Innernet: Journey into Awareness
and Anima Mundi

11
Jun
2010
0

La Quarta Via nel XXI secolo: una testimonianza

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Girard HavenCon 1500 membri e 60 centri sparsi in tutto il mondo, la Fellowship of Friends è attualmente la più grande scuola esistente ispirata agli insegnamenti della Quarta Via (introdotti in Occidente da George Gurdjieff e Peter Ouspensky).

In Italia, è stato pubblicato da Ubaldini il libro del suo fondatore Robert Earl Burton, “Il ricordo di sé”, che a tutt’oggi è l’unico testo dedicato interamente a questa tecnica. La sede della Fellowship è Apollo, in California. Qui vive Girard Haven, il “numero due” dell’organizzazione, oltre che un prolifico autore di libri sulla Quarta Via (sei volumi pubblicati in inglese sull’argomento, disponibili in Amazon), che noi abbiamo intervistato per Innernet.

Vedo che la scuola di cui fai parte ha diversi siti, chiamati “Presenza vivente”, “Essere presenti”, “La via verso la presenza”, “La presenza” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it). Puoi spiegare, per favore, cosa vuol dire essere presenti, e perché una persona normale dovrebbe cercare di essere presente?

Essere presenti è l’arte di focalizzare la propria attenzione sul momento presente. Vuol dire essere consapevoli di ciò che si sta facendo, perché e dove lo si sta facendo, i suoi possibili effetti sugli altri e i propri vari scopi, e il suo rapporto con le forze superiori.

Quindi, è possibile pensare al passato o al futuro, o immaginare soluzioni a un problema, restando presenti, ma solo se si riesce a mantenere un’intensa consapevolezza di ciò che si sta facendo e del perché. Senza una tale intensa consapevolezza di se stessi nel momento, la nostra vita ci scivola sopra come un sogno, ed è semplicemente meglio essere svegli che addormentati.

Altre tradizioni spirituali, come il buddhismo e il sufismo, parlano dell’importanza di essere presenti. Cosa distingue la Quarta Via da queste altre tradizioni?

Se le comprendiamo nel modo giusto, tutte le tradizioni spirituali parlano dell’importanza della presenza come ponte tra l’umano e il divino. Le differenze stanno nei metodi e le tecniche usati per sviluppare la presenza. La Quarta Via, e in particolare la Fellowship of Friends, impiega metodi particolarmente adatti all’epoca contemporanea.

A tal proposito, molte persone trovano più facile essere presenti durante un’attività fisica che mentre stanno al computer (ovvero, per la maggior parte della loro giornata). Tu avresti qualche consiglio particolare per promuovere la presenza al PC?

La lotta per essere presenti è fondamentalmente la stessa in tutti i luoghi e momenti, e noi dobbiamo provare gratitudine per le varie opportunità di lavoro fornite dalle diverse circostanze (oltre a saperle usare). Nello specifico, l’opportunità costituita dall’uso di un computer consiste nella pratica dell’attenzione divisa, e uno dei modi più efficaci per fare ciò è introdurre sofferenza volontaria.

Questo vuol dire, per esempio, stare leggermente scomodi, seduti un po’ più vicino o lontano del solito dal computer, in una posizione leggermente disagevole, con dei vestiti un po’ troppo pesanti o la cintura appena troppo stretta. L’idea è quella di avere una leggera fonte di irritazione che ci dia qualcosa di cui essere consapevoli oltre al computer, ma non al punto da provocare danni o interferire con il nostro lavoro.

Si possono pure usare le impressioni, come ascoltare musica (anche una musica che non ci piace potrebbe fungere da sottile sofferenza volontaria) o rendere l’ambiente più bello. È possibile utilizzare un programma di pop-up che interrompa periodicamente le nostre identificazioni, riportandoci al presente. Come ha scritto Rodney Collin: “Il lavoro è il lavoro, e da un punto di vista più vasto, tutto dipende da colui che cerca di fare quanto è richiesto. Le scuse, per quanto raffinate, non contano”

Ho sentito dire che l’infarto che hai avuto nel 2000, quando stavi nella tua scuola già da vari decenni, è stato un evento importante per la tua evoluzione. Puoi dire in che modo hai “tratto profitto” (per dirla con Gurdjieff) da questo evento?

Prima dell’infarto, mi svegliavo al mattino, facevo ciò che dovevo fare durante il giorno, quindi andavo a letto. Dopo l’infarto, a parte qualche leggero cambiamento riguardo ciò che dovevo fare, è stato esattamente lo stesso. In altre parole, il mio corpo ha sofferto un infarto, ma io no. Non saprei dire se ho tratto profitto o meno dall’infarto, perché non posso sapere come sarebbe stata la mia vita se esso non fosse avvenuto.

Questo infarto ha ti ha reso semiparalizzato, giusto?

Per l’esattezza, solo la metà destra del mio corpo è rimasta parzialmente paralizzata. Per tornare alla tua domanda precedente, apparentemente gli altri sono rimasti più scioccati dall’infarto di me. Per me, è stato semplicemente un altro evento della mia vita, e poiché gli eventi della mia vita sono il materiale con cui lavoro per la mia evoluzione, l’infarto non ha fatto che fornire qualcos’altro su cui lavorare.

Allo stesso tempo, sono certo che tutto viene predisposto dalle forze superiori e che queste ultime mi forniscono il materiale necessario con cui lavorare. Se non ci fosse stato l’infarto, sarebbe arrivato qualcos’altro. La distinzione tra “buono” e “cattivo” dipende dal mio atteggiamento e dal modo in cui uso gli eventi della mia vita, esattamente come è stato per l’infarto.

Nella scuola di cui fai parte si parla della “trasformazione della sofferenza”. Puoi spiegare di che si tratta?

La sofferenza deriva dal desiderio che le cose siano diversamente da come sono, il che, ovviamente, è impossibile: ciò che è, è. Questo vale anche per i dolori o disagi più istintivi: uno non recrimina per la “sofferenza” causata da un lungo viaggio al caldo, se davvero desidera arrivare dove sta andando e non esistono alternative… In quei casi, nemmeno si va in immaginazione riguardo l’aria condizionata!

Quindi, il primo passo per acquisire la libertà (il che non implica la cessazione) dalla sofferenza è l’accettazione di ciò che è; in altre parole, il primo passo è la presenza. Ma la vera trasformazione è qualcosa di più di una neutra accettazione; si tratta, in realtà, di desiderare che le cose stiano esattamente così come sono.

