stroke, it would have been something else. Whether that would have been ‘good’ or ‘bad’ would depend on my attitude toward it and the way in which I used it, just as was the case with the stroke.
In the School you are part they speak of the “transformation of suffering.” Can you explain what this is?
Suffering results from a wish that things could be other than they are, which is, of course, impossible — what is, is. This is true even of most instinctive discomfort or pain: one does not object to the “suffering” of a long, hot drive if one really wants to get where one is going and there is no choice — and one does not have imagination about air conditioning!
Thus, the first level of gaining freedom from (in contrast to cessation of) suffering is acceptance of what is, that is, the first step is presence. But true transformation is more than neutral acceptance; it is actually wishing things to be exactly as they are. This requires, first, enough will with respect to one’s emotions to disallow any other emotions, and second, a sufficient verification and understanding of higher forces to have a complete and unquestioning trust that they have arranged everything for the greatest good. In this way, what we call suffering can be transformed into the state of divine love.
Why do you think that a School often attracts strong, even vehement, opposition?
The aim of a real school is not to help one become a better person (although that does happen); it is to help one to become an altogether different being. Most people are actually afraid of becoming truly different, and what people fear, they usually oppose.
In Italy, Gurdjieff is seen as an extraordinary figure – an “awakened” being. This is not the case for Ouspensky, who is even seen as having abandoned his Teacher. You seem to think highly of Ouspensky, and consider him awakened as well. Can you please speak about Ouspensky to the Italian readers to help them understand why, according to you, he is an awakened (conscious) being?
The real question is not whether someone was awakened himself; it is whether he (or his teachings) can help me to awaken. I have verified through my own experience that my Teacher is such a man, and he, in turn, has said that Ouspensky was such a man. What I have verified is that, under the guidance of my Teacher, Ouspensky’s works have been extremely valuable. Why, then, should I doubt what my Teacher has said about him?
Your school often uses art and the contemplation of beauty. In which way can this be a spiritual activity? Why does exposing oneself to beautiful impressions help in “Creating a Soul,” as you have titled one of your books?
Without question, the state of presence is a beautiful experience. Consequently, appreciation of beauty allows us to experience an aspect of presence through experiences which are normally available to us. Moreover, in our age we have an unprecedented ability to choose the impressions with which we surround ourselves.
Magnificent reproductions of the world’s greatest art and natural beauty can be hung on our walls, or be found in books or on-line. Our food and clothing are no longer limited to what can be produced within a few miles of our homes, and we can hear performances by the world’s best musicians whenever we wish.
By taking advantage of these possibilities, students in a twenty-first century school of awakening can manipulate their experience in ways that we not possible for the schools of the past, and we are actively exploring those possibilities.
It is said that recently your School abandoned the System, as Ouspensky did in his last months of life. Is that true? What is the new form of your School? And by the way, did Ouspensky really abandon the System, according to you?
One way that I think about “abandoning the system” is that the system — or any teaching, for that matter — is like a scaffolding used in the construction of a building; once the building is complete, the scaffolding has served its purpose and is abandoned. Another analogy is provided by the forms which are used for pouring concrete and then removed once the concrete hardens.
And one can also view it in terms of the foundations for a building, which are then hidden by the subsequent construction. In any case, Ouspensky’s statement does not imply that he had any doubts about the System, but only that he no longer needed it.
Similarly, for a little over the first thirty years of its existence the School of which I am a part focused on those aspects of Ouspensky’s System which our teacher found most practical. However, in the last decade, we have moved beyond that. The easiest way to explain the change is in terms of Ouspensky’s analogy of the steward and the master in a large household.
At first, the house is in disarray and the steward must set the servants into their proper places doing their own jobs, so that the house will be ready for the master when he comes. The System, at least the part we used, is about the development of the steward and the ordering of the house.
Now that those tasks have been sufficiently taken care of, the School has turned its attention to the question of the steward’s responsibilities when the master is in residence. In other words, everyone is expected to know the ‘system’ — that is, what their role in the right work of the household is — and now they simply need to concentrate on doing their job.
