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L’Italia ha scelto la via feudale, con tanto di signore, condottiero e padrone assoluto. Il colpo di coda dell’Italia feudale, che siano i feudi territoriali del nord, delle cosche, o degli interessi delle grandi e piccole caste, e di conseguenza l’intolleranza verso chi non sta entro le mura del feudo territoriale o dentro lo spazio mentale, hanno prevalso, questa volta perlomeno senza ipocrisie.

Il malessere economico dell’Italia sommati alla cattiva gestione decennale dell’immigrazione, alla manipolazione sistematica dell’informazione e a una scarsa capacità di leggere la realtà in modo autonomo (e di leggere in generale, privilegiando l’ipnosi televisiva), hanno fatto ritornare gli italiani alle vecchie certezze e al bisogno di delineare confini netti per ritrovare la propria identità. E’ plausibile che sia nei percorsi individuali che in quelli collettivi ci siano momenti in cui si necessita di ritrovare le proprie radici. Questo può essere un processo sano per ripartire dall’essenza primaria che ha dato forma ad una personalità o una nazione.

Ma questo ritorno ha il sapore della disperazione di chi ha perso di vista il centro della propria autentica essenza e si affida a chi gli promette il riscatto tramite valori non tanto tradizionali del territorio, ma semplicemente intolleranti al diverso da sé oppure si affida a chi promette una crescita economica che sarà non solo irrealizzabile anche per una situazione mondiale di crisi delle risorse, ma la crescita non sarà neppure auspicabile se andrà nella direzione delle clientele, dell’ingiustizia sociale, della scarsa sensibilità per l’ambiente e dell’ipoteca sul futuro che dovrà ripagare la voragine del debito pubblico.

La sindrome di Stoccolma, fenomeno per cui si iniziano ad amare i propri carcerieri, è oramai conclamata.

Soprattutto, l’Italia si affida a chi gli promette “libertà” dalle tasse e dalle regole sociali, temi sempre affascinanti per una cittadinanza che non ha ancora sviluppato un forte senso della collettività. Si promette una fettina di torta e un occhio chiuso per tutti. Chi non sta alle regole è risultato vincente. Ora fa tana libera tutti, per primi una sessantina di parlamentari “eletti” (ma in realtà scelti dai partiti) che avevano guai con la giustizia.

I comunisti non esistono più, quindi sarà difficile dare di nuovo loro la colpa dell’impossibilità di far risalire l’Italia dalla crisi. In un pianeta dove le risorse saranno sempre più scarse non basterà strizzare l’occhio a Putin per garantire all’Italia le fonti energetiche destinate a scarseggiare dovunque in tempi brevi. Si darà allora la colpa alle regole dell’unione europea, agli arabi che non vogliono pompare più petrolio, ai cinesi che lo consumano, agli ambientalisti che non hanno voluto le centrali nucleari, ai governi precedenti. Proiettare sugli altri i propri problemi e fomentare odio è un meccanismo nevrotico di difesa sia a livello individuale che politico. Meccanismo che ha da sempre efficacia politica, in particolare in Italia.

Qualcuno ha scritto che verranno oscurati i blog. Non lo credo, i blog producono qualche decina, Innernet qualche centinaio, i più letti qualche migliaio di lettori al giorno. Il nuovo governo può permettersi ampiamente di lasciare i blog dove sono, che sono determinanti quanto lo è una riserva indiana rispetto ai milioni di utenti televisivi. Abbiamo la nostra acqua di fuoco, ci ubriacheremo con le nostre parole, costruiremo siti sempre più efficienti, installeremo tutti i plug-in sui nostri blog, faremo dei distinguo mentali sempre più sofisticati. Nel frattempo loro andranno avanti con messaggi semplici, efficaci, diretti, che fanno leva sulle paure, sull’avidità, sulla “crescita”, sull’intolleranza, sulle consolidate identità religiose e territoriali. Aspettiamoci comunque un’ulteriore stretta sulla libertà d’informazione, che in Italia è già a livello di terzo mondo.

L’Italia è diventata “l’azienda Italia”, il governo sarà il suo consiglio di amministrazione e i parlamentari gli azionisti a cui rendere conto distribuendo dividendi. Tutti gli altri sono gli elettori, il parco buoi. Il falso in bilancio non è neanche più reato. Una versione moderna del signore feudale con i suoi vassalli, valvassori, valvassini e poi la massa di semi-schiavi costretti a lavorare una vita per ripagarsi dai debiti.

La manipolazione del vero è quanto di più semplice possa avvenire avendo a disposizione grandi media e denaro. Leggevo su New Scientist del 19 gennaio (pag. 46, articolo “The monster we don’t see” di Dan Hind) che nella campagna di guerra psicologica che precedette l’invasione dell’Iraq gli sforzi andavano nella direzione di convincere gli americani che Saddam Hussein era coinvolto negli attacchi dell’11 settembre.

Mentre nell’immediato seguito degli attentati dell’11 settembre solo il 3% degli americani menzionava l’Iraq come responsabile, nel marzo 2003, poco prima l’invasione dell’Iraq, il 52% degli americani riteneva che il governo americano avesse delle prove di un collegamento tra Al-Qaida e Saddam. Nel 2006, il 90% delle truppe in Iraq credeva che la guerra era conseguenza del ruolo di Saddam nell’11 settembre.

