La Quarta Via nel XXI secolo: una testimonianza
Con 1500 membri e 60 centri sparsi in tutto il mondo, la Fellowship of Friends è attualmente la più grande scuola esistente ispirata agli insegnamenti della Quarta Via (introdotti in Occidente da George Gurdjieff e Peter Ouspensky).
In Italia, è stato pubblicato da Ubaldini il libro del suo fondatore Robert Earl Burton, “Il ricordo di sé”, che a tutt’oggi è l’unico testo dedicato interamente a questa tecnica. La sede della Fellowship è Apollo, in California. Qui vive Girard Haven, il “numero due” dell’organizzazione, oltre che un prolifico autore di libri sulla Quarta Via (sei volumi pubblicati in inglese sull’argomento, disponibili in Amazon), che noi abbiamo intervistato per Innernet.
Vedo che la scuola di cui fai parte ha diversi siti, chiamati “Presenza vivente”, “Essere presenti”, “La via verso la presenza”, “La presenza” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Puoi spiegare, per favore, cosa vuol dire essere presenti, e perché una persona normale dovrebbe cercare di essere presente?
Essere presenti è l’arte di focalizzare la propria attenzione sul momento presente. Vuol dire essere consapevoli di ciò che si sta facendo, perché e dove lo si sta facendo, i suoi possibili effetti sugli altri e i propri vari scopi, e il suo rapporto con le forze superiori.
Quindi, è possibile pensare al passato o al futuro, o immaginare soluzioni a un problema, restando presenti, ma solo se si riesce a mantenere un’intensa consapevolezza di ciò che si sta facendo e del perché. Senza una tale intensa consapevolezza di se stessi nel momento, la nostra vita ci scivola sopra come un sogno, ed è semplicemente meglio essere svegli che addormentati.
Altre tradizioni spirituali, come il buddhismo e il sufismo, parlano dell’importanza di essere presenti. Cosa distingue la Quarta Via da queste altre tradizioni?
Se le comprendiamo nel modo giusto, tutte le tradizioni spirituali parlano dell’importanza della presenza come ponte tra l’umano e il divino. Le differenze stanno nei metodi e le tecniche usati per sviluppare la presenza. La Quarta Via, e in particolare la Fellowship of Friends, impiega metodi particolarmente adatti all’epoca contemporanea.
A tal proposito, molte persone trovano più facile essere presenti durante un’attività fisica che mentre stanno al computer (ovvero, per la maggior parte della loro giornata). Tu avresti qualche consiglio particolare per promuovere la presenza al PC?
La lotta per essere presenti è fondamentalmente la stessa in tutti i luoghi e momenti, e noi dobbiamo provare gratitudine per le varie opportunità di lavoro fornite dalle diverse circostanze (oltre a saperle usare). Nello specifico, l’opportunità costituita dall’uso di un computer consiste nella pratica dell’attenzione divisa, e uno dei modi più efficaci per fare ciò è introdurre sofferenza volontaria.
Questo vuol dire, per esempio, stare leggermente scomodi, seduti un po’ più vicino o lontano del solito dal computer, in una posizione leggermente disagevole, con dei vestiti un po’ troppo pesanti o la cintura appena troppo stretta. L’idea è quella di avere una leggera fonte di irritazione che ci dia qualcosa di cui essere consapevoli oltre al computer, ma non al punto da provocare danni o interferire con il nostro lavoro.
Si possono pure usare le impressioni, come ascoltare musica (anche una musica che non ci piace potrebbe fungere da sottile sofferenza volontaria) o rendere l’ambiente più bello. È possibile utilizzare un programma di pop-up che interrompa periodicamente le nostre identificazioni, riportandoci al presente. Come ha scritto Rodney Collin: “Il lavoro è il lavoro, e da un punto di vista più vasto, tutto dipende da colui che cerca di fare quanto è richiesto. Le scuse, per quanto raffinate, non contano”
Ho sentito dire che l’infarto che hai avuto nel 2000, quando stavi nella tua scuola già da vari decenni, è stato un evento importante per la tua evoluzione. Puoi dire in che modo hai “tratto profitto” (per dirla con Gurdjieff) da questo evento?