Dropping the analogy, the focus now is no longer on the question of promoting right work internally and engaging presence, but on the that of supporting and prolonging presence. Study of the System can be abandoned — or left behind — in favor of training in its practical use.
X DOMANDO…
non sento di rispondere nuovamente alle tue domande che darebbero forza ad altre nuove in un circolo senza fine..
ciò che avevo da esprimere è stato pubblicamente espresso…
un sorriso :)
dice Domando:Perche’ tali domande vengono bollate come provenienti da mancanza di pratica?
Non pensi che possano nascere proprio dalla conoscenza dei ”˜movimenti della tua mente’?
°°°
Non penso proprio..
Come si può essere così ingenui da ritenere che l’anima esista solo perché qualcuno lo sostiene senza fornire alcuna prova?
Cosa ti fa pensare che,” riguardo allo spirito, allo Spirito e al Divino (dentro e fuori di noi), Gurdjieff (al pari di Jung) ne sapesse e credesse molto più di quanto desse a intendere…”?
Ipoteticamente, non potrebbe essere che non ne parlasse perche’ non ne sapeva nulla, o nulla di piu’?
Non ti sembra che l’espressione “non gettare le perle ai porci” alle volte possa rivelarsi discriminatoria, conveniente, e denigratoria?“
Se “Quando sei ”˜qui e ora’, ossia in stato di uptime” rappresenta “lo scopo e il fine ultimo (esoterico, più che essoterico) di qualsiasi ’scuola’ o religione.” perche’ credi che possa essere ottenuto solo attraverso tali strutture?
Se “tutto ciò avviene, consciamente o incosciamente, si segua o no la Quarta Via, se ne senta o no il bisogno…” perche’ se ne sente il bisogno?
Nicola:
(Allo stesso modo) Come si può essere così ingenui da ritenere che l’anima esista solo perché qualcuno lo sostiene senza fornire alcuna prova?
Cosa ti fa pensare che,” riguardo allo spirito, allo Spirito e al Divino (dentro e fuori di noi), Gurdjieff (al pari di Jung) ne sapesse e credesse molto più di quanto desse a intendere…”?
Ipoteticamente, non potrebbe essere che non ne parlasse perche’ non ne sapeva nulla, o nulla di piu’?
L’alone di mistero non rende forse qualcosa ancor piu’ desiderabile?
Non ti sembra che l’espressione “non gettare le perle ai porci” alle volte possa rivelarsi discriminatoria, conveniente, e denigratoria?“
Se “Quando sei ”˜qui e ora’, ossia in stato di uptime” rappresenta “lo scopo e il fine ultimo (esoterico, più che essoterico) di qualsiasi ’scuola’ o religione…” perche’ credi che possa essere ottenuto solo attraverso tali strutture?
Se “tutto ciò avviene, consciamente o incosciamente, si segua o no la Quarta Via, se ne senta o no il bisogno…” perche’ se ne sente il bisogno?
Atisha:
Non pensi che sia proprio la mancanza di risposte a conferire “forza ad altre (domande) nuove in un circolo senza fine..”?
Eckhart:
Cosa ti fa pensare che i “movimenti della tua mente” siano imperscrutabili, speciali e originali?
Non e’ forse proprio questa la psicologia che porta ad unirsi ad un “cenacolo esoterico” o setta che dir si voglia?
Innalzarsi al di sopra del livello della conversazione, e’ forse un modo di congedarsi dalle domande e sbarazzarsi dell’onere di rispondere?
Riguardo alla tua conoscenza dei “movimenti della tua mente” (senza tralasciare la pratica), metteresti veramente la mano sul fuoco?
Scusa Domando
la mano sul fuoco ce l’ho messa e non vi è nessuna intenzione di sentirsi speciali o originali..son tue letture..
Vedo l’inutilità al momento di rispondere alle tue domande,tutto qui..
ma non considerarlo come un prendere le distanze..
non c’è giudizio in tutto questo,anche se così sembra.