Negli ultimi anni mi sono più preoccupato di cercare la mia verità e di rendermi cosciente di come la mia stessa mente la manipoli, piuttosto che preoccuparmi della manipolazione del vero da parte dei politici e dei media. Come per molti altri lettori di Innernet, ho seguito un percorso di consapevolezza che ha portato alla scomoda posizione di evidenziare i miei lati egoici ed involuti, i miei condizionamenti mentali meccanici, le mie avversioni intolleranti. Lo stesso processo mi ha portato anche a sentirmi più libero da questi, più vero verso me stesso e verso gli altri e ad accettare i diversi aspetti della mia persona. Questo processo interiore di ricerca del vero è ancora in corso, non mi definisco certo illuminato e non ho neppure un tale obiettivo.

Per un certo tempo mi sono quindi occupato più del mio personale rapporto col vero che del falso presente nella società. Ma ad un certo punto sento che il processo di manipolazione della realtà e di accettazione di questa da parte di una grossa fetta della popolazione produce un’atmosfera (potremmo chiamarlo campo energetico) dove l’aria diventa pesante per tutti.

Quando in una famiglia viene sistematicamente negato il vero, si creano delle nevrosi e dei condizionamenti che vengono ripetuti di generazione in generazione. Sia nelle famiglie che nella società c’è chi si adatta alla mancanza di vero ritagliandosi un proprio spazio dove possa agire indisturbato, e chi invece non può vendere la sua coscienza in cambio di piccoli privilegi. In questo caso non può che lottare o andarsene alla ricerca di una situazione dove la sua anima possa fiorire.

Nella scala dei valori della maggior parte degli italiani il vero non è in cima alla classifica. Ma il vero non è nè di destra nè di sinistra, è una responsabilità di ogni essere umano che abbia una coscienza e una dignità e ogni manipolazione di questo non si potrà che riversare pesantemente sullo sviluppo dell’anima di una nazione. L’occultamento del vero riguardo alle stragi e al caso Moro per fare alcuni esempi, rimangono tutt’ora come inquietanti buchi neri nella consapevolezza di un’intera nazione.

Forse questa fase per l’Italia è l’entrata in una nuova lunga notte dell’anima, dopo quelle del fascismo, della strategia della tensione e poi del terrorismo, segnale di una democrazia tutt’altro che matura, analogamente ad un’adolescenza prolungata che esprime posizioni estreme prima di individuarsi ed assestarsi nella sua personalità.

Come Italiano ho tutta la nostra storia nella mia psiche, anche quella che non ho vissuto personalmente per ragioni anagrafiche. I condizionamenti collettivi sono tanto incisivi quanto quelli personali nello sviluppo della coscienza di un individuo. Ho assistito da bambino alla strategia della tensione e poi al terrorismo da adolescente.

Guardando gli eventi da un’ottica spirituale più ampia dei risultati elettorali sono ben cosciente che tutto ciò che avviene ha un senso ed è necessario per il percorso di un individuo e di una nazione. Si può solo accettare cio che è. Ma su un piano più umano, con la coscienza di cittadino adulto, sono scioccato e combattuto tra l’andarmene da un paese che allontana ulteriormente i valori umani e sociali a cui tengo o nel dare il mio apporto per la trasformazione della coscienza con il rischio di diventare un Don Chisciotte, sprecando solo risorse interiori. Ma alla fine, la direzione verrà data come sempre da una consapevolezza più grande delle mie considerazioni mentali.

Mentre stavo pubblicando questo articolo, Enzo Di Frenna ha risposto ad un mio commento sul suo blog, con il titolo “La televisione è un potere spirituale“. Enzo opera con passione e generosità per la trasformazione dell’informazione in Italia. Personalmente ritengo che il mezzo sia il messaggio ed ho dei dubbi sulle possibilità di incidere sulle coscienze con un mezzo televisivo su Internet, seppur con contenuti diversi e che parte dal basso. Ma di questi tempi non mi sento di fare troppo lo schizzinoso e do il benvenuto ad ogni apporto che parte da buone intenzioni.

252 Responses to “L'”azienda” Italia”

  1. valerio fiandra ha detto:

    In sintesi, TIQ, la sintesi viene trovata NELL’UOMO che – guardando da lontano – riesce a distinguere fra il dominio della specie e le pratiche della cultura. Ma, come tu saggiamente osservi, talvolta… . Dunque leggerò per la seconda volta e con disciplina il libro, poi ne scriverò su A Vànvera – se e quando riterrò di aver trovato la chiave della sua comprensione.

    MA sin d’ora posso dire che, ad una lettura Attenta e Consapevole, ma assolutamente individuale, questo libro PARLA.

    Oppure mi sbaglio, e le assonanze fra il pensiero di Baruch Spinoza – cui il libro rende tributo e prende spunto – e il mio ( che – senza scriverne – fa lo stesso ) rendono familiare ( e chilosa? – ingannevole ) il libro stesso?

    Come vedi, con-fusione. Che è un BUON punto di partenza…

    Alla prossima e grazie

  2. FRANCESCO SALA ha detto:

    (Per Giusy Figliolini: chi scrive non ha niente a che vedere col Francesco Sala citato).