Ciò richiede, primo, una forza di volontà, nel campo delle emozioni, sufficientemente grande da non permettere altri tipi di emozioni; secondo, una verifica e comprensione delle forze superiori tale da poterci fidare totalmente del fatto che tutto è stato predisposto per il nostro massimo bene. In tal modo, quella che chiamiamo sofferenza può essere trasformata nello stato di amore divino.

Perché, secondo te, una scuola suscita spesso un’opposizione accesa, anche veemente?

Lo scopo di una scuola non è aiutare una persona a diventare migliore (fatto che comunque avviene), ma aiutarla a diventare un essere completamente diverso. La maggior parte delle persone ha paura di cambiare veramente, e di solito le persone si oppongono a ciò che temono.

In Italia, Gurdjieff viene ormai considerato un uomo straordinario, un “risvegliato”. Altrettanto non si può dire di Ouspensky, che anzi è talvolta visto come un giuda che ha tradito il suo Maestro. So che tu hai un’alta considerazione di Ouspensky. Potresti per favore aiutare il pubblico italiano a capire perché, secondo te, anche lui era un risvegliato?

Il punto non è se lui fosse o meno un risvegliato, ma se lui (o i suoi insegnamenti) possono aiutare il mio risveglio. Io ho verificato, attraverso la mia esperienza, che il mio Maestro è una di queste persone, e lui ha detto che anche Ouspensky lo era. Ho pure verificato, sotto la guida del mio Maestro, che l’opera di Ouspensky è stata per me estremamente preziosa. Allora, perché dovrei dubitare di ciò che il mio Maestro ha detto di lui?

La tua scuola usa spesso l’arte e la contemplazione della bellezza. In che modo queste possono essere attività spirituali? Perché esporsi a belle impressioni può aiutare a “creare l’anima”, per citare il titolo di uno dei tuoi libri?

Non ci sono dubbi che lo stato di presenza sia uno stato meraviglioso. Di conseguenza, la contemplazione della bellezza ci consente di vivere un aspetto della presenza tramite esperienze che ci sono normalmente disponibili. Inoltre, nella nostra epoca abbiamo, come mai prima, la capacità di scegliere le impressioni di cui circondarci. Splendide riproduzioni dei maggiori capolavori artistici e di paesaggi naturali possono stare appese ai nostri muri o essere ammirate nei libri o in Rete.

Il nostro cibo e i nostri vestiti non devono più necessariamente essere prodotti nel raggio di pochi chilometri da dove abitiamo, e ogni volta che lo vogliamo possiamo ascoltare esecuzioni dei più grandi musicisti mondiali. Traendo vantaggio da queste opportunità, gli studenti di una scuola del risveglio del ventunesimo secolo possono manipolare le proprie esperienze in modi impossibili per le scuole del passato, e noi stiamo attivamente esplorando tali possibilità.

Un’ultima domanda: ho sentito dire che recentemente la tua scuola ha abbandonato il sistema, come fece Ouspensky negli ultimi mesi di vita. È vero? Se sì, qual è la nuova forma della tua scuola? Ma già che ci siamo: secondo te, Ouspensky ha davvero abbandonato il sistema?

Riguardo “l’abbandono del sistema”, una delle cose che penso è che il sistema – ma, in realtà, qualsiasi insegnamento – è come un ponteggio che si usa per costruire un edificio: una volta completato l’edificio, il ponteggio ha esaurito il suo compito e viene abbandonato. Un’altra analogia può essere quella delle casseforme in cui si versa il cemento e che vengono rimosse dopo che quest’ultimo si è solidificato. Infine, si può pensare alle fondamenta di un palazzo, che vengono nascoste dalla successiva costruzione di quest’ulimo.

In tutti i casi, quello che Ouspensky disse non implica che egli avesse dubbi sul Sistema, ma semplicemente che non ne aveva più bisogno.
In modo simile, per quasi trent’anni, la scuola di cui faccio parte si è concentrata su quegli aspetti del sistema di Ouspensky che il nostro Maestro riteneva i più pratici. Tuttavia, nell’ultimo decennio siamo andati al di là di essi. Il modo più facile per spiegare tale cambiamento è utilizzare l’analogia di Ouspensky del maggiordomo e del padrone di casa.

All’inizio, nella casa regna il caos e il maggiordomo deve far sì che i vari servitori siano al posto giusto e intenti ai loro compiti, in modo che la casa sia pronta all’arrivo del padrone. Il Sistema, almeno la parte che noi abbiamo usato, riguarda lo sviluppo del maggiordomo e l’ordinamento della casa. Ora che quei compiti sono stati sufficientemente eseguiti, la scuola ha rivolto la sua attenzione alle responsabilità del maggiordomo quando il padrone è in casa.

In altre parole, ci si aspetta che tutti conoscano il “sistema”, ovvero il proprio ruolo nell’ambito della corretta manutenzione della casa, per cui adesso bisogna semplicemente concentrarsi sul fare il proprio lavoro.
Abbandonando l’analogia, il punto oggi non è più promuovere il giusto lavoro interiore e attivare la presenza, bensì sostenere e prolungare quest’ultima. Lo studio del sistema può essere abbandonato – o lasciato indietro – per approfondirne invece gli usi pratici.

English version

The Fourth Way in the XXI Century: A Practitioner’s Perspective

With 1500 members and 60 centers all over the world, the Fellowship of Friends is today the biggest school taking inspiration from the Fourth Way teachings (brought to the West by George Gurdjieff and Peter Ouspensky).

Its teacher, Robert Earl Burton, wrote the book “Self Remembering”, that today is still the only book totally devoted to this ancient practice, translated into many languages. We went to the Fellowship home in Apollo, California. There we interviewed Girard Haven, the “number two” in the organization, and a prolific author of Fourth Way books (six books, available on Amazon). What follows is our interview.

I noticed that the school you are a part of is called “Living presence”, “Being Present,” “Pathway to Presence,” and “La Presenza.” (www.livingpresence.com, www.beingpresent.org, www.pathwaytopresence.org, www.la-presenza.it).  Can you please explain what being present means, and why a normal person should try to be present?

Being present is the art of focusing one’s attention in and on the present moment. It is being aware of what one is doing, why one is doing it, where one is doing it, its possible effects on others and on one’s various aims, and its relation to higher forces.

Thus, it is possible to think of the past or the future, or to imaginesolutions to a problem while one is being present, but only if one can maintain an intense awareness of the fact that one is doing that and the purpose for it. Without such an intense awareness of oneself in the moment, our lives pass us by as if in a dream, and it is simply better to be awake than asleep.

Other spiritual traditions, such as Buddhism and Sufism, speak of the importance of being present. What distinguishes the Fourth Way from these other traditions?