Troppe risposte alimentano soltanto altre (inutili) domande. :-)
DOMANDO:
Atisha:
Non pensi che sia proprio la mancanza di risposte a conferire “forza ad altre (domande) nuove in un circolo senza fine..”?
assolutamente no.. ciò che conferisce la forza alle altre risposte è la mancanza di fiducia e la poca volontà verso un vero cambiamento..
siete pronti per un altro questionario ?
Ho fatto una specie di questionario da proporre agli studenti delle scuole
E\’ un lavoro in progress,un aiuto per far sì che chi è dentro si facesse le domande giuste. E\’ chiaro che se chiedi ad un uomo ipnotizzato se si sente dirà di no, così bisogna arrivarci per vie indirette. Per esempio uno studente che comprendeva benissimo di essere in qualche modo manipolato, ma questo lo studente lo chiama essere sotto l\’influenza migliore, una sorta di de programmazione forzata dal condizionamento precedente all ‘entrata in scuola. E nella scuola viene continuamente posta l’attenzione sul fatto che lo studente deve individuarsi
Nuovo Metodo per fare il Punto Nave
Prova a rispondere a queste domande per vedere in che posizione ti trovi nel percorso di evoluzione che stai praticando .
Prova a verificare se sul piano razionale e sul piano emozionale senti armonia di intenti, se questo sentiero ha un cuore o lo stai percorrendo per abitudine, per imitazione, per considerazione interna.
I tuoi amici e familiari ti appoggiano ?
Ti senti sostenuto da loro ?
Se tu fossi al loro posto come ti vedresti?
Dal loro punto di vista sei cambiato nel tempo? ? Sei per loro un polo di riferimento, per le tue qualità positive ? Ti sei fatto nuovi amici ? Al lavoro l’energia positiva che irradi ha creato un contesto più armonioso? La tua casa, la tua stanza è migliorata da quando sei entrato in scuola ? sei riuscito a permetterti qualche piccolo lusso ? Hai continuato e migliorato nelle tue attività prescolastiche ?Quante conoscenze nuove hai?
Al lavoro l’energia positiva che irradi ha creato un contesto più armonioso?
Hai cambiato lavoro? Se sì perché?
E’ migliorato il tuo ambiente lavorativo?
Tu quanto sei responsabile di questo? Hai dovuto confrontarti con scelte non facili, quali quella di dover rinunciare a qualcosa a cui tenevi per poterti permettere di sostenere i costi della scuola?
Pensi che il tuo gruppo preso come insieme stia evolvendo ? Cosa te lo fa pensare ? Il numero di persone che riuscite ad attrarre nella scuola ? L’atteggiamento rilassato degli studenti ? I collegamenti sempre più frequenti tra le varie idee del sistema ? State imparando un linguaggio comune che vi permette di comprendervi meglio ? Se sì come riusciresti a spiegarlo ? Le condivisioni degli altri ti sono utili ? E’ come aver fatto tu stesso quelle esperienze ? Ti sembra di essere in media più presente di un anno fa ? Hai dei riferimenti precisi ? Riesci a fare più cose e meglio ?
Hai perso qualche cattiva abitudine? Non hai dovuto compensare con qualcos’altro ? Ti svegli presto e con la voglia di vivere ? Sei ingrassato? Sei dimagrito ?
Cosa pensi succederebbe se adesso dovessi interrompere la scuola ? Pensi che perderesti presto tutto quello che hai acquisito ? Pensi che il centro magnetico che ti ha condotto alla scuola potrebbe orientarti nella vita a discriminare tra utile e non utile alla tua evoluzione ? Se no , perché ? Cosa pensi sia un uomo n° 4 ? Pensi che sarà il Maestro a dirti che sei pronto ? Pensi che tutta la tua vita sarà nella scuola ? Nell’organizzazione della scuola ? Cosa vuol dire mettere qualcuno al tuo posto ? Ci hai mai pensato attentamente ? Per te è forse passare da studente giovane a studente anziano ed essere anziano per altri nuovi studenti ? Pensi che dovresti cercarti un lavoro vicino al centro ? Pensi che 80 anni (di cui molti già trascorsi) siano pochi per evolvere e quindi bisogna andare ad un\’altra velocità ? Sei rilassato a considerare la tua posizione adesso ? Ti senti in pace con te stesso ? Pensi che se non migliori è perché non ti impegni abbastanza ? Non ti impegni abbastanza perché sei identificato coi tuoi bisogni ? dopo un incontro col Maestro tutto ti sembra più facile? Perché ? Che cosa avviene?