    Non credo proprio che l’utopiano, sprofondato nell’insolubile contraddizione consistente nel fondare una prassi su una esigenza puramente sentimentale ( il bene, l’armonia universale, la giustizia cosmica, e via buonando ), ed il realista che fa sempre precedere qualsiasi costrutto
    teorico dal dubbio critico – critico in primo luogo nei confronti dei propri stessi costrutti ”“ rispondano alla descrizione proposta dal sig. Quartiroli ( che comunque, notare la finezza, non ha commentato la mia ultima, non potendo certo arrampicarsi sui cactus) nella sua frase che cito testualmente: “ Talvolta si sentono e si credono le stesse cose ma i filtri concettuali e le proiezioni reciproche distorcono il tutto” . Non che non possano esistere contesti nei quali una dialettica, anche potente e senza minuetti, possa portare un reale contributo al chiarimento dei presupposti che il sig. Quartiroli definisce “ filtri concettuali e proiezioni reciproche”. Un processo di questo tipo può certamente esistere; solo che le condizioni del suo esistere sono precisamente il contrario di tutto ciò che la forma della mente utopiana pone a fondamento di se stessa. Che è quanto segue: per l’utopiano è la struttura dell’universo che deve adattarsi alla propria santissima idea di bene-bello-giusto. Questa tristissima verità è stata espressa in maniera mirabile da una celeberrima frase di una grande utopiano del passato, frase pronunciata pubblicamente nel corso di un intervento al parlamento italiano: “ Tra la verità ed il partito, senza dubbio scelgo il partito”. Un premio a chi indovina il nome di questo signore. La tragedia vera consiste nel fatto, che chi è vittima di una tale processo cognitivamente autodistruttivo, non ha la minima idea di essere prigioniero di ciò che nel linguaggio dei sistemi informatici è chiamato “ sintax error”, errore di sintassi. Infatti, quei presupposti ( quelli degli utopiani di ogni ordine e grado ) sono il risultato inevitabile di un cortocircuito cognitivo.
    Una delle tante infinite, possibili, prove?
    Leggete quanto segue.

    “Non significa una volontà antilinguistica, tendente a eliminare la concezione dell’estetica, quanto piuttosto la necessità di trasformare l’ambito estetico in un contesto completamente etico”.
    Chi ha scritto queste parole, del tutto incomprensibili ai comuni nati di donna? E’ stato quell’incommensurabile cretinetti che poche sere fa alla trasmissione di uno strenuo amico dei deboli e degli oppressi ( un antifeudatario, insomma, adesso poi che è tornato l’anticristo, pure in odore di martirio ) nel tentativo di ridicolizzare il Feudatario, a proposito di una citazione tratta da uno storico latino, ha ridicolizzato se stesso, inciampando in tutta la sua tronfia supponenza. La citazione giusta, infatti, era proprio quella del Feudatario, mentre errata ed evanescente era la sua stizzita lezioncina di filologia. Il nome del cretinetti è Massimiliano Fuksas, architetto comunista e plurimiliardario, e dunque candidato ideale ad iconetta del pantheon degli utopiani. Costui, oltre alla prodigiosa ignoranza, e agli orrori architettonici che non riesce a smettere di produrre, è il paradigma perfetto immortalato dal napoletano “ chiagne e fotti”.
    Ma vi rendete conto di come si esprimono i vostri santa sactorum?? Vi rendete conto che è gente uscita di senno?? Potrei riempire centinaia di pagine di citazioni come quella riportata sopra.
    Tutti i maggiori mammasantissima utopiani sembrano in varia misura in preda ad un delirio logologico. Potrei riportare brani di Eco, Severino, Tabucchi, e mille altri, tutti di stretta osservanza utopiana ed antifeudale, da fare accapponare la pelle. E’ per questo che la gente ( per voi la gentucola ) vi ha voltato le spalle. Quella gente è incomparabilmente più sveglia e sobria di chi idolatra i cretinetti come Fuksias, e non urla di sdegno ad un Veltroni mai stato comunista, che però, nelle vesti di un suo sosia, officiava i sacri riti della gioventù comunista negli anni 1975, 1976, 1977, come capo delegazione della fgci. Boh!!
    E sono i servi della gleba quelli sotto ipnosi!!
    Dunque, l’ipotesi che alla fine si pensino e dicano le stesse cose, rientra nel cortocircuito cui accennavo prima. Mi spiace: no party!!
    Non diciamo e non perseguiamo le stesse cose.
    Francesco S.

    P.s.
    Apprezzo Spinoza, ma non vedo, certamente per miei limiti, cosa c’entri col discorso qui sviluppato. Se non ci si limita all’oggetto specifico, ci si perde in inconcludenti logomachie. Si provi ad affrontare, uno per uno, i temi da me posti, senza partire dalle guerre puniche, e finire nell’iperuranio. Lasciamo da parte il Buddha e i Patriarchi; Spinoza e Kant, al momento sono fuori contesto. Ma nessuno prenderà di petto i miei argomenti, è impossibile confutarli. Meglio il silenzio di Toshan.

  3. valerio fiandra ha detto:

    Adorabile Sala,
    la invocatio non petita ( che era anche un po exusatio, insomma un vile mio “metter le mani avanti” ) sul santo e laicissimo nome del senor Spinoza è stata giustamente smascherata, Che vuole, siamo (sub)umani…

    MA su fuksas, il suo sproloquio, la sua vanagloria, il suo pessimo magistero…beh lei mi ha conquistato. Ne ho scritto e parlato, con dolorosa quanto indignata enfasi.