Rightly understood, all spiritual traditions stress the importance of presence as the gateway between the human and the divine. Where they differ is in the methods and techniques used to develop presence. The Fourth Way, and in particular the Fellowship of Friends, incorporates methods particularly suited to the times in which we live.

With regards to this, many people find easier to be present while they are doing some physical activity, and more difficult while they are at the computer (that is the biggest part of their day). Do you have any special suggestion for promoting presence while we are at the PC?

The struggle to be present is fundamentally the same at all times and in all places, and we must grateful for, and make use of, the various opportunities for work which are provided by different circumstances. The particular opportunity which is provided by using a computer is to practice divided attention, and one of the most effective ways to do this is to introduce voluntary suffering.

This involves making yourself a little uncomfortable, for instance, sitting a little too close to the computer or a little farther away from it, or in a slightly uncomfortable position, or dressing a little too warmly, or having your belt a little too tight. The idea is to create just enough of an irritant to be give oneself something to be aware of in addition to the computer, but not so much as to cause harm or even to interfere with one’s work.

One can also use impressions, such as actually listening to music (music one does not like can introduce a little voluntary suffering as well) or making the environment more beautiful. And a pop-up program can be used to periodically interrupt identification and bring one back to the present. In short, there is no easy answer. As Rodney Collin wrote, “Work is work, and from a larger point of view it is merely a question of who will try to do what is required. The delicacy of the excuse is not taken into account.”

I heard that the stroke that you had in 2000, when you had been in the school for several decades, was an important event in your spiritual evolution. Can you say how you “profited” (as Gurdjieff called it) from this situation?

Before the stroke, I would awake in the morning, do what needed to be done during the day, and then go the bed. After the stroke, except for some changes in the details of what needed to be done, it was exactly the same. In other words, my body suffered a stroke, but I was unaffected. Whether I profited from the stroke or not, I do not know, as I have no idea what my life would be like if the stroke had not happened.

It left half of your body paralyzed, is that right?

Actually, it is the right half of my body and it is only partially paralyzed. To go back to your previous question, other people seemed to be more shocked by the stroke than I was. To me, it was merely another event in my life, and since the events of my life are the material I work with for my evolution, the stroke merely provided something else to work with.

At the same time, I am certain that everything is arranged by higher forces, and they provide the necessary material for me to work with. If it had not been a stroke, it would have been something else. Whether that would have been ‘good’ or ‘bad’ would depend on my attitude toward it and the way in which I used it, just as was the case with the stroke.

In the School you are part they speak of the “transformation of suffering.”  Can you explain what this is?

Suffering results from a wish that things could be other than they are, which is, of course, impossible — what is, is. This is true even of most instinctive discomfort or pain: one does not object to the “suffering” of a long, hot drive if one really wants to get where one is going and there is no choice — and one does not have imagination about air conditioning!

Thus, the first level of gaining freedom from (in contrast to cessation of) suffering is acceptance of what is, that is, the first step is presence. But true transformation is more than neutral acceptance; it is actually wishing things to be exactly as they are. This requires, first, enough will with respect to one’s emotions to disallow any other emotions, and second, a sufficient verification and understanding of higher forces to have a complete and unquestioning trust that they have arranged everything for the greatest good. In this way, what we call suffering can be transformed into the state of divine love.

Why do you think that a School often attracts strong, even vehement, opposition?

The aim of a real school is not to help one become a better person (although that does happen); it is to help one to become an altogether different being. Most people are actually afraid of becoming truly different, and what people fear, they usually oppose.

In Italy, Gurdjieff is seen as an extraordinary figure – an “awakened” being. This is not the case for Ouspensky, who is even seen as having abandoned his Teacher. You seem to think highly of Ouspensky, and consider him awakened as well. Can you please speak about Ouspensky to the Italian readers to help them understand why, according to you, he is an awakened (conscious) being?

The real question is not whether someone was awakened himself; it is whether he (or his teachings) can help me to awaken. I have verified through my own experience that my Teacher is such a man, and he, in turn, has said that Ouspensky was such a man. What I have verified is that, under the guidance of my Teacher, Ouspensky’s works have been extremely valuable. Why, then, should I doubt what my Teacher has said about him?

Your school often uses art and the contemplation of beauty. In which way can this be a spiritual activity?  Why does exposing oneself to beautiful impressions help in “Creating a Soul,” as you have titled one of your books?

Without question, the state of presence is a beautiful experience. Consequently, appreciation of beauty allows us to experience an aspect of presence through experiences which are normally available to us. Moreover, in our age we have an unprecedented ability to choose the impressions with which we surround ourselves.

Magnificent reproductions of the world’s greatest art and natural beauty can be hung on our walls, or be found in books or on-line. Our food and clothing are no longer limited to what can be produced within a few miles of our homes, and we can hear performances by the world’s best musicians whenever we wish.

By taking advantage of these possibilities, students in a twenty-first century school of awakening can manipulate their experience in ways that we not possible for the schools of the past, and we are actively exploring those possibilities.

It is said that recently your School abandoned the System, as Ouspensky did in his last months of life. Is that true? What is the new form of your School? And by the way, did Ouspensky really abandon the System, according to you?

One way that I think about “abandoning the system” is that the system — or any teaching, for that matter — is like a scaffolding used in the construction of a building; once the building is complete, the scaffolding has served its purpose and is abandoned. Another analogy is provided by the forms which are used for pouring concrete and then removed once the concrete hardens.

And one can also view it in terms of the foundations for a building, which are then hidden by the subsequent construction. In any case, Ouspensky’s statement does not imply that he had any doubts about the System, but only that he no longer needed it.

Similarly, for a little over the first thirty years of its existence the School of which I am a part focused on those aspects of Ouspensky’s System which our teacher found most practical. However, in the last decade, we have moved beyond that. The easiest way to explain the change is in terms of Ouspensky’s analogy of the steward and the master in a large household.

At first, the house is in disarray and the steward must set the servants into their proper places doing their own jobs, so that the house will be ready for the master when he comes. The System, at least the part we used, is about the development of the steward and the ordering of the house.

Now that those tasks have been sufficiently taken care of, the School has turned its attention to the question of the steward’s responsibilities when the master is in residence. In other words, everyone is expected to know the ‘system’ — that is, what their role in the right work of the household is — and now they simply need to concentrate on doing their job.

Dropping the analogy, the focus now is no longer on the question of promoting right work internally and engaging presence, but on the that of supporting and prolonging presence. Study of the System can be abandoned — or left behind — in favor of training in its practical use.