Hai compreso cos’è un super sforzo ? Hai compreso cos’è l’attrito ? Ti sono serviti nel tuo percorso fino ad ora ? Saresti capace di spiegarlo con parole tue ? Se dovessi uscire dalla scuola pensi perderesti tutto ?
Affidare la volontà all ”˜allenamento ha prodotto dei frutti ? Se no, perché ? Se si, perché hai bisogno ancora di un allenatore? E’ un pensiero o un emozione? Se è un emozione è un emozione positiva, ti allarga ti fa vedere una possibilità, riesci ad immaginarti senza un maestro, maestro di te stesso? Se si riusciresti a dettagliare e a darti una scadenza ? Se no , perché ?
Hai sperimentato l’orrore di se ? E’ un emozione che ti aiuta nella vita a raggiungere il tuo obiettivo´?
Sei grato di vivere ? Puoi cantarlo? Cosa ti impedisce di essere completamente felice adesso ? Nella meditazione entri nel silenzio ? Pensi di aver compreso cosa sia la disciplina?
Tutte le cose che non hai capito o compreso come pensi di comprenderle ? Fai domande nel gruppo ? Ti sembra che ti riescano a rispondere nel gruppo? Quando incontri il Maestro ti senti di poter fare le domande che hai ? Pensi non ci sia bisogno di domandare e che iòmasstro sa di cosa hai bisogno e saprà come farti comprendere ? Oppure ? Hai mai pensato che fare domande sia essere in opposizione ?
Ti sentiresti a disagio a domandare qualcosa che indicherebbe che tu nutri dubbi sull’efficacia del percorso ? Solo il Maestro ha la comprensione di queste idee? Cosa vuol dire questo ? Cerca di definire cos’è per te la relazione con il maestro. Un allenatore ? Un maestro di vita ? Un Maestro per tutta la vita”˜? Un Maestro anche per le tue prossime vite ? Sapresti spiegarti la differenza tra via del monaco e 4°via ?
Soldi e profitti
Credi veramente che i tuoi pagamenti ti aiutano ad apprezzare maggiormente il tuo lavoro ? Che i tuoi pagamenti aumentino la tua comprensione ?
Hai mai avuto resoconti dell’attività finanziaria della scuola ? Ti sentiresti in imbarazzo a domandarlo ? Se è così perché ?
Ti sentiresti a disagio a contrattare con la segreteria per questioni finanziarie ? nel farlo ? Perchè ? Ti consideri uno studente più serio quando li fai?
Nell’insegnamento vi è una parte non verificabile immediatamente, la parte detta Dottrina. Se qualcosa necessita di un tempo per essere verificato, quante volte lo devi vedere accadere prima di considerarlo verificato ?
Nel tuo approccio all’idea di verifica, ammetti la possibilità che essa possa non essere vera? O , tu la vedi più come una verità oggettiva che tu presumi essere vera ?
Se non riesci a verificare un idea, consideri questo un fallimento da parte tua ?
Crescita emozionale
Cosa succede quando uno studente lascia ? Hai ancora rapporti con qualcuno di loro ? Pensi si siano persi l’occasione della loro vita per evolvere ? Pensi potranno trovare un\’altra strada ? Ti piacerebbe sapere come stanno ? Pensi che se si dispereranno questa sarà una buona lezione per farli trovare sulla buona strada ? Se invece credi possano esistere altre strade non sei curioso di confrontarti ? Non pensi che ”˜l’altro è la tua possibilità “ riguardi anche loro? Ti senti un po’ tradito dal fatto che hanno lasciato il gruppo ?