Prima dell’infarto, mi svegliavo al mattino, facevo ciò che dovevo fare durante il giorno, quindi andavo a letto. Dopo l’infarto, a parte qualche leggero cambiamento riguardo ciò che dovevo fare, è stato esattamente lo stesso. In altre parole, il mio corpo ha sofferto un infarto, ma io no. Non saprei dire se ho tratto profitto o meno dall’infarto, perché non posso sapere come sarebbe stata la mia vita se esso non fosse avvenuto.
Questo infarto ha ti ha reso semiparalizzato, giusto?
Per l’esattezza, solo la metà destra del mio corpo è rimasta parzialmente paralizzata. Per tornare alla tua domanda precedente, apparentemente gli altri sono rimasti più scioccati dall’infarto di me. Per me, è stato semplicemente un altro evento della mia vita, e poiché gli eventi della mia vita sono il materiale con cui lavoro per la mia evoluzione, l’infarto non ha fatto che fornire qualcos’altro su cui lavorare.
Allo stesso tempo, sono certo che tutto viene predisposto dalle forze superiori e che queste ultime mi forniscono il materiale necessario con cui lavorare. Se non ci fosse stato l’infarto, sarebbe arrivato qualcos’altro. La distinzione tra “buono” e “cattivo” dipende dal mio atteggiamento e dal modo in cui uso gli eventi della mia vita, esattamente come è stato per l’infarto.
Nella scuola di cui fai parte si parla della “trasformazione della sofferenza”. Puoi spiegare di che si tratta?
La sofferenza deriva dal desiderio che le cose siano diversamente da come sono, il che, ovviamente, è impossibile: ciò che è, è. Questo vale anche per i dolori o disagi più istintivi: uno non recrimina per la “sofferenza” causata da un lungo viaggio al caldo, se davvero desidera arrivare dove sta andando e non esistono alternative… In quei casi, nemmeno si va in immaginazione riguardo l’aria condizionata!
Quindi, il primo passo per acquisire la libertà (il che non implica la cessazione) dalla sofferenza è l’accettazione di ciò che è; in altre parole, il primo passo è la presenza. Ma la vera trasformazione è qualcosa di più di una neutra accettazione; si tratta, in realtà, di desiderare che le cose stiano esattamente così come sono.
Ciò richiede, primo, una forza di volontà, nel campo delle emozioni, sufficientemente grande da non permettere altri tipi di emozioni; secondo, una verifica e comprensione delle forze superiori tale da poterci fidare totalmente del fatto che tutto è stato predisposto per il nostro massimo bene. In tal modo, quella che chiamiamo sofferenza può essere trasformata nello stato di amore divino.
Perché, secondo te, una scuola suscita spesso un’opposizione accesa, anche veemente?
Lo scopo di una scuola non è aiutare una persona a diventare migliore (fatto che comunque avviene), ma aiutarla a diventare un essere completamente diverso. La maggior parte delle persone ha paura di cambiare veramente, e di solito le persone si oppongono a ciò che temono.
In Italia, Gurdjieff viene ormai considerato un uomo straordinario, un “risvegliato”. Altrettanto non si può dire di Ouspensky, che anzi è talvolta visto come un giuda che ha tradito il suo Maestro. So che tu hai un’alta considerazione di Ouspensky. Potresti per favore aiutare il pubblico italiano a capire perché, secondo te, anche lui era un risvegliato?
Il punto non è se lui fosse o meno un risvegliato, ma se lui (o i suoi insegnamenti) possono aiutare il mio risveglio. Io ho verificato, attraverso la mia esperienza, che il mio Maestro è una di queste persone, e lui ha detto che anche Ouspensky lo era. Ho pure verificato, sotto la guida del mio Maestro, che l’opera di Ouspensky è stata per me estremamente preziosa. Allora, perché dovrei dubitare di ciò che il mio Maestro ha detto di lui?
La tua scuola usa spesso l’arte e la contemplazione della bellezza. In che modo queste possono essere attività spirituali? Perché esporsi a belle impressioni può aiutare a “creare l’anima”, per citare il titolo di uno dei tuoi libri?
