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Psilocybe.jpgPer molte persone, l’LSD, i funghi e altre sostanze psichedeliche hanno aperto, in una certa misura, le porte della saggezza. Quelle persone hanno cominciato a capire che la loro limitata consapevolezza era solo un livello. I precetti buddisti affermano di non usare sostanze intossicanti, tuttavia molti insegnanti buddisti occidentali hanno usato le sostanze psichedeliche, all’inizio della loro pratica spirituale. In questa intervista, Jack Kornfield parla della via psichedelica in relazione alla ricerca spirituale.

Domini di consapevolezza: intervista a Jack Kornfield

Jack Kornfield, autore di A Path With Heart, insegna Vipassana nello Spirit Rock Center di Woodacre, in California. Questa intervista è stata fatta a San Anselmo in California da Robert Forte, studioso di buddismo e di storia e psicologia delle religioni, riveduta per la rivista “Tricycle” e concessa a Innernet per la pubblicazione in lingua italiana.

Robert Forte: Esiste un punto di vista buddista sulle sostanze psichedeliche?

Jack Kornfield: No. Le sostanze psichedeliche sono citate raramente, se mai sono citate, nella tradizione buddista, e di solito nei precetti sono considerate in blocco sotto il nome di “intossicanti”. Nella tradizione zen, vajrayana e theravada se ne fa scarsa menzione, né esiste un punto di vista tradizionale sul loro uso. È importante comprendere questo. Le nostre idee in proposito vengono dalla riflessione dei maestri e insegnanti buddisti sulle esperienze contemporanee.

Nel buddismo theravada, il precetto che riguarda le sostanze intossicanti è uno dei cinque fondamentali per una vita saggia: non uccidere, non rubare, non dire il falso, non avere una condotta sessuale che provochi sofferenza e, infine, non usare sostanze intossicanti fino a cadere nell’incoscienza o nello stordimento. Secondo un’altra traduzione, non bisogna usare alcuna sostanza che alteri il senso dell’attenzione. Poi, è compito dell’individuo (come per tutti i precetti) usare queste indicazioni per raggiungere una consapevolezza genuina.

Robert Forte: I precetti sono interpretati nello stesso modo in oriente e in occidente?

Jack Kornfield: In Asia hanno un ruolo più importante per la pratica. Lì, è tradizione cominciare dalla “shila”, o azione compassionevole. Questo impegno a non provocare dolore è il fondamento su cui si basa tutta la vita spirituale. È universalmente accettato che non puoi meditare bene dopo una giornata di furti e bugie! Per liberare il cuore dall’avidità, la paura, l’odio e l’illusione, occorre coltivare un rapporto nonviolento con il mondo. Dal fondamento di questa condotta compassionevole si sviluppa l’intera gamma delle altre pratiche meditative e spirituali.

Robert Forte: In che modo?

Jack Kornfield: Vivendo in modo armonioso e compassionevole, hai già cominciato a calmare la mente e aprire il cuore. Poi, il secondo dominio è addestrarsi attraverso la meditazione, le visualizzazioni e le pratiche yogiche che addomesticano la frenetica mente-scimmia. È il potere di queste pratiche a dissolvere le barriere della mente e l’identificazione con il nostro piccolo senso dell’io. Esse unificano il corpo, il cuore e la mente attraverso la concentrazione, aprendoci ai vasti regni interiori.

Il terzo dominio è il sorgere della saggezza, o “prajna”. Grazie a una vita compassionevole e alla pratica meditativa, la consapevolezza diventa chiara e aperta. La saggezza nasce quando comprendiamo il modo in cui la consapevolezza crea il mondo, e scopriamo la libertà e il grande cuore di un Buddha al centro di tutto ciò. Grazie a questo fondamento di saggia condotta e addestramento interiore, si prepara il terreno per la saggezza più profonda, che si integra naturalmente nella nostra vita.

Quello che è successo in occidente sembra il contrario di ciò.

Robert Forte: Il contrario? Cosa intendi dire?