341 Responses

  1. Sottomarino Felice

    Paritosh, non mi sembra esatto dire che Osho non si sia mai avventurato in profezie: ne fece diverse, tutte apocalittiche e nessuna realizzata. Disse che gli anni Novanta sarebbero stati un decennio da incubo tra guerre, malattie e carestie; che l’AIDS avrebbe decimato la popolazione mondiale; che la California sarebbe sprofondata. Taluni affermano che alcune di queste profezie venissero da Sheela, ma non ci credo, perché Egli si cimentò con il “genere” fino a “La grande sfida”.

    Perché un Maestro fa profezie apocalittiche che poi non si verificano? Possono esserci varie risposte. Una è che in tal modo viene favorita la focalizzazione sul presente: se domani sarà tutto finito, davvero tutto quello che mi resta è il qui e ora; un’altra è che i Maestri non devono soltanto insegnare tecniche e meditazioni: devono pure mantenere focalizzato il proprio gruppo. Quando Osho fece le Sue profezie e queste non si verificarono, ci fu chi lasciò il Sannyas, come se esse fossero state il cuore dell’Insegnamento; per altri, invece, esse erano solo un dettaglio e il centro rimase sempre la meditazione: questi restarono in Oregon e, poi, a Poona. Gurdjieff aveva tecniche simili: oltre a una condotta sessuale tutt’altro che irreprensibile, scriveva libri incomprensibili e si lanciava in dichiarazioni assurde. Molti lo lasciarono, ed esistono libri che riportano i resoconti di questi fallimenti spirituali, mascherati da atti di denuncia verso il Maestro. Le Scuole sono così: se sono vere, suscitano antagonismo; se sono una fiamma, le trovi avvolte dal fumo. E i Maestri hanno molta cura nel tenere i propri allievi sulla graticola: perché il Risveglio ha bisogno della forza contraria, e il vero compito di una Scuola non è quello di spianare la strada, ma di creare ostacoli da superare.

  2. paritoshluca

    oh..là. Grazie Paritosh.. hai espresso al meglio anche il mio sentire..
    Bravo e grazie. :)

    Si potrebbe fare un partito..
    A ogni lode seguono dieci biasimi…mi preparo..
    Conto anche quelli non scritti..(rid..rid..)

  3. paritoshluca

    Sottomarino Felice scrive:

    Le Scuole sono così: se sono vere, suscitano antagonismo; se sono una fiamma, le trovi avvolte dal fumo. E i Maestri hanno molta cura nel tenere i propri allievi sulla graticola: perché il Risveglio ha bisogno della forza contraria, e il vero compito di una Scuola non è quello di spianare la strada, ma di creare ostacoli da superare.

    Ottime considerazioni..!
    Finalmente si comincia a respirare un pò di “comprensione”.
    Aggiungo solo che le “profezie” di Osho invece di realizzarsi negli anni 90 si realizzeranno più tardi di qualche anno..ma mi sembra che ancora non siano smentite..anzi.!..
    Anche perché non sono profezie di Osho ma dati “tradizionali”..nel senso che sono stati previsti come naturale avvicendamento ciclico..idea non del tutto pellegrina..

    Bisogna anche dire che oltre a scandalizzare la mente il Maestro deve soddisfare il Centro..il Sé…e nella lotta tra ciò che è “principiale” e ciò che è “secondario” si stabilisce la Via..il nostro modo di intendere il mondo..quella “personalità” che ci consentirà di sostenere l’Essenza fino alla consumazione di quel corpo che sarà solo un residuo karmico per chi avrà lavorato bene su di se.
    Comunque volevo intendere che ai nostri tempi..dove le filosofie e anche la scienza non sono un sapere incontrovertibile a ragione della loro unicità come in passato..ma si mostrano coesistenti con altre filosofie e interpretazioni della realtà fisica e metafisica..un Maestro non veicolerà grandi sistemi come Gurdjieff.. .iniziando un contendere che con la meditazione ha poco a che vedere..ma invece si concentrerà sull’Essenza..intemporale e non smentibile perché esperienza personale..e parlerà come Osho di vari argomenti per aiutare i discepoli a pensare con la propria testa..posta sopra a ciò che non necessita di pensiero perché è quella “consapevolezza” equivalente ad Atman..che è il vero messaggio degli autentici Maestri..

  4. Do, e mando.

    Quando qualcuno dice “non credo in un bel nulla..non c’entrano le credenze. Parlo di conoscenza diretta e fiducia. Fiducia che è apertura totale verso l’ignoto.”
    E poi dice: “Certo che (la consapevolezza) abbraccia tutto.”
    E dopo afferma: “La conoscenza non può essere trasformata in sapienza, quindi rimane ignota.”
    Vuol dire che per lui l’ignoto non e’ ignoto, e’ noto ma resta ignoto, e non c’entrano le credenze, perche’ e’ chiaro, che per parlarne sicuramente ne possiede le prove.
    Prima si ribadisce “… che la fede intesa come credenza non c’entra nulla, e poi si parla di “risvegliare la coscienza, sino al bagliore definitivo.”
    Dice: “La consapevolezza si autoriconosce sempre, non vi è un modo…”
    E poi dice: “…un cieco è qui nella metafora chi ha le bende da togliere via tramite il Lavoro.”
    In realta’ sta dicendo che la consapevolezza abbraccia tutto ma non chi ha le bende sugli occhi, ne tantomeno la benda stessa. Essa e’ li’, ma non e’ li’ se non si sposta il punto di visione. Non e’ dualistico ma ci sono parti non illuminate. Non vi e’ modo, ma c’e’ una mappa, e c’e’ il ”˜Lavoro’ che si fa’. Abbraccia ogni piano, compreso quello assoluto, ma non ci si puo’ porre sempre nel piano assoluto perche’ non si evidenzierebbe nulla, e nulla potrebbe essere descritto o sostenuto. Se leggi l’esperienza, la vedi, ma te ne dimentichi perche’ non la vedi; pero’ a distanza di anni la vedi anche se prima non la vedevi avendola pero’ vista.
    Quando la risposte continuano a contraddirsi fra di loro in questo modo, e’ un chiaro segno che non si conosce cio’ di cui si sta parlando. Anche la lettura selettiva ed il non rispondere alle domande e’ un sintomo di tale patologia.
    Il linguaggio non c’entra, questo e’ il mentire.
    Il livello di ingegno dimostrato e’ sempre piu’ sorprendente.