    Insisto, per sincero interesse personale: legga il Philippe Val ( Excelsior 1881 ), che una sua confutazione mi sarebbe gradita.

    ps Rileggo e mi accorgo che potrebbe esser preso per dileggio nei suoi confonti ciò che invece è parodia, dunque estimatio. MA poichè altre volte il mio dire ( in Rete – di persona si capisce dal tono-dai gesti-dal volto ) è stato frainteso…

    pps Appena vedo Spinoza gli dirò (anche) del suo apprezzamento: pover uomo, abituato com’era al disprezzo non potrà che sentirsene rinfrancato…

  4. FRANCESCO SALA ha detto:

    Cercherò di procurarmi il testo consigliato dal cortesissimo Fiandra. Di sicuro Spinoza rimarrebbe ciò che è anche in assenza del mio insignificante apprezzamento. Quanto all’adorazione di cui mi fa oggetto, sig. Fiandra, beh.. mai obiettivo fu più effimero e fallace! E sentimento, ahitutti mal riposto. L’adorazione va riservata, in Cielo, a chi la merita; in terra, alle donne che sono rimaste tali malgrado abbiano cercato ( chissà chi?) con ogni mezzo di farle diventare dei maschi irranciditi e andati a male.
    Dai temi da me sollevati, tuttavia, vedo che ci si mantiene prudentemente alla larga.
    Francesco S.

  5. eckhart ha detto:

    Nelle dispute di politica,quando va bene,c’è l’ideologo idealista da una parte e quello che si raffigura come realista , ancorato con i piedi per terra, dall’altra…
    Nel frattempo la realtà sfugge in un limbo inafferrabile…
    Questo perché in politica dev’esserci un responsabile ,comunque..
    Che sia il politicante arraffante come il babbeo che abbocca perché nulla afferra,non importa..
    L’importante che ci sia.
    Certo è difficile stare a guardare distaccatamente soprattutto quando monta la rabbia e certa voglia di giustizia (poi ognuno c’ha la sua idea in proposito ):ma anche questa è ideologia come quella di “civiltà” passataci dai nobili Greci ,poi dagli Illuministi ,e ancora dalla nascente Democrazia dell’800 americano ( che adesso vediamo bene che fine abbia fatto..)
    Quindi infine mi chiedo: c’è un responsabile,oppure :di chi è la colpa?
    Insomma:c’è un “chi”?

  6. Giusy Figliolini ha detto:

    Francesco, la mia parodia fatta sulla curiosità su quale dei due Sala tu fossi era espressa per mettere l’accento sul fatto che ti presenti come il signor nessuno che ha letto e bla bla bla… e questa la dice lunga.. chi ha bisogno di dire io non sono nessuno pero etc… ha messo la peggior maschera di finta umiltà.
    Si evince ancor più chiaramente nel tuo successivo post (quello dei temi a cui gli altri dovrebbero rispondere): non voglia di condividere il proprio pensiero ma l’arroganza di chi , con una certa violenza insita mi sembra di percepire, vuole imporre le sue argomentazioni piuttosto articolate e contorte.
    E poi detto tra noi con chi ce l’hai?
    Ti rendi conto che stai sparando nel mucchio e probabilmente hai pure sbagliato mucchio?
    I saggi sono semplici e parlano chiaro.
    Quando non siamo saggi sarebbe meglio esserlo ancora dippiù.

    p.s. cmq mi fai simpatia….non arrivo all’adorazione come Valerio :-)

  7. FRANCESCO SALA ha detto:

    Cara Giusy,
    mi tocca dire che – fuori da ogni piaggeria – hai colto tutto, salvo ciò che stava appena una o due patine sotto la superficie: ossia che il gioco di specchi tra umiltà e supponenza, era giocato nella perfetta consapevolezza che era, precisamente un gioco. Conoscendo la straordinaria capacità delle parole di muovere le quinte del teatro con tanta perizia da far quasi distogliere l’attenzione dai personaggi, ho soltanto esplicitato – puoi credermi o no, in piena consapevolezza ”“ il gioco di specchi cui, salvo i Buddha, non c’è creatura che possa sottrarsi.
    Aggiungo questo, che le rare volte in cui, nel valutare me stesso, mi capita ancora di cadere nella trappola della dicotomia umiltà/superbia torno alla realtà con la semplice constatazione che l’una genera l’altra. Ultima considerazione sul tema; i due poli non sono simmetrici; mentre l’affermazione di umiltà genera immancabilmente la superbia, non capita mai che una esplicita manifestazione di superbia possa generare umiltà. E’ per questo che la superbia esplicita può essere riconosciuta e stigmatizzata.
    Se rileggi adesso i miei interventi, forse, il tuo giudizio potrà essere un tantino più clemente. O forse potresti cambiarlo del tutto.
    E forse, potresti anche rivedere, in tutto od in parte, le tue seguenti parole:” con una certa violenza insita mi sembra di percepire, vuole imporre le sue argomentazioni piuttosto articolate e contorte.”
    Puoi farlo oppure non farlo, il discernere o non discernere tra diversi livelli di comunicazione sta nella tua disponibilità e nel tuo diritto.
    Come che sia, non puoi non avere notato che non hai neppure minimamente sfiorato i miei argomenti, hai concentrato il tuo intervento sulla mia mancanza di virtù , sulla mia violenza verbale, sui miei giochi mentali. Vedere queste cose nei miei interventi, mi ripeto, rimane nella tua disponibilità nel tuo diritto, farti notare che hai evitato il merito di questi sta, però, nella mia disponibilità e nel mi diritto.
    Non so ancora se posso adorarti, in ( temporanea ) mancanza di adorazione, ti saluto con simpatia.