Buddismo e psichedelia LSD.jpgJack Kornfield: Per molte persone, l’LSD, i funghi e altre sostanze psichedeliche (spesso accompagnate da letture del Libro Tibetano dei morti o di testi zen) hanno aperto, in una certa misura, le porte della saggezza. Quelle persone hanno cominciato a capire che la loro limitata consapevolezza era solo un livello, e che c’erano mille altre cose da scoprire sulla mente. Hanno visto molte nuove dimensioni e prospettive sulla nascita e la morte, comprendendo che la natura della mente e della consapevolezza ha a che fare con la creatività, e che non è il prodotto meccanico di un corpo. Alcuni si sono aperti al di là dell’illusione dell’isolamento, fino alla verità dell’unità delle cose.

Ma per mantenere questa visione, bisognava fare un uso continuo delle sostanze psichedeliche. Per molte persone, queste esperienze, anche se provocavano una certa trasformazione, tendevano a scomparire. In conseguenza di ciò, alcuni hanno detto: “Se non riusciamo a mantenere i picchi di consapevolezza creati dalle sostanze psichedeliche, vediamo se esiste un’altra via”. E così hanno cominciato vari tipi di discipline spirituali. Hanno praticato il kundalini yoga e la respirazione “bastrika”, si sono impegnati seriamente nella “sadhana” dell’hatha yoga, hanno provato il raja yoga, esercizi sui mantra e la concentrazione, oppure pratiche buddiste per rivivere quei profondi e affascinanti stati scoperti grazie alle sostanze psichedeliche.

Robert Forte: Stai dicendo che queste ultime hanno creato nella gente una sete dell’esperienza?

Jack Kornfield: Una sete, sì, è corretto.

Robert Forte: Pensi che questa sia la stessa sete che la seconda nobile verità del Buddha considera la causa della sofferenza, laddove dice che soffriamo a causa del nostro desiderio o sete di esperienze mentali o sensuali?

Jack Kornfield: Le sostanze psichedeliche non hanno soltanto risvegliato nelle persone una sete, ma hanno fatto loro comprendere le potenzialità dell’esplorazione della mente e del corpo. Le persone hanno capito che potevano vivere in modo diverso. A quel punto, hanno cominciato a sviluppare la propria sensibilità e le proprie facoltà intuitive senza dover ripetutamente assumere quelle sostanze, ma cominciando una disciplina spirituale, lo yoga o la meditazione. Alla fine, molte persone hanno compreso che nemmeno la pratica meditativa rendeva stabili quelle esperienze, se non coinvolgeva anche il resto della vita. Hanno scoperto che era necessario fare attenzione alle proprie azioni, in modo che fossero compassionevoli e non provocassero dolore. Quindi, abbiamo scoperto che un cambiamento fondamentale deve avere radici nel nostro comportamento etico, e nella compassione seguita da un sistematico addestramento interiore. Queste sono le basi per un accesso duraturo e integrato a tali esperienze di trasformazione.

Robert Forte: Quanto sono state importanti le sostanze psichedeliche per introdurre le pratiche spirituali orientali negli Stati Uniti, durante gli anni sessanta?

Jack Kornfield: Per me, sono state senza dubbio importanti. Ho preso l’LSD e altre sostanze psichedeliche a Dartmouth, dopo aver cominciato a studiare le religioni orientali. I due interessi sono nati insieme, come per molte altre persone. In realtà, la maggior parte degli insegnanti buddisti occidentali ha usato le sostanze psichedeliche, all’inizio della loro pratica spirituale. Molti ancora lo fanno, di tanto in tanto. Ma delle diverse centinaia di persone di mia conoscenza che hanno preso sostanze psichedeliche, solo poche hanno avuto un’esperienza di trasformazione radicale. Per molti, le sostanze psichedeliche sono state fonti di grande ispirazione, per pochi il loro uso si è rivelato dannoso. È come vincere alla lotteria. In molti giocano, e anche se non sono tantissimi quelli che fanno grosse vincite, la possibilità di queste ultime esiste.