Non ci sono dubbi che lo stato di presenza sia uno stato meraviglioso. Di conseguenza, la contemplazione della bellezza ci consente di vivere un aspetto della presenza tramite esperienze che ci sono normalmente disponibili. Inoltre, nella nostra epoca abbiamo, come mai prima, la capacità di scegliere le impressioni di cui circondarci. Splendide riproduzioni dei maggiori capolavori artistici e di paesaggi naturali possono stare appese ai nostri muri o essere ammirate nei libri o in Rete.
Il nostro cibo e i nostri vestiti non devono più necessariamente essere prodotti nel raggio di pochi chilometri da dove abitiamo, e ogni volta che lo vogliamo possiamo ascoltare esecuzioni dei più grandi musicisti mondiali. Traendo vantaggio da queste opportunità, gli studenti di una scuola del risveglio del ventunesimo secolo possono manipolare le proprie esperienze in modi impossibili per le scuole del passato, e noi stiamo attivamente esplorando tali possibilità.
Un’ultima domanda: ho sentito dire che recentemente la tua scuola ha abbandonato il sistema, come fece Ouspensky negli ultimi mesi di vita. È vero? Se sì, qual è la nuova forma della tua scuola? Ma già che ci siamo: secondo te, Ouspensky ha davvero abbandonato il sistema?
Riguardo “l’abbandono del sistema”, una delle cose che penso è che il sistema – ma, in realtà, qualsiasi insegnamento – è come un ponteggio che si usa per costruire un edificio: una volta completato l’edificio, il ponteggio ha esaurito il suo compito e viene abbandonato. Un’altra analogia può essere quella delle casseforme in cui si versa il cemento e che vengono rimosse dopo che quest’ultimo si è solidificato. Infine, si può pensare alle fondamenta di un palazzo, che vengono nascoste dalla successiva costruzione di quest’ulimo.
In tutti i casi, quello che Ouspensky disse non implica che egli avesse dubbi sul Sistema, ma semplicemente che non ne aveva più bisogno.
In modo simile, per quasi trent’anni, la scuola di cui faccio parte si è concentrata su quegli aspetti del sistema di Ouspensky che il nostro Maestro riteneva i più pratici. Tuttavia, nell’ultimo decennio siamo andati al di là di essi. Il modo più facile per spiegare tale cambiamento è utilizzare l’analogia di Ouspensky del maggiordomo e del padrone di casa.
All’inizio, nella casa regna il caos e il maggiordomo deve far sì che i vari servitori siano al posto giusto e intenti ai loro compiti, in modo che la casa sia pronta all’arrivo del padrone. Il Sistema, almeno la parte che noi abbiamo usato, riguarda lo sviluppo del maggiordomo e l’ordinamento della casa. Ora che quei compiti sono stati sufficientemente eseguiti, la scuola ha rivolto la sua attenzione alle responsabilità del maggiordomo quando il padrone è in casa.
In altre parole, ci si aspetta che tutti conoscano il “sistema”, ovvero il proprio ruolo nell’ambito della corretta manutenzione della casa, per cui adesso bisogna semplicemente concentrarsi sul fare il proprio lavoro.
Abbandonando l’analogia, il punto oggi non è più promuovere il giusto lavoro interiore e attivare la presenza, bensì sostenere e prolungare quest’ultima. Lo studio del sistema può essere abbandonato – o lasciato indietro – per approfondirne invece gli usi pratici.
English version
The Fourth Way in the XXI Century: A Practitioner’s Perspective
With 1500 members and 60 centers all over the world, the Fellowship of Friends is today the biggest school taking inspiration from the Fourth Way teachings (brought to the West by George Gurdjieff and Peter Ouspensky).
Its teacher, Robert Earl Burton, wrote the book “Self Remembering”, that today is still the only book totally devoted to this ancient practice, translated into many languages. We went to the Fellowship home in Apollo, California. There we interviewed Girard Haven, the “number two” in the organization, and a prolific author of Fourth Way books (six books, available on Amazon). What follows is our interview.
I noticed that the school you are a part of is called “Living presence”, “Being Present,” “Pathway to Presence,” and “La Presenza.” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Can you please explain what being present means, and why a normal person should try to be present?
Being present is the art of focusing one’s attention in and on the present moment. It is being aware of what one is doing, why one is doing it, where one is doing it, its possible effects on others and on one’s various aims, and its relation to higher forces.