Pensi che il gruppo come totalità sia responsabile di questa situazione ? Come pensi sia meglio agire ? Chiedi indicazioni agli studenti anziani? Visto che non gli puoi più parlare del lavoro pensi sia meglio non parlargli affatto ?
Sei in esitazione o imbarazzato a discutere di certi aspetti della scuola con gli amici e i parenti ?
Pensi che la Scuola possa essere in pericolo ?
Pensi ci siano forze che attivamente lavorino contro l’evoluzione ? Pensi stiano arrivando tempi difficili dove il tuo ruolo sarà determinante per la salvezza dell’umanità? Se dovessi uscire sentiresti di aver tradito una causa ?
Ti sentiresti a disagio a non partecipare ad un incontro del gruppo? Hai mai desiderato di non andarci ? E hai partecipato in ogni caso ?
Conosci la vera linea di trasmissione della scuola ? Se tu domandi questo agli anziani, qual è la loro risposta solita ? Ti sentiresti a disagio a domandarlo ? Perché pensi questa domanda potrebbe essere un tabù ? Pensi al maestro come un essere conscio ? Pensi sia un prodotto di un lavoro di Scuola? Per quanti anni ha frequentato? Se non è un prodotto del lavoro in una scuola allora è forse possibile lavorare da soli? O per lui è diverso ?
La tua casa, la tua stanza è migliorata da quando sei entrato in scuola ?
Il tuo gruppo sorride o è triste?
Gli studenti anziani, credi seguano un copione?
Le condivisioni di gruppo ricordano più la libertà o la prigionia?
Hai la sensazione che si ripetano sempre le stesse osservazioni e a ben guardare la profondità è anche la stessa?
Che peso ha sulle tue scelte il tuo conduttore?
Noti che anche senza motivo ti tratta volte dolcemente altre bruscamente?
A volte senti che la tua condivisione sia stata distorta per introdurre un argomento?
Hai notato una ristrettezza nel tuo vocabolario?
Utilizzi spesso sempre gli stessi termini?
E’ davvero un linguaggio comune?
Comune a chi?
Se sì come riusciresti a spiegarlo ? Le condivisioni degli altri ti sono utili ? E’ come aver fatto tu stesso quelle esperienze ? Ti sembra di essere in media più presente di un anno fa ?
Ora che hai scoperto come poter essere più presenti, credi che questa scuola ti porterà…dove?
Quando dimostrerai a te stesso di poter mettere in pratica da solo i frutti di quel nutrimento?
?
..un bel bagnetto??
..probabilmente romano è in ferie e gli piace tanto pigiare sui tasti..
ma l’idea del bagnetto senza pensieri…e rinfresca-mente..
:-))
Eckhart:
Perche’ credi sia inutile rispondere a domande riguardanti cio’ che viene detto?
Ovvero, credi sia inutile fare domande su cio’ che manca di chiarezza?
L’alternativa quindi sarebbe prendere le cose per scontate, o credere con un atto di fede in qualsiasi cosa uno sostenga?
Se si sostiene di aver compreso veramente qualcosa, di averlo provato, o ‘verificato’, non pensi sarebbe semplice spiegarlo?
A parte il ‘prendere le distanze’, o il ‘giudizio’, quando non si vuole rispondere non potrebbe semplicemente essere il caso di non saper e non poter rispondere (nato dal fatto di non sapere di cosa si stia parlando e alimentato dalla paura di fare una brutta figura non mostrandosi cosi’ all’altezza di quello che si pensa di se’ stessi)?
Qualora la risposta fosse incontrovertibile, non pensi che cio’ basterebbe a fermare ogni ulteriore domanda?
Atisha:
Alla domanda:
“Non pensi che sia proprio la mancanza di risposte a conferire “forza ad altre (domande) nuove in un circolo senza fine..”?
Tu rispondi:
“assolutamente no.. ciò che conferisce la forza alle altre risposte è la mancanza di fiducia e la poca volontà verso un vero cambiamento.”
Potresti per favore rivedere e chiarire?
fare chiarezza?!
credi che nel piano della logica si spieghi tutto?