  5. Perché un Maestro fa profezie apocalittiche che poi non si verificano?
    Perchè vuol far credere di sapere cose che in realtà non sa, perchè vuol far credere di essere super umano mentre non lo è, perchè vuole creare negli altri l’impressione di un essere superiore, e per questo non si fa scrupolo di ingannare e mentire.
    Perchè tanto poi non rischia molto, i seguaci sono preparati praticamente a tutto con un repertorio di motivazioni e giustificazioni che gli permettono di continuare a credere nel loro leader. Un meccanismo che possiamo osservare anche nelle masse sottoposte a dittatura.

  6. Do, e mando

    La confusione deriva dal parlare di ”˜Vera Vita’, di Centro, di Se’, di ”˜Essenza’, di ‘Illuminazione’, di ”˜Uomo n.5’ , di ”˜idrogeni’, di ”˜consapevolezza’, di ”˜consumazione del corpo fino ad un residuo Karmico’, senza sapere di cosa si stia parlando. Prendere per certa questa presunta conoscenza per sentito dire e’ estremamente ingenuo e fuorviante. Si parla di Atman (Anima, Soffio Vitale, o Se’) e poi si parla di sapere incontrovertibile. Si parla di “Essenza della Quarta Via” nella forma del “ricordo di s锝..cosa verificabile e non oggetto di fede..” quando della Quarta Via in realta’ non ne sappiamo nulla, mentre si e’ certi del ‘ricordo di se’ e delle sue qualita’ fantascientifiche.

    Si parla di maestri autentici, quelli ”˜che non si vogliono impelagare in cose inverificabili’, senza aver mai conosciuto direttamente Osho, Ramana, Krishnamurti, e ovviamente Gurdjeff, e poi si afferma che “Separare il grano dall’oglio..l’Essenza dalla cornice..è possibile solo distinguendo ciò che è verificabile da noi..da ciò che invece è credenza..o “sistema.”
    La California e’ ancora li’, e non si puo’ dire proprio che l’AIDS abbia decimato la popolazione mondiale, ma questo non ferma certo il fedele a credere che “le “profezie” di Osho invece di realizzarsi negli anni 90 si realizzeranno più tardi di qualche anno..ma mi sembra che ancora non siano smentite..anzi.!..” a riprova di quanto detto da Michele e Sottomarino Felice. Se poi ci aggiungiamo gli elogi di un ”˜maestro autentico’ o soltanto le lusinghe di una collega fedele, l’eccitazione spirituale raggiunge il suo culmine, scacciando ogni dubbio.
    Anche se non fosse una profezia brevettata da un ”˜maestro autentico’, il fatto di adottarla e credere in essa e divulgarla, la rende propria.

    “Anche perché non sono profezie di Osho ma dati “tradizionali”..nel senso che sono stati previsti come naturale avvicendamento ciclico..idea non del tutto pellegrina.” Troppo comodo… ma aspetta un momento… quando mio fratello frequentava la facolta’ di Geologia negi anni 80’ lui per primo mi parlo’ del “Big One”, e che non era tanto una questione del ”˜se’ fosse successo, ma piuttosto di ”˜quando’. Che mio fratello sia un ”˜maestro autentico’? In effetti neanche lui e’ stato ancora smentito.

    “Il Maestro si concentrerà sull’Essenza..intemporale e non smentibile perché esperienza personale”. “Il Maestro parlerà come Osho di vari argomenti per aiutare i discepoli a pensare con la propria testa.” Il discepolo e’ talmente accecato dalla fede da non vedere questa palese contraddizione.
    Forse l’unica differenza tra un ”˜Maestro’ come Robert Burton ed un ”˜Maestro Autentico’ sta proprio nel fatto di averlo conosciuto direttamente, mettendo la fede da parte.
    L’idea stessa del ”˜Maestro’ e’ un’idea falsa, ma soprattutto inutile che solo il fedele puo’ considerare plausibile e per lo piu’ utile.

    La confusione e’ creata dalla menzogna. Ed essa e’ il credere di sapere ed il voler parlare di qualcosa che non si conosce.

    Come disse lo stesso Gurdjeff: “Bisogna imparare a dire la verita’. Non vi rendete conto che si debba imparare a dire la verita’. Vi sembra che basti desiderare o decidere di dirla. Le persone mentono continuamente, sia a se stessi che agli altri.
    Per dire la verita’, bisogna essere diventati capaci di conoscere cos’e’la verita’ e cos’e’ la menzogna; e prima di tutto in se stessi. E questo nessuno lo vuol conoscere.”

    O anche come disse il buon Ouspensky: “Ogni volta che qualcuno parla di qualcosa che non sa come se la sapesse, mente. Quando si parla di cose che non si conoscono, si comincia necessariamente a mentire. Ci sono forme di menzogna, in cui vengono accettate cose che vengono semplicemente ripetute senza che se ne conoscano i dettagli. In realta’ all’uomo non e’ possibile lo studio di se’, fintanto che rimarra’ incapace di distinguere in se stesso l’immaginario dal reale.”

  7. eckhart

    Do e mando:Quando la risposte continuano a contraddirsi fra di loro in questo modo, e’ un chiaro segno che non si conosce cio’ di cui si sta parlando.
    ***
    già risposto a questa osservazione..
    ed è un chiaro segno che non si conosce ciò di cui si sta leggendo..

  8. Do, e mando

    Troppo Facile.
    Come gia’ detto, il livello di ingegno qui dimostrato e’ sempre piu’ sorprendente.

  9. paritoshluca

    Il livello della discussione è talmente scaduto che risulta difficile ribattere ad alcunché..
    Meraviglia che si voglia intervenire su argomenti esoterici senza conoscere un bel nulla di esoterismo..proiettando sugli altri quel vuoto interiore che è la propria bandiera ideologica e argomentativa..
    Personalmente poi io sono un sannyasin di Osho..e qualche esperienza diretta della faccenda ce l’ho..anche se in certi ambiti la parola “esperienza” ha un significato ben diverso da ciò che si intende in ambito profano o fideistico..
    Mi riservo di intervenire se leggo qualcosa di sensato e compatibile con il taglio del forum..che implicherebbe il possesso di di certi dati interiori che qui sembrano mancare negli interventi..
    In fin dei conti la “conoscenza iniziatica ” è incomunicabile..e qui si dovrebbe parlare dando per scontato che almeno si possieda qualche rudimento..altrimenti è come voler giocare al calcio senza neanche conoscere come è fatto un pallone..