Thus, it is possible to think of the past or the future, or to imaginesolutions to a problem while one is being present, but only if one can maintain an intense awareness of the fact that one is doing that and the purpose for it. Without such an intense awareness of oneself in the moment, our lives pass us by as if in a dream, and it is simply better to be awake than asleep.
Other spiritual traditions, such as Buddhism and Sufism, speak of the importance of being present. What distinguishes the Fourth Way from these other traditions?
Rightly understood, all spiritual traditions stress the importance of presence as the gateway between the human and the divine. Where they differ is in the methods and techniques used to develop presence. The Fourth Way, and in particular the Fellowship of Friends, incorporates methods particularly suited to the times in which we live.
With regards to this, many people find easier to be present while they are doing some physical activity, and more difficult while they are at the computer (that is the biggest part of their day). Do you have any special suggestion for promoting presence while we are at the PC?
The struggle to be present is fundamentally the same at all times and in all places, and we must grateful for, and make use of, the various opportunities for work which are provided by different circumstances. The particular opportunity which is provided by using a computer is to practice divided attention, and one of the most effective ways to do this is to introduce voluntary suffering.
This involves making yourself a little uncomfortable, for instance, sitting a little too close to the computer or a little farther away from it, or in a slightly uncomfortable position, or dressing a little too warmly, or having your belt a little too tight. The idea is to create just enough of an irritant to be give oneself something to be aware of in addition to the computer, but not so much as to cause harm or even to interfere with one’s work.
One can also use impressions, such as actually listening to music (music one does not like can introduce a little voluntary suffering as well) or making the environment more beautiful. And a pop-up program can be used to periodically interrupt identification and bring one back to the present. In short, there is no easy answer. As Rodney Collin wrote, “Work is work, and from a larger point of view it is merely a question of who will try to do what is required. The delicacy of the excuse is not taken into account.”
I heard that the stroke that you had in 2000, when you had been in the school for several decades, was an important event in your spiritual evolution. Can you say how you “profited” (as Gurdjieff called it) from this situation?
Before the stroke, I would awake in the morning, do what needed to be done during the day, and then go the bed. After the stroke, except for some changes in the details of what needed to be done, it was exactly the same. In other words, my body suffered a stroke, but I was unaffected. Whether I profited from the stroke or not, I do not know, as I have no idea what my life would be like if the stroke had not happened.
It left half of your body paralyzed, is that right?
Actually, it is the right half of my body and it is only partially paralyzed. To go back to your previous question, other people seemed to be more shocked by the stroke than I was. To me, it was merely another event in my life, and since the events of my life are the material I work with for my evolution, the stroke merely provided something else to work with.
At the same time, I am certain that everything is arranged by higher forces, and they provide the necessary material for me to work with. If it had not been a stroke, it would have been something else. Whether that would have been ‘good’ or ‘bad’ would depend on my attitude toward it and the way in which I used it, just as was the case with the stroke.
In the School you are part they speak of the “transformation of suffering.” Can you explain what this is?
Suffering results from a wish that things could be other than they are, which is, of course, impossible — what is, is. This is true even of most instinctive discomfort or pain: one does not object to the “suffering” of a long, hot drive if one really wants to get where one is going and there is no choice — and one does not have imagination about air conditioning!
Thus, the first level of gaining freedom from (in contrast to cessation of) suffering is acceptance of what is, that is, the first step is presence. But true transformation is more than neutral acceptance; it is actually wishing things to be exactly as they are. This requires, first, enough will with respect to one’s emotions to disallow any other emotions, and second, a sufficient verification and understanding of higher forces to have a complete and unquestioning trust that they have arranged everything for the greatest good. In this way, what we call suffering can be transformed into the state of divine love.
Why do you think that a School often attracts strong, even vehement, opposition?
The aim of a real school is not to help one become a better person (although that does happen); it is to help one to become an altogether different being. Most people are actually afraid of becoming truly different, and what people fear, they usually oppose.
In Italy, Gurdjieff is seen as an extraordinary figure – an “awakened” being. This is not the case for Ouspensky, who is even seen as having abandoned his Teacher. You seem to think highly of Ouspensky, and consider him awakened as well. Can you please speak about Ouspensky to the Italian readers to help them understand why, according to you, he is an awakened (conscious) being?