    Stavolta l’intervento di Eckhart è stato chiarissimo; appena ho un momento passerò a commentarlo.

    Francesco Sala

  8. paritoshluca ha detto:

    Il pensiero utopico non riguarda la sinistra ma anche la destra..
    i vincitori e i vinti..
    Perchè ambedue si basano su desideri sordi a qualsiasi concezione che ne organizzi e disciplini lo slancio..
    Il fatto che la destra ponga dei problemi reali..non significa che la soluzione passi dalle ricette che mette in campo..perchè ad ambedue le prospettive politiche manca il Centro Spirituale..che solo potrebbe darne legittimità e autorevolezza..
    Contestare i bonzi del pensiero debole non è difficile..ma identificare il Pensiero Forte con la fede è un’altro errore..perchè qualsiasi pensiero è debole per definizione e solo il Silenzio è Forte…ma il Silenzio appartiene agli iniziati..all’esoterismo..e senza di questo..qualsiasi religione o politica è vana..edificata sulla sabbia..
    Destra e sinistra sono due limiti..a destra c’è l’appiatimento al concreto ..al mondo come si vede con gli occhi..e non con la Consapevolezza..e a sinistra c’è la fuga verso l’ideale il sentimento..senza concretezza..
    Ma ambedue queste forze..trovano dignità solo se si pongono al servizio del Centro..che in una minoranza..l’elite..si identifica con il Sè..il Cuore dell’Universo..
    allora la destra potrà essere il grundig..l’avere i piedi per terra..e la sinistra rappresenterà lo slancio ideale verso l’alto..l’uguaglianza..intesa come fusione nella stessa Coscienza e non come identità fisica e materiale..
    Adesso..i corpi politici separati dalla vera origine sono solo dei mostri..con vita breve e travagliata..e il bene e il male sono in ambedue rappresentati in quantità simile..e appunto per questo..non potranno risolvere quei problemi che nelle loro illusioni sono chiamati a farlo..e il popolo a crederci..ma non fino in fondo..che tutti sanno quanto la verità sia lontana dalla cabina elettorale..

  9. Giusy Figliolini ha detto:

    A Francesco, che tu ci creda o no anche io sono consapevole che sto ponendo la mia attenzione ai tuoi messaggi intrinsechi e personali e non alle tue argomentazioni esteriori.
    Io ti credo quando dici che sei consapevole del gioco, ma tre non due patatite più sotto mi scappa di domandarmi chissà se il gioco è ancora consapevole per te.
    Guarda Paritosh come è chiaro, limpito e comprensibile nel suo intervento e come esprime chiaramente il suo pensiero, anzi direi la sua consapevolezza, senza bisogno di farci scavare tra le patatine che fanno pure male al fegato…. a me pare evidente la differenza.
    Mi dici che dovrei cambiare idea o modificarla rileggendoti, ma di quale idea stiamo parlando? Se parliamo del gioco degli specchi è evidente che da nessuna delle parti è la verità assoluta che come dice Paritosh starebbe nel centro, un centro che non sta nel mezzo dei due opposti ma “oltre” e qui forse sfociamo in quella che tu definisci utopia, sempre che abbia compreso il significato che tu dai alla definizione utopia, cosa della quale non sono affatto sicura, qui credo giochi un mio difetto di comprensione e non solo una tua argomentazione oscura o forse per entrambe.
    Esistono i fatti che sono oggettivi e poi le interpretazioni dei fatti che sono un’altra cosa, recuperare il centro significherebbe andare oltre l’interpretazione soggettiva dei fatti e recuperare il buon senso dell’equilibrio naturale delle cose, questo sia in politica che in ogni svolgere della vita umana e terrena.
    Il resto, considerazioni, le idee, le contrapposizioni, gli specchi sono solo il gioco sterile di non chi può, attenzione non “può” non “non vuole”, ancora cogliere il segno ed in qualche modo è costretto ad appoggiarsi una volta a destra e una volta a sinistra pur di sopravvivere, un pò come stanno facendo gli italiani tutti rispetto alla politica, credo sia una questione di maturità di un popolo, di crescita che ancora non si evince.
    Il popolo italiano che si offenda o meno non è ancora maturo per il famoso salto di qualità, sia nei suoi esponenti politici, sia nell’esternazione dei suoi elettori, per questo parlavo di utopia del qui ed ora rispetto alla perdità di identità e di utopia quando cerchiamo la guida saggia di centro (non certo quella di Casini), credo sia ancora veramente molto, molto presto per tutto questo e allora quando non arriviamo all’uva è inutile dire che è amara o acerba, accontentiamoci del meno peggio, dove accontentarsi non vuol dire rassegnazione ma accettazione dell’evidente constatazione dei fatti oggettivi nudi e crudi.
    Comunque non sono in linea con Ivo quando premunisce che questa scelta politica è la fine di ogni possibile evoluzione, una retrocessione, ogni momento è nuovo, io la vedo una fase inevitabile del famoso gioco degli opposti e forse non è nemmeno delle peggiori, perchè ogni fase insegna e ci fa fare esperienza, non dimentichiamoci che la nostra evoluzione politica è legata e condizionata da tutto il resto del quadro politico mondiale e che il fatto che ci stiamo infilandoci nel imbuto insieme con gli altri potrebbe essere un inevitabile passaggio di crescita per il mondo intero; se come bambini inesperti dobbiamo ancora giocare col fuoco e scottarci prima di comprendere che il fuoco è meglio usarlo per scaldarsi e rischiarasi questo è, questo deve necessariamente accadere, e c’è poco da fare se non stare a guardare; qualcuno nel frattempo col mestolino potrà buttare fuori un pò di acqua dalla barca sperando e cercando di non farla affondare del tutto, chi può, qualcun’altro sceglie e crede di avere i mezzi per decidere che la barca può affondare pensando che la soluzione sia costruirne un’altra bella è fiammante e tenderà a questo, forse a questo mira Berlusconi nella sua megalomania, e perchè non lasciarlo provare? Hai visto mai ci riesca? Possiamo già sapere a priori che sarà il male peggiore?