  10. Do, e mando

    Il livello della discussione è dato dal soggetto della discussione stessa e dall’ignoranza a riguardo, e siccome ci sono persone che non leggono con gli occhi della fede, solo allora il livello diventa incompreso, non letto, insomma scaduto. Il fatto e’ che non e’ mai decollato, e non si e’ mai innalzato al di sopra delle bugie. Di fronte a questo, al fedele ‘risulta difficile ribattere ad alcunché’.
    Un’altra delle scappatoie del fedele incompreso e’ accusare gli interlocutori di non ‘conoscere un bel nulla di esoterismo..proiettando sugli altri quel vuoto interiore che è la propria bandiera ideologica e argomentativa..’ non sapendo alcunche’ riguardo agli altri utenti, egli aggiunge cosi’ ancora un’altra bugia al suo arsenale, nonostante il breve ‘consenso’ gli fece esclamare: ” Ottime considerazioni..! Finalmente si comincia a respirare un pò di “comprensione”.”
    L’arroganza del fedele si cela in piena vista in frasi quali:” Mi riservo di intervenire se leggo qualcosa di sensato”, oppure come sopra accusando gli interlocutori di “non conoscere un bel nulla di esoterismo” o di non possedere “certi dati interiori che qui sembrano mancare negli interventi”.
    L’unica cosa che manca e’ il condividere la stessa fede, per poter comunicare l’incomunicabile “conoscenza iniziatica”.
    La ‘conoscenza iniziatica’ infatti e’ solo un’altro modo di definire il credo in un dogma, e quando fa comodo al fedele, essa e’ incomunicabile, nonostante sia stato proprio lui a volerla comunicare.
    Come gia’ detto in precedenza per il fedele le allegorie sono sempre convenienti, ma quasi sempre inefficaci, per esempio:
    Essendo il calcio uno sport nel quale usando un pallone all’interno di un campo di gioco rettangolare con due porte, e secondo una serie di norme codificate il suo obiettivo è quello di segnare più punti (detti gol o reti) dell’avversario, facendo passare il pallone fra i pali della porta avversaria, chiunque, anche senza esperienza si puo’cimentare in tale sport venendo per forza di cose a conoscenza della natura del suddetto pallone, requisito necessario, appunto, per giocare tale sport.

  11. eckhart

    Do e mando:La ”˜conoscenza iniziatica’ infatti e’ solo un’altro modo di definire il credo in un dogma, e quando fa comodo al fedele, essa e’ incomunicabile, nonostante sia stato proprio lui a volerla comunicare.
    °°°
    Capisco cosa intendi e vedi,il rischio è effettivamente grosso d’incappare in questa ennesima maschera,menzogna..
    ma prenderlo come dato assoluto,come si prende il linguaggio e le sue contraddizioni..è ricadere in un pregiudizio della mente,ovvero un’altra credenza..proiettiamo così le nostre delusioni,incertezze,paure
    credendo e giustificando il nostro “vero” contro il falso dell’altro..
    Così,è ovvio non si va molto lontano..come già detto la fiducia non è credenza,ma apertura: E’ amore.

  12. paritoshluca

    Dice mando..
    “L’unica cosa che manca e’ il condividere la stessa fede, per poter comunicare l’incomunicabile “conoscenza iniziatica”.”

    L’Iniziazione avviene nel mondo..anche se veicola qualcosa che non è del mondo..per cui è naturale che qualcuno possa applicare il fideismo anche a ordine di realtà che col fideismo non hanno nulla a che vedere..

    Giuda era discepolo di Gesù..ma non per questo tutti i discepoli di Gesù erano traditori..cosa che si dimentica quando invece del Cristo parliamo di Maestri contemporanei..

    Ma torniamo alla “fede”..vero scoglio che impedisce la comprensione delle cose..

    La fede riguarda la mente..con le sue credenze e i suoi pensieri..
    Si può avere fede sul fatto che un Maestro sia illuminato..ma non si può avere fede sul fatto che un Maestro ti abbia aperto quella “percezione di Sé”..che poi è la base di qualsiasi vera iniziazione al Centro..che non è un pensiero..

    La fede appartiene al sentimento..che a sua volta appartiene ancora alla mente..ma la meditazione..che è un ripulire la mente dai pensieri e identificarsi nel Testimone..non è un pensiero..e se lo diventa non è più meditazione..

    Qui si vuole identificare il Testimone..che poi è Atman o Coscienza di Sé..con un pensiero mutuato da qualche convinzione psicologica..da qualche fede..come l’accettazione di Cristo come unigenito figlio di Dio oppure la capacità di Osho a vedere il futuro..e tutte le cose che accadevano esteriormente a Lui..cosa da Lui sempre negata..

    Anche in una Scuola iniziatica esistono delle fedi..frutto dell’inesperienza dei discepoli o della loro scarsa qualità interiore..ma ciò sono ostacoli da rimuovere..non doni preziosi da conservare..
    Ma come non possiamo incolpare Gesù per Giuda..così non possiamo incolpare i Maestri delle fedi che suscitano..

    Quando una giornalista accusò Osho di essere venerato come un Dio..mentre diceva di essere una persona “normale”….rispose alla giornalista se poteva suggerire un metodo perché ciò non avvenisse..

    Quando Qualcuno viene percepito come un’Illuminato.. identificato nel Principio..nel Testimone..è difficile trattarlo come qualsiasi imbecille che ci circonda..

    La fede ci accompagna continuamente..
    Non crediamo forse per fede che domani il Sole sorgerà di nuovo..?
    Ma non diciamo che crediamo per fede che il Sole scaldi..
    Che il Sole scaldi è una certezza..come è una certezza che alla “presenza” del Maestro la mente si blocchi e si apra quella finestra interiore che percepiamo come Luce..

    Naturalmente se teniamo le finestre chiuse il Sole non può scaldarci ..e se anche le finestre interiori sono chiuse un Maestro non ci veicolerà nulla ..saremo solo colpiti dalle auto o dai vestiti che indossa..

    Fede e percezione sono le strade che dividono le religioni rivelate dalla meditazione..
    e naturalmente chi non ha mai meditato o non è mai sentito quella tremenda energia interiore che trasforma anche il corpo..considera tutto una fede..
    Ma chi ha percepito qualche bagliore oltre la mente e i pensieri..si lascerà allora guidare dall’esperienza..e la fede si trasformerà in fiducia ..fiducia che la Luce interiore o “consapevolezza”..sia quella chiave capace di rigenerarci alla vita..

  13. Do, e mando

    E: Le contraddizioni non sono nella natura del linguaggio, e’ quando si usa quest’ultimo per descrivere qualcosa che non si conosce che esse affiorano. La mente non ha nessun pregiudizio riguardo al linguaggio. La mente critica, in questo caso, mette soltanto in discussione il linguaggio usato per giustificare e definire la fede come qualcosa che non lo e’, e questa non e’ certo una credenza. Bisogna, come gia’ detto, mettere ‘l’esperienza’ da parte perche’ essa non e’ credibile. La fiducia non e’ credenza, e non e’ neanche amore, e’ fiducia. L’essere certi di qualcosa di cui non si ha nessuna prova non e’ certo apertura, e’ piuttosto chiusura, e’ un atto di fede.