The real question is not whether someone was awakened himself; it is whether he (or his teachings) can help me to awaken. I have verified through my own experience that my Teacher is such a man, and he, in turn, has said that Ouspensky was such a man. What I have verified is that, under the guidance of my Teacher, Ouspensky’s works have been extremely valuable. Why, then, should I doubt what my Teacher has said about him?
Your school often uses art and the contemplation of beauty. In which way can this be a spiritual activity? Why does exposing oneself to beautiful impressions help in “Creating a Soul,” as you have titled one of your books?
Without question, the state of presence is a beautiful experience. Consequently, appreciation of beauty allows us to experience an aspect of presence through experiences which are normally available to us. Moreover, in our age we have an unprecedented ability to choose the impressions with which we surround ourselves.
Magnificent reproductions of the world’s greatest art and natural beauty can be hung on our walls, or be found in books or on-line. Our food and clothing are no longer limited to what can be produced within a few miles of our homes, and we can hear performances by the world’s best musicians whenever we wish.
By taking advantage of these possibilities, students in a twenty-first century school of awakening can manipulate their experience in ways that we not possible for the schools of the past, and we are actively exploring those possibilities.
It is said that recently your School abandoned the System, as Ouspensky did in his last months of life. Is that true? What is the new form of your School? And by the way, did Ouspensky really abandon the System, according to you?
One way that I think about “abandoning the system” is that the system — or any teaching, for that matter — is like a scaffolding used in the construction of a building; once the building is complete, the scaffolding has served its purpose and is abandoned. Another analogy is provided by the forms which are used for pouring concrete and then removed once the concrete hardens.
And one can also view it in terms of the foundations for a building, which are then hidden by the subsequent construction. In any case, Ouspensky’s statement does not imply that he had any doubts about the System, but only that he no longer needed it.
Similarly, for a little over the first thirty years of its existence the School of which I am a part focused on those aspects of Ouspensky’s System which our teacher found most practical. However, in the last decade, we have moved beyond that. The easiest way to explain the change is in terms of Ouspensky’s analogy of the steward and the master in a large household.
At first, the house is in disarray and the steward must set the servants into their proper places doing their own jobs, so that the house will be ready for the master when he comes. The System, at least the part we used, is about the development of the steward and the ordering of the house.
Now that those tasks have been sufficiently taken care of, the School has turned its attention to the question of the steward’s responsibilities when the master is in residence. In other words, everyone is expected to know the ‘system’ — that is, what their role in the right work of the household is — and now they simply need to concentrate on doing their job.
Dropping the analogy, the focus now is no longer on the question of promoting right work internally and engaging presence, but on the that of supporting and prolonging presence. Study of the System can be abandoned — or left behind — in favor of training in its practical use.
Do e mando:belle parole… ma come al solito due pesi e due misure.
°°°
No,ancora peggio!
Mille pesi e mille misure :-)))
sì,meglio andare a nanna..
Dal manifesto del festival new-age dello scontato melenso:
“Ti abbraccio e in questo semplice gesto, c’è tutto l’amore che sento. Ogni asprezza si placa in te, e ti comprendo.”
Un abbraccio semplice ma poderoso e miracoloso capace di comprendere e placare ogni asprezza nel prossimo, anche a distanza. Un vero guaritore di talento.
“Abbiamo bisogno degli altri, eppure non lo vogliamo riconoscere. A volte usciamo di casa con il desiderio di abbracciare il nostro prossimo e ci ritroviamo, invece, a litigare con lui per un nonnulla.”
Solo chi vive in La-La-Land, e crede di essere la fatina degli abbracci che sparge amore su ogni fiore, esce di casa con tale desiderio.
“Siamo profondamente ricchi eppure questa ricchezza non vogliamo spargerla intorno a noi. Tendiamo ad accumularla per paura che qualcuno ce la possa rubare.
Taccagni, ci chiamano! La ”˜ricchezza interiore’ sara’ pure profonda, ma mica e’ senza fondo; chi puo’ biasimarci? GMQ lo sa bene che tale ricchezza e’ tenuta sotto chiave interiore, nella cassaforte interiore, della banca interiore, maturando interessi interiori.
“Per rompere il cerchio dovremmo iniziare ad amarci davvero, ma amore di sè non è egoismo; bensì è altruismo per sè stessi.” (Giovanni M. Quinti)
Avrebbe potuto essere: “amore di sè non è egoismo; bensi’ individualismo… ma per gli altri”, ma l’avremmo scoperto subito.