Robert Forte: Si racconta che quando è stato chiesto al Dalai Lama se si possono usare le droghe per raggiungere l’illuminazione, egli ha risposto: “Spero certamente di sì”. E quanto è stato chiesto al maestro zen Seung Sahn cosa ne pensava dell’uso delle droghe come ausilio nella ricerca dell’autoconoscenza, la sua risposta è stata: “Sì, esistono speciali medicine che, prese con il giusto atteggiamento, possono facilitare l’autorealizzazione”. Poi ha aggiunto: “Ma se hai l’atteggiamento giusto, puoi fare qualsiasi cosa. Anche una passeggiata o un bagno”.

Jack Kornfield: Ho il massimo rispetto per il potere delle sostanze psichedeliche. Se sull’argomento ho una posizione moderata, non vuol dire che non provi un grande rispetto per esse o per il lavoro che alcuni ricercatori coraggiosi hanno svolto con esse.

Quello che penso, in base alla pratica buddista fatta e insegnata per molti anni, è che la gente sottovaluta la profondità del cambiamento necessario per la vita spirituale. La liberazione autentica richiede una lunga prospettiva… Quella che un maestro zen ha chiamato “una mente di grande pazienza”. Sì, il risveglio arriva in un istante, ma viverlo, renderlo stabile, può richiedere mesi, anni e vite intere.

Le nostre tendenze o abitudini condizionate sono così radicate che nemmeno le visioni più irresistibili riescono a cambiare granché. Quindi, le pratiche di liberazione insegnate dal Buddha attingono a molte dimensioni della vita, per cercare di rendere stabile una trasformazione tanto profonda. La liberazione del cuore dall’avidità, l’odio, l’illusione, la paura e il senso di isolamento è una possibilità molto affascinante per gli esseri umani.

Quando hai cominciato una profonda pratica spirituale, di qualsiasi tipo (anche le esperienze psichedeliche), cominci a imbatterti nelle radici dell’Avidità, con la A maiuscola. Queste sono le prime realtà che incontri. E l’Odio: nella tua mente trovi Hitler e l’unno Attila. Poi l’Illusione, che si manifesta come la più cieca confusione. Devi imparare a lavorare con queste forze, trasformandole in modo da arrivare a una liberazione autentica.

Molte persone usano le sostanze psichedeliche in modo incosciente e scriteriato, senza comprendere cosa stanno facendo. Il contesto spirituale va perduto. È come prendere una pillola di mescalina sintetica, senza percorrere trecento chilometri a piedi nel deserto e senza trascorrere mesi in preghiera e purificazione, come facevano gli Huichols prima della cerimonia del peyote. Esploratori moderni, come Stan Grof e Ram Dass, hanno descritto il potere delle forze che si possono incontrare. Occorre rispettare la profondità di queste esperienze e impegnarsi consapevolmente a percorrere fino in fondo il viaggio della trasformazione spirituale.

Robert Forte: Cosa mi dici della dipendenza?

Jack Kornfield: Anche tra i più consapevoli esploratori della psichedelia contemporanea, la dipendenza e l’attaccamento rappresentano talvolta un problema. Ma ancora più pericoloso è il fatto che alcune persone parlano in termini estremamente positivi sia dell’uso sacro che di quello occasionale di queste droghe, quando queste stesse persone non sono affatto riuscite a padroneggiarle.

Come molti di noi abbiamo scoperto, usare sostanze psichedeliche non è una pratica da prendersi alla leggera. L’interpretazione più liberale dei precetti autorizzerebbe un loro uso non abitudinario (il che vuole dire probabilmente occasionale) e sacro. Se si usa una sostanza – che si tratti di vino, marijuana, LSD o funghi – questo precetto dice di farne una parte consapevole e attenta della propria vita. Se si comincia il viaggio senza i precetti, ci si perde o si finisce fuori strada. Non puoi arrivare alla fine del viaggio se non hai le giuste basi: questo è un messaggio davvero semplice.

In quasi tutti i sistemi del mondo in cui è previsto l’uso di sostanze – incluse le molteplici forme di sciamanesimo – esse vengono assunte in un contesto di purificazione.

Robert Forte: Quali sono le possibili purificazioni di un’esperienza psichedelica, oggi?