  10. thomas yancey ha detto:

    Le società moderne devono organizzarsi per rispondere ai bisogni, per equilibrare le spinte sociali diverse, per migliorare la capacità della democrazia di correggere le ingiustizie e arginare le prevaricazioni. Le “verità” devono pertanto emergere dall’esame della realtà, essendo inutile e pericoloso ogni dogmatismo che propugni una “verità assoluta” precedente alla valutazione dei problemi che la vita quotidiana pone. La risposta all’incertezza e alle intricate difficoltà insite nei rapporti umani e sociali non può perciò essere la metafisica, essenzialmente luogo di rifugio dalle paure che paiono finora connaturate all’esistenza.
    In Italia gli orientamenti culturali sono molto più tradizionali che innovativi. Ciò si deve alla pesante influenza delle filosofie idealistiche e allo spiritualismo cattolico. Ne discende una visione curiale e retorica del mondo che consente pochi progressi nelle scienze, nell’economia, nella politica.
    In Italia, peraltro, dominano strutture familistiche e tribali: sono assai rari rapporti sociali e interpersonali scelti liberamente. Le contrattazioni, in molti ambiti, non si possono definire davvero libere e la disponibilità verso gli altri è scarsa.
    I rapporti di collaborazione sono rigidi perché determinati e influenzati sovente da affiliazioni varie, da obblighi di gratitudine e talvolta anche da minacce. Non ci sono scelte di fiducia aperta verso gli altri perché i legami di qualunque tipo sono in genere precostituiti. Le azioni predatorie sono diffuse praticamente ovunque: basta pensare alla corruzione e alla mafia.
    Il carattere degli italiani è tendenzioso e ambiguo. Ed è rivolto alla ricerca del “pastore”, della guida, di colui che magicamente risolve i problemi. La nostra storia ne è dimostrazione esemplare. Quest’epoca è caratterizzata dalla crisi delle ideologie politiche e soprattutto dal tramonto delle utopie rivoluzionarie. I grandi sistemi sono tutti falliti: non solo quelli comunisti, ma anche quelli fascisti; e le stesse religioni, di qualunque genere, mostrano i loro grandissimi limiti. Dovremmo perciò avere una maggiore consapevolezza di essere stati esposti ad autoinganni collettivi e a illusioni sociali, e di esserlo tuttora. Ma il dibattito che è seguito alle elezioni non mostra affatto che siamo più consapevoli. Dimostra invece che abbiamo tutti conservato le nostre cattive abitudini: la partigianeria ad oltranza, per esempio. E’ indispensabile invece imparare a fornire dimostrazione e documentazione delle proprie teorie e a richiedere altrettanto per quelle degli altri. Le affermazioni generali non bastano più.

  11. eckhart ha detto:

    Trovo tutti molto interessanti gli interventi,e ciò che mi par di cogliere nell’essenza (non posso farci nulla è sempre ciò che m’interessa al di là dei discorsi..) è che l’Italia ha quel che si merita..
    Per dirla un po’ meglio: la sua “governabilità” dipende unicamente dalla maturità degli Italiani ( su ciò mi pare si sia tutti d’accordo, da quel che leggo)
    Sembra infine l’uovo di Colombo,ma non può che essere così,e con ciò rispondo alla mia domanda relativa alla responsabilità sullo stato delle cose…e che può essere dura da mandar giù..
    Lascio infine un aforisma di Raphael ( che non so quanto gradirà l’amico Francesco S. ) che è un ottimo compendio:

    “C’è una sola aristocrazia,quella del Cuore,una sola democrazia,quella dell’Accordo; un solo nuovo ordine,quello della Compartecipazione;una sola cultura,quella che sa svelare la Bellezza della Sintesi.”

  12. eckhart ha detto:

    No, non è uno slogan thomas..e non è nè inutile nè pericoloso come pensi..
    ma capisco pure che è forse troppo esoterico per poter essere analizzato adesso( e quindi frainteso) come hai fatto tu..
    Si ricollega comunque al post di paritosh.
    ..fa nulla ,rientriamo nel seminato.. :-)

  13. thomas yancey ha detto:

    La dimostrazione di quanto siano pericolosi, oltre che inutili, gli slogan (altro che aforismi): un’eventuale aristocrazia della mente sarebbe meno nobile? Una democrazia fondata sul rispetto sarebbe meno utile? Un nuovo ordine, quello del merito, sarebbe meno importante? Una cultura che chiarisca sarebbe meno bella?