“Amore di sè non è egoismo; bensì è altruismo per sè stessi”?
Veramente diabolico questo concetto… amore di se’ e’ egocentrismo caritatevole, e’ narcisismo contrito, e’ generosita’ avara, e’ compassione autocrate, e’ tirchieria benefattrice, e’ misericordia spilorcia, e’ filantropia misantropa.
“Amore di sè non è egoismo; bensì è altruismo per sè stessi.”
… E’ bensi’ geniale!
Lasciate perdere quel GMQ. E’ un miserabile e le cose che scrive sono senza senso. Ma a chi vuole infinocchiare? Se ce lo avessi davanti lo prenderei a schiaffi. Tutto questo melensa maniera di trattare la Quarta Via è una vera oscenitá. Ci sono altre scuole valide in Italia. Ascoltate una che se ne intende.
Vale a dire? Sto ascoltando…
Non c’è bisogno di parlare.. chi cerca trova… ma di certo non quella faccia melensa del Q.
..è vero, proprio una faccia da ..quelo.. quel Q.
non so proprio come faccia a scrivere quelle oscenità!
Ma come… prima dici ‘che ci sono altre scuole valide in Italia’, e ‘Ascoltate una che se ne intende’ e poi dici che ‘non c’e’ bisogno di parlare’…
Ma che, niente niente sei un’altra quaquaraqua’?
Pensa quello che ti pare, sinceramente vado oltre le tue offese. Saluti
A me non mi sembra normale che una persona venga a dire “ci sono scuole serie, io lo so bene” e poi si rifiuti di parlarne… C’è qualcosa che non va, non vi pare? Anche perchè questo blog penso sia frequentato da persone potenzialmente interessate…
Se prima dici una cosa e poi un’altra e cio’ lo trovi offensivo mi dispiace, ma solo e’ un problema tuo.
Se pensi che le scuole di cui ‘parli’ siano veramente ‘valide’, non penso ci sia problema alcuno a parlarne.
Vale a dire? Sto ancora ascoltando…
..sono troll..
troll spirituali :)
Un’altra testimonianza: Avevo 19 anni
Le mie esperienze sessuali con Robert Burton cominciarono dopo una delle cene all’Academy. Avevo19 anni ed ero stato a Renaissance per circa un mese. Ero già stato a una cena, ma questa volta le cose andarono diversamente da come mi aspettavo. Dopo la cena Robert mi chiese di fermarmi per un minuto. Quando tutti se ne furono andati mi invitò nel suo “ufficio”. Si sedette sul divano e mi invitò a sedermi accanto a lui. Dopo qualche chiacchera, improvvisamente, mi tirò giù la chiusura lampo e cominciò a farmi un lavoro di bocca. Ero intontito, paralizzato e perplesso per ciò che stava succedendo. Non me lo aspettavo assolutamente, e non c’era il tempo di dire no. Quando rinvenni dissi che dovevo andare al bagno (il che era vero). Nel bagno vicino al suo ufficio rimasi da solo per un momento, ed ebbi il tempo di riprendermi dallo shock e fare mente locale. Io veramente non sapevo cosa pensarne. Era qualcosa che, fosse stato per me, non avrei mai fatto. Ma sentii che non potevo rifiutare quella persona, che era il mio maestro, e il fatto che Robert dicesse che questo era per il mio proprio bene gli dava ancora più peso. Dopo qualche minuto tornai indietro, sentendo la vergogna di star facendo sesso con un uomo. Quando fui ritornato lui mi riprese nel suo letto, dove continuò a farmi oggetto di un rapporto orale. Fisicamente era in qualche modo stimolante, ma emozionalmente era repellente. Robert se ne accorse perchè avevo difficoltà a mantenere l’erezione. Disse che potevo “venire tra le sue gambe se volevo” ma l’idea mi suonò completamente disgustosa e non dissi nulla. Volevo finirla il più presto possibile ma ancora sentivo che non potevo dire no a Robert. Alla fine gestii la cosa fantasticando di star facendo sesso con donne. Dopo, mentre giacevamo sul suo letto, le luci si fecero intermittenti. Robert disse che era l’influenza C, e che l’influenza C voleva che noi fossimo intimi. Infine Robert mi condusse fuori dalla porta principale. Ero così contento di non dover passare attraverso la cucina e di non vedere altre persone. Vergognandomi, scomparii nella notte. Per quanto possa sembrare strano, tutto questo non aveva minato la mia fiducia in Robert. Solo non sapevo come gestire la situazione e i miei sentimenti. Circa una settimana dopo stavamo lavorando nella vigna quando la Jeep di Robert arrivò al nostro filare e si fermò. Era il tempo della vendemmia, il clima era caldo e il lavoro pesante. In quel momento ci eravamo presi un intervallo. Rosemary Rexford venne verso di me scherzando “Devi piacere molto a qualcuno, perchè stai per andare a farti una nuotata”. Andammo a nuotare in