  14. Do, e mando

    Mi sento in vena…
    P: “L’Iniziazione avviene nel mondo..anche se veicola qualcosa che non è del mondo.” ed e’ gia’ impossibile sottrarsi a questa prima contraddizzione.
    “Giuda era discepolo di Gesù…”ma cosa ne sappiamo noi di questi poveri cristi?
    “…si dimentica quando invece del Cristo parliamo di Maestri contemporanei..” Quindi tutto quello che e’ capitato ad Osho, il piccolo, povero, ingenuo santo non ne sapeva sicuramente nulla. Bisogna davvero essere molto ingenui ed avere gli occhi e le orecchie foderati di fede per credere a tutto cio’.
    Osho ha scritto dei bei libri, ho conosciuto Mulla Nushreddin tramite lui, se per questo un monte di gente ha scritto bei libri, ma quando si mette la fede da parte e si comincia un pochino a scavare tutti i vermi escono allo scoperto. Ma avendo lui negato, ed essendo internamente puro, allora lo perdoniamo subito, e ci scusiamo anche… roba da matti.
    E poi si ha la faccia e il fegato di pontificare: “Ma torniamo alla “fede”..vero scoglio che impedisce la comprensione delle cose..”
    “La fede riguarda la mente..con le sue credenze e i suoi pensieri” Anche la mente coi suoi pensieri sei tu, e pensarla diversamente porta a dei grossi problemi, porta cioe’ a voler e credere di poter giustificare ogni cosa con due pesi e due misure, senza batter ciglio.

    “Si può avere fede sul fatto che un Maestro sia illuminato..ma non si può avere fede sul fatto che un Maestro ti abbia aperto quella “percezione di S锝..che poi è la base di qualsiasi vera iniziazione al Centro..che non è un pensiero..” E perche’ no? E’ la stessa identica cosa, lo stesso processo psicologico. Duh?!

    “La fede appartiene al sentimento..che a sua volta appartiene ancora alla mente..” Ne sei proprio certo?

    “…ma la meditazione..che è un ripulire la mente dai pensieri e identificarsi nel Testimone..non è un pensiero..e se lo diventa non è più meditazione..” Anche qui, ne sei proprio certo? E poi, a meno che uno non riesca a vivere senza pensieri, senza mente, senza testa o sentimenti, si ritorna alla condizione abituale, per cui a che serve?
    Ma cos’e’ questo Testimone/Coscienza di Se’/Atman? Li hai per caso mai visti? Forse in uno dei tuoi fantastici viaggi meditativi?
    Hai portato indietro una cartolina?

    “Anche in una Scuola iniziatica esistono delle fedi..frutto dell’inesperienza dei discepoli o della loro scarsa qualità interiore..ma ciò sono ostacoli da rimuovere..non doni preziosi da conservare..” E’ sempre colpa dell’ultimo arrivato, ma una volta disattivato il pensiero critico: ah, ha! Il gioco e’ fatto.

    “Ma come non possiamo incolpare Gesù per Giuda..così non possiamo incolpare i Maestri delle fedi che suscitano..” Oh si’, si’ che possiamo. Non solo loro, certamente, ma e’ pur certo che anche loro hanno la loro parte di responsabilita’.

    “Quando una giornalista accusò Osho di essere venerato come un Dio..mentre diceva di essere una persona “normale”….rispose alla giornalista se poteva suggerire un metodo perché ciò non avvenisse..” Ammazza quant’era umile! (su questo soggetto qui state sicuri che ci ritorneremo presto.)

    “Quando Qualcuno viene percepito come un’Illuminato.. identificato nel Principio..nel Testimone..è difficile trattarlo come qualsiasi imbecille che ci circonda. ” No. Infatti gli imbecilli sono proprio coloro che lo circondano.

    “La fede ci accompagna continuamente.” Non lo dici sul serio, vero?

    “Non crediamo forse per fede che domani il Sole sorgerà di nuovo..?” Ancora con le frasi fatte prese, fritte e rifritte. Il “credino” (termine trovato su un altro sito… Brillante! non c’e’ che dire, calza a pennello) dopo aver superato “l’iniziazione” non ha piu’ ne’ i pantaloni e ne’ un suo pensiero originale.

    “Ma non diciamo che crediamo per fede che il Sole scaldi..
    Che il Sole scaldi è una certezza..come è una certezza che alla “presenza” del Maestro la mente si blocchi e si apra quella finestra interiore che percepiamo come Luce..” No! Sbagliato! Quest’ultima e’ una certezza creata dalla fede, che dimostra pero’ come la mente vada comunque in pappa.

    “Naturalmente se teniamo le finestre chiuse il Sole non può scaldarci ..e se anche le finestre interiori sono chiuse un Maestro non ci veicolerà nulla ..saremo solo colpiti dalle auto o dai vestiti che indossa..” Ah gia’. (come detto sopra qui ci ritorniamo prasto, a proposito avete visto la foro segnaletica, quella esteriore s’intende.) Aprite la finestre, ma tenete chiuse le chiappe, perche’ il Maestro ci provera’ in tutti modi a veicolare.

    “Fede e percezione sono le strade che dividono le religioni rivelate dalla meditazione.” E’ la meditazione che vince e la fede che perde.

    “Naturalmente chi non ha mai meditato o non è mai sentito quella tremenda energia interiore che trasforma anche il corpo..considera tutto una fede. Ma chi ha percepito qualche bagliore oltre la mente e i pensieri..si lascerà allora guidare dall’esperienza..e la fede si trasformerà in fiducia ..fiducia che la Luce interiore o “consapevolezza”..sia quella chiave capace di rigenerarci alla vita..”

    Naturalmente un par di balle. Parlando di ‘esperienza’, non avendo tu questo tipo di ‘esperienza’, non lo puoi dire. Qualche bagliore oltre la mente l’abbiamo percepito, e questo ci ha portato a cercare e a trovare una setta. La fede e’ rimasta fede, la fiducia ci ha calato i pantaloni, e la ‘consapevolezza’ l’abbiamo presa nel didietro… di certo non ci ha rigenerato la vita, ma bisogna ammettere che ora la stitichezza e’ un ricordo lontano!

