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L’Economist ha pubblicato un articolo intitolato Great minds think (too much) alike “Le grandi menti pensano in maniera (troppo) simile”.

Il sociologo James Evans ha deciso di esaminare le citazioni nelle riviste scientifiche e ha scoperto che, alla faccia della “coda lunga”, la disponibilità di materiale nei database su Internet, invece di ampliare la gamma di fonti citate, in realtà ha privilegiato un numero più ristretto di fonti rispetto all’ampiezza della disponibilità.

Inoltre, le fonti citate tendono a menzionare articoli che sono stati pubblicati di recente. Poco tempo addietro vi è stato un gran dibattito a riguardo dell’articolo di Nicholas Carr Google ci rende stupidi? che i media mostrani hanno ripreso spesso in modo banalizzato.

Google non ci rende stupidi ma forse tende a creare un atteggiamento di insofferenza verso le risposte non immediate (quindi quelle che si trovano ai primi posti nei risultati di ricerca) e verso quelle non attualissime. Finiti i tempi delle scoperte in qualche vecchia biblioteca…

L’apertura di Internet dove le diversità e le varietà trovano spazio in realtà sembra rafforzare ulteriormente i soliti noti. Avevo scritto un articolo Internet aumenta davvero il nostro potere? su Indranet, cercando di capire anche a livello sociale e politico quale ruolo possa avere la Rete.

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