Jack Kornfield: Innanzitutto, c’è la purificazione consistente nel “non infliggere dolore”, o “shila”. Dopodiché, vi sono purificazioni del corpo attraverso lo yoga, il respiro, il digiuno e altre pratiche che permettono al corpo di essere aperto e di percepire questi livelli più profondi, integrandoli. Anche se fisicamente sei a pezzi, prendendo una sostanza molto potente puoi arrivare a toccare livelli davvero profondi. Ma questo ha un prezzo da pagare a livello fisico. Quando il tuo corpo è armonioso e aperto, puoi aprirti a livelli più profondi provocando squilibri fisici molto minori. Inoltre, questo permette all’esperienza di venire integrata. Se non prepari il corpo, non puoi contenere tale conoscenza.

Poi, ci sono le purificazioni del corpo e della mente, cioè delle emozioni e dei pensieri. Per molti, purificare il cuore vuol dire perdonare e aprirsi di più; ovvero, vedere la rabbia, la paura e i ricordi che sono stati imprigionati dentro di sé, liberandoli. “Purificazione del pensiero” vuol dire affrontare la pazza mente-scimmia, con il suo incessante dialogo interiore, e cominciare a praticare una certa stabilità mentale. Per diverse persone, questo accade grazie a una pratica lunga e regolare, usando la meditazione seduta, i mantra, la visualizzazione o cento altri modi. Una volta che la mente è stabilizzata, puoi usare questa chiarezza per scoprire le leggi della mente o della consapevolezza.

Robert Forte: Qual è il rapporto tra un “trip” psichedelico e un viaggio spirituale?

Jack Kornfield: In un viaggio spirituale, il fine è risvegliarsi alla nostra naturale libertà interiore, la nostra natura autentica. Per fare questo, dobbiamo cominciare da dove siamo. Quando cominci a calmare la mente e ad aprire il cuore, incontri spesso ondate di desiderio, paura, rabbia, pigrizia o inquietudine. Questi sono gli ostacoli preliminari alla trasformazione. Impari a usare la saggia attenzione per non perderti o cadere vittima di essi. Man mano che il corpo e la mente diventano più aperti e purificati, impari a diventare equilibrato e a non farti prendere da queste energie, usando questa capacità per accedere ad altri domini di consapevolezza.

Poi, se dovessi entrare in un dominio di pura luce, colmo di amore ed estasi, avrai imparato come farlo senza attaccarti troppo. Lo vedrai come parte di uno spettacolo passeggero. E con lo stesso atteggiamento puoi scendere nei regni infernali dentro di te. Diventi libero nel regno della nascita e della morte; impari ad aprirti a essi senza attaccamento o avidità. Qui non impari soltanto i contenuti delle varie dimensioni della consapevolezza (i quali potrebbero essere conosciuti anche grazie alle sostanze psichedeliche), ma a relazionarti a essi in modo saggio. Se dovessi scrivere in maiuscolo una frase di questa intervista, sarebbe questa: il risveglio spirituale non consiste soltanto nell’avere una visione delle molte dimensioni del cuore, la mente e il corpo, ma anche nell’imparare ad aprirsi a esse con saggezza, compassione e vera libertà.

Robert Forte: Come possiamo interpretare l’effetto di guarigione dell’esperienza psichedelica, dal punto di vista della psicologia e della meditazione buddista?

Jack Kornfield: La guarigione accade in molti modi, ma quello fondamentale, nella pratica buddista, consiste nel portare consapevolezza a ciò che era distorto, aggrovigliato o tenuto nell’oscurità dentro il corpo, nei sentimenti o nella mente. Attraverso la pratica sistematica della meditazione si porta il potere della compassione e dell’attenzione a questi nodi, liberando ciò che era trattenuto in profondità. Esistono molti schemi mentali nei quali ci blocchiamo: convinzioni, idee e opinioni che rafforzano la nostra convinzione in un io separato. Anche ciò può essere portato alla luce e guarito.