  14. FRANCESCO SALA ha detto:

    Sono consapevole di una tentazione, quella di dare volto e sostanza ai membri – purtroppo virtuali – del convivio – e dello sforzo che è assolutamente indispensabile fare, almeno nel mio caso, per non ridurre questi membri ad un’etichetta, sulla base di quanto della loro personalità sembra trasparire dagli interventi. So che questa tentazione può solo produrre esiti nefasti in termini di comunicazione, oltre che, magari, cagionare delle mancanze in termini di caritas.
    Dunque, chiudo la questione con Giusy ( s’intende SOLO per quello che concerne l’aspetto eventualmente “personale, per tutto il resto ogni livello di dialogo rimane aperto ), manifestando il timore che, malgrado il mio ultimo intervento di ieri, proprio a lei dedicato, non sia riuscito a spiegarmi.
    ——————-
    Venendo ora specificamente alla posta di Paritoshluca, Thomas Yancey ed Eckhart ( non includo Giusy solo perché finora non ha specificatamente manifestato il suo pensiero su questo tema), pur nella differenza di prospettiva, e magari in qualche modo di sostanza, mi sembra di vedere in essa un filo comune, ed è su tale traccia che scriverò le righe che seguono.
    Dovrebbe essere scontato, ed almeno questa evidenza dovrebbe senz’altro accomunare tutti, che il ritrovarsi su questo sito testimoni – santo cielo! se non fosse così allora sarebbe davvero un dialogo tra sordi ”“ di una base, un forte fondamento comune: lo Spirito è Tutto; o per essere forse meno ellittico, la vera priorità, il vero termine di paragone per ogni cosa, l’Indirizzo ultimo che determina l’ordine dei valori, è lo Spirito.
    Bene, se questo è vero, ed il presupposto ( che d’ora in avanti darò per scontato) è che lo sia, allora dobbiamo esplicitare subito quella che sembra essere la prima delle implicazioni.
    Se si considera lo scopo finale dell’esistenza, e quindi anche il vero ordine di priorità “ soggettivo”, non può esserci dubbio alcuno che l’unica la sola cosa che abbia senso ( e dalla quale ogni altro senso e significato deriva negli ambiti relativi ), è la “ Preghiera Profonda”. Ogni Tradizione, ogni Religione, ogni prospettiva spirituale definisce questa Preghiera con nomi diversi e la fa prassi con forme rituali e cultuali diverse. Dunque, la Preghiera è il solo Atto perfetto che sia dato compiere all’uomo; e, senza montarsi la testa, è tale perché è la Divinità stessa che compie quest’atto in lui.
    Io mi auguro con tutto il cuore, e con tutta la forza che posso trasmettere attraverso le parole, che ciascuno dei presenti abbia incontrato l’incomparabile Grazia Celeste che gli abbia fatto comprendere nella carne la bellezza della Preghiera ( ciascuno nella forma che è stata suo destino incontrare ), e quindi anche la gioia di Essa.
    Ma, messo in chiaro ciò, passo subito a dire che, escluse particolarissime vocazioni contemplative che impongono all’individuo un allontanamento dal mondo, proprio per una persona che abbia messo l’ordine Spirituale al centro della propria vita, il discernimento tra forme di vita sociale INTRINSECAMENTE contrarie alla natura delle cose e all’Ordine Divino, ed altre, perlomeno compatibili con essa, è un fatto che non può essere affidato alla soggettività del proprio sentire, delle proprie emozioni, se non delle proprie idiosincrasie, dei proprio sogni ad occhi aperti. Quel discernimento DEVE procedere da una visione della natura umana che non sia in contrasto né coi Valori Supremi, né coi valori relativi ( ma subordinati a quelli Supremi ).
    Secondo me, l’intera questione che qui si dibatte ha fondamento in questa premessa.
    Credo che su questa premessa ci si debba necessariamente trovare tutti d’accordo; essa infatti fonda se stessa sulla semplice constatazione che non ci trova su questo sito se non si pone e non si riconosce lo Spirito ( usa di proposito una definizione generalissima) come fondamento e riferimento di ogni altro ordine relativo: sfera politica compresa.
    Adesso purtroppo devo interrompere. Scriverò la seconda parte, nella quale cercherò di dedurre per inferenza quello che mi pare logico sia contenuto nelle premessa. Se non è troppo, vorrei solo chiedere a chi eventualmente volesse commentare quanto già scritto qui su, di limitarsi ( ma solo per ragioni di economia dialettica) al tema proposto.
    Grazie a prestissimo.
    Francesco S.

  15. eckhart ha detto:

    Solo un’osservazione, Francesco F. :
    Se ,come dici ( e approvo)“ lo Spirito è tutto” non ci può essere nulla di intrinsicamente contrario a Questo.
    In caso contrario mi pare che rischiamo di fare dell’ “Ideologia dello Spirito”.