Posso mostrarti qui una fotografia di una rosa e dopo invitarti ad annusarla..
Per il resto puoi pensare ciò che credi..
non ero qui per mostrare qualcosa..
ciao :-)
Eckhart:
Eppure tra le altre cose hai detto:
“la mente che ha esperito non è dualistica, quindi rende non-contraddizione ciò che lo sembra.”
“i “risultati” non può vederli la mente che sta parlando…”
“Risvegliare la coscienza..è il lavoro che si fa.”
“E’ la consapevolezza che man mano rischiara le parti non illuminate,sino al bagliore definitivo.”
“… l’ego che si prende tempo a costruirsi una torre dorata per poi passarne il resto a contemplarla… ”
“la verità può uccidere se non pronti..”
“la mente vede mappe e mai territori..e soltanto questa solo può giudicare-criticare.”
Vuoi dimostrare umilta’ non volendo entrare in chiari, ma oscuri, particolari?
Vuoi magnanimamente salvare la vita a chi morirebbe qualora esposto a mortali rivelatrici verita’?
Cosa volevi mostrare non-mostrando?
Cosa volevi dire senza dirlo?
Non pensi che si tratti invece di lanciare il sasso e nascondere la mano (che dice di essere stata sul fuoco)?
Non pensi sia piu’ facile ammettere che questo tipo di conoscenza provenga dal credere attraverso un atto di fede?
Perche’ ostinarsi a voler dimostrare di sapere di cosa si stia parlando quando non lo si sa?
Dici: “non ero qui per mostrare qualcosa.”
Cos’e’ successo allora?
Perche’ sei qui?
Domando:Non pensi sia piu’ facile ammettere che questo tipo di conoscenza provenga dal credere attraverso un atto di fede?
°°
sicuramente ci vuole molta fiducia e poca prevenzione..
deve scattare qualcosa nel cuore..
Le altre risposte conseguono da questa..ciao :-)
la conoscenza e la fede non sono due strade completamente diverse?
dioende cosa s’intende per fede..
se lo usiamo piuttosto che come credenza,nel senso di fiducia ovvero apertura,disponibilità verso l’ignoto,
amplia le potenzialità della conoscenza..
Eckhart:
Essendo la fede propriamente intesa come il credere in concetti, dogmi o assunti in base alla sola convinzione personale o alla sola autorità di chi ha enunciato tali concetti o assunti, al di là dell’esistenza o meno di prove pro o contro tali idee e affermazioni; come fa essa ad ampliare le potenzialita’ della conoscenza, essendo quest’ultima la comprensione di fatti, verità o informazioni ottenuti attraverso l’esperienza?
Fino a che punto e’ necessario alterare la definizione di ‘fede’,
perche’ quest’ultima diventi osservazione, pratica, perizia e conoscenza diretta?
Qualora ti stessi riferendo alla conoscenza come apprendimento, allora in che modo apprendere concetti enunciati senza l’esistenza o meno di prove pro o contro tali idee e affermazioni, si puo’ tradurre in conoscenza diretta, ed esperienza?
Non potendo essere persuasi in base ai fatti, non pensi che la propria convinzione si possa quindi solo basare sulla fede?
Perche’ tutti i ricercatori come te (new-age o meno, Quarta Via inclusa), non possono vedere che e’ tutto fondato semplicemente su di essa?
Hai forse paura di ammetterlo, compromettendo la presunta integrita’ di tale ricerca?
E questo, non e’ forse gia’ una chiara indicazione di essere condizionati dal proprio credo in un dogma?
Inoltre:
Vuoi forse farci intendere che non solo hai fiducia e disponibilita’ verso l’ignoto, ma ne hai anche conoscenza?
Essendo l’ignoto sconosciuto, ovvero non-noto, e’ forse a te noto?
E come, con qualcosa che scatta nel cuore?
Adesso anche il cuore puo’ ‘esperire’?
Quali ‘altre risposte conseguono da questa’?
personalmente credo sia molto importante nutrire questa fede-fiducia verso la propria pratica,un pò meno verso il “maestro” e molto meno verso la scuola.