La guarigione con le sostanze psichedeliche è pressoché la stessa cosa. Essa accade in una situazione adeguata e agendo con prudenza: allora l’inconscio viene “aperto” da queste sostanze. Forse rivivrai un trauma, o sperimenterai il dolore trattenuto nel tuo corpo fisico dopo un incidente o un’operazione, oppure la tensione di una rabbia o di desideri profondamente rimossi sale alla coscienza e viene liberata. La guarigione accade portando alla consapevolezza ciò che prima era al di sotto della sua soglia. Parte delle difficoltà legate all’uso di queste sostanze (ma lo stesso vale per la meditazione, a un certo punto) è dovuto al fatto che questo succede troppo presto e le persone si sentono sopraffatte. C’è il pericolo che esse, subito dopo, si chiuderanno immediatamente, perché hanno toccato un punto troppo spaventoso o difficile. Ma esistono guarigioni che accadono in quel modo a tutti i livelli del corpo, del sentimento e della mente.

Robert Forte: Un’idea fondamentale, sia nell’antica saggezza che nel nuovo paradigma, è che l’isolamento è un’illusione, un livello superficiale della realtà, e che a un livello fondamentale tutte le cose sono connesse. Questo è difficile da comprendere sul piano sensoriale o intellettuale, dove l’esperienza suggerisce che le cose sono separate. Se le sostanze psichedeliche sono in grado di provocare l’esperienza di questa unità essenziale, non sono forse uno strumento prezioso nello sviluppo di un nuovo paradigma che enfatizzi l’unità?

Jack Kornfield: Qualsiasi strumento o pratica in grado di aprirci il cuore rivelandoci che non siamo isolati, e che riguardi la dimensione dell’amore-gentilezza e compassione universali, può essere prezioso. Per alcune persone, le sostanze psichedeliche possono aprire la mente e far capire loro che la consapevolezza crea il mondo, che la realtà fisica viene creata dalla consapevolezza, e non l’opposto. Le sostanze psichedeliche possono mostrare che la realtà può essere piena di luce e di aspetti umoristici, che esistono dimensioni profondamente trascendentali e scale del tempo diversissime, dall’eternamente lento all’eternamente veloce. Possono anche portarci nelle dimensioni infernali, dove il dolore è enorme e apparentemente non esistono vie di uscita.

Robert Forte: Sembra che sia necessario qualcosa di molto potente per far capire che questo livello di realtà non è l’unico, soprattutto nel mondo occidentale di oggi, dove abbiamo sviluppato un grande controllo sul mondo materiale.

Jack Kornfield: Considero le sostanze psichedeliche estremamente utili per cominciare ad aprire le persone, e in certi stadi è possibile tornare a usarle con saggezza, ma con le restrizioni della “shila”. Tuttavia, è facile abusarne se non si fa attenzione a quello che in inglese si chiama il “set and setting”, cioè l’atteggiamento e il contesto. Per esplorare una parte di queste dimensioni, io, Stan e Christina Grof offriamo ritiri annuali che integrano la respirazione olotropica (in qualche modo simile all’esperienza psichedelica) e la meditazione buddista. I partecipanti sembrano rispondere molto bene a questa combinazione di pratiche.

Robert Forte: Una delle migliori applicazioni delle sostanze psichedeliche nei tempi moderni può essere quella del trattamento dei malati terminali. La ricerca su questi ultimi mostra che l’esperienza psichedelica illumina il processo della morte e diminuisce la paura nei suoi confronti.

Jack Kornfield: Da ciò che ne so, questo lavoro ha un grande potenziale, soprattutto per coloro che non hanno fatto una disciplinata pratica spirituale. La pratica spirituale è finalizzata, in vari modi, a prepararci alla morte. Entrando deliberatamente in un processo di morte-rinascita, possiamo dissolvere l’illusione di un io separato, accedendo ad altre dimensioni della consapevolezza al di là del nostro limitato punto di vista. In tal modo, impariamo a vivere in modo più saggio.

Ma se non abbiamo mai imparato queste cose, forse le sostanze psichedeliche possono aiutarci a prepararci alla morte, in quanto aprono molte porte negli stadi iniziali della pratica spirituale. Tutto ciò che porta ad aprire il cuore e la mente, aiutandoci a lasciarci andare, è benefico.