  15. eckhart

    E: Le contraddizioni non sono nella natura del linguaggio, e’ quando si usa quest’ultimo per descrivere qualcosa che non si conosce che esse affiorano. La mente non ha nessun pregiudizio riguardo al linguaggio. La mente critica, in questo caso, mette soltanto in discussione il linguaggio usato per giustificare e definire la fede come qualcosa che non lo e’, e questa non e’ certo una credenza. Bisogna, come gia’ detto, mettere ”˜l’esperienza’ da parte perche’ essa non e’ credibile. La fiducia non e’ credenza, e non e’ neanche amore, e’ fiducia. L’essere certi di qualcosa di cui non si ha nessuna prova non e’ certo apertura, e’ piuttosto chiusura, e’ un atto di fede.

    °°°
    dunque?

  16. atisha

    addì, 8 settembre 2010.. ore locali 9.50

    mi do e mando…. che vuole raggiungere il nostro amico Do, e mando?
    cosa pansa di Dare? dove pensa di aver mandato?

    Se potessi “Do” lo metterei in silenzio totale a lavar piatti in una caserma alpina, gli basterebbe una settimana..
    mentre ciò che resta ovvero “mando” lo metterei a far l’uncinetto, sempre nel silenzio più totale otto ore giornaliere in una portaerei.. rigorosamente immerso nel silenzio e solitudine per una settimana..
    Credo che una settimana gli/le basterebbe, ne sono certa..
    dopo potrebbe riaccedere al forum e riproporre altre succose domande..
    chissà..

    :)

  17. paritoshluca

    C’è una storiella che raccontava Osho molto istruttiva..
    Alcuni studenti in cerca di “illuminazione” si recarono da un grande Maestro per avere alcune “dritte” su come avanzare nella “ricerca interiore”
    Il Maestro li guardò e disse che per avanzare e forse anche illuminarsi era necessario scendere in strada e osservare il cielo per quattro ore..
    Gli studenti non si lasciarono perdere quest’occasione che senz’altro li avrebbe portati a vette interiori di sicura rilevanza e scesero in strada per osservare il cielo..
    Dopo un’ora cominciò a piovere..ma gli studenti dovevano rimanere impassibili per quattro ore..altrimenti non avrebbero ricevuto nessun beneficio..
    Alla fine bagnati tornarono dal Maestro a raccontare l'”esperienza”..
    Vi siete illuminati.. disse il Maestro..?
    Bè..no..risposero alcuni studenti imbarazzati..
    Allora cosa avete capito..?
    I discepoli si guardarono intorno con aria imbarazzata..e uno rispose..
    Io mi sentivo un cretino..rispose il discepolo..
    Bene..! Rispose il Maestro..come inizio è una splendida rivelazione..

    Ecco..il vero discepolo sa che il Maestro lo farà sentire un cretino..e a quel punto sarà pronto per vedere le cose come stanno senza false congetture..

    Chi invece continua a proiettare sul Maestro poteri mirabolanti..rimarrà deluso e andrà in cerca di altri Maestri più “capaci”..capaci ad illuderlo..

    Osho cercava di portarti fuori dall’illusione..ma gli sciocchi continuano a pensare che voleva imbrogliarti per interesse personale..
    Osho faceva il Maestro..non vendeva noccioline..e ricreava quelle condizioni in cui la mente si subordina a qualche autorità senza spirito critico..e alla fine svelava il trucco..almeno per chi era capace di capirlo.. che gli altri..un corno o un violino sono la stesa cosa..e valutano un Maestro da ciò che reputano utile per rimanere nelle proprie illusioni..

  18. Do, e mando

    E: …dunque cosa? Dunque sei un fedele, un ‘credino’ appunto.

    A: Primo, non sono vostro amico mi sembra ovvio. Secondo, mi sembra altrettanto ovvio che non do e mando nulla, perche’ per ridicolizzarvi non e’ necessario alcuno sforzo, ne’ strategia perche’ fate tutto da soli.

    P: Storiella molto istruttiva davvero. L’hai capita?
    Il ‘vero discepolo’ non sa affatto che il suo Maestro lo fara’ sentire un cretino. Egli pende dalle sue labbra senza esitazione. Per vedere le cose come stanno, il ‘vero discepolo’ dovrebbe semplicemente ammettere di essere un cretino e smettere di ascoltarlo invece di continuare a dar retta a tali stupidaggini.
    L’ascoltare un maestro, vero o falso che sia, e di per se’ gia’ proiettare su di lui poteri mirabolanti. Considerandolo un maestro, egli e’ gia’ illuso. E quando si sara’ convinto che il suo e’ proprio un ‘Maestro Autentico’, tutti gli altri saranno degl’impostori.

    Osho non ha rinunciato a fare il ‘maestro’, egli non cercava affatto di portarti fuori fuori dall’illusione, perche’ di quell’illusione che lui fosse ‘il’ Maestro e ‘insegnare’ di conseguenza, lui ne era drogato… beati gli sciocchi che non si fanno abbindolare.

    Osho avrebbe dovuto invece pensare seriamente a vendere noccioline avendo creato tale zoo. Avrebbe potuto spillare qualche rupia/dollaro in piu’ per comprarsi l’ennesima RR da guidare… sempre molto dstaccato, s’intende.

    L’unico vero trucco da rivelare sarebbe stato: “Ha, Ha. Ci siete cascati!”

    Credere ad un maestro, E’ rimanere nelle proprie illusioni.

    …ma corno e violino , davvero non sono la stessa cosa?
    Una delle caratteristiche del ‘credino’ o ‘credina’, e’ quella di prendere se stessi e il dogma in cui credono troppo sul serio. Qualora il loro credo non venga trattato come una cosa sacra, la reazione e’ sempre quella di prendersela personalmente, anche per il fatto che’ hanno investito troppo in esso. A spada tratta e a testa bassa, il ‘credino’ sfida il mondo irriverente, non accorgendosi in qual misura egli, o ella, si copra di ridicolo.

  19. eckhart

    Do e mando:L’ascoltare un maestro, vero o falso che sia, e di per se’ gia’ proiettare su di lui poteri mirabolanti. Considerandolo un maestro, egli e’ gia’ illuso. E quando si sara’ convinto che il suo e’ proprio un ”˜Maestro Autentico’, tutti gli altri saranno degl’impostori.
    °°°
    Le proiezioni-giudizi continui a porli tu qui..
    e credi dunque che sia anche questo il rapporto maestro-discepolo.
    Per l’ennesima volta.la fiducia è un’atto d’amore e non c’entra nulla con la fede-credenza,nè col giudizio-proiezione,compris? ;-)
    e per favore..ancora con queste stupitaggini trite e ritrite sul conto di osho..non si riesce mai ad uscire dal banale gossip e provare ad entrare,oltre i pregiudizi e le parole,nel silenzio.