un fiume non lontano da Renaissance. C’erano una decina di giovani della mia età e alcuni uomini più grandi che in genere accompagnano Robert ovunque vada (come il suo segretario e i due uomini che vivono all’Academy). Tutti nuotavano nudi, il che mi sembrò strano considerando lo stretto uso del costume nella Fellowship of friends. Solo più tardi capii che Robert aveva portato il suo harem a nuotare. Qualche giorno dopo ero alla lodge. Era un po’ tardi e molti erano andati a casa. Fui chiamato al telefono perchè Robert voleva parlarmi. Robert mi chiese di andare da lui. Dissi che mi sarebbe piaciuto essergli vicino, ma che non volevo avere ancora rapporti sessuali con lui. Apparentemente eravamo d’accordo e io dissi che non sarei andato. Poco tempo dopo fui invitato per una cena, una piccola cena nella cantina dell’Academy. C’erano due piccoli tavoli. Sedetti al tavolo con Robert. Il segretario di Robert sedette all’altro tavolo con un altro uomo. Non potevo vederli perchè ero seduto di schiena. Robert era chiaramente “non divertito” della nostra conversazione telefonica. Vedendo che stava cercando di nascondere la sua irritazione, gli chiesi “E’ una emozione negativa ”˜conscia’?” Lui rispose “Si …”. Con tutta la mia ingenuità gli credetti. Dopo, ringraziai Robert per la bella cena. Insistetti che non volevo avere rapporti sessuali con lui e andai a casa. Da quel momento in poi, molte cose cambiarono per me. Quando a Robert divenne chiaro che non avrei più fatto sesso con lui, molte porte si chiusero. Non più attenzione nè parole gentili da Robert. Non più cene. Non più regali. Non più insegnamento. Non più amore incondizionato. Anche quando fermai la sua macchina egli mi ignorò completamente (nota a margine: i suoi compagni da dentro l’automobile mi lanciarono uno sguardo pieno di dominio femminile che fece la mia confusione ancora più grande). Mi sentii molto solo in quel periodo e non (osai) parlare con nessuno. Mi chiamò alcune settimane più tardi chiedendomi se avevo ripreso in considerazione l’idea di fare sesso con lui, ma io avevo già stabilito fermamente il proposito che non avrei mai più fatto nulla di quel genere. Continuai a stare a Renaissance fino alla fine del mio visto di un anno. Dopo esser tornato nel mio paese, restai nella Fellowship of friends per altri tre anni. Sul finire della mia membership restai nella Fellowship of friends per tutte le persone sincere nel centro, che mi furono veramente di aiuto in tanti modi. Comunque arrivò un momento in cui vidi quegli studenti diventare sempre più identificati con la forma, e non potevo più sopportare di sostenere Robert con il mio stare nella Fellowship. A un certo punto provai a parlare al nostro direttore di centro sulla mia esperienza con Robert. Lei mi rispose: “Qualche volta bisogna trasformare le debolezze del maestro”. Mi ci volle molto tempo per elaborare questa cosa. Non era stata una relazione tra uguali. Robert aveva invece abusato della sua autorità e della mia ingenuità per forzarmi a fare sesso con lui. Se me lo avesse chiesto fin da subito, dicendomi che era per il suo piacere personale e che non c’era alcun obbligo di fare sesso con lui, io certamente avrei detto no. Invece lui mi saltò addosso quando tutte le difese della mia personalità erano abbassate. Egli usò la mia ingenuità dicendomi che fare sesso con lui era per il mio proprio bene e con il consenso dell’influenza C. Usò tutto ciò che era nelle sue possibilità per portarmi nel suo letto: cene, regali, attenzione. E quando questo non funzionò tolse tutte queste cose per forzarmi a fare nuovamente sesso con lui. E, più di tutto, mi fece qualcosa di cui mi sono sentito e mi sento disgustato. Sono sicuro che Robert non ha coscienza, e che non può essere conscio. Sbagliai credendo che “il più basso non può vedere il più alto”. Ma in realtà si dovrebbe dire “Il più basso non può vedere nulla – nè sopra nè sotto”. Io credo che lui sia un altro tipo di persona molto speciale. Ouspensky scrive di questo tipo: “Un hasnammuss è vagabondo e lunatico allo stesso tempo. […] non esita mai a sacrificare le persone o a provocare una enorme quantità di sofferenza solo per perseguire le sue ambizioni personali”. Tradotto da More History Needed?n. 584 del 27 settembre 2007 (http://fellowshipoffriends.wordpress.com/2007/09/17/the-fellowship-of-friends-discussion-part-21/#comment-8274).