Robert Forte: A un convegno tenutosi nella Harvard Divinity School nel 1985, lo psicologo Dan Brown ha fatto una distinzione tra l’estasi e “l’enstasi”, nell’ambito di una discussione sulle sostanze psichedeliche. L’estasi sarebbe il volo dell’anima dal corpo, “il viaggio estatico dell’anima attraverso le varie regioni cosmiche”, laddove lo yoga ricerca “l’enstasi”, o la concentrazione finale dello spirito e “la fuga dal cosmo” [Eliade, 1958, 1964]. Cosa pensi di questa distinzione, a proposito dell’esperienza psichedelica e della meditazione?

Jack Kornfield: La meditazione buddista va dall’enstasi all’estasi. Nel buddismo esistono alcune pratiche puramente estatiche, ma di base noi non cerchiamo di “alzare il volume”, bensì di sintonizzare bene colui che riceve. Esercitando una sacra attenzione, possiamo risvegliarci ai livelli più profondi del corpo e della mente, e – al di là di essi – alla natura non-duale della realtà. Tutte le dimensioni della consapevolezza diventano raggiungibili grazie a una consapevolezza “ben sintonizzata”. È possibile entrare in dimensioni in cui il corpo è colmo di luce, si sperimentano l’estasi e un rapimento straordinario, e si viene catapultati in tutte le sfere del paradiso e dell’inferno.

Robert Forte: Pensi che il buddismo e la psichedelia continueranno a incrociare la propria strada, nel futuro?

Jack Kornfield: Considero la psichedelia una delle aeree più promettenti della moderna ricerca sulla consapevolezza. Non sarei sorpreso se a un certo punto avvenisse un proficuo matrimonio tra alcune di queste materie sacre e un addestramento o una pratica sistematici, come quelli che ho appena descritto. Tale matrimonio dovrà basarsi sulla comprensione e il rispetto delle antiche leggi del karma; inoltre, dovrà avere radici nella compassione, nella virtù, in un cuore aperto, in una mente addestrata e nelle leggi della liberazione. Dati questi elementi, la combinazione potrebbe essere molto fruttuosa.

Le sostanze psichedeliche: un aiuto o un ostacolo?

L’esperienza psichedelica è solo un bagliore di una genuina visione mistica, ma un bagliore che può diventare più maturo e profondo grazie a vari tipi di meditazione in cui le droghe non sono più utili o necessarie. Quando hai ricevuto il messaggio, abbassi il telefono. Le droghe psichedeliche sono dei semplici strumenti, come il microscopio, il telescopio e il telefono. Il biologo non sta seduto con gli occhi permanentemente incollati al microscopio; se ne distacca e lavora su ciò che ha visto.
Alan Watts, scrittore, 1962.

Devi ricordare, inoltre, che l’esperienza è sicura (nel peggiore dei casi, alla fine sarai la stessa persona che eri all’inizio), e che tutti i pericoli da te temuti sono inutili creazioni della mente. Che tu faccia esperienza del paradiso o dell’inferno, ricordati che è la tua mente a crearli. Evita di aggrapparti all’uno o di scansare l’altro. Evita di imporre il gioco dell’ego sull’esperienza. Timothy Leary, Ralph Metzner e Richard Alpert, 1964.

Il fine – non lo si ripeterà mai abbastanza – non è un’esperienza religiosa, ma una vita religiosa. E riguardo quest’ultima, le “teofanie” psichedeliche possono bloccare una ricerca con la stessa facilità – se non più – con cui la favoriscono. Huston Smith, scrittore, studioso delle religioni, 1976.

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Joseph Goldstein, Jack Kornfield. Il cuore della saggezza. Esercizi di meditazione. Astrolabio.1988. ISBN: 8834009398

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Jack Kornfield. A Path With Heart: A Guide Through the Perils and Promises of Spiritual Life. Doubleday. 1993. ISBN: 0553372114

Jack Kornfield. After the Ecstasy, the Laundry: How the Heart Grows Wise on the Spiritual Path. Bantam Doubleday Dell. 2001. ISBN: 0553378295

Jack Kornfield. The Art of Forgiveness, Lovingkindness, and Peace. Doubleday. 2002. ISBN: 0553802054

Originalmente pubblicato su Tricycle magazine, www.tricycle.com
Traduzione di Gagan Daniele Pietrini
Copyright per l’edizione Italiana: Innernet.

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