  16. paritoshluca ha detto:

    La vera aristocrazia non è quella della mente..o della tecnica o della scienza staccata dal suo Principio che sarebbe il Cuore..ma non il cuore sede delle emozioni ma quel luogo simbolico sede della Consapevolezza o il Sè..
    I Principio o il Sè..detto anche Testimone..è l’Essere..che dentro di noi..legittima con la Sua Luce ciò che deve esistere da ciò che deve rimanere nell’ombra..
    e a livello politico sono le scelte che deve compiere il governo..che non all’emozione dovrebbero sottostare ma a quel buon senso..espressione popolare della Saggezza..che dovrebbe guidare le azioni degli uomini chiamati a guidare la collettività..
    Quando questa aristocrazia manca..viene sostituita formalmente dala morale..e sostanzialmente dai nostri appetiti..
    Tutti seguono il Papa quando parla di temi etici..ma quando cerca di scoraggiare la guerra..non viene tenuto in minima considerazione neanche da quei partiti che si richiamano al Suo messaggio..
    Ecco..va di nuovo ricostituita un’elite della Conoscenza..o della Saggezza..che ..collegata a quelle forze che ne possono capire la natura..agisca nel mondo per riaffermare la verità in ogni ordine e grado..
    Mai come oggi sarebbe necessario riunire ciò che è sparso..
    e il contributo di ognuno è collegarsi a quelle forze che dentro di noi ci appaiono vere..che il tempo è galantuomo..e alla fine la menzogna evapora perchè si nutriva solo delle nostre illusioni..

  17. paritoshluca ha detto:

    Venendo al discorso di Francesco Sala..e sul valore della Preghiera..si può dire che pur essendo un fondamento..lo è solo sul piano exoterico..che su quello esoterico o interiore viene sostituita dalla meditazione senza oggetto..o..in termini tradizionali..con “incantamento”..
    Naturalmente si ricrea qui quella frattura tra “morale” e “rituale” che è la differenza tra la fede e la Conoscenza..
    e che poi è la differnza di ambiti tra i due aspetti della Spiritualità..quella che si appoggia sull’esteriore e quella che si appoggia sull’interiore..che dalla prima è considerato solamente un dato psicologico non degno di considerazione oggettiva..
    Questo blog non è un generico spazio di Spiritualtà..ma è di quella Spiritualità che una volta si chiamava esoterismo..e che oggi ha preso l’aspetto di ricerca interiore collegata alla psicologia e alle tecniche di meditazione..
    La Spiritualità della Fede e della Preghiera..possiamo dire che non l’affronti in modo ossessivo..rispetto a quella della meditazione o ricerca di sè..
    e la ragione è che ciò che per un esoterico o meditatore è realtà sonante..per un uomo di Fede è solo tentazione dello Spirito..da guardarsi con sospetto..perchè apre ad abissi dove l’incauto è risucchiato senza speranza..ma chi è dotato di qualificazioni per certi viaggi..potrà pervenire in realtà a luoghi dove la Divinità è ancora un impiccio..e il desiderio di trascerLa una necessità legittima..

  18. FRANCESCO SALA ha detto:

    Ho solo un istante:
    concordo appieno con Eckhart, col tempo svilupperemo anche questa implicazione del tutto pertinente.
    —————-
    Quanto a Paritoshluca, le aristocrazie di cui parla – naturalmente potrei sbagliare e spero di sbagliare – mi ricordano le fiabesche ricostruzioni metastoriche che personaggi per altri versi rispettabilissimi come Evola, Guenon e simili hanno fatto di un passato che, così come da loro proposto, esiste solo nella loro mente ed in quella di certi “tradizionalisti senza se e senza ma” coi quali ho già visto, purtroppo, che non esiste la minima possiblità di comunicazione. Chi ha certezze di quel tipo è una rocca inespugnabile. Questo tipo di tradizionalismo – che spero non sia quello che ispira i pensieri di Paritoshluca – è la negazione più perfetta del principio di realtà e una fuga senza ritorno in una utopia perfettamente simmetrica a quella dei meschini sognatori del sole dell’avvenire ( che non è mai sorto, né mai sorgerà, visto che l’avvenire, per essere tale non arriverà mai; semplice questione di logica! ). Chi, poi, dovrebbe ricostituire questa aristocrazia? I grandi vecchi che ” seggono ancora al picco dell’avvoltoio?” coloro che si sono nascosti “dietro le qiunte della storia?” Spero che non è di questo che parla Paritoshluca. Se dovesse parlare di cose simili, allora, sempre che gli interessi, potrei io parlargli di Julius Evola che ebbi l’opportunità di conoscere e frequentare che ero ancora quasi un ragazzino nella sua casa al 4° piano di corso Vittorio a Roma. Assicuro che da vicino sono pochi i miti che rimangono tali…

  19. FRANCESCO SALA ha detto:

    Errata corrige,
    naturalmente era ” ..al 4° piano di un palazzo di corso Vittorio..”

  20. valerio fiandra ha detto:

    Quanto mi piace seguire questo scambio. Grazie. Forse non ho sbagliato nè il lemma nè il il tono, quando ho scritto ‘adorabile’. Mi viene in mente, per allusione al clima, per analogie, un libretto di Taubes su Schmitt ( In divergente accordo – Quodlibet 1996 ).
    Sto molto imparando.
    Quando insegnerò ?

    Saluti e ancora grazie, anche a chi ha lanciato e ospita.