interessante Michele..
avevo già letto rete qualcosa di simile..
Verità? menzogna?
mi pongo nella via di mezzo.. anche di Osho e altri maestri ne hanno raccontate molte.. e chissà che racconteranno di.. altri! :))
C’è sempre n 50% che ci amerà ed un 50% che ci odierà, pronto a disfarci.. E’ un classico leggere queste cose..
Ciò che mi salta all’occhio, se la cosa è stata disgustosa com’è possibile fermarsi lì per altri tre anni?
Sto riflettendo.. :-/
ps: non credo affatto al classico “lavaggio del cervello”.. e/o privazione della personalità..
Penso più che altro alla Legge di Attrazione e le altre leggi dello Spirito.. :) dura parlarne però, lo so…
Grazie Michele per aver postato tale testimonianza.
Per questa persona condividere tale esperienza sara’ stato sicuramente un compito doloroso e umiliante. E’ tutto cosi’ talmente assurdo e grottesco, per non dire tragico, che rende difficile pensare che possa essere frutto della fantasia. Perche’ questa persona avrebbe dovuto mentire?
Quello che salta all’occhio e’ il chiedersi se possa essere vero o falso. Il fatto che non si sia capaci di dubitare dell’integrita’ di figure ritenute ‘sante’ mostra che forse si e’ ancora sotto l’incantesimo del maestro/guru/scuola/credo.
Come e’ stato possibile continuare per altri tre anni dopo tale esperienza? Perche’ la fellatio psicologica somministrata dalla fede
fa deglutire i bocconi piu’ amari!
P.S. Ma quale “Legge di Attrazione e le altre leggi dello Spirito”?
Idem come sopra!
..bisogna comprendere che ognuno di noi ha livelli percettivi diversi..
e che certe cose esistono anche se non le vediamo.. e se non ci crediamo..
… bisogna comprendere cosa da’ ad ognuno noi ilivelli percettivi diversi…
Allora e’ vero che le luci intermittenti sono un segno che l’Inluenza ‘C’ esiste…
cosa dàa ad ognuno di noi percezioni diverse?
bè innanzitutto la Comprensione di come “gira il mondo”.. iniziando da se stessi..
quanto alle influenze Divine pensi non esistano? pensi di essere il massimo della Manifestazione cosmica? :))
vogliamo cambiargli nome? per me va bene.. chiamiamola Energia.
Lla luce intermittente è causata da bassa tensione.. ma che ne sappiamo noi a monte di quella bassa tensione chi è che la sta stuzzicando.. e perchè?
poi a farci i trip mentali siamo tutti bravi.. in più ognuno di noi percepisce le Manifestazioni in modo differente..
Propagandare ciò invece lo trovo stupido.. e soprattutto poco comprensibile all’esterno, a meno che gli stessi individui a confronto godano delle tali simili manifestazioni dell’Energia Una…
..un appunto.. e se quella manifestazione divina (luci intermittenti) stava dicendo altro al tipo in questione?
stava dicendo “ma che ca**o stai facendo?
era sicuro di saper tradurre tutto per il verso giusto? :-D